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Michele A. Cortelazzo Morfologia 1.

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Presentazione sul tema: "Michele A. Cortelazzo Morfologia 1."— Transcript della presentazione:

1 Michele A. Cortelazzo Morfologia 1

2 il docente Michele Cortelazzo (Padova 1952) è Professore ordinario di Linguistica italiana nel Dipartimento di Studi linguistici e letterari dell′università di Padova. Ha insegnato anche nella Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori dell′università di Trieste e nelle università di Saarbrücken, Innsbruck, Venezia e Ferrara, oltre che Rijeka (Fiume). Dal gennaio 2012 è Direttore del Dipartimento di Studi linguistici e letterari dell'Università di Padova e dal dicembre 2011 è Accademico corrispondente dell'Accademia della Crusca. Il nucleo fondamentale delle sue ricerche riguarda l′italiano contemporaneo e le lingue speciali (linguaggio medico, linguaggio scientifico, linguaggio giuridico). Si è occupato anche dei processi di italianizzazione, in particolare nel Veneto, di storia della lessicografia, di insegnamento della lingua materna. È autore o redattore di diverse opere lessicografiche. Negli ultimi anni si è occupato in particolare di semplificazione del linguaggio amministrativo e di linguaggio istituzionale-politico. I suoi siti: 2

3 programma Introduzione alla linguistica generale dal punto di vista morfologico Le categorie morfologiche Parti del discorso Parti variabili e invariabili del discorso La formazione delle parole: derivati e alterati La composizione (nomi composti) 3

4 la lezione di oggi Presentazione del corso
Verifica delle abilità linguistiche dei corsisti Cos’è la morfologia Le parti del discorso. Parti variabili e parti invariabili. Le categorie morfologiche. 4

5 doppia articolazione È una proprietà molto importante del linguaggio verbale umano che, nella sua forma più piena e totale, sembra posseduta, fra i sistemi naturali di comunicazione, solo dalle lingue. Ha quindi un forte potere caratterizzante in quanto specifica della lingua. 5

6 prima articolazione A un primo livello, il significante di un segno linguistico è organizzato e scomponibile in unità che, anche dopo la scomposizione, sono portatrici di significato e possono essere riutilizzate, con lo stesso significato, per formare altri segni. Per es. gatto = gatt + o gatt = ‘felino domestico che miagola’, come in gatta e in gattino o = ‘uno solo; se animato, maschio’, come in topo. 6

7 seconda articolazione
A un secondo livello, gli elementi scomposti sul piano della prima articolazione, possono essere scomposti ulteriormente in unità più piccole, che non sono più portatrici di significato autonomo, ma che possono distinguere unità di prima articolazione. Per es. gatto ~ ratto 7

8 asse paradigmatico e asse sintagmatico
Asse sintagmatico è il concatenamento degli elementi comunicativi (le parole o qualsiasi altro segno) considerati nel loro rapporto di contiguità (l'uno dopo l'altro). Asse paradigmatico è l'insieme delle parole o dei segni con i quali, per associazione, si può sostituire ciascun elemento dell'asse sintagmatico. 8

9 asse paradigmatico e asse sintagmatico
Pensiamo alla frase Il centravanti segna un goal. Quando produciamo questa frase possiamo inserire nella prima posizione il segno un, ottenendo così la proposizione Un centravanti segna un goal. In questo caso il e un sono correlati nell'asse del paradigma. Nella stessa frase, quando produciamo il segno il centravanti definiamo anche la persona del verbo segnare: siccome centravanti è singolare, anche segna deve essere singolare. Tra i due segni c’è una relazione sintagmatica. 9

10 definizione Parte della linguistica che analizza la struttura e la forma delle parole e i processi che intervengono nella loro formazione o trasformazione (processi di formazione delle parole). Due sottosettori: morfologia flessiva morfologia derivativa 10

11 morfologia flessiva Studia la flessione, cioè l’insieme delle regole che assegnano in una determinata lingua le categorie grammaticali (numero, genere, caso, persona ...) attraverso l’unione di morfemi flessivi (desinenze) con il tema lessicale. 11

12 morfologia derivativa
Studia i processi di formazione delle parole, cioè l’insieme delle regole che governano i principali processi morfologici responsabili del rinnovamento lessicale endogeno di un sistema linguistico: affissazione (assegnazione dei morfemi derivativi, o affissi, ai temi in uscita dal lessico: prefissi, suffissi, infissi) e la composizione (associazione di due o più temi lessicali per la formazione di un’unica unità lessicale nuova). 12

13 parti del discorso Classi di parole che condividono proprietà funzionali all’interno della frase e che si differenziano reciprocamente in base a criteri formali (morfologici e sintattici) o semantici. 13

14 criteri dell’analisi grammaticali
criterio distribuzionale: Il posto occupato da una parte del discorso rispetto ad altre. criterio morfologico: Quali marche esplicite porta o può portare una parte del discorso. criterio nozionale (o semantico o cognitivo): Mette in rapporto la parte del discorso col contenuto più generale che devono avere tutte le parole che possono comporla. 14

15 parti del discorso Tradizionalmente le parti del discorso sono otto:
nome aggettivo verbo pronome preposizione avverbio congiunzione articolo (in lat. interiezione) 15

16 criteri dell’analisi grammaticali
nome: parte del discorso che si flette mediante i casi, e indica una persona o una cosa. verbo: parte del discorso che si flette secondo i tempi, le persone, i numeri, ed esprime un'attività compiuta o una sofferenza subita. preposizione: parte del discorso che è messa davanti alle altre parti del discorso nella composizione e nella sintassi. 16

17 criteri dell’analisi grammaticali
clitico: forma che non può comparire da sola ma si appoggia a forme che seguono (proclitico) o precedono (enclitico). Per es. lo nella frase Non farlo. nominalizzazione: derivazione di un nome da un verbo. passivo: forma che proviene dalla trasformazione di un verbo transitivo attivo; in italiano si realizza in forma perifrastica con il verbo ausiliare essere. 17

18 criteri dell’analisi grammaticali
participio: forma che partecipa al tempo stesso delle caratteristiche del nome e del verbo; infatti il participio ha la caratteristica di essere declinabile per genere e numero come un aggettivo, ma anche coniugabile per presente e passato (e in certe lingue anche futuro, nonché all'attivo e al passivo) come il verbo. perfetto composto: tempo che definisce un'azione compiutasi nel passato ma i cui risultati sono ancora percepibili nel momento dell'enunciazione. 18

19 parti variabili e parti invariabili
Le parole sono elementi modificabili: sono, cioè, capaci di variare la propria forma e il proprio significato secondo l’ambiente sintagmatico in cui occorrono. es. bello diventa belli in I bambini sono belli e bei in Che bei bambini! Non tutte le parole hanno questa proprietà: alcune classi di parole (parti del discorso) sono invariabili, non si prestano, cioè, a nessun tipo di variazione. 19

20 parti variabili e parti invariabili
nome aggettivo verbo pronome articolo parti invariabili preposizione avverbio congiunzione interiezione 20

21 categorie grammaticali
genere Il genere rappresenta una categoria della flessione nominale, mediante la quale si esprime la variazione delle forme lessicali in rapporto a specifiche caratteristiche semantiche degli elementi coinvolti nell’enunciato. In italiano si distingue il maschile dal femminile (come frutto della semplificazione della tripartizione latina in maschile, femminile, neutro). 21

22 categorie grammaticali
genere In alcuni casi si tratta di una distinzione «naturale», in quanto corrisponde al sesso di appartenenza del referente (per es. bambino vs bambina). Nella maggior parte dei casi si tratta di un’attribuzione «arbitraria», che non ha alcun riferimento con le caratteristiche del referente (come dimostra, ad es., il diverso genere che in lingue diverse ha il nome della luna). 22

23 categorie grammaticali
numero Il numero rappresenta una categoria della flessione nominale, mediante la quale si esprime la variazione delle forme lessicali in rapporto alla quantità degli elementi coinvolti nell’enunciato, distinguendo prima di tutto la singolarità dalla pluralità. In italiano questi sono gli unici tratti morfologizzati: il numero si concretizza, infatti, nell’opposizione singolare vs plurale. 23

24 categorie grammaticali
caso Il caso rappresenta una categoria della flessione nominale, mediante la quale si esprime la variazione delle forme lessicali in rapporto alla funzione sintattica svolta nella frase. L’italiano è una lingua priva di affissi flessionali per indicare il caso. I sintagmi nominali possono essere introdotti da preposizioni che ne indicano la funzione sintattica. Altre funzioni sintattiche possono essere individuate dall’ordine dei costituenti nominali nella frase o dall’accordo. 24

25 categorie grammaticali
caso Anche nelle lingue prive di caso morfologico possono esistere relitti di declinazione casuale: è il caso, in italiano, dei pronomi personali (io vs me, oppure lo vs gli) o dei pronomi relativi (che vs cui). 25

26 categorie grammaticali
persona La persona rappresenta una categoria della flessione verbale, mediante la quale ci si riferisce ai partecipanti all’evento comunicativo: la prima e la seconda persona si riferiscono, rispettivamente, all’emittente e al ricevente (e sono, quindi, sempre deittici), la terza persona a tutte le altre funzioni (può essere, quindi, deittica o non deittica). 26


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