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Presentazione sul tema: "                                                                                                                                                            "— Transcript della presentazione:

1                                                                                                                                                              L’UNIONE EUROPEA L’UNIONE EUROPEA

2 Il trattato di Maastricht
Il Trattato sull'Unione europea è stato firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992 ed entrato in vigore il 1° novembre Questo trattato cambia la denominazione della Comunità economica europea in "Comunità europea". Esso da avvio all'Unione economica e Monetaria e prevede la creazione di una moneta unica. Introduce inoltre nuove forme di cooperazione tra i governi degli Stati membri, per esempio nel settore della difesa e in quello della giustizia. Con la firma del Trattato di Maastricht, meglio conosciuto come Trattato sull'Unione europea, inizia la fase più ambiziosa dell’integrazione europea e si gettano le premesse per un nuovo e più articolato processo di riorganizzazione dei rapporti tra Stati membri e Unione e tra Unione e resto del mondo. La portata storica di questo Trattato risiede nel fatto che ridisegna i rapporti tra gli Stati membri sulla base di due concezioni: - ampliamento delle competenze dell’azione comunitaria: è sintomatico il cambio di denominazione da "Comunità Economica Europea" a "Unione Europea", a testimonianza della volontà di non limitare l’azione della Comunità alle sole relazioni economiche, ma di estenderla anche ad altri campi fino a questo momento di competenza esclusiva degli Stati membri; - creazione di una Unione Europea: c’è la volontà di creare un’organizzazione fondata sulle tre Comunità (del carbone e dell’acciaio, economica e atomica) e su nuove ed efficaci forme di cooperazione in settori specifici quali la politica estera e di sicurezza comune e la giustizia e gli affari interni. : Il trattato di Maastricht

3 La nascita dell’ue il 9 maggio del 1950, il ministro degli esteri francese Robert Schuman propose a tutti i paesi europei che vi avessero voluto aderire, di fondare la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (la CECA). Questa  cominciò ad unire i paesi europei sul piano economico e politico al fine di garantire una pace duratura. I membri fondatori sono il Belgio, la Francia, la Germania, l’Italia, il Lussemburgo e i Paesi Bassi, dando vita cosi all’Europa dei sei.                Questo primo passo riscosse molto successo, al tal punto che i sei stati fondatori con il trattato di Roma del  1957, danno origine alla Comunità economica europea (CEE) o ‘Mercato comune, e alla comunità europea dell’energia atomica (EURATOM).La CEE, al contrario della CECA e dell’EURATOM che fin dalla loro origine hanno agito in campi specifici, si è posta obbiettivi di carattere generale e cioè garantire la circolazione di merci, servizi e persone. Il consiglio europeo

4 Il consiglio europeo Il consiglio europeo
Consiglio europeo è un organo che si riunisce periodicamente per esaminare le principali problematiche del processo di integrazione europea. Alle riunioni di tale organo partecipano i capi di stato o di governo degli stati membri, assistiti dai ministri degli esteri, nonché il presidente della Commissione europea ed un altro membro della Commissione. Il consiglio europeo

5 IL CONSIGLIO DEI MINISTRI EUROPEO
Il Consiglio è l’organo decisionale più importante della Comunità. Esso: Provvede al coordinamento delle politiche economiche generali degli Stati membri Dispone di un potere di decisione (ma può anche riservarsi, in casi specifici, di esercitare direttamente competenze d’esecuzione) Sede: Bruxelles Composizione: è un organo composto da Stati (non ha composizione stabile), nel senso che titolare del seggio è lo Stato membro delle Comunità, che designa il proprio rappresentante scegliendolo tra i componenti il proprio governo nazionale. La composizione varia a seconda dell’argomento posto in discussione. Attualmente il Consiglio è composto da 15 membri, quanti sono gli Stati della Comunità. I rappresentanti degli Stati non devono per forza essere ministri, ma è essenziale che facciano parte della compagine governativa e che siano abilitati ad impegnare il proprio Governo. Di solito in Consiglio ci va il ministro nazionale designato in relazione all’oggetto delle questioni all’ordine del giorno (se l’ordine del giorno è misto può accadere che partecipino più ministri dello stesso paese). Es. Per discutere sull’IVA parteciperanno i ministri delle finanze di tutti gli Stati. Presidenza: spetta, a rotazione, per un periodo di 6 mesi, a ciascun Paese dell’unione.

6 Rappresenta il Consiglio in tutte le sedi in cui ciò sia necessario
Organizzazione interna del Consiglio: il paese (e per lui il capo del Governo) che per turno presiede il Consiglio dell’Unione: Rappresenta il Consiglio in tutte le sedi in cui ciò sia necessario Convoca il Consiglio o di propria iniziativa o su formale richiesta da parte di un altro Stato membro o della Commissione. Risponde alle interrogazioni del Parlamento Europeo per conto del Consiglio. Cura le relazioni internazionali della Comunità. Funzioni: adotta, su proposta della Commissione, i regolamenti e decide su questioni previste dai trattati con o senza il parere del Parlamento. Responsabilità politica: il Consiglio, non è politicamente responsabile di fronte al Parlamento Europeo, né di fronte a qualsiasi altro organo della Comunità. I singoli ministri che prendono parte alle riunioni del Consiglio rispondono delle loro scelte rispettivamente ai parlamenti nazionali. (responsabilità politica)

7 La commissione europea
La Commissione europea (formalmente la Commissione delle Comunità europee) è l'organo esecutivo dell'Unione Europea, con sede ufficiale a Palazzo Berlaymont, Bruxelles. È un organo composto da ventisette membri (a partire dal gennaio 2007, con l'entrata nell'Unione europea di Romania e Bulgaria), detti commissari europei, ognuno dei quali scelto tra le personalità di spicco dello Stato membro di appartenenza, al quale però non è legato da alcun titolo di rappresentanza. Tra i membri sono compresi il presidente e uno o più vicepresidenti. La durata del mandato dei membri è di 5 anni. La composizione della Commissione è stabilita dal paragrafo 1, commi 3, 4 dell'articolo 213 TCE riformato dal successivo Trattato di Nizza. La commissione europea

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9 Il parlamento europeo Quello europeo, è l'unico parlamento plurinazionale al mondo ad essere eletto a suffragio universale diretto. Ogni cinque anni, a partire dal 1979, si tengono le elezioni in cui vengono eletti i 732 eurodeputati, che attualmente rappresentano circa 455 milioni di abitanti. In vista dell'entrata a partire dal 1 gennaio 2007, la Romania e la Bulgaria hanno inviato una trentina di osservatori a partecipare alle sedute del Parlamento Europeo. È inoltre composto da vari organi, come il Presidente del Parlamento Europeo, che ha il compito di dirigere i lavori parlamentari e rappresenta l'intero parlamento nelle relazioni internazionali: è assistito da 14 vice-presidenti e dall'Ufficio di Presidenza. I membri del Parlamento sono suddivisi in gruppi politici capeggiati da un presidente, che col Presidente del Parlamento formano la conferenza dei Presidenti dei Gruppi. Competenze e poteri del Parlamento Il parlamento europeo

10 Il Parlamento europeo esercita tre poteri fondamentali:
il potere legislativo: Parlamento europeo e Consiglio dei ministri approvano congiuntamente le leggi proposte dalla Commissione europea. Benché ufficialmente il potere di iniziativa legislativa spetti alla Commissione, il Parlamento europeo può comunque chiedere alla Commissione di presentare adeguate proposte legislative mediante raccomandazioni. In questo modo il Parlamento può esercitare il suo potere politico di impulso legislativo; il potere di bilancio: nell’esercizio del suo potere di bilancio, il Parlamento europeo ogni anno, a dicembre, stabilisce il bilancio dell'anno successivo. Il progetto di bilancio, presentato dalla Commissione, viene esaminato congiuntamente dal Parlamento e dal Consiglio ma il Parlamento ha anche la facoltà di respingere, per importanti motivi, il progetto. In questo caso, la procedura di bilancio deve ricominciare da capo; il potere di controllo democratico: Il Parlamento europeo esercita inoltre un controllo democratico sull'attività comunitaria, soprattutto tramite l'istituzione di temporanee commissioni d'inchiesta. Il Parlamento ha inoltre il compito di votare la fiducia alla Commissione nel suo insieme, dopo aver ascoltato le audizioni dei singoli commissari designati, e può quindi esercitare la sua censura verso la Commissione, che viene ridisegnata a sottoposta a nuova votazione. Qualunque nuova adesione di uno Stato all'Unione europea, nonché la maggior parte degli accordi internazionali, deve ricevere l’approvazione del Parlamento

11 La corte di giustizia La Corte di giustizia delle Comunità europee (spesso indicata semplicemente come “la Corte”) è stata istituita nel 1952 dal trattato CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio) e ha sede a Lussemburgo. La sua funzione è garantire che la legislazione dell’UE sia interpretata e applicata in modo uniforme in tutti i paesi dell’Unione e che la legge sia quindi uguale per tutti. Essa garantisce, per esempio, che i tribunali nazionali non emettano sentenze differenti in merito alle medesime questioni. La Corte vigila inoltre affinché gli Stati membri e le istituzioni agiscano conformemente alla legge e ha il potere di giudicare le controversie tra Stati membri, istituzioni comunitarie, imprese e privati cittadini. È costituita da un giudice per ciascuno Stato membro, in modo da rappresentare tutti i 27 ordinamenti giuridici nazionali dell’UE. Tuttavia, per motivi di efficienza, raramente la Corte si riunisce in seduta plenaria. Di norma, si tratta di riunioni in “grande sezione”, costituita da 13 giudici, o in sezioni di cinque o tre giudici. La Corte si avvale dell’assistenza di otto “avvocati generali”, che hanno il compito di presentare, pubblicamente e con assoluta imparzialità, conclusioni motivate sulle cause sottoposte alla Corte.

12 Banca centrale europea
La Banca centrale europea (BCE o European Central Bank - ECB - nella dizione inglese) è la Banca centrale incaricata dell'attuazione della politica monetaria per i 15 paesi (tutti facenti parte dell'Unione europea) che hanno aderito all'euro adottandolo come moneta unica (cosiddetta "zona-euro" o "area dell'euro"). La BCE è stata istituita in base al "Trattato che istituisce la Comunità europea" ed allo "Statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea", il 1 giugno La Banca ha, inoltre, ai sensi del diritto pubblico internazionale, propria personalità giuridica autonoma.

13 La politica europea La Politica europea di sicurezza e difesa comune (acronimo PESD) è una delle parti più importanti della Politica estera e di sicurezza comune (PESC), ovvero il cosiddetto "secondo pilastro" dell'Unione Europea. Il progetto di sviluppare una Politica europea di sicurezza e di difesa, quale parte distinta ma ricompresa nella Politica estera e di sicurezza comune dell'UE, fu proposto al Consiglio europeo di Colonia, il 3 e 4 giugno L'obiettivo principale della PESD è quello di rafforzare la capacità dell'UE ad agire in ambito esterno attraverso lo sviluppo delle sue capacità civili e militari in materia di prevenzione dei conflitti internazionali e di gestione delle crisi. La politica europea

14 WASHINGTON - Opposto e perfettamente speculare all'antiamericanismo che divampa in Europa alla vigilia della guerra, scoppia e cresce in America l'"antieuropeismo". Tra amarezza, sbalordimento, incomprensione e rabbia, il pubblico americano e i suoi leader d'opinione vedono e denunciano il "tradimento", l'"ammutinamento", l'"ingratitudine", la "doppiezza" e la "perfidia" (e la lista degli insulti sarebbe interminabile) di tedeschi, russi, belgi, ma, soprattutto, delle odiate cito una battuta sprezzante ripresa addirittura dal cartoon dei Simpsons da vari commentatori "scimmie arrendiste e mangiaformaggio". Dai francesi. Più diplomatico, ma non meno duro, Bush ieri sera ha definito la FRancia "miope". L'"antieuropeismo" non è certamente una novità partorita dalla rivolta franco-tedesca. È latente nella eredità genetica di questa nazione che ha, se non odio aperto, certamente la più profonda diffidenza verso i regni, le chiese, i potentati, i baroni e i tiranni, dai quali tutta l'America bianca scappò. Le due guerre in un secolo, combattute a carissimo prezzo per salvare l'Europa da se stessa e indirettamente l'America, hanno rafforzato l'innata convinzione che dall'altra parte del mare non possano che venire, insieme con abiti chic e manicaretti squisiti, altro che guai. E che avessero ragione i padri fondatori, ammonendo la neonata repubblica a non lasciarsi mai invischiare in trattati e impegni internazionali. Nello squilibrato matrimonio euro-americano, l'antiamericanismo, come un tempo erano le infedeltà della moglie, è una colpa ideologica grave, mentre l'antieuropismo è la comprensibile e giustificabile scappatella del marito. Per ragioni di evidente sudditanza politica e culturale, a noi, sul Vecchio continente, non è lecito dissentire dalle scelte di Washington, senza subire paternali sulla nostra ingratitudine, la nostra doppiezza o, fortunatamente sempre meno, del nostro inestirpabile "sinistrismo", forse perché dell'Europa, soprattutto della Francia, l'America non si è mai interamente fidata e l'11 settembre non ha affatto proiettato la psicologia americana verso un nuovo modo di vedere il mondo. L'ha, al contrario, risospinta all'indietro, alla sua condizione naturale e storica, quella di diffidare di tutti e contare soltanto su se stessa, sui cugini "anglo" e sugli occasionali staterelli satelliti. Ed ecco riaffiorare l'antieuropismo. Leggere i giornali e ascoltare le tv in questi giorni, significa dunque fare una scorpacciata di improperi e di insulti che attraversano conservatori e progressisti, città cosmopolite e comunità rurali, dove molti finalmente possono vendicare il perenne inferiority complex americano verso il decadente snobismo trash dell'Europa e sfogare tutto il rancore per i frogs e i boches, le "ranocchie" e i "crucchi" dell'antica propaganda angloamericana contro i continentali. In quella che ormai è un'"anglosfera", come l'ha definita il brillante opinionista del Sunday Times, Andrew Sullivan, torna a essere accettabile, anzi, addirittura politically correct, insolentire la "vecchia Europa", ora che anche il ministro della Difesa e falco in capo, Rumsfeld, l'ha insultata a più riprese. I vignettisti banchettano, con caricature del tedesco panciuto in lederhosen o del francesi con baffetti sottili, esatto equivalente del solito americano con cappellone da cow boy e pistole nella fondina dei nostri santini da manifestazione pacifista. Columnist e autori seri e riflessivi, si sbizzarriscono, nel clima di "liberi tutti" creato dalla marcia in ordine sparso verso la guerra, per cercare gli epiteti più sanguinosi. Thomas Friedman, sul New York Times, propone d'espellere tout court la Francia dal Consiglio di sicurezza sostituendola con l'India, che per 40 anni fu vista come un'utile compagna di strada dell'Urss alla testa dei "non allineati". Dalla rete di cable tv oggi più seguita, la Fox di Rupert Murdoch, il commentatore Morton Kondracke dà dei "perfidi" ai francesi, incoraggiato dall'anchorman Fred Barnes con pleonastico entusiasmo: "Non solo perfidi, ma pure malfidati". Ogni stereotipo ("perfido" è un classico della propaganda) viene riesumato, nel gioco degli specchi rotti sulle due sponde dell'Oceano. Se molti anti americani in Europa sono persuasi che Bush voglia annettersi il petrolio iracheno, così gli autori più aggressivi e disinvolti, come quel Cristopher Hitchens beniamino degli ultras della guerra, ci spiegano che Chirac è un "venduto" e fa il pacifista per salvare gli interessi francesi in Iraq mentre Schroeder punta soltanto a ingrossare le dimensioni della torta da spartire, facendo il difficile adesso. Meno divertente, Henry Kissinger avverte il rischio di questa specularità di odi, adoperando un'altra celebre crisi atlantica, quella scatenata dalla guerra francobritannica per Suez. Rammenta a Washington che gli obbiettivi strategici degli Stati Uniti "non si raggiungono attraverso l'umiliazione la soggezione degli Alleati" e agli europei che un'alleanza "i cui membri pensano di poter guadagnare un utile a lungo termine dal fallimento di uno dei loro membri è una contraddizione". Ma proprio la contraddizione simmetrica è l'espressione più adatta, per descrivere il clima degli opposti rancori. Un'aria tossica, nella quale l'invettiva prende il posto del ragionamento, l'insulto sarcastico evita il fastidio di capire perchè, in un'Europa dove le sinistre e i loro media sono sempre più minoranza, la maggioranza dell'opinione pubblica dissenta così aspramente dall'America. Questa, dell'anti europismo americano, può essere un'altra di quelle eredità inquinate che l'Iraq ci lascerà da bonificare, in un dopoguerra che si annuncia molto più difficile della guerra ai resti delle armate irachene. la Repubblica 11 febbraio 2003 L’ anti-europeismo WASHINGTON - Opposto e perfettamente speculare all'antiamericanismo che divampa in Europa alla vigilia della guerra, scoppia e cresce in America l'"antieuropeismo". Tra amarezza, sbalordimento, incomprensione e rabbia, il pubblico americano e i suoi leader d'opinione vedono e denunciano il "tradimento", l'"ammutinamento", l'"ingratitudine", la "doppiezza" e la "perfidia" (e la lista degli insulti sarebbe interminabile) di tedeschi, russi, belgi, ma, soprattutto, delle odiate cito una battuta sprezzante ripresa addirittura dal cartoon dei Simpsons da vari commentatori "scimmie arrendiste e mangiaformaggio". Dai francesi. Più diplomatico, ma non meno duro, Bush ieri sera ha definito la FRancia "miope". L'"antieuropeismo" non è certamente una novità partorita dalla rivolta franco-tedesca. È latente nella eredità genetica di questa nazione che ha, se non odio aperto, certamente la più profonda diffidenza verso i regni, le chiese, i potentati, i baroni e i tiranni, dai quali tutta l'America bianca scappò. Le due guerre in un secolo, combattute a carissimo prezzo per salvare l'Europa da se stessa e indirettamente l'America, hanno rafforzato l'innata convinzione che dall'altra parte del mare non possano che venire, insieme con abiti chic e manicaretti squisiti, altro che guai. E che avessero ragione i padri fondatori, ammonendo la neonata repubblica a non lasciarsi mai invischiare in trattati e impegni internazionali. L’ anti-europeismo

15 La questione turca La questione turca
Dal 1959, anno in cui il governo di Ankara avanzò la prima richiesta di aderire alla CEE, la Turchia ha fatto dell'evocazione del proprio "destino europeo" uno dei motivi principali di politica estera, nonostante le frequenti fluttuazioni di questo orientamento, in occasione dei colpi militari dei primi anni '70 e '80. Il primo rifiuto all'ingresso della Turchia avvenne nel 1990 sulla base di una lunga lista riguardante l'inaccettabile situazione interna (insufficiente pluralismo politico, violazione dei diritti umani). La svolta fondamentale nei rapporti tra Bruxelles e Ankara si registrò, in occasione del Consiglio Europeo di Helsinki del 1999, quando i "Quindici" attribuirono ufficialmente alla Turchia lo status di candidato all'adesione a parità di condizione "Criteri di Copenhagen"  con altri dodici Paesi. Durante il periodo post-Helsinki, la Turchia fece importanti passi in avanti, emanando il nuovo Codice Civile che introdusse riforme sostanziali nel campo della libertà di pensiero, come l'allargamento del diritto al voto. Ma nel 2002, furono allargati i "Criteri di Copenaghen" pretendendo, tra l'altro, l'abolizione della pena di morte, il riconoscimento dei diritti alle minoranze e maggiori garanzie in termini di libertà di espressione. Naturalmente i nuovi criteri rallentarono notevolmente l'ingresso della Turchia come ci dimostrò la riunione svoltasi nella capitale danese, durante la quale tutti i paesi membri si rifiutarono di attuare un allargamento a favore della Turchia, ma promettendo agli esponenti del governo turco di aprire immediatamente i negoziati qualora le condizioni di vita migliorassero all'interno del paese. L'ingresso della Turchia nell'UE porrebbe entrambe di fronte a sfide straordinarie, ma offrirebbe anche delle opportunità sulle quali vale la pena ragionare. Dal punto di vista europeo, l'adesione di Ankara avrebbe sull'Unione un impatto probabilmente assai più profondo di quello sperimentato in occasione dei precedenti allargamenti, a causa di una serie di fattori quali la dimensione demografica del paese, la collocazione geopolitica, le sue potenzialità economiche e militari. Dal punto di vista turco, se negli ultimi quattro anni sotto la spinta europea il ritmo delle riforme ha conosciuto un'accelerazione impressionante e il governo ha adottato misure sostanziali di modernizzazione politico-istituzionale, tuttavia molta strada resta ancora da compiere e anche gli esponenti politici europei più favorevoli all'integrazione dicono che "alcuni dei problemi legati all'adesione della Turchia sono reali, gravi e di origine interna". La questione turca

16 La penisola italica La penisola italica

17 La Repubblica Italiana, comunemente Italia, è uno stato dell‘ Europa meridionale che ha come forma di governo lae repubblica parlamentare. Risiede su gran parte della regione geografica italiana e confina ad ovest con la Francia a nord con la Svizzera e l‘Austria, e ad est con la Slovenia. Appartiene alla Repubblica Italiana anche il comune di Campione d’Italia erclave nella Svizzera italiana. La capita è Roma. Risiedono all'interno della Repubblica Italiana i due microstati San Marino e Città del Vaticano. Tradizionalmente chiamata “Penisola" in ragione della sua natura geografica prevalente, “Stivale" in ragione della sua caratteristica forma, "Belpaese" in ragione del suo clima e delle sue bellezze naturali e artistiche ("del bel paese là dove 'l sì sona",Dante, Inferno, c.XXXIII, v.80; "il bel paese | Ch'Appennin parte e 'l mar circonda e l'Alpe",Petrarca, Canzoniere, s. CXLVI), l'Italia si estende sia in longitudine che in latitudine per 12 gradii (in latitudine per un totale di circa chilometri) ed è costituita geograficamente da tre parti: una continentale, delineata a nord dalle Alpi e a sud dalla linea convenzionale che congiunge La Spezia con Rimini, una peninsulare, che si allunga nel Mediterraneo fino a circa 150 chilometri dalle coste dell'Africa, ed una insulare, rappresentata principalmente dalle due maggiori isole del Mediterraneo, la Sardegna e la Sicilia. I confini territoriali si estendono complessivamente per chilometri, mentre lo sviluppo costiero raggiunge i chilometri.[2] Lo Stato nell'attuale estensione territoriale non del tutto coincidente è nato nel 1861 come Regno d'Italia ed ha assunto l'attuale forma di repubblica parlamentare nel giugno del 1946 a seguito del risultato del referendum istituzionale del 2 giugno indetto per stabilire la forma di governo dopo la fine della seconda guerra mondiale. La proclamazione ufficiale della Repubblica avvenne il 18 giugno 1946, giorno in cui la Corte di Cassazione confermò i risultati del Referendum. La legge fondamentale della Repubblica, la Costituzione, entrò in vigore il 1° gennaio 1948. L'Italia conta più di 59,2 milioni di abitanti (stime ISTAT relative al 28 febbraio 2007), per una densità di 196,9 abitanti per km². L'Italia è membro fondatore dell'Unione Europea, della Nato, del Consiglio d'Europa e dell'Unione Europea Occidentale, aderisce alle Nazioni Unite(per il biennio è membro non-permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite) e fa parte del G8.

18 L’Italia è un paese prevalentemente montuoso, ad eccezione della panura Padana, e si estende dalle Alpi al Mediterraneo. Comprende la Sicilia e la Sardegna, l’isola d’Elba e una settantina di altre isole minori. All’interno della penisola italiana sono presenti due piccoli Stati indipendenti: Città del Vaticano a Roma e la Repubblica di San Marino. L’Italia ha un Parlamento bicamerale, composto dal Senato della Repubblica e dalla Camera dei Deputati. Le elezioni parlamentari si svolgono ogni cinque anni. Già centro di un vasto impero romano da cui è derivato un enorme patrimonio archeologico, culturale e letterario, la penisola italiana fu culla dell’umanesimo medievale e del Rinascimento. Tutto ciò, attraverso insigni personalità del calibro di Machiavelli, Dante, Leonardo e Galileo, ha contribuito a forgiare il pensiero politico, la filosofie e le arti in Europa. Le principali attività economiche del paese sono il turismo, la moda, l’ingegneria, le sostanze chimiche, i veicoli a motore e i prodotti alimentari. L’Italia è membro dei G8 (il gruppo degli 8 grandi paesi industrializzati) ed è la settima potenza economica a livello mondiale. Le regioni dell’Italia settentrionale sono tra le più ricche d’Europa per reddito pro-capite.


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