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Aspetti della nuova urbanizzazione italiana: tendenze dellinsediamento e impatto sul territorio Luigi Costanzo Direzione centrale registri statistici,

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Presentazione sul tema: "Aspetti della nuova urbanizzazione italiana: tendenze dellinsediamento e impatto sul territorio Luigi Costanzo Direzione centrale registri statistici,"— Transcript della presentazione:

1 Aspetti della nuova urbanizzazione italiana: tendenze dellinsediamento e impatto sul territorio Luigi Costanzo Direzione centrale registri statistici, dati amministrativi e statistiche della PA Convegno LINFORMAZIONE STATISTICA PER LA CONOSCENZA DEL TERRITORIO E IL SUPPORTO ALLE DECISIONI Roma, 16 giugno 2010

2 Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni La pressione dellurbanizzazione sul territorio Roma, 16/6/2010 In anni di bassa crescita demografica ed economica il consumo di suolo per urbanizzazione non accenna a diminuire, come si può inferire dalle statistiche sui permessi di costruire, pubblicate dallIstat. È uno degli aspetti più preoccupanti (e meno indagati, anche per la scarsità di dati disponibili) della crisi di un modello di sviluppo basato sul consumo di risorse non rinnovabili, soprattutto in un paese di antica e intensa antropizzazione come lItalia, dove lurbanizzazione contende letteralmente il terreno allagricoltura, spingendosi in aree sempre più marginali o addirittura inidonee allinsediamento. In attesa dei prossimi Censimenti, che consentiranno – grazie allo sviluppo dei sistemi informativi geografici – di ricostruire le dinamiche dellurbanizzazione nel decennio 2001-2011 a livello microterritoriale, possiamo rapportare i dati sui volumi autorizzati (rappresentativi della pressione sviluppata dalla domanda di nuova edificazione) a un indicatore che sintetizza la residua capacità di carico delle unità territoriali di analisi, sulla base dei dati di censimento del 2000-01. Si ottiene, in questo modo, una semplice classificazione delle unità (qui, i 686 Sistemi locali del lavoro) che consente di individuare come aree critiche quelle in cui si sovrappongono bassa capacità di carico del territorio e alta pressione della domanda di edificazione.

3 In 13 anni (1995-2007), i Comuni italiani hanno autorizzato la costruzione di 3,4 miliardi di m 3, pari a una media di 262,1 milioni di m 3 lanno. È il volume di uno strato alto circa 19 cm che coprirebbe lintero territorio del Veneto (ca. 18.000 km 2 ) Se consideriamo lultimo triennio disponibile (2005-07), la media sale a 273,1 milioni di m 3 lanno. Oltre l80% della cubatura è per la costruzione di nuovi fabbricati. Ledilizia residenziale rappresenta poco più del 40% del flusso (45,9% nellultimo triennio). La domanda di nuova edificazione dal 1995 al 2007 Volumi edificabili autorizzati – Anni 1995-2007 (composizione percentuale) ResidenzialeNon residenz.Totale Ampliamenti4,714,018,7 Nuovi fabbricati36,145,281,3 Totale40,759,3100,0 Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010

4 XXX Conferenza scientifica AISRe Firenze, 9-11/9/2009 Il flusso dei permessi di costruire ha avuto un andamento tipicamente ciclico, anche per gli effetti di due condoni edilizi (1994/95 e 2004). Smaltito il surplus generato dal condono del 94, le due componenti hanno ripreso a crescere: la non residenziale fino al 2002, la residenziale fino al 2005 grazie agli effetti, più modesti, del condono successivo. La domanda di nuova edificazione dal 1995 al 2007

5 Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010 La componente maggiore (industria-artigianato) ha avuto un andamento ciclico ed è, probabilmente, la più sensibile agli effetti di congiuntura. La domanda generata dallagricoltura appare invece in netto declino, mentre è in forte crescita la domanda di nuova edificazione espressa del terziario (commercio-turismo e altre attività). Andamento delle componenti della domanda non residenziale. Anni 1995-2007 (Numeri indici, 1995 = 100)

6 La domanda di nuova edificazione dal 1995 al 2007 Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010 Lincidenza della componente non-residenziale, espressa dalle attività produttive, è ovviamente maggiore nelle aree economicamente più dinamiche, e principalmente nel Nord-Est. Soltanto nelle Isole, tuttavia, essa scende sotto il 50%. Composizione della domanda di nuova edificazione. Anni 1995-2007

7 La domanda di nuova edificazione dal 1995 al 2007 Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010 In tutte le ripartizioni, la domanda di nuovi volumi non residenziali è alimentata soprattutto da industria e artigianato. Lincidenza della quota dellagricoltura è sensibilmente più alta nel Mezzogiorno, mentre la variabilità della quota di commercio e turismo è più contenuta. Composizione della domanda di nuova edificazione non residenziale. Anni 1995-2007

8 La domanda di nuova edificazione dal 1995 al 2007 I valori medi per abitante sono indicativi della pressione che, tramite la domanda di nuova edificazione, la popolazione e il sistema produttivo esercitano sul territorio in cui sono insediati. I valori più alti si registrano nel Nord-est, sede di modelli insediativi di forte impatto sul territorio, mentre per Centro, Sud e Isole si registrano valori molto inferiori e poco differenziati per la componente residenziale. Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010 Nuovi volumi autorizzati per destinazione duso. Anni 1995-2007 Valori medi annui in m 3 /ab.

9 Le basi territoriali dellIstat, aggiornate ogni 10 anni per lo svolgimento dei Censimenti generali, rappresentano un patrimonio informativo unico per il dettaglio e la completezza della copertura territoriale. Secondo il Regolamento anagrafico, il territorio di ciascun comune viene suddiviso in diversi tipi di località: centri, nuclei e case sparse, cui si sono aggiunte, a partire dal 2001, le località produttive. Ciascuna località è quindi ripartita in sezioni di censimento (ca. 380mila nel 2001), le unità minime utilizzate per la raccolta e la diffusione dei dati. Le aree urbanizzate (centri, nuclei e località produttive) coprivano nel 2001 il 6,4% del territorio nazionale (ca. 19.400 km 2 ), il 15% in più rispetto al 1991. Nello stesso periodo la popolazione è cresciuta soltanto dello 0,4% (ma le famiglie del 9,6%). Nel 2001, i residenti in case sparse erano quasi 3,4 milioni (il 6% della popolazione, il 9% in meno rispetto al 1991). La popolazione di centri e nuclei, invece, è cresciuta dell1%. Ciononostante, il grado di dispersione della popolazione sul territorio è aumentato nei dieci anni. Le località urbanizzate (centri e nuclei) censite nel 2001 sono infatti più numerose (da 59.726 a 60.482), mediamente più estese (da 28,2 a 32 ha) e meno densamente abitate (da 3.154 a 2.769 ab/km 2 ) di quelle censite nel 91. La dinamica delledificato dal 1991 al 2001 Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010

10 Distribuzione geografica delle località urbanizzate – Anno 2001 Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010

11 I dati sui volumi di edificazione autorizzata possono essere combinati con le basi territoriali per valutare indirettamente la situazione dei consumi di suolo per edificazione, assumendo come unità di analisi i 686 sistemi locali del lavoro per il periodo 2001-2007. Consideriamo, innanzitutto, un indicatore di stato, che sintetizzi la situazione iniziale nelle aree oggetto di consumo (cioè nel territorio periurbano ed extraurbano). Questo indicatore può essere la densità di popolazione delle aree extraurbane (sezioni di case sparse). Valori più elevati di questo indice denotano territori caratterizzati da forme estensive di urbanizzazione, spesso realizzatesi – specie nelle aree economicamente più dinamiche – attraverso la dispersione e la commistione dellinsediamento residenziale e produttivo, in zone periurbane sempre più ampie e quasi diluite nello spazio rurale. Valori più bassi, al contrario, indicano aree dove linsediamento di popolazione e attività produttive tende a essere più concentrato e ad espandersi per agglomerazione, con limiti più definiti e un più basso livello di interferenza nei confronti dello spazio rurale. Il rischio dellurbanizzazione estensiva / 1 Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010

12 Densità di popolazione delle aree extraurbane per SLL - Anno 2001 (Italia = 11,9 ab/km 2 ) Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010

13 La spinta al consumo di suolo generata dalla domanda di nuova edificazione può essere stimata, invece, calcolando un indicatore di pressione, come il rapporto fra i volumi autorizzati per la costruzione di nuovi fabbricati (assumendo che gli ampliamenti insistano su aree già edificate) e lestensione delle aree di riserva disponibili allinizio del periodo. Con riferimento al periodo 2001-2007, possiamo assumere come proxy di questa superficie di riserva la superficie extraurbana censita nel 2001 (cioè le sezioni di case sparse, pari al 93,6% del territorio nazionale) meno la superficie agricola utilizzata censita nel 2000 (pari a un altro 43,7%). Il rapporto fra volumi autorizzati e aree di riserva può essere considerato una misura – certamente imprecisa e probabilmente approssimata per difetto – della pressione esercitata sul territorio dallespansione delle aree urbanizzate. Nonostante le sovrapposizioni fra SAU e località urbanizzate, infatti, non si tiene conto degli altri vincoli – legali o morfologici – che riducono la superficie effettivamente disponibile per lurbanizzazione. Nellarco dei sette anni si ottiene, per lintero territorio nazionale, un valore medio di 15,8 m 3 lanno di nuovi volumi edificati per ogni ettaro di suolo (teoricamente) consumabile, di cui 7,0 per fabbricati residenziali. Il rischio dellurbanizzazione estensiva / 2 Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010

14 Pressione della domanda di nuova edificazione sulle aree extraurbane per SLL - Anni 2001-2007 (Italia = 110,6 mc/ha) Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010

15 Mettendo in relazione la densità di popolazione delle aree extraurbane e la pressione che su di esse esercita la domanda di nuova edificazione, possiamo tentare una valutazione della sostenibilità delle tendenze nei consumi di suolo per urbanizzazione a livello locale. Nellipotesi che, nel breve periodo, i modelli locali di sviluppo tendano a riprodursi con le stesse modalità, possiamo definire critiche o poco sostenibili le situazioni in cui una forte domanda di edificazione insiste su un territorio già sovraccarico, spingendo alloccupazione di aree sempre più marginali e allulteriore frammentazione dello spazio rurale (con conseguenze negative come laumento dei volumi di traffico o il degrado delle aree verdi o agricole residuali, intercluse nelle zone urbanizzate). Comè logico attendersi, la distribuzione territoriale dei due indicatori è, in generale, piuttosto simile, ma presenta significativi scostamenti in alcune regioni. Il rischio dellurbanizzazione estensiva / 3 Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010

16 Densità extraurbana Pressione della domanda di edificazione Una forte spinta allurbanizzazione in aree già densamente popolate significa che un modello insediativo ad alto consumo di suolo si riproduce saturando progressivamente i residui spazi disponibili. È il caso di gran parte della pianura padano-veneta, della fascia litoranea marchigiano-abruzzese e delle vaste aree dinfluenza di Roma, Napoli e Firenze. Nelle aree a bassa/media densità extraurbana, invece, la presenza diffusa di alti valori di pressione segnala un cambiamento di paradigma, che può mettere in crisi limmagine storica di questi territori. È il caso della Puglia, dove quasi ovunque le aree extraurbane – storicamente poco popolate – sono investite da una forte spinta allurbanizzazione. Situazioni simili si rilevano nella pianura friulana, nella bassa lombarda e nel Campidano. Il rischio dellurbanizzazione estensiva / 4 Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010

17 Classificazione dei SLL secondo la densità di popolazione extraurbana e la pressione della domanda di nuova edificazione - Anni 2001-2007 Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010

18 Conclusioni / 1 Le situazioni più stabili (bassa densità extraurbana e bassa pressione della domanda di nuova edificazione) si restringono, in pratica, alle sole aree dellarco alpino (con leccezione di buona parte del Trentino-Alto Adige), alle aree montane dellAbruzzo (in gran parte protette) e al quadrante sud-orientale della Sardegna. Una situazione altrettanto stabile è quella dei sistemi che combinano media/alta densità extraurbana e bassa pressione dellurbanizzazione. In queste aree lagricoltura conserva un ruolo non del tutto marginale: le campagne sono abitate ma scarsamente coinvolte in dinamiche di sub- urbanizzazione e la domanda di nuova edificazione si mantiene entro livelli modesti: è il caso di diversi sistemi allineati lungo il crinale dellAppennino o raggruppati fra Tuscia e Maremma. Una situazione instabile è, invece, quella dei sistemi che associano bassa densità extraurbana e media/alta pressione dellurbanizzazione. Qui è a rischio un equilibrio storico fra paesaggio e insediamento: fra esse troviamo buona parte della zona prealpina fra Lombardia, Trentino e Friuli, diverse aree (perlopiù interne) di Sicilia e Sardegna, la Capitanata e le Murge in Puglia, e alcune aree del litorale ionico calabrese. Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010

19 Conclusioni / 2 Lassociazione di media/alta densità e media/alta pressione è quella che si riscontra più frequentemente. Se nei sistemi del gruppo precedente lequilibrio storico fra popolazione e territorio è sul punto di collassare, in questi si può considerare già compromesso. La situazione è comune in ogni parte dItalia, tanto che è difficile associarla a specifiche caratteristiche geografiche o economiche: è frequente nella pianura lombardo-piemontese come nellAppennino meridionale, nelle aree centrali di Umbria e Toscana come nella Sicilia interna. Infine, le situazioni più critiche – dove coesistono alte densità extraurbane e forte pressione della domanda di nuova edificazione – si rilevano, naturalmente, nelle aree metropolitane, che sono per definizione i luoghi in cui è massimo limpatto esercitato dalle attività umane sul territorio, ma anche in gran parte delle aree dinsediamento del modello di sviluppo economico della cosiddetta Terza Italia (pianura emiliano-veneta e litorale adriatico), la cui sostenibilità dovrebbe essere finalmente oggetto di una seria riflessione. Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010

20 Linformazione statistica per la conoscenza del territorio e il supporto alle decisioni Roma, 16/6/2010


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