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SPTRSeAS - AUSL Viterbo – 2009 FORMAZIONE

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Presentazione sul tema: "SPTRSeAS - AUSL Viterbo – 2009 FORMAZIONE"— Transcript della presentazione:

1 SPTRSeAS - AUSL Viterbo – 2009 FORMAZIONE
Autoapprendimento: compiti e funzioni di preposti e facilitatori riguardo la formazione per la sicurezza nelle U.U.O.O.

2 Testo Unico DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008 , n. 81
Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, In materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi Di lavoro. Sezione IV FORMAZIONE, INFORMAZIONE E ADDESTRAMENTO Art. 36. Informazione ai lavoratori Art. 37. Formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti

3 Lettera ai Dirigenti, Coordinatori e P.O.
Oggetto: Percorso formativo su rischio biologico In relazione alle esigenze formative riguardanti la sicurezza del personale ed in ossequio al D.lg. N. 81 del “Testo Unico sulla Sicurezza”, al Piano Formativo 2007/2009 della Regione Lazio, con riferimento al nuovo modello formativo indicato anche dal Direttore Generale della AUSL che prevede una modalità di formazione “a caduta”, con modalità di “auto – apprendimento guidato” effettuato “sul campo” ovvero nell’ambito delle singole UU.OO., si comunica che per i Facilitatori coinvolti nel rischio di interesse, gia formati a suo tempo sulle problematiche riguardanti la movimentazione dei carichi e dei pazienti, sarà organizzato, entro il , un ulteriore percorso formativo (se possibile ECM) per “Facilitatori per il rischio biologico”. Tali Facilitatori, nell’aderire al progetto, dovranno altresì individuare nella propria U.O., possibilmente, anche un Tutor da coinvolgere nell’evento formativo per l’affiancamento degli altri operatori. Elementi qualitativi caratteristici che dovranno guidare nella scelta della figura del Tutor dovranno essere: motivazione sul rischio di interesse e più in generale sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, stabilità lavorativa e operativa in quella specifica U.O. …………………………………………………………………………………..

4 Il progresso delle scienze biomediche, tecniche diagnostiche e di quelle socio-assistenziali, assieme all’evoluzione dei bisogni e dei diritti umani, rende oggi più complesso l’atto sanitario e, conseguentemente, maggiori le capacità richieste a coloro che operano nel campo della salute. In questo contesto, negli ultimi anni il concetto di “continuous learning” (l’abilità di “apprendere ad apprendere” ) ha assunto una rilevanza notevole in quanto pone delle priorità nell’osservazione, nell’adattamento e nell’apprendimento dei continui cambiamenti.

5 L’autoformazione nella propria U. O
L’autoformazione nella propria U.O. è stata considerata la metodologia didattica più efficace per l’apprendimento e lo sviluppo della professionalità e, in particolare, è stata sottolineata l’opportunità che questa garantisce di ridurre la distanza tra luoghi della formazione e del lavoro. L’autoformazione nella propria U.O. non è solo acquisizione di saperi ma anche stimolo per il cambiamento dei comportamenti, le competenze che si ritiene importante sviluppare sono “contestuali” Il luogo di lavoro diviene il setting privilegiato per la formazione continua

6 … L’autoformazione nella propria U. O
… L’autoformazione nella propria U.O. sposta l’obbiettivo verso la pratica quotidiana L’autoformazione nella propria U.O. consente un confronto aperto senza ruoli o ufficialità da ricoprire, in cui ognuno, si ritrova nel processo lavorativo di tutti i giorni per affrontare con la propria scienza e coscienza, il problema che viene posto; con l’autoformazione nella propria U.O. si riesce a trasformare le conoscenze in fatti …

7 obiettivi la nostra formazione “per la auto-formazione sul rischio biologico” deve arrivare a dare delle basi e delle risposte, che non siano quelle del singolo professionista ma che siano una risposta integrata nel sistema AUSL. Questo, infatti, crea anche coesione all’interno dei gruppi e quindi riusciamo, oltre che a far apprendere contenuti, a migliorare l’organizzazione;

8 I comportamenti cambiano dove la formazione è capace
di far interiorizzare il rischio

9 I rischi stanno nelle Unità Operative
La sicurezza sta nelle Unità Operative La formazione deve stare nelle UU.OO.

10 È all’interno delle UU. OO
È all’interno delle UU.OO. che si gioca l’efficacia della formazione sulla sicurezza “Imparare facendo”= Autoapprendimento Vivere la condizione di “attori protagonisti” per la formazione nelle UU.OO.

11 dai Preposti ( conoscenze) e
Imparare ad apprendere implica un processo di conoscenze e abilità, che non possono essere unicamente demandate all’iniziativa individuale, ma prese in carico, nei luoghi di lavoro, dai Preposti ( conoscenze) e Facilitatori (abilità) e rappresentare le basi della progettazione didattica curriculare.

12 sulle procedure, protocolli, percorsi, LL.GG sull’uso dei DPI
La formazione dei preposti, dei facilitatori e dei tutor riguardo la sicurezza nelle U.U.O.O. è centrata: sulle procedure, protocolli, percorsi, LL.GG sull’uso dei DPI Sulla capacità progettuale per la formazione attraverso l’autoapprendimento

13 Il Dirigente Il Preposto Il Facilitatore Il Tutor Il Lavoratore
SOGGETTI DELLA AUTOFORMAZIONE PER LA PREVENZIONE Il Dirigente Il Preposto Il Facilitatore Il Tutor Il Lavoratore collabora con il Dirigente nelle attività di formazione informazione e addestramento affiancano il Preposto nelle attività di prevenzione e protezione riguardo il rischio per il quale ha ricevuto apposita formazione Attore della prevenzione

14 FUNZIONI Nel processo formativo per la sicurezza nelle U.U.O.O. all’interno del ruolo dei preposti, dei facilitatori e dei tutor sono maggiormente rappresentate le funzioni di carattere relazionale. Questo è un aspetto su cui porre attenzione, poiché le relazioni gerarchiche/di ruolo pre-esistenti possono avere molta influenza sul processo, specialmente nelle attività in gruppo.

15 importanza della “empatia relazionale”
Il comportamento del “ formatore sul posto” può inficiare l’uso, per esempio, di una procedura importanza della “empatia relazionale”

16 IN GENERALE: Le funzioni dei preposti, dei facilitatori e dei tutor nella formazione della UU.OO. sono di norma molte, ma possono variare anche in misura notevole se il contesto è un percorso di inserimento,addestramento (es. DPI) o un gruppo di miglioramento o altra attività collettiva ….. Data l’estrema variabilità delle attività di formazione nell’ambito della UU.OO e il frequente ricorso a GRUPPI DI LAVORO, di norma a queste figure competono anche buona parte degli aspetti organizzativi e amministrativi.

17 Funzioni Azioni Funzioni dei Preposti, dei Facilitatori e dei Tutor all’interno di un processo formativo nella UU.OO. di prevalente autoformazione: relazionali metodologiche organizzative

18 Relazionali Funzioni Azioni
Funzioni dei preposti, dei facilitatori e dei tutor all’interno di un processo formativo di prevalente auto-formazione nella UU.OO. Relazionali • forniscono feedback • supportano i colleghi • curano il clima relazionale tra i colleghi • curano le relazioni del singolo o del gruppo con il contesto della U.O.

19 Funzioni Azioni Metodologiche
Funzioni dei preposti, dei facilitatori e dei tutor all’interno di un processo formativo di prevalente autoformazione nella UU.OO. Metodologiche • supportano il modello di autogestione e autoapprendimento da parte dei colleghi raccordano le attività formative e garantiscono la continuità tra moduli/fasi di apprendimento anche attraverso il monitoraggio continuo del percorso formativo rispetto agli obiettivi di apprendimento sulla sicurezza • contestualizzano gli apprendimenti teorici sulla sicurezza alla realtà operativa e ne rinforzano i contenuti utili allo svolgimento della funzione • sostengono e rinforzano le competenze acquisite • accompagnano il neoassunto in tutto il percorso di inserimento e lo addestrano al corretto uso dei DPI, procedure, macchine, sostanze, etc.. • predispongono strumenti di verifica delle competenze acquisite

20 Organizzative Funzioni Azioni
Funzioni dei preposti, dei facilitatori e dei tutor all’interno di un processo formativo di prevalente autoformazione nella UU.OO. Organizzative • pianificano l’organizzazione della formazione sul campo, individuale e di gruppo, in accordo con le UU.OO preposte • predispongono il setting (contesto) di apprendimento • effettuano eventuali rilevazioni • predispongono l’elenco dei partecipanti e le relative schede di rilevazione delle presenze • gestiscono le registrazioni specifiche del corso • concorrono all’approntamento dei materiali didattici occorrenti Il Dirigente di U.O. deve supportare l’autoformazione (tempi, incontri, proposte, permessi……)

21 Metodologia didattica di autoformazione
Percorso di inserimento addestramento (es. DPI) gruppo di miglioramento gruppo di Formazione (lavoro a piccoli gruppi) ::::::::::::::::::::::::::::::::::::

22 Percorso di inserimento addestramento
Metodologia didattica di autoformazione Percorso di inserimento addestramento Applicazione di istruzioni e procedure, attraverso la quale il partecipante acquisisce nuove conoscenze, abilità e comportamenti non posseduti in precedenza e necessari all’esecuzione di attività specifiche, all’utilizzo di tecnologie e strumenti o al miglioramento di aspetti relazionali. L’attività di addestramento va realizzata Nelle strutture aziendali sulla base di una programmazione specifica e con il sostegno di un tutor. Avviene in modo diversificato per ogni situazione, ma le tecniche di insegnamento sono prevalentemente riconducibili all’Affiancamento.

23 Gruppo di miglioramento
Metodologia didattica di autoformazione Gruppo di miglioramento “Plan” : stabilire gli obiettivi ed i processi necessari per fornire risultati conformi ai requisiti dei pazienti ed alle politiche dell’organizzazione; “Do” : dare attuazione ai processi; “Check” : monitorare e misurare i processi ed i prodotti a fronte delle politiche, degli obiettivi e dei requisiti relativi ai prodotti e riportarne i risultati; “Act” : adottare azioni per migliorare in modo continuo le prestazioni dei processi . ACT PLAN ° Come ° Cosa fare migliorare ° Come farlo CHECK DO ° Si è fatto come ° Fare quanto pianificato pianificato Il ciclo di Deming

24 Gruppo di Formazione/Lavoro in piccolo gruppo
Metodologia didattica di autoformazione Gruppo di Formazione/Lavoro in piccolo gruppo Permette di lavorare con materiale didattico e umano/professionale non solo in termini di conoscenze ma anche di atteggiamenti. I partecipanti sono più propensi a scambiare i propri pensieri. Nel nostro caso la sessione formativa nelle 3 giornate intermedie è strutturata con l’aiuto una “griglia” per la costruzione di una procedura che fa da base/compito per il tema di discussione Prevede una partecipazione diretta e contemporanea dei partecipanti e una loro interazione formativa (auto-formazione) Il lavoro di gruppo può comportare la suddivisione dei partecipanti in gruppi di dimensioni ridotte, operanti in autonomia, a cui viene assegnato un compito, il “mandato”, da svolgere in un tempo determinato, per presentarne successivamente le conclusioni in sessione plenaria.

25 Auto-Formazione per la sicurezza

26 Auto-Formazione per la sicurezza
Qualsiasi progetto formativo per la sicurezza deve nascere da una analisi del contesto in cui l’U.O. opera. Il momento della diagnosi del contesto rappresenta l’attività più rilevante per la qualità dell’intervento. E’ la fase propedeutica alla progettazione formativa, in cui si mette sotto osservazione l’insieme del contesto organizzativo in funzione delle scelte strategiche per la sicurezza. Su questa base si definiscono le finalità, i processi, i partecipanti, i ruoli, i risultati attesi di un processo di formazione.

27 Scala della Formazione
ANALISI DEL FABBISOGNO FORMATIVO SULLA SICUREZZA VALUTAZIONE PROGETTAZIONE FORMATIVA: IDENTIFICAZIONE OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO GESTIONE DELL’INTERVENTO FORMATIVO CAMBIAMENTO/ APPRENDIMENTO

28 Analisi L’attività di ANALISI è fondamentale per tutte le successive in quanto in questa fase vengono definiti i bisogni formativi (ciò che deve essere imparato). Possibili output di questa attività sono il profilo del discente, la definizione dei vincoli di progetto e la definizione degli obiettivi formativi. Tutte le informazioni derivanti dalla fase di analisi diventano a loro volta input per la successiva fase del modello formativo.

29 Importanza L’individuazione del Fabbisogno Formativo va intesa come attività di “manutenzione continua” del processo formativo. Essa si colloca in un processo di miglioramento continuo della qualità (MCQ) del quale costituisce il punto di partenza e di arrivo rispetto alle azioni passate. L’esercizio dell’individuazione del Fabbisogno Formativo genera quella serie di riflessioni che sono il presupposto indispensabile per la prevenzione degli incidenti nei luoghi di lavoro .

30 Importanza Nelle singole unità operative L’individuazione del Fabbisogno Formativo per la sicurezza consente e facilita il coinvolgimento e la responsabilizzazione degli operatori nel percorso formativo dalla progettazione alla valutazione fino alla responsabilizzazione nel lavoro. L’individuazione del Fabbisogno Formativo deve essere in grado di conciliare aspetti di Qualità (solidità metodologica e sinergismo con gli obiettivi di legge ma anche aziendali) e di Quantità (per il numero consistente di lavoratori che coinvolge).

31 Qualità La Qualità dell’individuazione del
Fabbisogno Formativo si fonda su alcuni principi fondamentali: conoscenza del funzionamento delle organizzazioni; gestione delle risorse umane; apprendimento nell’adulto; sistemi di valori.

32 Strumenti Alcuni strumenti e tecniche utilizzabili per
L’individuazione del Fabbisogno Formativo sono: schede di rilevazione dei bisogni formativi a livello aziendale: incident reporting, segnalazioni e gestione delle stesse, questionario iniziale di rilevazione del fabbisogno formativo, competenze attese descritte dal dirigente, scheda di competenze possedute descritte dell’operatore, ceck list dei DPI utilizzati..; colloqui e interviste tra operatori e responsabili della formazione; questionari di gradimento; gruppi di discussione, focus group. …..

33 Scala della Formazione
ANALISI DEL FABBISOGNO FORMATIVO SULLA SICUREZZA VALUTAZIONE PROGETTAZIONE FORMATIVA: IDENTIFICAZIONE OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO GESTIONE DELL’INTERVENTO FORMATIVO CAMBIAMENTO/ APPRENDIMENTO

34 VALUTAZIONE La fase di VALUTAZIONE ha lo scopo di verificare la coerenza e l’adeguatezza dell’intervento formativo. La valutazione, non è necessariamente la fase conclusiva del ciclo di progettazione. Può essere svolta in itinere consentendo un adeguamento continuo del progetto didattico prima della sua chiusura e messa in opera. In questo caso si parla di Valutazione Formativa.

35 Scala della Formazione
ANALISI DEL FABBISOGNO FORMATIVO SULLA SICUREZZA VALUTAZIONE PROGETTAZIONE FORMATIVA: IDENTIFICAZIONE OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO GESTIONE DELL’INTERVENTO FORMATIVO CAMBIAMENTO/ APPRENDIMENTO

36 Le fasi del ciclo di progettazione del processo formativo aziendali
Sintesi Fase 1: Pianificazione della progettazione; Fase 2: Preparazione delle Specifiche, della Procedure e della Modulistica; Fase 3: Preparazione Specifica adeguamenti dell’organizzazione erogante il servizio; Fase 4: Progetto Pilota e messa a punto dei documenti del progetto; Fase 5: Validazione della progettazione.

37 Processo/percorso formativo aziendali P.F.A.
Progettazione di un corso ECM Progettazione di un corso interno Richiedere il supporto della U.O. Formazione o dei responsabili per la Formazione dei servizi professionali

38 Scala della Formazione
ANALISI DEL FABBISOGNO FORMATIVO SULLA SICUREZZA VALUTAZIONE PROGETTAZIONE FORMATIVA IDENTIFICAZIONE OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO GESTIONE DELL’INTERVENTO FORMATIVO CAMBIAMENTO/ APPRENDIMENTO

39 IDENTIFICAZIONE OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO
Sono la risultante del lavoro di Individuazione del Fabbisogno Formativo L’intervento formativo si propone di trasferire conoscenze e rafforzare competenze OBIETTIVI

40 Scala della Formazione
ANALISI DEL FABBISOGNO FORMATIVO SULLA SICUREZZA VALUTAZIONE PROGETTAZIONE FORMATIVA IDENTIFICAZIONE OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO GESTIONE DELL’INTERVENTO FORMATIVO CAMBIAMENTO/ APPRENDIMENTO

41 GESTIONE DELL’INTERVENTO FORMATIVO:
Autoformazione Lavoro di gruppo

42 gli altri solo quando si è già formato un certo ambiente.
Lavoro di gruppo Nel lavoro di gruppo si chiede ai partecipanti di analizzare autonomamente un problema legato alla sicurezza, di discuterlo, di prospettare eventuali idee e soluzioni. Il Facilitatore può impostare tale lavoro secondo alcune modalità: Porre se stesso come animatore del gruppo fornendo stimoli per la discussione, favorendo l'intervento di tutti, effettuando sintesi, chiedendo di approfondire alcuni punti, scrivendo eventualmente i contributi del gruppo; Lasciare che il gruppo lavori da solo, al più chiedendo che venga nominato un animatore che coordini i lavori e limitando al minimo i propri interventi di stimolo; Dividere il gruppo in due - tre sottogruppi che separatamente analizzano lo stesso problema; poi, in una riunione plenaria, si confrontano e discutono le diverse soluzioni per arrivare ad un'unica decisione di gruppo; Didatticamente è bene incominciare con lavori di gruppo del primo tipo ed usare gli altri solo quando si è già formato un certo ambiente. Il Facilitatore fa da animatore al lavoro della plenaria coordinando sia le esposizioni dei rappresentanti del gruppo, sia la discussione generale;

43 Il ruolo del Facilitatore
Ci sono dei principi di base che, pensiamo, tutti possano condividere, li elenchiamo di seguito: Gli adulti, in particolare, imparano meno da lezioni e conferenze piuttosto che dallo scambio di esperienze personali. Difficilmente una idea nata dall'esperienza potrà essere abbandonata in seguito ad una lezione che insegni idee contrarie o quanto meno diverse. Si tratta quindi di riflettere sulla propria esperienza e permettere che l'esperienza di ciascun partecipante possa essere "utilizzata dagli altri". In riunione di addestramento, impariamo tutti. Nella vita aziendale possono trovarsi a loro agio solo le persone che abbiano la capacità di reagire positivamente a situazioni nuove e che tengano un atteggiamento critico nei confronti della loro esperienza. In riunione di addestramento c'è l'occasione per lo studio di problemi concreti e non astratti. Deve presentarsi la possibilità di discutere attivamente. La riunione di addestramento non serve per arrivare a decisioni; l'attenzione deve essere rivolta al metodo di ragionamento: serve il "buon senso".

44 Il Facilitatore deve tenere presente :
il caso,il contesto, la mansione, la sostanza, lo strumento…… il gruppo e ciò che succede mentre si discute; l'argomento di discussione. Le diverse fasi della discussione: informazione; valutazione; conclusione; (sono solo fasi logiche e non cronologiche) Un gruppo può incominciare a valutare e poi accorgersi che mancano informazioni. Occorre mandare avanti la discussione in maniera ordinata coinvolgendo anche gli interventi contraddittori. E' necessario essere in grado di porre domande che facciano progredire il pensiero del gruppo e nello stesso tempo mettano in rilievo i risultati conseguiti. Il Facilitatore deve essere abile nel riunire i contributi personali. E' importante ottimizzare il tempo a disposizione impedendo che la discussione si attardi su questioni di secondaria importanza.

45 Conclusioni Il Testo Unico sulla Sicurezza ha generato, e sta generando, nuovi orientamenti e diversi cambiamenti nel mondo della formazione aziendale. Sicuramente in tempi non lontani la formazione continua sulla sicurezza inizierà fin dall’età scolare e forse solo allora raccoglierà i suoi frutti in termini di diminuzione sostanziale degli incidenti sul lavoro.

46 Grazie per l’attenzione


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