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inizio e fine vita Vanna Gessa Kurotschka Cagliari 2010

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Presentazione sul tema: "inizio e fine vita Vanna Gessa Kurotschka Cagliari 2010"— Transcript della presentazione:

1 inizio e fine vita Vanna Gessa Kurotschka Cagliari 2010
Bioetica inizio e fine vita Vanna Gessa Kurotschka Cagliari 2010

2 Gli uomini non hanno più misura, per nulla, da quando la vita umana non è più la misura
[E. CANETTI, La provincia dell’uomo, Milano, Adelphi, 1978, p.26]

3 Lezioni: Bioetica 2009/10 25 maggio dalle 15 alle 17 aula magna di chimica 27 maggio dalle 15 alle 17 aula magna di chimica 1 giugno dalle 15 alle 17 aula magna di chimica 3 giugno dalle 16 alle 19 aula magna Motzo facoltà di lettere

4 bioetica di inizio e di fine vita
UNIVERSITÀ DI CAGLIARI DIPARTIMENTO DI FILOSOFIA E TEORIA DELLE SCIENZE UMANE Giovedì 3 Giugno 2010 dalle ore 16,00 alle ore 19,00 Luisella Battaglia (Università di Genova) Membro del Comitato Nazionale per la Bioetica Direttore dell’Istituto Italiano di Bioetica terrà una lezione su bioetica di inizio e di fine vita Ernesto D’Aloia, Maria Del Zompo, Gianmario Demuro, Micaela Morelli, Anna Pintore discutono su “Ricreare la vita in laboratorio?” coordina Vanna Gessa Kurotschka Aula Magna Motzo Facoltà di Lettere e Filosofia Loc. Sa Duchessa, Via Is Mirrionis 1

5 La bioetica è una disciplina giovane (esiste dal 1971).
Cosa è la bioetica? 1. - bioetica è un’etica applicata che inscrive nel campo della filosofia morale; 2. - bioetica è una nuova disciplina con radici nella filosofia analitica; 3. - bioetica si colloca nell’intersezione fra diverse discipline quali la medicina, la biologia, la sociologia, la psicologia, la filosofia, la teologia.

6 Le questioni di bioetica possono essere affrontate solo in una prospettiva interdisciplinare
si intrecciano più prospettive: Biologica – Medica – Giuridica – Politica – Comunicativa – Etica –

7 In Italia sono presenti due impostazioni bioetiche fra loro in forte contrasto anche se negli ultimi anni le posizioni intermedie si sono diffuse e la contrapposizione si è stemperata. A. ambito cattolico: “Medicina e Morale”, rivista edita dall’Università Cattolica di Milano e diretta da Elio Sgreccia, viene pubblicata a partire dal 1982 B. ambito laico: “Bioetica. Rivista interdisciplinare”, diretta da Maurizio Mori, viene pubblicata a partire dal 1989.

8 A - lasciare le cose come stanno
essere umano A - lasciare le cose come stanno B – trasformare A: bioetica cattolica – lasciare le cose come stanno sacralità della vita Creaturalità Non disponibilità Inviolabilità l’uomo possiede una natura ontologica pre-data, rispetto alla quale egli non decide ma è deciso e progettato; vi è un piano divino del mondo che si riflette nell’ordine del creato; la norma etica che da tale presupposto discende è che tale ordine del creato voluto da Dio non deve essere stravolto. Lecito: ogni intervento volto a favorire lo sviluppo naturale della vita Illecito: ogni intervento che impedisce lo sviluppo naturale della vita Illecito: ogni intervento difforme rispetto al modo in cui opera la natura

9 B: bioetica laica – trasformare
la bioetica laica e liberale difende non la vita (lasciare le cose come stanno) ma la qualità della vita tre paradigmi 1. edonista: la qualità della vita è misurata dalla presenza di stati che procurano piacere e di assenza di dolore; 2. preferenzialista: il ben-essere umano non è solo legato al piacere ma soprattutto alla possibilità di soddisfare le preferenze e gli interessi; 3. perfezionista: il ben-essere umano non è misurato solo attraverso le preferenze (manipolazione o mal-formazione). Il perfezionismo fa riferimento a capacità funzionali essenziali per lo sviluppo della persona umana nel senso che la loro presenza o assenza tende a coincidere con la presenza e assenza di una vita propriamente umana. Perfezionismo di matrice: a. kantiana (Juergen Habermas); b. aristotelica (Martha Nussbaum)

10 Bioetica di inizio vita: aborto, fecondazione artificiale, clonazione, vita artificiale

11 Vita artificiale

12 Vita artificiale È stata costruita in laboratorio la prima cellula artificiale, controllata da un Dna sintetico e in grado di dividersi e moltiplicarsi proprio come qualsiasi altra cellula vivente. Il risultato, pubblicato su Science, è stato ottenuto negli Stati Uniti, nell'istituto di Craig Venter. Si tratta di una svolta epocale nella ricerca.

13 "Abbiamo progettato, sintetizzato e assemblato cellule capaci di auto-replicarsi. Pensiamo che sia davvero un risultato importante, sia dal punto di vista scientifico sia da quello filosofico. Di sicuro ha cambiato il punto di vista sulla definizione della vita ". Così annuncia su Science la costruzione della prima cellula batterica artificiale il gruppo americano che fa capo a Craig Venter. Autore della prima mappa del Dna umano e del primo cromosoma sintetico, Venter è ormai a un passo dal traguardo. ''E' la prima cellula sintetica che mai sia stata prodotta - ha detto Venter - e la chiamiamo sintetica perché la cellula e' totalmente derivata da un cromosoma sintetico, ottenuto in un sintetizzatore chimico utilizzando quattro combinazioni di sostanze chimiche, a cominciare dalle informazioni in un computer''. Il punto di arrivo sarà molto probabilmente una forma vivente interamente costruita in laboratorio e programmata per una funzione precisa.

14 Di fatto Venter ha creato qualcosa che prima non c'era, un batterio prima inesistente, perché il genoma artificiale che ha costruito con una macchina in laboratorio contiene dei pezzetti di Dna che non esistono nel genoma del batterio presente in natura. Venter ha fatto tutto con una macchina. Prima ha letto la sequenza genomica del batterio in un database genetico, poi con un macchinario ha ricostruito chimicamente il genoma, aggiungendovi però nuove sequenze. Ha fatto pezzetti, ciascuno di 10 mila lettere di codice, e li ha assemblati insieme fino a creare un genoma di oltre un milione di paia di basi. Poi ha inserito il genoma artificiale in un batterio svuotato del suo Dna e ha costruito una nuova forma di vita che funziona e si riproduce. La cellula così creata, infatti, prima non esisteva, e il suo genoma porta i segni distintivi della sua differenza dal batterio esistente in natura. Con questo nuovo passo il traguardo della vita artificiale è ormai più vicino che mai.

15 Ecco finora le principali tappe raggiunte nella corsa alla vita artificiale:
- giugno 2007: primo cromosoma artificiale. Il gruppo di Venter riproduce fedelmente in laboratorio il Dna di un batterio chiamato Mycoplasma mycoides. - agosto 2009: il Dna naturale del batterio Mycoplasma mycoides viene trapiantato nel batterio di una specie molto vicina, il Mycoplasma capricolum. A raggiungere il risultato è ancora una volta il gruppo di Venter. - oggi: Il Dna artificiale, copia del Dna del Mycoplasma mycoides, è stato trasferito nel batterio Mycoplasma capricolum, che diventa così la prima cellula naturale controllata da un programma genetico costruito in laboratorio. - il prossimo passo: ottenere quello che Venter chiama Mycoplasma laboratorium, ossia un batterio costruito su misura per svolgere determinati compiti e diverso da qualsiasi organismo esistente in natura.

16 Si avvicina così l'era della biologia sintetica, che permetterà di riscrivere interi codici genetici per creare macchine metaboliche specializzate e costruire in laboratorio esseri viventi che non somigliano a nessuna forma di vita esistente in natura. Nei laboratori più avanzati sono al lavoro velocissimi sintetizzatori di Dna, capaci di produrre lunghe sequenze di materiale genetico a partire dai mattoni chimici della vita: zuccheri, composti a base di azoto e fosfati. E' alle porte un cambiamento cruciale, che costringerà a ripensare i confini fra biologico e artificiale e a rivedere lo stesso concetto di vivente.

17 Il presidente americano Barack Obama ha chiesto alla Commissione Presidenziale per lo Studio della Bioetica di fare delle ricerche sulla cellula artificiale una priorità della sua attività. Obama ha chiesto alla commissione di studiare i benefici di tale scoperta ma anche anche i problemi morali connessi. L'iniziativa di Obama e' stata innescata dall'annuncio ieri della costruzione in laboratorio della prima cellula artificiale controllata da un Dna sintetico, avvenuto nell'istituto del primo 'mappatore' del genoma umano, Craig Venter. Il presidente Obama ha reagito prontamente a questo sviluppo, chiedendo subito alla Commissione Presidenziale per lo Studio delle Questioni Bioetiche di dedicare la sua attenzione a questo sviluppo scientifico, che apre la strada a nuove possibilita', ma crea anche una serie di interrogativi morali sullo sviluppo della vita artificiale. Le indicazioni date da Obama alla commissione formata da esperti di bioetica seguono esattamente questa linea. Da una parte considerare ''i benefici potenziali per la salute, la sicurezza e altri settori'. Dall'altra la commissione ha ricevuto il compito di ''identificare gli appropriati confini etici ed i rischi identificabili'', cercando nello stesso tempo di trovare il modo per ''minimizzare tali rischi''. Il presidente americano ha chiesto alla commissione di ''esprimere raccomandazioni sulle azioni che il governo dovrebbe avviare per consentire agli Stati Uniti di sfruttare i benefici di questo settore della scienza in evoluzione''.

18 LUCA E FRANCESCO CAVALLI-SFORZA
Gli obiettivi che Venter si è ripromesso fin dall' inizio di questa ricerca sono sempre stati chiarissimi: giungere a fabbricare batteri artificiali da impiegare per bonificare acque e terreni contaminati da petrolio o da altre sostanze inquinanti, piuttosto che per la produzione di idrogeno o biogas o vaccini, oppure alghe in grado di assorbire anidride carbonica in eccesso o di produrre biocarburanti. Ora questi obiettivi sono assai più vicini. Potrebbero rivelarsi strumenti importantissimi per combattere il degrado ambientale. Si stanno aprendo le porte su quella che potrà rivelarsi la prima grande rivoluzione di questo millennio: la generazione di vita artificiale. «Si gioca ad essere Dio», diceva scherzosamente Craig Venter. Le prospettive sono effettivamente straordinarie e le applicazioni virtualmente illimitate. Per tranquillizzare chi teme ciò che può nascere alle frontiere della scienza, forse è bene precisare che la produzione di organismi superiori non è all'orizzonte, né lo sarà, con ogni evidenza, per parecchie generazioni a venire. Il segreto della vita, la sua caratteristica unica ed essenziale, è la capacità di produrre copia di se stessa. Nel corso dell' evoluzione, tutte le forme di vita che sono via via comparse e poi scomparse lo hanno fatto perché erano in grado di utilizzare le fonti di energia presenti nell' ambiente per crescere e riprodursi. Come ogni altro organismo vivente, anche i batteri artificiali saranno sottoposti al vaglio della selezione naturale.

19 Stanno diventando possibili anche altri esperimenti di grande interesse. Oggi sappiamo come è fatto il Dna di Neandertal, un tipo di uomo estinto da anni, che era ritenuto nostro antenato ma oggi è considerato piuttosto come un lontano cugino. C' è grande curiosità di vederlo in vita, invece che ridottoa uno scheletro, per sapere come si comporta. Potremmo riprodurre un Neandertal artificiale usando quel Dna? Forse sì, in un lontano futuro. Ma programmi simili non sarebbero compatibili con nessuna etica rispettabile. Ricerche recentissime mostrano, fra l' altro, che vi sono stati incroci fra i Neandertal e uomini come noi, quindi siamo chiaramente su terreno pericoloso. Si è anche detto che potremmo ricostruire dei mammut o altri grandi e piccoli animali estinti: un terreno forse meno scivoloso, ma che pure si presterebbe ad obiezioni. Venter insiste sulla biologia sintetica resa possibile da questa scoperta e sulle numerosissime applicazioni che se ne potranno sviluppare, non solo sul terreno ecologico ma per creare nuove piante e animali, che possano superare i problemi odierni di disponibilità di cibo. E per risolvere problemi di genetica medica attualmente insolubili. -

20 È un' avventura appassionante, che promette sviluppi importanti negli anni a venire. In molti sensi, la sfida più grande che si apra in questo momento davanti all' uomo: bisogna vedere cosa sapremo farne, come sapremo utilizzare questo nuovo potere. Si potrebbe dire, parafrasando la Bibbia, che ora che l' uomo ha assaggiato il frutto dell' albero della vita, sarà bene che assaggi anche il frutto dell' albero della conoscenza del bene e del male, così da diventare abbastanza discriminante da sapersi prendere piena responsabilità delle sue azioni.

21 Bioetica di fine vita: eutanasia, testamento biologico, cure palliative

22 testamento biologico

23 Eluana Englaro Il 18 gennaio 1992 un incidente gravissimo conduce Eluana Englaro in ospedale a Lecco. Eluana ha profonde lesioni cerebrali ed è in coma profondo. Da quel momento fino alla sua morte avvenuta da pochi mesi non ostante tutti i tentativi non si è più svegliata. Carlo Alberto Defanti, il neurologo che ha seguito Eluana, afferma: “Il trauma ha causato l’interruzione dei collegamenti fra la corteccia cerebrale e i centri nervosi sottostanti. E’ come se la corteccia, sede dei processi cognitivi, sia isolata dal mondo: non è più in grado di ricevere stimoli esterni né di comandare i muscoli del corpo. Il tronco cerebrale continua invece a funzionare, come dimostra il persistere della respirazione spontanea” (La Repubblica 14 giugno 2000).

24 “Eluana ha riportato lesioni sia alla corteccia cerebrale sia alle aree sottostanti, la sostanza bianca e i centri sottocorticali, che hanno così interrotto il collegamento tra cervello e corpo, e annullato la capacità ricettiva agli stimoli della corteccia stessa. L’impulso che non arriva più alla corteccia raggiunge invece le aree sottocorticali, nelle parti rimaste integre, e ciò spiega perché viene mantenuta una reattività agli stimoli esterni, un’attività riflessa, automatica, non modificata dall’apprendimento. Anche il midollo spinale è rimasto fortemente lesionato a seguito della rottura della seconda vertebra cervicale. Il tronco encefalico, pur traumatizzato, continua invece ad assolvere al suo compito di regolatore delle funzioni vegetative: permette la respirazione spontanea, il ciclo sonno-veglia, mantiene costante la temperatura corporea, la produzione di ormoni e il livello di pressione del sangue. Quindi perché non è riemersa la coscienza o la consapevolezza di sé e del mondo esterno? Perché questa è data dalla complicata interazione di corteccia, talamo e tronco, e nel caso di Eluana, questa possibilità è venuta meno, secondo la documentazione clinica sul caso, in maniera irreversibile” (Beppino Englaro, Eluana, Rizzoli, Milano 2008, pp.18/19)

25 “Con l’approdo allo stato vegetativo permanente (per definizione, vedremo, si dice tale uno stato vegetativo che si protrae per più di un mese) la condizione clinica di Eluana si fece stabile e cominciò l’assistenza quotidiana con le terapie necessarie – allora come adesso – per mantenerla in vita: la nutrizione e idratazione artificiale, un presidio medico in grado di nutrire il paziente impossibilitato a farlo da sé, i farmaci contro l’epilessia, le vitamine e un insieme di cure riabilitative atte a impedire la formazione di piaghe da decubito e l’atrofizzazione degli arti” (Beppino Englaro, cit., p. 19)

26 Beppino Englaro conosce la volontà della figlia per aver in più occasioni discusso con lei della questione. Ricorda diversi episodi. Morte dello sciatore Leonardo David avvenuta nel 1985 in seguito a due gravi incidenti sportivi avvenuti nel 1979. Il 17 gennaio 1991 un amico di Eluana ebbe un brutto incidente in seguito al quale 10 anni dopo morì. Eluana in entrambi i casi espresse il suo orrore per la sopravvivenza ad ogni costo e fece promettere ai genitori che, in caso di grave incidente, essi non avrebbero permesso che sul suo corpo i medici si accanissero con cure che andando bene avrebbero permesso una sua sopravvivenza da persona fortemente menomata. Anche le amiche di Eluana hanno testimoniato in tal senso.

27 Nel febbraio del 1992, a un mese dall’incidente, Eluana aveva raggiunto uno stadio da cui non si sarebbe più mossa. Beppino Englaro, facendo riferimento alla volontà più volte espressa dalla figlia, chiese che le terapie venissero sospese. “Il primario rispose che la mia richiesta non era in alcun modo realizzabile, sia perché era una modalità di procedere vietata dai nostri ordinamenti e dal Codice di Deontologia Medica, sia perché la riteneva una pratica contraria ai propri valori di medico e di uomo”(Beppino Englaro, cit., p. 34) “Perché per gli individui capaci di intendere e volere era garantito e tutelato il diritto di rifiutare trattamenti sanitari considerati dal paziente troppo invasivi della sfera personale o inappropriati – anche se tale scelta implicava il decesso dell’interessato – mentre lo stesso tipo di tutela veniva negata al paziente divenuto incidentalmente incapace? Perché al dramma di rimanere senza coscienza si aggiungeva quello di perdere un diritto?” (Beppino Englaro, cit., p. 35)

28 Per una diagnosi/prognosi definitiva in casi come quello di Eluana sono necessari due anni di terapie nel tentativo che il paziente si riprenda. “Nel gennaio 1994 si ebbe la diagnosi/prognosi definitiva: Eluana non sarebbe più tornata. Si trovava e sarebbe per sempre rimasta in stato vegetativo permanente. A questo punto anche la medicina dovette arrendersi.(…) La realtà che ora si dipanava davanti ai nostri occhi era spaventosa come un incubo che mi sarebbe potuto sopravvivere, un incubo che poteva dimostrarsi più lungo della mia stessa vita: il soggetto che cade in stato vegetativo permanente non è un malato terminale, nel senso che i pazienti non presentano alcuna malattia incurabile tale da portare la morte a breve tempo. (…) Eluana aveva un’aspettativa di vita pari a quella di qualunque ragazza della sua età” (Beppino Englaro, cit., p. 38)

29 Descrizione della giornata di Eluana Englaro
“La giornata di Eluana Englaro è scandita unicamente dalle seguenti attività: la mattina alla paziente vengono lavati il viso e le parti intime e praticate delle spugnature su tutto il corpo poi, data l’assoluta mancanza di autonomia nel movimento della stessa e la conseguente costrizione in un lettino con sponde, ogni due ore si rende necessario modificare la postura della paziente da coricata e, una volta al giorno, si rende necessario adagiarla in una carrozzina con schienale ribaltabile ove, controllandola a vista per poterla trattenere in caso di caduta in avanti, viene lasciata per circa due ore in posizione quasi seduta; per lo stesso motivo le viene praticata di tanto in tanto una fisioterapia passiva; […] non ha neppure il controllo degli sfinteri pertanto è perennemente munita di un apposito pannolone che le viene sostituito alcune volte al giorno, mentre ogni tre giorni le viene praticato un clisma di pulizia; […] l’alimentazione e l’idratazione, nonché la somministrazione alla stessa di farmaci, vengono praticate esclusivamente attraverso un sondino nasogastrico” (Dall’istanza presentata da BE al tribunale)

30 Lo stato vegetativo è una condizione iatrogena
Un danno iatrogeno è quello la cui causa è stata, involontariamente, un intervento medico. Lo stato vegetativo permanente, in natura, quasi non esiste: poco meno del 90 per cento di questi casi nascono nei reparti di rianiamzione. Questa condizione morbosa rimane per lo più “un prodotto collaterale, non voluto né auspicato, di un efficace intervento sanitario. Eluana sarebbe morta se non fosse stata sottoposta agli interventi invasivi di rianimazione. […] Stando agli attuali sviluppi della medicina d’emergenza, è destinato ad aumentare il numero di casi in cui sarà possibile intervenire e con esso, aumenterà l’aspro contrappasso della probabilità di rimanere in questo stato” (Beppino Englaro, cit., p. 43).

31 “Se la persona umana si caratterizza per la razionalità, il possesso di una propria identità e la possibilità di rapportarsi al mondo tramite l’intenzionalità della propria coscienza, risulta comprensibile che la sua esclusiva sopravvivenza biologica possa, ad alcune persone, non bastare. Questo stare vivi, questo essere organismo vivente, solitario e vuoto di coscienza, può rappresenare, per certune individualità, un rimanere al mondo sprovvisto di senso, un’opportunità a cui si può, facilmente, rinunciare” (Beppino Englaro, cit. p. 43) “Ciò che stava avvenendo sul corpo di Eluana ci sembrava un’imposizione da Stato etico, messa in opera con preconfezionati protocolli medico-giuridici: tutelare una persona dalla propria volontà per garantirle la prosecuzione di una vita non desiderata, non consapevole, totalmente dipendente dalle mani altrui” (Beppino Englaro, cit., p. 39/40).

32 etica

33 tre paradigmi: edonista, preferenzialista, peffezionista
I limiti del paradigma edonista: è un paradigma troppo riduttivo per esseri complessi quali gli esseri umani; I limiti del paradigma preferenzialista: Come si formano le preferenze? Possibilità di manipolazione delle preferenze. In molti casi le preferenze ci inducono a scelte che non sono favorevoli alla fioritura della nostra vita. Preferenze informate e critiche (distinzione fra volizioni e preferenze critiche – ciò che dovrei volere per favorire e incrementare la mia vita buona). R. Dworkin e S. Maffettone, I fondamenti del liberalismo, Laterza 2008 Il preferenzialismo critico è convergente con una forma di perfezionismo liberale;

34 perfezionismo liberale
J. Habermas, Il futuro della natura umana. I rischi di una genetica liberale, Einaudi, Torino 2002

35 Juergen Habermas autocomprensione etica liberale (antropologia di genere: presupposto della nostra riflessione pratica è la capacità umana di fare scelte autonome in campo etico e morale, di non essere trattati come oggetto di manipolazione) (antropologia e etica di genere: autocomprensione di sé in quanto appartenente alla specie: comprende la capacità etica e la capacità morale: capacità di pensare riflessivamente e liberamente alla propria storia di vita individuale e capacità di mettersi in rapporto con gli altri seguendo la regola del mutuo e uguale rispetto)

36 Habermas: antropologia di genere
distinzione a. fra ciò che cresce naturalmente e ciò che è prodotto e b. fra la prospettiva partecipante e la prospettiva oggettivante “(…) la prospettiva partecipante che caratterizza la vita vissuta entra in collisione con la prospettiva oggettivante di produttori e sperimentatori” (p. 52). “Nella misura in cui l’intervento medico si lascia guidare dall’obiettivo clinico della guarigione e della prevenzione, chi fa il trattamento può sempre supporre il consenso del paziente che vi si sottopone. La presupposizione del consenso trasforma l’agire strategicamente egocentrico in un agire comunicativo. Nella misura in cui si considera come un medico curante, il genetista può evitare di rapportarsi all’embrione nell’atteggiamento oggettivante di un tecnico che vede in esso semplicemente una cosa da produrre, riparare, guidare in certe direzioni. Il genetista può nell’atteggiamento performativo di un partecipante all’interazione – presupporre in anticipo che la persona futura dia il suo assenso all’obiettivo (in linea di principio contestabile) al trattamento” (p ). Attraverso prospettiva partecipante la distinzione fra il naturalmente cresciuto e l’artificialmente prodotto viene rispettata. L’intervento biotecnologico tratta l’embrione non come qualcosa di artificialmente prodotto ma come qualcosa di naturalmente cresciuto.

37 The Quality of Life, a cura di M. C. Nussbaum e A
The Quality of Life, a cura di M. C. Nussbaum e A. Sen, Clarendon Press, Oxford 1993. Nei primi anni Novanta del Secolo appena trascorso un bel convegno riproponeva in maniera filosoficamente ampia e seria la questione della qualità della vita, sottraendola in tal modo al ristretto ambito di riflessione dell’utilitarismo e del welferismo. E’, in particolare, proprio alla modalità con la quale Amartya Sen e, ancor più, Martha Nussbaum – i curatori del volume collettaneo nel quale sono pubblicati gli atti di quel convegno - hanno riarticolato il concetto, filosoficamente non univoco, di fioritura umana che io intendo qui ricollegarmi. Marta Nussbaum nell’esporre il concetto di fioritura umana fa diretto riferimento ad Aristotele. La ricezione di Aristotele che Nussbaum propone approda in una teoria del bene umano. I problemi filosofici connessi a questo tentativo di aggiornare l’Aristotele pratico e di renderlo compatibile con le condizioni attuali del pensiero non possono essere affrontati qui in tutta la loro complessità. Ciò che mi interessa è, però, mettere in evidenza come con l’utilizzazione del concetto di fioritura umana proposto da Nussbaum sia possibile riformulare le domande sulle regole dell’uso delle biotecnologie in modo tale da accedere ad un ampliamento adeguato della questione che permette di pensare meglio il problema e, dunque, di trovare per esso risposte più adeguate alla sua complessità. M. C., Nussbaum, Diventare persone, Donne e universalità dei diritti, Il Mulino, Bologna 2002; Le nuove frontiere della giustizia, Il Mulino, Bologna 2007. La qualità della vita, a cura di Eugenio Lecaldano e Salvatore Veca, in “Rivista di Filosofia”, 1(2001),

38 Martha Nussbaum individua una lista di capacità funzionali umane che devono poter essere sviluppate fino ad una certa soglia perché l’umanità un noi possa fiorire. Tale lista riarticola la concezione dell’essere umano che per Aristotele è un animale razionale e sociale. Gli interventi a cui si sottopongono gli esseri umani devono essere finalizzati alla fioritura di un essere che non è una pietra (non è insensibile) e non è un astro o un dio ma un essere sensibile e razionale, non autonomo perché per realizzare se stesso ha bisogno degli altri esseri umani (amici, concittadini, famiglia, amore).

39 Capacità funzionali umane fondamentali
1.     vita. Avere la possibilità di vivere fino alla fine una vita umana di normale durata; di non morire prematuramente (…). 2.     salute fisica. Poter godere di buona salute, compresa una sana riproduzione poter essere adeguatamente nutriti; avere una abitazione adeguata. 3.     integrità fisica. Essere in grado di muoversi liberamente da un luogo all’altro; di considerare inviolabili i confini del proprio corpo, cioè poter essere protetti contro le aggressioni, compresa l’aggressione sessuale, l’abuso sessuale infantile e la violenza domestica; avere la possibilità di godere del piacere sessuale e di scelta in campo riproduttivo. 4.     sensi, immaginazione, pensiero. Poter usare i propri sensi per immaginare, pensare e ragionare, avendo la possibilità di farlo in modo veramente umano ossia in un modo coltivato e informato da un’istruzione adeguata (…). Poter usare la propria mente in modi protetti dalla garanzia delle libertà di espressione rispetto sia al discorso politico sia artistico, nonché della libertà di pratica religiosa. Poter andare in cerca del significato ultimo dell’esistenza a modo proprio. 5.     sentimenti. Poter provare affetto per cose e persone oltre che per noi stessi, amare coloro che ci amano e si curano di noi, soffrire per la loro assenza; in generale, amare, soffrire, provare desiderio, gratitudine e ira giustificata. (Sostenere questa capacità significa sostenere forme di associazione umana cruciali nel loro sviluppo). 6.     ragion pratica. Essere in grado di formarsi una concezione di ciò che è bene e impegnarsi in una riflessione critica su come programmare la propria vita. Ciò comporta la protezione della libertà di coscienza. 7.     appartenenza. A) Poter vivere con gli altri e per gli altri, riconoscere l’umanità altrui e mostrarne preoccupazione, impegnarsi in varie forme di interazione sociale; essere in grado di capire le condizioni altrui e provarne compassione; essere capace di giustizia e amicizia.(favorire istituzioni che alimentano queste forme di appartenenza). B) Avere le basi sociali per il rispetto di sé e per non essere umiliati; poter essere trattato come persona dignitosa il cui valore eguaglia quello altrui. 8.     altre specie. Essere in grado di vivere in relazione con gli animali, le piante e con il mondo della natura provando interesse per essi e avendone cura. 9.     gioco. Poter ridere, giocare e godere di attività ricreative 10. controllo del proprio ambiente. A. Politico. poter partecipare in modo efficace alle scelte politiche che governano la propria vita, godere del diritto di partecipazione politica, delle garanzie di libertà di parola e di associazione. B. Materiale. Aver diritto al possesso non solo formalmente ma in termini di concrete opportunità; godere del diritto di proprietà in modo uguale agli altri; avere il diritto di cercare lavoro sulla stessa base degli altri; essere garantiti da perquisizioni e arresti non autorizzati. (M.C.Nussbaum, Le nuove frontiere della giustizia, Il Mulino, Bologna, 2007, pp ) (...)Due tra le capacità emergono per la loro speciale importanza, la ragion pratica e l’appartenenza, poiché entrambe organizzano e pervadono tutte le altre, rendendo veramente umana la loro ricerca. Usare i propri sensi in un modo non indotto dall’uso tipicamente umano del pensiero e della pianificazione significa usarli in un modo umanamente incompleto. Progettare la propria vita senza poter usare forme complesse di discorso, di attenzione e di reciprocità con altri esseri umani significa, ancora una volta, comportarsi in modo umanamente incompleto.

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