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LE NUOVE POVERTA’ Documento di sintesi Roma, maggio 2012 1 1.

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Presentazione sul tema: "LE NUOVE POVERTA’ Documento di sintesi Roma, maggio 2012 1 1."— Transcript della presentazione:

1 LE NUOVE POVERTA’ Documento di sintesi Roma, maggio 2012 1 1

2 Gruppo di lavoro Matilde Callari Galli (Coordinamento Scientifico)
Gian Luigi Bovini Alessandro Caspoli Gabriella Cioni Davide Conte Francesca Crivellaro Giovanna Guerzoni Danielle Londei Giuseppe Scandurra Siriana Suprani Leonardo Tancredi

3 Progetto di ricerca: introduzione
“Che significato hanno i concetti di nuove povertà, nuovo disagio, nuove marginalità urbane?” Per riuscire a dare una risposta a queste domande è stato impostato un percorso di ricerca “ibrido”: ricerca qualitativa di tipo etnografico e dall’altro l’analisi delle statistiche “pure e spurie”. DOMANDE DI RICERCA quale il significato di nuova marginalità urbana? in che senso essa colpisce uomini e donne che per la loro storia familiare e/o per i loro progetti di vita credevano, sino a poco tempo fa, di essere al riparo dal rischio povertà? quali attori sociali sono a più rischio di altri?

4 Progetto di ricerca: attività svolta
FOCUS GROUP MARZO 2011: 2 hanno coinvolto due distinti gruppi composti da una decina di utenti dei servizi ciascuno; APRILE 2011: 3 hanno coinvolto gli operatori dei servizi – pubblici e del Privato Sociale – del territorio (operatori dei Servizi di Prima Accoglienza; operatori dei Servizi di Seconda Accoglienza; operatori dei Servizi che si occupano di giovani) . INTERVISTE APRILE-NOVEMBRE 2011: rivolte ad interlocutori privilegiati e si sono focalizzate sul tema del lavoro, del sociale, dell’economia, dell’educazione, della casa e sul tema giudiziario.

5 Progetto di ricerca: processo di ricerca

6 Posizionamento della nostra ricerca
FONTI UTILIZZATE: studi nazionali (ISTAT, Ministeri dell’Interno e dell’Istruzione, Caritas e Fondazione Zancan); approfondimenti e report locali (Comune Di Bologna, Provincia Di Bologna, Regione Emilia Romagna , Approfondimenti De Il Sole 24 Ore); studi realizzati dalle realtà associative locali che hanno collaborato alla ricerca nella fase di approfondimento di tipo qualitativo.

7 Giacimenti informativi opachi/1
Come altre ricerche svolte con metodologie diverse in altre città, anche la nostra ricerca conferma la necessità di una revisione profonda dei meccanismi del welfare, soprattutto a nostro parere indica che dobbiamo guardare con occhi nuovi il fenomeno “povertà”, dobbiamo cercare nuovi strumenti per individuare le dinamiche dell’emergere dei bisogni oltre che nei gruppi sociali che da anni lo vivono in gruppi che sono oggi esposti ad essa come non lo erano mai stati in passato. Per realizzare la ricerca si è fatto riferimento a due differenti tipologie di dati: statistiche ufficiali che hanno costituito lo sfondo della nostra ricerca, “giacimenti informativi opachi” - abbiamo seguito per alcuni mesi le dinamiche di gruppi di dati che abbiamo definito “giacimenti informativi opachi”. Per l’analisi dei “giacimenti informativi opachi” ci siamo cioè rivolti a dati qualitativi e quantitativi che sono raccolti e utilizzati all’interno di alcune strutture che intervengono sul fenomeno “povertà”; e spesso sono raccolti con costante periodicità e sistematicità. Tuttavia non sono messi in rete tra di loro, alcuni non sono direttamente ed esplicitamente collegati alle dinamiche dell’impoverimento, tutti solo saltuariamente sono utilizzati dalle “banche dati ufficiali”.

8 Giacimenti informativi opachi/2
La ricchezza di informazioni ottenuta dalla analisi di fonti pure e spurie, istituzionale e non, qualitative e quantitative che sono state raccolte nel corso della ricerca ci offre non una ma mille indicazioni di innovazioni che devono essere rielaborate e messe a sistema: da qui l'idea che la prima azione da porre in essere come rinnovate politiche sociali è quella di “sfruttamento dei giacimenti informativi”. Le strutture che abbiamo seguito sono diverse, unificate solo dal fatto che in modi diversi e con finalità anche diverse, sono a contatto con l’impoverimento cittadino: Centri di ascolto di associazioni e di gruppi sia cattolici che laici, Dormitori pubblici, mense caritatevoli, Uffici di collocamento, Agenzia “Obiettivo lavoro”, il Servizio per adolescenti “Spazio giovani” ARCI Emilia-Romagna, Sezione del tribunale civile di Bologna che si occupa di sfratti, Ufficio dei pegni della Banca del Monte di Bologna

9 In sintesi: vecchie/nuove povertà
VECCHIE POVERTA’ senza fissa dimora immigrati senza permesso di soggiorno carcerati tossicodipendenti donne sole che devono mantenere figli minorenni working poor NUOVE POVERTA’ giovani in cerca di prima occupazione lavoratori precari con retribuzioni non sufficienti giovani fra i 15 ed i 18 anni espulsi dalla scuola e dalla formazione minori non accompagnati operai in cassa integrazione disoccupati uomini e donne non più competitivi sul mercato del lavoro vittime della tratta

10 Appunti per definire la nuova povertà
la discontinuità del lavoro condizione la quotidianità di vita (p.e. consumi) al pari di scelte fondamentali (p.e. acquisto della casa); mutamenti nel modello di interazione sociale della contemporaneità, fortemente caratterizzato, soprattutto nei centri urbani, da una frammentazione progressiva che colpisce istituzioni e gruppi consolidati da secoli, alcuni come la famiglia addirittura da millenni; nomadismi, migrazioni, pendolarismi quotidiani, i nuovi contesti urbani con la loro incapacità a generare posti di lavoro sufficienti, le difficoltà di risolvere nelle città – a livello cioè locale - i problemi che la globalizzazione genera”; atti caritatevoli che cadono nell’indifferenza, quando non nell’irritazione di chi vorrebbe dimenticare l’esistenza della povertà, di chi imputa a colpe personali la sconfitta economica e sociale, sembrano agire solo per alleviare momentaneamente disagi e difficoltà”.

11 Vulnerabilità sociale multidimensionale
Redditi insufficienti; Problemi di natura psichica; Problemi relazionali e intra-familiari ! Necessità di interventi personalizzati da parte delle istituzioni del welfare e necessità di una maggiore integrazione fra pubblico e privato sociale

12 La questione abitativa
dal 2001 al 2010 gli sfratti emessi nella provincia di Bologna sono aumentati del 120% , passando da 779 a 1.718; gli sfratti per morosità sono più che triplicati, aumentando del 220% (da 490 nel 2001 a nel 2010) e presentando un ritmo quasi doppio rispetto al generale andamento degli sfratti nel 2010 Bologna rappresentava la 13ma provincia italiana per numero di provvedimenti di rilascio forzato degli immobili ad uso abitativo; una famiglia su 272 era interessata nel 2010 da un provvedimento di sfratto: il dato è in linea con quello regionale (1 su 275) ma nettamente al di sopra del dato nazionale (1 su 380). [fonte: Report “Bologna Social Housing” curato dalla Provincia di Bologna e che riprende i dati resi pubblici dal Ministero dell’Interno (Gli sfratti in Italia: andamento delle procedure di rilascio di immobili ad uso abitativo, Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno, I quaderni della documentazione n°2/2011)]

13 Attori esposti a rischio di povertà
Fascia anni : giovani in cerca di prima occupazione o che hanno trovato situazioni lavorative temporanee, precarie o sottopagate; giovani che non hanno un percorso scolastico e formativo adeguato alle richieste del mercato; e ancora gli iscritti a facoltà dell’Università bolognese che abbandonano gli studi nei primi anni della frequenza; Fascia anni: il 17% dei giovani che frequentano un istituto di grado superiore a Bologna registra il fallimento nel passaggio dalla prima classe delle scuole secondarie (NB: rischio drop out); Stranieri (1) - presenza crescente e in taluni casi prevalenza di stranieri; Stranieri (2)- la presenza presso i servizi è spia anche del venir meno della coesione delle comunità originarie che sino a qualche tempo fa li sostituiva. Stranieri (3): la maggioranza di loro sono privi di permesso di soggiorno o non sono residenti nella nostra città ma stanno aumentando gli stranieri che pur avendo il permesso di soggiorno sono disoccupati o hanno occupazioni precarie e a basso reddito.


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