La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Adriana Agrimi – IRC IRIDE Tecnopolis CSATA Novembre 2003

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Adriana Agrimi – IRC IRIDE Tecnopolis CSATA Novembre 2003"— Transcript della presentazione:

1 Adriana Agrimi – IRC IRIDE Tecnopolis CSATA Novembre 2003
Innovazione e ricerca Adriana Agrimi – IRC IRIDE Tecnopolis CSATA Novembre 2003

2 Il pensiero manageriale sulla R&S
Nasce negli anni sessanta sulla scia del diffondersi nelle industrie e nei governi della consapevolezza della criticità della tecnologia per il successo nella competizione economica. La seconda guerra mondiale aveva evidenziato e consacrato il legame scienza-tecnica-competizione. Dopo la guerra i centri di ricerca industriale tendono ad una crescente autonomia organizzativa e funzionale, mentre i governi dotano di crescenti risorse le strutture di ricerca generale e costituiscono grandi organismi con finalità dedicate.

3 Studi sull’innovazione
negli anni 20 e 30 i lavori sull’innovazione di grandi economisti come Kuznets e Schumpeter negli anni 50 con alcune indagini empiriche sulla diffusione delle innovazioni e i suoi determinanti negli anni 60 traggono origine i gruppi operanti presso la North Western University e il Mit negli USA nel 1966 viene fondata la Science Policy Research Unit (Spru) dell’Università del Sussex e nell’ambito della Manchester Business School si costituisce la R&D Studies Unit in UK in ambito OCSE si costituisce il Directorate for Science and Technology, che assunse un ruolo centrale per l’elaborazione del pensiero sulle politiche scientifiche e tecnologiche e sulle relazioni tecnologia-economia-società

4 Mentre in Italia… Il grande convegno La ricerca industriale per l’Italia di domani tenutosi a Milano nel giugno 1967, promosso da Luigi Morandi, allora presidente della Fast, coinvolgendo l’intero establishment nazionale della ricerca, sotto la spinta del dibattito sul gap tecnologico suscitato dal libro Le défi americain di Jean-Jacques Servan-Schreiber. Da questi studi derivò l’avvio nel 1972 del Fondo Ricerca Applicata, il primo strumento per la promozione della ricerca industriale in Italia.

5 L’R&D Management Alla fine degli anni sessanta, l’attenzione della management science è ancora centrata principalmente sui problemi di organizzazione e funzionamento interno della ricerca: pianificazione e controllo della ricerca; valutazione, selezione e gestione dei progetti di ricerca; diffusione delle conoscenze; organizzazione dei gruppi di ricerca.

6 Il modello pipeline Il processo innovativo è rappresentabile come un processo sequenziale in serie, come una staffetta, in cui la prima tratta è corsa dalla ricerca, e il testimone passa via via da una funzione all’altra, dalla ricerca allo sviluppo alla produzione alle vendite. La concezione sequenziale del processo innovativo centrato sulla ricerca come primo e unico motore è stata causa delle molte difficoltà di cui essa ha sofferto tradizionalmente all’interno delle imprese: il rischio di isolamento dal contesto aziendale, i conflitti con le altre aree funzionali, le discrasie tra strategie di business e strategie di ricerca, la confusione tra gestione della tecnologia e gestione della ricerca.

7 Dalla ricerca alla tecnologia
Lo spostamento di enfasi dalla ricerca alla tecnologia riflette innanzitutto il fatto che l’azienda è interessata alle conoscenze tecnologiche come strumento competitivo di importanza critica e che quindi, dal punto di vista manageriale, la sua preoccupazione riguarda sostanzialmente: le modalità d’acquisizione di tali conoscenze; la loro rapida ed efficace integrazione nei processi e prodotti e nell’organizzazione. La ricerca è sì al centro di queste problematiche, ma è comunque solo uno dei mezzi disponibili per generare e controllare lo sviluppo tecnologico.  

8 Modelli lineari del processo d'innovazione

9 Acquisizione delle conoscenze
Rispetto alle alternative tradizionali tra ricerca e sviluppo in proprio ovvero acquisizione di brevetti e licenze è enormemente accresciuta l’importanza di altre fonti : il trasferimento di tecnologie incorporate nelle macchine, nei materiali e nei beni intermedi; una varietà estesissima di forme di cooperazione e scambio tecnologico fra industrie, a due partner o consortili, che hanno fatto chiamare la nostra come l’era delle alleanze; fusioni con, o acquisizioni di, altre imprese sempre più frequentemente motivate da obiettivi di acquisizione di conoscenze.

10 Integrazione della tecnologia
L’efficace integrazione della tecnologia nei processi, nei prodotti e nell’organizzazione, è un problema classico ma di permanente attualità negli studi manageriali, che rivolgono particolare attenzione all’interfaccia tra aree funzionali tecniche (ricerca, sviluppo, progettazione, ingegneria, sistemi informativi, servizi tecnici) e le altre aree coinvolte nella generazione e attuazione delle innovazioni, in particolare marketing e produzione.

11 Il modello interattivo
Allo schema in serie si contrappone oggi un modello interattivo (o in parallelo) del processo innovativo caratterizzato da forti interazioni tra tutte le funzioni aziendali lungo l’intero arco dello sviluppo dell’innovazione. La nuova complessa figura del manager della tecnologia è completamente diversa da quella tradizionale unidimensionale del manager della ricerca stile anni sessanta: la conoscenza del metodo scientifico può diventare un punto di forza attorno a cui costruire professionalità più complesse in grado di gestire con razionalità l’incertezza, la varietà e le turbolenze del mondo, fuori e dentro l’impresa.

12 Innovazione (1/2) E' la reazione dell’azienda ai mutamenti dell’ambiente esterno, per creare o mantenere un vantaggio competitivo. Secondo il Manuale di Frascati l’innovazione comprende tutte le fasi di natura scientifica, tecnica, commerciale e finanziaria necessarie per: lo sviluppo e l’introduzione con successo sul mercato di nuovi e migliorati prodotti; l’uso commerciale di processi o attrezzature nuove o migliorate; l’introduzione di nuovi approcci nei servizi.

13 Modello interattivo del processo d'innovazione

14 Innovazione (2/2) L’economista Schumpeter ne distingue cinque tipologie: introduzione di un nuovo prodotto; introduzione di un nuovo metodo di produzione; apertura di un nuovo mercato; conquista di una nuova fonte di approvvigionamento di materie prime o beni intermedi; riorganizzazione di un ente economico.

15 Innovazione tecnologica (1/3)
L’innovazione tecnologica può essere considerata come la trasformazione di un’idea in un nuovo/migliorato prodotto o processo o servizio attraverso la tecnologia. Essa perciò riguarda sia nuovi prodotti e processi sia rilevanti cambiamenti nella natura tecnica di prodotti e processi. Un’innovazione è realizzata se è stata introdotta con successo sul mercato (innovazione di prodotto) o impiegata in un processo produttivo (innovazione di processo). Si distingue dall’invenzione, cui manca la connotazione della realizzazione concreta e dell’introduzione sul mercato.

16 Innovazione tecnologica (2/3)
L’innovazione radicale di prodotto è data da un prodotto in cui l’uso, le prestazioni, le caratteristiche, gli attributi, l’uso di materiali e componenti differiscono significativamente rispetto a quelli precedenti. Queste innovazioni possono coinvolgere tecnologie radicalmente nuove o essere basate sulla combinazione di tecnologie preesistenti per nuove applicazioni. L’innovazione incrementale di un prodotto si ha quando le prestazioni sono sensibilmente migliorate. Essa può assumere due forme. Un prodotto semplice può essere migliorato in termini di prestazioni superiori o costo inferiore; un prodotto complesso consistente in un insieme integrato di sottosistemi può essere migliorato tramite modifiche parziali di uno di questi.

17 Innovazione tecnologica (3/3)
L’innovazione di processo può, a sua volta, essere radicale o incrementale, a seconda che coinvolga metodi di produzione sostanzialmente nuovi oppure migliorati. Tali metodi possono coinvolgere modifiche nelle attrezzature e/o nell’organizzazione della produzione. Essi mirano o a produrre prodotti nuovi o migliorati, che non potrebbero essere ottenuti con processi convenzionali, o a produrre beni esistenti con minor costo o minore impatto ambientale.

18 Attività innovative  ricerca e sviluppo sperimentalesino alla dimostrazione su impianti pilota e prototipi; ingegnerizzazione, ovvero messa a punto di procedure di qualità, metodi e standard necessari per la progettazione esecutiva e la produzione di un nuovo prodotto o processo; acquisizione di tecnologia incorporata in macchine e attrezzature con contenuto tecnologico connesso all’innovazione introdotta dall’impresa; acquisizione di tecnologia non incorporata sotto forma di brevetti, invenzioni non brevettate, licenze, know-how, marchi, disegni, servizi con contenuto tecnologico; tooling-up, ovvero acquisizione o cambiamenti dei macchinari e degli strumenti di produzione; avvio della produzione(start-up), che comporta modifiche di processo, addestramento del personale, produzioni pilota.

19 Ricerca e sviluppo (1/2) Ricerca e sviluppo sperimentale (R&S) riguardano rispettivamente l’attività creativa intrapresa su base sistematica al fine di aumentare le conoscenze (ricerca) e quella che le utilizza per sviluppare nuove applicazioni (sviluppo).

20 Ricerca e sviluppo (2/2) ricerca fondamentale o di base: è l’attività sperimentale o teorica intrapresa primariamente per acquisire nuove conoscenze sulle leggi che regolano fenomeni e fatti osservabili, senza particolari finalità applicative; ricerca applicata: è pure un’attività di indagine originale intrapresa per acquisire nuove conoscenze, ma è comunque diretta primariamente a uno scopo pratico specifico; sviluppo sperimentale: è un’attività sistematica, basata su conoscenze preesistenti, ottenute dalla ricerca e dall’esperienza pratica, finalizzata a realizzare nuovi e migliorati prodotti, processi, servizi; la costruzione e la prova di un prototipo o di un impianto pilota sono spesso la fase principale dello sviluppo; ad esso segue la dimostrazione.

21 Trasferimento di tecnologia (1/4)
Il trasferimento della tecnologia (technology transfer) riguarda la sua migrazione dal punto di generazione ad un altro, ove viene applicata (dal laboratorio alla fabbrica, dall’azienda innovatrice all’azienda licenziataria, dal produttore all’utente, da un Paese all’altro). Dal punto di vista giuridico il termine riguarda strettamente il trasferimento dei diritti di utilizzazione della tecnologia.

22 Trasferimento di tecnologia (2/4)
Agli effetti del trasferimento è significativa la classificazione della tecnologia rispetto a due parametri: l’incorporazione (embodiment) e la proprietarietà (appropriation). Secondo il primo parametro la tecnologia può essere: capital embodied, cioè incorporata in un oggetto fisico (materiale, macchina ecc.); human embodied, cioè associata alla conoscenza di una persona; disembodied, non incorporata, ovvero trasferibile per via scritta e orale. Oggetti fisici, esperti, documenti sono detti portatori di tecnologia (technology carrier).

23 Trasferimento di tecnologia (3/4)
Dal punto di vista della proprietarietà, la tecnologia può essere: non proprietaria (o socializzata), quando fa parte del patrimonio comune delle conoscenze (es. libri) o è liberamente disponibile a tutti sul mercato (beni e servizi commerciali), oppure proprietaria (alienata), quando è controllata da un ente o una persona, che può cederla selettivamente a terzi a proprio piacimento.

24 Trasferimento di tecnologia (4/4)
Normalmente una tecnologia viene trasferita come pacchetto (technological package), comprendente cioè conoscenze in diverse forme di incorporazione e di proprietarietà. Infatti il semplice trasferimento dell’informazione, in forma di documentazione, non è sufficiente per il dominio della tecnologia da parte dell’utilizzatore. Ad esempio, il trasferimento tecnologico di un processo comprende l’impianto fisico (tecnologia incorporata nelle macchine), la documentazione per il suo funzionamento e una licenza d’uso di brevetti e/o know-how (disembodied technology) e l’addestramento degli addetti (human embodied technology).

25 Alleanze (1/3) Le alleanze rappresentano forme di coordinamento delle risorse (umane, finanziarie, di conoscenza) e/o dei comportamenti fra due o più imprese. Le modalità con cui si possono concretizzare sono numerosissime, in relazione alle forme contrattuali (con o senza scambi azionari, equity o non equity).

26 Alleanze (1/3) Le alleanze rappresentano forme di coordinamento delle risorse (umane, finanziarie, di conoscenza) e/o dei comportamenti fra due o più imprese. Le modalità con cui si possono concretizzare sono numerosissime, in relazione alle forme contrattuali (con o senza scambi azionari, equity o non equity).

27 Alleanze - Forme equity (1/3)
fusioni e acquisizioni: sono la forma più completa e irreversibile di alleanza, che coinvolge la ridistribuzione della titolarità delle quote di proprietà delle aziende e hanno come oggetto il coordinamento sia delle risorse sia dei comportamenti; joint-venture: rappresentano un caso di fusione parziale, in quanto coinvolgono l’assegnazione congiunta, da parte di partner, di risorse per la costituzione di una nuova società la cui proprietà è distribuita tra i partner stessi; consorzi: si distinguono dalle joint-venture, in quanto in genere il coordinamento delle risorse riguarda attività strumentali rispetto alle attività principali dei partner, che sono realizzate congiuntamente anziché separatamente; esempi: consorzi per la produzione di componenti, di commercializzazione, di ricerca, di promozione dei prodotti, per la realizzazione di un progetto; partecipazioni azionarie, di maggioranza o minoranza.

28 Alleanze – Forme non equity (1/3)
la cessione di licenze e gli accordi di fornitura, commerciali e di ricerca coinvolgono scambi contrattuali di risorse (know-how, capacità produttive, commerciali e di ricerca), senza necessariamente comportare scambi azionari; le intese riguardano esclusivamente un coordinamento di comportamenti (prezzi, quantità, clienti ecc.) e non coinvolgono, in misura apprezzabile, risorse e titoli di proprietà.

29 Le bridging institutions
Parchi Scientifici e Tecnologici Incubatori di impresa Centri di innovazione Centri di servizio Industrial Liaison office

30 Parchi Scientifici e Tecnologici
Insediamento che ospita centri di ricerca pubblici e privati, caratterizzati dalla presenza di servizi comuni e compiti di sostegno del territorio. Le funzioni principali sono: costituire il punto di incontro tra l’offerta di conoscenza e la domanda di innovazione del sistema produttivo di un territorio Creare società fortemente innovative con processi di innovazione e spin off

31 Incubatori di impresa Strutture per l’accoglimento, il sostegno e l’assistenza alla gestione aziendale di nuove imprese del settore scientifico e tecnologico

32 Centri di innovazione Strutture prive di laboratori propri, orientate a favorire l’incontro tra domanda e offerta di conoscenza

33 Centri di servizio Strutture dotate di laboratori propri che offrono servizi di carattere scientifico, tecnico e formativo alle imprese

34 Industrial Liaison Office
Strutture flessibili associate alle Università ed agli enti pubblici di ricerca. Svolgono una azione di reperimento e selezione dell’informazione che viene trasformata in conoscenza utile al tessuto produttivo locale.

35 Tassonomia delle Bridging Institutions
Tipologia Missione Dotazione di laboratori Approccio al mercato Campo tecnologico Enti promotori Parco ST S/T SI D/S M/G/S Università Enti locali Incubatore S Centro di innovazione NO D Associazioni imprenditoriali Centro servizio T/S Imprese ILO G M= monotematico S= settoriale T= tecnologico G= generico S= settoriale T= terrioriale G= generale D= demand side S= supply side


Scaricare ppt "Adriana Agrimi – IRC IRIDE Tecnopolis CSATA Novembre 2003"

Presentazioni simili


Annunci Google