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Esercizi spirituali parrocchiali

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Presentazione sul tema: "Esercizi spirituali parrocchiali"— Transcript della presentazione:

1 Esercizi spirituali parrocchiali
parrocchia sacrocuore al romito 4 dicembre 2015 Esercizi spirituali parrocchiali

2 La gioia di prendersi cura gli uni degli altri
IL BUON SAMARITANO La gioia di prendersi cura gli uni degli altri

3 Dal vangelo secondo Luca (10,25-37)
25Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per mettere Gesù alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». 29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

4 25Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per mettere Gesù alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso».

5 Deuteronomio 6,4-9 Deuteronomio 11,13-21 Numeri 15,37-41
La risposta del Dottore della Legge è la più importante professione di fede degli Israeliti ripresa dal libro del Deuteronomio al cap 6,4-9. Questa professione di fede viene chiamata “Shemà Israel”, che sono le parole ebraiche con cui inizia: “Ascolta Israele”. Ogni israelita è chiamato a recitarla due volte al giorno: al mattino e alla sera. Lo Shemà è la manifestazione di fede del popolo ebraico. E' composto da tre brani tratti dalla Torah, che riassumono in breve alcuni caratteri salienti dell'ebraismo Essi sono: Deuteronomio 6,4-9 Deuteronomio 11,13-21 Numeri 15,37-41

6 Deuteronomio 6,4-9 “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.”

7 Tu amerai il Signore tuo Dio
con tutto il cuore (leb), con tutta l'anima (nefesh) e con tutte le forze (me’od). Il Signore invita l’ebreo a porre in essere un atteggiamento (amore) che coinvolga la propria volontà (cuore), la propria esperienza di vita, tutta la persona (anima) e tutti i mezzi o le capacità che ha (forze). Notare che: nella cultura ebraica “il cuore” non è la sede dei sentimenti e dell’affettività, ma della ragione, dell’intelletto e della volontà, tutti tratti razionali dell’essere umano. la parola ebraica “nefesh”, tradotto con “anima”, raramente ha il significato di principio spirituale come lascerebbe intendere la parola italiana “anima”. Non è dunque un invito a essere “spirituali” o a un misticismo interiore. Nefesh indica l’uomo come forza vitale, l’uomo è nefesh, è vita! (Cfr. Gen 2,7: “…l’uomo divenne un essere vivente (nefesh hayyah)”

8 Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore
Si capisce meglio ora che lo stare “fissi nel cuore” non ha nulla a che vedere con una religiosità fatta di stati emozionali o sentimentalismi! I precetti del Signore devono stare nella nostra mente, cioè consapevolmente e razionalmente accolti, voluti e desiderati.

9 li ripeterai ai tuoi figli,
Gli Ebrei hanno sempre dato massima importanza all’educazione e all’istruzione religiosa dei figli. “Insegnare” la fede è uno dei primi compiti del credente! Una famiglia che si ritiene credente ha il dovere di trasmettere e insegnare la fede religiosa, è un “comandamento” non è un “optional”! ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Per la Bibbia ogni attimo del nostro vivere dovrebbe essere una predicazione vivente delle meraviglie di Dio!

10 Te li legherai alla mano come un segno,
ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.” L’insegnamento di Dio dovrà essere la guida di tutto il nostro agire, di tutto il nostro modo di vedere e intendere le situazioni della vita (comprese le scelte che siamo chiamati a fare nella vita) e dovrà essere presente come elemento forte negli ambienti dove viviamo e lavoriamo! (non accade spesso che nella vita e nel lavoro ci comportiamo come se Dio e la nostra fede non ci fossero?)

11 Come si vede l’insegnamento biblico veterotestamentario non è affatto superato ed è ancora capace di farci riflettere e meditare! Non dobbiamo fraintendere l’insegnamento di Gesù: egli non ha voluto colpire l’ebraismo in sé, ma gli atteggiamenti sbagliati che alcuni ebrei del suo tempo avevano. Così come quando si criticano gli atteggiamenti sbagliati di alcuni cristiani che tradiscono il messaggio evangelico. Questo non vuol dire condannare il Cristianesimo come insegnamento e stile di vita!

12 SACERDOTI E LEVITI FUNZIONI DEI SACERDOTI
Stando ai testi di Esodo e Levitico, Mosè ha istituito il sacerdozio ebraico. Scelse come sacerdoti i componenti della famiglia di Aronne, che dovevano trasmettere ereditariamente le loro funzioni. Consacrò Aronne ed i suoi quattro figli (Nadàb, Abìhu, Eleàzar ed Itamar). Come aiutanti dei sacerdoti furono scelti gli appartenenti alla tribù di Levi (Es. 32, 25-29). Solo i sacerdoti figli di Aronne potevano esercitare funzioni all’altare (Es. 28,1; Num 25, 10-14; Deut 33, 8-11). FUNZIONI DEI SACERDOTI ORACOLARE: riferire alle persone la volontà di Dio CULTUALE: sgozzare gli animali - offrire a Dio il sacrificio - presiedere la preghiera MILITARE: accompagnare l'esercito in battaglia DIDATTICA: interpretare le leggi - dirimere contese LEGALE: spiegare al popolo la legge di Dio Per questo erano divisi in 24 classi che a turno prestavano servizio per una settimana

13 I SAMARITANI I samaritani abitavano nella regione della Palestina, la Samaria, da cui prendono il nome. La loro particolarità sta nel fatto che da tempo si erano separati dal giudaismo di Gerusalemme. La rottura risale probabilmente al periodo postesilico, al tempo di Esdra (V sec. a.C.), quando alcuni di loro, con a capo il sacerdote Manasse, dettero vita sul monte Garizim ad un tempio concorrente col tempio di Gerusalemme (Esdra 9-10; Neem 13,23-31). All’incirca nello stesso periodo si stabilizzarono anche le tradizioni del canone samaritano che accettò, come libri sacri, solo la Toràh, rifiutando tutti gli altri libri dell'Antico Testamento. Come tutti i gruppi dissidenti, anche i samaritani erano assai malvisti dagli ebrei di Gerusalemme, che in loro vedevano degli eretici. Le relazioni fra giudei e samaritani erano dunque, a seconda dei periodi, quasi inesistenti rasentando un vero e proprio odio razziale. Si può comprendere, quindi, come l’accusa che i Giudei fanno a Gesù di essere un samaritano (Gv 8,48) sia la peggiore accusa che, nella loro mentalità, gli si potesse fare.

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17 Dal vangelo secondo Luca (10,25-37)
25Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per mettere Gesù alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». 29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

18 Il DOTTORE della LEGGE:
attacca Gesù si difende entro i confini della Legge Il SACEDOTE e il LEVITA rappresentano il CULTO e la LEGGE, ma da sole non bastano, anzi possono rinchiudere l’uomo in un formalismo che ne limita l’azione e arrivare a snaturare il messaggio religioso stesso. Il SAMARITANO rappresenta ciò che è mancato agli altri ed è fondamentale per dare senso anche al culto e alla legge: l’AMORE!

19 L’uso del verbo VEDERE Di tutti e tre i passanti si dice che “videro”, ma mentre per i primi due è stato un vedere per prenderne le distanze, per il samaritano è stato prorpio il vedere che lo ha spinto al gesto di misericordia. L’amore è concreto L’amore non un atteggiamento carico di sentimentalismo, ma atteggiamento che si traduce in estrema concretezza: “gli si fece vicino” “tirò fuori due denari”

20 «Va’ e anche tu fa’ così»!
La risposta del dottore della legge: 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui» Non ha il coraggio di dire “il samaritano”. Egli è ancora prigioniero del suo formalismo: per lui viene prima il distinguersi dalla razza di samaritani che non l’aprirsi in un atteggiamento di misericordia verso chi in quel momento ha bisogno, aldilà della nazionalità, del colore della pelle, della religione. CONCLUSIONE Il miglior indirizzo che possiamo trarre per la nostra vita è proprio l'invito che Gesù fa: «Va’ e anche tu fa’ così»!


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