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del plesso "S: Maria del Pozzo - ex Di Sarno

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Presentazione sul tema: "del plesso "S: Maria del Pozzo - ex Di Sarno"— Transcript della presentazione:

1 del plesso "S: Maria del Pozzo - ex Di Sarno
IL BORGO INCANTATO Progetto extracurriculare della classe IV A del plesso "S: Maria del Pozzo - ex Di Sarno a.s

2 LA FESTA DELLE LUCERNE La festa delle lucerne si celebra nel centro storico del nostro paese, il Casamale, nei primi giorni del mese d’agosto, ogni quattro anni. Questa festa in onore della Madonna della Neve, nasce in tempi lontani come ringraziamento del raccolto e per annunciare la morte del ciclo estivo. Il rituale, ricco di simboli magici e fantastici, prevede l’addobbo dei vicoli medioevali con migliaia di lucerne su strutture di legno, a forma di triangoli, quadrati, cerchi e rombi, che a sera, alimentate continuamente di olio, e che illuminano l’antico borgo di una luce molto suggestiva. Anche quest'anno, come ogni quattro quindi, si celebrerà questa suggestiva festa nei primi giorni del mese di Agosto. La scelta di questo progetto nasce dall'esigenza di divulgare le tradizioni e la cultura popolare del nostro paese. L'intento principale è quello di far conoscere in particolare una delle manifestazioni più importanti che si tengono a Somma Vesuviana che richiama nel nostro paese migliaia di visitatori dai paesi vicini e da tutta la Campania. Il progetto si propone di stimolare negli alunni la consapevolezza delle proprie radici di appartenenza, attraverso la conoscenza di usi, costumi, tradizioni, nel particolare contesto geografico e culturale.

3 Le Origini di Somma Vesuviana
UN PO' DI STORIA  Le Origini di Somma Vesuviana Nei luoghi dove ora sorge Somma Vesuviana, era presente in epoca preromana una colonia italica, abitata da Sanniti, Opici (popolazione di origine campana) ed Osci. Con la conquista romana della Campania, la cittadina divenne un luogo di villeggiatura per i ricchi patrizi, che fecero costruire splendide ville. Fonti storiche sostengono l'esistenza di un grande complesso residenziale, dove Augusto avrebbe trascorso gli ultimi giorni della sua vita. Dai dati raccolti si pensa che la villa, come del resto Somma Vesuviana, sia stata seppellita dalla lava proveniente dal Vesuvio durante l'eruzione del 79 d.C. La presenza "ufficiale" di Somma Vesuviana, nella storia, potrebbe risalire al 184 a.C. quando Roma inviò il console Quinto Fabio Labeone a dirimere le controversie territoriali tra Napoli e Nola e furono eretti per mantenere l'ordine, alcuni presidi militari, i "castri". Uno di essi fu costruito alle falde del Vesuvio, allora ancora intero ed alto circa 3000 m. e venne denominato Sussuvio. Al tempo non esisteva ancora Somma, come agglomerato cittadino. Il primo a parlare di Somma, fu Paolo Diacono, rievocando la conquista di Napoli nel 536 da parte dei Bizantini. Le devastazioni furono continue e incessanti sia per le popolazioni barbariche che per le eruzioni del vulcano limitrofo e delle innumerevoli alluvioni verificatesi in questo periodo storico. Verso la fine dell'8°sec. Somma rientrò nel Ducato Napoletano e fu partecipe delle lotte contro i Saraceni. I cavalieri di Carlo Magno combatterono contro i saraceni ed ottennero una schiacciante vittoria in cui però persero la vita 700 francesi, 720 cavalieri, e 2000 fanti e più di 5000 soldati locali.

4 Nell'834 Somma è di nuovo sotto il dominio longobardo con a capo Sicardo; nell'85 torna sotto il controllo bizantino. Nel 1028 Somma passò ai Longobardi. Nel 1038, la zona venne annessa al territorio del principe di Salerno, che diventò anche principe di Capua. Le terre di Somma furono regalate alla sorella del principe, Galergrima, che sposò il normanno Giordano I, e grazie ad esso Somma venne protetta maggiormente. Nel 1135 arrivò re Ruggiero II ad espugnare Napoli e una parte dell'esercito fu accolta nel Castello di Somma. I reali angioini, negli anni del loro governo a Napoli scelsero il castello di Somma come luogo di villeggiatura per la salubrità dell'aria, per la sua fortificata posizione e anche per i nobili sentimenti di lealtà della sua posizione. Lo stesso Carlo I d'Angiò vi si recò molto spesso. La rocca, nel periodo angioino fu quasi del tutto rifatta sulle fondamenta dell'antico castello svevo. In seguito Somma per successione paterna fu assegnata alla regina Giovanna I che più volte si recava al castello. La città ospitò, all'epoca, uomini famosi come il pittore Montano d'Arezzo, Giovanni Caracciolo. Il periodo feudale della città cominciò con Ferrante d'Aragona. Dentro la rocca si era rifugiata l'amante del padre Alfonso, Lucrezia d'Alagno nel Madonna Lucrezia aveva avuto l'intero territorio come eredità e qui si fece costruire un castello.

5 Nel 1467 il re Ferrante I d'Aragona ricostruisce le mura dell'antico quartiere della città, che corrono per circa tre miglia intorno, dando accesso quattro porte (porta "S.Pietro", del "Castello", dei "Formosi" e dei "Piccioli"), all'attuale centro storico, oggi conosciuto come rione Casamale. Il re Ferrante strinse assediò la rocca, per tenere sotto controllo Lucrezia D'Alagno e il suo patrimonio. Egli consapevole dell'importanza strategica della città, la diede in feudo, prima a suo figlio, il cardinale Giovanni e poi alla propria moglie. I successori di Ferrante furono: Alfonso II, Ferrantino, e Federico d'Aragona. La quarta regina di Napoli fu Giovanna d'Aragona che dimostrò subito il suo attaccamento alla rocca. Ella conferì alla città il diritto del Mastro-mercato. Tale privilegio rimase fino al 1806, quando le autorità napoleoniche lo annullarono. Somma comunque riuscì, a costo di duri sacrifici, ad affrancarsi dal feudalesimo, firmando lo strumento di liberazione, il 3 ottobre Iniziò così per tutta la città, un importante periodo di sviluppo ed essa venne governata da un parlamento, composto da 40 deputati che eleggevano tre sindaci. L'autorità regia era rappresentata dal governatore.

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7 . L’antico borgo medievale del Casamale si conserva ancora integro, nonostante le evidenti tracce di manomissioni consistenti in interventi in calcestruzzo tra le antiche murature in pietra. Il borgo si sviluppa sulla dorsale del Monte Somma, tra i 180 ed i 220 m.s.l.m. e consiste in uno spazio delimitato da antiche murazioni ancora oggi ben visibili che individuano un confine con il resto dell’abitato. Il borgo è "astutamente" protetto a Sud dal Monte Somma, a Est dall’Alveo Fosso dei Leoni e a Ovest dall’Alveo Cavone del Purgatorio. Attorno al centro, l’attuale Collegiata, si sviluppa un impianto medievale fatto di vie strette, alcuni archi, con le coperture delle case che sembrano toccarsi non consentendo al sole di filtrare. Le costruzioni presentano una colorazione grigia e spesso si trovano importanti archi d’ingresso in piperno. I balconi delle abitazioni, ornati da parapetti di ferro battuto, sono poco sporgenti e sono impostati su robuste soglie di piperno lavorato. Elementi architettonici del XVI, XVII e XVIII secolo sorgono accanto alle costruzioni medievali, tra cui palazzo Colletta–Orsini, il palazzo Basadonna, il Monastero della Monache Carmelitane, palazzo Secondulfo. Questo importante patrimonio d’arte e di cultura ha subito purtroppo numerose manipolazioni che hanno distrutto in poco tempo strutture che si mantenevano intatte da secoli. Il Borgo Casamale è legato da anni alla tradizionale e suggestiva “Festa delle Lucerne”, che si svolge ogni 4 anni, fatta di vedute pittoresche e di giochi prospettici; le lucerne che nel centro storico tratteggiano con tocchi di colore e intensa e calda luminosità, angoli e scorci di vicoli, pongono in risalto il patrimonio storico/artistico e culturale di Somma Vesuviana. Appassionati artigiani esponendo i propri lavori, mettono in luce un passato su cui continuare a costruire, un passato che affascina e coinvolge i cittadini e i visitatori. MAPPA

8 IL CASAMALE Il borgo del Casamale prende il nome dalla aristocratica famiglia dei Causamala, che compare per la prima volta in un atto di locazione del Circondano il borgo le antiche mura aragonesi, consolidate nel 1467 dal re Ferrante d’Aragona. Tali mura servivano per il contenimento dei terrapieni intorno alla Terra Murata. Quattro porte si aprono ancora lungo le mura: Porta Terra o Porta San Pietro situata sul lato Nord, Porta Formosi o Porta Marina situata sul lato Ovest, Porta della Montagna o Porta Castello situata sul lato Sud, Porta Piccioli o Porta Tutti i Santi situata sul lato Est. Il nucleo centrale del Casamale è un edificio ecclesiastico, il convento dei Padri Eremitani di Sant’Agostino con la cappella titolata prima a San Giacomo e poi, dopo la costruzione della chiesa, a Santa Maria della Sanità. Nel 1595 la chiesa fu insignita del titolo di Collegiata cambiando il nome di Santa Maria Maggiore. Il Casamale racchiudeva tra le sue mura, oltre alla imponente Collegiata, conventi e palazzi dell’aristocrazia che occupavano solo in misura parziale le insule. Questi terreni sono stati pian piano occupati e abitati da coloni, commercianti, artigiani

9 I VICOLI Da quando è stata ripristinata, la “festa delle lucerne” è diventata un richiamo, una curiosità, per tanti visitatori che vengono anche da molto lontano per vivere un sogno, un incanto. Ma il sogno lo vivono anche gli abitanti del borgo, perché lo spazio dove si celebra il rito delle lucerne è racchiuso tra le Mura Aragonesi e prende vita negli strettissimi vicoli, i cui nomi ricordano episodi, tragedie o semplicemente famiglie importanti o soprannomi. E così si illuminano suggestivamente il Vico Torre, Giudecca, Cuonzolo, Puntuale e il Vico Malacciso, Piccioli, Coppola e altri ancora, come il Vico Zoppo, Stretto, Lentini e Perzechiello. MAPPA

10 LA FESTA DELLE LUCERNE MAPPA
Oggi la festa delle lucerne si celebra nei primi giorni del mese d’agosto, ogni quattro anni. Il luogo dove si svolge è il centro storico del nostro paese, il Casamale.Questa festa nasce in onore della Madonna della Neve, in ringraziamento del raccolto e per annunciare la morte del ciclo estivo.Il rituale, ricco di simboli magici e fantastici, prevede l’addobbo dei vicoli medioevali con migliaia di lucerne su strutture di legno, a forma di triangoli, quadrati, cerchi e rombi, che a sera, alimentate continuamente di olio, illuminano l’antico borgo di una luce molto suggestiva.Il fascino di questa festa è tutto racchiuso in un gioco di luci e di prospettive, nella manualità e nella fantasia degli abitanti del luogo che, personalmente, curano la costruzione delle strutture per le lucerne e preparano festoni con edere e felci.La festa, della durata di tre giorni, si conclude con la processione della Madonna della Neve nell’ultimo giorno: dai balconi si leva un canto di donne, raccolto, dolce, una cantilena che è un insieme di lutto e di malinconia, con le vocali modulate all’infinito, quasi un pianto.Si pensa che sia cantato da sole donne perché risale alle feste in onore di Adone, il mitico giovanetto amato da Venere, dea dell’Amore.A questa festa sono stati attribuiti molti significati: che venga celebrata nel mese di agosto può significare, per esempio, la fine dell’annata agricola.L’addobbo dei vicoli prevede l’allestimento di scene di vita quotidiana, come tavole apparecchiate alle quali siedono gli abitanti stessi del vicolo o anche pupazzi. Questo banchetto può anche simboleggiare il cosiddetto “consuolo”, che nei tempi passati veniva offerto alle famiglie che avevano perso una persona cara.La presenza della Madonna della Neve in questa festa deriva da un’antica leggenda del Medioevo nella quale si racconta che nella prima settimana del mese di agosto, a Roma, sarebbe caduta tantissima neve: come segno miracoloso della Madonna che fu chiamata, perciò, “della neve”. MAPPA

11 LE ORIGINI DELLA FESTA La manifestazione dell'illuminazione dei vicoli del rione Casamale, con migliaia di piccole lucerne ad olio, è un rito unico, tramandato da secoli. Oggi, impropriamente, è chiamata "Festa delle lucerne", ma in origine, come si legge in un documento del 1757, trovato presso l'Archivio di stato di Napoli, si chiamava "Rito delle lucernelle". Non si hanno notizie dello svolgimento di questo rito negli anni. Di certo si sa che fu interrotta a causa della seconda guerra mondiale. Nel 1951, per volere di Don Armando Giuliano, parroco della Chiesa di San Pietro, al Casamale, fu ripristinata ed ebbe molto successo per le sue caratteristiche popolari, poi fu nuovamente accantonata per circa 20 anni. Negli anni settanta dopo circa due decenni di interruzione la Festa delle Lucerne venne ripresa grazie all'interessamento del circolo dell'ARCI che la "riscoprì" e la ripropose nelle sue forme più autentiche.II Borgo Casamale quartiere del comune di Somma Vesuviana è l'unico centro murato dell'intera provincia di Napoli e la festa del 1978 fu l'occasione per lanciare una petizione popolare con lo scopo di convincere l'amministrazione comunale ad acquistare il Palazzo D'Alagno da destinare a Museo dell'arte contadina e di tradizioni popolari, nonché sede dell'archivio multimediale di tutto il materiale documentativo riguardante la Festa delle Lucerne e le altre feste tradizionali ancora vive sul nostro territorio.

12 “A’ FESTA D’ ‘E LLUCERNE”
L'edizione del 1981 nacque con l'idea della "festa proposta" con cadenza quadriennale più consona alle mutate abitudini degli abitanti del Casamale non più legati, come nel passato, ai ritmi del ciclo agrario. Con l'istituzione del Parco Nazionale del Vesuvio l'edizione del 1994 la festa fu incentrata sulla possibilità di commercializzazione dei principali prodotti tipici del territorio, con la speranza che alcune attività artigianali e turistiche potessero trovare una loro collocazione permanente anche dopo il periodo della festa. Con il passare degli anni la Festa delle Lucerne ha assunto principalmente un ruolo di opportunità e di emancipazione culturale e sociale del Casamale. Le piccole lucerne accese vogliono illuminare la necessità di migliorare il Borgo Antico e restituirne tutta la dignità che merita per la sua unicità e storicità. POESIA: “A’ FESTA D’ ‘E LLUCERNE” MAPPA

13 L’ALLESTIMENTO Ogni 4 anni gli abitanti del Casamale, nei giorni precedenti la festa, si riuniscono per decidere su tutta l’organizzazione: sulla distribuzione dei compiti, su come addobbare i vicoli e su tutto ciò che serve per l’allestimento . C’è chi gira per raccogliere le offerte per affrontare le spese necessarie, chi si occupa di acquistare con i soldi raccolti l’olio e le lucerne nuove per sostituire quelle rotte o quelle che sono in cattivo stato, chi prepara gli impalcati di legno, chi raccoglie in montagna le “frasche” di castagno e di felce per ornare i vicoli, chi prepara festoni di carta velina colorata e ghirlande di carta come se fossero dei veri merletti. Tutti, quindi, collaborano e partecipano attivamente e con entusiasmo ai preparativi della festa facendo a gara affinché tutto sia pronto. Ma la vera gara inizia quando vengono allestiti i vicoli, perché ognuno vuole illuminare al meglio il proprio vicolo, lo vuole abbellire, ciascuno con i telai di un’unica forma geometrica assegnata, ponendoli uno dietro l’altro, dal più grande al più piccolo in modo da formare un effetto ottico che porta lontano. E si adornano allora i vicoli non solo con le felci e le foglie di castagno formando “la cupola”, ma vi si aggiungono tante altre decorazioni, come “e cape e morte”, le zucche svuotate e lavorate per dar loro la forma di teschi e dopo illuminate, ( come quelle di Halloween), “ ‘o signore e ‘a signora”, fantocci che rappresentano una coppia, seduti ad una tavola imbandita e vicino attrezzi da lavoro o oggetti domestici, fontane o laghetti o fiumiciattoli, dando ampio sfogo alla fantasia e alla creatività manuale. MAPPA

14 LA MADONNA DELLA NEVE Il centro della festa è senz'altro il culto della Madonna. Inizialmente la festa era certamente collegata a particolari riti agricoli che celebravano la fine del ciclo produttivo, quindi come ringraziamento per il raccolto o, comunque, come momento della "morte" dell'estate. Il passaggio dalla venerazione pagana a quella cristiana è collegata alla "morte della Madonna, (15 agosto) e avviene, presumibilmente, nel Medioevo, quando viene aggiunto anche l'appellativo "della Neve", per ricordare l'evento miracoloso di una abbondantissima nevicata a Roma verificatasi all'inizio del mese di agosto. Il 5 agosto, giorno della festa della Madonna della Neve, la statua lignea di fattura barocca raffigurante la Madonna con il Bambino, viene esposta nella Collegiata alla devozione dei fedeli.L'ultimo giorno della festa la Madonna viene venerata con una processione molto commovente; la statua viene portata a spalla sul sagrato della Collegiata, mentre dai terrazzi intorno,voci di donne nascoste alla vista dei fedeli, intonano un canto che ricorda una nenia funebre. Dopo il canto, la statua della Madonna viene portata in processione presso le quattro porte di accesso al borgo murato, quasi a protezione del popolo, per la benedizione dei fedeli. La processione chiude la festa e, in genere, solo allora, pare, ci si possa concedere suoni, canti e balli. TESTO DELLA CANZONE MAPPA

15 Madonna della Neve MAPPA O MADONNA DELLA NEVE, .
PUOI AIUTARE I TUOI FEDELI, PUOI AIUTARE I TUOI FEDELI. TUOI FEDELI LI PUOI AIUTARE, O REGINA DELLA PIETA', O REGINA DELLA PIETA'. TUTTI I LUMI ILLUMINATI, A LI PIEDI DELLA MONTAGNA, S'E' CALATA NA BELLA STELLA, S'E' CALATA NA BELLA STELLA . AL CHIARORE DEL SOLE ARDENTE, MOLTA NEVE LA BIANCHEGGIO', MOLTA NEVE LA BIANCHEGGIO'. NUJE SIMMO DDUJE ANGIULILLE E DAL CIELO NUJE SCENNIMMO, E DAL CIELO NUJE SCENNIMMO E SCENNIMMO CU LA REGINA, PER DAR GLORIA A GESU' BAMBINO, PER DAR GLORIA A GESU' BAMBINO. O MADONNA DELLA NEVE, E TU PROTEGGI E TU SOSTIENI, E TU PROTEGGI E TU SOSTIENI. E SOMMA TU LA MANTIENI, E LA MANTIENI PER OGNI ETA', E DACCI UN POCO DI FELICITA', E DACCI UN POCO DI FELICITA'. MAPPA

16 LA LUCERNA Le prime lucerne, come anche quelle greche e romane, sia di epoca repubblicana che di epoca imperiale, erano solo funzionali, prive di decorazione figurata o con decorazioni molto semplici. Successivamente la lucerna fu usata anche come mezzo per la distribuzione di messaggi, riferiti quasi esclusivamente a divinità, ad attività gladiatorie o a scopo pubblicitario di vario genere. Il materiale usato per la fabbricazione delle lucerne fu per lo più l'argilla, ma si usò anche il bronzo, l'argento, l'oro ed il vetro. Inizialmente erano modellate a mano, ma in seguito si passò all'uso del tornio e ad una produzione in serie. In una lucerna si distinguono 3 parti: corpo,beccuccio e anse; proprio la variazione delle varie parti, attraverso il tempo, permettono una datazione delle lucerne. MAPPA

17 SIGNIFICATO DELLA LUCERNA
Il termine “lucerna” indica una minuscola sorgente di luce e ci riporta subito in un passato lontano.La lucerna, infatti, era una lampada di uso domestico dove, per mezzo uno stoppino, venivano bruciati l'olio o il grasso animale. Oltre a servire per l'illuminazione delle case, le lucerne furono usate anche negli edifici pubblici e nei templi, al posto delle fiaccole. La lucerna aveva anche una funzione liturgica e votiva: nelle catacombe, infatti, era usata dai primi cristiani per l’illuminazione dei luoghi di culto e per onorare Dio; veniva usata, poi, nei riti funebri, posta sulle tombe o nelle tombe stesse come dono per accompagnare il defunto, divenendo, quindi, immagine della luce divina e simbolo di rinascita e di resurrezione. Nel linguaggio figurato mistico e spirituale, il termine "lucerna" è sinonimo di luce suprema, di purezza e di verità, mentre in quello figurato indica guida morale. Nella cultura popolare la lucerna indica gli organi genitali dell’uomo e della donna, ma raffigura anche il lumino che portiamo al cimitero; non si può tralasciare di dire che rappresenta il legame tra la vita e la morte. Infine, la lucerna significa la vita stessa dell'uomo, come se l'olio contenuto nella lucerna corrispondesse al corso della vita: quando la porzione di olio assegnato si consuma, si "deve morire". MAPPA

18 SIMBOLOGIA DELLE FIGURE GEOMETRCHE
Le figure geometriche sono la metafora della Montagna e fanno parte di un sistema di collegamento tra diversi elementi: abbiamo così il ciclo dalla luce al buio e dal buio alla luce, il ciclo Cielo-Terra-Alto-Basso, e il ciclo Vita-Morte-Vita e così all’infinito, come sottolineato dai prolungamenti che si osservano guardando il vicolo in tutta la sua lunghezza. Per dare significato alle varie forme geometriche delle strutture si può dire che: Il quadrato è il simbolo della Terra, del creato e delle fondamenta; rappresenta la delimitazione, una specie di recinto sacro come un Tempio. Plutarco diceva che nel quadrato erano presenti i quattro elementi: Acqua, Fuoco, Terra e Aria, tenuti insieme da Rhea, madre degli dei e Madre Terra.

19 Il triangolo contiene anch’esso i quattro elementi, ma a seconda della forma: quello isoscele è simbolo del Fuoco (i suoi lati salgono insieme verso l’alto, come le fiamme), quello scaleno, invece, è simbolo dell’acqua, quello equilatero simboleggia la Terra, mentre quello rettangolo l’Aria. Inoltre il triangolo rappresenta lo spazio chiuso, perfetto, come il numero 3 e, ancora, con la punta in su rappresenta il fuoco e con la punta in giù l’acqua. Il cerchio è simbolo della perfezione, di ciò che non ha inizio e non ha fine; ha anche il significato del tempo ciclico, così come veniva suddiviso per misurare il tempo. La spirale è simbolo della crescita e dello sviluppo, dell’infinito e della vita che continua. Il rombo fa riferimento a varie simbologie: i Greci facevano divinazioni attraverso dei legnetti a forma di rombo, così come gli Indiani d’America; in Calabria, ancora oggi durante la mietitura, viene posto un rombo di legno sui covoni; anche nei dolci natalizi troviamo il rombo nel mostacciuolo e nella pasta di mandorla; il rombo ricorda anche il terremoto , il tuono e l’eruzione del vulcano. MAPPA

20 Prof. Salvatore De Stefano
'A fèsta d' 'e llucerne Ogni qquatt’anne a‘ fèsta d’ ‘e llucèrne Aùsto porta ‘nt’ o paese mìo, e ppe’ qquatt’anne po’, cresce ‘o desìo ancora n’ata vota d’ ‘a vedé. E’ nnata forse pe’ scaramanzìa contr’ a pperiglio ‘e fuoco d’ ‘o Vesuvio ch’assaje cchiù ddanno fa de ‘nu diluvio si - arrassusìa! – se mette a vvummecà? E ssòrta nun po’ essere da rìto ca ‘nt’ ‘e ccampagne se facéa ‘na vota pe’ ffà ch’ ‘a malatìa stesse rimòta, d’ ogni ffamiglia e d’ogni pproprietà? ‘Nce sta pure chi dice ch’ ‘a lucerna, vulenne a verità mettere annùra, è simbolo d’ ‘a Natura, ca trasmette ‘a vita pe’ ll’eternità. E cchella lampa ca ‘nce luce arìnto jenn’ ‘o principio stesso ‘ Matre Tèrra, ca tuttavòta dint’ a matra ‘nzèrra ‘a forza ca fa crescere e ccrià. O ca dint’ a cciascuna lampetella ‘nu spireto paisano ‘nce sta ‘ntrìso: cu ttutto ch’è bbiato ‘mparavìso, vò ‘nt’ ‘o paese ‘e bbote riturnà. Prof. Salvatore De Stefano MAPPA

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22 LA MADONNA


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