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Università degli Studi di Perugia Facoltà di Ingegneria Corsi di laurea specialistica in Ingegneria Meccanica Corso di Impatto ambientale Modulo Pianificazione.

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1 Università degli Studi di Perugia Facoltà di Ingegneria Corsi di laurea specialistica in Ingegneria Meccanica Corso di Impatto ambientale Modulo Pianificazione Energetica prof. ing. Francesco Asdrubali a.a. 2012/13 Energia dai Rifiuti

2 Rifiuto:. qualsiasi materiale od oggetto derivante da
Rifiuto: qualsiasi materiale od oggetto derivante da attività umane o da cicli naturali che viene abbandonato o destinato all’abbandono. Rifiuti Solidi: Urbani: provenienti da insediamenti civili; Speciali: cantieri edili, lavorazioni industriali, ospedali; Tossico nocivi: contenenti sostanze pericolose per la salute e/o l’ambiente. PROBLEMA O RISORSA? RSU: La produzione pro-capite è in continuo aumento nei paesi industrializzati USA > 2 kg/giorno persona ITALIA > 1 kg/giorno persona Con il benessere tende ad arricchirsi anche la composizione dei rifiuti, poiché diminuisce la frazione organica umida putrescibile ed aumenta la frazione non biodegradabile.

3 Caratteristiche medie dei Rifiuti Solidi Urbani prodotti in Italia

4 Composizione merceologica media dei rifiuti solidi urbani e rinnovabilità

5 CONTENUTO ENERGETICO DEI RSU IN ITALIA:
Fonti: H. L. Erichsen, M. Z. Hauschild: Technical data for waste incineration - background for modelling of product-specific emissions in a life cycle assessment context, Department of Manufacturing Engineering, Technical University of Denmark, aprile 2000.

6 Sistemi di smaltimento
Raccolta differenziata; Discarica; Compostaggio; Incenerimento / Termovalorizzazione. Decreto Ronchi ( poi T.U. Ambientale D.lgs 152/2006) Sono da privilegiare nell’ordine: Le azioni volte a ridurre la quantità di RSU prodotti; I recuperi di materia (Riciclaggi); I recuperi di energia.

7 Raccolta differenziata
Separazione: Materiali ferrosi; Sosteanze organiche putrescibili; Vetro; Carta, Tessuti, Legno; Plastica. Risparmi di energia derivanti dai mancati consumi per la produzione dei materiali recuperati

8 Discarica controllata
È il metodo più diffuso per i bassi costi di impianto e di esercizio. - Comporta la perdita indiscriminata della frazione merceologica riciclabile. Il BIOGAS va recuperato (cattivi odori ed effetto serra) I processi possono durare anche 10 – 20 anni Produzione 3,5 x m3/h per m3 di RSU Potere Calorifico 15 MJ/m3 Classificazione: 1a Categoria: RSU ed assimilabili; 2a Categoria: A Inerti; B Tossico Nocivi non altamente pericolosi; C Altamente pericolosi. Percolato - Scelta di terreni con buone caratteristiche di impermeabilità; - Distanza da corsi d’acqua e falde; - Impermeabilizzazione fondo e pareti; - Sistemi di raccolta del percolato.

9 Impianti di compostaggio
Riguardano la frazione organica putrescibile; Fermentazione aerobica indotta da micro organismi già presenti o inoculati nei rifiuti stessi; Processi che avvengono in aria (BIO-OSSIDAZIONE) Umidità ≈ 50 % T > 55 °C Aerazione : 5 m3/h per tonnellata di materia organica Fermentazione naturale Alcuni mesi Fermentazione artificiale Qualche settimana COMPOST → Terriccio fertile per l’agricoltura

10 Incenerimento e termovalorizzazione
Notevole riduzione in Volume; Possibilità di produrre energia termica e/o elettrica. Rapida diffusione negli anni 60 e 70; Luglio 1976 ICMESA SEVESO (MI): nube di Diossina → messa al bando delle tecnologie di incenerimento Oggi l’Italia è il fanalino di coda nei paesi industrializzati per la percentuale di RSU inceneriti: Giappone 75% Danimarca, Svezia 60% Germania, Francia 40% G. Bretagna, USA 15% Italia 7%

11 Incenerimento e termovalorizzazione
Tecnologie: Forno a griglia Forno rotante Combustione a letto fluido Post Combustione: Garantisce la termodistruzione dei microinquinanti T 950 – 1200 °C v 10 m/s O2 > 6% Limiti stringenti di emissioni 0,004 mg/m3 per diossine e furani RSU tal quale Combustibile: CDR (RDF) (fiocchi, pastiglie, mattonelle)

12 PROCEDURE PER LA LOCALIZZAZIONE DI IMPIANTI DI TERMOVAL.RSU:

13 FLOW-CHART PER ANALISI L.C.A DI UN IMPIANTO
DI TERMOVALORIZZAZIONE RSU:

14 ANALISI LCA DELLA TERMOVALORIZZAZIONE RSU (Metodo ECO-indicator’99):

15 TECNOLOGIA DI TERMODISTRUZIONE:
COMBUSTIONE TOTALE: RIFLETTE L’IDEA DI BRUCIARE SEMPLICEMENTE IL RIFIUTO, GRAZIE AL SUO ELEVATO CONTENUTO DI MATERIALI COMBUSTIBILI. SEDE NATURALE E’ IL FORNO, CAPACE DI PORTARE IL COMBUSTIBILE IN TEMPERATURA, FAVORENDONE L’ACCENSIONE, E DI CONVOGLIARE I FUMI PRODOTTI ATTRAVERSO IDONEE SEZIONI DI RECUPERO TERMICO, TRATTAMENTO DEPURATIVO E SCARICO IN ATMOSFERA. FORNO A GRIGLIA: ATTUALMENTE CONSIDERATO IL TIPO DI FORNO PIU’ ADATTO ALLO SMALTIMENTO DI RSU (GRIGLIA MOBILE IN 6 VERSIONI DIFFERENTI), HA RAGGIUNTO ELEVATISSIMI LIVELLI DI EFFICIENZA (>99%) E AFFIDABILITA’, CON CAPACITA’ NOMINALI DI OLTRE 600 t/g. CONSENTONO UN ESERCIZIO DI t/anno E PERIODI DI FUNZIONAMENTO ININTERROTTO. SONO IN GRADO DI BRUCIARE OLTRE RSU TAL QUALE, ANCHE SOVVALLI, RDF E PICCOLE QUANTITA’ DI FANGHI E RSO (mescolati opportunamente ai RSU). I MINORI ECCESSI D’ARIA RICHIESTI E LE MINORI DIPERSIONI TERMICHE CONSENTONO DI CONDURRE IL PROCESSO SENZA APPORTO DI COMBUSTIBILE AUSILIARIO. FORNO A TAMBURO ROTANTE: UTILIZZATO PRINCIPALMENTE PER SMALTIMENTO DI RIFIUTI O RESIDUI DI ORIGINE INDUSTRIALE. PUO’ SMALTIRE MATERIALI DI DIVERSA CONSISTENZA, SOLIDI (compressi in fusti interi), FANGHI E CORRENTI LIQUIDE. PUO’ TRATTARE MATERIALI AD ELEVATO P.C.I., NON SMALTIBILI IN UN FORNO A GRIGLIA. ADATTO ALLA COMBUSTIONE DI RIFIUTI TOSSICI E NOCIVI. NON SI PRESTA ALLA COMBUSTIONE DI RIFIUTI URBANI, DATO IL LORO BASSO P.C.I. CHE RENDE LA COMBUSTIONE NON AUTOSOSTENTANTE. RICHIEDE ELEVATI ECCESSI D’ARIA, PRODUCENDO UN QUANTITATIVO MAGGIORE DI FUMI DA TRATTARE, A PARITA’ DI RIFIUTO COMBUSTO. LIMITATO A PICCOLE POTENZIALITA’

16 TECNOLOGIA DI TERMODISTRUZIONE:
COMBUSTIONE PARZIALE: VI RIENTRANO DIVERSE CONFIGURAZIONI IMPIANTISTICHE, LA CUI CARATTERISTICA PECULIARE E’ DATA DAL MINORITARIO RUOLO DEL CONTATTO CON L’OSSIDANTE. SI REALIZZA UNA DECOMPOSIZIONE TERMICA DELLE COMPONENTI ORGANICHE IN MOLECOLE SEMPLICI E, COME ALI PIU’ VOLATILI, PARZIALMENTE OSSIDATE. IL PROCESSO E’ ENDOTERMICO E QUINDI RICHIEDE UN APPORTO DI CALORE DALL’ESTERNO O DALL’INTERNO PER COMBUSTIONE DI UNA PARTE DI SOLIDO. FORNO A LETTO FLUIDO: TECNOLOGICAMENTE VANTAGGIOSO PER LA CAPACITA’ DI OTTENENERE UNA BUONA COMBUSTIONE CON RESIDUI MINIMI, NON ANCORA DIFFUSO QUANTO LA GRIGLIA MOBILE. APPLICABILE ALLA COMBUSTIONE DI FANGHI, SFRIDI DELLA LAVORAZIONE DEL LEGNO, RDF E RIFIUTI CON SPETTRO GRANULOMETRICO NON ECCESSIVAMENTE DISPERSO VANTAGGI:OMOGENEITA’ DELLA COMBUSTIONE, ASSENZA DI ZONE IN CUI IL RIFIUTO SI TROVA AD ELEVATE TEMPERATURE E DIFETTO DI OSSIGENO (POTENZIALE PERICOLO DI PIROLISI E FORMAZIONE DI COMPOSTI ORGANICI VOLATILI). NEUTRALIZZAZIONE NELLA CAMERA DI COMBUSTIONE DEI GAS ACIDI (TRAMITE SOSTANZE BASICHE IMMESSE), RIDOTTA CORROSIVITA’ DEI FUMI, MINIME SEZIONI DI TRATTAMENTO DEGLI EFFLUENTI. MINORE ECCESSO D’ARIA NECESSARIO. TEMPERATURE RAGGIUNGIBILI PIU’ ELEVATE, ELEVATI RENDIMENTI TERMICI DALLA COMBUSTIONE CON RECUPERO DI CALORE. SVANTAGGI: NECESSITA’ DI PRETRATTARE IL COMBUSTIBILE PER RIDURLO A PEZZATURA OMOGENEA E RELATIVAMENTE FINE. DIFFUSIONE PENALIZZATA ANCHE DA PRESUNTA DIFFICOLTA’ DI ESERCIZIO COMBUSTORE A LETTO FLUIDO BOLLENTE (CFB) COMBUSTORE A LETTO FLUIDO RICIRCOLANTE (CFB)

17 TECNOLOGIA DI TERMODISTRUZIONE:
TECNOLOGIE ALTERNATIVE: TECNOLOGIA AL PLASMA: PLASMI GENERATI MEDIANTE SCARICHE ELETTRICHE AD ALTO VOLTAGGIO, RADIAZIONE CON MICROONDE O ONDE RADIO CHE PRODUCONO DEGRADAZIONE ELEMENTARE DI MOLECOLE COMPLESSE IN TEMPI BREVISSIMI (millisecondi).TEDCNOLOGIA ADATTA ALLA COMBUSTIONE DI RIFIUTI TOSSICI. VANTAGGI: COMPLETA DISTRUZIONE DEI COMPONENTI PERICOLOSI DEI RIFIUTI, ALTISSIME TEMPERATURE GENERATE (>10.000°C), COMPATTEZZA IMPIANTISTICA SVANTAGGI: SCARSA ESPERIENZA MATURATA NEL SETTORE DEI RSU TECNOLOGIE ALTERNATIVE: GASSIFICAZIONE: OSSIDAZIONE PARZIALE DI SOLIDI, LIQUIDI E AERIFORMI, CON OBIETTIVO FINALE PRODUZIONE DI COMBUSTIBILE GASSOSO (CO, H, idrocarburi leggeri, CH4) APPLICATA PREVALENTEMENTE PER GASSIFICARE CARBONE E IDROCARBURI, ESTESA AI RSU CON PROCESSI A LETTO FLUIDO, LETTO FISSO E LETTO SOSPESO. VANTAGGI: AVVIENE CON LIMITATA QUANTITA’ DI OSSIGENO O DI ALTRO AGENTE, REALIZZA UNA COMB.PARZIALE TALE DA FORNIRE ENERGIA NECESSARIA ALL’AVENZAMENTO DI REAZIONI ENDOTERMICHE SVANTAGGI: LA VARIABILITA’ DEL P.C.I DEI RSU PORTA ALLA FORMAZIONE DI BLOCCHI SOLIDI (CAKES) CAPACI DI BLOCCARE IL PROCESSO FORNI A FUSIONE ELETTRICA: RIFIUTI ALIMENTATI IN FORNO ELETTRICO PER LA FUSIONE DEL VETRO (1260°C) VANTAGGI: COMBUSTIONE COMPLETA, SCORIE E CENERE IMMERSE IN MASSA VETROSA INERTE DOPO RAFFREDDAMENTO, ELEVATA STABILITA’ CHIMICA, MODESTA PRODUZIONE DI FUMI SVANTAGGI: ELEVATO CONSUMO DI ENERGIA ELETTRICA (8000 KwH/tonn.) PIROLISI: DECOMPOSIZIONE TERMICA PER EFFETTO DELLA SOLA TEMPERATURA ( °C). PROCESSO NON ANCORA CONSOLIDATO A LIVELLO TECNOLOGICO, APPLICABILE AL TRATTAMENTO DI RIFIUTI TIPO PNEUMATICI, BIOMASSE, CDR. VANTAGGI: AVVIENE CON ASSENZA DI AGENTI OSSIDANTI SVANTAGGI: ELEVATO DISPENDIO ENERGETICO PER LA FORNITURA DI ENERGIA TERMICA

18 Fig.1.1: Schema tipo per combustore RSU a griglia mobile
Tab.1.2: Schema tipo per combustore RSU con tecnologia a griglia fissa Fig.1.3:Schema tipico di combustore per rifiuti solidi urbani a forno rotante Fig.1.4:Schema tipo per combustore di rifiuti solidi urbani a letto fluido

19 TECNICHE DI ABBATTIMENTO DEGLI INQUINANTI:

20 ESEMPI DI CONFIGURAZIONE IMPIANTISTICA DEPURATIVA PER SISTEMI DI ABBATTIMENTO INQUINANTI:

21 QUADRO NORMATIVO COMUNITARIO:

22 QUADRO NORMATIVO NAZIONALE:

23 D. Lgs. 152/2006 Norme in maniera di ambiente (TU Ambientale)
PRIMA PARTE dal titolo “DISPOSIZIONI COMUNI”: individua l’ambito di applicazione del provvedimento, le finalità ed i criteri per l’adozione dei provvedimenti successivi. SECONDA PARTE dal titolo “PROCEDURE PER LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS), PER LA VALUTAZIONE D’IMPATTO AMBIENTALE (VIA) E PER L’AUTORIZZAZIONE AMBIENTALE INTEGRATA (IPPC)”ordina la disciplina di tutte le autorizzazioni ambientali, ad eccezione di quelle previste per le grandi opere. TERZA PARTE dal titolo “NORME IN MATERIA DI DIFESA DEL SUOLO E LOTTA ALLA DESERTIFICAZIONE, DI TUTELA DELLE ACQUE DALL’INQUINAMENTO E DI GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE” adegua la nostra normativa a quella comunitaria, supera la procedura di infrazione aperta nei confronti dell’Italia, istituisce il principio di precauzione, quello dell’azione preventiva e del “chi inquina paga”. QUARTA PARTE dal titolo “NORME IN MATERIA DI GESTIONE DEI RIFIUTI E DI BONIFICA DEI SITI INQUINATI” unisce disposizioni concernenti settori omogenei e raccoglie la pluralità di disposizioni emanate successivamente al D.Lgs.22/97 (Decreto Ronchi). QUINTA PARTE dal titolo “NORME IN MATERIA DI TUTELA DELL’ARIA E DI RIDUZIONE DELLE EMISSIONI IN ATMOSFERA” raccoglie e coordina tutte le norme specifiche dando alle Amministrazioni un quadro di attribuzioni e di adempimenti più precisi. SESTA PARTE dal titolo “NORME IN MATERIA DI TUTELA RISARCITORIA CONTRO I DANNI ALL’AMBIENTE” è una parte totalmente innovativa , dedicata alla responsabilità ambientale in materia di precauzione, prevenzione e risarcimento in forma specifica (ripristino) o per equivalente patrimoniale.

24 RECUPERO DEI RIFIUTI (Art. 181)
⇒ I metodi di recupero, le caratteristiche e la tracciabilità dei materiali recuperati possono essere fissati con Accordi di Programma. ⇒ Il recupero è completato quando i materiali possono essere usati in un processo industriale o commercializzati. Materiali (MPS), prodotti e combustibili ottenuti dal recupero escono dal regime dei rifiuti DEPOSITO TEMPORANEO (Art. 183) ⇒ I RIFIUTI PERICOLOSI devono essere raccolti ed avviati alle operazioni di recupero e/o di smaltimento secondo le seguenti modalità, a scelta del produttore: - con cadenza almeno bimestrale, indipendentemente dalla quantità in deposito oppure - quando il quantitativo dei rifiuti pericolosi in deposito raggiunga i 10 metri cubi. In ogni caso il deposito temporaneo non può avere durata superiore ad un anno. ⇒ I RIFIUTI NON PERICOLOSI devono essere raccolti ed avviati alleoperazioni di recupero e/o di smaltimento secondo le seguenti modalità, a scelta del produttore: - con cadenza almeno trimestrale, indipendentemente dalla quantità in deposito - quando il quantitativo dei rifiuti pericolosi in deposito raggiunga i 20 metri cubi. In ogni caso il deposito temporaneo non può avere durata superiore ad un anno. NUOVE NOZIONI (Art. 183) ⇒ SMALTIMENTO: ogni operazione finalizzata a sottrarre definitivamente una sostanza, un materiale o un oggetto dal circuito economico e/o di raccolta e, in particolare le operazioni previste nell’Allegato B. ⇒ RECUPERO: le operazioni che utilizzano rifiuti per generare Materie Prime Secondarie, combustibili o prodotti, attraverso trattamenti meccanici, termici, chimici o biologici, incluse la cernita o la selezione e, in particolare, le operazioni previste nell’Alleato C. ⇒ SOTTOPRODOTTO: i prodotti dell’attività dell’impresa che, pur non costituendone l’oggetto dell’attività principale, scaturiscono in via continuativa dal processo industriale dell’impresa stessa e sono impiegati direttamente dall’impresa o da essa commercializzati a condizioni favorevoli, per essere consumati tal quali o impiegati in un processo produttivo, senza necessità di ulteriori trasformazioni preliminari. L’impiego del sottoprodotto deve essere certo e non eventuale. Per esso è richiesto il rispetto degli standard merceologici, la tracciabilità attestate da una dichiarazione da parte del produttore e controfirmate dal titolare ove avviene l’affettivo utilizzo. ⇒ MATERIA PRIMA SECONDARIA: sostanza o materia avente le caratteristiche stabilite ai sensi dell’art. 181.

25 CATASTO DEI RIFIUTI (Art. 189)
Il MUD resta obbligatorio per: ⇒ Chiunque effettua a titolo professionale attività di raccolta, trasporto rifiuti, commercianti ed intermediari senza detenzione, recupero e smaltimento. ⇒ Imprese ed Enti che producono rifiuti pericolosi Sono ESCLUSI da tale obbligo: ⇒ I produttori di rifiuti non pericolosi TRASPORTO RIFIUTI (Art. 193) ⇒ FORMULARI: - Sarà emanato il nuovo modello con decreto del Ministero dell’Ambiente - Obbligatoria sempre l’emissione, ad esclusione del trasporto occasionale e saltuario di rifiuti non pericolosi, dal peso non superiore a 30 Kg., eseguito dal produttore stesso - Non necessario per la tratta nazionale relativa ai trasporti transfrontalieri - Il formulario sostituisce a tutti gli effetti il modello F per gli oli - Resta obbligatoria la vidimazione (Uff. Entrate, CCIAA, Provincia) ⇒ MICRORACCOLTA: - Nei formulari devono essere indicate tutte le tappe intermedie previste ⇒ SOSTA TECNICA: - E’ regolamentata e non rientra nelle attività di stoccaggio a determinate condizioni

26 NORMATIVA RECANTE LIMITI DI EMISSIONE
DI AGENTI INQUINANTI: D.M.503/97 (rifiuti solidi urbani RSU, rifiuti non pericolosi, rifiuti sanitari RSA) Limiti di emissione per: - impianti di incenerimento esistenti (aut. prima del 30/1/1998) - Impianti di termovalorizzazione di nuova costruzione ( aut. dopo il 30/1/1998) DECRETO LEGISLATIVO 11 maggio 2005, n. 133 Attuazione della direttiva 2000/76/CE, in materia di incenerimento dei rifiuti TU AMBIENTALE D.Lgs. 3 aprile n.152 Il Decreto, oltre a specificare i livelli di emissione consentiti, specifica : i sistemi di monitoraggio (continuo e discontinuo) delle emissioni alcuni requisiti tecnici degli impianti Modalità di conduzione degli impianti (in particolare, per assicurare combustione ottimale, deve essere garantita una T minima in camera di combustione di 850°C, con tempo di permanenza >2 sec. cd eccesso di O2 superiore al 6%, per abbattere ulteriormente la probabilità di formazione di Diossine) D.M.5 febbraio 1998 (rifiuti non pericolosi sottoposti a procedure semplificate di recupero ai sensi degli artt del DECRETO RONCHI D.lgs. 5/2/97 n.22) D.M.124/2000 (rifiuti pericolosi)

27 EMISSIONI IN ATMOSFERA-NORMATIVA IN VIGORE:
L. 549/1993 (sostanze lesive per l’ozono stratosferico) D. Lgs. 171/2004 (tetti alle emissioni complessive nazionali) D. Lgs. 133/2005 (attuazione della direttiva 2000/76/CE, in materia di incenerimento dei rifiuti) D. Lgs. 216/2006 (gas ad effetto serra) Disposizioni sulla qualità dell’aria EMISSIONI INDUSTRIALI Direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 novembre 2010 Attività industriali ad elevato potenziale inquinante, definite nell’allegato I della direttiva (attività energetiche, produzione e trasformazione dei metalli, industria dei prodotti minerali, industria chimica, gestione dei rifiuti, allevamento di animali, ecc.). La direttiva contiene disposizioni particolari per i seguenti impianti: impianti di combustione (≥ 50 MW); impianti di incenerimento o di coincenerimento dei rifiuti; taluni impianti e talune attività che utilizzano solventi organici; installazioni che producono biossido di titanio. La presente direttiva non si applica alle attività di ricerca, alle attività di sviluppo o alla sperimentazione di nuovi prodotti e processi. Requisiti ambientali Qualsiasi installazione industriale che si occupi delle attività enumerate nell’allegato I della direttiva deve rispettare determinati obblighi fondamentali: adottare tutte le misure di prevenzione dell’inquinamento; applicare le migliori tecniche disponibili (BAT); non causare alcun fenomeno di inquinamento significativo; limitare, riciclare o eliminare i rifiuti nella maniera meno inquinante possibile; massimizzare l’efficienza energetica; prevenire gli incidenti e limitarne le conseguenze; ripristinare i siti al momento della cessazione definitiva delle attività.

28 LINEE DI TENDENZA RELATIVE ALL’ABBATTIMENTO DEGLI INQUINANTI:
Negli ultimi decenni la tendenza normativa è orientata verso un drastico restringimento dei limiti di emissione, ispirato da criteri basati soprattutto sull’opportunità di adeguarli al progressivo miglioramento delle tecnologie disponibili (B.A.T.), ma anche dalla necessità di contenere i rischi per la salute connessi ai micro-inquinanti tossici a livelli che possano essere ritenuti accettabili dalle popolazioni interessate. Le esigenze di depurazione che ne derivano, richiedono configurazioni impiantistiche particolarmente potenziate nei riguardi dei microinquinanti tossici e comprensive di capacità di controllo molto spinto per taluni macroinquinanti in precedenza tenuti in secondo piano in quanto a considerazione (SO2 ed NOX))

29 EVOLUZIONE DEI LIMITI E DELLE CONDIZIONI TECNICHE:
Determinazione dei limiti alle emissioni più restrittivi Definizione del limite all’emissione delle PCDD-PCDF sulla base del concetto della tossicità equivalente (TE) Necessità dell’esistenza di una zona del forno in cui si verifichino condizioni ottimali di ossidazione degli incombusti, senza dover ricorrere alla camera di post-combustione, che non viene più richiesta Incremento della sicurezza dell’impianto e della sua conduzione attraverso una serie di accorgimenti gestionali e costruttivi, fra cui il controllo continuo delle emissioni Controllo continuo delle variabili di processo (T dei gas e tenore di O2 di combustione) Presenza di allarme e blocco dell’attività collegato ai controlli precedenti Rapida informazione dell’Autorità competente Trasparenza verso l’opinione pubblica Definizione del livello di sostenibilità dell’investimento in funzione della potenzialità dell’impianto Obbligo di effettuazione del recupero energetico col massimo rateo possibile Il successivo processo evolutivo della normativa in materia di controllo delle emissioni in atmosfera dei nuovi termovalorizzatori è rappresentato dalla nuova Direttiva Comunitaria 200/76/CEE del 4/12/2000, di imminente recepimento nel Ns.Paese, quale testo unico in materia di incenerimento dei RSU.

30 RAFFRONTO TRA VALORI LIMITE PREVISTI:
D.M.12/7/1990 “Linee guida per il contenimento delle emissioni inquinanti degli impianti industriali e la fissazione dei valori minimi di emissione” aggiorna in parte le prescrizioni date dal D.P.R. 203/88 Contemporaneamente, le disposizioni relative al biossido di zolfo, al biossido di azoto, alle particelle sospese e al PM1O, al piombo, al monossido di carbonio e al benzene riportate dal D.P.R.203/88 vengono abrogate ed aggiornate al D.M. 2 aprile 2002, n. 60 con un approccio metodologico completamente differente (qualità dell’aria rilevata al recettore)

31 RAFFRONTO TRA VALORI LIMITE PREVISTI:
Limiti progressivamente più restrittivi

32 RELATIVE AL MONITORAGGIO E CONTENIMENTO DEGLI AGENTI INQUINANTI:
PRESCRIZIONI DI LEGGE RELATIVE AL MONITORAGGIO E CONTENIMENTO DEGLI AGENTI INQUINANTI:

33 TECNICHE DI MONITORAGGIO DEGLI INQUINANTI:
In situ: prevede degli analizzatori sistemati direttamente sul camino sotto controllo Estrattive: estrazione di campioni di gas da analizzare direttamente dagli effluenti gassosi del camino. Le analisi chimiche vengono spesso effettuate in un luogo differente. Monitoraggio in continuo: si basa sull’assorbimento dei raggi infrarossi IR Metodo DISPERSIVO: principio della dispersione dello spettro infrarosso; Metodo NON DISPERSIVO: sistemi multicomponente (oltre 10 componenti chimici) costituiti da sorgente IR + Cella di analisi + rivelatore radiazione IR (Tecniche NDIR e FTIR (Fourier Transform Infra Red – trasformazione dello spettrogramma in un interferogramma )) Monitoraggio ricadute al suolo degli inquinanti: si basano sull’impiego di centraline fisse o mobili e che impiegano metodi di analisi chimico-fisiche o tramite indicatori biologici (Licheni epifitici) con elevata reattività biologica alla contaminazione da inquinanti (composti dello Zolfo, Fluoridi, Idrocarburi incombusti, polveri e metalli pesanti)

34 RISULTATI DI MONITORAGGI SIGNIFICATIVI:
A.E.M.Cremona: “analisi effettuate dal Politecnico di Milano** mostrano che per ciò che riguarda il contributo dell’impianto alla presenza dei principali microinquinanti, si registrano incrementi inferiori all1% per CO, NOX ,PTS e di qualche punto percentuale per SO2. La stima del contributo di metalli pesanti alle concentrazioni già presenti nell’area risulta dell’ordine di qualche punto percentuale e quindi tale da non alterare significativamente il livello esistente. Il livello di Diossine, anche nei valori massimi riscontrati, risulta largamente al di sotto dei livelli riscontrabili in aree rurali” Termovalorizzatore Modena: “le analisi effettuate nell’intorno dell’impianto con tecniche di tipo biologico hanno evidenziato che la purezza atmosferica della zona ove è inserito l’impianto è di pari livello ad altre zone periferiche della città, mentre nel centro cittadino, interessato dal traffico veicolare e da impianti di riscaldamento, si è riscontrata una peggiore qualità dell’aria. Parallelamente, nelle zone più lontane dalle fonti di emissione, si sono osservati consorzi lichenici e quindi indici di purezza più elevati” **A.Guareschi, “Controllo delle emissioni e rapporti con la cittadinanza” II° Congresso Naz.le Utilizzazione termica dei Rifiuti, Abano Terme 1999

35 EMISSIONI RISCONTRATE PER IL TERMOUTILIZZATORE A.S.M. BRESCIA:

36 RISCHIO SANITARIO: IMPIANTI DI VECCHIA GENERAZIONE: la presenza di effetti sulla salute associati al trattamento dei rifiuti è stata dimostrata in particolare per impianti che venivano gestiti secondo limiti alle emissioni in vigore molti anni fa con tecnologie di abbattimento fumi e di gestione della termodistruzione assolutamente inadeguate. IMPIANTI DI NUOVA GENERAZIONE: nel corso degli ultimi 20 anni la legislazione ha posto dei limiti alle emissioni degli inceneritori inferiori di vari ordini di grandezza a quelli preesistenti. Tali normative hanno consentito di raggiungere livelli di emissioni che, nel campo degli inquinanti non cancerogeni, ne hanno praticamente azzerato gli effetti tossici. Si può affermare che attraverso l'utilizzo di opportune tecniche di abbattimento degli inquinanti negli effluenti prima della loro immissione nell'ambiente esterno, è possibile contenere l'impatto ambientale ben al di sotto dei limiti imposti dalla attuale normativa vigente, che pure consente, come vedremo, la gestione di tali impianti in condizioni di sicurezza pressoché assoluta quanto alla salute delle popolazioni interessate. “STUDI DI “RISK ASSESSMENT” BASATI SU MODELLI CORRETTAMENTE COSTRUITI SULLA BASE DELLE NORMATIVE VIGENTI E CHE TENGANO CONTO DELLE NORMATIVE INTERNAZIONALI, DELLE VIE DI ESPOSIZIONE E DEI DIVERSI SCENARI DI CONTAMINAZIONE DELLA POPOLAZIONE HANNO EVIDENZIATO CHE IL RISCHIO LEGATO ALLE EMISSIONI NON CANCEROGENE SIA PRATICAMENTE AZZERATO, E PER QUELLE LEGATE ALLE EMISSIONI CANCEROGENE O NEL BAMBINO RISULTI DEL TUTTO TRASCURABILE, O COMUNQUE PARAGONABILE AD ALTRI RISCHI PRESENTI, E TRANQUILLAMENTE ACCETTATI, DELLA VITA QUOTIDIANA.”

37 Produzione dei rifiuti in Europa
Produzione pro capite di RU nei Paesi UE

38 Produzione totale di RU in Europa nel 2008
dati Eurostat 2011

39 Produzione pro capite di RU per attività e per settore in Europa nel 2008

40 Produzione di RU per attività e per settore in Europa nel 2008

41 Trattamento dei rifiuti in Europa

42 Rifiuti collocati in discarica in Europa (%)- 2008

43 Rifiuti inceneriti in Europa, incluso recupero energetico (%)-2008

44

45 Capacità media degli impianti d’incenerimento in Europa (2000)

46 Ripartizione dell’energia prodotta da termovalorizzazione di RU

47 Modalità di recupero energetico negli impianti europei di termovalorizzazione (2000)

48 Produzione totale e pro capite di Rifiuti Urbani in Italia
Con 647 kg per abitante, i comuni capoluogo di provincia del Centro continuano a essere quelli dove si raccolgono le quantità maggiori di rifiuti urbani; nei capoluoghi del Nord se ne raccolgono circa 71 kg pro capite in meno (576 kg per ab.) e nel Mezzogiorno si scende a 557 kg per abitante. Rispetto al 2010 si registrano diminuzioni del 3,6% e del 3,5% rispettivamente nel Centro e nel Nord e del 2,2% nei comuni capoluogo di provincia del Mezzogiorno. Nel 2011 sono state raccolte tonnellate di rifiuti urbani nel complesso dei comuni capoluoghi di provincia, il 2,9% in meno rispetto al 2010. Considerando i valori pro capite, nel 2011 la raccolta dei rifiuti urbani nei 116 capoluoghi è risultata pari a 590 kg per abitante, contro i circa 609 nel 2010 (-3,1%). Fonte: Dati ISTAT 2012

49 La quota di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani è pari a 33,4%, in aumento di 1,8 punti percentuali rispetto all’anno precedente (2010)

50

51 La gestione integrata dei Rifiuti Urbani nei paesi dell’Unione Europea
Il quadro globale dei sistemi di gestione integrata dei rifiuti in Europa è piuttosto variegato. La direttiva europea sulle discariche (1999/31/EC) prescrive una riduzione del conferimento di rifiuti biodegradabili in quest’ultime fino al 35% dei livelli del 1995 in 15 anni; tuttavia, la discarica rappresenta ancora l’opzione principale di numerosi Paesi

52 La gestione integrata dei Rifiuti Urbani in Italia

53 Il ricorso alla discarica controllata nelle diverse Regioni

54 Incenerimento e recupero energetico dai RU in Italia

55 Incenerimento e recupero energetico dai Rifiuti Urbani in Italia


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