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Visita alla peschiera di Feraxi 10-04-2006 1^ B - 2^ B.

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1 Visita alla peschiera di Feraxi 1^ B - 2^ B

2 Dove siamo andati

3 Lo stagno visto dal satellite

4 Particolare del lavoriero

5 Come si è formato lo stagno di Feraxi
Dove ci troviamo Ci troviamo sulla costa sud orientale della Sardegna, nella zona denominata “Sarrabus”. Lungo questa costa sono presenti numerosi stagni originatisi da foci di fiumi sbarrate in modo più o meno completo dall’accumularsi di sedimenti e detriti lungo il litorale. Il regime torrentizio dei corsi d’acqua, la diminuzione della loro portata durante periodi siccitosi, fa sì che nel periodo estivo, e a volte anche in quello invernale, i corsi d’acqua non abbiano energia sufficiente ad aprirsi un varco nel cordone sabbioso, generato dalla deposizione di materiale fluviale e marino, e quindi l’acqua invade il territorio dietro il cordone sabbioso (depressione di retrospiaggia). I bacini presenti lungo la costa del Sarrabus, importanti per i loro aspetti naturalistici, ma anche per la loro utilizzazione a scopi produttivi, sono la peschiera di San Giovanni (vecchia foce del Flumendosa), la peschiera di Colostrai e quella di Feraxi, originatesi dalla foce del rio Picocca e del rio Corr’e Pruna. La depressione di retrospiaggia è stata invasa dalle loro acque che hanno dato luogo allo stagno di Colostrai a nord del fiume e allo stagno di Feraxi a sud di esso. Le lagune costiere sono ambienti di transizione tra le acque dolci continentali ed il mare. Le acque dolci, entrando in laguna apportano i nutrienti, soprattutto sostanze minerali indispensabili per la vita dei vegetali che costituiscono il primo anello della catena alimentare. Attraverso la bocca a mare o canale di marea, la laguna è collegata non solo idraulicamente, ma anche biologicamente al mare. L’acqua di mare, entrando in laguna apporta il plancton e le forme giovanili dei pesci (montata) che in laguna svolgono gran parte del loro ciclo vitale. Attraverso la bocca a mare avviene anche la migrazione di specie eurialine adulte che ritornano in mare o per stimoli riproduttivi (la maggior parte dei pesci lagunari non si riproduce in laguna), o di sub adulti per avverse condizioni ambientali.

6 La qualità delle acque della laguna dipende dagli scambi idrici che avvengono attraverso la bocca mare (canale di marea) grazie alla quale si hanno gli afflussi marini e i deflussi lagunari (ricambiano) che si verificano in corrispondenza del fenomeno della marea. La marea è un movimento periodico delle acque del mare, che si alzano e si alzano e si abbassano alternativamente nell’arco della giornata dovuto alla forza di attrazione esercitata dalla luna e dal sole sulla terra e quindi anche sulle masse oceaniche. Le maree sono particolarmente accentuate durante le fasi di plenilunio e di novilunio perché sole terra e luna sono allineati, le forze di attrazione si sommano e determinano una forte attrazione sulle masse d’acqua. L’ampiezza della marea non è uguale dappertutto. Mari piccoli come il Mediterraneo hanno maree misurabili in centimetri. Da noi la marea varia ogni sei ore circa e ha una escursione media di trenta centimetri. La maggior parte delle lagune ha acque poco profonde e quindi influenzate delle temperature e dai venti, inoltre gli apporti di acqua dolce e marina influenzano le condizioni mesologiche quali la temperatura, la salinità, l’ossigeno disciolto che pertanto non sono costanti ma piuttosto variabili. Le lagune, se ben gestite sono ecosistemi molto produttivi, dove il pescatore non è più solo raccoglitore ma è diventato allevatore (acquacoltore) Lo stagno di Feraxi si trova nel comune di Muravera da cui dista circa km 17. è formato dalle foci del rio Picocca e del rio Corr’e Pruna. VI si accede dal km 48.1 della strada statale n° 125 da cui dista km 7 percorribili su strada comunale. Si trova in territorio agricolo. Ai fini di pesca è in concessione alla Cooperativa Pescatori Feraxi. Lo stagno ha attualmente una morfologia che non è quella naturale, infatti lo stagno per essere recuperato all’attività di pesca ha subito notevoli trasformazioni attraverso lavori di bonifica che hanno comportato scavo di canali circondariali, approfondimento di zone interrate, creazione di una bocca a mare stabile di comunicazione con il mare, arginatura del fiume e creazione di chiaviche per la regolamentazione dell’acqua dolce. Attualmente lo stagno ha una superficie di 70 ha. Il fondale è sabbioso e fangoso, con una profondità media di 1 metro e massima di 3 metri. Comunica con il mare attraverso una bocca artificiale protetta da un’imponente scogliera anch’essa artificiale. Feraxi riceve le acque dolci dai due rii da cui trae origine, il cui afflusso può essere regolato per mezzo di chiaviche.

7 Come è fatta la peschiera e cosa si alleva Le gabbie per l’allevamento
L’allevamento dei pesci viene svolto in strutture in legno che sono delle gabbie, costituite da pali in legno, ai vertici, delle strutture di polistirolo che fungono da galleggianti; il sacco di rete si trova a una certa distanza dal fondo. Si forma così una specie di vasca in cui le pareti e il fondo sono costituite da una rete dove l’acqua passa costantemente. Vengono allevati spigole e orate; il novellame, cioè i piccoli pesci, quando ha una grandezza di circa 3 – 4 grammi, viene acquistato dalle avannotterie che sono quelle strutture in cui avviene la riproduzione artificiale dei pesci. Partendo dalle uova, si ottengono i piccolini che vengono fatti crescere in vasca. Quando poi hanno raggiunto la dimensione per poter vivere in una laguna o in altro impianto di acquicoltura, queste forme larvali vengono vendute. Qui in Sardegna, non ci sono avannotterie, quindi, per il momento vengono acquistati in continente, quindi gli avannotti arrivano con particolari camion che hanno delle vasche munite di ossigenazione dove l’acqua viene controllata costantemente, vengono avvicinate le gabbie grandi al bordo della laguna, vengono messi i pesciolini e poi portati nella laguna. Le gabbie per l’allevamento

8 Il nutrimento dei pesci
I pesci chiaramente non possono nutrirsi di quello che c’è normalmente nella laguna, perché anche se nell’acqua ci sono piccoli organismi, l’alimento non è sufficiente. E’ compito quindi del pescatore fornire giornalmente l’alimento. Il mangime è formulato apposta per i pesci, è costituito da una parte vegetale e da una parte animale e comunque è sempre fatto da scarti di pesca e di dimensioni crescenti come crescono i pesci; inizialmente sarà piccolino e via via si dà un mangime sempre più grande. Ha una colorazione e un odore appetibile per i pesci e scende lentamente, in modo che i pesci abbiano il tempo di mangiarlo. I pescatori danno questo mangime due volte al giorno, la mattina presto e il primo pomeriggio. L’allevamento dura circa quindici mesi, in primavera e agli inizi di luglio il pesce viene pescato e venduto.

9 Cosa si alleva Pesci Ostriche Vongole Mitili

10 I pesci Orate Spigole Altri pesci Caratteristiche generali
I pesci sono dei vertebrati, cioè presentano una colonna vertebrale, e hanno uno scheletro osseo. La scienza che studia i pesci si chiama ittiologia. Il mezzo in cui vivono è l’acqua, il mezzo di locomozione sono le pinne che sono di diverso tipo:pinne dorsali, che possono essere divise in due gruppi oppure unite,formate da raggi spinosi e molli;pinna caudale, che serve al pesce sbattendola da una parte all’altra per muoversi nell’acqua;pinne pettorali, che sono pari,una per ogni lato e la pinna anale. La pelle del pesce è viscida perché è rivestita da ghiandole che secernono una sostanza che si chiama mucina, che a contatto con l’acqua si trasforma in muco, ed ha la funzione di protezione. La pelle è rivestita da placchette ossee che si chiamano squame che proteggono la cute del pesce. I pesci respirano con le branchie, costituite da tante lamelle, sono di colore rosso, perché circola il sangue. Le branchie sono situate vicino al capo e sono protette da due coperchietti mobili, gli opercoli, che si sollevano e si abbassano rapidamente permettendo lo scambio di ossigeno e anidride carbonica fra l’acqua (che entra dalla bocca ed esce dalle fessure branchiali) e il sangue. Vi sono pesci carnivori, onnivori ed erbivori. Le differenze tra un pesce carnivoro ed erbivoro si notano sia osservando la struttura dell’intestino, sia osservando la dentatura. I pesci sono animali a sangue freddo, cioè eterotermi; ciò significa che la temperatura del loro corpo cambia in rapporto alla temperatura dell’ambiente esterno: quando l’acqua è fredda la temperatura corporea dei pesci si abbassa, quando è calda aumenta. Orate Spigole Altri pesci La riproduzione Ecosistemi marini

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12 La riproduzione dei pesci
I pesci presenti nel mare entrano una volta all’ anno nella laguna per riprodursi. Però non tutte le uova riescono a sopportare le condizioni dell’ acqua della laguna (temperatura, salinità, ecc…) e quindi muoiono. La riproduzione dei pesci è esterna: le femmine adulte emettono i ferormoni e i maschi capiscono che è pronta a riprodursi. Mentre nuota i maschi la corteggiano e si sfregano fianco contro fianco, in questo modo avviene la fecondazione. Un pesce produce di uova e solo 100 diventano adulti e si riproducono. Nelle uova c’è il piccolo. Le uova contengono l’ albume e il tuorlo; quest’ultimo serve a nutrire il piccolo embrione. Quando il piccolo ( di 3 mm) esce dall’ uovo, un po’ di tuorlo rimane al suo interno in attesa che si formi la bocca. Quando il pesce ha la bocca si nutre di cellule di fitoplancton. Quando i pesci pesano meno di 450 gr. Non hanno ancora il sesso ben de finito e si dice che sono avannotti. Quando sono abbastanza grandi e hanno raggiunto quel peso diventano maschio o femmina però, quando diventano adulti, come si fa a capire se sono maschi o femmine? Per capirlo bisogna premere la pancia del pesce e, se ne esce un liquido bianco(gli spermi) si capisce ce è un maschio.

13 Stadi larvali

14 Orata Nome scientifico: Sparus aurata (Linneo, 1758)
Nome sardo: Cagnina, Canina, Canina de stanni, Carina, Corina, Caniottu. L’orata è un pesce dal corpo ovale con testa appiattita; si distingue dalle altre specie di Sparidi per la fascia dorata, da cui prende il nome, molto evidente sul capo; sul margine superiore dell’opercolo c’è una grande macchia bruna. La colorazione del dorso è grigio chiaro, i fianchi sono argentei con strisce brune e giallastre alternate. L’orata vive isolata o in branchi non molto numerosi; è una specie ermafrodita, per i primi 1-2 anni di vita si comporta da maschio, dopo due anni diventa femmina. Questo fa sì che gli individui intorno ai cm siano di regola maschi, mentre quelli di taglia superiore sono femmine. Si nutre di molluschi e crostacei che riesce a triturare grazie a sviluppati denti molariformi, come balani e gasteropodi, ma si ciba anche di alghe. Si riproduce fra ottobre e dicembre, quando la temperatura dell’acqua è compresa tra i 14 e i 16° C. Può superare i 5 Kg di peso e arrivare ad una lunghezza massima di 70 cm; può vivere fino a 20 anni. Dove vive Vive lungo la fascia costiera, in prevalenza su fondali sabbiosi o in praterie di Posidonia, a profondità che raggiungono circa 100 m. L’orata è diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo e nell’Atlantico orientale, dalle Isole Britanniche alle Isole di Capo Verde. E’ una specie eurialina, che abita anche le lagune e gli stagni costieri, dove generalmente migra all’inizio della primavera per rimanervi fino all’inizio dell’inverno; poi torma in mare e per il periodo della riproduzione abita in acque più profonde. I giovani vivono in gruppo, mentre gli adulti cacciano isolati, soprattutto in estate e lungo le coste rocciose.

15 Come si pesca Quantità modeste d’orate vengono pescate in mare con reti da posta, reti a strascico e con i palangari. Questa specie è oggetto di allevamento intensivo ed estensivo, in acque marine e salmastre: l’orata viene ampiamente allevata in tutta la nostra penisola principalmente in Alto Adriatico, in Toscana e in Sardegna, nelle valli, in vasche e in mare aperto. Le orate allevate in gabbie a mare hanno un sapore migliore. I migliori allevatori contrassegnano ogni singola orata apponendovi un marchio sulla testa; ciò permette, una volta consumato, di ritrovare il prodotto con le stesse caratteristiche. Come si consuma L’orata è considerata uno dei pesci di maggior pregio sul mercato; le sue carni sode e delicate sono apprezzate non solo per il sapore, ma per il fatto di aver pochissime lische. Gli esemplari d’allevamento presenti sui mercati sono lunghi circa cm. L’orata ha un sapore diverso in relazione all’ambiente dove è vissuta e all’alimentazione; le migliori sono quelle di valle e quelle di stagno perché si alimentano in ambienti naturali, con cibo vario ed abbondante. Si differenziano per la sapidità delle carni, essendo quelle di valle più delicate e con gusto morbido, mentre quelle di stagno, vivendo in ambienti a volte più salati, hanno un sapore più deciso. Le orate d’allevamento hanno prezzi diversi in relazione alla taglia (le più grandi costano di più) ed alle condizioni d’allevamento: un’alimentazione con un eccesso di grassi porta ad una crescita più rapida ed ad un gusto forte che non è sempre apprezzato. Per questo motivo è opportuno conoscere la provenienza dell’orata, privilegiando i produttori che contrassegnano il loro prodotto.

16 Spigola Nome scientifico: Dicentrarchus labrax (Linneo, 1758)
Nome sardo: Lupo, Lupu, Lupus, Arranassa, Arrangiala, Arranzolu, Sperritu La spigola è un pesce dal corpo robusto e allungato che può raggiungere 1 metro di lunghezza e un peso di 10 Kg; il muso è appuntito, la bocca è grande e la mandibola, munita di denti aguzzi, è leggermente prominente; sull’opercolo ci sono due spine. Ha il dorso scuro e il ventre bianco ed i fianchi argentei; si distingue dai cefali, simili per forma e colorazione, per l’incisione della bocca che arriva all’altezza dell’occhio e le pinne dorsali situate l’una vicino all’altra. Una specie simile, la spigola puntata (Dicentrarchus punctaus), si distingue facilmente per avere numerose macchie nere sul corpo. Negli adulti il colore di base è argenteo, negli avannotti il dorso ed i fianchi sono ricoperti di punti neri (cromatofori). E’ un pesce solitario da adulto e gregario da giovane; è un veloce predatore che si nutre di pesci, soprattutto latterini, crostacei e cefalopodi. La riproduzione avviene nei mesi invernali, tra gennaio e marzo: dalle uova dopo soli tre giorni d’incubazione si schiudono le piccole larve. Dove vive La spigola è un pesce che vive su fondali di vario tipo e, tollera sbalzi di salinità, penetra spesso nelle lagune ed è in grado di risalire i fiumi È diffusa in Mediterraneo, nell’Oceano Atlantico orientale e in Mar Nero. La spigola vaga da sola o in gruppo lungo la costa rocciosa predando soprattutto nelle ore notturne; questa specie è fra le prede più ambite dai pescatori sportivi.

17 Come si pesca La spigola viene pescata con reti da posta, lavorieri e tremagli, ma anche con lenze e raramente con reti a strascico. E' considerata una delle specie più pregiate ed è oggetto d’allevamento intensivo (vasche e gabbie) ed estensivo (lagune e valli) in acque marine e salmastre, anche a bassa salinità. I lavorieri sfruttano le migrazioni delle spigole tra le acque delle lagune ed il mare. Negli impianti di produzione, grazie ai mangimi e all’opportunità di allevare i pesci a temperature più elevate, è possibile avere spigole di taglia commerciale o da porzione intorno ai 350 grammi dopo due anni dalla schiusa delle uova. I principali poli produttivi sono nell’Alto Adriatico, nella laguna d’Orbetello e negli stagni sardi. Come si consuma La spigola è uno dei pesci più ricercati per l'ottima carne. E’ un pesce bianco, come l’orata, il rombo ed il San Pietro; per il pesce bianco d’alta qualità, la preparazione al cartoccio o arrosto è la migliore. In Veneto la spigola viene utilizzata per i risotti, con una foglia d’alloro ed uno spicchio d’aglio. La spigola viene commercializzata fresca e congelata. Possiamo distinguere diverse tipologie di spigole: le spigole selvatiche, che vivono in mare e sono pescate in piccole quantità sia dalla pesca sportiva, sia con ami e reti da posta in modo professionale, sono di ottima qualità, anche se il sapore è diverso da una zona all’altra. Le spigole che vivono nelle lagune, valli da pesca e stagni sardi hanno un’alimentazione naturale e sono catturate quando tornano al mare per la riproduzione. Sono ottime e hanno sapore diverso in funzione della salinità delle acque: sono molto delicate quelle delle valli a bassa salinità e hanno un gusto più saporito quelle degli stagni sardi. Vi sono poi le spigole allevate le cui caratteristiche organolettiche dipendono dall’ambiente dove si allevano (vasche in terra, vasche in cemento o gabbie in rete), dal tipo ed intensità di alimentazione, dalla densità dei pesci nelle vasche e dalla dimensione. Ciò spiega perché le spigole di allevamento possono avere prezzi diversi. Si sta percorrendo strada in diversi produttori l’esigenza di marcare ogni singolo pesce per dare al consumatore la possibilità di individuare la provenienza del prodotto.

18 Ostrica Nome scientifico: Ostrea edulis (Linneo, 1758)
Nome sardo: Ostrica, Ostioni, Ostioni burdu, Ostrica burdu, Campa. L’ostrica è un mollusco bivalve con conchiglia esterna composta da due valve che hanno una forma variabile; generalmente sono tondeggianti e vengono tenute assieme da una sorta di cerniera. La conchiglia è circolare, rugosa e ineguale; l’interno delle valve è liscio e di colore bianco, formato da materiale madreperlaceo. Esternamente la conchiglia è grigia, con macchie brune e viola. Può raggiungere al massimo il diametro di 15 cm, ma è molto comune trovarla attorno ai 6-9 cm. L’ostrica possiede organi sessuali sia femminili che maschili e alterna le due fasi a seconda dell’ accrescimento e della stagione. La riproduzione ha luogo nei nostri mari nel periodo tra la primavera e l’ autunno, con un massimo in giugno e luglio. Dove vive L’ostrica vive sui fondali costieri, fino ad una profondità di 40 metri, appoggiata sul fango o attaccata alle rocce. Vive in gruppi numerosi. Le ostriche concave sono più robuste, vivono in ambienti con forti variabilità dei parametri delle acque e vengono allevate soprattutto in Francia.

19 Come si alleva L’ostrica utilizzata ai fini dell’acquacoltura è l’ostrica giapponese perché ha una crescita molto più veloce. Anche in questo caso le ostriche vengono acquistate quando sono molto piccole, vengono sistemate dai pescatori in gabbie dove si accrescono per circa un anno, vivono all’interno di una conchiglia fissa ad un substrato. Le ostriche possiedono una particolare ghiandola detta “ghiandola del cemento” e quando sono ancora larve, producono questa sostanza che fa si che una valva si cementi al substrato, che può essere una roccia o qualsiasi altra cosa , e da lì non si muovono. Pur non muovendosi riescono ad alimentarsi perché sono filtratori, cioè filtrano l’acqua dove è presente il plancton muovendo le branchie filamentose e creando un movimento tale che l’acqua passa dalla bocca all’apparato digerente e il plancton ed ogni altro materiale organico viene trattenuto. Come si consuma Le ostriche tonde sono più pregiate di quelle allungate, avendo un gusto più armonico e meno forte; quelle concave (strette e lunghe) sono meno pregiate e di conseguenza vanno pagate meno delle ostriche piatte. Al momento dell’apertura della conchiglia l’ostrica deve essere viva, cioè reagire quando la sì tocca. Le ostriche devono essere vendute in confezioni sigillate, con indicata la data di raccolta ed il centro di spedizione che è la struttura responsabile della qualità dell’ostrica. Diffidate dal comprare ostriche sfuse: potrebbero provenire da acque inquinate e causarvi disturbi intestinali. Le carni sono ottime crude con succo di limone generalmente come antipasto quando il mollusco è ancora giovane.

20 Vongola Nome scientifico: Chamelea gallina (Linneo, 1758)
La vongola è un mollusco bivalve dalla conchiglia robusta formata da due valve uguali dalla forma arrotondata. Esternamente la conchiglia è bruno chiara, giallo-grigiastra, con raggi punteggiati, striati o composti da linee punteggiate o a zig-zag. All’interno il colore delle valve è bianco o giallastro e la conchiglia è liscia. La vongola, come pure gli altri bivalvi, è un mollusco filtratore; si nutre di tutto ciò che è presente nell’acqua di mare dove è pescata (piccoli organismi vegetali o animali) per mezzo di due appendici chiamate “sifoni”. Specie simili a questa sono i due tipi di vongola verace (Ruditapes decussatus) e la vongola verace filippina (Tapes philipphinarum), ed il longone (Venerupis aurea), diverse per dimensioni, per le caratteristiche esterne ed interne della conchiglia. È riconoscibile per la forma meno allungata, per la minore dimensione e per i cerchi meno serrati della superficie esterna delle valve. La taglia massima che raggiunge è 5 cm, ma le dimensioni delle vongole pescate variano tra 2,5 cm e i 3,5 cm. La riproduzione avviene in primavera dopo il primo anno di vita: la larva che si sviluppa dopo la fecondazione esterna conduce vita planctonica per le prime due settimane, e poi s’insedia sul fondo. I consorzi d’autogestione delle vongole regolano lo sforzo di pesca e l’entità di prelievo di questa risorsa.

21 Dove vive La vongola vive infossata nei fondali sabbiosi o sabbio-fangosi della costa, in genere fino a 12 m di profondità, lasciando sporgere solamente i sifoni, organi che gli servono per filtrare l’acqua ricca di sostanze organiche in sospensione. La granulometria del fondo in cui vive è fine ed omogenea. La vongola vive aggregata in banchi in Mediterraneo, Mar Caspio e in Atlantico orientale; in Italia è presente soprattutto in Adriatico e nel basso e medio Tirreno. Come si pesca La vongola viene pescata in modo professionale dalle gongolare: queste barche hanno una draga idraulica o turbosoffiante che penetra per qualche centimetro nel fondo sabbioso e, strisciando, cattura tutti gli organismi presenti in quel tratto di sabbia. L’avanzamento della draga è facilitato da un getto d’acqua che sospende il sedimento man mano accumulato, mentre le vongole rimangono all’interno della griglia di metallo a forma di parallelepipedo. La taglia commerciale è di 2,5 cm. La vongola non è allevata, ma ne viene gestita la raccolta dai pescatori riuniti in Consorzi.

22 Mitilo o cozza mitilicoltura
Nome scientifico: Mytilus galloprovincialis (Lamarck, 1819) Nome sardo: Cocciuta de niacara, Cozzula niudda, Muscula niudda Il mitilo è un mollusco bivalve dalla forma allungata dotato di una conchiglia di color nero-violaceo; le valve sono bombate, uguali, di forma quasi triangolare e presentano sottili striature concentriche. All’interno il colore è viola-madreperlaceo e questo può variare in relazione al ciclo riproduttivo e al sesso. La riproduzione avviene a fine inverno e in autunno, quando le acque raggiungono i 15°C. La colorazione degli individui maschili è bianco-giallastra, quella degli individui femminili tende al giallo-arancio. Il corpo del mitilo è molle, completamente rivestito dai lobi del mantello. Questo è violetto o violetto porpora e comprende gli organi interni: branchie, cuore, centri nervosi , intestino, muscoli adduttori, organi riproduttivi, sifone inalante ed esalante e stomaco. Dal guscio escono filamenti bruni assai robusti, chiamati bisso, mediante i quali l’animale si fissa alle rocce o ad altri sostegni. Le valve si chiudono grazie ad una cerniera che è un legamento elastico, stretto, allungato, di colore brunastro. mitilicoltura

23 La cozza è un animale filtratore che si nutre di plancton e particelle organiche in sospensione. La vita media di questa specie è di 4 anni. Il mitilo può raggiungere la lunghezza di 11 cm, ma di regola sui mercati lo si trova di 6 cm; l’accrescimento dei mitili è più rapido in Adriatico rispetto agli altri mari italiani. Dove vive Il mitilo vive attaccato alle rocce o a substrati duri per mezzo del bisso, quel filamento o ciuffetto che vediamo uscir fuori lateralmente dalle valve dell’animale; questa struttura filamentosa gli impedisce di venir spazzato via dalle forti mareggiate. La cozza vive in golfi e vicino alla costa in aggregati molto numerosi. E’ comune in Mediterraneo, Mar Nero e in Oceano Atlantico

24 Mitilicoltura I molluschi che interessano l’acquacoltura nel mondo sono i Bivalvi. Questi animali sono filtratori, inseriti nella catena trofica a livello di consumatori primari e si alimentano soprattutto di fitoplancton. Tuttavia questo meccanismo alimentare può rappresentare un pericolo per la salute umana in quanto i molluschi possono ingerire e conservare alghe tossiche o organismi patogeni, usualmente presenti in ambienti marini. I Bivalvi, dunque, devono essere sottoposti ad un processo di depurazione per eliminare i microrganismi patogeni, tanto più necessario se nella zona di allevamento sono presenti scarichi civili, agricoli o industriali. In ogni caso, i rischi di contrarre malattie sono legati al consumo di molluschi crudi. Generalità sull’allevamento: un impianto avviato può produrre alcune centinaia di quintali di giovani mitili all’anno, provenienti dagli animali che si riproducono naturalmente durante il ciclo riproduttivo. Gli animali vengono stoccati per la prima fase di allevamento in calze di rete di nylon.

25 Il ciclo di riproduzione può essere schematizzato nel modo seguente:
I FASE- reperimento ed innesto del novellame in calze di rete (5-6 kg ) e allevamento per circa 3 mesi; II FASE- raccolta delle calze ( peso ) per il diradamento; nuovo innesto e allevamento per circa 3 mesi; III FASE- raccolta delle calze per il secondo diradamento; nuovo innesto per allevamento per circa 3 mesi; IV FASE- raccolta delle calze per il terzo diradamento; nuovo innesto per allevamento per circa 2 mesi; Ogni diradamento prevede la preparazione di nuove calze. In genere un ciclo di allevamento produce 10 volte il peso del novellame di partenza. La taglia commerciale è di 6-8 cm e viene raggiunta alle nostre latitudini dopo circa mesi di allevamento.

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27 La lavorazione delle cozze
N.B. Queste foto si riferiscono ad una precedente visita guidata del 2004.

28 Abbiamo visto anche questi pesci TRIGLIE CEFALI ANGUILLE GHIOZZI

29 Triglia Nome scientifico Mullus surmuletus (linneo,1768)
Sardegna Triggghia birdu, trigghia de scogliu, triglia arrubia È un pesce di piccola taglia, che può raggiungere una lunghezza di circa 40 cm e varia comunemente tra i 20 e i 25 cm. Le femmine raggiungono una dimensione maggiore ha due pinne dorsali distinte , la bocca piccola e protrattile, dalle cui estremità partono due appendici (barbigli)che vengono utilizzate per la ricerca del cibo sul fondo e che , in riposo stanno nascosta in un solco . la colorazione che può variare da individuo ad individuo , è generalmente bruna o rossastra sul dorso rosa o arancia lungo i fianchi con tre o quattro bande longitudinali giallo-dorato e biancastre. È facile confodere tra loro le due triglie che vivono nei nostri mari: la triglia di scoglio, che ha bande scure sulla prima pinna dorsale e la triglia che ne è priva. Vive sui fondali rocciosi e occasionalmente su fondi sabbiosi e fangosi, a copertura vegetale, dalla riva fino a 400 m di profondità. Le uova e i primi stadi di vita si trovano in mare aperto. La triglia di scoglio differisce dalla triglia di fango per le abitudini meno gregarie, caratteristiche dei giovani. Gli adulti si nutrono di piccoli organismi che vivono sul fondo (crostacei, molluschi, echinodermi, policheti e piccoli pesci), mentre i giovani privilegiano piccoli crostacei.

30 Cefalo Nome scientifico Mugil cephalus (Linneo, 1758) Sardegna: Cefalu, Cefanu, Zefaru, Gevola, Lissa, Mannu Piscimannu, Muzzulli, Muzzulu mannu. Il cefalo è un pesce dal corpo cilindrico, più compresso in direzione della coda e con il capo allargato ed appiattito. Sul dorso sono presenti due pinne, la prima delle quali ha quattro raggi spinosi. Il colore del dorso è grigio, con riflessi azzurri e verdastri, mentre i fianchi hanno un colore più argentato. Le pinne hanno una colorazione giallastra. I cefali vivono su fondi rocciosi, sabbiosi e melmosi. Sono molto comuni sotto costa, nei porti, alla foce dei fiumi ed anche in mare aperto. Tutte le specie effettuano periodiche migrazioni tra il mare e le acque salmastre e dolci in cerca di condizioni più favorevoli (temperatura e alimentazione). Supportano variazioni di temperatura (euritermo) e di salinità (eurialino). La dieta base del cefalo, che si nutre di detriti, è composta di particellato organico, plancton vegetale e piccoli organismi (crostacei, molluschi e larve di insetti). Raggiunge la maturità sessuale a circa tre anni d’età. Negli stagni costieri della Sardegna gli animali sono catturati soprattutto con i lavorieri, trappole fisse che sfruttano le periodiche migrazioni che i cefali fanno tra mare e laguna, per ragioni termiche e scopi trofici e riproduttivi.

31 Anguilla Nome scientifico Anguilla anguilla(Linneo,1758)
Sardegna: Aguidda, Angudda grossa, Anguidduna, Ambidda, Ambiduna, Anghira, Filotrotta, L’anguilla ha un corpo allungato a forma di serpente, con la bocca provvista di minuscoli denti. La pinna dorsale è continua con la codale e l’anale, mentre le pinne pettorali sono molto corte e tonde. La pelle, viscida, produce abbondante sostanze muscosa. Il colore è bruno, verdastro, talora grigio scuro;il ventre è bianco e giallastro. L’anguilla si riproduce in mare ma vive per molto tempo (7 anni o più, nel caso dei capitoni) nelle acque salmastre, nei fiumi. È un predatore prevalentemente notturno che si nutre di larve di insetti, anellini, molluschi, crostacei, pesci e piccoli anfibi. La migrazione al mare per la riproduzione, detta catadroma, avviene in inverno, tra ottobre e gennaio; gli individui maturi sono detti anguille argentine. Per l’anguilla europea, è noto il centro di riproduzione del Mar dei Sargassi, al largo delle Bermuda; le larve, chiamate leptocefali, sono trasportate dalla corrente del Golfo fino alle coste europee, dove completano la metamorfosi e risalgono le foci dei fiumi. A questo stadio, sono trasparenti e note a pescatori e biologi col nome di ceche. La maturità sessuale è raggiunta quando i maschi misurano cm ed hanno 6-12 anni d’età e le femmine misurano almeno 40 cm ed hanno 9-20 anni. Il differenziamento sessuale ha inizio quando le anguille raggiungono una lunghezza di circa cm. In Italia la pesca si effettua soprattutto nelle valli del Nord Adriatico, nelle lagune e negli stagni costieri in Toscana, Sardegna, Puglia, per mezzo dei bertovelli e dei lavorieri. Queste trappole sfruttano la migrazione che gli individui sessualmente maturi effettuano in inverno per raggiungere il mare per riprodursi.

32 Ghiozzo Nome scientifico Padogobius nigricans Canestrini
Il ghiozzo comune (gobius niger) è diffuso, in prossimità delle coste, nel Mediterraneo e nell’Atlantico. Lungo fino a 15cm, ha corpo tozzo, bruno con striature verticali, ricoperto di piccole scaglie; testa allargata, occhi prominenti, bocca grande con labbra spesse. A primavera i maschi preparano un nido dove custodiranno sino alla schiusa le uova depostevi dalle femmine. Nelle acque salmastre e marine italiane sono presenti anche altri ghiozzi come il Gobius cobitis, il Gobius paganellus e il Gobius auratus. Nelle acque dolci dell’Italia settentrionale è diffuso il ghiozzo di Panizza (Gobius panizzai) detto anche gobione.

33 Ecosistemi marini Caratteristiche degli ecosistemi marini
La base della rete alimentare marina è il plancton, costituita sia da vegetali microscopici (Diatomee, Dinoflagellati ed altre alghe unicellulari) che da animali (di prevalenza piccoli crostacei, i Copepodi), anche essi di dimensione microscopiche ma maggiori di quelle del fitoplancton. Questo insieme di organismi vive sospeso nella massa d’ acqua in balia delle correnti. Il plancton può variare nell’ arco dell’anno la sua composizione e rappresenta il nutrimento di un gran numero di specie animali sia erbivore che carnivore. Tutti gli organismi marini morti cadono verso il fondo; durante questo periodo vengono mineralizzati da una ricca flotta di batteri, che trasforma di nuovo la materia organica in Sali nutritivi. Una parte di questo particellato organico raggiunge il fondo, dove costitiusce il nutrimento di numerose specie di invertebrati. Gli organismi che si nutrono di plancton vengono mangiati da altri invertebrati i quali, a loro volta, costituiscono il nutrimento di organismi più grandi (ad es. i crostacei) e di piccoli pesci che vengono, a loro volta, predati da pesi più grandi e così via.

34 I produttori primari del mare sono le alghe, piante semplici senza radici e senza foglie, che costituiscono il nutrimento di molti piccoli animali marini. Essi sono il primo anello della catena alimentare. Gli animali che si nutrono dei vegetali, e quindi in questo caso, delle alghe, sono i consumatori di 1° ordine (erbivori), o consumatori primari, e costituiscono il secondo anello della catena alimentare. Nel mare galleggia il plancton formato da pesciolini neonati, uova, larve, crostacei e piccoli organismi. Di essi si nutrono alcuni pesci più grossi, come le sardine. Essi appartengono al terzo anello della catena alimentare e per questo si chiamano consumatori di 2° ordine (carnivori). I consumatori di 3° ordine sono quelli che si nutrono dei carnivori più piccoli di loro, il tonno ad esempio si nutre di sardine. Al 4° ordine appartengono i grandi predatori, come lo squalo e l’ orca che si nutrono di tonni. Ma la catena alimentare non finisce qui! I detriti lasciati da escrementi, resti di piante e animali morti, vengono aggrediti da organismi microscopici che si chiamano decompositori, che li trasformano in una nuova fonte di nutrimento per le alghe. Qui la catena alimentare si chiude e il ciclo ricomincia

35 Catene alimentari zooplancton fitoplancton

36 Stadi di sviluppo del cefalo e della spigola

37 Stadi larvali

38 Zooplancton Keratella cochlearis (L. di Garda). 400X
Asplanchna priodonta (L. di Garda). 100X  Bosmina (Eub.) longicornis kessleri (L. di Garda). 100X Daphnia hyalina x galeata (L. di Garda). 100X

39 Fitoplancton Asplanchna priodonta (L. di Garda). 100X 

40 Gli attrezzi I BERTOVELLI
Sono nasse a forma di cono. La rete viene sostenuta da una serie di anelli di legno, o in ferro o in plastica, che hanno la funzione di tenere l’attrezzo teso per permettere l’entrata del pesce nella trappola. Il funzionamento dei bertovelli è analogo a quello delle nasse; il tipo di apertura, infatti, permette al pesce di entrare ma rende l’uscita impossibile. I bertovelli possono essere di varie dimensioni in relazione alla zona di impiego e sono, generalmente, calati in serie per aumentare le capacità di cattura. Principali specie catturabili: anguille, spigole, orate, cefali.

41 La Nassa Termini dialettali: bertovello, nixino, cannai, martovello, tofarello. Attrezzo tipico della pesca artigianale, la nassa è una trappola che si pone sul fondale. Solitamente al suo interno si introducono delle esche per attirare pesci, molluschi e crostacei. Possono essere realizzate con vimini, giunco o reti montate su intelaiature rigide in legno o ferro. Le nasse vengono costruite anche in materiale plastico la bocca di ingresso, a forma di imbuto, è generalmente fatta a mano, i rete o in fil di ferro. I pescatori, per battuta di pesca, calano più nasse contemporaneamente nelle zone stagionalmente frequentate dalle specie che si vogliono catturare. In questo caso le nasse non sono calate una per una ma unite tutte quante, a distanza conveniente, ad una corda chiamata madre o trave. Questo tipo di pesca è diffuso un po’ ovunque dato che per essere praticato richiede bassi costi di investimento. Principali specie catturabili: con le nasse si catturano seppie, polpi, aragoste, granchi, gamberi e triglie.

42 Le reti da posta Si tratta di reti lasciate in mare, nell’attesa che il pesce vi rimanga impigliato. Vengono solitamente distinte in fisse e ferrettare. Le reti fisse sono calate sul fondo marino e ancorate ad esso. Sono caratterizzate da fili sottili e flessibili che ammagliano il pesce e non lo lasciano fuggire. Secondo il tipo di armamento utilizzato possono essere a tramaglio e ad imbrocco. Il tramaglio è formato da tre pezze di rete sovrapposte. Le due pezze esterne sono formate da maglie grandi, mentre quella interna possiede maglie piccole. I tentativi di fuga dell’animale vengono resi vani dal groviglio che si genera tra le due pezze di rete. Le reti ad imbrocco, invece, sono formate da un’unica pezza di rete. Il recupero è garantito da un galleggiante collegato. Le modalità di cattura si basano sul comportamento dei pesci che, generalmente, tendono a penetrare con la testa nella maglia per rimanervi impigliati. Principali specie catturabili: con le reti si catturano soprattutto cefali, orate, spigole, aragoste, pannocchie.

43 ancora reti

44 I RASTRELLI I rastrelli sono attrezzi che possono essere trainati sul fondo marino a mano o da piccole imbarcazioni di massimo 10 tonnellate di stazza lorda. Generalmente sono costituiti da un manico collegato ad una bocca rigida provvista, inferiormente, di lunghi denti di ferro che penetrano nel substrato e raccolgono i molluschi convogliandoli dentro un sacco in rete. Principali specie catturabili: I rastrelli da natante sono impiegati soprattutto per la pesca delle telline, mentre quelli trainati a mano, per la cattura delle vongole veraci.

45 IL LAVORIERO Il lavoriero è una struttura fissa a forma di cuneo, con una camera di cattura posta all’apice, che viene installata nei canali di comunicazione tra la valle ed il mare. Grazie alla sua forma, questa installazione di pesca, consente di raccogliere i pesci in migrazione “invitati” nelle camere di cottura. Permette inoltre la risalita del novellame verso la laguna ed intrappola i pesci adulti che tentano di migrare in mare per la riproduzione. E’ generalmente costituito con la canna palustre, ora si utilizza il cemento armato con griglie di ferro o plastica. Si possono trovare trappole semplici, costituite da una sola camera di cattura; altre invece sono costruite in modo da poter catturare sia i pesci che entrano in laguna, sia quelli che vanno al mare. Vi sono poi lavorieri muniti di guide e griglie che selezionano il pesce in base alle taglie. In Sardegna tutti gli stagni costieri principali hanno lavorieri, gestiti da cooperative di pesca, che garantiscono ancora una vita economica a questi importanti ambienti di transizione tra terra e mare. Principali specie catturabili: anguille, spigole, orate e cefali.

46 Intorno a noi abbiamo visto
LA FLORA Tamerici Giunco Canna di palude Cisto Pisello odoroso Assenzio

47 Il laboratorio

48 il mare

49 Le biologhe Francesca Betty

50 i pescatori al lavoro

51 pausa pranzo

52 pausa gioco ....

53 e..... il rientro!

54 ah!! se tutti i giorni di scuola fossero così....
alla prossima!


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