La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

L’ educazione nel mondo antico

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "L’ educazione nel mondo antico"— Transcript della presentazione:

1 L’ educazione nel mondo antico
La pedagogia in Grecia I Sofisti e Socrate Platone Aristotele L’ educazione nel mondo antico La Grecia arcaica Sparta Atene Realizzato da..

2 La Grecia Arcaica L’ideale educativo che la Grecia propone nel suo affacciarsi alla storia della cultura occidentale è affidato alla figura del guerriero. Si dirà che non si tratta di una figura originale, perché presente in tutte le popolazioni, e non solo dei tempi più antichi. Nuova però è la forma con la quale la figura del guerriero viene introdotta tra l’VIII e il VII secolo da Omero. Essa trae certamente origine dalla società del tempo, ma si eleva al di là della società, fino a identificarsi con la figura delle eroe, e divenire un modello da imitare, un esempio, un ideale educativo. Home

3 Omero Non disponiamo di fonti che ci consentano di fare chiarezza su quella che è stata definita come “questione omerica”. Difficile dire che sia mai esistito un poeta con questo nome. Quel che è certo è che i fatti narrati nei due poemi omerici riflettono una società di tipo arcaico. I Greci chiamavano Omero semplicemente “poeta”. Omero è un nome maschile e questo è l’unico dato certo che conosciamo di lui. Alle domande su chi fu, dove visse, quando scrisse, i Greci non sapevano più rispondere. Oggi siamo arrivati alla conclusione che l’Iliade e l’Odissea siano opere di due persone diverse. Omero non fu propriamente un poeta ma un narratore di miti ma i due poemi rappresentano la redazione finale di una tradizione a lungo tramandata oralmente, finché tra il 750 e il 650 non fu finalmente messa per iscritto. I poemi omerici: Platone ha indicato in Omero l’educatore dei Greci. I poemi omerici contengono le basi dell’educazione di tutto il mondo occidentale, poiché essi propongono per la prima volta quell’ideale di areté o virtù che si arricchirà via via nella Grecia classica.

4 Sparta Emergendo dal medioevo ellenico, la polis spartana conserva di quel mondo il motivo fondamentale, l’ideale dell’areté eroica. Muta però il suo contenuto perché l’areté, che pur continua a alimentarsi della forza e del coraggio, è ora, l’areté dell’oplita, che non combatte, come l’eroe antico, per il proprio onore e per la propria fama, ma combatte per la patria. Eroe è colui che è solidale con il compagno in battaglia, che non sa indietreggiare di fronte al nemico, che è disposto a dare la propria vita per lo Stato. Nella Sparta dell’età classica lo stato si impossessa del fanciullo all’età di sette anni, dopo la prima educazione in famiglia, e provvede direttamente alla sua formazione fino ai vent’anni. Musica ed attività sportiva lasciano posto alla marcia ed alla ginnastica, e tutta l’educazione viene finalizzata alla formazione militare. L’areté si appesantisce fino a perdere ogni contatto con l’ideale del guerriero omerico; vengono esaltati il furto, la scaltrezza, la dissimulazione a fini pratici, e l’esercitazione militare può prevedere spedizioni omicide contro gli iloti. E’ la formazione tutta utilitaria e strumentale che si esprime nella obbedienza alla gerarchia militare, nella dedizione incondizionata allo Stato, nel sacrificio dell’individualità personale Home.

5 ATENE Con le riforme introdotte ad Atene da Solone, si assiste nel modo di intendere l’areté ad una “rottura” di rilievo rispetto al passato. In Atene, Solone assegna all’areté un contenuto giuridico, dotandola della capacità di rendere libero l’individuo attraverso la legge. L’areté come impegno civile è quella stessa messa in atto dall’arconte Solone, che introduce una riforma che chiede forza, coraggio, dedizione alla patria; ma tutto questo in nome non di uno Stato che subordina a sé l’individuo, ma della sovranità della legge. Ora, in Atene, areté significa impegno del cittadino a vivere secondo la legge della polis. Vivere virtuosamente è vivere secondo la legge, che è legge di equilibrio, di giustizia. Qui l’eroe coincide con il cittadino comune. Il prevalere dell’aspetto civile nella vita della polis ateniese fa sì che l’educazione di base comprenda l’alfabetizzazione generalizzata dei cittadini liberi e il successivo accostamento alla poesia, alla musica e alla ginnastica. Quest’ultima introduce un fattore innovativo cioè un’attività accessibile a tutti. Le nuove tecniche militari si affidano ad uno schieramento frontale molto serrato e compatto. L’oplita è un fante armato di scudo, spada e lancia, e la tecnica di combattimento non richiede un particolare addestramento, ma destrezza, vigoria e solidarietà. All’educazione dell’oplita ateniese possono bastare la frequenza del ginnasio e la pratica sportiva accompagnata da un breve periodo di addestramento militare, mentre alla sua formazione morale provvede la polis coi propri ordinamenti e i proprio costumi. Alla ginnastica, l’educazione ateniese accosta la musica, volta ad ingentilire gli animi dei giovani. Agli stessi fini tende l’alfabetizzazione generalizzata, che rende possibile per tutti i cittadini liberi la partecipazione ai lavori dell’agorà e rende praticabile il sorteggio dei membri della boulé, nonché l’accostamento alle fonti della tradizione, costituite dall’epica e dalla letteratura civile. All’addestramento, Atene sostituisce l’educazione. Home

6 I sofisti Il dibattito politico e culturale che si apre in Atene nella seconda metà del V secolo tra i Sofisti e Socrate è della massima importanza per comprendere i cambiamenti intervenuti nel corso dei due secoli. L’oggetto della discussione è quello lasciato in eredità dai poeti, il contenuto dell’areté sul quale gli interlocutori mostrano di avere idee molto diverse perché: mentre Socrate attribuisce alla virtù un contenuto morale i Sofisti attribuiscono alla virtù un contenuto politico La Sofistica non è propriamente una “scuola” con un programma culturale ben definito, designa piuttosto una corrente i pensiero in cui confluiscono personalità diverse che condividono l’idea secondo la quale l’educazione è un attività professionale che va esercitata da specialisti. Sono dunque i primi professori a pagamento della storia. I Sofisti si qualificano come maestri di virtù, e sotto questo aspetto essi ritengono di continuare l’opera educativa degli antichi poeti affidata all’imitazione di modelli ideali. Peri i sofisti la somma areté consiste nel sapere e nelle tecniche del suo impegno a fini politici, nel saper maneggiare gli strumenti del discorso che consentono all’uomo politico di affermarsi nelle assemblee. Prevalgono, infatti, nelle assemblee coloro che dispongono di una vasto sapere e che sanno utilizzare questo loro sapere con gli strumenti della persuasione (retorica) e dell’argomentazione (dialettica). Questo è il contenuto della nuova areté: abilità dialettica e retorica, raggiungere un’elevata abilità nel sostenere le proprie tesi e saper utilizzare nelle dispute pubbliche il proprio sapere con perizia così da debellare le opinioni altrui e allargare il consenso intorno alle proprie. E’ l’antica areté agonale trasposta dal campo di battaglia all’ agorà , nell’assemblea cittadina, con la sostituzione della sapienza alla forza, e l’impiego delle nuove armi dell’argomentazione retorica. Con riferimento ai due maggiori esponenti della Sofistica, Protagora e Gorgia, sembra opportuno distinguere nell’insegnamento dei Sofisti un aspetto pratico e un aspetto teorico. Home

7 Protagora e Gorgia L‘aspetto pratico: I Sofisti compaiono un po’ ovunque e non si limitano ad illustrazioni generiche, ma offrono prove concrete delle loro competenze, che spaziano su tutti i rami del sapere. Protagora (485/ a.C) insiste in particolare sul metodo della dialettica e cioè sull’apprendimento delle tecniche attraverso le quali di ogni cosa è sempre possibile dire il contrario (antilogia). Si tratta in sostanza dell’impiego spregiudicato di un metodo volto a sviluppare una tesi in una determinata direzione e quindi di rovesciarla in una seconda uguale e contraria. Gorgia (483/82-374/73 a.C.) insiste invece sulla potenza della retorica. Il fine dell’apprendimento resta il medesimo: possedere l’arte di persuadere l’interlocutore della bontà della propria tesi, di come farla prevalere rispetto ad altre e allargare l’area del proprio consenso attraverso “l’emozione” e “gli affetti” prodotti dal “bel parlare”. L’uomo politico di Gorgia non è colui che si piega sulla realtà per esaminarla o correggerla, ma colui che con le sue narrazione crea egli stesso la realtà. L’aspetto teorico: I Sofisti sostengono che su ogni oggetto o evento è possibile affermare una cosa e il suo contrario o che è possibile sostituire una data realtà con la narrazione di una realtà diversa. Il presupposto è che non esiste un criterio per giudicare le cose belle o brutte. La verità non esiste; o almeno gli uomini non sono in grado di afferrarla. Protagora peraltro lo dice espressamente: “Di tutte le cose è misura l’uomo: di quelle che sono in quanto sono ; di quelle che non sono in quanto non sono” ossia che ci sono tante verità quante sono le opinioni degli uomini.

8 SOCRATE Socrate educatore e pedagogista.
Nato nel 469 a.C. ad Atene, Socrate sintetizza emblematicamente con la sua vita, votata alla ricerca incessante della verità e del bene. La sua vivacità intellettuale e la sua curiosità debbono averlo portato per tempo a contatto con il movimento della Sofistica, nella speranza di trovare un punto di riferimento certo nella sua ricerca. Deluso dalla Sofistica, Socrate sceglie la via di una propria ricerca fatta di dialogo quotidiano, continue domande, discussioni nella speranza di andare oltre le risposte inconcludenti dei Sofisti e di scoprire all’interno di se stesso qualche criterio stabile e rassicurante capace di guidarlo nella propria condotta, di consentirgli di non dipendere dalle opinioni altrui, di assicurargli il pieno dominio su se stesso. Se non è possibile trovare la verità all’esterno non resta che interrogare la propria ragione. Ragionare con se stessi e impegnarsi in un continuo dialogo con gli altri. I cinquecento giudici che nel 399 a.C. lo condannano a morte per empietà è solo strumentale; il vero capo d’accusa è quello che imputa a Socrate la grave responsabilità di corrompere i giovani: imputazione che nasconde la sua vera natura, che è politica. Home Socrate educatore e pedagogista.

9 Socrate educatore e pedagogista
Nel percorrere via via i momenti fondamentali di sviluppo dell’ideale educativo ci è stato sufficiente andare alla ricerca del contenuto racchiuso nel termine areté. Con Socrate le cose diventano più complicate, perché nel pensiero di Socrate è contenuto un vero e proprio sistema pedagogico, ossia un disegno organico del modo di intendere e di fare educazione. Ciò significa che Socrate non si limita a dire che cosa egli intende per areté ma si occupa di tutti i passaggi attraverso i quali passa, o deve passare, l’educazione. Con Socrate, cioè per la prima volta nella storia della pedagogia, ci si trova di fronte a un sistema di pedagogia in sé compiuto, inclusivo sia delle finalità educative sia delle metodologie atte a raggiungere quelle finalità. Egli dunque non è solo un educatore, ma è un pedagogista, perché chiarisce i passaggi fondamentali di ogni teoria dell’educazione. Prima di essere un guerriero, un militare,un cittadino, un lavoratore, un politico, l’uomo è un uomo, e ciò che lo caratterizza è proprio la ragione. Così egli interpreta il comando scritto sul tempio dell’Oracolo di Delfi “Conosci te stesso”: se vai in cerca della verità, non andare a cercarla fuori di te; guarda in te stesso e scoprirai che nel tuo essere più profondo tu sei ragione. E' con la tua ragione che devi cercare la verità. Socrate giunge immediatamente a definire che areté è vivere secondo ragione, seguire nella propria condotta i dettami della ragione. E questo è anche il fine dell’educazione. Educare vuol dire condurre l’allievo a scoprire che è “ragione” e aiutarlo a ispirare la propria condotta alle regole che gli derivano dalla ragione. Metodo educativo

10 L’educazione come dialogo coinvolgente
Il metodo educativo Il metodo socratico si sviluppa attraverso alcune fasi fondamentali. Il sapere di non sapere: La condizione perché l’educazione prenda avvio è la presa di coscienza che non si sa: il sapere di non sapere. Si potrebbe obiettare che un sapere esiste, ed è un sapere non opinabile, qual è quello che viene prescritto dalle leggi. Ma per Socrate è obiezione che non regge: le leggi sono fatte dagli uomini in ragione dei loro interessi mutevoli. La conclusione di Socrate è esplicita: se ci si vuole incamminare sulla via che promette di condurre alla verità, occorre mettere tra parentesi tutto il cosiddetto sapere che è in circolazione: prendere consapevolezza di “sapere di non sapere” come condizione per acquisire conoscenze dotate di certezza. L’ironia: E’ il momento dell’ironia; il momento nel quale l’interlocutore si sorprende in uno stato di confusione, quasi “intorpidito” perché scopre di non sapere. Momento assai serio perché pone le premesse per incamminarsi sulle vie che conducono al vero sapere. La maieutica: La maieutica è l’arte tipicamente socratica, l’arte della domanda. Il maieuta, attraverso una serie di brevi domande, conduce l’interlocutore a prendere coscienza delle nozioni che sono già in lui; oppure egli arriva a liberarlo di pseudoconoscenze e della presunzione di sapere, la quale è di ostacolo alla filosofia, che invece nasce dalla meraviglia e dal non sapere. La maieutica prende nome dalla figura paradigmatica che Socrate usa per esporre la sua “tecnica di condurre alla conoscenza”, Socrate era figlio di una levatrice e aveva appreso questa tecnica dalla madre. Però, a differenza della madre, Socrate applica questa tecnica all’anima degli uomini quando essi sono gravidi di qualche conoscenza. Di conseguenza, la maieutica è non solo liberatrice dalla presunzione di sapere, ma anche capace di portare alla luce le conoscenze che giacciono nell’io. Se non si tiene conto di quest’altro aspetto, la maieutica finisce con l’essere esclusivamente una tecnica che serve a smascherare le false gravidanze e, in un certo senso, una tecnica abortiva. L’eventuale nascituro dovrà poi subire la valutazione critica: bisognerà vedere se il nuovo concetto così nato, la nuova conoscenza sia tanto valida che valga poi la pena di allevarla. L’educazione come dialogo coinvolgente L’educazione non è formazione dall’esterno, ma processo di autoeducazione. Il dialogo socratico coinvolge in ogni caso sia il maestro che il discepolo, ad un certo punto la discussione afferrerà l’interlocutore dal proprio interno, si volgerà in analisi su se stesso. In alcuni casi la dialettica può generare un conflitto drammatico nella conoscenza dell’interlocutore-discapolo, perché Socrate, educatore autentico, pone sempre colui che ha di fronte al cospetto della sua conoscenza. La ricerca socratica, in ultima analisi, è sempre anche un processo di introspezione.

11 Platone Platone nasce ad Atene nel 428 a.C. da una famiglia che vanta solide tradizioni nobiliari. Intorno al 408 a.C. incontra Socrate e ne resta affascinato per i temi incentrati sulla natura della virtù. La morte di Socrate assume per Platone un significato emblematico, per cui non gli resta che disegnare uno Stato ideale in cui regni la giustizia e possano ritrovare spazio i valori morali esaltati da Socrate. Seguendo l’insegnamento di Socrate, Platone delinea la necessità di una nuova concezione dell’educazione che tenga conto della dimensione politica della virtù. Così nasce la teorizzazione pedagogica, cioè la riflessione della filosofia sulla natura, gli scopi, i metodi e i contenuti della pratica formativa. Si tratta, ora, d’individuare quel tipo di polis ideale che costituisca il modello di una nuova polis nella quale possano rivivere uomini come Socrate. Così, nella Repubblica, raggiunge l’obiettivo che si era proposto fin dall’origine: tracciare il profilo dello Stato ideale da far valere come modello per la ricostruzione della polis. Secondo Platone lo Stato è una costruzione degli uomini, e pertanto esso deve riflettere nella sua composizione gli stessi caratteri dell’anima. Precisati i criteri di metodo, Platone passa a chiarire l’origine dello Stato, individua le classi sociali che lo compongono, ne precisa i rispettivi compiti e infine giunge a definire la giustizia nei termini dell’adempimento, per ciascuna classe, delle specifiche funzioni. Nello stato così costituito distingue tre classi sociali: I produttori: in cui dominano i desideri legati al corpo. I custodi guerrieri: in cui prevalgono l’ira e il coraggio. I custodi perfetti: in cui predomina l’aspetto razionale che li conduce al bene e alla filosofia. Nella Repubblica è trattata solo l’educazione delle classi superiori. Lo stato platonico è uno stato educatore, che attua una forte vigilanza sulla famiglia. La selezione dei custodi avviene mediante una vera e propria analisi del carattere. Home Il curricolo educativo e il ruolo delle discipline

12 Il curricolo educativo e il ruolo delle discipline
Platone ritiene di primaria importanza l’educazione dell’anima, e quindi si comincia con la musica e la poesia. I contenuti educativi devono essere tenuti sottocontrollo. Afferma anche che la ginnastica, attribuita alla musica, aiuta l’armonizzazione psichica e corporea. Fino a questo punto il percorso è uguale per le donne e gli uomini, il loro percorso si divide quando compiono 18 anni e i maschi vengono sottoposti a due anni di addestramento militare. Platone prevede anche l’insegnamento della geometria e del calcolo. A trenta anni il cittadino farà una selezione basata sulla facoltà dialettica e a cinquanta anni, supererà l’ultimo esame. Nel curricolo educativo platonico il gioco ha una grande importanza, che in età prescolare nasce spontaneo e ha una funzione ludica, mentre in età scolare serve per raggiungere specifici obiettivi formativi. Platone dava molta importanza alla relazione educativa tra allievo e maestro e ai significati dell’apprendimento. Ad Atene era normale che gli allievi adolescenti avessero dei rapporti omosessuali con i più anziani. Il legame nato dall’attrazione per la bellezza si trasforma in arricchimento spirituale, Platone quindi afferma la necessità di un coinvolgimento emotivo. Secondo Platone la conoscenza appare come una reminescenza, cioè l’individuo deve solo ricordare ciò che ha imparato prima di reincarnarsi nel mondo dei sensi (Mito della Biga Alata). Quindi l’educazione non insegna nulla ma fa solo riemergere ciò che si possiede. L’accademia e la trasmissione del sapere Per trasmettere i suoi insegnamenti Platone fondò la prima scuola filosofica: L’accademia, frequentata da giovani adulti. Comunicava con i suoi interlocutori per mezzo del dialogo, e non teneva lezioni in senso cattedratico. Per il filosofo l’insegnamento resta inevitabilmente dialogico.

13 Mito della Biga Alata Il mito della Biga Alata, di Platone, serve a spiegare la teoria platonica della reminiscenza dell'anima, un fenomeno che durante la reincarnazione produce ricordi legati alla vita precedente. Racconta di un'ipotetica biga guidata da un auriga, rappresentante della parte razionale o intellettiva dell'anima e trainata da due cavalli: uno bianco, raffigurante la parte dell'anima con sentimenti e passioni più alti, e un cavallo nero, che rappresenta la parte dell'anima concupiscibile, quella con pensieri più bassi quali gli istinti e i desideri turpi. I due cavalli sono tenuti per le briglie dall'auriga che, come detto, rappresenta la ragione: questa non si muove in modo autonomo ma ha solo il compito di guidare. La biga deve essere diretta verso l'Iperuranio, un luogo metafisico a forma di anfiteatro dove risiedono le "Idee". Lo scopo dell'anima, infatti, è contemplare il più possibile l'Iperuranio e assorbirne la sapienza delle idee. L'auriga quindi deve riuscire a guidare i cavalli nella stessa direzione, verso l'alto, tenendo a bada quello nero e spronando quello bianco, in modo da evitare o ritardare il più possibile il "precipitare" nella reincarnazione. Chi è precipitato subito rinascerà come una persona ignorante o comunque lontana dalla saggezza filosofica, mentre coloro che sono riusciti a contemplare l'Iperuranio per un tempo più lungo rinasceranno come saggi e come filosofi.

14 Aristotele Il percorso formativo Aristotele maestro
Aristotele nasce a Stagira nel 386/384 a.C. Compiuti i diciassette anni si iscrive all’Accademia di Platone, che si dimostra sede ideale per un giovane con le sue attitudini. Il giovane allievo è “promosso” abbastanza presto docente di retorica. Nel 353 a.C. pubblica il trattato Sull’anima. Dopo la morte di Platone lascia l’Accademia. Nel 342 a.C. Filippo di Macedonia lo chiama alla sua corte come precettore del figlio Alessandro. Nel 335 a.C., allorché Alessandro è dominatore indiscusso della Grecia, Aristotele torna ad Atene e vi fonda una scuola in un grande ginnasio pubblico, il Liceo. Nel 323 a.C. , alla morte di Alessandro deve lasciare la Grecia sotto l’accusa di empietà e si trasferisce a Calcide dove muore l’anno seguente. Aristotele, discepolo di Platone, affronta il problema dell’educazione nella polis a partire però da un esame delle reali comunicazioni della società, e non dalla descrizione di un ideale da raggiungere. Per Aristotele il compito dell’educazione è di condurre alla virtù, che nell’essere umano corrisponde ad agire secondo ragione. Esistono due tipi fondamentali di virtù: Dianoetiche: agire secondo la sapienza e la ragione. Etiche: consiste nel dominio della ragione sui sensi. Il raggiungimento delle virtù etiche è possibile solo se si assumono abitudini di comportamento che permettono di trovare il giusto mezzo tra gli estremi. Secondo Aristotele il compito di educare appartiene allo stato mediante la costituzione, per cui esistono tante educazioni quanti sono i sistemi statali. Il percorso formativo Aristotele da molta importanza all’educazione familiare e al gioco, che oggi definiamo prima e seconda infanzia. Parla anche di un sovraintendente dell’infanzia, dedito alla scelta dei discorsi e dei racconti dei bambini, ma anche alle persone che possono frequentare. Dopo cinque anni inizia il primo periodo dell’educazione pubblica gestita dallo Stato. Essa dura fino alla pubertà e consiste nell’insegnamento della scrittura, della ginnastica, della musica e del disegno. Per Aristotele l’educazione è liberale in quanto si apprende in modo libero e non conta cosa si apprende, ma il perché lo si fa. La seconda fase del periodo formativo è approfondire quanto si è imparato nel primo periodo del liceo Aristotele maestro In primo luogo Aristotele fu precettore, cioè insegnante ed educatore privato, di Alessandro Magno. Una volta lasciato l’incarico da precettore, Aristotele diede vita al liceo. La scuola funzionava come una vera e propria università dedita allo studio della filosofia e di altre scienze, il metodo di studio consisteva nell’osservazione, nella ricerca, nel ragionamento e nello studio dei casi. Si tenevano anche lezioni di tipo cattedratico in cui gli scritti erano divisi in: Esoterici: destinati ad un uso interno come appunti. Essoterici: destinati al pubblico esterno Home Pedagogia e Educazione Politica e Educazione

15 Pedagogia e Educazione
La distinzione di pedagogia e educazione è distinzione tra teoria e pratica educativa. La prima prende avvio dall’idea che si ha dell’uomo e da essa ricava i fini e i metodi della sua formazione; la seconda si occupa delle forme concrete attraverso le quali si realizzano i processi formativi,i luoghi dell’educazione e il corso degli studi dalla scuola primaria agli studi superiori. Aristotele ha una mentalità realistica. A differenza di Platone, non si abbandona ai sogni utopici di realtà ideali, ma è osservatore attento della realtà, dell’universo materiale, storico e umano che concretamente si dà nell’esperienza; l’uomo di cui si occupa Aristotele è un uomo concreto. Per lui l’uomo è la sintesi di corpo e anima: è certamente un essere razionale, ma la sua ragione si innesta su una base biologica Aristotele identifica nell’anima il principio della vita. In primo luogo occorre tener presente che Aristotele insiste con forza sull’unitarietà dell’anima, e pertanto la psyché umana va vista nella totalità delle sue dimensioni. L’individuo umano è un organismo composto, è corpo-anima, realtà vivente. Anima e corpo interagiscono tra loro, e peraltro è proprio simile interazione che spiega i numerosi fenomeni psichici che alimentano l’umana esperienza. Per Aristotele l’educazione si configura come “sviluppo” che ha all’interno dello stesso individuo il principio che lo attiva. Il fine non è esterno all’individuo, ma è il fondamento soggettivo del processo formativo. Egli afferma che colui che è educato non è chiamato a realizzare un “fine” che gli è esterno, ma dev’essere aiutato a realizzare un fine che porta dentro di sé, a divenire ciò che è: un uomo. Il processo di apprendimento e fini dell’educazione.

16 Il processo di apprendimento
Per Aristotele , i contenuti mentali dell’individuo sono l’esito di un processo di accumulazione di immagini e concetti che egli ricava dai suoi rapporti con l’ambiente attraverso le sensazioni dei suoi organi di senso e il lavoro della sua intelligenza. Il primo grado del conoscere è costituito dalla sensazione. Nel processo di apprendimento un ruolo di rilievo è l’immaginazione, che consente di ricondurre ad unità sensazioni omogenee e quindi favorisce la memoria, come accumulazione dei dati di esperienza. Alla conoscenza sensibile segue la conoscenza intellettiva, che consiste nell’indurre dalle forme sensibili le forme intelligibili. L’apprendimento per Aristotele è dunque un processo di induzione e segue il percorso particolare-universale, concreto-astratto, sensibile-mentale. Il risultato dell’apprendimento è ciò che Aristotele chiama esperienza, la quale, se staticamente considerata, può identificare con il patrimonio dei dati acquisiti, se considerata dinamicamente, si identifica con lo stesso processo dell’apprendere. L’apprendimento veramente degno dell’uomo libero è per Aristotele l’apprendimento disinteressato di scienza e sapienza. Fini dell’educazione: le virtù della conoscenza e della vita pratica Aristotele non sacrifica le passioni e i desideri del corpo alla ragione, ma chiede alla ragione di farsi principio di equilibrio, di mediazione tra tenenze opposte, secondo il criterio del giusto mezzo nelle scelte della pratica. Il principio fondamentale della vita etica è l’istanza di una condotta ispirata alla ragione, di una scelta in cui la ragione illumina le deliberazioni individuali secondo il più volte richiamato criterio del giusto mezzo, che non è criterio di mediocrità, ma impegno alla conquista del meglio. L’etica aristotelica si propone dunque come etica della possibilità concreta: non un’etica per asceti e per santi, ma un etica per uomini concreti posti in circostanze date di tempo e di spazio. Il giusto mezzo esprime l’esigenza etica di una mediazione, di un equilibrio da costruire e ricostruire ogni volta.

17 Politica e Educazione Il rapporto che Aristotele istituisce tra politica e educazione è quello proprio di tutta la cultura greca, che vede sempre la vita dell’individuo strettamente legata alla vita politica. L’uomo greco è impensabile al di fuori del suo legame con la polis. E’ possibile individuare nel pensiero di Aristotele due distinte prospettive politiche. La prima è contenuta nei Libri VII e VIII della Politica che è pensata ancora sotto l’influenza del pensiero platonico, e dunque si occupa della costituzione perfetta, ossia della forma che dovrebbe avere lo Stato ideale. La seconda, contenuta nel libro IV, contiene gli esiti di una revisione profonda della precedente concezione di politica, con il passaggio dal disegno di una costituzione perfetta al disegno più realistico di una costituzione auspicabile. Quest’ultima è una costituzione mista che persegue il “giusto mezzo” tra oligarchia e democrazia. L’educazione come sviluppo aperto L’educazione, sostiene Aristotele, è il risultato della natura, delle abitudini, del discorso. Si coglie qui il realismo di Aristotele, acuto osservatore della realtà, che non teorizza l’educazione, ma la ritrae in atto, come esito delle disposizione naturali dell’individuo, delle influenze ambientali, dell’educazione formale in senso stretto. L’educazione deve seguire le fasi naturali dello sviluppo e così apprezza le funzioni del gioco come distensione e movimento, ma anche come preparatorio alle future attività della vita adulta. Per l’educazione intellettuale, egli elabora una vera e propria teoria dell’istruzione destinata a durare nel tempo per il legame che istituisce tra concretezza dell’esperienza, conoscenza e sviluppo del pensiero. Le nostre conoscenze, insegna Aristotele, hanno origine dai nostri sensi nei rapporti che essi istituiscono con la concretezza delle cose; prendono corpo in un insieme di immagini da cui traiamo i concetti con i quali pensiamo al nostro mondo. La via della conoscenza va dal concreto all’astratto, dal particolare all’universale. Per l’educazione morale Aristotele richiama il vasto mondo delle virtù pratiche, quelle richieste dalla vita quotidiana individuale e pubblica. E qui introduce la misura dell’areté che è ad un tempo di somma idealità e profondamente umana. Il giusto mezzo è proposta di un etica per la quale eroe diviene l’uomo comune, chiamato ad un impegno etico infinito nella vita di tutti i giorni.

18 Ipertesto “La pedagogia in Grecia”
Realizzato da: Home


Scaricare ppt "L’ educazione nel mondo antico"

Presentazioni simili


Annunci Google