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Generazione di Codice Intermedio

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Presentazione sul tema: "Generazione di Codice Intermedio"— Transcript della presentazione:

1 Generazione di Codice Intermedio
Implementazione di Linguaggi 2 A.A. 2004/2005 di Gualdani Alessandro

2 Il generatore di codice intermedio nel compilatore
Interprete Scanner Parser Type checker Generatore di codice intermedio Generatore di codice intermedio Generatore di codice

3 Introduzione Sebbene un programma sorgente possa
essere tradotto direttamente in codice eseguibile, vi sono alcuni vantaggi nell’utilizzo di un codice intermedio indipendente dalla macchina: Retargeting  un compilatore per macchine diverse può essere facilmente creato Ottimizzazioni possono essere applicate alla rappresentazione intermedia

4 Tipi di rappresentazioni intermedie
AST (Abstract Syntax Tree)  albero in cui un nodo rappresenta un operatore e i suoi figli rappresentano gli operandi DAG (Directed Acyclic Graph)  simile ad un AST tranne per il fatto che una sottoespressione comune ha più di un padre Notazione postfissa  è una linearizzazione di un AST: è una lista di nodi dell’albero in cui un nodo appare immediatamente dopo i suoi figli Three address code (notazione a tre indirizzi)  descritto in seguito

5 Esempio (1/2) Consideriamo il seguente esempio: a := b*-c + b*-c DAG
AST := a + * b - c := a + * * b - b - c c

6 Esempio (2/2) Notazione postfissa a b c - * b c - * + :=
Three address code Corrispondente all’AST Corrispondente al DAG t1 := - c t2 := b * t1 t3 := - c t4 := b * t3 t5 := t2 + t4 a := t5 t1 := - c t2 := b * t1 t5 := t2 + t2 a := t5

7 Three address code Il codice a tre indirizzi è una sequenza di istruzioni del tipo: x := y op z dove x, y, z sono nomi, costanti o temporanei generati dal compilatore ed op è un operatore Il nome “codice a tre indirizzi” deriva dal fatto che, di solito, ogni istruzione contiene tre indirizzi: due per gli operandi ed uno per il risultato

8 Istruzioni del codice a tre indirizzi (1/3)
Le istruzioni sono simili al codice assembler possono avere etichette ci sono istruzioni (salti) per il controllo di flusso Comandi di assegnamento della forma x := y op z, dove op è un operatore (binario) logico o aritmetico della forma x := op y, dove op è un operatore unario copy statement x := y, dove il valore di y è assegnato ad x

9 Istruzioni del codice a tre indirizzi (2/3)
Salti incondizionato, goto L condizionato, if x relop y goto L, dove relop è un operatore relazionale (<, =, >=, …) Invocazioni/ritorni di procedura istruzioni param x, call p, n, return y (opzionale); il loro uso tipico è nella sequenza generata per l’invocazione di procedura p(x1, x2, …, xn) param x1 param x2 param xn call p, n

10 Istruzioni del codice a tre indirizzi (3/3)
Assegnamenti indiciati della forma x := y[i], assegna alla variabile x il valore nella locazione che si trova i unità dopo y della forma x[i] := y, l’opposto dell’assegnazione del punto precedente Assegnamenti di indirizzi e puntatori della forma x := &y, assegna ad x la locazione di y della forma x := *y, assegna ad x il contenuto della locazione di y della forma *x := y, assegna all’oggetto puntato da x il valore di y

11 Implementazione dei comandi a tre indirizzi
In un compilatore i codici a tre indirizzi possono essere implementati come record con campi per gli operatori e gli operandi Possibili rappresentazioni: Quadruple Triple Triple indirette

12 Implementazione dei comandi a tre indirizzi - Quadruple
Una quadrupla è un record con quattro campi op, arg1, arg2, result op memorizza un codice interno per l’operatore arg1 ed arg2 memorizzano il primo ed il secondo operando result memorizza il risultato dell’istruzione I contenuti di arg1, arg2, result sono, di solito, puntatori alla symbol table

13 Implementazione dei comandi a tre indirizzi - Triple
Una tripla è un record con tre campi op, arg1, arg2 op memorizza un codice interno per l’operatore arg1 ed arg2 memorizzano il primo ed il secondo operando Per evitare di inserire nomi temporanei nella symbol table, un valore intermedio viene riferito mediante la posizione dell’istruzione che lo calcola

14 Implementazione dei comandi a tre indirizzi – Triple indirette
Le istruzioni del codice a tre indirizzi vengono rappresentate mediante una lista di puntatori a triple Ad es., si può usare un array statement con l’elenco dei puntatori alle triple, nell’ordine desiderato

15 Implementazione dei comandi a tre indirizzi – Esempio (1/3)
Consideriamo l’assegnamento a := b*-c + b*-c le rappresentazioni a quadruple, triple e triple indirette sono le seguenti: Quadruple op arg1 arg2 result (0) - c t1 (1) * b t2 (2) t3 (3) t4 (4) + t5 (5) := a

16 Implementazione dei comandi a tre indirizzi – Esempio (2/3)
Triple op arg1 arg2 (0) - c (1) * b (2) (3) (4) + (5) := a

17 Implementazione dei comandi a tre indirizzi – Esempio (3/3)
Triple indirette statement (0) (14) (1) (15) (2) (16) (3) (17) (4) (18) (5) (19) op arg1 arg2 (14) - c (15) * b (16) (17) (18) + (19) := a

18 Traduzione diretta dalla sintassi in three address code
Una regola (azione) semantica è assegnata ad ogni produzione Si costruisce un AST e se ne effettua una visita depth-first per effettuare la traduzione in base alle regole semantiche Nella fase di generazione del codice intermedio non è effettuata alcuna ottimizzazione

19 Dichiarazioni Man mano che si incontrano le dichiarazioni
in una procedura o in un blocco, si alloca lo spazio per la memoria: per ogni nome locale, si crea una entrata nella symbol table con informazioni quali il tipo e l’indirizzo relativo per quel simbolo in memoria nella generazione degli indirizzi si presuppone una particolare allocazione dei dati (nel seguito supporremo che gli indirizzi siano multipli di 4)

20 Dichiarazioni in una procedura
Si utilizza una variabile globale offset per tener traccia del prossimo indirizzo di memoria libero La procedura enter(name, type, offset) crea una nuova entrata nella symbol table per name, associandogli tipo type, a partire dall’indirizzo in offset Il non terminale T possiede due attributi: type (nome del tipo) width (quantità di memoria necessaria per allocare valori del tipo T)

21 Dichiarazioni – Schema di traduzione
P  { offset := 0 } D D  D ; D D  id : T { enter(id.name, T.type, offset); offset := offset + T.width } T  integer { T.type := integer; T.width := 4 } T  real { T.type := real; T.width := 8 } T  array [ num ] of T1 { T.type := array(num.val, T1.type); T.width := num.valT1.width } T  T1 { T.type := pointer(T1.type);

22 Comandi di assegnamento
Attributi usati in seguito: id.name: attributo che memorizza il nome dell’identificatore E.place: attributo (di un’espressione E) che memorizza la variabile temporanea che contiene il valore dell’espressione

23 Comandi di assegnamento
Operazioni usate in seguito: newtemp: funzione che restituisce l’indirizzo di una nuova variabile temporanea lookup(id.name): funzione che verifica se esiste un’entrata per id.name nella symbol table; in caso positivo restituisce il puntatore (indirizzo di memoria) all’identificatore, altrimenti ritorna nil emit(“code”): è una procedura che genera il codice a tre indirizzi

24 Assegnamento – Schema di traduzione
S  id := E { p := lookup(id.name) if p  nil then emit(p ‘:=‘ E.place) else error } E  E1 + E2 { E.place := newtemp; emit(E.place ‘:=‘ E1.place ‘+’ E2.place) } E  E1 * E2 emit(E.place ‘:=‘ E1.place ‘*’ E2.place) } E  - E1 { E.place := newtemp emit(E.place ‘:=‘ ‘-‘ E1.place) } E  ( E1 ) { E.place := E1.place } E  id if p  nil then E.place := p

25 Espressioni booleane Nei linguaggi di programmazione le espressioni
booleane hanno il duplice scopo: di calcolare dei valori di verità di controllare il flusso di esecuzione in statement quali, ad es., if o while In seguito considereremo espressioni booleane con la seguente grammatica: E  E or E | E and E | not E | ( E ) | id relop id | true | false dove: relop  { <, >, =, , ,  } gli operatori and e or associano a sinistra ed or ha precedenza minore di and e not

26 Espressioni booleane – Metodi di rappresentazione
I principali metodi per rappresentare i valori di un’espressione booleana sono: codificare true e false attraverso valori interi (di solito 1 e 0) e valutare un’espressione booleana analogamente ad una aritmetica rappresentare un’espressione booleana attraverso il flusso di controllo, cioè rappresentando il valore dell’espressione booleana mediante la posizione raggiunta nel programma

27 Espressioni booleane – Rappresentazione numerica
Supponiamo true codificato con 1 e false con 0 Ad es. a or b and not c è rappresentata dal seguente codice a tre indirizzi: Una espressione relazionale come, ad es., a<b è equivalente all’istruzione condizionale if a<b then 1 else 0, che può essere tradotta nel seguente codice a tre indirizzi: t1 := not c t2 := b and t1 t3 := a or t2 100: if a<b goto 103 101: t := 0 102: goto 104 103: t := 1 104:

28 Espressioni booleane – Rappresentazione numerica
Operazioni usate in seguito: nextstat: indirizzo della prossima istruzione emit: incrementa nextstat dopo aver prodotto il codice a tre indirizzi

29 Espressioni booleane – Rappresentazione numerica – Schema di traduzione
E  E1 or E2 { E.place := newtemp; emit(E.place ‘:=‘ E1.place ‘or’ E2.place) } E  E1 and E2 emit(E.place ‘:=‘ E1.place ‘and’ E2.place) } E  not E1 emit(E.place ‘:=‘ ‘not’ E1.place) } E  ( E1 ) { E.place := E1.place } E  id1 relop id2 emit(‘if’ id1.place relop.op id2.place ‘goto’ nexstat+3); emit(E.place ‘:=‘ ‘0’); emit(‘goto’ nexstat+2); emit(E.place ‘:=‘ ‘1’) } E  true E  false emit(E.place ‘:=‘ ‘0’) }

30 Espressioni booleane – Rappresentazione attraverso il flusso di controllo
L’idea base è che la valutazione di una espressione produce due etichette: quella a cui si salta se l’espressione è vera e quella a cui si salta se l’espressione è falsa Supponiamo, ad es., che l’espressione E sia della forma a<b; il codice a tre indirizzi è della forma: dove E.true è l’etichetta a cui si salta se l’espressione è vera ed E.false è l’etichetta a cui si salta se l’espressione è falsa if a<b goto E.true goto E.false

31 Espressioni booleane – Rappresentazione attraverso il flusso di controllo
Supponiamo ora che E sia della forma E1 or E2 Se E1 è vera, allora sappiamo immediatamente che anche E è vera (così E1.true è lo stesso che E.true) Se E1 è falsa, allora dobbiamo valutare E2 (così E1.false è l’etichetta della prima istruzione nel codice per E2; le uscite true e false di E2 sono le stesse di E) Analoghe considerazioni si applicano alla traduzione E1 and E2 La traduzione di espressioni E della forma not E1 provoca solo uno scambio delle uscite true e false di E1 con quelle di E

32 Espressioni booleane – Rappresentazione attraverso il flusso di controllo
Attributi ed operazioni usati in seguito: newlabel: funzione che ritorna una nuova etichetta le espressioni booleane E hanno due attributi, E.true ed E.false, che contengono le etichette (indirizzi) dove bisogna saltare se l’espressione è vera o falsa ed un attributo E.code che contiene il codice prodotto per valutarle l’operatore || rappresenta la concatenazione di codice

33 Espressioni booleane – Rappresentazione attraverso il flusso di controllo – Schema di traduzione
E  E1 or E2 { E1.true := E.true; E1.false := newlabel; E2.true := E.true; E2.false := E.false; E.code := E1.code || emit(E1.false‘:’) || E2.code } E  E1 and E2 { E1.true := newlabel; E1.false := E.false; E2.true := E.true; E2.false := E.false; E.code := E1.code || emit(E1.true‘:’) || E2.code } E  not E1 { E1.true := E.false; E1.false := E.true; E.code := E1.code } E  ( E1 ) { E1.true := E.true; E1.false := E.false; E  id1 relop id2 { E.code := emit(‘if’ id1.place relop.op id2.place ‘goto’ E.true) || emit(‘goto’ E.false) } E  true { E.code := emit(‘goto‘ E.true) } E  false { E.code := emit(‘goto‘ E.false) }

34 Comandi per il controllo del flusso
La grammatica che consideriamo è la seguente: S  if E then S1 | if E then S1 else S2 | while E do S1 le espressioni booleane E vengono tradotte mediante rappresentazione attraverso il flusso di controllo la traduzione degli statement S consente di controllare il flusso in base all’istruzione che deve seguire il codice S.code: viene realizzato attraverso l’attributo S.next che contiene l’etichetta della prima istruzione da eseguire dopo il codice per S

35 Comandi per il controllo del flusso if E then S1
Nella traduzione dello statement S  if E then S1, una nuova etichetta E.true viene creata e “attaccata” alla prima istruzione generata per lo statement S1 Il codice per E genera un salto all’etichetta E.true se E è vera ed un salto a S.next se E è falsa (quindi l’etichetta E.false è in corrispondenza della prossima istruzione da eseguire cioè S.next) E.code S1.code E.true: E.false: to E.true to E.false

36 Comandi per il controllo del flusso if E then S1 else S2
Nella traduzione dello statement S  if E then S1 else S2 si salta alla prima istruzione di S1 se E è vera, alla prima istruzione di S2 se E è falsa S.next, come nello statement S  if E then S1, rappresenta l’etichetta della prima istruzione da eseguire dopo aver eseguito il codice per S E.code S1.code E.true: E.false: to E.true to E.false goto S.next S2.code S.next:

37 Comandi per il controllo del flusso while E do S1
Nella traduzione dello statement S  while E do S1, una nuova etichetta S.begin è creata ed “attaccata” alla prima istruzione generata per E ed un’altra E.true per la prima istruzione per S1 Il codice per E genera un salto ad E.true se E è vera, ad S.next se E è falsa (cioè E.false “punta” ad S.next) Dopo l’esecuzione del codice per S1 si effettua un salto ad S.begin per valutare l’espressione booleana E.code S1.code E.true: E.false: to E.true to E.false goto S.begin S.begin:

38 Comandi per il controllo del flusso Schema di traduzione
S  if E then S1 { E.true := newlabel; E.false := S.next; S1.next := S.next; S.code := E.code || emit(E.true‘:’) || S1.code } S  if E then S1 else S2 E.false := newlabel; S2.next := S.next; S.code := E.code || emit(E.true‘:’) || S1.code || emit(‘goto’ S.next) || emit(E.false’:’) || S2.code } S  while E do S1 { S.begin := newlabel; E.true := newlabel; S1.next := S.begin; S.code := emit(S.begin‘:’) || E.code || emit(E.true’:’) || S1.code || emit(‘goto’ S.begin) }

39 Invocazioni di procedure
Consideriamo una semplice grammatica per invocare procedure: S  call id ( Elist ) Elist  Elist, E | E Quando si genera il codice a tre indirizzi per le procedure, è necessario valutare le espressioni degli argomenti quindi fare seguire la lista di parametri; per far ciò: si utilizza una coda (variabile globale queue) in cui i valori delle espressioni Elist vengono inseriti la routine che implementa l’invocazione emette una istruzione param per ogni elemento della coda

40 Invocazioni di procedure Schema di traduzione
S  call id ( Elist ) { t := 0; for each item p on queue do emit(‘param’ p); t := t+1; emit(‘call’ id.place, t) } Elist  Elist, E { append E.place to the end of queue } Elist  E { initialize queue to contain only E.place

41 Backpatching (1/2) Il modo più semplice per implementare le traduzioni finora presentate è quello di usare due passate: prima si costruisce un albero sintattico per l’input poi si effettua una visita depth-first dell’albero, calcolando le traduzioni date nella definizione

42 Backpatching (2/2) Il problema principale nel generare codice per le espressioni booleane e per il controllo di flusso in una singola passata è dato dal fatto che potremmo non conoscere l’etichetta argomento di una goto quando l’istruzione è generata Se non si vogliono effettuare due passate, un modo per ovviare al problema è: tener traccia di una lista di istruzioni goto con l’indirizzo del salto lasciato (temporaneamente) non specificato riempire gli argomenti del salto quando l’indirizzo viene generato Questa tecnica si chiama backpatching

43 Argomenti non trattati
Dichiarazioni con procedure annidate [1, §8.2] Dichiarazione di record [1, §8.2] Indirizzamento di elementi in un array [1, §8.3] Conversioni di tipo all’interno di assegnamenti [1, §8.3] Istruzione case [1, §8.5]

44 Un’altra rappresentazione intermedia
Michael Franz e Thomas Kistler hanno realizzato una rappresentazione intermedia che coniuga la portabilità del codice con le ridotte dimensioni in termini di spazio occupato La rappresentazione intermedia da loro proposta va sotto il nome di slim binaries

45 Slim Binaries

46 Introduzione I file oggetto contengono una rappresentazione intermedia compatta La codifica degli slim binaries è basata sull’osservazione che parti differenti di un programma sono spesso simili le une alle altre; queste similarità vengono sfruttate utilizzando un algoritmo di compressione predittivo che consente di codificare le sottoespressioni ricorrenti in un programma in modo efficiente dal punto di vista dello spazio La generazione di codice macchina per la specifica architettura viene effettuata on-the-fly

47 Schema di compressione
Lo schema di compressione adattivo codifica l’input utilizzando un dizionario Inizialmente il dizionario consiste di un piccolo numero di operazioni primitive (quali assignment, addition e multiplication) un piccolo numero di data item che appaiono nel programma che si sta processando (ad es. integer i, procedure P)

48 Generazione della rappresentazione intermedia
La traduzione da codice sorgente in rappresentazione intermedia si compone di due fasi: si fa il parsing del codice sorgente e si costruisce un AST ed una symbol table; dopo la fase di parsing, la symbol table viene scritta sullo slim binary (servirà per inizializzare i data symbol del dizionario e per informazioni di tipo per il generatore di codice) l’AST è attraversato e codificato in una sequenza di simboli del dizionario

49 Esplicitazione della Fase 2 (1/2)
L’encoder processa interi sottoalberi dell’AST alla volta e per ognuno ricerca nel dizionario una sequenza di simboli che esprima lo stesso significato Es. la chiamata di procedura P(i+1) può essere rappresentata dalla combinazione delle operazioni procedure call e addition e dai data symbol procedure P, variable i e constant 1 Dopo la codifica di una sottoespressione, il dizionario è aggiornato usando adattività e predizioni euristiche: ulteriori simboli che descrivono variazioni dell’espressione appena codificata sono aggiunti al dizionario e simboli che si riferiscono a scope lessicali chiusi sono rimossi

50 Esplicitazione della Fase 2 (2/2)
Es. dopo aver codificato l’espressione i+1, i simboli i-plus-something e something-plus-one potrebbero essere aggiunti; supponiamo di incontrare più avanti nel processo di codifica l’espressione (simile) i+j: questa potrebbe essere rappresentata utilizzando solo due simboli i-plus-something e j.

51 Traduzione da codice sorgente in slim binary

52 Slim binaries come moduli software
Gli slim binaries possono essere integrati in un ambiente che supporti i moduli software, con caricamento dinamico Un modulo esporta funzionalità attraverso la propria interfaccia ed importa funzionalità attraverso l’interfaccia di altri moduli Possibilità di sostituire un modulo con un altro che fornisce la stessa interfaccia La generazione del codice eseguibile avviene come parte del processo di caricamento dinamico ed in modo trasparente all’utente

53 Confronto tra Slim Binaries e codice nativo (spazio occupato)

54 Aree di applicazione degli slim binaries
Realizzazione di sistemi estendibili mediante aggiunta di moduli software Un’unica versione per ogni componente, adatta a qualsiasi piattaforma; facilità di download da un server viste le ridotte dimensioni Riduzione dello spazio dei programmi rispetto alle versioni native

55 Bibliografia [1] A.V. Aho, R. Sethi, J.D. Ullman Compilers
Principles, Techniques, and Tools Addison-Wesley [2] M. Franz, T. Kistler Slim Binaries Dicembre 1997


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