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Corso di economia dei beni e delle attività culturali

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Presentazione sul tema: "Corso di economia dei beni e delle attività culturali"— Transcript della presentazione:

1 Corso di economia dei beni e delle attività culturali
Il settore delle manifestazioni dal vivo Mercati ed Imprese

2 Alcune riflessioni di Keynes
“Ancora più importanti, rispetto agli eterni monumenti di dignità e bellezza attraverso i quali ogni generazione dovrebbe esprimere il proprio spirito per rappresentarlo lungo la parabola del tempo, sono le effimere cerimonie, gli spettacoli e i divertimenti da cui l'uomo comune può trarre piacere e svago dopo aver compiuto il proprio lavoro, e che gli possono fare sentire, come nient'altro può, che egli è in sintonia con, e parte di, una comunità più raffinata, più dotata, più radiosa, più spensierata di quanto egli potrebbe essere da solo. La nostra esperienza ha dimostrato chiaramente che tali attività non possono essere portate a compimento se dipendono dal motivo del profitto e del successo finanziario. Lo sfruttamento e l'eventuale distruzione del dono divino dell'uomo di spettacolo che viene fatto prostituire all'obiettivo del guadagno finanziario è uno dei peggiori crimini dell'odierno capitalismo…C'è fra noi chi sia immune da una forte emozione quando capita che tutti si fermano in un posto per unirsi in una festa, un'espressione del sentire comune, anche meramente il dividere con gli altri un semplice piacere? Siamo convinti che tale emozione sia barbara, infantile, o cattiva? Non vedo ragioni per crederlo. A qualunque costo l'esistenza di opportunità idonee a soddisfare questo bisogno umano quasi universale dovrebbe avere un posto importante nell'arte del governare; e un sistema sociale che indebitamente lo trascuri può accorgersi di averlo fatto a proprio rischio”. Traduzione di Art and the State di J.M. Keynes, in « The Listener», 26 agosto 1936, ripubblicato in Moggridge, D. (a cura di), The Collected Writing of John Maynard Keynes, vol. XXVIII: Social, Political and Literary Writings, pp , © McMillan Ltd.

3 Le manifestazioni dal vivo
Per manifestazioni dal vivo si intendono le manifestazioni artistiche in senso lato: danza, teatro, musica e concerti. Uno dei maggiori problemi connessi a questo settore è quello della misurazione dell’output, vale a dire del prodotto finale: come si fa a misurare e confrontare due spettacoli con lo stesso oggetto ma che offrono una diversa qualità? Dal momento che la qualità è la vera essenza dell’arte, bisogna rintracciare degli strumenti in grado di misurare la qualità di questo specifico prodotto! L’output delle manifestazioni dal vivo ha caratteristiche di bene misto

4 La misurazione dell’output
Throsby e Withers hanno individuato 4 possibili misure del prodotto delle imprese che offrono manifestazioni dal vivo: Numero delle rappresentazioni (tuttavia, non tutti gli spettacoli hanno lo stesso costo, a causa di differenze di scenografia e di qualità); Numero di produzioni separate; Numero di biglietti disponibili alla vendita (numero di spettacoli per la capacità del teatro); Numero di biglietti venduti (numero di spettacoli per la capacità del teatro per la percentuale di utilizzo della capacità medesima). (cultural experiences)

5 Produzione e costi1 Esiste una notevole differenza tra la produzione di un bene o servizio offerto dall’industria tradizionale ed uno spettacolo dal vivo: il primo è un processo ripetitivo che produce lo stesso prodotto quante volte si voglia, il secondo è un evento singolo mai meccanicamente ripetitivo. Convinzione diffusa nel campo delle arti rappresentative è che gli spettacoli siano realizzati con una combinazione fissa dei fattori produttivi, e che, di conseguenza, mutamenti nei prezzi relativi di questi ultimi non influenzino le proporzioni in cui vengono utilizzati. Esistono infatti dei limiti alla possibilità di sostituire tra di loro i diversi fattori produttivi, dal momento che, nella maggior parte dei casi, attori, musicisti, cantanti e ballerini sono in un numero prefissato e con caratteristiche ben definite ed anche il tempo per le prove è prestabilito.

6 Produzione e costi2 Le imprese artistiche possono inoltre trarre profitto da attività collegate solo in modo indiretto alla loro produzione artistica: gestione di bar interni, vendita di diritti radiofonici o televisivi, sebbene quest’ultima possa implicare la riduzione degli spettatori futuri diretti. Secondo alcuni, invece, Tv e Radio aumentano l’impatto sui telespettatori, creando una sorta di dipendenza verso le manifestazioni artistiche (aumento potenziale della domanda, dal momento che il beneficio è per l’intero settore dal vivo). Le imprese dal vivo stanno facendo inoltre notevoli sforzi per accrescere le vendite dei biglietti, facilitandole: prenotazioni telefoniche, via internet, accettazione carte di credito, ecc…

7 LA FUNZIONE DI PRODUZIONE DELLE PERFORMING ARTS
Throsby (1994) fornisce uno schema interpretativo delle caratteristiche produttive del settore. Il suo modello considera come misura del prodotto il numero di presenze e ignora tutti quei fattori di produzione non direttamente collegati con la produzione artistica (per esempio quelli amministrativi). Si suppone inoltre che una compagnia, che dispone di una capacità v fissata, può variare il numero di spettacoli e la lunghezza della stagione teatrale entro un periodo prefissato, ad esempio un anno. Presenze allo spettacolo i.mo della produzione j.ma

8 La teoria di Baumol e Bowen
Questi due economisti, nel 1965, hanno elaborato un modello sulle manifestazioni dal vivo, conosciuto come “morbo dei costi”: essi furono infatti incaricati dalla Fondazione Ford a causa dell’aumento continuo del fabbisogno finanziario dei teatri di Broadway. PREMESSE: le imprese del settore delle manifestazioni dal vivo non realizzano ritorni finanziari notevoli rispetto al capitale investito, anche a causa della non sostituibilità dei fattori, di cui si è detto. Se si considerano due soli grandi settori dell’economia, uno progressivo (con tasso di crescita costante della produttività) ed uno stagnante (il cui tasso di crescita è zero), è possibile sostenere che a quello stagnante appartengano le manifestazioni dal vivo. Se il salario di partenza è lo stesso per i due settori, ma aumenta con un tasso di crescita pari a quello del settore produttivo, in quest’ultimo i costi si mantengono costanti, mentre nel settore stagnante, poiché i salari crescono più velocemente della produttività, i costi crescono all’infinito. Se i prezzi dei due settori sono anch’essi proporzionali ai costi, si deduce che aumenteranno nel settore stagnante: da ciò discende che la domanda di mercato di beni e servizi nel settore stagnante si riduce progressivamente rispetto a quella del settore produttivo.

9 Produttività del lavoro il modello di Baumol e Bowen (1966)
Ipotesi: Due settori a produttività difformi (una costante o minore) Salari agganciati tra settori Le altre spese diverse dal costo del lavoro non sono considerate; I salari nei due settori dell'economia hanno lo stesso andamento; I salari monetari salgono nella misura in cui sale l'output per ora lavoro nel settore in cui la produttività è crescente Domanda elastica al prezzo Conclusioni: Costi costanti o decrescenti nel settore ad alta prod., crescenti nel settore a bassa prod. Il settore meno produttivo nel dinamico o scompare, O si riduce a nicchia (prezzi crescenti)

10 (1) Yst = a Lst (2) Ypt = b Lpt (1+R)t (3) Wt = W(1+R)t (W = costante) (4) Cs = Wt Lst / Yst (5) Cp = Wt Lpt / Ypt Il costo per unità di output del settore s, Cs, crescerà senza limiti mentre Cp, il costo unitario del settore p, rimarrà costante

11 Il modello di Baumol e Bowen
Necessario intervento pubblico per compensare il gap crescente di produttività ed evitare nicchia Se salari differenti nella crescita (fatto stilizzato), la malattia è meno grave, apparentemente…. Il settore può “tenere”, ma anche svuotarsi di occupazione e competenze, che si muovono verso il provato e/o manifatturiero..o servizi ad elevata crescita valore aggiunto (es. bancari) Emerge un problema di remunerazione e rendimento dell’investimento in capitale umano nel settore a bassa produttività.

12 La teoria di Baumol e Bowen
Ne consegue che la produzione del settore produttivo si espande a danno del settore stagnante. Se lo Stato interviene per mantenere costante il rapporto tra le produzioni dei due settori, accadrà che, dal momento che nel settore stagnante non ci sono aumenti di produttività, quantità crescenti di lavoratori si dovranno spostare dal settore progressivo a quello stagnante. Però, poiché il settore di destinazione dei lavoratori è stagnante, col passare del tempo il tasso di crescita del sistema tenderà a zero. RIMEDI Riduzione dei costi attraverso la riduzione del numero delle prove o riducendo la qualità; Riduzione dei salari (ma essi sono già troppo bassi); Aumento dei prezzi (ma si andrebbe contro la politica degli enti non profit); Sostegno esterno (di mecenati o del soggetto pubblico);

13 Smentite alla teoria di Baumol e Bowen
Possibilità, anche in questo settore, di cambio tecnologico (nuove sceneggiature, migliori sistemi di suono, impianti luce, riproduzioni); Attività di merchandising e miglioramenti nelle attività di marketing (discriminazione dei prezzi in base alle poltrone, alle prime, ai giorni della settimana, al genere di spettacolo, alla presenza di attori noti) ; Le imprese di questi settori non hanno gli incrementi salariali generati altrove; Domanda elastica? Effetto sostituzione (time-consuming: Linder) vs effetto reddito L’incremento di reddito dei consumatori, affiancato dall’incremento del livello di istruzione, controbilancia l’eventuale aumento dei prezzi generato dalla pressione dei costi.

14 Ruolo dei festival per ridurre la crescita dei costi nel settore delle performing arts (Frey, 1996, "Has Baumol's cost disease disappeared in the performing arts?, Ricerche economiche, pag ) Perché così tanti festival? Fattori dal lato della domanda e dal lato dell'offerta: Dal lato della domanda: Grande crescita del reddito disponibile destinato alle vacanze dalla fine del secondo dopoguerra. La crescita del reddito disponibile ha accresciuto la domanda di cultura. Minori costi di transazione rispetto alla partecipazione a concerti o opere liriche. Nel caso dei festival i biglietti sono spesso offerti dalle agenzie di viaggio che offrono un intero pacchetto comprensivo del soggiorno e delle manifestazioni culturali. Una forte domanda di festival proviene anche dall'industria discografica e dagli sponsor a scopo promozionale.

15 Dal lato dell’offerta…
Dal lato dell'offerta, due fattori principali operano a favore della crescita dei festival. I costi addizionali di allestimento di un festival sono relativamente più bassi di quelli delle manifestazioni dal vivo in un luogo convenuto. I festival riescono ad acquisire personale ad un più basso costo. I direttori dei festival hanno l'opportunità di sfruttare il fatto che molti artisti hanno più attività. In molti casi i festival utilizzano strutture e tecnologie di produzione già esistenti che appartengono a enti lirici o a enti musicali permanenti. I festival permettono di eludere le restrizioni imposte dalle autorità pubbliche e dai sindacati nei siti convenuti. Poiché i festival operano solo temporaneamente, non esiste una struttura permanente. Di conseguenza le restrizione imposte dai sindacati sull'assunzione e il licenziamento del personale sono irrilevanti. Gli organizzatori inoltre cercano nel loro interesse la collaborazione con gli sponsors e le aziende discografiche.

16 Che cosa rimane del morbo di Baumol?
Si deve distinguere il caso in cui i festival hanno un più basso tasso di crescita del costo unitario di lavoro rispetto a quello dei siti convenuti, dal caso in cui i festival hanno un più basso livello di costo unitario di lavoro. Nel primo caso il morbo di Baumol può essere definitivamente fronteggiato, nel secondo è solo temporaneamente alleviato. Tra i fattori che possono condurre ad un permanente tasso di crescita più basso nel costo del lavoro unitario vi sono le differenze istituzionali. I festival non rientrano nell'ambito del settore pubblico e subiscono una minore influenza dei sindacati e sono soggetti in misura minore ad interventi di regolamentazione. Di contro, molte delle differenze sono solo differenze dovute ad un più basso livello di costo (il ricorso a volontari, l'impiego di lavoratori stagionali,ecc.). Nel lungo periodo, più i festival crescono per importanza (richiamando una quota costante di visitatori), più i festival diventano stabili, più perdono quella capacità di sfruttare i vantaggi nei costi e di aumentare la produttività del lavoro. Sebbene i festival hanno offerto un importante contributo per la sopravvivenza delle manifestazioni artistiche dal vivo, la pressione dei costi potrebbe di nuovo essere elevata.

17 Il festival di Salisburgo
Frey e Pommerehne (1989) hanno studiato il festival di Salisburgo la cui fama è così grande che è difficile trovare biglietti sul mercato ufficiale. Tuttavia il bilancio del festival è in disavanzo, secondo gli studiosi, per i seguenti motivi: i rappresentanti del potere statale esercitano un debole controllo a causa dei benefici che il festival procura loro (inviti, posti gratuiti); l'eccedenza dei costi è accresciuta dal livello delle remunerazioni che sono molto più elevate rispetto a quelle che percepiscono i responsabili di festival analoghi (ad esempio, Bayreuth); il prezzo dei biglietti è fissato ad un livello nettamente inferiore al prezzo d'equilibrio tra la domanda e l'offerta. L'origine di questa disfunzione risiede nell'automatismo del finanziamento pubblico: una legge del 1950 prevede che lo Stato copra il deficit. In questo modo il vincolo di bilancio, nel limite di una soglia di tollerabilità politica, è pressoché inesistente. In pratica non esiste alcun festival che possa essere autosufficiente. Il conflitto tra politica rivolta al pubblico e politica della qualità, benché portato all'eccesso, riassume il dilemma dei responsabili che si trovano a dover affrontare il morbo di Baumol. Strategia delle istituzioni culturali

18 I costi di produzione nelle manifestazioni dal vivo
Costi fissi (non variano al variare della quantità): spese di montaggio, sostenute prima dello spettacolo, costi di sceneggiatura, dei costumi, pubblicità, fitto del teatro, spese legali; Costi variabili: spese operative per lo spettacolo; iniziano con l’apertura dello stesso, continuando con la medesima incidenza per ogni spettacolo (stipendi degli attori, dei manager, dei tecnici); di solito sono calcolati come percentuale di botteghino. La caratteristica delle manifestazioni dal vivo di avere un uguale impiego di fattori produttivi per ogni spettacolo fa sì che il costo marginale sia costante. Ogni spettacolo è infatti la ripetizione dello stesso processo produttivo. Il prodotto di un’impresa aumenta se assimilato al numero degli spettacoli, ma i fattori, per ciascuna replica dello spettacolo, sono usati sempre nella stessa combinazione e nella stessa quantità.

19 I mercati nel settore delle manifestazioni dal vivo
Nel settore delle manifestazioni dal vivo l’offerta si svolge in più tipi di mercato: Non si verificano situazioni di concorrenza perfetta perché: il numero delle imprese non è mai numeroso; i beni non sono omogenei. In alcuni casi si rilevano situazioni di monopolio: E’ il caso dell’opera lirica nelle grandi città (San Carlo a Napoli, La Scala a Milano); Per altri comparti (danza, musica sinfonica) si verificano situazioni di concorrenza imperfetta o concorrenza monopolistica: Ogni compagnia fissa i prezzi nell’assunzione che i suoi rivali non reagiscano ed inoltre compete con le altre nell’offerta dei propri beni, poiché essi sono sostituibili nell’intrattenimento artistico generale. L’oligopolio può osservarsi nelle grandi città, poiché una serie di istituzioni può dominare la scena (un’orchestra sinfonica, una compagnia teatrale, uno o due teatri principali).

20 Struttura e comportamento dell’impresa
Nel settore in questione si rilevano 3 forme di impresa: compagnie volte al profitto (for profit); imprese private non profit; imprese pubbliche (non profit). Caratteristiche delle imprese non profit: è proibito dalla legge per esse distribuire gli utili ai propri soci (vincolo dei ricavi netti nulli); sono esenti da imposte sulle società (IRES); possono ricevere contributi detraibili dalle imposte da parte dei donatori (vantaggi fiscali). Esse hanno un forte connotato sociale, in quanto perseguono finalità di interesse della società nel suo insieme (mission stabilita nello statuto) e senza scopo di lucro.

21 Categorie giuridiche del decreto legislativo 460/1997
Costituzione formale: per questa s’intende la presenza di un atto costitutivo che affermi l’esistenza, gli scopi istituzionali, l’attività, la distribuzione del potere dell’organizzazione. Natura giuridica privata: argomentando a contrario, con essa s’intende la creazione di un ente non pubblico, costituito da privati cittadini o da un singolo allo scopo di realizzare un interesse o proprio della collettività di persone che ne compongono la base personale o a favore di terzi. Autogoverno: gli strumenti di governance sono endogeni, propri del gruppo, non imposti dall’esterno. Assenza di distribuzione di profitto: non è determinate la natura dell’attività che può essere tanto commerciale quanto non commerciale. E’ essenziale che un‘attività oggettivamente commerciale non determini mai la distribuzione di utili, ma il loro reimpiego a favore della struttura o dell’attività della struttura. Presenza di una componente di lavoro volontario: in tutte le organizzazioni deve essere prevista, accanto al personale retribuito una componente delle risorse umane non retribuita.

22 Caratteristiche del settore non profit
La similitudine principale rispetto alle imprese for profit è la presenza del medesimo problema economico, quello dell’ottimizzazione delle risorse scarse per realizzare al meglio i propri fini istituzionali. La differenza sostanziale consiste nel fatto che per le imprese for profit il fine lucrativo orienta tutta la politica aziendale ed il perseguimento del reddito costituisce, oltre che il fine dell'impresa, anche il miglior strumento per misurare il raggiungimento dei propri scopi, rappresentando l'indice più significativo per il controllo e per la misura delle performances realizzate. La trasparenza è garantita dalle informazioni che vengono fornite ai vari soggetti coinvolti attraverso il bilancio. Al contrario, per gli enti non profit, il reddito d’impresa non esiste o, se esiste, è comunque strumentale ad altri fini; allo scopo del controllo e della misurazione della performance occorre, pertanto, individuare altri indici specifici ed appositamente costruiti: in termini generali, il grado di raggiungimento delle finalità aziendali viene misurato in termini di qualità e quantità dei servizi erogati. Un indicatore più corretto della performance, pertanto, potrebbe essere rappresentato dal contributo al benessere collettivo, anche se difficilmente misurabile.

23 Le caratteristiche degli enti non profit
Le aziende non profit hanno notevoli vincoli nella definizione degli obiettivi, poiché hanno margini di libertà fortemente limitati dagli obblighi previsti dallo statuto, il quale stabilisce i servizi da offrire; I finanziamenti ricevuti sono spesso a destinazione vincolata, con conseguente ovvia rigidità della gestione; Le linee di responsabilità spesso non sono chiare, vista l’assenza di azionisti: gli amministratori prestano la propria opera senza compenso, o con indennità di valore esiguo rispetto alla responsabilità, essendo scelti per vari motivi piuttosto che per la loro capacità di governo dell’organizzazione, e spesso hanno una conoscenza sommaria dei problemi che l’azienda deve affrontare: ciò si riflette sulla qualità delle decisioni e su sistemi di controllo direzionale tradizionalmente inadeguati.

24 Le teorie economiche sulle organizzazioni non-profit
Weisbrod: sottolinea il fondamentale ruolo delle organizzazioni non profit nel fornire un’efficace alternativa ai fallimenti dello Stato nell’offerta dei beni pubblici: tali enti sarebbero una risposta ad una domanda insoddisfatta di beni pubblici. Le ONP entrano in gioco a seguito del ‘fallimento dello Stato’ (government failure) messo in luce dal modello dell’elettore mediano, in virtù della loro capacità di consentire un’organizzazione delle minoranze insoddisfatte finalizzata a produrre ‘dal basso’ i beni pubblici desiderati a livelli quantitativi e qualitativi adeguati. Il peso prevalente delle donazioni private e dei fondi pubblici nel finanziamento, piuttosto che il pagamento di un prezzo per l’acquisto ed il consumo rivale ed escludibile del bene e/o servizio, trova origine nella natura collettiva del bene o servizio offerti. L’insoddisfazione rispetto all’offerta pubblica è rintracciabile con l’eventuale disponibilità dei cittadini a pagare di più per un’ulteriore espansione dell’offerta (cittadini undersatisfied), L’esistenza di una domanda residuale insoddisfatta fa sì che si crei inevitabilmente spazio per l’azione privata, poiché proprio i cittadini undersatisfied potrebbero prendere l’iniziativa di produrre privatamente i beni o i servizi offerti in misura insufficiente dallo Stato.

25 Le teorie economiche sulle organizzazioni non-profit
Fama, Jensen e Hansmann: le organizzazioni non profit sono in una situazione privilegiata nel ricevere finanziamenti sotto forma di donazioni, dal momento che l’obiettivo non lucrativo dovrebbe attenuare l’opportunismo dell’organizzazione nell’utilizzo improprio dei fondi disponibili. Hansmann: la principale motivazione a giustificazione delle organizzazioni non profit è fondata sull’idea che, qualora l’acquirente di un bene o servizio non sia in grado di valutare accuratamente gli aspetti quantitativi e qualitativi del bene, la formula organizzativa non profit garantisce da eventuali comportamenti opportunistici del fornitore (carenza di informazioni/incapacità di giudicare la qualità del bene). Il divieto di distribuire gli utili si pone infatti a tutela del consumatore poiché limita la possibilità di offrire beni di qualità o quantità inferiori rispetto a quelle promesse allo scopo di massimizzare il profitto e garantisce quindi l’enforcement del contratto intercorrente tra consumatore e organizzazione non lucrativa, attenuando la divergenza di obiettivi delle parti.

26 Contract (market) failure
Hansmann suggerisce è che l’impresa non profit rappresenterebbe una risposta ragionevole ad un particolare tipo di fallimento di mercato, ovvero all’impossibilità di controllare i produttori attraverso gli ordinari meccanismi di mercato: è la tesi del ‘fallimento del contratto’ (contract failure). Egli infatti riconosce che in linea di principio anche il fornitore non profit, al pari di quello profit-oriented, potrebbe alzare i prezzi e ridurre la qualità del bene prodotto o del servizio erogato; il punto è che il primo non sarà incentivato a farlo grazie al vincolo alla non distribuzione degli utili

27 Nuovi approcci: il capitale sociale
Non esaustività teorie residualistiche demand-based (Weisbrod e Hansmannn) e degli approcci individualistici Possibilità che un’ONP favorisca l’accumulazione di capitale sociale Il social capital è identificabile, in prima approssimazione, con l’insieme dei valori, degli stili di vita, delle norme di comportamento che, in situazioni di non coincidenza tra interesse privato e interesse collettivo, orientano le scelte individuali in direzioni coerenti con la promozione del bene comune della società ONP, in quanto soggetti orientati alla mission, anziché al profitto, sono in grado di selezionare e di alimentare nella società motivazioni comportamentali di natura non strumentale, nonché di contribuire all’accumulazione di fiducia generalizzata a favore dell’economia di mercato

28 Il non profit nelle manifestazioni dal vivo
Se l’argomento principale della funzione di utilità nelle imprese non lucrative non è il profitto, cos’è? L’utilità dell’impresa sarà positivamente correlata al livello di spettatori ed alle caratteristiche qualitative del prodotto; la funzione di utilità sarà massimizzata nel rispetto del vincolo di bilancio che richiede ricavi netti nulli. Max U = U(y,q) Sottoposto al vincolo P(y)y + g(q) + h(y)-c (y,q)=0 Dove P(y) è f inversa di domanda, g(q) livello di donazioni e contributi crescenti nella qualità, h sono i rientri da attività complementari, c sono i costi totali

29 Il non profit nelle manifestazioni dal vivo
Hansmann: l’impresa non profit in tale settore incentiva i mecenati a pagare tutto o una parte dei costi della manifestazione: ciò implica che l’impresa debba fissare i prezzi sì da massimizzare i ricavi ottenuti sia con le tariffe che con i contributi. La qualità, cui si attribuisce notevole importanza (la sensibilità delle donazioni alla qualità può disincentivare l’impresa a posizionarsi su livelli di qualità non ottimali; tuttavia, se le entrate non sono sufficienti, l’obiettivo qualità è solitamente rivisto subito verso il basso, sì da ridurre i costi) , può essere ottenuta: attraverso l’offerta di spettacoli imponenti, scritturando artisti noti e allestendo scenografie sontuose; attraverso la produzione di spettacoli che richiamano solo coloro che hanno gusti più raffinati.

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31 Per un dato livello di qualità q l’impresa che massimizza la qualità sceglierà una dimensione di pubblico n che massimizza il ricavo netto: con tale ricavo può consentirsi un’ulteriore più elevata qualità. Ciò è possibile se P=Cn e Dn=-nPn Per un dato livello di n l’impresa che vuole massimizzare la dimensione di pubblico sceglierà quel livello di qualità che massimizza il ricavo netto. Ciò perché questo ricavo può consentire la riduzione del prezzo che, a sua volta, consente l’accesso ad un maggior numero di spettatori

32 La domanda La domanda di manifestazioni dal vivo dipende da:
prezzo dello spettacolo; prezzi degli intrattenimenti sostitutivi; reddito; qualità; costo opportunità del tempo libero; natura più o meno discriminante della domanda (esistenza o meno di immediati sostituti), a seconda che si tratti di intrattenimenti popolari o invece di spettacoli il cui consumo rifletta gusti acquisiti nel tempo.

33 La domanda Withers (1980): un aumento del reddito (effetto reddito) provoca un aumento della domanda, a condizione che l’effetto negativo dovuto all’aumento del costo opportunità del tempo speso in attività culturali (rappresentato dal mancato guadagno per la rinuncia ad attività remuneratrici) non sia significativamente superiore. Indagini empiriche sembrano dimostrare la prevalenza dell’effetto reddito. Stigler e Becker (1977): la crescita della domanda di musica nel tempo non dipende tanto dai mutamenti nei gusti quanto dalla dipendenza creata dalla “esposizione alla buona musica”: tale dipendenza, frutto dell’aumento del livello di formazione, riduce il costo opportunità del tempo libero; la soddisfazione derivata dal consumo si perpetua nel tempo facendo incrementare il consumo futuro, ad un tasso inizialmente crescente e poi decrescente. Ciò avviene perché il consumo prolungato del bene musica riduce la difficoltà informativa necessaria ad apprezzare il bene stesso, aumentando la soddisfazione che ne deriva dal consumarlo.

34 Consideriamo una funzione di utilità che ha come argomenti due beni, M e Z che rappresentano rispettivamente l’ammontare di musica prodotta e consumata e un qualsiasi altro bene normale U = U(M,Z) La quantità del bene musica è prodotta da una funzione che ha come fattori di produzione il tempo dedicato alla musica tm ed il capitale umano, inteso come educazione a fare/ascoltare buona musica Sn M = Mm (tm, Sm) Il capitale umano dipende anche dall’effetto parziale cumulato dell’esperienza maturata in tempi precedenti L’ottima allocazione tra i due beni M e Z è determinata dall’uguaglianza tra il SMS ed il rapporto tra i prezzi ombra dei due beni considerati. Conclusioni: l’aumento nel consumo relativo di musica, dovuto al consumo passato, si verifica non perché si sono modificati i gusti del consumatore ma perché si riduce il prezzo ombra relativo di questo bene e questa riduzione è funzione del tempo in passato dedicato al consumo di musica


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