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Valori conoscitivi e valori sociali nella scienza

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Presentazione sul tema: "Valori conoscitivi e valori sociali nella scienza"— Transcript della presentazione:

1 Valori conoscitivi e valori sociali nella scienza
Mauro Dorato Dipartimento di Filosofia Università di Roma 3

2 INTRODUZIONE La scienza è una pratica umana che riempie la vita di alcuni di noi ma riguarda tutti. Una pratica è guidata da regole di condotta ispirate da scopi e valori: il tipo di conoscenza fornito dalla scienza è, indipendentemente dalle sue applicazioni, un valore in sé, perché la conoscenza è un valore. Ma tale valore può entrare in conflitto con altri valori non conoscitivi o sociali: cercare di capire il ruolo che la scienza dovrebbe svolgere nella nostra vita è quindi uno dei compiti più importanti della filosofia della scienza.

3 Comprendere il ruolo della scienza nella nostra vita richiede considerare i valori conoscitivi da essa promossi in connessione con gli altri nostri valori, compresi quelli non conoscitivi o sociali Considerare la possibile interazione tra la sfera dei valori conoscitivi (verità, plausibilità, potere esplicativo, semplicità) e quella dei valori non-conoscitivi o sociali (ideologici, politici, religiosi, etici, estetici) sembra presupporre la indipendenza tra le due sfere Problema principale: Fino a che punto nelle procedure scientifiche si possono separare i valori conoscitivi dai valori non-conoscitivi?

4 4 ruoli per i valori nella scienza
servono a selezionare fatti interessanti per noi e, più in generale, a spingere la ricerca in una direzione piuttosto che in un’altra; servono a scegliere tra due teorie empiricamente equivalenti; servono a definire gli scopi globali della scienza, ovvero il suo posto nella società, nella cultura e in generale nella nostra vita; intervengono nelle applicazioni tecnologiche, ovvero nell’uso della conoscenza scientifica.

5 I valori come selettori di fatti (1)
I valori (ciò che conta per noi) sono preferenze, e hanno dunque una funzione selettiva. Ciò implica che ci aiutano a scegliere tra diverse alternative o stati di cose possibili In questo senso, i valori sociali, psicologici, culturali, ci aiutano a scegliere ciò che merita di essere studiato, ovvero ciò che appare interessante o importante per noi. Ineludibile dimensione pragmatica della scienza: il suo valore più importante, la verità, si carica di significati umani. Non vogliamo la verità e basta, o a tutta la verità, ma la verità che conta per noi

6 TRE ESEMPI DI “SELEZIONE” DI FATTI
Una giovane ricercatrice può essere più attirata da un certo campo x piuttosto che da un altro y perché ci sono più promesse di carriera in x che in y (più finanziamenti, docenti migliori, maggior divertimento, etc) Ricerche militari e industriali possono “premere” più in un area di ricerca che in un’altra: ciò però non rende i risultati di “parte” Scienze umane: i nostri valori culturali giocano un ruolo importante nel farci adottare una certa prospettiva da cui esaminare un certo fenomeno storico-sociale (Wertbeziehung)

7 Per comprendere l’origine della Riforma Protestante, possiamo adottare un punto di vista economico, morale, religioso, o sociale, o qualunque altra prospettiva possa essere rilevante per individuare le cause possibili del fenomeno Ciascuno di questi punti di vista causali ha un suo ruolo senza escludere quello degli altri. Dopo la selezione di fattori causalmente rilevanti grazie ai nostri interessi (valori), il legame causale che cerchiamo di appurare vale o non vale indipendentemente dai nostri orientamenti economici o religiosi

8 Lo stesso metodo “pluralista” vale per le scienze empiriche e per lo studio della natura, che è organizzata a livelli gerarchici di complessità diversa. Gli esseri umani, in particolare, possono essere studiati scientificamente da un punto di vista fisico, biofisico, biochimico, fisiologico, neurofisiologico, psicologico antropologico e sociologico, e ognuno di questi contribuisce alla comprensione della nostra complessa natura da una particolare prospettiva.

9 I RAPPORTI TRA (1) E L’OGGETTIVITA’CONOSCITIVA DELLA SCIENZA
Interessi economici o militari (il moto dei proiettili) possono avere incoraggiato lo studio della dinamica in epoca moderna. Ma la meccanica newtoniana ha un valore cognitivo indipendente da tale origine In una parola, i valori usati come selettori di fatti, di problemi e di aree di ricerca operano senza minacciare l’oggettività conoscitiva della scienza

10 I valori conoscitivi come decisori tra teorie empiricamente equivalenti (2)
Oltre alla verità, che è il più importante valore perseguito dalla scienza, altri valori conoscitivi come l’accuratezza sperimentale, la coerenza con ciò che viene già accettato come conoscenza, la semplicità di una teoria, la sua fecondità e il suo potere esplicativo e unificante sono stati spesso considerati come cruciali nella scelta tra teorie empiricamente equivalenti (Kuhn 1977, pp ), in particolare durante le rivoluzioni scientifiche

11 2 problemi Siamo legittimati a far intervenire valori non-conoscitivi (ideologici, politici, religiosi, etici in senso lato) per scegliere tra due teorie empiricamente e teoreticamente equivalenti dal punto di vita conoscitivo? Fino a che punto il problema della sottodeterminazione empirica delle teorie da parte dei dati porta all’equivalenza empirica tra due o più teorie scientifiche?

12 2 possibili casi: l’equivalenza empirica è o temporanea o definitiva
Se è temporanea, dobbiamo sviluppare la ricerca per porre fine alla situazione di stallo, e qualunque valore, anche del tipo più soggettivo, come potrebbero essere quelli estetici, può giocare un ruolo importante per spingere la ricerca in una direzione più che in un’altra, esattamente come in (1) Ma il verdetto finale spetta agli esperimenti e alle osservazioni (almeno nelle scienze empiriche, diverso è il caso della matematica)

13 Se l’equivalenza empirica fosse definitiva, non potremmo scegliere la teoria che ci aggrada di più dal punto di vista non conoscitivo e dunque morale, religioso o politico? Se, per ipotesi, non si potesse scegliere nulla che potesse differenziare le due teorie da un punto di vista empirico e teorico, dovremmo concludere che, dal punto di vista conoscitivo, le due teorie sono in realtà la stessa teoria. Una differenza che conoscitivamente non fa una differenza non è una differenza conoscitiva e non può esserlo nemmeno da un punto di vista pratico (le credenze sono regole per l’azione)

14 Alcune osservazioni scettiche…
Le teorie rivali durante la rivoluzione astronomica e le teorie dell’ottica nel XIX secolo non rimasero empiricamente equivalenti per molto tempo, seppure mai lo furono. Un altro esempio più attuale potrebbe venirci dalla filosofia della meccanica quantistica con l’interpretazione determinista di Bohm, che in ambito non-relativistico, potrebbe essere preferita a quella standard per ragioni conoscitive e non-conoscitive.

15 I valori generali della scienza (3)
La scienza persegue o deve perseguire la verità (ciò che implica credere che i modelli siano una replica fedele della realtà) o si deve accettare una teoria solo come empiricamente adeguata? (si crede solo a ciò che è attuale e osservabile direttamente, ma si rifiuta l’idea che la scienza debba spiegare l’osservabile con verità su ciò che non è osservabile) Si deve credere in entità postulate dalla scienza che sono inosservabili senza l’aiuto di strumenti o si deve piuttosto essere agnostici sulla loro esistenza?

16 Intervengono valori non-conoscitivi a determinare gli scopi generali della scienza?
È plausibile supporre che l’opposizione della Chiesa al realismo di Galileo circa il moto terrestre fosse motivata da valori non conoscitivi (quali il difendersi dal principio della libera interpretazione delle Scritture da una parte, e difendere una concezione antropocentrica che fosse meglio in accordo con il creazionismo dall’altra) Lo strumentalismo scientifico del Cardinal Bellarmino sarebbe allora diretta conseguenza di un influsso di valori non conoscitivi nell’interpretazione di un’ipotesi scientifica

17 Il punto è che i valori non-conoscitivi non sono sufficienti a stabilire il carattere strumentalistico o realistico di una teoria scientifica, e dunque non dovrebbero determinare gli scopi della scienza a priori I valori non-conoscitivi (ideologici e politici) in generale mettono a rischio la validità intersoggettiva della scienza, dato che non sono universalmente condivisi se si sostenesse che i fatti dipendono dalla nostra fede ideologica, e che non esistono fatti senza interpretazioni, si metterebbe a rischio una delle poche conquiste dell’umanità (la scienza, appunto) che è in grado di unire gli esseri umani e non di dividerli.

18 Un altro argomento a favore della indipendenza dei fatti dai valori non-conoscitivi sta nel fatto che non avrebbe senso fare ricerca scientifica senza la convinzione che c’è un modo in cui le cose stanno, indipendentemente dalle nostre speranze e dai nostri desideri Se vogliamo “ideologizzare” le scienze in modo radicale, il prezzo da pagare è la perdita del vincolo intersoggettivo e l’assoggettamento alla volontà di potenza, che è il rifiuto di riconoscere un ordine oggettivo del mondo

19 L’applicazione della conoscenza e i valori non-conoscitivi (4)
Ogniqualvolta l’acquisizione di nuova conoscenza o l’applicazione di conoscenze scientifiche o tecnologiche già acquisite ha prevedibili conseguenze pratiche non-conoscitive (che riguardano per es. l’economia, l’ambiente, o la salute degli esseri umani), sono coinvolti valori non-conoscitivi

20 ES: se l’unico modo di sapere se una certa sostanza chimica aumenta la probabilità di contrarre il cancro (un valore conoscitivo) fosse quello di sperimentarla direttamente su di noi, dovremmo ovviamente anteporre il valore non-conoscitivo (la salute) a quello conoscitivo (sapere attraverso l’esperimento). Ma è possibile che i valori non-conoscitivi siano indispensabili anche per costruire le ipotesi empiriche (internalismo dei valori) piuttosto che per applicarle alla prassi dopo che sono state acquisite (esternalismo dei valori)?

21 Il rischio induttivo, come lo definì Hempel, è la possibilità che la propria ipotesi sia falsa malgrado sia stata accettata come vera e sia vera malgrado sia stata respinta, (1965, p. 92). Casi di falsi positivi si hanno quando si accetta un’ipotesi come vera e non lo è. Casi di falsi negativi quando si accetta un’ipotesi come falsa ed è vera In una parola, il rischio induttivo è la probabilità che le nostre ipotesi empiriche (statistiche) siano errate.

22 H. Douglas (2000) considera il problema pratico ma anche conoscitivo di dover stabilire un certo grado di significatività statistica negli studi tossicologici sulla diossina (grado di confidenza in un’ipotesi). Nell’ipotesi in cui non possiamo abbassare contemporaneamente il numero di casi di falsi positivi e di falsi negativi (aumentando il campione o cambiando il tipo di test), è preferibile avere più falsi negativi e meno casi di falsi positivi o l’esatto contrario?

23 Poiché standard statistici più severi implicano che la differenza tra gruppo di controllo e campione deve essere maggiore affinché il test dia una risposta significativa, ne segue che ci sarà una conseguente riduzione del numero di falsi positivi (diminuiamo il rischio di considerare come ammalato un animale sano) accompagnato da un aumento di falsi negativi. Con molti falsi negativi, la diossina appare meno dannosa di quanto sia, e ci sarà una tendenza a deregolamentare e a liberalizzare la sua produzione (ipo-legiferare)

24 Con standard statistici meno severi aumenteranno i casi di falsi positivi (e quindi aumenta la probabilità di considerare ammalato un animale che è invece sano), con conseguente diminuzione dei casi di falsi negativi. Con molti falsi positivi, la diossina appare più dannosa di quanto sia, e ci sarà una tendenza a iper-legiferare

25 In tali casi l’ipotesi scientifica stessa, il suo contenuto empirico, può dipendere da valori non-conoscitivi, in particolare dalla decisione, che è presa prima di iniziare l’indagine empirica, di voler “iper-legiferare” (molti falsi positivi, bassi livelli di significatività) o di voler “ipo-legiferare” (molti falsi negativi, elevati livelli di significatività statistica) Nell’esempio, la scelta di iper-legiferare è determinata dal valore non-conoscitivo di proteggere la nostra salute, che è in conflitto che l’altro valore non-conoscitivo di non bloccare la produzione di una sostanza, con costi per l’economia, che sarebbero diminuiti dalla scelta di deregolamentare

26 Il punto dell’esempio di Douglas è che una decisione va spesso presa in tempi brevi, e che uno dei due valori va sacrificato, anche se entrambi possono essere desiderabili In casi come questi, i nostri valori non-conoscitivi (sociali, economici, etici) non intervengono solo dall’esterno per selezionare i fatti da studiare (1), per decidere tra due teorie empiricamente equivalenti (2) o per stabilire gli scopi della scienza (3), ma intervengono anche dall’interno per costruire l’ipotesi empirica stessa (4)

27 Malgrado casi come quello illustrato in (4) non mettano in discussione la validità intersoggettiva della scienza, sollevano una legittima preoccupazione sul peso che potenti lobbies economiche possono avere nel determinare le procedure metodologiche da seguire per raccogliere dati empirici che riguardano la nostra salute, imponendo per esempio test che producano molti falsi negativi Solo il controllo pubblico sulla scienza può garantirci da abusi di questo tipo, ciò che implica, ovviamente, un grado di alfabetizzazione scientifica che, anche nel mondo cosiddetto sviluppato, e in particolare in Italia, è ben lungi dall’essere soddisfacente

28 Conclusioni La nostra discussione ci permette di affermare che la validità intersoggettiva della conoscenza scientifica è del tutto incompatibile con l’idea che la scienza sia un’attività emotivamente asettica e priva di relazioni profonde con tutta la sfera dei valori umani, da quelli etici, a quelli sociali a quelli estetici, valori che scopriamo, come ci insegna la neurofisiologia contemporanea, grazie alle emozioni.

29 Infine, fatto che per me è il più significativo di tutti, le scienze naturali ci permettono di costruire un ponte conoscitivo e affettivo tra la mente individuale e il resto dell’universo, un fine che molte religioni hanno fatto proprio in modo puramente mistico

30 «It is quite clear to me that the religious paradise of youth, which was thus lost, was a first attempt to free myself from the chains of the "merely-personal," from an existence which is dominated by wishes, hopes and primitive feelings. Out yonder there was this huge world, which exists independently of us human beings and which stands before us like a great, eternal riddle, at least partially accessible to our inspection and thinking. The contemplation of this world beckoned like a liberation, and I soon noticed that many a man whom I had learned to esteem and to admire had found inner freedom and security in devoted occupation with it…The road to this paradise was not as comfortable and alluring as the road to the religious paradise; but it has proved itself as trustworthy, and I have never regretted having chosen it.» (Einstein 1949)


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