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I ROMANI I ROMANI I ROMANI.

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Presentazione sul tema: "I ROMANI I ROMANI I ROMANI."— Transcript della presentazione:

1 I ROMANI I ROMANI I ROMANI

2 LA LEGGENDA DI ROMA Amulio e Numitore erano due fratelli che, nell'antico Lazio, si contendevano il trono della città di Albalonga. Quando Amulio riuscì a cacciare il fratello, costrinse la figlia di lui Rea Silvia a diventare vestale. Così non si sarebbe potuta sposare e non avrebbe generato possibili rivali al trono. La fanciulla però fu amata dal dio Marte e nacquero due gemelli, ai quali diede i nomi di Romolo e Remo.   Lo zio infuriato ordinò che i neonati fossero subito uccisi. La guardia però non ebbe il coraggio di commettere un simile delitto, mise di nascosto i piccoli in una cesta e li affidò alla corrente del Tevere nella speranza che qualcuno li trovasse e si prendesse cura di loro. Lo stesso giorno, una lupa che era scesa al fiume per abbeverarsi nei pressi del Colle Palatino udì il vagito dei bimbi. Li portò a riva, li riscaldò e li sfamò con il suo latte. Dopo poco passò in quel luogo anche il pastore Faustolo che senza esitare li portò a casa da sua moglie, la quale li crebbe come fossero stati i figli che lei non aveva potuto avere.   Divenuti adulti, i gemelli vennero a conoscenza della loro origine. Così tornarono ad Albalonga, uccisero lo zio Amulio, restituirono il trono al nonno Numitore e liberarono la madre che era stata imprigionata per tutti quegli anni. Un giorno i due decisero di fondare una loro città, ma non riuscivano a mettersi d'accordo sul luogo dove farlo: Romolo la voleva costruire sul Colle Palatino, mentre Remo preferiva la pianura. Così si affidarono al responso degli dei i quali stabilirono che la scelta sarebbe toccata a chi avesse visto, in un certo tempo e in uno spazio definito di cielo, il maggior numero di uccelli. Vinse Romolo, che subito iniziò a tracciare con l'aratro il solco sacro che avrebbe delimitato la città.

3 L’ABBIGLIAMENTO ROMAN0
L'abito internazionale dei Romani, con cui essi si mostravano in pubblico, era la toga, fatta di una stoffa di lana grezza e pesante, che veniva abilmente drappeggiata intorno al corpo in modo da lasciare liberi il capo e il braccio destro. Normalmente la toga era bianca (toga pura) e solo i magistrati più importanti indossavano la toga praetexta, cioè con un bordo rosso di porpora lungo tutto l'orlo inferiore. In casa però i Romani indossavano solo la tunica: una specie di lunga camicia di lana con un foro per la testa e due per le braccia. Gli schiavi indossavano una corta tunica, stretta in vita da una cintura. Le donne portavano anch'esse una lunga tunica sulla quale indossavano la stola: una specie di lungo camice, stretto in vita. Le matrone anche ampi ed eleganti mantelli, quale la palla, per mostrarsi in pubblico. Anche gli uomini portavano mantelli, come il pallium o la lacerna, soprattutto nella stagione più fredda o nelle regioni del Nord Europa. Le calzature erano identiche per entrambi i sessi: i calcei (simili ai nostri stivaletti), le soleae e i sandalia (aperti e tenuti legati da striscioline di cuoio), il soccus (specie di ciabatta) e la càliga (scarpa militare chiodata, riservata ovviamente agli uomini in armi). Molto comuni per le donne erano: anuli (anelli), fibulea (spilloni), armillae (braccialetti), monilia (collane), inaures (orecchini), sacculi (borsette), mappae (fazzolettini), flabella (ventagli) e umbracula (ombrellini). Gli uomini, soprattutto nel periodo del basso impero, portavano capelli e barba lunghi,mentre le donne sfoggiavano, nelle grandi, occasioni elaborate e ricercate acconciature.

4 LA MONARCHIA A ROMA Il periodo monarchico di Roma durò circa 2 secoli e mezzo ( 250 anni). La città si trasformò, in quest’epoca,  da colonia di Alba a città egemone di una vasta area compresa tra la riva sinistra del Tevere, la costa fino al Circeo e l'entroterra con le principali città latine e sabine. Al tempo della monarchia ( = è una parola greca che significa “governo di uno solo”), il re veniva eletto dal Senato (= autorevole consiglio di anziani). Il re governava ed esercitava il potere politico, giudiziario, militare e religioso. La religione era politeistica e naturalistica (divinità dei campi, dei boschi, delle greggi). Nel periodo in cui regnarono i re etruschi, Roma diventò la città più importante del Lazio e dell’Etruria. Al tempo di Tarquinio Prisco a Roma  vennero costruite numerose opere pubbliche, come :   La Cloaca Massima – la fognatura che raccoglieva le acque sporche di tutta la città;  Le mura serviane -   cinta muraria di tufo che delimitava la città;   Il Foro – la piazza dove si svolgeva la vita politica e finanziaria e si trovava anche il Comizio, spazio circolare dove i patrizi svolgevano le loro assemblee;   Il Circo Massimo – il luogo dove si tenevano le corse ed era situato tra il Colle Palatino e l’Aventino;  Il tempio di Giove Capitolino – tempio dedicato agli dei protettori della città: Giove, Giunone e Minerva;   Il Ponte Sublicio – ponte in legno che collegava l’isola Tiberina con la terraferma;   La Curia Hostilia -  sede del Senato fatta costruire da Tullo Hostilio;  Il tempio di Vesta – tempio dedicato alla dea del focolare domestico e vicino sorgeva la dimora del re,  la Domus Regia;  Foro Boario – Centro commerciale della città. Gli abitanti di Roma erano distinti in tre classi:  patrizi (ricchi e potenti, si consideravano discendenti dei fondatori della città), I patrizi erano proprietari di  terreni agricoli (campi da coltivare), pascoli, mandrie e greggi. Se scoppiava la guerra i patrizi erano obbligati ad andare a combattere;  plebei (umili lavoratori, senza diritti politici: non potevano neppure contrarre matrimoni coi patrizi, né trattare affari); erano agricoltori, artigiani e commercianti. Erano uomini liberi, ma non potevano partecipare al governo della città, e non potevano eleggere il re  schiavi (all'origine prigionieri di guerra, di proprietà dei padroni). 

5 I SETTE RE DI ROMA 753 aC. - 716 aC. Romolo 715 aC. - 672 aC.
Numa Pompilio 672 aC aC. Tullo Ostilio 640 aC aC. Anco Marzio 616 aC aC. Tarquinio Prisco 578 aC aC. Servio Tullio 534 aC aC. Tarquinio il Superbo


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