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Rielaborazione elementi di analisi emersi nel corso di II livello

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Presentazione sul tema: "Rielaborazione elementi di analisi emersi nel corso di II livello"— Transcript della presentazione:

1 Rielaborazione elementi di analisi emersi nel corso di II livello
Roma 9 marzo 2012

2 I 30 partecipanti 10 Assistenti sociali (municipi e consultori)
2 Medici 2 Ginecologi 2 Pediatri 3 Psicologici 2 Ostetrica Coordinatrice 1 Coordinatrice Infermieristico 1 Coordinatrice Sportello donna (III Settore) 1 Funzionario Servizi Sociali 6 assenti

3 Lavoro di gruppo del 18 nov.
Riflessione sul percorso di primo livello Verifica della spendibilità all’interno della propria organizzazione Analisi di casi trattati o in trattamento Ricostruzione dei passaggi cruciali Verifica del lavoro di rete Rappresentazione condivisa dei nodi critici e punti forza macrocontesto/microcontesto

4 rosso giallo verde TRACCIA DI ANALISI PUNTI CRITICI
PUNTI CRITICI TRATTABILI PUNTI DI FORZA FUNZIONANTI rosso giallo verde

5 Cosa è stato trattato nei gruppi
1. analisi del processo avviato dopo il “protocollo d’intesa”: il tavolo tecnico e la stesura di una proposta di procedure integrate; 2. Confronto delle procedure attive e attivabili con il contesto operativo di ciascun servizio; 3. Lavoro su casi per evidenziare criticità e punti di forza.

6 Cosa è emerso dai gruppi?

7 Punti critici Definizione ruoli e funzioni:
Problema attivazione Pua nei municipi Operatori dei consultori non tutti coinvolgibili Rapporto con altri servizi non presenti nel protocollo (es. Salute Mentale Età evolutiva) Rapporti con Tribunale dei minori( vedi caso ) e Questura (problema strutturale perché non c’è continuità nelle forze dell’ordine ed è difficile individuare personale fisso)

8 Punti critici trattabili
Utilizzo dei Segretariati sociali per l’accesso e maggiore connessione con gli sportelli territoriali del terzo settore; Riorganizzazione del personale interno ai servizi rispetto a nuovo protocollo d’intervento ( Definire e formare gli operatori dei consultori e definire un riconoscimento formale degli operatori sociali laddove manca) Approfondire procedure di presa in carico delle “situazioni di non emergenza” (coordinamento tra diversi servizi) Estensione cartella consultoriale dall’accesso fino all’autonomia ( cartella unica)

9 Punti di forza funzionanti
Inizio di costruzione di una rete Maggiore visibilità del fenomeno Conoscenza tra servizi e operatori Consultori strutturati e funzionanti ( v. caso) Individuazione di operatori formati nei Municipi Coinvolgimento delle forze dell’ordine nel protocollo e nell’operatività ( v. caso)

10 Punti di forza funzionanti
Proposta di un modello di procedure integrate per la prevenzione e l’intervento nelle situazioni di violenza di genere tra: Consultori Familiari ASL Roma/B Municipi Roma V,VII,VIII,X. Dea Pertini Dea Policlinico Casilino Centri Antiviolenza

11 Nucleo di coordinamento centrale
Proposta di un modello di Procedure integrate: il modello e gli strumenti Modello Equipe territoriali ( accesso alla rete,valutazione integrata, progetti individualizzati) Nucleo di coordinamento centrale ( monitoraggio progetti individualizzati, comunicazione tra servizi, sistematizzazione info con database) Strumenti Cartella unica informatica che segue percorso della donna (comunicazione e monitoraggio della rete)

12 Proposta di un modello di Procedure integrate: accesso e procedure
In autoriferimento Invio da servizi socio-sanitaria,PUA e Sportelli Centri antiviolenza Dea, Ospedali Organi polizia Giudiziaria Procedure per: Situazioni di emergenza Situazioni di non emergenza Donna con figli minori

13 Lavoro del 2 dicembre L’accoglienza e l’ascolto: la prima fase del processo di presa in carico nei diversi servizi; figure operative, strategie comunicative, connessioni interne ed esterne ai servizi e nodi critici Analisi e presentazione di un’esperienza significativa di un Centro Antiviolenza Esperta: dott.ssa Raffaella Palladino

14 L’accoglienza e l’ascolto
Momenti determinanti per l’ ”aggancio” e la presa in carico delle donne vittime di violenza Necessità di ripensare e strutturare questi momenti

15 Quali competenze per l’ascolto
Competenza relazionale che si gioca su 3 elementi fondamentali: flessibilità, sospensione del giudizio, capacità di leggere e gestire le proprie reazioni emotive. “sviluppare nuove competenze, andare oltre le rigidità cognitive, i protocolli, i freddi linguaggi da cartella clinica, da logica diagnostico-terapeutica.”

16 Quali competenze per l’ascolto
Ascolto e prima accoglienza delle donne Efficacia nell’”aggancio” in qualsiasi punto della rete e quindi nella presa in carico Importanza del ruolo degli operatori di front - office nell’approccio con l’utenza: consapevolezza delle dinamiche proprie della violenza di genere, consapevolezza del proprio mondo interno ed utilizzo delle proprie emozioni come una risorsa preziosa.

17 Come strutturare lo spazio dell’ascolto
ELEMENTI FONDAMENTALI Setting riservato e protetto anche se non necessariamente formale Strumenti necessari: narrazione e colloquio -

18 Come strutturare lo spazio dell’ascolto
STRUMENTI FONDAMENTALI Utilizzo della narrazione per dare parola all’inespresso, dare voce alle emozioni; Costruire nei servizi una pista di conduzione del colloquio per sostenere gli operatori nel cogliere i segnali

19 Pista per la conduzione di un colloquio: Cogliere i segnali … individuare ed avere presente la fase del ciclo della violenza Tensione Remissione Aggressione Negazione

20 Pista per la conduzione di un colloquio: ogni fase del ciclo è caratterizzata da emozioni e segnali che vanno “letti” Quali campanelli di allarme e quali aree presidiare nel colloquio ??? La tensione … Timore. Paura. Terrore L’aggressione …Collera;Umiliazione;Tristezza;Impotenza;Disperazione La negazione…Responsabilizzazione;Colpevolizzazione;Auto-accusa La remissione…Speranza di un cambiamento;Cancellazione della violenza vissuta;Sforzi per minimizzare, scusare, negare i fatti

21 Lavoro del 20 gennaio Dall’accoglienza alla progettazione di interventi: gli elementi fondamentali nella progettazione individualizzata. analisi della domanda – formulazione del problema e della parte trattabile del problema - individuazione di obiettivi raggiungibili – definizione delle linee di intervento. Esperta: dott.ssa Chiara Gambino

22 Lavoro di gruppo Attenzione alla metodologia della
progettazione individualizzata Dalla progettazione prestazionale …alla progettazione su obiettivi condivisi e risultati attesi: Focus su oggetto di lavoro: quali parti del problema sono trattabili e con quale tipologia di intervento? (utilizzo di un caso)

23 Le fasi operative degli interventi di prevenzione e contrasto
Prevedere quattro fasi operative interconnesse tra loro e ricorsive nel tempo: La rilevazione del maltrattamento La protezione del bambino e della mamma La valutazione del danno prodotto e delle competenze genitoriali Il trattamento nella relazione madre-bambino

24 Dall’accoglienza alla progettazione di interventi
Gli elementi fondamentali nella progettazione individualizzata. analisi della domanda – formulazione del problema e della parte trattabile del problema - individuazione di obiettivi raggiungibili – definizione delle linee di intervento.

25 Quali elementi emersi Forte connessione tra momento di ascolto e analisi della domanda.. Il trattamento inizia già dall’accoglienza e l’ascolto Il lavoro prevalente è far emergere bisogni e trasformarli in domanda …

26 La progettazione di interventi
… Una domanda che possa essere soddisfatta da un’offerta di servizi … da una rete di servizi Attenzione alle risorse disponibili in termini di strutture (consultori,ecc..) e in termini di personale Avere nelle strutture delle priorità di intervento Progettare significa pensare a delle linee di intervento al cosa offrire e al come

27 La progettazione di interventi
La valutazione, l’analisi della domanda, la presa in carico e la progettazione di interventi vanno pensati in équipe … E’ stata sottolineata la necessità di individuare un “case manager” una persona di riferimento per la donna che dovrebbe essere anche il referente del progetto individualizzato

28 Lavoro del 17 febbraio Il lavoro di rete nella presa in carico dei casi di violenza: l’équipe integrata interna ed esterna : metodologie, nodi critici, la funzione di regia Esperta: dott.ssa Marianna Giordano

29 Organizzazione giornata del 17
Ore 8,30 ripresa e collegamento con giornata precedente Ore 9,30 slide Ore esercitazione in 2 gruppi Acquario: chi sente di mettersi in gioco? 6 - 7 persone al centro in cerchio danno voce ai diversi personaggi del lavoro di rete servizi sociali territoriali (1), consultorio (3), ospedale (1-2), terzo settore (1) Il cerchio esterno osserva e ascolta le dinamiche tra gli attori, il processo di ù progettazione (chi fa cosa come , le aspettative, nodi critici e punti di forza) 10,30 rielaborazione emotiva: come vi siete sentiti? Che effetto vi ha fatto? Cosa pensate? Rielaborazione sulle osservazioni Ore 11,30 pausa Ore 11,45 plenaria Ore 13,30 fine

30 Approcci e prospettive diverse
Il lavoro di rete e l’èquipe integrata interna ed esterna: metodologia, nodi critici, la funzione di regia M.Giordano Una rete non spontanea e non paritaria Non spontanea … necessaria ma scomoda integrazione tra servizi di cura Non paritaria … asimmetria della relazione di rete per Codici diversi Linguaggi diversi Approcci e prospettive diverse Contrasto tra lavoro di cura e percorso giudiziario.

31 Il lavoro di equipé Guardare dentro la violenza …
Il “dodecaendro” e le sue diverse facce Ciascun servizio guarda in particolare una faccia … riuscire a guardarle tutte nell’equipè significa ascolto, superamento della diffidenza tra i servizi e reale integrazione (M. Giordano)

32 Simulazione di un equipè su un caso: “ i pensieri dell’equipé”
“difficoltà di farsi capire da chi sta meno sul problema, assunzione di responsabilità come un peso, senso di frustrazione” “ci siamo raccontate ma non siamo state sul caso, ognuno ha la sua metodologia” “che cavolo ci sto a fare qui? Poi ho pensato a come avrei potuto entrare in contatto …” “ solitudine, scarsa attenzione al caso e a tutto il nucleo familiare … come al solito”

33 Simulazione di un equipè su un caso: “i pensieri di chi osservava”
“vedevo in uno specchio le nostre riunioni in cui non si sta sull’oggetto” “ho provato un senso di frustrazione dovuto alla fatica ad entrare in contatto con l’oggetto” “difficoltà di linguaggio tra servizi coinvolti in maniera più occasionale e servizi che hanno una continuità di lavoro sul tema”

34 Diversi formati a seconda degli obiettivi e
Simulazione di un equipè su un caso: Rielaborazione delle osservazioni (M. Giordano) Diversi formati a seconda degli obiettivi e della funzione dell’equipè: spazio di cura del Sé professionale luogo del dissequestro emozionale spazio per trattare i conflitti possibilità di pensare, valutare, condividere

35 Simulazione di un equipè su un caso: Rielaborazione delle osservazioni (M. Giordano)
Nell’equipè simulata la rappresentazione del problema ha richiesto un’equipè allargata anche a figure che non sono coinvolte nel trattamento del caso Es. la psicologa “pesce fuor d’acqua”può sostenere il gruppo nell’elaborare le emozioni che interferiscono con la capacità di lavorare. Importanza della regia del caso (assistente sociale)

36 Riflessioni per il lavoro operativo
Riflessioni sulla fase dell’ascolto e dell’accoglienza Come favorire la circolazione delle informazioni sul caso fin dalla fase iniziale: cartella comune? Scheda minima? quali aree specifiche di contributo di ciascun servizio (sanitario, sociale, relazionale, ecc) Riflessioni sull’Equipe integrata tempo di presentazione per favorire una conoscenza non stereotipata dei servizi, spazio per confrontarsi con attenzione ai linguaggi ed ai significati individuare i diversi contributi possibili nelle diverse fasi: - nella fase iniziale per meglio inquadrare il problema - in itinere sul piano operativo ma anche per capire le dinamiche dell’èquipe nella regia presidiare il processo di costruzione del problema e la progettazione (il prodotto) ma anche le relazioni ed i conflitti (il processo)

37 3 marzo La presa in carico in una prospettiva integrata tra i servizi: la prima valutazione nelle diverse professioni e servizi; connessioni interne ed esterne ai servizi e nodi critici Esperta: dott.ssa Kustermann

38 L’esperienza del SVS: punti di forza e trasferibilità
Violenza in quanto fenomeno complesso richiede l’attivazione di diversi professionisti Necessità di una rete in cui i soggetti: Si conoscono e si ri-conoscono (vedere altri punti di vista) Si coordinano tra loro (non confondere i ruoli) Condividono processi e percorsi (relativizzare,negoziare)

39 L’esperienza del SVS: punti di forza e trasferibilità
Obiettivo della rete: La rete deve servire alla donna, non a noi. Ogni passaggio all’interno della rete, ogni invio ad un altro servizio richiedono una condivisione con la donna vittima SOGGETTO ATTIVO CONSAPEVOLE

40 L’esperienza del SVS: punti di forza e trasferibilità
Principi base che reggono questa rete: Volontarietà della partecipazione al SVS (necessità di una forte motivazione degli operatori quasi di un’autoselezione) Flessibilità di orari e organizzativa ( per le riunioni, per i turni, ecc..) Attività standardizzate nell’ascolto, accoglienza, riservatezza, strumenti, ma linee d’intervento adattabili ad ogni caso

41 Gruppi di lavoro del 9 marzo: gruppo 1
Elaborazione di una Pista per colloquio “Quali campanelli di allarme e quali aree presidiare nel colloquio ??? La tensione … Timore. Paura. Terrore L’aggressione …Collera;Umiliazione;Tristezza;Impotenza;Disperazione La negazione…Responsabilizzazione;Colpevolizzazione;Auto-accusa La remissione…Speranza di un cambiamento;Cancellazione della violenza vissuta;Sforzi per minimizzare, scusare, negare i fatti”(L.Palladino) Approfondimento dei diversi aspetti da esplorare considerando che la pista rappresenta un primo strumento di valutazione del caso in equipe dove ciascun professionista è maggiormente attento ad una parte del problema, presidia un “pezzo del dodecaedro” in un’ottica di integrazione con gli altri “pezzi”: Aspetti socioeconomici e socioculturali; Aspetti psicologici; Aspetti sanitari (attenzione agli elementi oggettivi e a quelli soggettivi…in quale fase del ciclo della violenza si trova la donna?) Ulteriori elementi da considerare: - definizione del setting - attenzione alle emozioni degli operatori - Mappa delle risorse attivabili sul territorio in termini di strutture e personale per una risposta efficace(organizzare una riunione su questo, predisporre uno strumento con le informazioni più utili da registrare

42 Gruppi di lavoro del 9 marzo: gruppo 2
Definizione equipe e processo: fasi, formati e regia dell’équipe. Guardare dentro la violenza … Il “dodecaendro” e le sue diverse facce Ciascun servizio guarda in particolare una faccia … riuscire a guardarle tutte nell’equipè significa ascolto, superamento della diffidenza tra i servizi e reale integrazione (M. Giordano)” Provare a definire dei possibili diversi formati collegandoli alle fasi del processo di intervento (dall’ascolto alla presa in carico alla valutazione…). Quali/e équipe Chi partecipa Chi gestisce la riunione Chi ha la regia del caso Quali i tempi di convocazione e il tempo di riunione Quali strumenti sono necessari ( pensare ad una check list di controllo del processo?)

43 Elementi emersi Gruppo 1
Il primo gruppo ha definito un percorso standardizzato da avere presente nel momento del primo contatto con la vittima i cui step principali sono: Setting adeguato e riservato da qualunque punto della rete la donna accede (limitare le interferenze di telefoni e cellulari, cartello esterno per evitare improvvisi ingressi,) Spazio mentale: predisporsi all’ascolto e mettersi in contatto con la propria dimensione emotiva (autovalutazione emozionale) Favorire la narrazione libera della donna senza sottoporle una serie di domande Osservare la comunicazione verbale e non verbale valutazione del rischio e messa in atto di percorsi di protezione prima risposta alla donna in base al colloquio fatto (comunicare che ci sarà una presa in carico in équipe) Predisporre un report del colloquio con elementi principali raccolti (Quale evento ha portato la donna a rivolgersi al servizio?In quale fase del ciclo della violenza si trova la donna? aggressione, negazione o remissione Analisi della domanda) Dopo un primo colloquio riportare in équipe in maniera sistematica i risultati emersi . La persona che ha avuto il primo colloquio partecipa all’équipe integrata e mantiene i contatti con la donna per gli invii successivi.

44 Elementi emersi A questo punto si aggancia il lavoro fatto dal secondo gruppo che ha lavorato sul modello di procedure integrate già elaborato in precedenza. Il gruppo si è confrontato sul modello integrato in particolare su alcuni aspetti e criticità sulle quali lavorare a partire dalla chiusura del percorso di II° livello. E’ emersa la necessità di mantenere due livelli di lavoro integrato: uno più operativo – Unità territoriale - costituito da persone formate (che hanno partecipato ai percorsi realizzati da Solidea) che si occupa della valutazione del caso e della presa in carico e che si riunisce con periodicità adeguata alle richieste di aiuto pervenute (circa 1 volta a settimana) definire i componenti dell’équipe; un secondo livello – Nucleo/Comitato tecnico di coordinamento – che rielabora i dati pervenuti dalle unità territoriali e si occupa di un monitoraggio del processo di integrazione tra i servizi e del funzionamento dell’équipe e delle procedure. Tale comitato si riunisce 1 volta al mese.

45 Elementi emersi Il corso si è chiuso con un momento di condivisione delle criticità legate al percorso di integrazione rispetto al quale tutte le partecipanti hanno sottolineato la necessità di avviare da subito una sperimentazione e di avere ulteriori momenti di confronto operativo per l’implementazione e la strutturazione del modello approvato nel Protocollo.


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