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Sullivan – La schizofrenia (3)

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Presentazione sul tema: "Sullivan – La schizofrenia (3)"— Transcript della presentazione:

1 Sullivan – La schizofrenia (3)
Se ascoltato, il pensiero del paziente mostra connessioni con le esperienze di vita; La comparsa del disturbo segue ad una lunga serie di adattamenti difficili; (ambientali e sessuali) I disturbi schizofrenici hanno la loro sede in preadolescenza ed in adolescenza (1931)

2 1931 - Sintesi della sua esperienza:
Concezione freudiana delle nevrosi narcisistiche troppo pessimistica; Eccessiva disinvoltura di Freud nelle generalizzazioni; Sottovalutati i rapporti interpersonali; Pericoli derivanti dal “freudismo” Giovani analizzati o non analizzati sconsigliati ad occuparsi di schizofrenici.

3 Sullivan - Il “fuoco” del lavoro terapeutico con lo schizofrenico
Si allontana dallo studio dei complessi inconsci Si concentra invece: Sul tipo di ansietà che insorge nel contatto interpersonale; Sul tipo di difese che intervengono a compensare tale ansietà; Sul tipo di operazioni psicologiche necessarie a dimostrare la non pericolosità del contatto. In ogni anamnesi è possibile individuare un punto in cui si è verificato un disastro per l’autostima accompagnato da uno stato di panico

4 Sullivan - La traslazione nello psicotico
In termini di coazione a ripetere. Ripropone precedenti modelli di comportamento; Tutto il comportamento è traslazione; L’altro significativo è il padre del paziente; Concetto di “distorsione paratassica”

5 Distorsione paratassica
Riflette esperienze disastrose del passato non integrate; costituiscono delle deformazioni di fondo della personalità. Il paziente reagisce ad una personificazione, che esiste solo nella propria fantasia, già preformata da esperienze passate, e che viene quindi evocata da alcuni aspetti dell’altrui attualità. Personificazione: il modo in cui il b. organizza le sue percezioni primitive delle relazioni primarie. La distorsione paratassica si corregge tramite la validazione consensuale, in un clima di fiducia.

6 Sullivan – L’Interpretazione
Verificare se è sufficiente ad includere tutti i dati cui si riferisce; Unicità. Vi sono altre ipotesi plausibili? In questo caso non è giustificato presumere che sia valida e non andrebbe proposta al paziente

7 H. S. Sullivan: Osservazione partecipe
E’ il modo di essere con il paziente; Tutto ciò che avviene tra due persone è il prodotto della partecipazione di entrambe; K. Lewin (all’interno di un campo di fatti le proprietà e le funzioni di ognuno derivano dalle relazioni con tutti gli altri) A. Einstein (considerare sempre la posizione dell’osservatore nella descrizione della realtà) Principio di Indeterminazione (Heisenberg): tra oggetto e osservatore l’azione è reciproca. L’osservatore produce una perturbazione nell’oggetto osservato

8 H. S. Sullivan 1926 incontra Férènczi - Inizia a chiedere spazio per la ricerca psichiatrica - Prende posizione sul problema del training dello psichiatra 1929 incontra Edward Sapir – inizio di un lungo sodalizio : Inaugurazione del reparto allo Sheppard 1930 lascia lo Sheppard & Enoch Pratt Hospital - Si dimette dalla A.P.A. – Si trasferisce a New York 4 dic fonda William Alanson White Psychoanalytic Foundation 1938 – Rivista Psychiatry 1939 – si trasferisce a Bethesda (Washington) e tiene le conferenze agli allievi del White (MCP)

9 H. S. Sullivan 1942 – Dexter Bullard Jr. – Chestnut Lodge Sanitarium di Rockville, Maryland > 246 seminari fino al 1946 dai quali sono tratti: (1953),Teoria interpersonale della psichiatria [it.1962] (1954), Il colloquio psichiatrico [it. 1967] (1956), Studi clinici [it. 1965] La Fondazione White ha pubblicato postumo: (1962), Scritti sulla schizofrenia [it. 1993] Nel 1972 viene finalmente pubblicato negli U.S.A. Personal Psychopathology [non trad. it.]

10 Nel 1943, insieme a Clara Thompson, Frieda Fromm-Reichmann, Erich Fromm, David e Janet Rioch, fonda il William Alanson White Institute di New York

11 Bisogni generali Bisogni di soddisfazione; Bisogni di sicurezza
Non possono prescindere dal campo interpersonale; Sono tendenze integrative.

12 Zone di interazione (zone di interazione dell’esistenza comunitaria necessaria alla sopravvivenza del bambino) Non sono sovrapponibili alle zone erogene della teoria freudiana

13 Teorema della tenerezza
“L’attività osservata del bambino, dovuta a tensione dei bisogni, induce tensione nella madre; questa tensione viene vissuta come tenerezza e come impulso ad attività che portino sollievo ai bisogni del bambino”

14 Teorema dell’emozione reciproca
L’integrazione in una situazione interpersonale va compresa come un processo reciproco. Per cui: I bisogni complementari sono risolti o aggravati; Modi complementari di attività o vengono sviluppati o disintegrati; Diviene possibile una previsione di soddisfazione o frustrazione

15 APPERCEZIONE : Gestalt integrata complessa
CONFIGURAZIONI : l’involucro delle differenze particolari non significative; PERSONIFICAZIONI : Il modo in cui il bambino organizza le sue percezioni primitive delle relazioni primarie. Ogni P. è complessa, perché deriva dalle caratteristiche che sono da attribuire a due persone diverse; PERSONIFICAZIONI DEL “ME”

16 Buona madre Cattiva madre (madre come personificazione complessa) Me buono Me cattivo Non-me

17 Tre modalità di organizzazione del mondo
Dal greco taxis, ordinamento. Prototassica Paratassica Sintassica

18 Modalità prototassica (prima infanzia)
Viene prima dei simboli; esprime esperienze momentanee; Non ha distinzioni formali, temporali, spaziali … Non viene stabilita alcuna connessione (“); Non ha alcun riferimento ad un ‘io’ o ad un ‘me’: Non c’è movimento di pensiero; Appercezioni  Configurazioni

19 Modalità Paratassica (Fanciullezza)
Prime discriminazioni tra sé e il mondo Forme primarie di pensiero creativo La manifestazione verbale è autistica, individuale (permane  doppio significato) Connessioni e relazioni non logiche: le cose accadono e basta Permane nelle epoche successive. Tipico esempio: il sogno

20 Modalità sintassica Validazione consensuale
Accesso al mondo dei simboli (linguistici e di altro tipo)

21 Me buono Personificazione iniziale che organizza le esperienze in cui le soddisfazioni sono state intensificate da supplementi-premio di tenerezza.

22 Me cattivo Personificazione iniziale che organizza le esperienze nelle quali, alle attività che coinvolgono la madre, si associa una quantità crescente di angoscia. Gradiente di angoscia dipende da qualcuno che in questa fase è in grado di provocare angoscia nel bambino (la madre, su tutti)

23 Non-me Si riferisce a quelle transazioni interpersonali che provocano (nel caregiver) un grado estremo di angoscia e, nel bambino, uno stato tale di disorganizzazione che egli vive la situazione come qualcosa di “strano ed agghiacciante”, impossibile da significare e capire Esempio: incubo (anche da adulti) come condizione psicotica acuta Le esperienze così fatte non possono essere chiaramente connesse e ordinate. Restano per tutta la vita simboli paratassici primitivi e rudimentali.

24 Sistema del sé Protegge l’individuo dall’angoscia;
Usa tutte le zone di interazione e tutti gli apparati fisiologici integranti e significativi da un punto di vista interpersonale; Si serve di “operazioni di sicurezza (apatia, disattenzione selettiva, dissociazione …)

25 Disattenzione selettiva
Meccanismo fisiologico, spontaneo, di restringimento della coscienza; Certe esperienze e certe azioni non vengono notate o valutate chiaramente; È ciò che ci permette di restare sempre gli stessi, malgrado esperienze anche profonde, mantenendo fissa la nostra concentrazione su qualche altra cosa.

26 Se richiamati: Operazione di sicurezza; O si presenta angoscia grave
Al massimo, colpisce come nuovo, strano, privo di senso.

27 Dissociazione Processi interni alla coscienza che impediscono di provare, allo stato di veglia, quegli elementi “arcani ed irreali” L’irruzione del non-me crisi acuta psicotica Manifestazione più classica: sostituzioni ossessive di alcune difficoltà di vita;

28 Fasi di sviluppo INFANZIA (nascita  1 anno)
FANCIULLEZZA (fino a 2,5/3 aa.) ETA’ SCOLARE (fino agli 8 aa.) PREADOLESCENZA (fino ai 12 aa.) PRIMA ADOLESCENZA TARDA ADOLESCENZA

29 Fasi di sviluppo. 2 Ognuna delle fasi ha caratteristiche dinamiche e di sviluppo Un ‘altro’ di riferimento specifico ed importante per quella fase; Ogni epoca di sviluppo è limitata nell’apportare nuove esperienze dalle distorsioni del carattere delle epoche precedenti MA ogni fase può correggere e rimediare (se la distorsione non è grave) Le lacune più gravi sono quelle precoci

30 L’infanzia Va dalla nascita fino al primo anno di vita, fino al momento in cui il bambino non ha acquisito la nozione di sé come entità separata e la prima forma di linguaggio articolata (con o senza significato) Altro di riferimento: madre, caregiver

31 Fanciullezza Dai 2 anni , 2 anni e mezzo, fino ai 3 aa.
Inizio dell’apprendimento e linguaggio Maggiore pressione educativa ambientale Primi conflitti tra interessi del b. e desideri dei genitori Sorgere del bisogno di compagni di gioco, di qualcuno che “ci somigli”

32 Età scolare Fino agli 8 anni.
Inizia con il sorgere dell’interesse per i coetanei Educazione formale scolastica e da parte di molte altre persone

33 Preadolescenza Fino ai 12 anni.
Il “silenzioso miracolo” – Ora possibili correzioni di distorsioni e carenze precedenti. Compare il fenomeno dell’amico del cuore “Gruppo a due” preadolescenziale precursore per lo sviluppo di una matura relazione adulta. Solitudine più grave dell’angoscia. Non solo si ritrovano soli ma “si sentono” soli – futura patologia Sviluppo della capacità di preoccuparsi della felicità altrui e della propria Sviluppo del senso di intimità – indirizza verso buoni usi e dà l’opportunità di usarla per apprendere l’arte di vivere con gli altri Termina con la pubertà

34 Prima e Tarda Adolescenza
Gli interessi si spostano dalle persone del proprio sesso ad oggetti eterosessuali; Periodo di consolidamento della relazioni sessuali e sociali; Affermazione modelli socializzazione e accesso all’età adulta


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