La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Seminario permanente di Filosofia della Musica Guida all’Ascolto

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Seminario permanente di Filosofia della Musica Guida all’Ascolto"— Transcript della presentazione:

1 Seminario permanente di Filosofia della Musica Guida all’Ascolto
Liceo Scientifico “Pitagora” Rende Seminario permanente di Filosofia della Musica e Guida all’Ascolto

2 Che cos’è la filosofia della musica?
La Filosofia della Musica si occupa dello studio delle implicazioni filosofiche relative alla composizione, all’esecuzione ed all’ascolto della musica. Essa ruota attorno alle emozioni, cerca, inoltre, di spiegare cosa la musica vuole trasmettere, e viene anche definita una scienza inesatta che esprime la dimensione del “NOI”. Jankélévitch, filosofo di origine russa ma di nazionalità francese è stato uno dei più grandi studiosi di filosofia musicale. Affermava che poiché la musica è qualcosa che non si può toccare né fissare questa è indicibile e ineffabile.

3 Es. Perché l’essere? Perché esiste la musica?
Filosofia e musica La musica è legata alla nascita della filosofia in quanto entrambe si pongono le stesse domande: Es. Perché l’essere? Perché esiste la musica? Non potendo rispondere in modo preciso e scientifico, i filosofi, decisero di ricorrere al mito il quale secondo il filosofo Heidegger, permette di superare “i sentieri interrotti” proseguendo per un’altra via, che rende i significati più immediati

4 La nascita della musica secondo il mito
La musica è legata al mito in quanto nella cultura Greca si pensa che ogni strumento musicale nasca secondo il mito. Nell’epoca pre-greca la musica aveva un significato mitico infatti la nascita di ogni strumento musicale è spiegata da un racconto mitico

5 Il mito di Orfeo Orfeo era un poeta e un musico. Le Muse gli avevano insegnato a suonare la lira, ricevuta in dono da Apollo. La sua musica e i suoi versi erano così dolci e affascinanti che l'acqua dei torrenti rallentava la sua corsa, i boschi si muovevano, gli uccelli si commuovevano così tanto che non avevano la forza di volare e cadevano, le ninfe uscivano dalle querce e le belve dalle loro tane per andare ad ascoltarlo (Seneca: "cessava il fragore del rapido  torrente, e l'acqua fugace, obliosa di proseguire il  cammino, perdeva il suo impeto ... Le selve inerti si  movevano conducendo sugli alberi gli uccelli; o se  qualcuno di questi volava, commuovendosi nell'ascoltare  il dolce canto, perdeva le forze e cadeva ... Le Driadi [ninfe dei boschi], uscendo dalle loro querce, si affrettavano verso il  cantore, e perfino le belve accorrevano dalle loro tane al melodioso canto ..."). Orfeo resterà fedele al suo amore per Euridice e morirà ucciso dalle Menadi, le sacerdotesse di Dioniso, che lo faranno a pezzi, gettando i suoi resti nel fiume Ebro.   

6 Il mito della Lira Il mito dell’Aulos
Sono stati reperiti documenti risalenti al IV-V sec. a.C, riguardanti il mito della “Lira”. Intorno alla prima metà del IV sec. a.C. Aristotele colloca il mito dell’Aulos Ermes fanciullo mentre pascolava le proprie mucche, rapì una tartaruga ad Apollo, la uccise, ne svuotò l’interno, inserì 7 corde e applicò 2 braccia così l’animale privo di voce potè cantare. Apollo si accorse che la gioia, l’amore e il dolce sonno si raggiungono grazie al suono della lira, però volle riscattare la vita della sua tartaruga prendendosi la mandria di mucche di Ermes. Si dice che Atena abbia inventato l’Aulos, (strumento musicale simile al flauto), e che lo abbia gettato via in quanto soffiando il suo volto si deformava. Per questo motivo l’Aulos viene visto come uno strumento privo di intelligenza e quindi irrazionale.

7 Secondo Aristotele la musica in Grecia dà origine alla forma teatrale più nota: la tragedia. Essa deriva dalla trasposizione teatrale di canti e danze in onore del dio Dioniso. Nell’Ottocento il filosofo Nietzsche riprese e ampliò questa tesi segnando l’inizio degli studi di filosofia della musica nell’età contemporanea.

8 “Pitagora e la musica…”
Pitagora oltre a studiare i rapporti tra i numeri, era anche attratto dal nesso tra i numeri in natura. Egli intuì che i fenomeni naturali sono governati da leggi le quali possono essere descritte con equazioni matematiche. Uno dei primi nessi da lui scoperti fu il rapporto esistente tra l’armonia musicale e l’armonia dei numeri. Il più importante strumento dell’antica Grecia era la lira a quattro corde. Già alcuni musicisti vissuti prima di Pitagora, avevano notato che alcune note, suonate contemporaneamente, producevano un effetto piacevole e avevano provato ad accordare la lira in modo che, pizzicando due corde, potessero produrre tali armonie.

9 “…Pitagora e la musica…”
Tuttavia i primi musicisti non capivano perchè certe note particolari fossero armoniche e, soprattutto, non possedevano un buon metodo per accordare i propri strumenti. Li accordavano “a orecchio” finché non si produceva una condizione di armonia. Pitagora applicò la sua nuova teoria dei rapporti musicali alla lira, esaminando le proprietà di una singola corda, costruendo il famoso strumento detto monocordo, Il semplice pizzicare di una corda produce una nota o tono fondamentale che è generato dall’intera lunghezza della corda vibrante.

10 “…Pitagora e la musica…”
Fissando la corda in alcuni suoi punti particolari, si rese conto che è possibile generare altre vibrazioni e toni; ad esempio, se si fissa la corda esattamente nel suo punto medio si produce un tono che è un’ottava più alta in armonia con la nota originaria. Analogamente, fissando la corda in punti che sono esattamente 1/3, 1/4, e 1/5 della sua estensione si ottengono altre note armoniche. Invece, fissando la corda in un punto qualsiasi, che non sia una semplice frazione della lunghezza della stessa, si genera un tono che non è in armonia con gli altri toni.

11 “…Pitagora e la musica”
Pitagora comprese che i numeri erano celati in ogni cosa, dall’armonia musicale alle orbite dei pianeti. Stabilì che se tutte le cose sono numeri, tutti i rapporti numerici sono note; che l’universo è musica; che esistono dieci corpi celesti che ruotano intorno al sole e producono una melodia che è possibile ascoltare soltanto di notte. La scoperta dell’esistenza di un rapporto costante fra la lunghezza delle corde degli accordi fondamentali della musica (1/2 per l’ottava, 3/2 per la quinta, 4/3 per la quarta) lo suggestionò a tal punto da fargli credere che Dio fosse un ingegnere eccezionale e che la Legge Matematica, chiamata Armonia, avesse il compito di dirigere la natura.

12 Musica e matematica: L’eredità di Pitagora…
do = numero di vibrazioni corrispondenti: 1 re = 8/ // // // /8 mi = 4/ // // // /4 fa = 3/ // // // /3 sol = 2/ // // // /2 la = 3/ // // // /3 si = 8/15 // // // /8

13 …Musica e matematica: L’eredità di Pitagora…
Il numero delle vibrazioni corrispondenti è inversamente proporzionale alla lunghezza della corda. Si possono ottenere delle ottave e delle note sempre più acute senza cambiare i rapporti, ripartendo dalla metà, dalla quarta o dall’ottava parte della corda, ecc. Se, per avere un numero assoluto di vibrazioni, come si fa generalmente in musica, chiamiamo do la nota più bassa del violoncello, secondo le leggi della fisica, vediamo che a questa nota corrispondono 64 vibrazioni, in questo modo:

14 …Musica e matematica: L’eredità di Pitagora…
do1 = 64 re1 = 72 mi1 = 80 fa1 = 85 sol1 = 96 la1 = 107 si1 = 120 Ecco un esempio pratico di questa scala di linee do 8/9 re 4/5 mi 3/4 fa 2/3 sol 3/5 la 8/15 si

15 …Musica e matematica: L’eredità di Pitagora…
Se cerco geometricamente una << media proporzionale >> fra le lunghezze do e mi, trovo una lunghezza uguale a re, o comunque di differenza impercettibile. Del resto se risaliamo all’origine pitagorica dei sistemi diatonici, cromatici ed enarmonici, vediamo che sono tutti basati sulle progressioni aritmetiche, geometriche e sulle medie. Ci sono tre medie principale: la media aritmetica, la media geometrica, ( o media proporzionale ) e la media armonica. Per capire lo spirito delle << medie >> bisogna conoscere la formazione dei numeri: numeri solidi. Tra i numeri piani ci sono i numeri triangolari ecc. Per i pitagorici i numeri perfetti sono esagoni. Platone dice che Dio aveva inserito fra i termini successivi di due progressioni due medie: una media aritmetica, uguale alla loro semisomma, e una media armonica, tale che per x termine medio fra a e b si ha:

16 …Musica e matematica: L’eredità di Pitagora…
x – a a = b – x b Da cui: 2ab ab x = = a + b ½ (a + b)

17 …Musica e matematica: L’eredità di Pitagora…
E il rapporto tra la media aritmetica e la media armonica è 9/8, valore del tono. Il modo più semplice di definire la proporzione ( o media ) armonica e questo: a, x e b si dicono in proporzione armonica quando i loro inversi, cioè l’unità divisa per questi numeri, sono in progressione aritmetica. Si avrà quindi: = x a b x Oppure: l l b a a+b = = = x a b ab ab ab

18 …Musica e matematica: L’eredità di Pitagora…
Gli intervalli delle note che i musicisti chiamano di seconda, di terza, di quarta, di quinta, di sesta ecc.si riferiscono ai rapporti delle loro vibrazioni. Si possono quindi stabilire accordi di ottava,di quinta, di terza maggiore o minore ecc., raggiungendo un’ armonia di grandezze come forse solo gli egizi e i greci hanno saputo raggiungere. Per Charles Henry, l’intervallo di quinta è l’unità del sistema musicale.Anche per i Greci è il punto di partenza per la formazione della scala. Si rappresenta col rapporto 3/2 dei numeri di vibrazione, mentre gli altri intervalli si esprimono con le potenze positive o negative del rapporto 3/2. In generale, gli accordi più perfetti sono quelli le cui vibrazioni hanno rapporti semplici, come l’intervallo di quinta. Nell’accordo do mi sol do, i rapporti sono 4, 5, 6, 8. Nell’accordo do fa sol do sono 3, 4, 5, 6 (triangolo egiziano). A seconda delle esigenze compositive si può modificare una linea, o nota, non solo con delle ottave, ma con i diesis e i bemolle.

19 Un filosofo musicista: Nietzsche
E così mi chiedo: che cosa vuole effettivamente tutto il mio corpo dalla musica in genere? Giacchè l'anima non esiste... Credo che voglia un alleggerimento: come se tutte le funzioni animali dovessero venir accelerate da ritmi lievi, arditi, distesi, sicuri di sé; come se la vita ferrea, la vita plumbea dovesse perdere la sua pesantezza ad opera di melodie dorate, delicate, simili a olio. La mia malinconia vuole riposare negli anfratti e negli abissi della perfezione: per questo ho bisogno di musica. Ma Wagner fa ammalare. Che cosa importa a me del teatro? Che cosa mi importano gli spasimi delle sue estasi "morali" di cui il popolo - e chi non è "popolo"! - si compiace? E' tutta la ciurmeria mimica dell'attore! Io sono, lo si vede, di natura essenzialmente antiteatrale, nel fondo del mio animo nutro per il teatro, quest'arte di massa par excellence, il profondo disprezzo

20 Nietzsche contra Wagner: “Intermezzo”
Non ammetterò mai che un tedesco possa sapere cos'è la musica. Quelli che vengon definiti musicisti tedeschi, i più grandi, sono stranieri: Slavi, Croati, Italiani, Olandesi oppure ebrei; altrimenti sono Tedeschi della razza forte, Tedeschi estinti come Schultz, Bach e Handel. Io stesso sono sempre polacco abbastanza per cedere il resto della musica in cambio di Chopin: faccio eccezione, in base a tre motivi per l'idillio di Sigfrido, di Wagner, forse anche per Liszt, il quale ha sugli altri musicisti il vantaggio di un timbro orchestrale aristocratico; da ultimo anche per tutto quello che è cresciuto al di là delle Alpi. Non sarei capace di fare a meno di Rossini, e ancor meno del mio Sud della musica, del mio maestro veneziano Pietro Gazia. E quando dico al di à delle Alpi, intendo propriamente soltanto Venezia.

21 Nietzsche contra Wagner: “Noi antipodi”…
Ugualmente interpretavo a mio modo la musica di Wagner come espressione di una dionisiaca possanza dell'anima; in essa credevo di sentire il terremoto con cui un'originaria forza vitale, accumulata da tempo antichissimo, si fa finalmente strada, indifferente al fatto che tutto ciò che oggi si chiama cultura possa in tal modo vacillare. Si vede che non discernevo, si vede altresì di cosa facevo dono a Wagner e a Schopenhauer, di me stesso. Ogni arte, ogni filosofia, può essere guardata come rimedio e ausilio di una vita che cresce o che declina: esse presuppongono sempre sofferenze e sofferenti. Ma esistono due specie di sofferenti: quelli che soffrono per una sovrabbondanza di vita, e vogliono un'arte dionisiaca e così pure un'intelligenza e una prospettiva tragiche della vita, e poi quelli che soffrono per l'impoverimento della vita, e che esigono da arte e filosofia la calma, il silenzio, un mare placido, oppure l'ebbrezza, lo spasimo, lo stordimento. La vendetta sulla vita stessa, la più voluttuosa specie di ebbrezza per questi esseri impoveriti! Al duplice bisogno di questi ultimi corrispondono sia Wagner che Schopenhauer, essi negano la vita, la denigrano, e sono in tal modo ai miei antipodi

22 …Nietzsche contra Wagner: “Noi antipodi”
Il più ricco di pienezza vitale, il dio e l'uomo dionisiaco, può concedersi non soltanto la visione del problematico, ma persino l'azione terribile e ogni lusso di distruzione, di disgregazione, di negazione; in lui il male, l'assurdo e il brutto appaiono per così dire leciti, allo stesso modo che, in seguito ad un sovrappiù di forze generatrici, restauratrici, essi appaiono leciti alla natura, la quale sa ancora trasformare un deserto in una terra rigogliosa e fertile. Viceversa colui che più soffre, che è più povero di vita, più di chiunque altro avrebbe bisogno della mitezza, della placidità e della bontà, quel che oggi viene definito umanità - nel pensare come nell'agire, e possibilmente di un dio che fosse un dio apposta per i malati, un salvatore, e così pure della logica, della comprensibilità concettuale dell'esistenza accessibile persino agli idioti - i tipici liberi pensatori, come gli idealisti e le anime belle... sono tutti décadents - avrebbe bisogno insomma di un restringersi e di un limitarsi, al caldo e al riparo dalla paura, in orizzonti ottimistici, che consente l'instupidimento. In tal modo appresi via via a capire Epicuro, l'antitesi del greco dionisiaco, e similmente il cristiano, il quale in realtà è una specie di epicureo e con il suo "la fede rende beati" segue fin dove è possibile il principio dell'edonismo, sin oltre ogni onestà intellettuale.

23 Filosofia della musica

24 “Musica e magia”… Jules Combarieu, in un suo testo del 1909, intitolato “La musica e la Magia”, tenta di affermare la tesi secondo la quale musica e magia hanno, all’origine, una stretta unità, anzi, che la musica deriva dalla magia stessa. Ciò che l’autore vuole sottolineare è che la musica non deve essere considerata come quella che noi conosciamo, ossia una produzione artistica, ma che, regredendo sempre più indietro nel passato, questa è strettamente legata alle pratiche magiche al punto di parlare della musica come di un evoluzione a partire dalla magia. Focalizzando la nostra attenzione sull’origine della musica, potremmo venire a conoscenza di sfumature che ci offrono una visione molto più ampia e soddisfacente. Uno dei fili conduttori di tale indagine riguarda il problema della ripetizione. Ripetizione che è in grado di far notare l’importanza dei concetti e delle nozioni e può servire per ribadirli o enfatizzarli. Essa è una delle regole universalmente seguite nell’uso delle formule magiche. La formula magica è di per sé una formula ripetitiva, che consta per lo più di parole “prive di senso”, che sono prese per il loro puro valore musicale, ovvero per la loro capacità fonico-espressiva (RICA,RICA,SERO). L’accento può, in un primo momento, cadere sui motivi di sopravvivenza, in quanto incorporata nella magia la musica diventa una delle tecniche importanti di sopravvivenza del primitivo; nello stesso tempo la concezione della magia rende a suo modo conto dell’antica idea della partecipazione della musica all’assenza del reale, nell’ambito della concezione “metafisica” della musica. Attraverso il canto magico si evocano infatti le forze che governano la realtà stessa. Ci troviamo sul piano della parola magica che sta in un certo senso prima della poesia e prima della musica e che è, nello stesso tempo, poesia - musica.

25 …“Musica e magia”… Occorre notare che l’indagine di Combarieu si sposta sull’idea del fascino della musica. La musica ci incanta. La musica è incantevole. Il verbo in-cantare ha indicato dapprima l’azione che si esercitava sopra un oggetto o una persona con l’aiuto del canto. La stessa parola ‘canto’ ha a che vedere con incantesimo, così come cantare con incantare, nel senso di una pratica incantatoria. Incantesimo in francese si dice charme, che ci riporta al latino carmen ed ai suoi molteplici significati tra i quali vi è anche quello di indicare un brano suonato con un flauto o una cetra, o in generale una poesia, un poema. Infine Combarieu sposta la sua attenzione sul rapporto della magia con l’immaginazione in generale. Sullo sfondo della magia e della musica vi è l’uomo stesso come immaginazione e sentimento, e proprio per questo egli può divenire da mago, poeta e musicista. Per Combarieu la magia è uno straordinario e grandioso progetto dell’immaginazione umana, ma ciò vale anche per la musica e per l’Arte intera. E’ utile, al fine di condurre al meglio la nostra analisi, spostare l’asse della nostra ricerca nel mondo egizio, per una breve e chiarificatrice digressione. Si trovano infatti a convergere, la magia, intesa come credenza nel potere delle parole magiche, negli incantesimi, negli oggetti e nella rappresentazione di cerimonie accompagnate dalla recitazione intonata di formule. Nonostante non siano presenti tracce di una notazione musicale, in diversi testi geroglifici, molti studiosi hanno riconosciuto caratteristiche tali da rivelare la presenza di canti e musiche ad essi connessi.

26 …“Musica e magia”… Uno dei documenti più antichi e di maggiore interesse è un inno al Nilo, che corrisponde ad un incantesimo per ottenere la pioggia. Nell’ultima strofa si trovano una serie di invocazioni ritmicamente disposte che testimoniano sia un idea musicale sia il suo carattere magico. Infine una curiosità riguarda la Piramide di Unis dove la parola incantesimo, contrariamente al significato da noi oggi attribuito, vuole dire “cosa cantata”. La musica inoltre era usata anche come terapia, per combattere malattie inspiegabili. Per esempio la credenza che il morso del ragno taranta portasse alla pazzia e che poteva essere scacciata solo mediante danze e balli. Un altro esempio chiarificatore del legame che intercorre tra musica e magia ci viene offerto dalle antiche danze rituali dei dervisci roteanti presenti nella religione orientale Sufi,che consiste in un movimento circolare ed ossessivo su se stessi, attorno al proprio asse spirituale, ma anche corporeo. Una danza che sembra riportare l’attenzione sul profondo valore dell’introspezione, quale componente indispensabile di una crescita interiore. L’eterno e ritmico“girare” su se stessi per raggiungere la verità assoluta. Si può constatare, già a partire del Rinascimento, un graduale affiancarsi , una progressiva contaminazione fra pensiero musicale, elaborazione filosofica, tematiche magico-ermetiche, tradizione cabalistica e nascita del pensiero scientifico moderno. Assistiamo quindi a una tendenza a porre in primo piano concettualizzazioni di tipo proporzionale/armonico che utilizzano le capacità mitopoietiche della musica e del suo linguaggio assieme alla crescita di interesse per la neonata scienza acustica, utilizzata anche come chiave della Conoscenza in polemica con l’Animismo ed il pensiero magico-cabalistico fluddiano.

27 “…quel pensiero che riuscì a concepire il Cosmo come Armonia…”
…“Musica e magia”… “…quel pensiero che riuscì a concepire il Cosmo come Armonia…” La musica, d’altronde, ha spesso rivestito un valore eminentemente metafisico, tanto da offrire terreno fertile alla realizzazione di un dogma, di una verità. Quella stessa verità/pensiero che riuscì a definire il cosmo come Armonia. Musica che, fin dagli albori, ha rivestito un ruolo particolare, una sorta di strumento d’ “Incanto”, dolce e, al contempo, immensamente impetuoso, da infuriare sull’animo dell’ascoltatore, da operare una trasmutazione in esso. Qualcosa di divino. Basti pensare al mito di Orfeo, che, attraverso le sue capacità, le sue abilità, giunge all’agognata meta. Orfeo che ci riporta primariamente al concetto, classico e rinascimentale, di Armonia, contaminazione esoterica della musica per eccellenza, massima perché comune a tutte le fedi, civiltà e tempi. Armonia che sta alla base della possibilità di considerare la Musica come “specchio di Dio e del Mondo”, come proporzione matematica, specchio della ratio divina. La musica è, per gli antichi, la voce di Dio, l’immagine compiuta e perfetta della sua creazione. L’immagine della creazione cosmica e del suo organizzarsi ordinato. Moltissime sono le testimonianze del particolare uso del termine Armonia e, di conseguenza, della particolare considerazione della Musica. Quest’ultima può ricostruire la Natura, e al tempo stesso svelarne gli arcani segreti. Inoltre si adatta perfettamente all’uso alchemico di rifondazione dell’ordine del Mondo. Interessante e affascinante proprio perché misterioso terreno di scambio, un magico confine.

28 …“Musica e magia”… E’ dato conosciuto che l’Europa del primo terzo del XVII secolo veda il fiorire di scritti, manifesti, trattati e conseguenti polemiche, attorno ad utopie simboliste, alla Cabala, alle società segrete di stampo Rosacrociano. Si tratta di un notevole colpo di coda del progetto matematizzante che si configura come “pensiero forte”, che nella fattispecie diventa “pensiero debole”, esente dalle pretese di racchiudere in sé la natura ed il cosmo. Parte delle polemiche si giocano all’interno o attraverso l’ambito musicale. Quest’ultimo preso come riferimento, con maggiore o minore profondità, nei loro scritti più importanti, da Robert Fludd, Marin Mersenne, Michael Maier, Petrus Gassendi, Athanasius Kircher, solo per citarne alcuni. Ma così come la musica è vista come terreno fecondo di incontri/scontri, allo stesso modo offre, grazie alla sua caratteristica malleabilità, la possibilità di essere utilizzata in numerosi modi, con esiti differenti. Marsilio, Pico, Agrippa, Cardano, Reuchlin, Tritemio, Bruno, Paracelso, Campanella e Keplero credevano nella possibilità di forzare le sfere celesti a modificare il proprio moto ed i loro influssi sulla Terra, partendo proprio dall’arcana conoscenza egizio-ebraica.I loro mezzi sono certo più raffinati di quelli delle streghe: l’astrologia, la cabala, l’arte della memoria, la teoria delle ‘simpatie’, la mistica della parola e del gesto, il prezioso talismano e l’Alchimia sono molto diversi dai sabba, dalle inquietanti formule magiche e dalle vili tecniche di invocazione dello Stregone. Come il Mago, essi cercavano di sfuggire al Determinismo naturale, volendo dominare gli astri e associarsi alla sfera demiurgica (il demiurgo è il platonico creatore e legislatore dell’universo). Ovviamente, non tutti gli intellettuali simpatizzavano per la magia, un esempio su tutti era Marin Mersenne. Egli sosteneva che solo la Scienza, intesa come conversione dell’uomo verso le creature, sia lo strumento di salvezza in quanto elevazione e liberazione dell’uomo dai suoi bisogni materiali in favore di quelli spirituali. Scopi molto simili a quelli della tradizione magico-astrologica. Possiamo quindi azzardare la tesi secondo la quale i legami che intercorrono tra la rivoluzione scientifica e la magia rinascimentale sono essenzialmente di carattere armonico-musicale.

29 Filosofia della musica

30 “INCONTRO CON LA MUSICA”
La musica è nata probabilmente come comunicazione in ogni senso, per sottolineare un gesto o un evento, prima del verbo, o meglio come “verbo” che vibra senza concetti attraverso le emozioni primordiali, profonda nel nostro per la profondità delle sue radici e dunque universale per quanto diversificata nella sua storia e nei suoi idiomi. Nessuna civiltà per quanto antica dunque ha “ignorato la musica”, la sua presenza è costante nelle più importanti pratiche quotidiane e rituali nonché in forme simili nella mitologia di popoli tuttavia assai diversi: per i Cinesi il suono era da principio un emanazione degli antenati, per gli indiani d’America il mondo era stato creato dal triplice canto del loro dio e nelle popolazioni primitive era posto sul gradino più alto come un essere superiore che aveva il “potere” e l’autorità di pronunciare le formule rituali, nelle quali il suono prevaleva sul verbo. Dunque la “musica” come esperienza intima o collettiva come rito propiziatorio o canto funzionale accompagnava la vita quotidiana e le sue manifestazioni: la nascita, l’adolescenza, le nozze, e ad un gradino più alto con l’evoluzione del pensiero coinvolgeva gli eventi cosmici, le stagioni, i fenomeni naturali, lo Zodiaco. Anche oggi non si può certo dire che la musica non entri in forme seppur diversissime in ogni aspetto dell’esistenza e nessuno per esempio può negare il potere enorme che le riconosce la pubblicità ma la musica è anche altro, è un ricordo, è un tramonto, è una speranza, un amore, è tutto ciò che fa vibrare il nostro animo anche per un solo istante, in armonia con l’universo. La musica è come un giardino di delizie “pomerium” splendente e rigoglioso di frutti, alcuni dolcissimi e delicati altri dal più aspro e forte sapore ma tutti egualmente nutrienti e purificanti, chi vorrà assaporali saprà assaporare meglio anche la vita.

31 I n t e r p r e t e Formalismo Codici stilistici
(per es. antecedente e conseguente, melodia e armonia, consonanza e dissonanza) I n t e r p r e t e Formalismo Le relazioni musicali intrinseche producono un “godimento estetico” di natura intellettuale Forma e Struttura Oggetto Musicale Espressionismo assoluto Le relazioni musicali intrinseche provocano emozioni nell’ascoltatore Rimandi ai contenuti di un testo poetico, ad una situazione scenica (dramma per musica) o ad un affetto (teoria degli affetti) Elementi referenziali Referenzialismo (la musica è capace di suscitare sentimenti in generale, in virtù di un potere evocativo: visione romantica)

32 BACKSTAGE...

33 BACKSTAGE...

34 ...BACKSTAGE...

35 ...BACKSTAGE...


Scaricare ppt "Seminario permanente di Filosofia della Musica Guida all’Ascolto"

Presentazioni simili


Annunci Google