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La produzione.

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Presentazione sul tema: "La produzione."— Transcript della presentazione:

1 La produzione

2 Produttività e Legge dei rendimenti decrescenti
La produzione L’imprenditore nel pensiero economico L’imprenditore Fattori della produzione Funzione della produzione Produttività e Legge dei rendimenti decrescenti

3 Aumento della produttività
Isoquanto e Isocosto Equilibrio del produttore Esternalità Costi di produzione Scelta localizzativa Economie di scala Innovazione tecnologica Efficienza del lavoro Aumento della produttività Riduzione dei costi Responsabilità Sociale d’Impresa Un’altra forma di sviluppo: lo sviluppo sostenibile Riduzione dei prezzi Maggiore benessere collettivo

4 L’imprenditore ECONOMIA CICLO PRODUTTIVO: insieme delle operazioni necessarie a produrre un bene IMPRENDITORE: ha il compito di organizzare la produzione e assume su di se il rischio, sia tecnico (uso di impianti non perfettamente efficienti) sia economico (connesso alla mancata vendita del prodotto). DIRITTO “… è imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione e dello scambio di beni e servizi” (art c.c.)

5 Fattori della produzione
Produzione: qualsiasi attività diretta a creare ed accrescere l’utilità dei beni e dei servizi Non va intesa solo come trasformazione fisica ma anche come: Trasformazione nello spazio (trasporti, ect.) Trasformazione nel tempo (conservazione del vino per l’invecchiamento, etc.) 5

6 Fattori della produzione
Terra: tutte le risorse naturali ma anche le condizioni ambientali che rendono possibile la produzione Capitale: tutti i beni strumentali impiegati nel processo produttivo Lavoro: attività dell’uomo e accumulazione di abilità e capacità professionali Ambiente (o Stato): tutti i servizi pubblici Imprenditorialità: l’attività di coordinamento dei fattori produttivi con funzione di innovazione 6

7 Fattori della produzione
Capitale fisso: impianti macchinari attrezzature Capitale circolante: materie prime, semilavorati prodotti intermedi, scorte Lavoro umano: attività delle risorse umane Attività dello Stato: secondo un orientamento assai diffuso, oltre ad assicurare alcuni servizi istituzionali, interviene per promuovere lo sviluppo Capacità imprenditoriale: abilità dell’imprenditore di combinare i fattori della produzione 7

8 Fattori della produzione
A ciascun fattore produttivo compete un compenso per il contributo apportato alla produzione Terra rendita Capitale interesse Lavoro salario Stato imposte Capacità imprenditoriale profitto 8

9 Fattori della produzione
La molla che spinge l’imprenditore a “mettere su” un’attività di impresa è essenzialmente il profitto che è: Incentivo: senza la prospettiva di un guadagno nessun imprenditore investirebbe i suoi capitali Segnale: mercati con alti profitti indicano una più elevata domanda dei beni spingendo gli imprenditori ad entrare in questi mercati Forma tipica di autofinanziamento come utili non distribuiti, consentendo all’impresa di effettuare nuovi investimenti senza chiedere prestiti o nuovi apporti di capitale 9

10 Funzione della produzione
La funzione della produzione esprime il rapporto tra la quantità dei fattori impiegati (input) e il prodotto ottenuto (output) Y= f (X1,X2….Xn) Obiettivo dell’imprenditore: allocare in modo efficiente le risorse disponibili scarse, in modo da massimizzare il livello di output per ogni livello di input 10

11 Funzione della produzione
La variazione della produzione all’incremento dei fattori produttivi (c.d. rapporto di scala) non avviene sempre nella stessa misura. In pratica si possono verificare tre possibilità: la produzione cresce in misura proporzionale (rapporto di scala costante); la produzione cresce in misura meno che proporzionale (rapporto di scala decrescente o diseconomia di scala); la produzione cresce in misura più che proporzionale (rapporto di scala crescente o economie di scala).

12 Produttività e Legge dei rendimenti decrescenti
In merito ai rapporti di scala analizziamo il rapporto tra la dimensione dell’impresa e il livello della capacità produttiva utilizzata: se l’impresa ha raggiunto la sua massima capacità produttiva un aumento degli input darà luogo a rendimenti decrescenti, con conseguenti diseconomie interne. se aumenta la quantità di uno solo dei fattori produttivi il prodotto totale subirà un incremento notevole, ma successivi aumenti dello stesso fattore saranno accompagnati da incrementi decrescenti del prodotto totale e ciò è dovuto alla Legge dei rendimenti decrescenti

13 Produttività e Legge dei rendimenti decrescenti
Rappresentazione grafica del rapporto tra incremento della produzione di grano e aumento della quantità di concime impiegato 13

14 Produttività e Legge dei rendimenti decrescenti
Il prodotto medio di un fattore è pari al rapporto tra il prodotto totale e la quantità di fattore utilizzato Il prodotto marginale è l’incremento registrato dal prodotto totale in corrispondenza di un’unità aggiuntiva del fattore impiegato 14

15 Produttività e Legge dei rendimenti decrescenti
15

16 Produttività e Legge dei rendimenti decrescenti
Dal precedente grafico si può evincere come il prodotto marginale cresca rapidamente, facendo crescere anche il prodotto medio. Il prodotto marginale raggiunge il suo massimo livello e poi decresce fino ad intersecare la curva del costo medio nel suo punto di massimo. In seguito il prodotto marginale decresce rapidamente facendo diminuire, anche se più lentamente, il prodotto medio.

17 Gli isoquanti Gli isoquanti sono curve che rappresentano tutte le combinazioni di capitale e lavoro che consentono all’impresa di ottenere la stessa quantità di prodotto.

18 Gli isoquanti E B F D Q2 H Q1 A C F G Macchine Lavoro
Macchine Gli isoquanti Ma mano che ci si sposta verso destra diminuisce la produttività del lavoro e aumenta quella del capitale Ciò significa che il saggio marginale di sostituzione è decrescente Se c’è non solo un modo, ma molti modi alternativi, per produrre la medesima quantità, possiamo supporre che si possa costruire un isoquanto, che rappresenta tutte le combinazioni di macchine e lavoro che assicurano all’impresa la stessa quantità di prodotto. Inoltre, un isoquanto è convesso. Un isoquanto convesso esprime proprio questo fatto. Per esempio, quando si usa la quantità OA di lavoro, per sostituire BD macchine è sufficiente la quantità AC di lavoro. Quando si usa la quantità OC di lavoro, invece, per sostituire DH = BD macchine è necessaria la quantità CG di lavoro. Allora, quanto maggiore è la quantità di lavoro già impiegata, tanto minore è l’aumento del prodotto ottenuto dall’impiego di un’altra unità di lavoro e tanto maggiore è la quantità di lavoro necessaria per sostituire la stessa quantità di macchine Sugli assi sono indicate le quantità di macchine e lavoro. Infine, gli isoquanti non si incontrano: giustificate voi questa affermazione !!! Un isoquanto è decrescente. Infatti, se uso meno macchine la produzione diminuisce. Per fare la stessa quantità di prodotto di prima, quindi, devo usare più lavoro. Ogni punto, quindi, rappresenta una combinazione di macchine e lavoro: il punto E, per esempio, rappresenta una combinazione che prevede l’impiego della quantità OA di lavoro e OB di macchine. Isoquanti più alti rappresentano combinazioni che assicurano produzioni più alte. Infatti, queste combinazioni contengono una quantità più alta di almeno un fattore. Allora, se l’impiego di un’unità addizionale di un fattore contribuisce a far crescere la produzione , la quantità prodotta deve essere più alta. La combinazione di macchine e lavoro F, per esempio, consente di produrre la stessa quantità di prodotto, Q1, che si può produrre con la combinazione E. Q2 A B E Q1 F D C F G H

19 Gli isocosti sono curve che rappresentano tutte le combinazioni di macchine e lavoro che comportano il medesimo costo per l’impresa.

20 Gli isocosti S / PM W C PM 1 B S / W A Macchine Lavoro
Macchine Gli isocosti Se l’impresa spende S per comprare solamente lavoro, può comprare la quantità S / W di lavoro. Questa curva è decrescente: quando l’impresa usa più lavoro, se vuole continuare a spendere la stessa somma deve comprare meno macchine. Infine, se l’impresa spende S per comprare solamente macchine, può comprare S / PM macchine. Infatti, quando cambia la quantità dei fattori usata dall’impresa, il loro prezzo non cambia. Dunque, poiché il rapporto tra i prezzi non cambia, l’inclinazione della curva non cambia. Infatti, se l’impresa compra un’unità addizionale di lavoro, la spesa per il lavoro aumenta di W e allora quella per le macchine deve diminuire di W. Dunque, quando la quantità di lavoro aumenta di una unità, per continuare a spendere la stessa somma l’impresa deve rinunciare a W / PM macchine. Isocosti più alti rappresentano combinazioni più costose. Infatti, le combinazioni che si trovano su un isocosto più basso contengono una quantità più bassa di almeno un fattore. Quindi queste combinazioni costano meno. Dati i prezzi del lavoro, W, e delle macchine, PM, la curva che rappresenta tutte le combinazioni di lavoro e macchine che comportano la stessa spesa è fatta così ... La curva di isocosto è una retta. L’inclinazione della curva di isocosto è pari al rapporto tra i prezzi dei fattori, cioè - W / PM. S / PM W PM C A 1 B S / W

21 La scelta che minimizza il costo
Lavoro Macchine La scelta che minimizza il costo Se vuole produrre Q, il produttore sceglierà, tra le combinazioni di lavoro e macchine che gli assicurano la produzione Q, quella che gli costa meno. Anche L e M consentono di produrre la quantità Q, perché si trovano sullo stesso isoquanto di E. Scegliendo L o M, però, si ottiene un risultato peggiore di quello che ottiene scegliendo E: poiché L e M si trovano su rette di isocosto più alte, costano più di E. Quindi, la combinazione che rappresenta la decisione ottima del produttore è quella rappresentata dal punto dove l’isoquanto è tangente all’isocosto. Tra le combinazioni di lavoro e macchine che consentono di produrre Q, quella che costa meno è E, che prevede l’uso della quantità OA di lavoro e OB di macchine. Consideriamo l’isoquanto, che definisce le combinazioni di lavoro e macchine che consentono al produttore di produrre la quantità Q, e le curve di isocosto, che definiscono le combinazioni di lavoro e macchine che hanno lo stesso costo. Infatti, se il produttore vuole produrre Q, sceglierà una combinazione di lavoro e macchine che si trova sull’isoquanto corrispondente a Q. Il produttore può scegliere qualsiasi combinazione di lavoro e macchine per fare la produzione che desidera ottenere. M E A B L Q

22 Lavoro Macchine La funzione di costo Se l’impresa ripete questa procedura per ogni quantità, può individuare il costo più basso al quale può produrre ogni quantità. Procedendo in questo modo per ogni quantità l’impresa può individuare la curva del costo totale, cioè la curva che indica il costo più basso al quale si può produrre ciascuna quantità. Per produrre la quantità Q2 , invece, si deve usare la combinazione F, che prevede l’uso della quantità OC di lavoro e OD di macchine. Quindi, se PL è il costo del lavoro e PM è il costo delle macchine, il costo più basso al quale l’impresa può produrre la quantità Q1 è OA x PL + OB x PM. Dunque il costo più basso al quale l’impresa può produrre la quantità Q2 è OC x PL OD x PM. Per produrre la quantità Q1 al costo più basso si deve usare la combinazione E, che prevede l’uso della quantità OA di lavoro e OB di macchine. C D F E A B Q2 Q1

23 Equilibrio dell’impresa
si definisce il saggio marginale di sostituzione tra i fattori, in questo caso Capitale e Lavoro il rapporto tra la variazione di uno e la variazione dell’altro che, avendo segni diversi, garantiscono di continuare a produrre la medesima quantità. 23

24 Il saggio marginale di sostituzione tecnica
K Sms = dK/dL dK dK’ Q1 dL dL L 24

25 Il saggio marginale di sostituzione tecnica
Il saggio marginale di sostituzione è rappresentato dall’inclinazione dell’isoquanto nel punto considerato pari a Sms = dK/dL e misura l’ammontare addizionale del fattore capitale che deve essere impiegato quando il lavoro è ridotto marginalmente. E’ quindi un rapporto tra due variazioni di segno opposto cui corrisponde il rapporto tra PmL/PmK la produttività marginale del lavoro e del capitale 25

26 Il saggio marginale di sostituzione tecnica
Per meglio comprendere le ragioni per cui il SMST è eguale al rapporto tra le produttività marginali occorre rilevare che se si facesse variare il lavoro di dL, la conseguenza sulla quantità ottenuta sarebbe pari al prodotto tra quella variazione e la produttività marginale del lavoro: dL· PML 26

27 Il saggio marginale di sostituzione tecnica
In modo analogo, se si facesse variare il capitale in misura pari a dK, la conseguenza sulla quantità ottenuta sarebbe pari al prodotto tra quella variazione e la produttività marginale del capitale: dK· PMk. 27

28 Il saggio marginale di sostituzione tecnica
Trattandosi di curva di isoquanto (per cui sostituendo L con K il prodotto non deve variare) si deve porre la condizione che la somma delle due variazioni deve essere nulla 28

29 Il saggio marginale di sostituzione tecnica
K Ma mano che ci si sposta verso destra diminuisce la produttività del lavoro e aumenta quella del capitale Ciò significa che il saggio marginale di sostituzione è decrescente Qui si impiega molto capitale e la sua produttività è più bassa Sms = dK/dL dK dK’ Q1 dL dL L 29

30 Il saggio marginale di sostituzione
Se si osserva il comportamento delle tangenti man mano che si impiega sempre più lavoro l’angolo diviene sempre più piccolo: ciò dimostra che il saggio marginale di sostituzione è decrescente. Dal grafico si evince infatti che lo stesso aumento di lavoro dL, sostituisce un ammontare maggiore di capitale che si verifica quando si adopera poco lavoro: dK>dK’. 30

31 Il saggio marginale di sostituzione
Man mano che ci si sposta da sinistra verso destra si riduce il rapporto tra le produttività marginali, perché impiegando via via più lavoro la sua produttività marginale diminuisce, mentre impiegando via via meno capitale la sua produttività marginale aumenta. Muovendo verso destra infatti occorrerà compensare con una più elevata variazione di lavoro una piccola diminuzione di capitale 31

32 L’Isocosto Si definisce linea dell’ isocosto l’insieme di tutte le combinazioni di fattori che comportano lo stesso costo totale.

33 Isocosti= identico costo totale CT
K Il rapporto tra i prezzi È il coefficiente Angolare della retta L

34 L’isocosto Variazioni nei singoli prezzi sposta l’inclinazione dell’isocosto; così una diminuzione del prezzo di x consente di disporne di una maggiore quantità y x

35 L’isocosto Variazioni nella capacità di spesa dell’impresa o mutamenti simultanei e proporzionali nei prezzi dei due beni comportano uno spostamento parallelo in avanti o indietro y x

36 La combinazione ottima
K a c K* d b Q L* L

37 La condizione di ottimo

38 COSTI DELLA PRODUZIONE
L’impresa vuole produrre la quantità che le assicura il profitto più alto, ma per ottenere il profitto più alto deve produrre al costo più basso. Per produrre al costo più basso l’impresa deve scegliere la combinazione di fattori della produzione, per esempio macchine e lavoro, che costa meno.

39 I costi dell’impresa Obiettivo dell’impresa: max vincolata del profitto Profitto = Ricavo totale - costo totale Ricavo totale = somma di denaro ottenuta dall’impresa dalla vendita del prodotto Costo totale = somma di denaro pagata dall’impresa per i fattori produttivi impiegati

40 I costi dell’impresa Il dilemma dell’imprenditore: cosa e quanto produrre? I costi dell’impresa Costi - opportunità Costi sociali Costi fissi e Costi variabili Costo medio e Costo marginale

41 La curva del costo totale, quindi, è la curva che indica per ogni quantità il costo più basso al quale l’impresa può produrre ogni quantità. Come può essere fatta questa curva?

42 Costo totale Quantità La curva del costo totale è può essere prima concava e poi convessa

43 Nel lungo periodo l’impresa può modificare l’impiego di tutti i fattori della produzione, che sono tutti variabili. Nel breve periodo l’impresa non può modificare l’impiego di alcuni fattori della produzione: alcuni fattori della produzione sono fissi, altri sono variabili.

44 Nel breve periodo, dunque, l’impresa sostiene
un costo fisso, pari al costo delle macchine, che non cambia quando cambia la quantità prodotta perché la quantità delle macchine è data. un costo variabile, uguale al costo del lavoro, che cambia quando cambia la quantità prodotta.

45 Allora nel breve periodo il costo totale, cioè il costo che l’impresa deve sostenere per produrre ciascuna quantità, è uguale alla somma del costo fisso e del costo variabile CT = CF + CV

46 Il costo totale nel breve periodo
Quantità Costi Il costo totale nel breve periodo Il costo fisso è rappresentato da una retta orizzontale, perché non cambia quando cambia la quantità prodotta. Il costo fisso, dunque, può essere rappresentato in questo modo ... Il costo variabile è una curva che passa dall’origine, perché quando non si produce non si deve sostenere questo costo, ed è crescente, perché il costo variabile aumenta quando cresce la quantità prodotta. Il costo totale è una curva che non passa per l’origine, perché quando non produce l’impresa deve comunque sostenere un costo fisso, ed è crescente perché quando aumenta la produzione il costo variabile aumenta. Se il costo variabile è rappresentato da una retta ... … la curva del costo totale è ... CT = CF + CV CV CF

47 Abbiamo visto che un’impresa, se vuole ottenere il profitto più alto, deve produrre la quantità in corrispondenza della quale il ricavo marginale è uguale al costo marginale. Possiamo dunque analizzare la scelta dell’impresa considerando direttamente il suo ricavo marginale e il suo costo marginale.

48 Il costo marginale è l’incremento del costo totale dovuto alla produzione di un’unità addizionale di prodotto. Il ricavo marginale è l’incremento del ricavo totale dovuto alla produzione di un’unità addizionale di prodotto.

49 Un’altra utile nozione di costo è il costo medio
, cioè il costo che l’impresa deve sostenere in media per produrre ciascuna unità, dato dal rapporto tra il costo totale e la quantità prodotta.

50 Costo marginale e medio
Quantità Costi Costo marginale e medio Il costo marginale, che è costante, è rappresentato da una curva orizzontale. Infatti, se ogni unità addizionale comporta sempre lo stesso costo addizionale, il costo medio non può aumentare né diminuire, ed è uguale al costo di ogni unità prodotta. In questo caso il costo medio è uguale al costo marginale. Supponiamo che la curva del costo totale sia fatta così ... CT CMa = CMe

51 Costo marginale e medio
Quantità Costi Costo marginale e medio Se la curva del costo totale totale è fatta così ... Ne segue che la curva del costo medio è fatta in questo modo ... Infatti, inizialmente la curva del costo marginale è decrescente. Allora, poiché il costo di ogni unità addizionale diminuisce quando aumenta la quantità prodotta, il costo medio diminuisce. Allora, se il costo medio diminuisce fino a quando è superiore al costo marginale e aumenta quando è inferiore, quando il costo medio e marginale sono uguali il costo medio è il più basso possibile. … la curva del costo marginale è fatta così ... Poi il costo marginale cresce. Il costo medio continua a diminuire fino a quando il costo marginale diventa uguale a quello medio: fino a quel punto ogni unità aggiuntiva costa meno della media, cosicché la media diminuisce. Il costo medio comincia a crescere quando il costo marginale diventa superiore a quello medio: se ogni unità aggiuntiva costa più della media, la media aumenta. CT CMa CMe

52 Rappresentazione grafica
Costo medio e marginale Costo marginale Costo medio Punto di fuga 30 7,5 B Q Quantità prodotta

53 Le curve di CM di breve e di lungo periodo siano correlate:
Il rapporto tra costo medio di breve e di lungo periodo CM Quantità prodotta Le curve di CM di breve e di lungo periodo siano correlate: la curva di CM ha sempre la forma ad “U” ma nel lungo periodo è più appiattita e più bassa delle curve di costo medio totale di breve periodo, in quanto le imprese godono di una maggiore flessibilità potendo pianificare modifiche nella struttura produttiva mediante investimenti in impianti tecnologicamente più avanzati e riorganizzazione del personale, sì da mantenere il CM inalterato. Economie di scala Rendimenti di scala costanti Diseconomie di scala

54 Un’impresa sceglie sempre di produrre la quantità che le consente di ottenere il risultato migliore.
Nel lungo periodo l’impresa deciderà di produrre solo se il risultato migliore che può ottenere è un profitto. Nel breve periodo, invece, l’impresa può decidere di continuare a produrre anche se il risultato migliore che può ottenere è una perdita.

55 Nel breve periodo il costo totale è uguale alla somma del costo fisso e del costo variabile:
CT = CF + CV Quindi nel breve periodo il costo medio è uguale alla somma del costo fisso medio e del costo variabile medio: CTMe = CT / Q = CF / Q + CV / Q = CFMe + CVMe

56 RT > CF + CV RT < CF + CV
Nel breve periodo se non produce l’impresa subisce una perdita pari al costo fisso. L’impresa, quindi, produce non solo quando ottiene un profitto, ma anche quando subisce una perdita inferiore al costo fisso. Ciò significa che l’impresa produce non solo quando RT > CF + CV ma anche quando RT < CF + CV se RT > CV cioè se il ricavo totale copre il costo variabile e almeno una parte del costo fisso.

57 P > CVMe RT > CV P Q > CVMe Q P > CVMe
Nel breve periodo, quindi, l’impresa produce solo se il prezzo è superiore al costo variabile medio. P > CVMe Infatti, se P è il prezzo e Q è la quantità prodotta, si ha RT > CV P Q > CVMe Q P > CVMe

58 Nel lungo periodo, invece, se non produce l’impresa non ottiene un profitto ma non subisce una perdita, perché non deve sostenere alcun costo fisso. Nel lungo periodo, quindi, l’impresa produce qualcosa solo se ottiene un profitto, cioè se il ricavo totale è superiore al costo totale RT > CT

59 La curva di offerta della singola impresa è la curva che indica per ogni prezzo la quantità che un’impresa senza potere di mercato è disposta a produrre a quel prezzo. La curva di offerta di mercato è la curva che indica per ogni prezzo la quantità che complessivamente le imprese sono disposte a produrre a quel prezzo.

60 Il costo sociale sostenuto per la produzione di un bene è il costo che la società deve sostenere per produrre una certa quantità di quel bene. Il costo sociale è misurato dalla somma più bassa che i produttori richiedono per offrire una certa quantità di quel bene.

61 Un’altra forma di sviluppo
Lo sviluppo sostenibile

62 Indice La nascita dello sviluppo sostenibile
Millenium Development Goals (Dichiarazione del Millennio) Aree rilevanti nel dibattito sullo sviluppo sostenibile Tecnologia e sviluppo sostenibile

63 Lo sviluppo sostenibile
(Our Common Future, 1987) “Lo sviluppo è sostenibile se soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le possibilità, per le generazioni future, di soddisfare i propri bisogni. Il concetto di sviluppo sostenibile implica quindi dei limiti, non dei limiti assoluti, ma quelli imposti dal presente stato dell’organizzazione tecnologica e sociale nell’uso delle risorse ambientali e dalla capacità della biosfera di assorbire gli effetti delle attività umane".

64 Sostenibilità Risorse esauribili sono quelle di cui non è possibile trovare in natura o attraverso un processo tecnologico un loro sostituto,es. l’acqua, le foreste, petrolio Risorse rinnovabili sono quelle che la tecnologia può creare dei sostituti o si possono rinvenire in natura ulteriori giacimenti, es. petrolio energia eolica, energia solare

65 Sostenibilità viene definita sostenibile la gestione di una risorsa rinnovabile se, nota la sua capacità di riproduzione, non si ecceda nel suo sfruttamento oltre una determinata soglia. per le risorse esauribili, invero, più che di sostenibilità, quale rapporto tra capacità di riproduzione e tasso di sfruttamento, è opportuno parlare di tempi e condizioni di sfruttamento ottimale di esse.

66 Pareri a confronto Gli economisti… Gli ecologisti…
Sostengono che “Se ci fosse un uso troppo intenso di una risorsa esauribile, la sua scarsità relativa farebbe aumentare il prezzo e questo porterebbe a una riduzione della domanda riequilibrando il sistema” Gli ecologisti… Sostengono invece che il mercato, e quindi le variazioni di prezzo, sono incapaci da soli di regolare l’uso di una risorsa preservandone la sua consistenza…e quindi occorre un intervento politico

67 Si può parlare di sviluppo sostenibile solo se esiste…
Soddisfacimento dei bisogni e delle aspirazioni degli uomini della generazione presente; Equità infragenerazionale, il soddisfacimento dei bisogni della popolazione di uno Stato non deve compromettere la possibilità per gli altri popoli che vivono sulla terra di soddisfare i propri bisogni; Equità intergenerazionale, il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente non deve compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni; Integrazione fra ambiente e politiche internazionali, in quanto le politiche ambientali devono essere coordinate insieme alle politiche economiche e di sviluppo.

68 Caratteristiche di una politica per lo sviluppo sostenibile
Dimensione ambientale, sociale ed economica Visione di lungo periodo Qualità della vita Approccio sistemico ai problemi ambientali Integrazione delle politiche ambientali con le politiche settoriali

69 Il nuovo concetto di sviluppo sostenibile
La Dichiarazione del Millennio, elaborata dalle Nazioni Unite, rappresenta una posizione sociale globale compatta in merito agli impegni assunti sia dai paesi in via di sviluppo, in termini di ricerca e raggiungimento del progresso, sia dai paesi sviluppati, in termini di aiuti, di opportunità commerciali e cancellazione del debito.

70 Gli otto obiettivi della Dichiarazione del Millennio
Eliminare la povertà estrema e la fame. Diffondere l’istruzione elementare a livello universale. Promuovere le pari opportunità e dare più potere alle donne. Ridurre la mortalità infantile. Migliorare la salute materna. Combattere l’Hiv/Aids, la malaria e le altre malattie. Assicurare la sostenibilità dell’ambiente. Sviluppare una partnership globale per lo sviluppo.

71 Aree rilevanti nel dibattito sullo sviluppo sostenibile
aspetti economici aspetti demografici sviluppo sostenibile gestione delle risorse naturali insufficienza delle Istituzioni Politiche

72 L’aspetto demografico
Capacità della Terra di sostenere un numero sempre più crescente di persone, capacità determinata dal rapporto tra fabbisogno umano, risorse disponibili e produzione. Dotazione di risorse naturali, quali l’acqua potabile e il cibo, come variabile che non può essere accresciuta indefinitamente: le risorse alimentari cresceranno ma, contemporaneamente, il rapido incremento della popolazione diminuirà drasticamente la disponibilità pro capite di acqua e cibo.

73 L’aspetto economico Non si può parlare di sviluppo sostenibile e della sua effettività se gli Stati non risolvono: i problemi connessi al cattivo funzionamento delle tutele (esempio emblematico: il lavoro minorile); i problemi legati ai flussi migratori sia per i Paesi riceventi sia per i paesi che esportano manodopera.

74 La gestione delle risorse naturali
Nel tema della gestione delle risorse naturali, siano esse rinnovabili o esauribili, si deve includere non solo il problema dell’impatto ambientale della produzione in termini di inquinamento ma anche la tematica delle politiche ambientali.

75 CONCETTO DI POLITICHE AMBIENTALI
Le politiche ambientali sono l’insieme dei principi, dei piani, dei programmi, delle azioni ed attività che intendono perseguire l’obiettivo della protezione ambientale

76 Anni sessanta-settanta Fenomeni di inquinamento diffuso – nascita di un “pensiero ambientale” – lo sviluppo sostenibile Oggi Evoluzione delle politiche ambientali in una logica di integrazione e di partecipazione ? Domani Fino al ‘60 Risorse naturali illimitate – inquinamenti limitati – inesistenza della questione ambientale Ottanta-novanta Politiche ambientali internazionali e comunitarie – strumenti volontari –

77 Tecnologia e sviluppo sostenibile
Nodo cruciale è il ruolo della tecnologia in termini di contributo alla soluzione del problema dello sviluppo sostenibile

78 E ciò perché……..

79 Uno degli elementi tipizzanti delle economie dei paesi in via di sviluppo è l’uso intenso di energia per unità prodotta, che si traduce in un elevato uso di risorse naturali non rinnovabili (acqua e materie prime) e significative emissioni inquinanti nel suolo, nell’acqua e nell’atmosfera…….e ciò per l’assenza di tecnologie efficienti

80 nonostante le attività di ricerca, nei paesi occidentali, hanno condotto allo sviluppo di tecnologie di processo e di prodotto in grado di consentire una riduzione significativa dell’impatto ambientale negativo……..tali invenzioni non vengono trasferite nel sud del mondo né adoperate da quelle imprese che hanno scelto di localizzare in quei luoghi parte della loro produzione.

81 Quali sono le cause di questo mancato trasferimento?

82 Le barriere al trasferimento di tecnologie più pulite nei paesi in via di sviluppo
assenza di incentivi economici all’adozione e all’impiego di tecnologie meno inquinanti; i c.d. costi di acquisizione e di gestione dei brevetti connessi a queste invenzioni; L’assenza sia di una politica ambientale restrittiva, e di un valido strumento sanzionatorio; assenza di una completa informazione sulle alternative tecnologiche disponibili, e sul loro impatto ambientale; presenza di barriere strutturali (in termini di mancanza di competenze che di capacità adeguate alla gestione manageriale e di carattere pratico – manuale di queste invenzioni);

83 Dalla logica dell’assistenza a quella degli investimenti
Una soluzione è rappresentata dalla cooperazione tecnologica ossia un intervento che vede il passaggio dalle politiche basate su un “atto di liberalità” alle politiche basate sulla logica degli “investimenti”

84 La cooperazione tecnologica
emblematico esempio di cooperazione tecnologica è la c.d. implementazione congiunta prevista dalla Convenzione sui cambiamenti climatici (1992 Rio de Janeiro) e dal suo protocollo firmato a Kyoto nel 1997.

85 Tale strumento si concretizza come una accordo attraverso il quale un governo o una impresa di un Paese occidentale offrono una adeguata collaborazione al fine di ridurre le emissioni di gas serra in un altro Paese che non ha le idonee tecnologie o sia privo di quei capitali necessari ad apprestare un sistema di riduzione dell’immissione nell’atmosfera di gas serra. Secondo il protocollo, i Paesi che hanno l’obbligo di riduzione ed investono in un Paese in via di sviluppo possono far valere queste riduzioni come proprie sottraendole dal loro obbligo finale.

86 Le conseguenze positive dell’implementazione tecnologica
trasferimento di capitali stranieri quale possibilità di ulteriori investimenti esteri; possibilità di cooperazione tecnologica in materia di tecnologie pulite; ricadute positive sull’ambiente; formazione scolastica e tecnica.

87 Il consumatore decide in base al prezzo e all’utilità.
I consumatori acquistano beni secondo un criterio di razionalità economica. Il consumatore decide in base al prezzo e all’utilità. Il consumo è un’attività economica di utilizzo dei beni disponibili, o di servizi. Il consumo aggregato è una delle variabili di un sistema economico; è considerato un indicatore del benessere La presentazione sul consumatore è stata fornita dal docente del corso Prof. La Licata 87

88 “Il dovere sociale dell’impresa è ottenere i più elevati profitti producendo così ricchezza e lavoro per tutti nel modo più efficiente possibile”. (M. Friedman)

89 No. Perché? Alcune imprese oggi si pongono l’obiettivo di contemperare esigenze economiche, sociali e ambientali. (Triple Bottom Line). Tutte devono rispettare le norme ambientali, sulla sicurezza sul lavoro). La differenza è che quelle che seguono il modello della TBL considerano questo obiettivo uno strumento di Governance.

90 Il profitto in una situazione di mercato aperto, corretto e competitivo, in cui si rispettano le regole del gioco, è un indicatore sintetico di efficienza allocativa, quindi significa che si crea benessere e lavoro per tutti. In realtà, il mercato non è perfettamente concorrenziale, il profitto va per la maggior parte ai proprietari, e allora interviene la responsabilità sociale di impresa.

91 Il consumatore “razionale” è un consumatore cliente, passivo e privo di strumenti per condizionare le decisione delle imprese. Il consumatore-cittadino è un consumatore critico che guarda la rapporto qualità-prezzo, ma vuole conoscere la filiera produttiva, eventuali certificazioni di qualità, produzione,etiche.

92 No, è un fenomeno crescente, che riguarda target di mercato medio-alti, però sta iniziando a fare presa anche sui giovani, consumatori razionali e giovanissimi attraverso le campagne informative e i progetti scolastici. Quali prodotti compra il consumatore critico? Quelli delle imprese che si presentano sul mercato come imprese che considerano la TBL come strumento di Governance, quindi quelle che adottano il modello della Responsabilità sociale di impresa.

93 Compreresti un pallone fatto da bambini che sono costretti a lavorare e non possono andare a scuola (palloni nike), caffè prodotto da multinazionali che pagano i contadini una miseria e ti fanno pagare tanto il caffè per fare profitti e pagare la pubblicità? Compreresti un prodotto fabbricato da un’azienda che non sai che produce mine antiuomo che uccidono o rendono invalide le persone?

94 L’80% dei consumatori europei si dichiara propenso a favorire lo sviluppo di imprese impegnate nel sociale; il 72% dei consumatori italiani ha dichiarato che sarebbe disposto a pagare un prezzo più elevato per beni che desse garanzia che le imprese si sottopongono alla certificazione sociale, o si impegnano in iniziative socialmente rilevanti.

95 “Il consumatore è sovrano quando, disponendo liberamente del proprio potere di acquisto, risulta essere in grado di orientare, seguendo il suo sistema di valori, i soggetti di offerta sia sui modi di realizzare i processi produttivi sulla composizione dell’insieme dei beni da produrre”. (J.S. Mill)

96 Rispetto per l’ambiente
Rispetto per il lavoratore e i minori Trasparenza degli scambi (prezzi equi) Eventuale produzione di armi Sicurezza dei lavoratori Rispetto degli animali

97 L’80% dei consumatori europei e il 72% dei consumatori italiani premierebbero con i loro acquisti imprese che si impegnano nel sociale pagando anche un prezzo superiore. Secondo te, conviene alle imprese impegnarsi nel sociale e presentarsi sul mercato come imprese che si sono poste obiettivi di impegno sociale?

98 Gli stakeholder (gli interessati, in questo caso i consumatori) aumentano perché a quelli che non hanno preferenze morali (i consumatori razionali), si aggiungono i consumatori critici, aumentano i profitti, aumenta il capitale “reputazionale”. La responsabilità sociale diventa uno strumento per aumentare i profitti…”l’onestà conviene sempre..”

99 Purtroppo molte imprese riducono i prezzi sfruttando i lavoratori, assumendo in nero, scaricando rifiuti tossici che inquinano le falde acquifere, truffando i consumatori sulle reali qualità dei prodotti…quindi quando paghi di meno un prodotto a volte lo paghi di meno perché un ragazzo come te lavora in nero, o con i “contrattini” di tre mesi… i diritti e il rispetto dell’ambiente costano.. però forse ne vale la pena

100 Sei sicuro: che i rifiuti non inquinano le falde acquifere, il mare e il pesce Che nessuno viene sfruttato Che non contribuisci alla costruzione delle mine antiuomo

101 Un consumatore critico e per questo sovrano, influenza il processo produttivo e spinge le imprese a implementare il modello della responsabilità sociale, cioè “un’ adesione volontaria ad un insieme di norme comportamentali volta al miglioramento della società in generale a partire dalla dimensione interna dell’azienda”, (Definizione del Libro Verde sulla responsabilità sociale)

102 L’innovazione tecnologica

103 L’innovazione, oggi, gioca un ruolo sempre più rilevante per le imprese, la crescita delle economie, la competitività delle nazioni, lo sviluppo dei paesi arretrati, la nascita e il declino di settori e tecnologie. Il tema dell’innovazione tecnologica nell’impresa ha assunto una tale portata da influire sul modo di agire, crescere, competere e cooperare delle imprese e degli attori economici.

104 La rapida e costante evoluzione tecnologica si impone con ritmi incessanti e accelerati in varietà sempre più eterogenee di ambiti scientifici, obbligando, chi desidera tenersi a passo con i tempi, ad una innovazione continua e senza sosta, oltre che a un adattamento rapido a cambiamenti quasi mai prevedibili. L’innovazione come strumento per la competitività internazionale, la crescita dei paesi avanzati, la nascita di nuove industrie e nuovi segmenti di mercato a cui collegare i problemi di trasferimento di tecnologia e suo assorbimento per i paesi emergenti.

105 Natura discontinua e disarmonica del mutamento industriale
L’innovazione in Joseph A. Schumpeter ( ) Centralità dell’innovazione nella dinamica economica : l’innovazione quale principale determinante del mutamento industriale consiste in nuove combinazioni di mezzi di produzione, crea nuove forme organizzative, genera l'apertura di nuovi mercati, introduce nuovi beni e/o nuovi metodi di produzione, al fine di appropriarsi di nuove fonti di approvvigionamento. Natura discontinua e disarmonica del mutamento industriale

106 La funzione di leadership dell’imprenditore nel processo innovativo
Il processo innovativo separato dall’invenzione e dallo sviluppo scientifico/tecnologico L’invenzione insieme allo sviluppo scientifico e tecnologico sono considerati esogeni rispetto al sistema economico, non viene analizzato l’effetto dei fattori economici e sociali sullo sviluppo scientifico e tecnologico, né tantomeno la funzione determinante della trasmissibilità e diffusione delle innovazioni e la continuità del mutamento.

107 La prospettiva storica
Centralità delle innovazioni radicali e marginalità delle innovazioni incrementali La prospettiva storica L’approccio contestualizzato con cui leggere il fenomeno, secondo J. Schumpeter permette l’emergere della sua irregolarità e il suo intensificarsi di volta in volta in settori differenti, dimostrando che le innovazioni non rimangono eventi isolati e non sono distribuite in modo uniforme nel tempo ma tendono ad ammassarsi, a sorgere a "grappoli" all'interno del sistema economico.

108 Economia dell’innovazione
Differenza tra: Tecnica Tecnologia Scienza

109 Scienza La scienza sviluppa conoscenza astratta e a-finalizzata, si presenta come un bene pubblico, la comunità scientifica ha come obiettivo quello di una completa pubblicizzazione dei risultati in modo da ottenere fama e notorietà scientifica regolata da priorità nelle pubblicazioni nelle principali riviste accademiche.

110 Tecnologia E’ la finalizzazione del sapere scientifico a fini utili e obiettivi specifici, si presenta come bene privato, nella comunità tecnologica vige il principio della segretezza, gli obiettivi sono profitti e quote di mercato la competizione è regolata dai brevetti e dalle dinamiche di mercato. ISTAT: complesso di conoscenza, capacità professionali, procedure,competenze, attrezzature, soluzioni tecniche necessarie per la realizzazione di un prodotto o per l’esecuzione di un processo produttivo.

111 Tecnica E’ la materializzazione della scienza e tecnologia in progetti, macchine e prodotti

112 La distinzione tra invenzione e innovazione
L’invenzione, spesso casuale, non indotta da motivazioni economiche, o competitive è rappresentata da una nuova idea, da un nuovo sviluppo tecnologico, ovvero da una novità tecnologica non ancora realizzatasi tecnicamente e materialmente.

113 L’innovazione: come processo attraverso il quale viene generato un nuovo processo produttivo o un nuovo prodotto; come sistema risultato di una eterogeneità di reazioni e interazioni fra attori diversi che contribuiscono con specifiche capacità e specializzazioni a connotare il fenomeno innovativo come fenomeno collettivo; innovazione e dinamica: l’innovazione rappresenta l’elemento di movimento e di disequilibrio del sistema economico, è fonte di crescita e sviluppo, è alla base della dinamica industriale.

114 Innovazione . L’innovazione è la realizzazione dell’invenzione in un nuovo prodotto o in un nuovo processo produttivo ed il suo sfruttamento commerciale. L’innovazione comprende: la progettazione “design”; la realizzazione fisica “manufactoring”; la commercializzazione “marketing”. L’evento innovazione può essere individuato anche nella ricombinazione intelligente di conoscenza esistente , può riguardare nuove forme organizzative, ovvero l’applicazione di prodotti già presenti nel mercato rispetto ad un nuovo tipo di domanda, o altrimenti l’apertura di nuovi mercati. NB: non tutte le invenzioni si trasformano in innovazioni e molte innovazioni non derivano direttamente dalle invenzioni.

115 Le innovazioni distinte per il grado di novità rispetto alla tecnologia, all’organizzazione e alla domanda Le innovazioni incrementali, numerose, comportano un miglioramento di un processo, prodotto o servizio rispetto ad un design dominante, architettura di prodotto/processo o domanda esistenti. Le innovazioni radicali, più rare, rappresentano una rottura con i prodotti o processi esistenti (es. il transistor rispetto alle precedenti valvole termoioniche).

116 Fonti dell’innovazione
Apprendimento R-S Conoscenza

117 Attività di ricerca/sviluppo
Attività organizzata e formalizzata finalizzata all’introduzione di innovazione, comprende il lavoro creativo condotto su base sistematica da parte dell’impresa per l’aumento del patrimonio di conoscenze scientifiche e tecniche per la realizzazione di nuove applicazioni. Ricerca di base Ricerca applicata Sviluppo

118 Ricerca di base finalizzata all’ampliamento della conoscenza scientifica.
Ricerca applicata utilizza conoscenze scientifiche o genera nuove conoscenze tecnologiche per la creazione di nuovi prodotti/processi produttivi. Sviluppo consiste nella effettiva realizzazione di un nuovo prodotto/processo produttivo. NB: nonostante le tre fasi siano solitamente in sequenza, i confini che le separano sono spesso indistinti. 118

119 Conoscenza La conoscenza è legata alla comprensione, alla elaborazione e all’assimilazione delle informazioni in una alta dimensione cognitiva. La conoscenza tacita si sviluppa con l’esperienza e con le interazioni personali implicando in tal modo, un elevato grado di specificità ai soggetti e ai contesti entro cui è localizzata e di connessione con le attività che la originano; la conoscenza criptata, non “insegnabile”, gioca un ruolo rilevante nel processo di innovazione e conferisce vantaggi alle imprese non essendo accumulata o trasmessa attraverso canali o pubblicazioni formali. La dinamica della trasformazione e trasferibilità della conoscenza all’interno di una organizzazione o fra le organizzazioni implica una stretta interazione tra conoscenza tacita e conoscenza codificata e la conseguente conversione da tacita a codificata e viceversa. L’acquisizione da parte dell’impresa della capacità idonea ad identificare, assorbire e sfruttare la conoscenza scientifica esterna, generica e complessa scaturisce da un’attività di R-S in grado di creare apprendimento.

120 Apprendimento La grande maggioranza degli economisti ha considerato l’apprendimento come un processo automatico e senza costi, risultato congiunto dell’attività produttiva( quantità di output) e del passare del tempo capace di generare una riduzione dei costi medi di produzione. L’apprendimento và esaminato nella varietà dei sui contenuti , dei suoi meccanismi (learning by doing learning by using, learning by interacting, learning by monitoring, learning by searching), dei legami con le altre fonti di conoscenza e la costante e profonda relazione con le competenze. Apprendimento come processo multidimensionale e cumulativo, con carattere locale, volto all’acquisizione ed accumulazione di conoscenze da parte delle imprese attraverso, la ricerca, l’attività produttiva e di marketing. L’apprendimento deve essere compreso in relazione alle competenze dell’impresa, quali strutture cognitive in grado di integrare conoscenze tacite e codificate garantendo una loro mappatura attraverso codici, linguaggi e pratiche. L’apprendimento, quindi, alimenta e modifica le competenze che a loro volta influiscono grandemente sul processo di apprendimento in termini di rapidità e direzionalità.

121 Impresa innovativa Approccio cognitivo
La visione dell’impresa innovativa di natura schumpeteriana - evolutiva è basata su una prospettiva centrata sulla conoscenza, sull’apprendimento e sulle competenze e riguardante l’innovazione e la produzione in ambienti “turbolenti”, in rapido cambiamento. I fondamenti della teoria schumpeteriana - evolutiva dell’impresa innovativa esaminano l’impresa come una organizzazione che apprende ed è dotata di competenze specifiche.

122 Routine organizzative
Le imprese sono depositarie di conoscenza specifica incorporata all’interno delle routine organizzative, quali attività delle imprese rappresentata da schemi di comportamento ripetitivi usati in particolari circostanze. Questi pattern di azione, si configurano come regole decisionali e procedure comportamentali di tipo meccanico in base alle quali le imprese conducono la propria attività ed operano nel mercato, rappresentando ciò che l’impresa sa e può fare.

123 1. Le economie di agglomerazione
I fattori di localizzazioni e la loro incidenza sull’andamento economico finanziario dell’ impresa 1. Le economie di agglomerazione 2. L’onerosità del processo di trasferimento dei beni 3. Il lavoro umano 4. Gli incentivi pubblici 5. La componente extra economica 123

124 In relazione alle cause che li hanno originati si distingue tra:
Nella scelta ubicazionale, le aziende, specialmente di piccola e media dimensione, sono condizionate dalla presenza di fenomeni agglomerativi. In relazione alle cause che li hanno originati si distingue tra: Economie di scala (interne all’impresa – derivanti dalle dimensioni dell’impresa) Economie di localizzazione (esterne all’impresa ma interne al settore) Economie di urbanizzazione (esterne all’impresa e al settore) L’ analisi dei benefici connessi alle economie di agglomerazione è molto compressa: Difficoltà di valutazione degli effetti positivi sull’economicità aziendale L’analisi va fatta in prospettiva: col trascorrere del tempo le economie possono trasformarsi in diseconomie (per l’aumento dei prezzi dei fattori produttivi specie delle aree e dei fabbricati, la saturazione del mercato di sbocco, la congestione del traffico, le politiche pubbliche volte a fronteggiare l’inquinamento). 124

125 L’onerosità del processo di trasferimento dei beni
I COSTI DI TRASFERIMENTO CONDIZIONANO LA SCELTA LOCALIZZATIVA? WEBER Il costo del trasporto è decisivo per la scelta ed è correlato al: • Peso della merce da trasportare • Distanza da coprire Costi unitari di trasporto “Il criterio della localizzazione ottima di Weber”: La localizzazione che assicura i profitti massimi è quella in cui la somma dei costi di trasporto dei fattori e del prodotto finito è minima (MINIMIZZAZIONE DEI COSTI DI TRASPORTO). HOTELLING Il processo di massimizzazione del profitto determina la configurazione delle aree di mercato di ciascuna impresa. In ogni caso, la scelta localizzativa rimane influenzata dal grado di sviluppo del sistema viario e dalla possibilità di effettuare velocemente operazioni di carico/scarico. 125

126 L’azienda, nel giudizio di convenienza comparata tra le varie alternative, deve accertare una serie di variabili connesse al fattore lavoro. 1. Disponibilità del fattore, in quantità e qualità richieste dall’azienda: • Personale dotato di elevata professionalità, con qualifiche dirigenziali: fattore non condizionante per grandi aziende. Fattore condizionante per piccole aziende, che devono orientarsi su un luogo dove è presente tale personale. • Personale esecutivo, sprovvisto di speciale qualificazione: fattore non condizionante, perché tali competenze sono ovunque acquisibili con facilità oppure si sostituisce il lavoro umano con quello meccanico. • Personale esecutivo, con speciale qualificazione: fattore assai condizionante, perché tale personale si concentra in certe zone, caratterizzate da una spiccata tradizione industriale. Se la formazione di tali competenze in altre zone è troppo costosa, è preferibile localizzarsi dove sono già presenti. 2. Influsso di manifestazioni improprie del lavoro: assenteismo, conflittualità ed eccessiva sindacalizzazione sono spesso collegate all’ambiente. 3. Atteggiamento degli enti locali: per verificare se esistono politiche di sostegno del sistema produttivo. 126

127 Gli incentivi pubblici
Si tratta di fattori ubicazionali predisposti in maniera artificiale, allo scopo di contrastare la saturazione localizzativa connessa alle economie di agglomerazione e la depressione economica che caratterizza certe aree geografiche del Paese. Forme di intervento: si canalizzano risorse finanziarie nelle aree depresse (incentivi e agevolazioni) x stimolare la nascita di fattori agglomerativi. Domanda: è preferibile localizzarsi nelle aree depresse e beneficiare dell’incentivo o nelle aree sviluppate? Occorre effettuare l’analisi comparata dei benefici scaturenti dalle due diverse aree •Aree depresse: la stima dei benefici economici connessi all’incentivo è agevole, quando si tratta di facilitazioni creditizie, contributi a fondo perduto, agevolazioni fiscali, sgravi di oneri sociali. E’, invece, complessa, se l’intervento pubblico è di tipo indiretto (investimenti pubblici in infrastrutture civili e industriali). •Aree sviluppate: la valutazione dei benefici connessi ai fattori agglomerativi è difficile. Il giudizio di convenienza economica comparata è spesso poco significativo. Gli incentivi pubblici non rappresentano elementi che condizionano fortemente il processo decisionale, perché difficoltà di ordine sostanziale e remore psicologiche (propensione al rischio e esigenze di gratificazione sociale) fanno preferire le aree sviluppate. Viceversa Le scelte localizzative sono in larga misura influenzate dall’azione pubblica basata su disincentivi (divieti amministrativi, penalizzazioni) volti a attenuare la saturazione localizzativa. Tali vincoli non influiscono sul giudizio di convenienza ma sulla concreta disponibilità dei fattori produttivi (es. terreni e fabbricati). 127

128 ESTERNALITÀ Effetto dannoso: esternalità negativa
Un’esternalità è l’effetto dell’azione di un soggetto economico sul benessere di altri soggetti non direttamente coinvolti. Effetto dannoso: esternalità negativa Effetto benefico: esternalità positiva L’interesse sociale non è limitato a quello di compratori e venditori, perché questi ultimi tendono a non considerare gli effetti esterni delle loro scelte nel decidere quanto domandare e offrire, e quindi… L’equilibrio di mercato non massimizza il benessere sociale

129 Un esternalità compare...
. . . Quando una persona intraprende un’attività che influenza il benessere di un altro soggetto non coinvolto e non paga, nè riceve alcuna compensazione per tale effetto

130 Esempi di esternalità negative
Gas di scarico delle automobili Fumo di sigarette Cani che abbaiano Stereo alti in un condominio

131 Esempi di esternalità positive
Restauro di edifici storici Ricerca nelle nuove teconologie Mantenimento dei paesaggi agricoli

132 Esternalità positive nella produzione
Quando un’esternalità ha effetti benefici sui soggetti non coinvolti nel mercato, si ha un’esternalità positiva I costi sociali di produzione sono inferiori ai costi privati di produttori e consumatori

133 Esternalità positive nella produzione
Uno spillover tecnologico è un tipo di esternalità positiva che esiste quando l’innovazione di una impresa ha un beneficio non solo sull’impresa stessa, ma rientra nella gamma di conoscenza tecnologica della società e ha un beneficio per la società nel suo complesso

134 I metodi per correggere il fallimento del mercato dal lato della produzione (le emissioni inquinanti) Imposte sulla produzione ( si riduce la produzione e quindi anche l’esternalità) Standard di emissione: il limite imposto per legge alla quantità che un impresa è autorizzata a emettere. Tassa di emissione: tassa applicata su ciascuna unità di emissione di un’ impresa I permessi di emissione negoziali

135 Standard di emissione e tasse sulle emissioni a confronto
Vantaggi degli standard: In presenza di informazioni incomplete danno maggiore certezza riguardo ai livelli di emissione, lasciando incerti i costi di abbattimento. Le tasse offrono certezza dei costi di abbattimento, ma lasciano incerta la riduzione dei livelli di emissione. Vantaggi delle tasse: Ottengono lo stesso risultato a costi minori rispetto agli standard Incentivano l’innovazione

136 Metodi per correggere il fallimento del mercato dal lato del consumo: la gestione dei rifiuti
Raccolta differenziata obbligatoria (per funzionare richiedono controlli a campione, sanzioni gravissime) Tassa sui rifiuti (compensano il danno ambientale ma non incentivano comportamenti desiderabili) Depositi rimborsabili (richiedono una organizzazione maggiori alle precedenti, e incentivano comportamenti virtuosi e spontanei)

137 Equilibrio privato…dell’impresa inquinante
Prezzo Offerta (costo privato) Offerta (costo privato) Equilibrio Equilibrio QMERC Domanda (valore privato) Domanda (valore privato) Quantità

138 Internalizzazione dei costi esterni dell’inquinamento
Se le imprese producono inquinamento (esternalità negativa), allora il costo per la società di produrre carta è più grande del costo privato sostenuto dai produttori Internalizzazione

139 Per ogni unità prodotta,
IL COSTO SOCIALE include i costi privati dei produttori più i costi dei soggetti non coinvolti nel mercato ma colpiti dall’inquinamento

140 Inquinamento e ottimo sociale...
Prezzo Costo sociale Costo sociale Costo sociale Costo inquinamento Offerta (costo privato) Ottimo Sociale Qottimo Equilibrio di mercato Qmercato Domanda (valore privato) Quantità

141 il livello di produzione SOCIALMENTE OTTIMALE
L’intersezione della curva di domanda e quella dei costi sociali determina il livello di produzione SOCIALMENTE OTTIMALE Il livello socialmente ottimo di produzione è minore della quantità di equilibrio del mercato.

142 COME INTERNALIZZARE LE ESTERNALITÀ?
Lo Stato utilizza tasse e sussidi per allineare il sistema degli incentivi privati all’efficienza sociale Le tasse pigouviane sono tasse imposte per correggere gli effetti di un’esternalità negativa

143 SOLUZIONI PRIVATE ALLE ESTERNALITÀ
Le esternalità non richiedono necessariamente l’intervento dello Stato Non solo lo Stato ma anche il Mercato può correggere le esternalità (R. Coase, The Problem of Social Cost, 1960)

144 Teorema di Coase: Ipotesi:
Qualunque sia la distribuzione iniziale dei diritti di proprietà, le parti in causa possono negoziare un accordo efficiente per entrambi in grado di risolvere il problema delle esternalità Ipotesi: inesistenza costi di transazione Informazione completa

145 Ulteriori ipotesi teorema di COASE
Per preservare la reciprocità dell’esternalità si ammette che: Gli inquinati subiscono direttamente le conseguenze negative dell’esternalità A fronte di riduzioni di inquinamento per la minor quantità prodotta, gli inquinati sono disposti a compensare gli inquinatori per i mancati guadagni e viceversa

146 Libertà di inquinamento (COASE) Vs. Obbligo risarcimento danni (PIGOU)
Stesso ottimo paretiano di PIGOU Assenza della previsione di un obbligo di risarcimento Riconoscere di fatto, ai produttori, il diritto di inquinare liberamente

147 Ottimo inquinamento e contrattazione
CMlY= inquinante A CMlx = inquinato H ZE B S EQUILIB. Zs G C D F Liv. inquinamento

148 COASE: “Neutralità” del regime normativo
In assenza di ostacoli alle transazioni Il calcolo di convenienza consente al mercato di raggiungere la stessa posizione di equilibrio sia con diritti di proprietà agli inquinati sia con diritti di proprietà agli inquinatori Giudizio di valore in termini di benessere

149 Limite del teorema di Coase:
Vale solo se non vi sono costi di transazione Qualche volta le soluzioni private falliscono: i costi di transazione sono talmente alti da impedire l’accordo privato (Benefici dall’accordo < Costi totali) Altri problemi: negoziazione si protrae troppo o fallisce; parti in causa sono molte ed è costoso coordinarle. Può diventare utile l’intervento dello Stato.


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