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Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono.

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Presentazione sul tema: "Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono."— Transcript della presentazione:

1 Leffetto dei rischi sui bilanci degli intermediari Una volta definite le principali categorie di rischio, possiamo esaminare come questi rischi si riflettono sul bilancio degli intermediari. La tabella indica il criterio generale che deve essere seguito quando levento si manifesta e le voci di bilancio interessate Perdita in conto capitale per vendite in condizioni di emergenza Mancata possibilità di finanziare posizioni in scadenza Minusvalenze Maggiori costi di finanziamento Mark-to-market (esposizione del valore di bilancio al valore economico) Valore delle attività Minus-plusvalenze Conto economico Rettifiche di valore Perdite su crediti (write-offs) Deduzioni dirette Accantonamenti a fondo rischi Criterio generale da seguire Voci di bilancio interessate RISCHIO DI LIQUIDITA RISCHIO DI MERCATO RISCHIO DI CREDITO

2 I vari rischi si riflettono sul patrimonio o direttamente o passando attraverso la riduzione dellutile di bilancio. E allora chiaro perché il patrimonio rappresenti un autentico «paraurti» rispetto al verificarsi dei rischi. La regola economica fondamentale è naturalmente che unimpresa per poter continuare ad esistere deve avere patrimonio netto maggiore di zero, cioè deve essere in condizione di solvibilità. Ladeguatezza del capitale rispetto ai rischi sopportati è dunque la difesa fondamentale rispetto al rischio di solvibilità. Il capitale proprio risulta «adeguato» quando riduce la probabilità di insolvenza futura di unistituzione ad un livello minimo predeterminato. Naturalmente, come per la liquidità non esiste nessuna formula magica né alcuna regola fissa: valutare ex ante ladeguatezza è dunque il momento cruciale delle buone regole di gestione bancaria e di efficacia degli interventi di controllo. Proprio perché è sul patrimonio che alla fine si scaricano tutti i rischi della banca si sono diffuse tecniche di misurazione della relazione esistente fra singoli rischi (e rischi nel loro complesso) e il patrimonio stesso.

3 Questultimo, nella sua formulazione di capitale netto aziendale, è rappresentato dalla differenza fra valore economico dellattivo e valore del passivo, e costituisce il fattore ultimo di garanzia della solvibilità poiché determina e misura la capacità della banca di sostenere e assorbire eventuali svalutazioni dellattivo senza mettere a rischio i diritti dei creditori Il principio esposto costituisce tuttavia una definizione minimale delladeguatezza dei mezzi propri. Infatti la dimensione relativa dei mezzi propri nella struttura finanziaria della banca deve essere adeguata non solo rispetto alla prospettata eventualità di svalutazione dellattivo, ma anche in relazione allesigenza di garantire continuità alla gestione dal punto di vista della flessibilità delle politiche dei tassi di interesse (leva finanziaria ottimale) della necessità di offrire costantemente una combinazione di rendimento-rischio accettabile ai soggetti conferenti il capitale proprio, della necessità di mantenere un tasso di sviluppo dellattività coerente con le condizioni competitive del mercato, ed infine della necessità di rispettare le normative di vigilanza che regolano coefficienti minimi di capitalizzazione della banca

4 La gestione del portafoglio titoli I molteplici obiettivi che la dottrina attribuisce al portafoglio dei titoli di proprietà di una banca possono essere sintetizzati nella redditività e nella pronta trasformabilità in denaro liquido al fine di fronteggiare eventuali improvvise tensioni di tesoreria. Per quanto attiene al primo profilo, ovvero a quello della redditività, va subito evidenziato come la gestione del portafoglio titoli, sebbene offra un ritorno economico generalmente inferiore a quello mediamente conseguito dagli impieghi in prestiti, si caratterizzi per costi di amministrazione e/o di personale sicuramente più contenuti dato il maggior grado di omogeneità che contraddistingue le attività contenute nel portafoglio stesso.

5 Il forte carattere di impersonalità, tipico dei valori mobiliari, consente poi alla banca di stabilire autonomamente lammontare e la durata dellinvestimento, subendo solo in minima parte i condizionamenti derivanti dal comportamento assunto dalla clientela. Nel momento in cui i titoli detenuti in portafoglio sono in larga parte riconducibili ai titoli di Stato o garantiti dallo Stato, è inevitabile riconoscere che il rischio di insolvenza della controparte debitrice è decisamente più modesto di quello assunto dalla Banca nellambito delle altre categorie di impieghi. Gli investimenti in titoli, quindi, garantiscono un flusso di ricavo certo e prevedibile nel tempo (flusso di liquidità naturale), grazie alla maturazione delle cedole e al rimborso finale del valore nominale.

6 E evidente che il flusso in entrata prodotto dalla maturazione delle cedole è certo nella sua entità solo nellipotesi di titoli a reddito fisso, mentre per le obbligazioni a cedola variabile tale entità non è prevedibile in quanto legata alla variabilità del parametro di indicizzazione. Oltre alla liquidità naturale, ogni valore mobiliare offre anche un flusso di liquidità artificiale derivante dallo smobilizzo del titolo sul mercato secondario prima della sua scadenza naturale. Anche in questo caso, la probabilità di conseguire un risultato economico positivo è correlata alla dinamica dei tassi di interesse – data la relazione inversa esistente tra corso dei titoli e tasso di investimento offerto/richiesto dal mercato sul titolo stesso – e alle caratteristiche tecniche dei titoli detenuti in portafoglio. In merito a questultimo aspetto, infatti, il grado di volatilità delle quotazioni risulta tanto più elevato, a parità di altre condizioni, quanto più i titoli presentano cedole fisse e basse e/o capitale di rimborso non indicizzato e/o vite residue lunghe.

7 Più in generale, nella scelta dei titoli, la banca deve tener conto sia della componente di rendimento atteso offerto da ciascuno strumento finanziario, sia del rischio associato alla possibilità che il rendimento ex post risulti diverso da quello atteso. Ladozione di un tale criterio, come suggerito dalla moderna teoria del portafoglio, richiede in primo luogo che, con riferimento ad uno specifico periodo di investimento, la banca sia in grado di formulare, per ciascuno degli strumenti finanziari che intende collocare in portafoglio, una stima del rendimento atteso e del rischio ad esso associato. Sempre ai fini delle determinazione della redditività derivante dalla gestione del portafoglio titoli di proprietà della banca, va considerato che tale gestione non può essere avulsa dalla complessa trama di rapporti che la singola banca, proprio mediante la movimentazione del proprio portafoglio, sviluppa sia con gli emittenti, sia con il pubblico dei sottoscrittori.

8 Daltronde, tali rapporti, si possono anche tradurre nella partecipazione a consorzi di collocamento e/o nello svolgimento dellattività di semplice amministrazione o addirittura di gestione di patrimoni, con la possibilità, di conseguenza, di registrare ulteriori flussi di ricavi, nella forma di commissioni e/o provvigioni, che vanno a incrementare il risultato lordo di gestione. Se, infine, dal profilo della redditività ci si vuole spostare allanalisi dellaltra già citata caratteristica tipica del portafoglio di proprietà della banca, ovvero quella della rapida trasformabilità in denaro, va sottolineato il fatto che i titoli vengono correttamente considerati fornitori di liquidità non solo per i suddetti flussi di liquidità artificiale, ma anche per la possibilità, da parte della stessa banca, di accedere a operazioni di finanziamento nellambito delle quali i titoli fungono da garanzia. Come si nota, quindi, la banca è chiamata a effettuare le scelte più opportune in termini sia dimensionali, ovvero di definizione della dimensione ottimale del portafoglio titoli in rapporto allattività complessiva della banca stessa, sia di composizione del portafoglio, in modo da realizzare la mediazione desiderata tra gli obiettivi di redditività e di liquidità – che spesso risultano fra loro incompatibili – tenuto conto del grado di rischio che si intende sopportare.

9 Non va infine trascurato il fatto che una locazione dei fondi completamente rivolta al portafoglio prestiti, se da una lato consente di massimizzare il rendimento atteso, dallaltro rende massimo, oltre il rischio di liquidità, anche il rischio di credito, il rischio cioè di non ottenere il rimborso dei fondi erogati da parte dei prenditori. La banca può quindi decidere, in base ad una propria valutazione dellammontare di rischio che intende sostenere, di allocare solo una parte dei fondi raccolti allattività di erogazione del credito e di destinare la parte rimanente in titoli con un minor grado di rischio (tipicamente titoli pubblici). In generale, lesperienza del nostro paese ci porta a individuare due principali politiche di gestione del portafoglio titoli, la politica residuale e la politica flessibile, il cui principale elemento di differenziazione riguarda la relativa impostazione, statica nel caso della prima, dinamica nel caso della seconda.

10 Nel caso della politica residuale, il problema della determinazione del volume di risorse da impiegare in titoli viene affrontato e risolto seguendo un rigido criterio di priorità. In base a tale criterio, la banca è chiamata in primo luogo a destinare parte delle risorse a sua disposizione alla creazione di un volume adeguato di riserve di base monetaria, partendo da quelle imposte dalle autorità per giungere, in seconda battuta, a quelle libere di prima e di seconda linea. Una volta costituite le riserve in misura soddisfacente, la banca utilizza gli ulteriori fondi disponibili per la concessione di prestiti, al fine di perseguire lobiettivo della redditività. La politica residuale

11 Secondo questa logica, quindi, è soprattutto la domanda di credito la variabile determinante per la composizione dellattivo fruttifero, per cui linvestimento in titoli assume una natura sussidiaria. A esso, infatti, sono destinate solamente le eventuali eccedenze di fondi che non si è riusciti a impiegare convenientemente in prestiti, per carenze di natura quantitativa e/o qualitativa della domanda. Tale preferenza evidente per limpiego in prestiti rispetto allinvestimento in titoli viene giustificata o sulla base del fatto che i prestiti costituiscono lattività per la quale le banche sono più adatte per tradizione, organizzazione e posizione sul mercato, oppure per il maggior contributo che i prestiti, rispetto allimpiego in titoli, sono in grado di fornire allequilibrio economico della banca

12 In una prospettiva dinamica, infatti, in virtù del rafforzamento dei rapporti con la clientela affidata, attuale e potenziale, e degli effetti positivi che si possono registrare sui depositi e sul conseguente utilizzo di moneta scritturale, i prestiti sarebbero da preferire ai titoli anche nellipotesi, peraltro remota, che i primi presentino un tasso di rendimento inferiore a quello dei secondi. In definitiva, seguendo rigidamente la logica della politica residuale, si giunge ad affermare che lincidenza degli investimenti in titoli nellambito dellattivo bancario non è altro che una conseguenza passiva delle oscillazioni della domanda di prestiti, con tutti i rischi che questo comporta. La domanda di prestiti, infatti, tende ad aumentare nelle fasi di espansione economica, di solito caratterizzate da un generale rialzo dei tassi di interesse per gli effetti di una politica monetaria solitamente restrittiva; qualora, in tali momenti del ciclo economico, la nuova raccolta non fosse in grado di soddisfare la domanda di prestiti, la banca si vede costretta a soddisfare le richieste provenienti dalla clientela con la liquidità liberata mediante la riduzione del volume di portafoglio titoli. La riduzione dello stock di titoli comporta che la banca venda questi ultimi proprio in un momento in cui le quotazioni, a causa dei più alti rendimenti di mercato, sono in ribasso, generando così inevitabili perdite in conto capitale.

13 Per contro, nelle fasi di recessione delleconomia, caratterizzate da una bassa domanda di finanziamenti e da bassi tassi di interesse dovuti a una politica monetaria espansiva, la dimensione del portafoglio di investimento tende ad aumentare quale conseguenza delle ridotte opportunità di sviluppo dei prestiti. Lacquisto di titoli, però, ancora una volta, avviene nel momento meno favorevole in quanto ai bassi tassi di mercato corrispondono quotazioni molto elevate dei titoli obbligazionari, aumentando così la probabilità di contabilizzare perdite in conto capitale in caso di vendita nelle successive fasi di espansione. Il livello di rischio economico assunto dalla banca seguendo la politica residuale risulta, chiaramente, di entità diversa in funzione delle caratteristiche tecniche dei titoli negoziati per cui, attraverso unattenta selezione del mix di valori mobiliari, è possibile registrare un contenimento del rischio in parola. Più in particolare, i rischi economici propri della politica residuale possono essere contenuti scegliendo i titoli che, a parità di altre condizioni, presentino cedole indicizzate o a cedola fissa elevata e/o abbiano una vita residua contenuta. Infatti, i titoli a cedola più bassa sono inevitabilmente caratterizzati da un maggiore peso delle componenti aleatorie del rendimento – come la differenza tra prezzo corrente e valore – nominale di rimborso – così come quelli con vita residua maggiore sono chiamati a scontare la distribuzione dei flussi di rientro su un più lungo arco temporale.

14 La politica flessibile La gestione del portafoglio di proprietà in base alla politica flessibile comporta che le banche determinino il volume delle risorse da destinare allinvestimento in titoli in funzione dellandamento atteso della domanda di credito e dei tassi di interesse. Lobiettivo perseguito con tale politica, quindi, è quello di evitare il rischio economico connesso allapplicazione rigida della politica residuale che, dipende dalla non corretta tempificazione delle operazioni di vendita e di acquisto dei titoli.

15 Seguendo la nuova logica, invece, la dimensione del portafoglio di investimento varia continuamente nel corso del tempo, anticipando la dinamica del ciclo economico e le conseguenti fluttuazioni monetarie. Più precisamente, lapplicazione della politica flessibile implica che gli acquisti di titoli avvengano in anticipo rispetto al punto di svolta superiore della fase congiunturale, ovvero in un momento in cui i tassi sono ancora elevati e le quotazioni, di conseguenza, ancora depresse. Le vendite, in modo del tutto speculare, avvengono nella fase terminale della recessione, caratterizzata da tassi ridotti e corsi elevati, a causa dellancora ridotta domanda di prestiti e abbondante liquidità presente nel mercato.

16 Dal momento che lassunto di base della politica flessibile è la capacità della banca di operare in controtendenza rispetto allandamento del mercato, risulta necessario che il management della banca stessa disponga degli strumenti di analisi necessari per una corretta previsione dellandamento del ciclo economico e, ancora di più, delle tendenze dei tassi di interesse. Accanto ai rischi economici, ai quali la banca va incontro nel momento in cui le previsioni formulate dovessero dimostrarsi errate, va evidenziato come la politica flessibile presenti ulteriori difficoltà di carattere più operativo.

17 Limpiego di risorse per lacquisto di titoli nelle fasi terminali dei cicli espansivi, infatti, può risultare estremamente difficile in quanto concomitante con una domanda di prestiti ancora sostenuta, magari proveniente da clienti con i quali la banca intrattiene rapporti consolidati o da clienti con i quali la banca vorrebbe allacciare nuovi rapporti. In questi casi, derogando alla logica imposta dalla politica flessibile, si può rinviare nel tempo lattività di investimento in valori mobiliari andando, però, in questo modo, incontro agli inevitabili effetti negativi dovuti ai via via crescenti prezzi di acquisto dei titoli stessi, che solo nel lungo termine potranno essere compensati dallampliamento di solidi rapporti di clientela. In modo assolutamente speculare, nelle fasi finali del ciclo recessivo può risultare difficile, sempre da un punto di vista squisitamente operativo, stimolare un incremento della domanda di prestiti finalizzata ad assorbire la liquidità generata dalla vendita di titoli precedentemente in portafoglio. Anche in questo caso, quindi, la banca può essere indotta a rinviare la monetizzazione di titoli, andando così incontro al rischio di registrare prezzi di mercato via via decrescenti.

18 Nel caso della politica flessibile il management della banca è chiamato a comporre il portafoglio intervenendo soprattutto sulla distribuzione per scadenze, al fine di sfruttare al meglio la volatilità attesa delle quotazioni al variare delle condizioni di mercato. Lanalisi delle caratteristiche tecniche dei titoli stessi costituisce per il gestore un presupposto indispensabile ai fini di unefficace composizione di portafoglio

19 Anche se nei modelli di gestione del portafoglio la valutazione avviene quasi esclusivamente sulla base dellindicatore sintetico del rendimento associato ai diversi valori mobiliari, è utile fare riferimento anche al grado di liquidità relativo agli stessi e al grado di rischio connesso al loro acquisto Sempre, infatti, chi acquista un valore mobiliare vuole percepire un reddito, quanto più elevato possibile, dal proprio investimento, ma contemporaneamente desidera sia garantirsi la possibilità di ricollocarlo sul mercato, nel momento in cui necessita di moneta legale, sia tenere sotto controllo la gamma dei possibili risultati conseguibili ex post rispetto a quelli prospettati ex ante

20 Quando si affronta lanalisi del rendimento di più valori mobiliari messi a confronto tra loro, il primo passo da compiere per assicurarsi che la valutazione avvenga su basi sufficientemente omogenee, deve consistere nella verifica dellesistenza di un medesimo grado di liquidità che caratterizza i diversi titoli. Solo successivamente si può passare alla misurazione del rendimento per lasciare, invece, alla fase terminale il controllo del rischio, ovvero dellalea relativa ai fattori di variabilità del rendimento stesso

21 Il grado di liquidità di un investimento Ogni titolo presente sul mercato evidenzia un certo grado di liquidità in funzione non solo delle proprie caratteristiche tecniche, ma anche della struttura e delle condizioni funzionali che caratterizzano il mercato in cui il titolo stesso viene negoziato. Mentre, infatti, le caratteristiche tecniche del titolo condizionano solamente la liquidità naturale, ovvero i flussi finanziari definiti contrattualmente, il secondo insieme di variabili – ovvero quelle del mercato – influenzano prevalentemente la liquidità artificiale, ovvero i flussi finanziari collegati alleventuale smobilizzo anticipato del titolo, dipendendo questi dal grado di negoziabilità, dai costi di transazione e dal rischio di subire perdite in conto capitale. Da quanto ora detto si conclude facilmente, quindi, che il grado di liquidabilità di un valore mobiliare è strettamente collegato al livello di efficienza, ovvero allampiezza (1) e allo spessore (2) del mercato nel suo complesso. Le variabili da tenere sotto controllo pertanto saranno, di volta in volta:

22 1)il volume delle transazioni, sia in termini di volume globale sia di lotto medio di negoziazione: quanto maggiore è la dimensione assunta dal mercato, tanto maggiore sarà la capacità dello stesso di assorbire i valori mobiliari offerti; 2)il numero e la tipologia degli operatori: quanto più ampia e diversificata si presenta la gamma di potenziali acquirenti e venditori di valori mobiliari, tanto più facilitata risulterà qualsiasi operazione di compravendita; 3)la concentrazione degli scambi nel tempo e nello spazio: con quanta maggiore immediatezza sono individuabili i luoghi e i momenti in cui effettuare le transazioni, con tanta maggiore facilità si registrerà un incontro tra i flussi di domanda e di offerta,

23 4) la continuità delle negoziazioni nel tempo: la possibilità di non dover rinviare a momenti successivi le operazioni di disinvestimento e reinvestimento offre sicuramente maggiore spessore nel mercato; 5) le modalità di formazione e di diffusione dei prezzi: quanto più trasparenti e significativi sono i segnali prevalenti sul mercato, tanto più immediata sarà la percezione degli elementi oggettivi di valutazione alla base del processo decisionale degli operatori. Quanto maggiore risulta essere il grado di efficienza del mercato nel suo complesso e – quindi, quanto minore è il peso che le variabili esogene finora esaminate possono assumere nel determinare il grado di liquidabilità dellinvestimento effettuato – tanto maggiore è il peso che, invece, deve essere attribuito alle caratteristiche tecniche del singolo valore mobiliare per determinarne e misurarne il grado di liquidità.

24 Le caratteristiche intrinseche dei valori mobiliari che generalmente vengono prese in considerazione sono: –la natura del rapporto tra le controparti; –la natura dellemittente; –il profilo finanziario delloperazione; –la valuta di denominazione; –limporto minimo; –la durata delloperazione; –lo status giuridico.

25 Tra le varie caratteristiche intrinseche di uno strumento, lelemento che presenta maggiore rilevanza, per le conseguenze che può assumere sul grado di liquidità nellinvestimento effettuato, è sicuramente quello della durata. Al crescere di questultimo fattore, infatti, aumenta inevitabilmente il rischio che linvestitore subisca delle conseguenze negative per eventi non previsti, come la variabilità dei tassi sul mercato, la conseguente oscillazione dei corsi dei titoli, levoluzione del tasso di inflazione e, quindi, il mantenimento o meno del potere di acquisto, il grado di solvibilità dellemittente e via dicendo. Tutto questo, a sua volta, rende meno facilmente liquidabile il titolo acquisito in una fase precedente. Proprio per tener sotto controllo il peso assunto da tale fattore, sono stati elaborati diversi indicatori di durata (durata residua, vita media, vita matematica, durata media ponderata, duration), il cui crescente grado di precisione dipende strettamente dal grado di accuratezza con cui essi tengono conto non solo di tutti i flussi finanziari che caratterizzano loperazione, ma anche della loro esatta manifestazione e distribuzione temporale e, quindi, del loro esatto valore finanziario.


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