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L'Impero Ottomano.

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Presentazione sul tema: "L'Impero Ottomano."— Transcript della presentazione:

1 L'Impero Ottomano

2 Le origini dei turchi I turchi (o turcomanni) sono popolazioni nomadi provenienti dall'Asia centrale (dalla zona intorno al lago Baikal). Cominciano a riversarsi verso il Medio Oriente attorno all'anno 1000 d.C. La loro religione è di tipo sciamanico, mentre traggono il loro sostentamento principalmente dall'allevamento di animali. La loro cultura esalta il coraggio ed il valore individuale (anche femminile).

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4 Osman I Ğazi ( )‏ È considerato il fondatore del sultanato selgiuchide ottomano, infatti l'aggettivo ottomano deriva dal suo nome. In realtà Osman non fa altro che continuare l'opera intrapresa con la formazione (alquanto instabile) del sultanato di Rum. Rende indipendente il suo sultanato e attacca le città bizantine di Nicomedia, Nicea e Bursa. Solo Bursa si arrende, pochi giorni prima della sua morte.

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6 Il devşirme Il devşirme è un sistema innovativo e molto particolare per creare dei quadri amministrativi e militari legati al sultano. Si tratta del “sistema della leva dei bambini”. A partire circa dal 1432 ed almeno per due secoli ogni tre anni un funzionario del sultano si reca nei villaggi cristiani dei Balcani, dell'Anatolia e della Grecia riunendo tutti i maschi attorno agli otto- dieci anni.

7 Tra questi vengono scelti i più robusti ed intelligenti.
I ragazzi vengono portati nella capitale o negli altri grandi centri amministrativi dove, con il sistema delle scuole di palazzo, viene offerta loro la migliore educazione intellettuale e fisica nonché la conversione all'Islam. I migliori di questi corsi finiscono per raggiungere i più alti gradi dell'amministrazione e dell'esercito.

8 Gli altri diventano spesso parte del corpo dei giannizzeri.
Il devşirme rappresenta uno straordinario mezzo di mobilità sociale e di promozione dei meritevoli. Paradossalmente dopo la metà del XV secolo gli ottomani si trovano a controllare sempre più cristiani mentre diventa sempre più difficile accettare degli aiuti militari dai territori cristiani diventati vassalli.

9 Gli ottomani, che per ragioni religiose non possono prendere dei musulmani dalle loro famiglie per farne dei buoni amministratori, finiscono per fare dei ragazzi di famiglia cristiana i loro futuri quadri. Bisogna considerare che spesso l'arruolamento dei Kapikulu era considerata una fortuna: fuggivano da una vita di fatica e miseria in sperduti paesini di montagna dove il cristianesimo era mischiato ad ancestrali culti animistici e pagani.

10 I giannizzeri Il loro nome significa “nuove truppe”.
Sono il corpo scelto dell'esercito ottomano. Ne fanno parte sia i ragazzi scelti con il devşirme che i turchi. Fanno vita comunitaria, vengono addestrati molto duramente e fanno un giuramento di fedeltà ai propri compagni. Non hanno il permesso di crearsi una famiglia, il reggimento è la loro vita, il loro scopo e fine ultimo è quello della guerra.

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12 Sono famosi per la musica ritmata che accompagna le loro campagne militari, nata per spaventare la cavalleria avversaria. Vengono addestrati all'uso delle armi da fuoco ma sono anche abili a costruire fortezze. Formano per molto tempo la guardia personale del sultano. I giannizzeri sono fondamentali fino all'inizio del Seicento, quando diventano più un corpo civile che militare. L'ultima leva con il devşirme si tiene nel 1703.

13 I sipahi e il timar Sono i cavalleggeri dell'esercito turco.
Sono sempre musulmani e si ritengono i successori dei ğazi. Molto spesso i sipahi si arruolano e combattono sperando di potere un giorno usufruire del cosiddetto timar. Si tratta di un sistema di remunerazione della loro opera di soldato.

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15 In pratica quando si conquistava un territorio i funzionari imperiali facevano l'inventario delle ricchezze del luogo (abitanti, animali, fertilità del suolo etc.). Il sultano assegnava poi il reddito di una singola porzione di territorio al sipahi in modo che questo potesse combattere non preoccupandosi di altro. Bisogna però ricordare che solo il timar spetta al sipahi e non altro: non succede infatti come nei feudi europei che diventano di proprietà dei cavalieri legati al Re.

16 Le ragioni dell'espansione ottomana
Crollo della potenza bizantina, irreversibile dopo il sacco del 1204. Peste nera del 1348. Gruppo dirigente versatile e pragmatico. I sultani non disdegnano matrimoni dinastici con cui rafforzare i legami politici, infatti spesso sposano principesse serbe o bulgare. Creazione di un sistema di vassallaggio vantaggioso per tutte le parti in causa.

17 Il controllo dello stato ottomano conviene (
Il controllo dello stato ottomano conviene (!) alle popolazioni locali rispetto a quello bizantino o delle varie dinastie locali che hanno preso il potere: si tratta di una differenza cruciale.

18 Il declino dell'Impero Ottomano
A partire dalla fine del XVII comincia per l'Impero Ottomano un inesorabile declino. Le sconfitte militari ed il progressivo arretramento dell'Impero a partire dall'Europa cambiano l'assetto e la natura del potere. Già da tempo il sultano non partecipa più attivamente alla vita politica e militare del suo regno. Poco alla volta cominciano a prendere sempre maggior importanza le famiglie di notabili provinciali.

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20 Il periodo del tanzimat
La parola significa “riforme” e abbraccia il periodo che va da Mamhud II fino a Abdul Aziz.( )‏ La riforma più importante è quella di Abdul Megid I che nel 1839 emette il decreto detto hatti sherif di Gulhane. Viene affermata l'uguaglianza dei sudditi dell'impero a prescindere dalla religione. Si garantisce ai Turchi la libertà individuale, la giustizia e la proprietà privata.

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22 Si riorganizza l'esercito e si limita a 5 anni la leva militare (prima illimitata).
Si secolarizza il diritto e si istituiscono tribunali non religiosi. Si moltiplicano le scuole primarie e secondarie e si fonda la prima università a Costantinopoli. Si cerca di entrare stabilmente nella diplomazia europea mandando ambasciatori in quasi tutte le capitali europee.

23 Effetti degli accordi e delle perdite territoriali
Gli accordi tra le potenze europee e l'Impero ottomano creano degli effetti di grande portata sulla struttura della società ottomana. Le minoranze cristiane si trovano sotto tutela da parte delle potenze straniere (in particolare la Russia) mentre a subire maggiormente i rovesci dell'Impero sono i sudditi musulmani. Infatti i cristiani hanno da tempo occupato quelle professioni (commercianti, funzionari) che i turchi ottomani ritenevano indegne di una stirpe di guerrieri dominatori.

24 Un aspetto che segna profondamente la mentalità turca è la formale equiparazione dei sudditi cristiani a quelli musulmani avvenuto con il Tanzimat. Bisogna ricordare che i cristiani erano “tollerati” perchè utili e perchè il Profeta aveva detto che bisognava rispettare le religioni del Libro. I musulmani sentono di aver perso quei diritti che che i loro antenati avevano guadagnato col sangue.

25 “Per secoli i musulmani ottomani erano stati guerrieri, conquistatori e uomini di Stato. Avevano sempre disprezzato il commerciante e l'artigiano aspirando soltanto ad essere un kapikulu, uno 'schiavo della Porta, un servitore dello Stato'” Zafer Toprak I cristiani sono esentati dal servizio militare e quindi non subiscono le perdite della popolazione ottomana. Le loro condizioni economiche sono in molte regioni. migliori rispetto a quelle dei musulmani

26 Perchè i massacri Dopo i tentativi di riforme degli anni precendenti il sultano Abdulhamid cerca di mettere un freno alla dissoluzione dell'Impero puntanto molto sulla identità islamico-religiosa dell'Impero. Ovviamente questa mossa finisce per creare astio nei confronti delle minoranze cristiane. È stato osservato che i massacri contro gli Armeni degli anni assomigliano ai pogrom della Russia contro gli ebrei: violenze indirizzate contro una minoranza per sfogare una frustrazione sociale.

27 É anche possibile riconoscere una progressiva assuefazione alla violenza ed all'omicidio nei confronti delle minoranze (una cosa che sarebbe stata impossibile negli anni d'oro dell'Impero).

28 Il genocidio Si prende come data simbolo del'inizio del genocidio il 24 aprile 1915 quando vengono arrestati armeni: sono dirigenti, leader delle comunità, giornalisti, intellettuali etc. Si cerca di eliminare i vertici perchè è più difficile compiere massacri sotto gli occhi delle persone più ascoltate e rispettate anche all'estero. Si vuole anche dare un segnale ai turchi: si sta cercando di risolvere il problema armeno.

29 Le deportazioni vere e proprie cominciano nei mesi giugno e luglio, tuttavia anche in maggio alcune regioni vengono “ripulite”. Anche in giugno a prima vista, date le differenze di luogo e di comportamento dei responsabili, può sembrare assente una precisa volontà di compiere il genocidio. Tuttavia questa volontà non è più presente solo nelle intenzioni dei più accesi nazionalisti ma in una legge specifica dello stato.

30 La legge di deportazione
È preceduta di tre giorni da un appello delle potenze dell'Intesa a far cessare i massacri. Il 27 maggio 1915 viene promulgata la “legge temporanea di deportazione” grazie alla quale per motivi di sicurezza, necessità militari e interessi dello Stato si può procedere da parte delle autorità militari a misure di rimozione forzata della popolazione. La legge serve a dare una legittimità giuridica dell'operazione agli occhi di tutte le autorità intermedie.

31 Il 10 giugno viene approvata la “legge temporanea di espropriazione e di confisca”, contiene disposizioni per la registrazione dei beni dei deportati, destinati a essere venduti all'asta. Si prevede anche che i beni sarebbero stati protetti e registrati per poterli poi restituire ai legittimi proprietari a guerra finita. Tutti gli osservatori stranieri giudicano la legge “una commedia”. Si parla dei beni degli armeni come di “beni abbandonati”.

32 La prima delle due leggi è un atto governativo e non passa per il Parlamento (verrà abrogata come incostituzionale nel novembre 1918). La seconda invece viene dibattuta in parlamento e la parte più moderata e liberale dei Giovani Turchi protesta contro le deportazioni.

33 Le deportazioni Poco dopo queste leggi si dà la possibilità ai cittadini musulmani di rifugiarsi nelle case abbandonate dai deportati. In genere vengono deportati per primi gli uomini in età di leva. L'ordine arriva con poche ore di preavviso. Nella maggior parte dei casi si formano dei battaglioni di soli armeni che dovrebbero essere utilizzati per le opere pubbliche strategiche.

34 Spesso questi battaglioni vengono subito eliminati dopo poche ore di cammino.
In effetti però in alcuni casi queste opere vengono cominciate: per esempio la ferrovia che deve collegare il Bosforo con Baghdad viene costruita con l'utilizzo di questi battaglioni. Quando questi battaglioni vengono improvvisamente liquidati nel giugno 1916 la Germania protesta con gli alleati Turchi che hanno sabotato un'opera strategica. In alcuni casi gli armeni tentano una disperata difesa: è il caso della storica difesa di Musa Dah, vicino ad Antiochia.

35 Circa quattromila armeni si trincerano sulle colline e resistono ai turchi prima di essere tratti in salvo da un contingente navale francese guidato da una capitano di origine armena (Charles Diran Tekeian). Dopo aver eliminato i giovani si passa ai padri di famiglia e a tutti i maschi armeni sopra i 45 anni. Si ordina loro di presentarsi ai penitenziari più vicini dove vengono arrestati senza alcuna accusa.

36 Durante la notte li si fa uscire in silenzio e li si fucila in qualche luogo appena fuori dalle città. Dopo gli uomini tocca a donne, anziani e bambini. Gli ordini di Talat Pascià al governatore di Aleppo il 15 settembre 1915 sono chiari: “Siete già stato informato del fatto che il governo ha deciso di sterminare l'intera popolazione armena residente in Turchia. Nessuno che si opponga a questa disposizione può continuare ad occupare un ruolo all'interno dell'Amministrazione. Senza pietà per le donne, i bambini, gli invalidi, per quanto tragici possano essere i metodi di sterminio, senza alcuno scrupolo di coscienza, deve essere posta fine alla loro esistenza”.

37 I convogli di deportati sono oggetto di attacchi di predoni, bande di sicari ed alla mercè delle squadre speciali create per questo scopo e inviate da Erzurum dove si trova il quartier generale dell'operazione. Spesso queste bande speciali sono formate dai profughi musulmani della Grecia o della Macedonia. A capo dell'operazione è Talât Pascià (Ministro dell'Interno) definito dall'ambasciatore tedesco Metternich “l'anima della persecuzione armena”. I deportati devono raggiungere dei campi di concentramento e di raccolta che si trovano a sud di Aleppo: a Damasco e Deyr es Zor (sull'Eufrate) ci sono i due più importanti.

38 Le donne vengono in moltissimi casi stuprate, spesso rapite e vendute come spose o concubine.
I bambini, spesso abbandonati dai genitori, vengono venduti come schiavi oppure gettati nei fiumi. Molti muoiono di stenti. Chi si salva ci riesce con la corruzione. E' ovvio che le destinazioni finali, che si raggiungono solo con un terribile percorso nel deserto, sono funzionali allo sterminio. Alla fine del percorso, i pochi che raggiungono i campi di raccolta non trovano né cibo, né accoglienza.

39 Solo la pietà degli arabi, di alcune delegazioni straniere (missionari tedeschi, svizzeri, americani etc) salva qualcuno dei profughi dalla morte per stenti o per le epidemie nonostante l'ostruzionismo delle autorità turche. I missionari si accorgono che gli armeni mangiano ed hanno mangiato di tutto: insetti, larve, erba, cadaveri di animali e non solo.

40 La fine del massacro Se è vero che il grosso dell'ondata persecutoria si attua tra il 1915 e l'inizio del 1916, una seconda ondata di uccisioni avviene tra l'aprile ed il settembre del 1916. L'ultima parte di esecuzioni avviene tra il 1917 e il dopo l'abbandono delle operazioni militari da parte dei russi e con la riconquista delle regioni di confine da parte dei turchi dopo il trattato di Brest Litovsk.

41 Il crollo dell'Impero L'8 ottobre 1918 Talât Pascià da le dimissioni al sultano Memhed VI, appena succeduto a Memhed V. Il 1 novembre Talât, Enver e Cemal riescono a raggiungere Berlino. Intanto le truppe inglesi cominciano ad occupare l'Anatolia. Il periodo tra l'armistizio del novembre 1918 e la firma del trattato di Sèvres è un periodo di rassegnazione per la Turchia.

42 La fine dei criminali di guerra
Talât Pascià viene condannato a morte in contumacia da un tribunale turco per complicità nell'assassinio di massa degli armeni. Muore, ucciso da uno studente armeno, il 15 marzo a Berlino. Enver Pascià, anche lui condannato in contumacia, scappa tra le tribù turche della regione di Bukhara (Asia centrale). Viene ucciso nel 4 giugno mentre guida una rivolta antisovietica. Cemal Pascià viene ucciso da un giovane armeno il 21 luglio 1922, a Tbilisi, nella Georgia sovietica.


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