La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Antropologia - Lezione 13^

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Antropologia - Lezione 13^"— Transcript della presentazione:

1 Antropologia - Lezione 13^
Capitolo III La verità dell’Antropologia cristiana: la partecipazione degli uomini alla Predestinazione di Cristo fine

2 «Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore non ha pace, finché non riposa in te. Quando aderirò a te con tutto me stesso, non vi sarà più posto per il dolore e la fatica, e la mia vita sarà viva, tutta piena di te. È un fatto che tu sollevi chi riempi; e poiché io non sono ancora pieno di te, sono di peso a me stesso» (Agostino d’Ippona).

3 Punti aperti: Predestinazione “non per tutti”
Predestinazione obbligatoria perché la grazia è infallibile verso i predestinati (nonostante le resistenze della loro libertà) Predestinazione secondo il criterio meritocratico: in vista dei meriti (o demeriti) di un soggetto Dio lo predestina alla salvezza o no

4 La possibilità della dannazione
La predestinazione in Cristo (= volontà salvifica universale, efficace…) è compatibile con la possibilità reale, seppure tragica, della dannazione? È in gioco la serietà della libertà umana: l’uomo può opporsi, resistere, rifiutare la sua predestinazione

5 Possibilità dell’inferno? Salvaguardia di:
Proprio nella negazione dell’offerta della gra-zia, l’esercizio della libertà afferma che l’unico senso per la libertà umana è Cristo dunque, si può scegliere diversamente, ma con un esito autodistruttivo! La negazione costituisce non la salvezza e la realizzazione della libertà, bensì il suo falli-mento totale e la perdizione definitiva di sé Possibilità dell’inferno? Salvaguardia di:  libertà umana  amore divino

6 Possibilità dell’inferno: non nell’alternativa (falsa) tra la giustizia e la misericordia di Dio, ma per la salvaguardia della libertà umana Se mi si dice che, qualsiasi cosa io faccia, sarò in ogni caso salvato da Dio, anche se rifiuto con tutto il mio essere questa salvezza e mi ribello contro di lui, che ne è della mia libertà? E come potrei trovare felicità in qualche cosa che mi ripugna e che mi è stato imposto contro la mia volontà?

7 “L’uomo è libero fin da principio. Dio infatti è libertà,
La libertà è prerogativa costitutiva della creazione di Dio: “L’uomo è libero fin da principio. Dio infatti è libertà, e a immagine di Dio è stato fatto l’uomo” (Ireneo di Lione, Adv. Haer. IV, 37, 4: SC 100 bis, 932).  Anche Brambilla parla preferibilmente di libertà creata, piuttosto che di uomo o di creatura.

8 “La libertà racchiude in sé un principio irrazionale oscuro: esso non fornisce garanzia interiore che la luce vincerà le tenebre [...]. La libertà può essere «fatale», può portare sulla strada della vittoria delle tenebre e della distruzione dell’essere [...]. La grazia non contraddice alla libertà, la grazia è un’identità interiore con la libertà, la grazia vince la tenebra irrazionale della libertà e la porta all’amore libero. Perciò il mistero fondamentale del cristianesimo è collegato alla grazia, cioè al superamento del conflitto tra il fato della libertà e il fato della necessità nell’amore libero” (N.A. Berdjaev, Il senso della storia, Milano 1972, 55-6).

9 “Spetta all’anima decidere di se stessa
“Spetta all’anima decidere di se stessa. Il grande mistero costituito dalla libertà della nostra persona è che Dio stesso si ferma davanti ad essa” (E. Stein, Scientia crucis, 180) “La nostra libertà è la facoltà del definitivo e l’avvento dell’eterno” (K. Rahner). Propriamente parlando, l’inferno non è una creazione di Dio, bensì una creazione dell’essere umano. Il rifiuto eventuale di Dio da parte di una sola persona creerebbe “un” inferno. Argomento per la teodicea: di fronte agli inferni terreni, siamo portati ad accusare Dio, ma il responsabile non è forse l’uomo?

10 Ma l’affermazione della possibilità dell’inferno è anche funzionale alla salvaguardia dell’amore di Dio che non possiede altre vie per salvare l’uomo al di fuori dell’amore (che è la libera adesione della persona all’altro). Dio solo è essenzialmente buono perché il suo volere è di unire i cattivi a sé, che è, il buono per essenza, e renderli di conseguenza buoni. A questo fine, quando è oltraggiato, benedice; quando è perseguitato, sopporta; quando è infamato, conforta; e quando viene trucidato, prega per gli uccisori. Egli fa tutto questo per non allontanarsi dal Suo fine principale: l’amore (Massimo il Confessore)

11 (Isacco di Ninive, Discorsi ascetici, 81,
La dottrina dell’inferno come necessità dell’amore in Isacco di Ninive: “Nel suo grande amore, Dio non ha voluto costringere la nostra libertà, anche se avrebbe potuto farlo, ma ci ha lasciati venire a lui con il solo amore del nostro cuore” (Isacco di Ninive, Discorsi ascetici, 81, ed. Spanos, Atene 1895, 307). L’inferno è dunque il tormento della privazione dell’amore:

12 “Vi dico dunque che coloro che soffrono nell’inferno sono tormentati dai colpi dell’amore. Sono duri e amari i colpi che procedono dall’amore — cioè di ciò in cui essi hanno sentito di aver mancato di carità —, più dei tormenti che procedono dal timore. La sofferenza che freme nel cuore e <dipende> dalla mancanza di amore è più acuta di qualsiasi <altro> tormento. È turpe che uno pensi che i peccatori nell’inferno sono privati dell’amore per Dio. L’amore infatti è figlio della scienza del vero, che confessiamo essere data a tutti in modo universale.

13 L’amore nella sua potenza agisce in due modi
L’amore nella sua potenza agisce in due modi. Tormenta chi ha mancato, come capita anche qui, quando un amico capisce di essere stato infedele all’amico; rallegra invece sempre l’amore coloro che hanno osservato quel che gli si deve. Così anche nell’inferno: dico che la durezza del tormento è costituita dal pentimento che procede dall’amore, mentre la letizia che è nell’amore inebria l’anima dei figli dell’alto” (Isacco il Siro, Discorsi ascetici, 19, tr. In Isacco di Ninive, Discorsi ascetici/1, a cura di M. Gallo e P. Bettiolo, Roma 1984, 239).

14 Sviluppo logico dell’idea di dannazione:
Partenza: pre­destinazione non significa che l’umanità «sic et simpliciter» sia salva, ma che l’umanità in Cristo è salva qui l’ordine storico effettivamente voluto da Dio il rapporto tra l’umanità e il Cristo si instaura sulla base della libertà personale di ciascuno: La salvezza voluta da Dio per l’uomo è gra-tuita e antecede la risposta dell’uomo, ma per attuarsi è offerta alla libertà umana.

15 «Dio ha creato te senza di te
«Dio ha creato te senza di te. Perché Dio ti creasse non hai dato nessun consenso: e come avresti potuto consentire quando ancora non esistevi? Dunque, colui che ha creato te senza di te non ti giustifica senza di te. Egli ha creato chi era ignaro, ma giustifica soltanto chi lo vuole» (Sant’Agostino)

16 Come intendere l’infallibile efficacia della Predestinazione?
non nel senso che essa salverà di fatto tutti gli uomini neppure nel senso (agostiniano) che salverà i predestinati anche contro la loro volontà nel senso che essa salverà infallibilmente e senza discriminazioni tutti quelli che non gli si oppongono ostinatamente e non rifiutano di essere salvati cfr. testi neotestamentari: esistono peccati irremissibili? (bestemmia contro lo Spirito e apostasia)

17  Mc 3,22-29 (//Mt 12,31ss; Lc 12,10): In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna. Eb 6,4-6: “Quelli infatti che sono stati una volta illuminati... se sono caduti (qui si fa il caso dell’apostasia), è impossibile rinnovarli una seconda volta portandoli alla conversione, dal momento che per loro conto crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo espongono all’infamia.

18 Rom 8,38: niente ci potrà separare dall’amore di Cristo.
Per tutti coloro che non vi resistono, nulla, né fuori di loro, né dentro di loro (inclinazioni, tendenze, peccati) potrà impedire l’attua-zione della volontà salvifica di Dio: Rom 8,38: niente ci potrà separare dall’amore di Cristo. Questa posizione differisce radicalmente da quella pelagiana, che concepisce la salvezza come ricompensa alla bontà morale dell’uomo la salvezza è esclusivamente effetto della volontà di Dio: è infatti solo dalla volontà di Dio che viene tutta la salvezza dell’uomo.

19 E l’uomo, da parte sua? ha solo la possibilità di resistere e quindi opporsi, per salvarsi altrove (fuori di Cristo) rifiutandosi a Cristo, l’uomo rende sterile per sé la volontà salvifica che in Gesù Cristo è uni-versale (1Cor 1,17: la croce di Cristo resa vana) se non si oppone, la volontà salvifica si attua infallibilmente in lui come in tutti opporre resistenza = chiudersi al dono di Dio reso disponibile nella storia/comunità di Gesù è “perdersi”, si perde la propria “destinazione” Ma questo è il senso della vicenda storica della libertà umana di cui s’interessa il capitolo IV!

20 Un piccolo esercizio di verifica 

21 Giuda era predestinato?  dall’eternità?  nella sua storia?
era predeterminato? era libero?

22 Maria di Nazareth era predestinata?  dall’eternità?  nella sua storia? era predeterminata? era libera?

23 Le strutture della libertà creata
Momento sistematico 1 Le strutture della libertà creata

24 Momento sistematico I (= strutture della libertà creata)
 L’uomo: libertà creata  La relazione uomo-creazione  La libertà sessuata: differenza nella/per la comunione  La grazia. L’incorporazione a Cristo: realizzazione della comunione Ri-fare il discorso a partire da: Tesi fondamentale della Predestinazione: Figli nel Figlio per grazia

25 Premessa: l’attuarsi della Predestinazione
Dopo aver visto il piano divino nella sua eternità, ora ne vediamo il suo compimento storico. Eternità Storia  La P. per realizzarsi è condizionata dall’accadere di alcune condizioni:

26 dunque la volontà di Dio per l’uomo (= P.) si attua creando
 se Dio è mosso dalla volontà di avere dei figli nel Figlio, occorre che dia esistenza ad un interlocutore a cui donarsi, un tu in grado di divenire partner di tale progetto, che sia capace di una risposta libera di fronte a tale offerta d’amore il volere di Dio stabilisce una reciprocità, un admirabile commercium, una relazione che esige l’esistenza di un “tu” amato e amante dunque la volontà di Dio per l’uomo (= P.) si attua creando si attuerà precisamente nella creazione dell’uomo (posizione centrale nel creato).

27 La P. esige che si attuino almeno due condizioni:
 l’esistenza di esseri che non siano Dio stesso, che siano “altro da Dio” (creature) e che di conseguenza possano diventare partecipi della natura divina e della filia-zione, dal momento che non vi partecipano in modo nativo ed essenziale (per natura) di qui, la creatura, o meglio, la «libertà creata», nella differenza di uomo e donna perciò l’esistenza dell’uomo non dev’esser presupposta all’azione divina, ma va colta come ciò che il piano di Dio pone per realizzarsi

28  l’esistenza in questi esseri di una disponibilità (la libertà) ad accogliere la volontà di predestinazione in modo libero  per cui la volontà di Dio si mostri come effetti-vamente «graziosa» e non predeterminante

29  l’uomo non è Dio, ma è creato
Riepilogando:  l’uomo non è Dio, ma è creato = è distinto da Dio – totalmente dipendente da Lui è disponibile a Dio, in quanto è creato libero = è nella possibilità effettiva di comunione con Dio in Cristo = l’orientamento originariamente cristologico della libertà creata: l’uomo viene creato in Cristo ed in vista della comunione/incorporazione a Gesù di Nazareth tradizionalmente = l’uomo viene creato “in grazia”.

30 La tradizione ha sviluppato la riflessione sulle strutture dell’uomo attorno a tre capitoli:
1. la creazione = concentrandosi, però, essen-zialmente sulla questione cosmologica = il “creato”, il mondo e l’origine delle cose da Dio 2.l’uomo = inizialmente ricondotto al tema biblico dell’imago Dei, di fatto studiato nell’analisi dei componenti della persona: anima e corpo 3. la grazia = la chiamata alla comunione con Dio in Gesù Cristo.

31  Punto di partenza biblico (Gen 1 e 2):
Due correttivi che vogliamo apportare:  Punto di partenza biblico (Gen 1 e 2): propone una visione unitaria della creazione dell’uomo, colto non tanto nei suoi elementi/componenti strutturali, quanto piuttosto nelle sue relazioni costitutive: con Dio (la filiazione) con il mondo (luogotenente di Dio) con l’uomo/donna, cioè l’altro da sé (sessualità e socialità)

32 si vede meglio l’unitarietà dei diversi temi attorno alla figura dell’uomo
l’importanza della dialettica sessuale – e della socialità in genere (temi tradizionalmen-te trascurati o rimandati ad altre discipline, quali la morale) – tra gli elementi originari e costitutivi dell’uomo.

33  punto di partenza l’uomo e non il mondo
è anzitutto la creazione dell’uomo il centro, non la natura in genere tutto ciò che è posto in essere (il cosmo) lo è in vista ed in relazione a quest’unico progetto divino in rapporto all’uomo avrà piena comprensione lo studio del tema natura/mondo, liberan-dolo dalla riduzione cosmologica a cui è andato incontro nella storia e recuperandone, invece, l’originario riferimento antropologico.

34 l’uomo: la libertà creata
Ci concentreremo sui seguenti nuclei tematici intesi come lo svolgimento analitico del mistero della predestinazione nel suo attuarsi storico: l’uomo: la libertà creata la relazione dell’uomo con il mondo: la creazione la relazione dell’uomo con l’altro da sé: la sessualità la relazione dell’uomo con Dio: l’incor-porazione filiale = la Grazia

35 L’uomo: la libertà creata, capacità di relazione
 L’uomo imago Dei  la struttura ontologica dell’uomo: anima - corpo

36  Il tema dell’uomo imago Dei

37 1. Analisi biblica: l’uomo, imago Dei
La creazione dell’uomo e della donna nel giardino (Gen 2)  1.2 L’ uomo «immagine» di Dio nel codice P 1.3 Ulteriori riferimenti veterotestamentari Già esposto in esegesi. Passo il file (in word) sul CD.

38 La visione di Paolo: riprende il tema dell’imago dall’AT, ma
novità radicale: è la ricentratura cristologica l’imago Dei è Gesù Cristo «Egli è immagine del Dio invisibile» (eikon tou Theou) Col 1,15 anche: 2Cor 4,4; 2 Cor 3,18  in subordine il riferimento antropologico: «noi tutti, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore» 2Cor 3,15-18

39  da notare la prospettiva escatologica
- divenire “immagine” sarà dono, frutto dell’azione dello Spirito, riflettendo la gloria del Signore, il Kyrios «E come abbiamo portato l’immagine dell’Adamo terrestre, così rivestiremo pure l’immagine di quello celeste» (1Cor 15,49) - l’immagine si lega specialmente a Cristo risorto - l’uomo ne è perfetta immagine nella sua risurrezione gloriosa

40  Somiglianza: Tre elementi costitutivi del concetto paolino di imago:
 non una vaga analogia tra l’immagine e la sua realtà ma una esatta e reale riproduzione della realtà nell’immagine  perciò: Cristo è la vera immagine di Dio, non come lo è l’uomo. Egli è immagine perché Figlio generato dal Padre

41  Dipendenza ed origine
 la donna è l’immagine dell’uomo = per disciplinare il comportamento dell’uno e dell’altra nelle assemblee liturgiche (1 Cor 11,8)  l’uomo è immagine del Dio - vasaio (Rom 9,20) = il senso della dipendenza dell’uomo dalla volontà misericordiosa di Dio.

42  Manifestazione l’immagine deriva dal modello ma anche lo manifesta
l’immagine è la realtà in quanto si manifesta: - Cristo immagine del Dio invisibile (2 Cor 4,4 e Col 1,15) - i cristiani sono detti immagine di Cristo nel senso che manifestano la sua gloria (2 Cor 3,18).

43 Osservazione: Nel NT rimane un po’ in penombra il significato della condizione iniziale di immagine di Dio propria dell’uomo dei primordi (Adamo) I Padri uniranno le affermazioni del Genesi con quelle paoline

44 L’imago Dei dalla Scrittura alla TRADIZIONE

45 Come interpretare «immagine» e «somiglianza»?
S’identifica il contenuto dell’immagine nell’uomo o in una componente dell’uomo anche in campo esegetico si è cercato una particolare qualità che sarebbe stata concessa all’uomo in quanto immagine di Dio, sganciandola dal suo riferimento cristologico ci si stacca dalla visione storico-salvifica (= chi è l’uomo?) e più sulla questione metafisica di una definizione della natura umana, nella unità/duplicità dei suoi elementi (= com’è l’uomo? è un composto di corpo-anima)

46 Gli interrogativi di fondo:
 Se l’uomo è “a immagine e somiglianza” chi è l’originale?  “Dov’è” l’imago dei nell’uomo?  A cosa si riferisce in particolare?  Quale rapporto tra immagine e somiglianza? Staticità o dinamismo?

47  Dall’immagine alla somiglianza
Nei PADRI DELLA CHIESA Gli scritti dei padri della chiesa rivelano la coscienza della distinzione e del rapporto dinamico tra immagine – ricevuta con la nascita – e somiglianza, da raggiungere nella vita storica, con un impegno ascetico (sinergia). Creato ad immagine di Dio l’uomo deve progressivamente “diventare simile” a Dio; ciò si attuerà pienamente nell’eschaton, per l’azione dello Spirito Santo.

48 La figura storica della filiazione
Predestinati secondo l’Immagine del Figlio Piano dell’eternità Per diventare con-formi all’Immagine del Figlio Piano della attuazione storica: creazione e cristificazione

49 L’uomo è creato secondo l’Immagine
Commenti a Gen 1-2 (protologia: creazione in Cristo) Atanasio : l’uomo è creato “secondo” l’Immagine di Dio (non “a immagine”)  Partecipa dell’Immagine di Dio che è il Figlio  Il Lógos è l’unica vera Immagine del Padre  L’uomo creato secondo il Lógos è logikós Tr. it. = “ragionevole”? Non rende l’idea di parentela (cioè di partecipazione) tra l’uomo e il Lógos divino.

50 P. Crouzel rende l’idea dell’uomo logikós
traducendo con “verbificato” “in quanto logikós, l’uomo può contemplare l’immagine del Padre, il Verbo di Dio, a immagine del quale egli è stato fatto”

51 La Grazia della partecipazione: è la contemplazione-conoscenza di Dio secondo il dinamismo che racchiude l’essere secondo l’Immagine: vedendo il Lógos, l’uomo vede il Padre nel Figlio e in questa visione realizza il suo essere “secondo” il Lógos , il quale è tutto orientato verso il Padre cioè l’uomo realizza il suo essere filiale. Nella tensione-contemplazione verso il Padre, l’uomo realizza il suo essere secondo l’Immagine, diventa logikós, cioè filiale.

52 Per la teologia patristica la grazia è implicita all’origine della natura creata, nell’atto creatore medesimo. Si insiste sul carattere ontologico della partecipazione del divino a mezzo dell’immagine. L’uomo è creato come un essere parteci-pante, predestinato nella sua struttura alla illuminazione del suo noûs (= spirito o punto avanzato che comunica con Dio e vi partecipa) l’immagine conferisce all’uomo la facoltà innata della theoghnosía (conoscenza di Dio). Dopo la caduta nel peccato l’uomo ha perso la somiglianza ma non l’essere a immagine. L’im-magine è resa inoperante (cfr. Gregorio Palamas).

53 L’assenza della grazia non è neppure pensabile; sarebbe una perversione che annienterebbe la natura.
Per la natura umana la sua verità è nell’es-sere sopranatura, in cui questo “sopra” significa deiforme e teofora alle sue origini: - “Nella sua natura, l’uomo è apparentato a Dio” (Gregorio di Nissa, riprendendo Paolo che afferma che egli è del ghénos, della radice divina: At 17,29)

54 L’uomo è coniato secondo l’Immagine di Dio nella sua essenza, e la deiformità ontologica spiega il perché la grazia sia connaturale alla natura, come la natura è conforme alla grazia. Sono complementari e si compenetrano reciprocamente: nella partecipazione l’una esiste nell’altra, la beatitudine paradisiaca non è altro che il germe teso al suo compimento, cioè lo stato cristificato (P. Evdokimov)

55 (prospettiva della conformità morale: imitazione morale dell’Immagine)
 Come avviene il passaggio dalla immagine alla somiglianza? Per gli occidentali: Sequela Christi (prospettiva della conformità morale: imitazione morale dell’Immagine)

56 Nella tradizione latina la sequela-discepolato dell’uomo cristiano consiste soprattutto nella imitazione dell’atteggiamento virtuoso del Figlio Gesù. L’accento cade sull’istanza etica (virtù eroiche) Essere “immagine di Gesù” significa ricevere la forma del suo agire virtuoso (umiltà, povertà, mitezza, benevolenza, obbedienza al Padre, carità verso il prossimo, giustizia, dominio di sé…) Francesco d’Assisi: la povertà di Cristo Francesco di Sales: la mitezza di Cristo Vicenzo de Paoli: la carità di Cristo

57 La “figura filiale”, che qualifica e definisce l’uomo, si declina nella storia come imitazione della fede di Gesù quale via di realizzazione per la libertà: «La predestinazione degli uomini avviene quando gli uomini si lasciano associare a Gesù Cristo, cioè ripercorrono nello Spirito con la loro libertà (nella dinamica delle relazioni in cui essa si esprime e cresce) la vicenda della libertà di Gesù. In altre parole si lasciano incorporare al cammino della fides Jesu» (F.G. Brambilla)

58 conformità ontologica: imitazione della natura di Dio)
Per gli orientali il passaggio dall’im-magine alla somiglianza è Cristificazione: (prospettiva della conformità ontologica: imitazione della natura di Dio)

59 «Il fatto che ha detto “lo fece a immagine di Dio” e ha taciuto la somiglianza, indica che l’uomo sin dalla prima creazione ha ottenuto la dignità dell’immagine, mentre la perfezione della somiglianza gli è stata riservata per la fine, nel senso che egli la deve conseguire, imitando Dio con la propria operosità; così essendogli stata concessa all’inizio la possibilità della perfezione per mezzo della dignità dell’immagine, egli può alla fine realizzare la perfetta somiglianza per mezzo delle opere» (Origene)

60 SOMIGLIANZA: IMMAGINE: Dato finale (+ dinamico)
tensione: vita spirituale SOMIGLIANZA: Dato finale (+ dinamico) Sinergetico: grazia + opere realizzazione perfetta dell’immagine IMMAGINE: Dato iniziale (+ statico) Totalmente gratuito possibilità della perfezione

61 PRECISAZIONI L’immagine è il principio costitutivo dell’es-sere umano
Essa non è deposta in noi come una parte del nostro essere, ma è la totalità dell’essere umano che è creato secondo l’Immagine di Dio. L’uomo è immagine di Dio nella sua struttura tricotomica (Spirito – anima - corpo) al centro di questa struttura c’è la vita dello Spirito Santo questo primato della vita dello Spirito nell’uomo è condizione della sua aspirazione innata allo spirituale, all’assoluto, al divino. L’immagine non è una sostanza in sé completa.

62 Il passaggio dalla Immagine alla Somiglianza è:
lo slancio dinamico di tutto il nostro essere verso il suo Archetipo divino (Origene) è l'aspirazione irresistibile del nostro spirito a Dio (Basilio Magno) Se il centro profondissimo della personalità è la partecipazione all’Amore dello Spirito Santo, esso produce una tensione, un desiderio di essere uniti a colui che si ama: «L’amore di Dio è estatico perché non permette che gli amanti rimangano in se stessi, ma li fa possesso degli amati» (Dionigi Areopagita).

63 È l’eros per Dio: «Sia l’eros fisico per te un modello nel tuo desiderio di Dio. Felice colui che ha per Dio una passione non meno violenta di quella dell’innamorato pazzo per la sua fidanzata» (Giovanni Climaco). «Chi fissa lo sguardo sulla bellezza della natura divina, deve esserne tanto innamorato quanto lo è il corpo di ciò che è ad esso affine, tra-mutando la passione in libera gioia, di modo che la nostra anima arda “eroticamente” in noi della sola fiamma dello Spirito» (Gregorio di Nissa).

64 La dinamica del desiderio
L’antropologia teologica in chiave dinamica è una mistica del desiderio: Il riferimento paolino: «proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio, in Cristo Gesù» (Fil 3,13-14). Il fondamento ontologico: “Dalla natura stessa, noi possediamo il desiderio ardente del Bello… tutto aspira a Dio” (Basilio). L’aspetto fenomenico: “A mezzo dell’immagine Dio lancia l’uomo all’inseguimento di sé” (Macario l’egiziano); “Tutta la vita cristiana è una ginnastica del desiderio” (Agostino).

65 Se tu devi riempire un recipiente e sai che sarà molto abbondante quanto ti verrà dato, cerchi di aumentare la capacità del sacco, dell’otre o di qualsiasi altro contenitore adottato. Ampliandolo lo rendi più capace. Allo stesso modo si comporta Dio. Facendoci attendere, intensifica il nostro desiderio, col desiderio dilata l’anima e, dilatandola, la rende più capace. Cerchiamo, quindi, di vivere in un clima di desiderio perché dobbiamo essere riempiti. La nostra vita cristiana è una ginnastica del desiderio. Dio è tutto ciò che aspettiamo. Protendiamoci verso di lui perché ci riempia quando verrà» (Agostino).

66 Il movimento dell’epéctasis
Gregorio di Nissa ha adottato il termine epectasi per indicare questo processo del desiderio. Vuole descrivere un ritmo binario del cuore. Esso è rivolto verso l’interno (l’in-stasi), perché si raccoglie in Dio che gli è infinitamente prossimo e gli partecipa la sua vita: «È più intimo a me di me stesso» (Agostino). Ma è anche proteso in uno slancio amoroso verso Dio (l’ex-stasi), che pur essendo così intimo, è sempre oltre, in una distanza che non si cancella. Per cui il cuore è sempre alla ricerca di questo Dio vicino e inaccessibile, intimo e lontano, che l’uomo conosce per la fede e non ancora faccia a faccia. «Il cuore diviene un universo in espansione» (J. Daniélou).

67 La deificazione/divinizzazione (théosis) avvie-ne nella sinergia di grazia e libertà:
“può alla fine realizzare la perfetta somiglianza per mezzo delle opere” (Origene). I Padri hanno coniato il termine tecnico di synérgeia per designare la cooperazione di Dio e dell’uomo nell’opera della salvezza. Letteralmente, sinergia significa co-azione. Si tratta di due energie congiunte. La loro non è una collaborazione alla pari, come due forze (1+ 1 = Dio e l’uomo) che si mettono insieme per svolgere un’azione in vista di ottenere un risultato.

68 L’errore sta nel pensare l’energia dell’uomo come qualcosa di suo (pre-esistente), da mettere a fianco di ciò che viene dallo Spirito. Si tratta invece dell’energia dello Spirito che penetra dall’interno l’energia dell’uomo e suscita la sua obbedienza all’azione di Dio: «È Dio che suscita in voi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni» (Fil 2,13). La vita spirituale è synérgeia, è l’ontologia dell’uomo nello Spirito di Cristo

69 (Massimo il Confessore).
Si può individuare l’apporto dell’uomo nella capacità di “far spazio” per un’accoglienza libera dello Spirito. Dio ha onorato l’uomo conferendogli la libertà… perciò lo Spirito non genera la volontà che gli resiste. Egli non trasforma per divinizzazione se non quella volontà che lo vuole. Dio fa tutto in noi, la virtù e la gnosi, e la vittoria e la sapienza e la bontà e la virtù, senza che noi mettiamo assolutamente nulla se non la buona disposizione della volontà. (Massimo il Confessore). La virtù e la disposizione che fa scattare l’azione della grazia e rende gli atti sinergici.

70 Quando sorge la libertà nell’uomo?
Quando il libero agire umano si situa all’interno dell’agire di Dio è allora che diventa vera libertà (cfr. Gv 8,32) la sinergia non è cieca sottomissione ma fedeltà cosciente e totale della persona alla Persona. La grazia più che dare ordini lancia inviti! (Se vuoi essere perfetto…)

71 Le due fasi della sinergia: praxis negativa (vita ascetica)
praxis positiva (esercizio delle virtù) La praxis negativa Per i padri il peccato è anomía (1Gv 4,6): disordine, trasgressione del limite normativo, confusione degli strati ontologici dell’uomo La perversione chiede l’atto terapeutico per la ricostruzione della struttura normativa dell’uomo È la catarsi etica, purificazione delle passioni, che si completa nella catarsi ontologica: guari-gione della natura (apathéia: stato di salute dell’anima che è ristabilita nella forma originaria).

72 La praxis positiva I cristiani «crescono e progrediscono alla misura dell’età della pienezza del Cristo mediante un integro, divino eros, diverso da ogni altro, che nasce dalla preghiera del cuore pura e senza distrazione. E così si perfeziona con la preghiera spirituale immobile e stabile e con l’estasi che scaturisce dalla carità perfetta, col rapimento e l’unità con il sommo Desidera-bile, il che costituisce il progresso e la tensione verso l’alto, mediante la pratica alla contempla-zione» (Filocalia).

73 P. Florenskj: dall’immagine alla somiglianza:
l’ascesi della bellezza L’ascesi (askesin) cristiana è anzitutto filocalia, cioè “ornarsi di Dio”: Verità, bene e bellezza: è un unico principio, è un’unica vita spirituale. La verità manifestata è l’amore.L’amore realizzato è la bellezza. La vera conoscenza è conoscenza della verità ed è possibile solo attraverso la divinizzazione dell’uomo: chi non è con Dio non conosce Dio. La conoscenza effettiva della verità è pensabile nell’amore e soltanto nell’amore, e, viceversa, la conoscenza della verità si manifesta attraverso l’amore:

74 chi è con l’Amore non può non amare
chi è con l’Amore non può non amare. Il mio stesso amore è azione di Dio in me, e mia in Dio. L’amore manifestato per la creatura si contempla come bellezza; donde il godimento, la gioia, la consolazione quando contempliamo con amore. Ciò che rallegra si chiama bellezza; l’amore come oggetto di contemplazione è bellezza. La mia vita spirituale, la mia vita nello Spirito, il mio divenire «simile a Dio» è bellezza, quale bellezza della creatura originaria di cui è detto (Gn 1,31): «E Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto bello»

75 L’ascesi non ha lo scopo di moralizzare la persona, ma di renderla contemplativa: il contrario del peccato non è la virtù, ma la visione di Dio nel cuore santificato: «Non c’è nulla di più bello di una persona che nell’oscurità misteriosa dell’attività interiore è riuscita ad arrestare il torrente limaccioso delle cure peccaminose e, riempitasi di luce, rivela in sé l’immagine di Dio splendente come una perla preziosa. Lo scopo delle fatiche ascetiche è perciò di percepire tutto il creato nella sua vittoriosa bellezza originaria.

76 Lo Spirito Santo rivela se stesso nella capacità di vedere la bellezza della creatura. Il cuore si purifica della bruttura che lo distacca da Dio e dalla creatura e, una volta distaccatosi da ciò che lo distacca da Dio, mediante lo sforzo ascetico, diventa casto, cioè percepisce disinteressatamente la bellezza della creatura e si accende d’amore per tutto il creato».

77 Conclusione dall’immagine alla somiglianza
questa distinzione patristica (immagine e somiglianza) non corrisponde letteralmente alla Scrittura, però è fedele al suo spirito:  l’uomo è stato chiamato ad una conformazione sempre maggiore a Cristo che solo nella risurrezione potrà raggiungersi  nella distinzione immagine/somiglianza ha la sua radice l’insegnamento della permanenza dell’immagine di Dio nell’uomo anche dopo il peccato, sebbene si sia persa la somiglianza (L. Ladaria)

78 “Dov’è” l’imago Dei nell’uomo?  1) la scuola alessandrina
Tre orientamenti fondamentali: 1) la scuola alessandrina 2) la scuola antiochena 3) il modello agostiniano

79 imago è l’anima  La scuola alessandrina:
 platonismo, qui è più forte del pensiero biblico! Filone: l’immagine è in una delle facoltà spirituali dell’uomo (poi Clemente Alessandrino e Origene) riduzione dell’imago ad una singola parte dell’uomo più precisamente, a qualcosa di “spirituale” (= immateriale!).

80 Ragionamento: - se il prototipo dell’uomo è il Verbo preesistente, il Logos invisibile - la copia di esso è l’anima, altrettanto invisibile e spirituale - la somiglianza si manifesta, cioè, nelle potenze spirituali = l’intelligenza e la volontà Il corpo è considerato solo marginalmente riduzione dell’imago solo ad un aspetto della persona, non alla sua totalità – come è invece nella prospettiva biblica identificato con qualcosa di immateriale, a discapito della corporeità

81 La nostra natura spirituale esiste secondo l’immagine del Creatore; essa somiglia a ciò che è al di sopra di sé (al suo Archetipo divino); nella inconoscibilità di se stessa, manifesta l’impronta dell’inaccessibile (Gregorio di Nissa)

82  La scuola antiochena La linea asiatica e africana (Clemente Romano e Giustino, Ireno e Tertulliano) anche l’ispirazione aristotelica recupera il valore della corporeità: - se il prototipo è il Verbo incarnato la copia è l’uomo intero, nella sua unità di corpo e anima, materia e spirito l’archetipo è Gesù Cristo, cioè una realtà storica e non un’entità celeste e mitica, e la copia è l’uomo

83 Nei tempi passati (AT) si diceva bensì che l’uomo è stato fatto a immagine di Dio, ma non appariva tale, perché era ancora invisibile il Verbo, a immagine del quale era stato fatto: appunto per questo perse facilmente la somiglianza. Ma quando il Verbo di Dio si fece carne, confermò l’una e l’altra cosa: mostrò veramente l’immagine, divenendo egli stesso ciò che era la sua immagine, e ristabilì saldamente la somiglianza, rendendo l’uomo simile al Padre invisibile attraverso il Verbo che si vede (Ireneo)

84  questa linea non fu di fatto seguita nella riflessione successiva
In più:  L’imago perfetta non è il Figlio incarnato, ma la sua carne gloriosa, l’umanità divinizzata di Gesù nella sua risurrezione   questa linea non fu di fatto seguita nella riflessione successiva

85  Agostino identifica l’immagine nelle potenze spirituali dell’uomo l’originale a cui si ispira l’immagine, non è ricondotto a Cristo, bensì all’intera Trinità una rilettura che condiziona fino ad oggi se il prototipo è la Trinità, nell’unità della natura e nella trinità delle persone la copia è l’uomo nell’unità della sua natura e nella trinità delle sue potenze spirituali. Agostino trova questa immagine solo nell’uomo interiore, cioè nella: mens – voluntas - amor oppure memoria – intelligentia – voluntas

86 Agostino: fissazione autorevole
con accentuazioni particolari: una riduzione dell’idea di immagine dal riferimento all’uomo intero, alla identificazione con una parte di essa, una singola e specifica qualità in linea con la cultura ambiente ellenistica se ne impone progressivamente una lettura “spiritualizzata”, poiché si identifica l’imago nell’anima dell’uomo, di fronte ad una svalutazione del corpo.

87 3) perdita dell’originario riferimento cristologico dell’imago: non solo a Cristo quale archetipo della creazione (Col 1), ma persino al Logos eterno. Perché? A motivo della controversia ariana, per evitare la tendenza a subordinare il ruolo di Cristo al Padre (fino a non riconoscerlo come Dio; subordinazionismo), si mette da parte che l’uomo è stato creato solamente a immagine del Figlio e si identifica l’anima o la mente con l’immagine della Trinità

88 La storia successiva all’epoca patristica
Con Agostino = l’immagine sta nell’anima Schleiermacher = è la vita personale religioso-morale dell’uomo I moderni = nella libera volontà, nell’intelligenza, nell’autocoscienza, nella personalità Reazione a questo sviluppo “interiorista” H. Günkel ha cercato l’immagine nell’aspetto esteriore dell’uomo, fino a giustificare la sua forma eretta (L. Köhler).

89 Quattro tentativi di correzione:
 Th. C. Vriezen  vede l’immagine non in qualcosa che c’è nell’uomo, bensì nella sua totalità  non è però in grado di identificare la sua realtà se non in un elemento invisibile.

90  Gli studiosi di storia delle religioni comparate (J. Hehn, H
 Gli studiosi di storia delle religioni comparate (J. Hehn, H. Schmidt e H. Wildberger) nella concezione dei testi egiziani e mesopotamici l’immagine è:  il re viene chiamato immagine di Dio = bisogna attribuire al termine di immagine il senso di mandatario  l’uomo è il rappresentante di Dio sulla terra: a) domina sulle creature e imita il creatore b) o in quanto è una comunione (maschio e femmina).

91  In questa linea si collocano gli studi esegetici (Wolff, G. Von Rad)
il nucleo centrale di Gen 1,26 = “E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine (tselem), secondo la nostra somiglianza (demuth)”  Somiglianza qui attenua il senso di immagine, escludendo la parità. affermazione del dominio e della signoria sul mondo, a partire da Dio: Dio colloca l’uomo nel mondo quale segno della sua stessa grandezza, per garantire e affermare il suo diritto di sovranità

92 Genesi = descrive l’opera che l’uomo è chiamato a compiere nell’universo, la sua missione di rappresentanza di Dio, il suo compito di luogotenente di Dio il significato dell’essere creato a immagine di Dio va cercato non nella sua costituzione spirituale, ma nel suo ruolo particolare di rappresentante di Dio sulla terra

93 Westermann ha proposto una rilettura di Gen che va oltre la possibilità di identificare l’immagine in una qualità dell’uomo: nel testo non ci viene detto primariamente qualcosa sull’uomo, ma sull’operare di Dio Dio crea l’uomo affinché esista di fronte a Lui, perché sia in relazione con Lui Questo non è un’aggiunta all’essere dell’uomo, ma costituisce ciò che è più caratteristico dell’essere umano

94 «Ciò che Dio decide di creare deve avere una relazione con Lui
«Ciò che Dio decide di creare deve avere una relazione con Lui. La creazione dell’uomo a immagine di Dio ha di mira un evento tra Dio e l’uomo. Il Creatore crea una creatura che gli è conforme, alla quale possa parlare e che lo possa ascoltare. Si noti quindi che l’“uomo” in questo racconto della creazione è un termine collettivo; nella creazione a immagine di Dio si pensa innanzitutto non a un individuo esistente per sé, bensì all’umanità, al genere umano. Di esso viene detto che è creato affinché accada qualcosa tra Dio e uomo: l’umanità è creata come partner (Gegenüber) di Dio» (Westermann)

95 Gen 1,26 non esprime una qualche dimensione dell’essere dell’uomo, ma la sua dimensione fondamentale
Senza negare il tema del dominio dell’uomo sul mondo in rappresentanza di Dio, occorre invece insistere sulla relazione con Dio stesso. Dio ha creato un «tu» che potesse rispondere a lui, una creatura libera che fosse il suo interlocutore l’immagine di Dio non può ridursi a un aspetto parziale presente nell’uomo, non è solo una qualità della libertà creata: tutte le interpretazioni “parziali” che la storia ha proposto devono essere ricuperate all’interno di questa dimensione totale e totalizzante.

96 «Tutti gli uomini, in quanto immagine di Dio, sono Gegenüber di Dio, una pura relazionalità a Dio» (Westermann) qui fonda ultimamente la dignità umana e da ciò deriva l’apertura cristologica: in tutta la sua vicenda personale/storica/sociale, Cristo, che è l’immagine del Dio invisibile, è il partner del Padre per questo l’uomo è immagine in quanto è pensato nella sua totalità come partner di Dio l’uomo è loghikos in quanto in ciascuna sua facoltà riflette l’immagine (conoscenza, amore, creazione, socialità, corporeità)


Scaricare ppt "Antropologia - Lezione 13^"

Presentazioni simili


Annunci Google