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Angelo Frascarelli Ancona, 27 marzo 2009

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Presentazione sul tema: "Angelo Frascarelli Ancona, 27 marzo 2009"— Transcript della presentazione:

1 Angelo Frascarelli Ancona, 27 marzo 2009
MARCHE L’agroalimentare nei progetti di filiera: una prospettiva per i produttori, per i consumatori e per l’ambiente Concentrazione dell’offerta e differenziazione del prodotto: come riprendersi il valore Angelo Frascarelli Università di Perugia Ancona, 27 marzo 2009

2 Introduzione Alcuni fatti: Proposte del mondo agricolo:
nel moderno sistema agroalimentare si constata una generale tendenza all’aumento dei margini totali di mercato in conseguenza del maggiore contenuto di servizi e di sicurezza richiesti dal consumatore. il problema della relazione esistente tra aumento dei margini totali di mercato e le conseguenze sui prezzi agricoli percepiti dai produttori. Proposte del mondo agricolo: i progetti di filiera e i i sistemi di garanzia della qualità (etichettatura, certificazione, rintracciabilità) come strumenti in grado di perseguire, oltre all’obiettivo della tutela dei consumatori, anche quello, più importante, della differenziazione del prodotto attraverso la quale conseguire maggiore potere di mercato e valore aggiunto da parte dei produttori.

3 La catena del valore agroalimentare 1995-2004

4 Obiettivi I progetti di filiera e le certificazioni della qualità sono strumenti in grado di assicurare vantaggi ai produttori? Quali sono possibili vantaggi diretti? prezzi più elevati? maggiore potere di mercato, allo scopo di trattenere un maggior valore aggiunto nella componente agricola?

5 La filiera agroalimentare

6 La filiera agroalimentare
Fonte: Malassis, Ghersi, 1995.

7 Le difficoltà della produzione agricola (1)
Le principali motivazioni che rendono necessario l’intervento pubblico sono: Struttura atomistica dell’offerta agricola: numerosità degli offerenti, indipendenza degli offerenti, limitato volume individuale dell’offerta (viceversa da altri settori in cui prevale una struttura più concentrata dell’offerta sia sul mercato dei prodotti che sul mercato dei fattori). teorema della ragnatela; impossibilità da parte dei produttori agricoli di controllare l’offerta Rigidità della domanda dei prodotti agricoli: in termini di reddito; in termini di prezzo;

8 Le difficoltà della produzione agricola (2)
Bassa elasticità dell’offerta agricola nel breve periodo (a causa): della lunghezza dei cicli produttivi (una volta definita la superficie coltivata non è possibile modificarla quando i prezzi aumentano o diminuiscono); importanza del tipo di settore: seminativi, colture permanenti, carni bovine, carni avicole; del carattere naturalistico della produzione agricola, che genera forti oscillazioni di offerta; della rigidità di molti fattori della produzione (es. terra); della deperibilità dei prodotti o alti costi di conservazione. diverse produzioni agricole sono congiunte (es. latte-carne nel caso degli ovini, latte-vitelli nel caso della zootecnia bovina da latte, olio-panello nel caso della soia). Offerta puntuale: stagionalità dei flussi di produzione Se si escludono alcune produzioni animali come quelle del latte, la produzione agricola non può essere ottenuta in tutti i periodo dell’anno, ma è un’offerta puntuale e non continua nel tempo, che segue precisi ed immodificabili ritmi biologici La produzione puntuale deve fronteggiare invece un consumo che è continuo nel tempo; La possibilità di saldare produzione e consumo è legata alla conservabilità del prodotto (es. cereali, es. ortofrutta fresca).

9 Due concetti Il potere di mercato indica la capacità di un’impresa a controllare il prezzo di uno o più prodotti in un determinato mercato. Il margine di commercializzazione, trasformazione e distribuzione o margine totale è la differenza rilevabile tra il prezzo pagato dal consumatore per ottenere un prodotto nei tempi, luoghi e forma desiderati (Pc) e quello ricevuto per lo stesso dal produttore agricolo (Pa). MT= Pc- Pa

10 Modello di Gardner (1975) A offerta agricola Pd1 prezzo del prodotto
Pa2 Pa1 domanda al dettaglio Q1 Q2 Qe quantità in equivalenti di prodotti al consumo A prezzo dei servizi offerta di servizi Ps1 Ps2 offerta di servizi domanda di servizi Q1 Q2 Qe quantità in equivalenti di prodotti al consumo

11 Servizi e margini totali
Teoria economica (modello di Gardner): l’aumento del margine totale è sempre pagato dal produttore agricolo e dal consumatore; quindi la certificazione grava sui produttori e/o i consumatori; Conseguenze del modello di Gardner: debolezza strutturale degli anelli iniziali e finali della filiera; un forte controllo dell’elasticità (differenziazione del prodotto) e un forte controllo dell’offerta (concentrazione dell’offerta) da parte del produttore consente di sterzare l’aumento dei margini sui consumatori.

12 Il caso della filiera del latte fresco
Con il decreto del 27 maggio il Ministero delle Attività Produttive ha definito e disciplinato il sistema di rintracciabilità del latte al fine di assicurare la più ampia tutela degli interessi del consumatore, imponendo l'obbligo di indicare la regione di provenienza per il latte alimentare fresco.

13 Da interviste a testimoni privilegiati è emerso:
Il caso della filiera del latte fresco Da interviste a testimoni privilegiati è emerso: L'introduzione del sistema di rintracciabilità non ha determinato cambiamenti: il consumatore non ha percepito il significato del prodotto rintracciato; il produttore non ha avuto vantaggi economici e non ha ottenuto maggior potere di mercato.

14 Prezzi alla produzione (euro/kg)
Il caso della filiera dell’0lio extravergine di oliva DOP Prezzi alla produzione (euro/kg)

15 Il caso della filiera dell’0lio extravergine di oliva DOP
Prezzo al produttore €/kg Prezzo al consumo €/kg (P3 – P1)‏ (P3–P1)/P1*100 P1 P3 Margine totale % Olio extravergine non certificato 3,0 5,4 2,4 80,0 Olio extravergine a marchio DOP 3,5 6,5 85,7 Fonte: Cini C. (2007). Il margine di commercializzazione per l'olio a marchio Dop è maggiore pertanto il potere di mercato è minore per l'olio di oliva a marchio Dop.

16 Il caso della filiera dell’0lio extravergine di oliva DOP
Il produttore non ha ottenuti benefici particolari dalla denominazione di origine, ma sembra che solo il resto della filiera ne abbia tratto vantaggi. Il marchio a denominazione di origine non ha portato vantaggi in termini di mercato ai produttori.

17 Il caso della filiera del Prosciutto DOP
La produzione di prosciutti a marchio Dop occupa una grande fetta di mercato, infatti in Italia vengono venduti circa milioni di prosciutti, dei quali circa 14 milioni sono certificati. Per la produzione Dop viene impiegato il suino nazionale pesante, che presenta un peso tra i 156 e 176 kg e che garantisce le qualità organolettiche e l'elevata pezzatura del prosciutto Dop. Tutte le fasi della formazione del prosciutto Dop, dalla nascita del suino alla macellazione fino alla vendita della coscia, sono attentamente esaminate dall'organismo di controllo e ciò permette di realizzare una filiera altamente controllata.

18 Prezzo alla produzione Margine percentuale (%)
Il caso della filiera del Prosciutto DOP Risultati dell’indagine (margini) Per il prosciutto di Parma DOP e per il prosciutto non marchiato Prezzo alla produzione Prezzo al consumo Margine assoluto (€) Margine percentuale (%) Prosciutto di Parma DOP GDO 1,23 20,00 18,77 1.526 % Grossista/dettaglio 24,25 23,02 1.872 % Gastronomia spec. 28,50 27,27 2.217 % Prosciutto non marchiato 1,08 17,50 16,42 1.520 % 18,05 16,97 1.571 % 18,60 17,52 1.622 % Fonte: Fioriti L. (2005).

19 Il caso della Carne bovina IGP “Vitellone Bianco dell’’Italia Centrale”
Filiera P1 medio (euro/kg) P2 medio P3 medio Margine totale Margine (%) Filiera carne di massa (**) 3,79 - 9,42 5,64 60% Filiera carne con etichettatura volontaria (*) 5,56 6,27 12,23 6,67 55% Filiera carne IGP (*) 5,73 5,79 12,26 6,54 53% *solo per i chianini puri; ** altre razze. Fonte: Occhipinti M. (2004).

20 Il caso della Carne bovina IGP “Vitellone Bianco dell’’Italia Centrale”
Conclusioni della verifica empirica: la rintracciabilità ha sortito l’effetto di una differenziazione del prodotto, con vantaggi di prezzo, che è il primo obiettivo dell’agricoltore; l’aumento delle garanzie in termini di rintracciabilità e certificazione accresce il margine totale in valore assoluto e il potere di mercato; L’indagine ha dimostrato che l’IGP Vitellone Bianco Italia Centrale ha generato un aumento di potere di mercato dei produttori che sono stati capaci: - di ritagliarsi una propria curva di domanda attraverso la differenziazione del prodotto; - di concentrare l’offerta.

21 Considerazioni finali
Considerazioni derivanti dalla teoria economica: la differenziazione del prodotto è una condizione necessaria, ma non è sufficiente a mantenere il differenziale di prezzo; rischio che il potere di mercato rimanga in mano agli acquirenti, se i venditori non sono in grado di concentrare l’offerta. La forte concentrazione del settore di distribuzione, attraverso la GDO che detiene una grossa quota di mercato, sposta il potere di mercato a favore degli acquirenti.

22 Considerazioni finali
E’ necessario che, a fronte della concentrazione degli acquirenti, si generi una concentrazione dei produttori. Il progetto di filiera e la differenziazione del prodotto non sono sufficienti; occorre anche la concentrazione dell’offerta (il ruolo della cooperazione). In sintesi, è necessario che vicino ai sistemi di certificazione il produttore agricolo crei una coalizione delle imprese, tale che si configuri come un oligopolio.

23 PSR: definire il modello di sviluppo rurale
Modello Agricolo Rurale (identificabile) che dovrebbe presentare i seguenti punti chiave: valorizzazione del territorio; integrazione (fra soggetti, fra settori); sostenibilità.

24 PSR: definire una nuova progettazione
1. Progetti integrati aziendali - Misure asse 1 e 2 (es. giovani) 2. Progetti integrati di filiera - Misure asse 1 e 2 e 3 3. Progetti territoriali - Misure asse 2 e 3 (es. progetti ambientali, sociali, ecc.)

25 Lo scenario macro economico
La recessione economica e l’agricoltura

26 dalla crisi finanziaria alla crisi economica
Cosa sta succedendo? L’evoluzione dei mercati delle commodity agricole e la crisi finanziaria vanno lette separatamente. i prezzi delle commodity sarebbero crollati ugualmente. la crisi finanziaria nasce fuori dal settore agricolo, ma lo influenzerà profondamente. dalla crisi finanziaria alla crisi economica diminuzione dei consumi … … anche dei consumi alimentari

27 L’agricoltura durante la recessione economica
Durante la depressione economica i prezzi agricoli tendono a diminuire in misura maggiore di quelli industriali (Hallet, 1968). Perché? in agricoltura, la diminuzione dei consumi trova un’offerta anelastica; quindi diminuisce il prezzo; nell’industria, una caduta dei consumi genera una diminuzione delle quantità prodotte e una lieve diminuzione dei prezzi. Offerta di lavoro: l’esodo del lavoro dal settore agricolo procede più velocemente quando esistono maggiori occupazioni alternative; nei periodi di depressione economica, quando insorge la disoccu-pazione industriale, l’esodo dall’agricoltura diminuisce o addirittura si inverte come è successo negli anni Trenta negli Stati Uniti. Peggiora la ragione di scambio tra alimentari/manufatti.

28 L’agricoltura durante la recessione economica

29 L’agricoltura durante la recessione economica
Ragione di scambio alimentari/manufatti

30 La crisi economica: il 2009 E’ difficile fare previsioni… ci basiamo sui fenomeni rilevati nel passato. I prezzi dei prodotti agricoli dovrebbero diminuire ulteriormente nel breve periodo: --- cereali, oleaginose -- latte == carni bovine, suini, avicole (beneficiano della diminuzione dei prezzi dell’alimentazione zootecnica) == vino, ortofrutta Rimangono inalterate le differenze di prezzo tra produttore e consumatore.

31 Effetti sulle imprese agricole:
La crisi economica: il 2009 Effetti sulle imprese agricole: difficoltà economiche; difficoltà finanziarie; Forte ristrutturazione delle imprese: specializzazione, estensivizzazione e riduzione dei costi; diversificazione, accorciamento della filiera Fra quattro anni l’agricoltura sarà diversa da oggi…

32 Lo scenario macro economico
Cosa fare durante la crisi economica?

33 Le difficoltà economiche: oltre il 2009
Tenere presente il quadro di riferimento riferimento primario: il mercato il mercato è mondiale il mercato è soggetto a continue oscillazioni “non mollare” affrontare la situazione economica della propria impresa con realismo (fare i conti economici) dialogo aperto e trasparente con i clienti e con i fornitori (integrazione)

34 Le difficoltà economiche: oltre il 2009
I fattori competitivi: la produttività (resa) i costi di produzione, la qualità ricercare forme di integrazione con il mercato la qualità, ma… … la qualità è vera se si vende… … la qualità è soddisfazione di un bisogno…

35 Da dove partire? Lo sviluppo di un’impresa non deriva primariamente né dal denaro né dagli aiuti materiali, né dalla tecnica, bensì dalla formazione della coscienza e dalla maturazione della mentalità. La prima risorsa è il capitale umano.

36 La risorsa più importante: il fattore umano
In uno scenario in veloce cambiamento, il punto di partenza per il futuro dell’impresa, per una ripresa dell’agricoltura italiana, è il fattore imprenditoriale o meglio il fattore umano.

37 Grazie per l’attenzione


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