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APPUNTI DI STORIA DELLA FILOLOGIA

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Presentazione sul tema: "APPUNTI DI STORIA DELLA FILOLOGIA"— Transcript della presentazione:

1 APPUNTI DI STORIA DELLA FILOLOGIA
Bibliografia generale U. von Wilamowitz- Moellendorf, Storia della filologia in età classica, Torino 1967 (ed. orig. Lipsia 1927). L. Reynolds e N.G. Wilson, Copisti e filologi, Padova 1973 (ed. or. Oxford 1968). S. Timpanaro, La genesi del metodo di Lachmann, Firenze 1960.

2 L’interesse filologico nasce in età ellenistica (323-31 a.C.)
scienza della grammatica indagine etimologica studio delle parti del discorso Il Museo di Alessandria (III sec. A.C.) Eratostene Aristofane di Bisanzio Aristarco di Samotracia traslitterazione da altre grafie alla grafia ionica tentativo di definire il corpus degli autori greci interpretazione dei testi Questa eredità viene raccolta in Italia solo nel XIV sec., quando si ristabiliscono i contatti con la cultura greca: la funzione mediatrice del regno di Napoli (Calabria grecanica) Leonzio Pilato (m. 1364) insegna allo studio di Firenze Gli Erotemata di Emanuele Crisolora, prima grammatica del greco a uso degli stranieri Il Concilio di Firenze (1439) richiama in Italia un gran numero di dotti greci (Teodoro di Gaza, Giorgio Trebisonda, il Bessarione, Giorgio Gemmisto Pletone). Ma ancora nel ‘400 per imparare il greco ci si recava a Bisanzio (p. es. Guarino Veronese).

3 Gli studi filologici latini in età antica.
Varrone, De lingua latina (studi grammaticali) a.C. Quintiliano, Institutio oratoria (scienza retorica) d.C. Elio Donato (IV sec.), autore di una grammatica del latino e di un commento a Virgilio Servio, (IV-V sec.), autore di un commento a Virgilio Prisciano (VI sec.), autore di opere grammaticali

4 La tradizione degli autori latini
 La conservazione del patrimonio letterario classico si deve nell’alto Medioevo a figure singole:   A. M. T. Severino Boezio (V-VI sec.) Cassiodoro (V-VI sec.)  a istituzioni monastiche:   Benedettini in Italia San Colombano (VI-VII) , San Gallo (VII sec.) , San Bonifacio (VII-VIII) in area anglo-francese La rinascenza carolina (VIII-IX sec.): anticipa la rinascenza umanistica mira a una riscoperta integrale della cultura latina sviluppa gli studi grammaticali; rinascita della storiografia (Paolo Diacono) La rinascenza del XII sec.:  rinnovato interesse per i classici (Chartres e Orléans) ripresa degli studi grammaticali e retorici (Cicerone, Quintiliano) interesse ai testi scientifici (traduzioni dal greco e dall’arabo (Euclide, Tolomeo, Galeno, Ippocrate) interesse alla filosofia antica (Platone, Aristotele), alla storiografia e al diritto Dopo queste fioriture si verificano nuove fratture:  decadenza dei conventi nascita delle città (prevalenza di una cultura pratica) mancanza di uno strumento (come sarà la stampa) che fissi e trasmetta il sapere riscoperto

5 LA NUOVA RINASCENZA DEL XIII SECOLO E SUOI SVILUPPI
Alcune figure solitarie di raccoglitori di antichi testi (il cosiddetto pre-umanesimo): Lovato Lovati (XIII-XIV sec.) Albertino Mussato (XIII-XIV sec.)  L’Umanesimo: Petrarca Boccaccio Coluccio Salutati Poggio Bracciolini Leonardo Bruni Niccolò Niccoli Intorno al 1420 la gran parte della letteratura latina che oggi conosciamo era stata già scoperta (R. Sabbadini, La scoperta dei codici greci e latini nei sec. XIV e XV [1905 e 1914], Firenze 1967. I grandi filologi dell’Umanesimo: Lorenzo Valla, Elegantiae Angelo Poliziano, Miscellanea Erasmo, Adagia

6 Caratteri della filologia testuale umanistica
La filologia umanistica: arricchisce e sistema il lessico filologico (S. Rizzo, Il lessico filologico degli umanisti, Roma, 1973. esercita la critica testuale soprattutto attraverso l’emendatio ope ingenii (recensio ed emendatio non sono momenti distinti). Poliziano sostiene la necessità della collatio al fine di emendare ope codicum (filologia conservativa). Poliziano definisce anche una teoria del codex descriptus. Erasmo giustifica con l’ipotesi del capostipite comune un guasto dell’intera tradizione (teoria dell’archetipo). Gli umanisti non si pongono il problema dell’autorità dei mss. Erasmo pubblica il Nuovo Testamento greco sulla base di codici di scarsissimo valore (1516). Il testo di Erasmo avrà corso fino al XIX sec. 

7 La critica testuale moderna
Bentley progetta nel 1721 progetta una riedizione del Nuovo Testamento greco sul confronto della vulgata di Erasmo con i più antichi mss. Secondo Benley la recensio, e quindi il riscontro sui mss., doveva prevalere sulla critica congetturale. Le discussioni seguite all’intervento di Bentley determinarono importanti acquisizioni: Bengel: concetto di famiglia di mss.; apparentamento dei mss. in base alle lezioni comuni Wettstein: introduce il criterio della lectio difficilior. Queste acquisizioni, maturate nell’ambito della filologia neotestamentaria, vengono introdotte nell’ambito della filologia profana. Altri contributi: Zumpt: introduce lo stemma codicum Ritschl: interessato allo studio della tradizione manoscritta Sauppe: introduce sistematicamente l’eliminatio codicum descriptorum Madvig: definisce il codex archetypus; utilizza lo stemma per la riscostruzione dll’archetipo Karl Lachmann (già editore di Properzio, Catullo e Tibullo, del Nibelungenlied e del Nuovo Testamento greco) tiene conto di tutti i contributi citati nell’edizione del De rerum natura di Lucrezio (1850). Quest’edizione rappresenta l’applicazione più compiuta del metodo che porterà il suo nome.

8 Che cosa appartiene veramente al Lachmann:
il ripudio della vulgata la sfiducia verso i codici di età umanistica la formulazione dei criteri che permettono di risalire all’archetipo con procedimenti meccanici La generazione successiva al Lachmann (Wilamowitz, Traube, Schwarz) avverte l’insufficienza del metodo che porta il suo nome in caso di tradizione contaminata. Rivaluta i criteri interni (lectio difficilior, usus scribendi) rispetto alla ricostruzione meccanica. La crisi del metodo storico-comparativo in linguistica (positivismo) mette in crisi in filologia il metodo lachmanniano, giudicato troppo meccanico. Si considera la storia del testo come una “storia spirituale”, nella quale hanno importanza primaria i fattori psicologici individuali (filologia di impostazione idealistica).

9 Paul Maas, Critica del testo, 1927
Metodi da rifiutare: textus receptus (vulgata) codices plurimi codex optimus codex vetustissimus Recensio: raccolta dei testimoni collazione errori guida (significativi) costruzione dello stemma eliminatio codicum descriptorum Examinatio ed emendatio: definizione meccanica della lezione se la recensio è chiusa criterio della lectio difficilior e dell’usus scribendi se aperta eliminazione degli errori d’archetipo Il Maas riconosce l’inapplicabilità del metodo se la tradizione è contaminata.

10 GIORGIO PASQUALI, STORIA DELLA TRADIZIONE E CRITICA DEL TESTO, 1952
Afferma i seguenti principi di carattere generale: Non esiste una ricetta universale per l’edizione critica. Il giudizio del filologo non può essere sostituito da alcuna regola meccanica. Nella ricostruzione testuale è necessario conoscere le vicende della sua tradizione. Anche le tradizioni classiche possono presentare tradizioni attive, presenza di varianti d’autore, contaminazioni come avviene normalmente nelle tradizioni volgari.


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