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Modulo III° I metodi di ricerca sociale nelle organizzazioni

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Presentazione sul tema: "Modulo III° I metodi di ricerca sociale nelle organizzazioni"— Transcript della presentazione:

1 Modulo III° I metodi di ricerca sociale nelle organizzazioni
CORSO DI SOCIOLOGIA DELL’ORGANIZZAZIONE 24 novembre 2006 Modulo III° I metodi di ricerca sociale nelle organizzazioni Dott. S. Scarcella Prandstraller

2 LA RICERCA SOCIALE NELLE ORGANIZZAZIONI
La ricerca empirica è finalizzata alla produzione di una conoscenza controllabile, pubblica, intersoggettiva e potenzialmente replicabile, che produce asserti e talvolta propone spiegazioni giustificandole su base empirica. Il percorso di una ricerca empirica segue uno schema articolato in cinque livelli (G. Di Franco): Il disegno della ricerca. La costruzione della base empirica. L’organizzazione dei dati. L’analisi dei dati. L’esposizione dei risultati nel “rapporto di ricerca”.

3 IL DISEGNO DELLA RICERCA
Può coincidere con una delle seguenti tipologie (A. Strati): Ricerca sperimentale. Ha luogo attraverso l’osservazione ripetuta nel tempo, in laboratorio o direttamente nell’ambiente organizzativo, di due o più gruppi di attori organizzativi, in uno dei quali viene attuata una qualche forma di cambiamento, mentre gli altri operano come gruppi di controllo B) Indagine o “survey” E’ finalizzata all’esame di modelli di relazione tra variabili, Si vale pertanto in genere di metodi a forte strutturazione, che consentono di acquisire dati in termini quantitativi, come il questionario, l’intervista strutturata e l’osservazione strutturata.

4 IL DISEGNO DELLA RICERCA
C) Ricerca qualitativa E’ diretta a mettere in risalto le interpretazioni degli attori organizzativi su aspetti ed eventi della vita organizzativa. Si vale di solito di metodi a basso grado di strutturazione quali osservazione partecipante e interviste in profondità. D) Studio del caso o “case study” E’ svolto in dettaglio su vari aspetti di un unico contesto organizzativo o su un numero ridotto di ambiti organizzativi e mette a fuoco una particolare situazione. E) Ricerca intervento o “action-research” Ha lo scopo non solo di conoscere determinati eventi, processi o fenomeni, ma anche di intervenire sugli stessi. I ricercatori sono coinvolti insieme agli attori organizzativi nell’affrontare un problema organizzativo e forniscono loro informazioni utili e consigli sulle possibili linee d’azione.

5 IL DISEGNO DELLA RICERCA
Definizione del problema di indagine e degli obiettivi cognitivi Esame delle ricerche e della letteratura esistente in materia Definizione di costrutti e concetti Formulazione delle ipotesi teoriche da verificare Scelta dei metodi di ricerca Operativizzazione dei concetti in indicatori Progettazione dello strumento di rilevazione Scelta del contesto e definizione della popolazione Estrazione del campione e piano di campionamento Sperimentazione e modifica dello strumento di rilevazione Pianificazione dei tempi e modalità di rilevazione

6 IL DISEGNO DELLA RICERCA
Le ricerche empiriche nelle organizzazioni possono essere: A) Totali, se investono l’intera popolazione organizzativa B) Campionarie, se implicano il coinvolgimento solo di un campione della popolazione organizzativa Il campione è un sottoinsieme della popolazione. A seconda dei criteri di estrazione, può essere: Casuale o probabilistico, se è estratto dall’universo in modo tale che ogni attore organizzativo abbia le medesime probabilità di tutti gli altri di esservi compreso. Non probabilistico, qualora venga determinato con criteri diversi, in funzione degli specifici obiettivi cognitivi della ricerca. Il campione non probabilistico può essere ragionato, a valanga, a cluster, ecc… Stratificato, se i casi sono scelti tenendo conto di uno stato su di una proprietà (età, sesso, qualifica, ecc.). Non stratificato, se i casi sono scelti a prescindere dallo stato su specifiche proprietà.

7 I METODI DI RICERCA La scelta dei metodi di ricerca varia in relazione: Agli obiettivi cognitivi del ricercatore. Alla natura delle ipotesi teoriche avanzate. Alle modalità di formulazione e operativizzazione dei concetti. Alle specificità delle aree problematiche prescelte. Alle caratteristiche del disegno della ricerca. Tale scelta condiziona: La natura della base empirica. Le possibilità di organizzazione dei dati. Le possibilità di analisi dei dati. I contenuti e le modalità espositive del “rapporto di ricerca” Il grado di comparabilità e generalizzabilità dei risultati.

8 La metodologia della ricerca sociale è unitaria e si articola in:
I METODI DI RICERCA La metodologia della ricerca sociale è unitaria e si articola in: A) metodi quantitativi si basano sulla rilevazione e l’analisi di dati statistici si valgono di matrici casi per variabili, in cui ciascuna proprietà osservata nei casi costituisce una variabile una variabile è una proprietà definita operativamente le variabili possono essere: dicotomiche cardinali categoriali ordinali categoriali il dato è il valore simbolico assegnato allo stato di uno specifico caso su di una specifica proprietà B) metodi qualitativi si basano sull’impiego di tecniche e strumenti di rilevazione di tipo non standardizzato

9 I METODI QUANTITATIVI Si basano sull’impiego di tecniche e strumenti di rilevazione di tipo standardizzato o semi-standardizzato, quali: A) Il questionario, nel quale possono essere previste: solo domande chiuse (alternative di risposta predefinite) solo domande aperte domande chiuse e domande aperte e può essere somministrato secondo le modalità di: Autocompilazione Compilazione assistita Intervista con questionario (telefonica, CATI, ecc,) B) L’ intervista, che può essere: strutturata (alternative di risposta predefinite) semi-strutturata (check list o aree tematiche predefinite) C) L’ osservazione strutturata. Per lo svolgimento delle ricerche con metodi quantitativi possono essere impiegati software specialistici (SPSS 11.0)

10 I METODI QUALITATIVI Si basano sull’impiego di tecniche e strumenti di rilevazione di tipo non standardizzato, quali: L’ intervista non strutturata, mediante: A1) intervista in profondità A2) storia di vita B) L’ osservazione partecipante C) L’ analisi sociodinamica, mediante: C1) focus group C2) family group C3) training group o t-group C4) simulazione C5) gioco di ruolo o role playing D) L’ analisi testuale

11 A.1 - L’intervista in profondità
I METODI QUALITATIVI A.1 - L’intervista in profondità Si differenzia dall’ intervista strutturata, in cui a tutti gli intervistati sono proposte le medesime domande, con una scelta tra alternative di risposta predefinite. Si differenzia dall’ intervista semi-strutturata, svolta sulla base di check lists, ovvero su aree tematiche prestabilite. Consente al ricercatore, partendo dalla proposta di alcuni argomenti di fondo, di effettuare liberamente con l’intervistato tutti gli approfondimenti che dovessero man mano rivelarsi d’interesse per gli obiettivi cognitivi della ricerca. Può prendere spunto da rivelazioni e discorsi emersi in modo improvviso o casuale. Le reazioni emotive, il linguaggio, le risposte, le opinioni e persino le divagazioni dell’intervistato possono fornire elementi importanti per confermare, completare o rivedere le ipotesi teoriche avanzate nel disegno della ricerca, ovvero per costruirne di nuove (paradigma della grounded theory).

12 I METODI QUALITATIVI A2 - La storia di vita
Si differenzia dall’intervista in profondità perché il filo conduttore dell’interazione non sono gli argomenti proposti dall’intervistatore, ma il racconto destrutturato da parte dell’intervistato dei vissuti esperienziali relativi ad uno o più aspetti o fasi del proprio percorso vitale. E’ particolarmente utile per ricostruire la storia di una organizzazione o di una particolare unità organizzativa e del percorso dinamico di formazione della sua cultura (stili di leadership, valori, assunti impliciti, credenze, miti, rituali, simboli, eroi, ecc.) attraverso la narrazione di fatti ed episodi vissuti in prima persona da soggetti che vi hanno trascorso una parte consistente della loro vita lavorativa. Il racconto deve contenere continui riferimenti alla vita privata dell’intervistato, per meglio comprendere le dinamiche di partecipazione, in termini di periodi di più o meno intenso impegno di tempo e coinvolgimento emotivo e relazionale sul lavoro.

13 B - L’osservazione partecipante
I METODI QUALITATIVI B - L’osservazione partecipante Consiste nell’osservazione dell’ambiente organizzativo, nonché dell’aspetto, del comportamento e delle interazioni sociali degli attori organizzativi nel corso di una o più attività che normalmente svolgono nel corso della loro giornata nell’ambito dell’organizzazione (lavoro di ufficio, conversazioni faccia a faccia e telefoniche, riunioni, ecc.). L’osservazione dell’ambiente organizzativo deve essere diretta a rilevare innanzi tutto gli aspetti tangibili della cultura, a cominciare dagli artefatti, e cioè delle creazioni della cultura a livello materiale e simbolico (lay-out degli uffici e dei corridoi, oggetti, arredi, luoghi fisici di prevalente interazione sociale, linguaggio utilizzato, ecc.). L’osservazione è mirata a rilevare non solo artefatti significativi (es. simboli di status ) e rituali sociali, ma anche a indurre valori ed assunti impliciti e ricostruire schemi e mappe cognitive (meccanismi di costruzione di senso).

14 C - L’analisi sociodinamica
I METODI QUALITATIVI C - L’analisi sociodinamica Consiste nell’osservazione delle dinamiche di interazione micro-sociale di tipo analogico e simbolico tra gli attori organizzativi in situazioni di laboratorio, vale a dire nell’ambito di contesti costruiti e in condizioni indotte o comunque almeno in parte controllate dal ricercatore. Differisce dall’intervista in quanto si basa prevalentemente sull’osservazione delle dinamiche di gruppo, con il fine della comprensione e della spiegazione delle stesse, nonché della cultura e delle mappe cognitive degli attori organizzativi. Differisce dall’osservazione partecipante in quanto è limitata al livello micro-sociale e inoltre l’osservazione non viene condotta nell’ambiente organizzativo e in situazioni lavorative reali, ma, al contrario, in ambienti e situazioni di laboratorio.

15 I METODI QUALITATIVI C1 - il focus group Inventata da Paul Lazersfeld e Robert Merton nel 1942, è la tecnica di analisi sociodinamica più prossima all’intervista. Il gruppo non è mai un gruppo naturale, ma è costituito da un campione ragionato di attori che non necessariamente interagiscono su base regolare nell’ambito dell’organizzazione. Coniuga l’interazione sociale tra il ricercatore e gli attori organizzativi a quella degli attori organizzativi tra loro. Il ricercatore propone l’argomento di discussione, interviene, pone domande, richiama l’attenzione del gruppo sull’obiettivo di pervenire ad un giudizio il più possibile condiviso. è impiegato per mettere a fuoco e definire le caratteristiche di un fenomeno, di una ambiente di lavoro, di un problema organizzativo, ecc. partendo da punti di vista diversi. L’attenzione è tanto sugli atteggiamenti dei partecipanti, quanto sugli argomenti addotti, sulle interazioni e sul processo di formazione di un’opinione condivisa.

16 I METODI QUALITATIVI C2 - il family group
E’ la tecnica di analisi sociodinamica più prossima all’osservazione partecipante. Il gruppo è un gruppo naturale, con equilibri interni ed una leadership formale ed eventualmente informale, costituito da attori organizzativi che lavorano abitualmente insieme (di solito, un dirigente ed i suoi collaboratori, che sul lavoro costituiscono appunto una family); Il ricercatore non pone specifiche domande al gruppo, ma si limita a proporre l’argomento di discussione e ad osservare le dinamiche che spontaneamente si producono al suo interno, intervenendo il meno possibile. l’attenzione del ricercatore è diretta a cogliere le specifiche dinamiche di interazione tra i partecipanti (leadership, motivazione, appartenenza, esclusione, alienazione, cooperazione, ecc.) ed i loro atteggiamenti, soprattutto allo scopo di comprendere e di spiegare cultura e mappe cognitive degli attori organizzativi.

17 I METODI QUALITATIVI C3 - il t-group
Il ricercatore assegna al gruppo un task, un compito, che il gruppo deve svolgere entro un determinato limite di tempo con l’impiego di determinate competenze di carattere cognitivo o relazionale. L’attenzione del ricercatore può essere rivolta tanto alle modalità di apprendimento e impiego operativo delle competenze da parte del gruppo, quanto alle dinamiche di interazione tra i partecipanti. il gruppo può essere un gruppo naturale o meno. Viene impiegato nelle organizzazioni nella formazione, nella diagnosi e nell’intervento sui problemi organizzativi, per avviare percorsi di cambiamento o modificare in modo permanente atteggiamenti, credenze, comportamenti e valori attraverso l’impatto emotivo dell’esperienza. I partecipanti imparano ad osservare ed a valutare il proprio modo di comportarsi, identificando così le modalità di comportamento da modificare e da migliorare.

18 I METODI QUALITATIVI C4 - la simulazione Il ricercatore ricostruisce in laboratorio una situazione tipica dell’ambiente di lavoro degli attori organizzativi. In tale contesto simulato chiede loro di affrontare uno specifico task, spesso considerato particolarmente impegnativo o addirittura estremo. Il gruppo è di solito un gruppo naturale, formato da partecipanti organizzativi che lavorano abitualmente insieme. Lo scopo della simulazione può essere tanto quello di mettere alla prova le dinamiche di leadership, la capacità di cooperazione e la coesione del gruppo, come anche quello di far sperimentare al gruppo valori e atteggiamenti nuovi, che si esprimono in un diverso modo di lavorare, oltre che quello di comprendere e di spiegare cultura e mappe cognitive degli attori organizzativi.

19 I METODI QUALITATIVI C5 - il gioco di ruolo
Si differenzia dal t-group e dalla simulazione in quanto il ricercatore non ricrea una situazione lavorativa reale, ma assegna a ciascuno dei partecipanti uno specifico ruolo, diverso da quello normalmente disimpegnato, in contesti differenti da quello dell’organizzazione o addirittura del tutto immaginari. il gruppo può essere un gruppo naturale o meno. il ricercatore assegna un task unitario al gruppo, ovvero un task differenziato a ciascuno dei partecipanti. lo scopo del role playing, oltre a quello di mettere alla prova le dinamiche di leadership, la capacità di cooperazione e la coesione del gruppo, può essere anche quello di far sperimentare ai partecipanti un ruolo organizzativo con caratteristiche completamente diverse dal proprio per far emergere potenzialità latenti, ovvero indurre, attraverso l’impatto emotivo dell’esperienza, modifiche permanenti negli atteggiamenti e nei comportamenti nell’ambiente di lavoro.

20 D -L’analisi testuale I METODI QUALITATIVI
Può avere luogo su documenti scritti (circolari, corrispondenza, ordini di servizio) o elettronici (siti internet o intranet, messaggi di posta elettronica) prodotti nell’ambito dell’organizzazione, ovvero sul testo di conversazioni faccia a faccia o telefoniche registrate. Opera su diverse dimensioni: Dimensione tematica: il contenuto del testo. Dimensione morfosintattica: le strategie discorsive dei comunicanti. Dimensione semantica latente: lo studio delle partizioni e l’analisi delle corrispondenze. Per lo svolgimento dell’analisi testuale possono essere impiegati software specialistici (Lexico 3, Taltac, ecc.)


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