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EXTRACOMUNITARI E IMPRENDITORIALITÀ PRO E CONTRO DELLA PRESENZA DI SOGGETTI ECONOMICI EXTRACOMUNITARI SUL SUOLO ITALIANO.

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Presentazione sul tema: "EXTRACOMUNITARI E IMPRENDITORIALITÀ PRO E CONTRO DELLA PRESENZA DI SOGGETTI ECONOMICI EXTRACOMUNITARI SUL SUOLO ITALIANO."— Transcript della presentazione:

1 EXTRACOMUNITARI E IMPRENDITORIALITÀ PRO E CONTRO DELLA PRESENZA DI SOGGETTI ECONOMICI EXTRACOMUNITARI SUL SUOLO ITALIANO

2 Tra il 1990 e il 2010 l’Europa ha attratto 28 milioni di immigrati, il triplo rispetto al periodo 1970/1990. Gli stranieri residenti nell’UE rappresentano l’8,4% della popolazione europea. Solo 5 paesi, fra cui l’Italia, ospitano oltre il 75% della popolazione straniera residente in Europa. SITUAZIONE EUROPEA FONTE CESTIM

3 Al 1° Gennaio 2012 sono regolarmente presenti in Italia 3.637.724 cittadini non comunitari. Rispetto all’anno precedente, il numero di cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti è aumentato di circa 102.000 unità. PaesiNumero cittadini% n° cittadini Marocco506.36914% Albania491.49513% Cina277.5708% Ucraina223.7826% Filippine152.3824% Altri1.986.12655% Fonte dati Istat I primi 5 paesi per numero di emigranti in Italia sono: SITUAZIONE ITALIANA

4 GLI EXTRACOMUNITARI IN ITALIA Nel 2012 il totale dei lavoratori e pensionati extracomunitari è di 2.124.402. Dividendoli per tipologia, sono: TipologiaNumeroPercentuale Lavoratori Dipendenti 1.683.17580% Lavoratori Autonomi 263.28812% Parasubordinati 28.507 1% Pensionati 59.642 3% Precettori di prestazioni a sostegno del reddito 89.790 4% Totale 2.124.402100% Fonte Inps

5 GLI EXTRACOMUNITARI IN ITALIA Secondo dati Istat, i cittadini non comunitari regolarmente presenti per paese di cittadinanza, al 1° Gennaio 2012, in Italia sono: Fonte dati Istat

6 GLI EXTRACOMUNITARI IN ITALIA I soggetti che lavorano con relativo permesso oltre i 12 mesi in Italia, in percentuale sono: Fonte dati Istat

7 QUALI SONO I PRO E I CONTRO DI AVERE STRANIERI IN ITALIA? CONTRO - Illegalità - Lavoro Nero PRO - Ricchezza - Pensioni - Demografia

8 IL PESO DELL’ILLEGALITÀ SUL PIL Le stime da noi riportate fanno riferimento all’anno 2011, che ha costituito in termini tecnici ciò che si definisce “anno di riferimento”. Le attività illegali contribuiscono alla formazione del valore aggiunto dell’anno 2011 per circa 14,3 mld di euro, con un’incidenza dello 0,9% sul PIL dell’economia italiana.

9 ATTIVITÀCONSUMOIMPORTAZIONIPRODUZIONEVAL. AGG. DROGA12,71,111,810,5 PROSTITUZIONE3,9- 3,6 CONTRABBANDO SIGARETTE 0,40,10,30,2 TOT. ILLEGALE17,01,21614,3 INDOTTO---1,2 INCIDENZA SULL’ECONOMIA (%) 1,70,30,50,9 DATI IN MLD DI EURO Fonte Istat

10 Il traffico degli stupefacenti contribuisce per circa 2/3 alla formazione del Valore Aggiunto Illegale ( 10,5 mld di euro circa ) e generano quasi la totalità dell’effetto indiretto attribuito all’indotto ( 1,1 mld di euro ). Dei 12,7 mld di euro consumati, la metà è attribuibile alla cocaina e un quarto alla cannabis e sue derivanti. La prostituzione genera un valore aggiunto di 3,5 miliardi di euro. Il contrabbando di sigarette genera un valore aggiunto di 0,2 miliardi di euro.

11 SOMMERSO ECONOMICO (EVASIONE FISCALE) Valore atteso della sanzione a carico degli evasori fiscali, influenzato direttamente dalla probabilità di essere scoperti (approssimato dall’efficienza generale del sistema giudiziario ) Incentivi all’evasione, proporzionali alle pretese fiscali della pubblica amministrazione(approssimati dalle aliquote tributarie e contributive medie e dalla progressività delle imposte sul reddito) Facilità dell’adempimento spontaneo delle obbligazioni fiscali (tributarie e contributive) Senso civico-economico, influenzato direttamente dalla percezione dell’output pubblico(in termini quantitativi e qualitativi) Fonte Confcommercio

12 Se consideriamo la pressione fiscale apparente del 2012(cioè data dal rapporto tra gettito e Pil) le stime dicono 45,2%. Ora, se da questo rapporto togliamo la parte di Pil che non paga imposte – cioè assumiamo che sull’imponibile sommerso non venga pagata alcuna imposta- otteniamo la pressione fiscale effettiva o legale, cioè quella che mediamente è sopportata da un euro di prodotto legalmente e totalmente dichiarato in Italia: questo valore è pari al 55 %. Moltiplicando il valore nominale del Pil stimato per il 2012, pari a circa 1600 miliardi di euro, per il tasso di sommerso economico (17,5 %) per l’aliquota media legale o effettiva pari al 55 %, l’imposta evasa ammonterebbe a circa 154 miliardi di euro. In italia, la frazione di Pil dovuta al sommerso economico è pari al 17,5 % (supposto costante dal 2008)

13 Nel 2005 l’INPS ha effettuato in generale 134.067 accertamenti ispettivi, concentrati prevalentemente nelle cosiddette «aziende da DM» (si tratta di aziende con lavoratori dipendenti che versano i contributi con il modello DM 10/2) e nell’area dei lavoratori autonomi (52.391, pari al 39,1 %). Il resto degli accertamenti ha coinvolto per il 5 % l’area agricola, e per l’ 1,2 % gli iscritti alla gestione separata. Fonte: elaborazione su dati INPS a cura di Coordinamento attività connesse fenomeno Migratorio

14 Dai 73.299 accertamenti effettuati nell’area DM (aziende non agricole con lavoratori dipendenti) è emersa una alta percentuale (75%) di aziende irregolari, con una evasione contributiva per 716 milioni di euro, riferita per il 35 % al lavoro nero L’incidenza della presenza straniera sui lavoratori in nero ( non dichiarati) risulta significativa: il 19,8 % è costituito da lavoratori extracomunitari (11.014) e il 5,3 % (2.988) da lavoratori comunitari. Fonte: elaborazione su dati INPS a cura di Coordinamento attività connesse fenomeno Migratorio

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16 La ripartizione territoriale dei lavoratori in nero di origine straniera accertati dall’INPS evidenzia una concentrazione in alcune regioni, caratterizzate da un più alto livello di insediamento lavorativo degli immigrati. La Lombardia presenta il 23,4% dei lavoratori in nero comunitari sul totale nazionale e il 21% di quelli extracomunitari, segue il veneto con il 16,5 % e il 18 %. La Toscana con il 15 % per ciascuno dei due gruppi di lavoratori sconosciuti all’Istituto, il Piemonte con il 13,5 % e il 10,5 %, mentre l’ Emilia Romagna presenta una percentuale rilevante di lavoratori in nero Extracomunitari, al contrario della Liguria.

17 DATI SUL LAVORO NERO PER REGIONE (2005) AZIENDE INDUSTRIALI Fonte: elaborazione su dati INPS a cura di Coordinamento attività connesse fenomeno Migratorio

18 La tabella precedente indica quanti sono i lavoratori in nero di nazionalità italiana sui totali regionali; quindi indirettamente viene espresso il grado di inserimento dei lavoratori stranieri nei vari mercati regionali e più direttamente la loro presenza nel cosiddetto «segmento secondario del mercato del lavoro», quello cioè meno tutelato e garantito. Per quanto riguarda il primo aspetto questi dati possono essere degli indicatori delle limitate possibilità di inserimento per i lavoratori extracomunitari nel mercato del lavoro meridionale Per quanto riguarda il secondo aspetto, evidenziano il diffuso ricorso al lavoro immigrato nelle imprese che, anche nelle regioni economicamente più avanzate, operano con bassi margini di legalità e regolarità amministrativa e contributiva

19 ANALISI DELLA COMUNITÀ CINESE IN ITALIA La prima presenza di un certo rilievo di cittadini cinesi risale alla fine degli anni ‘80, quando raggiunsero quasi 10 mila unità. In seguito alle sanatorie del D.Lgs 286/98 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero).  1999: comunità cinese 47.108 unità.  2009: comunità cinese 188.352 unità.  2012: comunità cinese 277.570 unità. I migranti cinesi sono principalmente concentrati nelle aree urbane medio-grandi come Milano, Prato, Firenze, Roma, ultimamente si stanno stanziando anche al Sud, con una nutrita comunità a Napoli, Palermo e Catania. Fonte CNEL

20 Il numero delle imprese cinesi in Italia nel 2010 è di circa 54.000 Analizzando le province di Milano, Prato, Firenze, Roma e Napoli, la popolazione imprenditoriale cinese si distribuisce sul territorio attraverso le varie forme di attività:

21 GIRO D’AFFARI DELLA CRIMINALITÀ CINESE IN ITALIA Reati Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina Evasione Fiscale Sfruttamento prostituzione Contraffazione e ricettazione Regioni coinvolte Toscana Lombardia Piemonte Veneto Emilia Romagna Lazio Campania Sicilia Strumento per evadere Agenzie Moneytrasfer Wester Union 2,7 MILIARDI DI EURO

22 PRO: RICCHEZZA PRODOTTA DAGLI OCCUPATI STRANIERI (2014) SettoriDistribuzione occupati 2014 Pil dell’immigrazione (mln di euro) Distribuzione % % Va. Agg. Prodotto dagli immigrati rispetto al totale Agricoltura5%4.7493,814,1 Manifattura18,5%24.941209,5 Costruzioni10,8%13.25010,617,3 Commercio8,8%10.2208,26,3 Alberghi & ristoranti 9,5%9.3697,518 Servizi47,4%62.33449,97,2 TOTALE100%124.8631008,6 Fonte Fondazione LM

23 PRO: LA SPESA PER L’IMMIGRAZIONE NEL 2014 AMMONTA ALL’1,56% DELLA SPESA PUBBLICA TOTALE. 16,5 MILIARDI DI EURO DI ENTRATE 12,6 MILIARDI DI EURO DI USCITE SALDO +3,9 MLD DI EURO Entrate pubbliche Gettito fiscale (Irpef, IVA, imposte carburanti, lotto e lotterie, tasse su permessi di soggiorno e acquisizione cittadinanza); Contributi previdenziali Uscite Spesa pubblica (servizi welfare ripartiti per gli utenti stranieri) Sanità, Scuola, Servizi sociali, Casa, Giustizia, Trasferimenti economici, Ministero Interno (asilo, integrazione, contrasto all’immigrazione irregolare) Fonte Fondazione LM

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25 IMPRESE STRANIERE INDIVIDUALI Le Camere di Commercio hanno censito nel 2014 335.000 imprese straniere individuali, con un incremento di 23.000 unità su base annua. La prima provincia italiana con maggiore incidenza con imprese individuali extra UE è Prato, dove sono censite poco meno del 40% del totale (39,89%). Al secondo posto si colloca Milano, con un’incidenza percentuale sul totale di imprese esistenti del 22,12%. Il primato della crescita su base annua spetta all’etnia di provenienza del Bangladesh, che incrementa nel 2014 le proprie imprese di 4.900 unità, superando la soglia delle 25.600 imprese; queste si concentrano nei servizi di: a) Copisterie b) Call Center c) Internet Point Fonte Quotidiano della PA art Camere di Commercio

26 MAROCCOCINAEGITTOALBANIA SETTORE COMMERCIO RISTORAZIONE/TESSILE /MODA RISTORAZIONECOSTRUZIONE E EDILE FONTE INPS

27 IMPRENDITORI EXTRACOMUNITARI IN ITALIA: PERCHÉ? 1.SELF-EMPLOYMENT. 2.FUGA DALLA DISOCCUPAZIONE. 3.INERZIA GEOGRAFICA, FAMILIARE, SETTORIALE ED ESPERIENZE PASSATE. 4.MOTIVAZIONI PERSONALI DI CARATTERE NON ECONOMICO (SODDISFAZIONE INDIVIDUALE E DESIDERIO D’INDIPENDENZA) 5.INSTABILITÀ GEOPOLITICA

28 FRANK KNIGHT: TEORIA DELL’INCERTEZZA Secondo l’economista, il profitto è legato all’incertezza, che non è un effetto del cambiamento ma una causa. Per Knight la causa ultima del profitto/perdita imprenditoriale è l’imprevedibile differenza tra quanto è stato anticipato e quanto realmente accade. Gli individui sono opportunisti, e scelgono di diventare imprenditori quando i rendimenti attesi, scontati di un fattore di rischio, sono positivi. In alternativa quando il lavoro salariato è più conveniente, sceglieranno di diventare lavoratori dipendenti.

29 IYER E SCHOAR La cultura imprenditoriale è un meccanismo di enforcement implicito che permette ai membri della comunità di coordinarsi su un equilibrio caratterizzato da elevati livelli di fiducia.

30 IMPRENDITORIALITÁ La Commissione Europea (2008), definisce l’imprenditorialità come la capacità di un individuo di trasformare idee in azioni. Questa capacità include Creatività, Innovazione e Assunzione di rischio, così come la capacità di pianificare e gestire progetti allo scopo di raggiungere obiettivi. Ma questa capacità deve essere saputa attuare dall’imprenditore; il quale viene definito da Audretsch come “Un agente di cambiamento e di crescita in un economia di mercato con non solo la finalità di identificare le opportunità potenzialmente redditizie, ma anche con la disponibilità di correre rischi per verificare se le loro idee/intuizioni sono corrette”.

31 Audretsch espande il modello di “ passive learning ” di Jovanovic in una prospettiva evolutiva. Tenendo conto che in ogni settore esistano delle probabilità di sopravvivenza diverse tra le imprese appena nate, possiamo affermare che le caratteristiche specifiche del settore giocano un ruolo di notevole rilevanza per quanto concerne l’ingresso, la sopravvivenza e l’uscita delle imprese. Al centro di questo processo vi troviamo L’INNOVAZIONE, componente fondamentale nella spiegazione delle variazioni dei percorsi evolutivi a seconda del settore di appartenenza. EVOLUZIONE DI JOVANOVIC

32 Audretsch ipotizza 2 regimi tecnologici: “ Regime Routinario ” In questo regime le incumbent rappresentano la maggiore fonte di innovazione, quindi possiamo affermare che la maggior parte delle imprese che escono è composta dalle outcomes. “ Regime Imprenditoriale ” Qui accade l’inverso ossia che le imprese entranti rappresentano la maggior fonte di innovazione e tenderanno perciò ad essere numerose.

33 Secondo l’approccio di Audretsch esistono due modelli di evoluzione delle industrie, più in particolare dei settori che sono : la metofora della “ porta girevole ” e della “ foresta ”. Il primo approccio descrivere la crescita dei settori come un flusso di nuove entranti che dopo un indeterminato periodo escono dal mercato lasciando campo libero alle incumbent. Il secondo approccio invece ritiene che siano le nuove entranti a obbligare o comunque spingere le incumbent ad uscire dal mercato. Basilare è il collegamento fra questi due modelli ed il concetto di regime tecnologico. Modello porta girevole Regime routinizzato. Modello foresta Regime imprenditoriale.

34 PERCHÉ LE DIVERSE ETNIE SI SPECIALIZZANO IN VARIE ATTIVITÀ?  COSTI RIDOTTI: 1) Perché usufruiscono di dipendenti anch’essi extracomunitari. 2) Perché le materie prime sono importate dal loro paese.  COPERTURE DI NICCHIE di mercato lasciate scoperte dagli italiani.  COMPETENZE SPECIFICHE CHE GLI ITALIANI NON HANNO.

35 DIFFERENZE ETNICHE SUL LAVORO ROMANIA 116450 DIPENDENTI AZIENDALI ALBANIA 120060 DIPENDENTI AZIENDALI SRI LANKA 16188 COLLABORATORI DOMESTICI CINA 8076 ARTIGIANI FILIPPINE 48151 COLLABORATORI DOMESTICI Fonte Inps

36 CONCLUSIONI 1.Gli immigrati non sono un peso per il nostro paese, bensì una RISORSA. 1.Producendo un saldo attivo di 3,8 MILIARDI di euro, gli immigrati immettono nel sistema economico italiano una quantità di soldi pari al gettito totale della Voluntary Disclosure e dell’IMU del 2015. 2.Purtroppo la percentuale di lavoratori in nero extracomunitari è molto significativa, riflettendo le enormi difficoltà che incontrano gli stranieri a trovare lavoro legalmente.

37 VI RINGRAZIAMO PER L’ATTENZIONE! EDOARDO BARBERINI LUIGI FARAGÒ PIETRO GENTILINI VITO ALBERTO GIORGIO


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