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PASSEGGIATA IN UN ROMANZO: «Il corsaro Nero» di Emilio Salgari

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Presentazione sul tema: "PASSEGGIATA IN UN ROMANZO: «Il corsaro Nero» di Emilio Salgari"— Transcript della presentazione:

1 PASSEGGIATA IN UN ROMANZO: «Il corsaro Nero» di Emilio Salgari
LEZIONE OPERATIVA IN UNA SECONDA SECONDARIA DI I° Docente prof.ssa Rosa ESCA

2 QUADRO DI RIFERIMENTO DIDATTICO
L’attività predisposta è la parte dei contenuti che afferisce gli elementi caratterizzanti il testo narrativo letterario: autobiografia, biografia, romanzo di avventura, fantascienza, romanzo horror, diario, lettera, racconto.

3 PERCHÉ «IL CORSARO NERO»
LA SCELTA DEL ROMANZO È NATA DA PIÙ MOTIVI: È UN ROMANZO D’AVVENTURA, RICCO DI DESCRIZIONI E CON NON TROPPI FLASHBAK CHE RICHIEDONO UNA RICOSTRUZIONE DELLA FABULA IL PROTAGONISTA È FORIERO DI IDEALI ALTI C’È UNA STORIA D’AMORE: DISCRETA E PASSIONALE SALGARI UTILIZZA UN LINGUAGGIO RICCO ED ARTICOLATO E SI PRESTA AD UNA BUONA ANALISI LINGUISTICA FA PARTE DI UNA SANA E SPESSO DIMENTICATA «LETTERATURA PER RAGAZZI» DA CONSERVARE E RISPETTARE … COME I ROMANZI DI VERNE … DOVE Creatività E FANTASIA, VALORI NOBILI ED EMOZIONI POSSONO EDUCARE ALLA VITA: SENZA SMETTERE MAI DI IMMAGINARE

4 EMILIO SALGARI E IL SUO IMMAGINARIO
Spesso, da taluna critica, Salgari è stato assimilato a Verne. Tuttavia, i due autori sono accomunati principalmente dalla caratteristica di aver prodotto letteratura per ragazzi e di aver utilizzato l’immaginazione come elemento portante della generazione delle loro storie. Si pensi che Salgari ha descritto luoghi e civiltà senza aver mai viaggiato! EMILIO SALGARI la penna di Salgàri configura con la sua retorica spesso popolaresca la via dei sentimenti che albergano nell’animo umano, con tutte le loro ombre. JULES VERNE anticipazione scientifica - introduzione nei suoi romanzi dell’uso o dello sviluppo più avanzato di certe invenzioni già note alla scienza tra la metà dell’Ottocento e l’inizio del ‘900

5 Salgari è l’avventura allo stato puro.
Ad Emilio Salgari è toccata una sorte per certi versi analoga a quella di Jules Verne, nel senso che quasi ogni suo connazionale ha letto almeno qualcuno dei suoi libri o, nel peggiore dei casi, ha visto le versioni cinematografiche e televisive tratte da essi, e probabilmente non ce n’è uno che non pensi di averlo capito. Altra analogia con lo scrittore francese: i suoi romanzi furono stampati in tirature favolose. Tuttavia (a parte il fatto che egli non ne ebbe alcun vantaggio economico e questo, probabilmente, contribuì alla depressione che lo spinse al suicidio) la critica “ufficiale” non lo prese mai in considerazione. Salgari è l’avventura allo stato puro. Era toccato anche ad altri come Carlo Collodi, Liala, che come lui hanno venduto libri in quantità molto superiore alla media.

6 Emilio Salgari ha scritto moltissimo (si disse, con un amaro gioco di parole, che scriveva per la fame e non per la fama), polverizzando perfino il record di scrittori estremamente prolifici: qualche cosa come 80 romanzi e 150 racconti, suddivisi in alcuni grandi cicli, tra i quali quello dei corsari e quello delle “tigri di Mompracem”, capeggiate dal leggendario principe indiano Sandokan e dal suo fido braccio destro, il portoghese Yanez. Tra i suoi libri più famosi: I misteri della jungla nera, del 1895; I pirati della Malesia, del 1896; Il Corsaro Nero, del 1899; Le tigri di Mompracem, del 1901; Jolanda, la figlia del Corsaro Nero, del 1905; Sandokan alla roscossa, del E ancora: Il raggio dell’Atlante; I naufragatori dell’Oregon; Il re dell’aria; Il Corsaro Rosso; Il Corsaro Verde; Il re del mare; Alla conquista di un Impero; Le due tigri; la rivincita di Yanez; Le tigri del Borneo; La montagna di fuoco; Il tesoro del presidente del Paraguay; Duemila leghe sotto l’America.

7 SALGARI E L’UNITÀ D’ITALIA
È formalmente considerato uno degli artefici dell'Unità d'Italia dal punto di vista linguistico perché, con la sua scrittura immediata ma non banale, ha tenuto inchiodati alle pagine dei suoi entusiasmanti libri, milioni di lettori dell'età post-unitaria, dalle Alpi alla Sicilia.

8 IL CONTESTO DEL ROMANZO
«IL CORSARO NERO» è un libro, di genere avventuroso, ed è incluso in un “ciclo” definito “dei corsari delle Antille” che comprende: Il Corsaro Nero (1898) La regina dei Caraibi (1901) Jolanda, la figlia del Corsaro Nero (1905) Il figlio del Corsaro Rosso (1908) Gli ultimi filibustieri (1908)

9 L’AUTORE - 1 Emilio Salgari nacque a Verona il 21 agosto 1862 da una famiglia di  piccoli commercianti di tessuti. A partire dal 1878 studiò al Regio Istituto Tecnico e Nautico "P. Sarpi" di Venezia, ma non arrivò mai ad essere capitano di marina, come avrebbe voluto (tanto che per tutta la vita amò fregiarsi impropriamente di questo titolo). In questo contesto navigò le coste dell‘Adriatico (per tre mesi a bordo della nave Italia Una) e questa fu l'unica sua esperienza di mare significativa, mentre non gli fu mai possibile viaggiare nei paesi lontani in cui ambientò la maggior parte dei suoi romanzi.

10 L’AUTORE - 2 Iniziò molto presto a lavorare come giornalista per poi decidere di dedicarsi ai romanzi d’avventura. La sua prima opera fu “La tigre della Malesia” che venne pubblicata in quattro puntate su “La Nuova Arena”. Visto il successo ottenuto, pubblicò altri romanzi come “La favorita del Mahdi”. Nel 1892 sposò Ida Peruzzi, attrice di teatro, dalla quale ebbe quatto figli a cui dette esotici come quelli dei suoi personaggi: Fatima, Nadir, Romero ed Omar. Emilio Salgari fu proclamato, nel 1897, da re Umberto, “Cavaliere della corona”.

11 L’AUTORE - 3 Molti suoi romanzi ebbero grande consenso di pubblico, ma a causa della sua ingenuità furono soprattutto gli editori a beneficiare di questo, mentre per la vita di Salgari le difficoltà economiche furono una costante fino alla fine. In particolare a partire dal 1903, quando la moglie iniziò a dare segni di follia, si moltiplicarono i debiti che fu costretto a contrarre per poter pagare le cure. Nel 1910 dopo un grande peggioramento della salute mentale della moglie, egli tentò, senza successo, di suicidarsi. Nel 1911 Ida verrà ricoverata definitivamente in manicomio; quell'anno Salgari si tolse la vita per la disperazione. Morì a Torino il 25 aprile 1911.

12 L’AUTORE - 4 Salgari fu un narratore energico; egli porterà il lettore di continuo in giro per il mondo, sulle piste di avventure d'ogni genere; in tutta la sua vita l’autore scrisse un’ottantina di romanzi e circa centocinquanta racconti, indirizzati ad un pubblico sia di adulti che di ragazzi curiosi di conoscere fantastici luoghi lontani e suggestivi; luoghi che neanche lui aveva visitato non essendo mai uscito fisicamente dai confini italiani. Lo scenario del romanzo salgariano è fatto di mari e nature lontane e selvagge, il cuore della narrazione è l’avventura: le sue opere, dunque, lo collocano a fianco di altri grandi classici dell’avventura.

13 TRAMA - 1 La vicenda si svolge nella metà del Seicento. Due filibustieri, Carmaux e Wan Stiller, vengono ripescati dalla Folgore, nave appartenente a Emilio di Roccanera (o di Roccabruna), signore di Valpenta e di Ventimiglia -conosciuto come il Corsaro Nero - partito dall'Italia alla volta dell'isola della Tortuga, nel mare dei Carabi, per vendicare il fratello maggiore Umberto, ucciso a tradimento nelle Fiandre dal duca fiammingo Wan Guld, il governatore di Maracaybo. Una volta a bordo della nave i due raccontano al comandante che anche i due fratelli minori, il Corsaro Verde e il Corsaro Rosso sono stati uccisi nella piazza di Maracaybo per ordine di Wan Guld.

14 TRAMA - 2 Emilio decide quindi di recarsi a Maracaybo per sottrarre il cadavere del Corsaro Rosso, impiccato quella stessa mattina ed ancora esposto alla gogna. Affidato il comando della nave a Morgan, suo luogotenente, il Corsaro Nero con Carmaux, Wan Stiller, l'Olonese -un altro pirata- si imbarca su un canotto e raggiunge le coste di Maracaybo. I corsari catturano una guardia spagnola e cooptano il vigoroso africano Moko. Dopo numerose peripezie il Corsaro riesce a recuperare il cadavere del fratello e una volta a bordo della Folgore, dopo avere celebrato il funerale, giura di sterminare Wan Guld e tutta la sua famiglia.

15 TRAMA - 3 Sulla strada del ritorno per l'isola della Tortuga, i filibustieri assaltano una nave spagnola e rapiscono una bella e bionda fanciulla di cui Emilio si innamora ricambiato: Honorata Willerman, duchessa di Weltrendrem. Dopo essersi imbattuta in un terribile uragano la nave giunge finalmente alla Tortuga. A questo punto, nel capitolo La filibusteria, Salgari introduce una parentesi storica, narrando le imprese di filibustieri realmente esistiti e spiega cosa siano la filibusteria e la bucaneria. Quindi inizia la cronaca della spedizione per assalire Maracaybo.

16 TRAMA - 4 Il Corsaro Nero e i suoi compagni, una volta vinta la resistenza, giungono al palazzo del Governatore, ma scoprono che Wan Guld e i suoi sono fuggiti attraverso la foresta per raggiungere Gibraltar. Il gruppo si avventura quindi nella fitta vegetazione seguendo le loro tracce. Qui si imbattono in bestie feroci e nella tribù di antropofagi Arawaki. Dopo uno scontro con le forze di Wan Guld essi vengono catturati, ma riescono a liberarsi grazie all'aiuto del Conte di Lerma, in debito con il Corsaro Nero che una volta gli aveva salvato la vita.

17 TRAMA - 5 Finalmente giungono a Gibraltar, dove espugnano il forte. Ma neppure questa volta riescono a catturare il governatore, diretto ora verso il Nicaragua. Infine Emilio scopre che Honorata è la figlia di Wan Guld: sebbene innamorato non può dimenticare il suo giuramento e con grande sofferenza la fa imbarcare su una scialuppa abbandonandola in mare. Il romanzo si conclude con Carmaux che dice al suo amico Wan Stiller: «Guarda lassù! Il Corsaro Nero piange».

18 CARATTERISTICHE DEL LINGUAGGIO SALGARIANO
la prosa di Salgàri, nel suo patchwork di parole esotiche che quasi mai definisce, si lascia andare a suoni che quasi onomatopeicamente ricostruiscono la scena senza necessità di scientismo, affidandosi al puro flusso sentimentale «in lontananza però, sulla fosca linea dell’orizzonte, spiccavano qua e là alcuni alberi, dei manghi carichi di frutta squisite, dei palmizi tara, dei latania e dei cocchi dall’aspetto maestoso, con lunghe foglie disposte a cupola. Un silenzio funebre, misterioso, regnava ovunque, rotto appena appena dal mormorìo delle acque giallastre che radevano i rami arcuati dei paletuvieri e le foglie del loto e dal fruscio dei bambù scossi da un soffio di aria calda, soffocante, avvelenata».

19 SALGARI E I MEDIA Emilio Salgari ha conosciuto una «fortuna» mass mediale notevole. Le sue opere sono state messe utile per albi illustrati, fumetti, fiction, film e cartoni animati. Come mai?

20 Dalla pagina allo schermo
Dalla enorme produzione salgariana sono stati estratti quasi 50 titoli di film. Un’enormità nel panorama della storia del cinema. Il cinema si interessa molto presto a Salgari… già ad appena nove anni dalla sua scomparsa… forse le sue avventure aiutavano a sognare. La maggior parte della produzione cinematografica ispirata a Salgari risale già agli anni venti … quando l’Europa attraversava una delle più forti crisi culturali e politiche dell’età contemporanea. Si stava passando da un secolo all’altro trascinandosi dietro l’entusiasmo di nuove scoperte e l’ansia di imprevedibili avvenimenti storico-sociali. Ben presto, andare al cinema significò andarsi a tuffare in avventure fantastiche per dimenticare preoccupazioni e dispiaceri. Non c’era ancora posto per il cinema impegnato e di denuncia. Quale autore meglio di Salgari poteva, pertanto, offrire idee e soggetti per la trasposizione di avventure fantastiche dalla pagina allo schermo?

21 … gli anni Venti Nove anni dopo la tragica scomparsa del romanziere piemontese, un regista poco conosciuto (Vitale De Stefano in soli 2 anni ( ), gira ben 6 brevi film muti e in bianco e nero, tutti tratti dal ciclo “I corsari delle Antille”. Era comunque il segnale che il fascino dell’avventura salgariana poteva arrivare al pubblico. Vitale De Stefano, lo stesso che, da attore, aveva interpretato nel 1914 il ruolo di Massinissa in Cabiria di Pastrone. Regista dimenticato persino nella sua città natale (Acireale), dove nessuno sa del suo passato di attore e regista. Questi i titoli e gli anni in cui furono girati i film di De Stefano: Il corsaro nero (1920), La regina dei Caraibi (1920), Jolanda, la figlia del Corsaro nero (1920), Gli ultimi filibustieri (1921), Il corsaro Rosso (1921), Il figlio del Corsaro Rosso (1921)

22 … gli anni Trenta Siamo nel primo dopoguerra e, in America, la Warner ha già lanciato sul mercato i primi film sonori. In Italia, dopo il tentativo fallito di una riduzione cinematografica nel 1928, sarà Amleto Palermi a realizzare, nel 1937, Il corsaro nero, affidando la parte del protagonista al campione di scherma Ciro Verratti. Il fascino dell’avventura e il mito della lotta che hanno trovato terreno fertile nell’ideologia fascista non si spengono nemmeno quando soffia il vento della seconda guerra mondiale. Nel fascicolo di cinema del 10 dicembre 1936 "In questi anni il cinema d'avventura tra noi era rimasto un po' in sottordine , roba per seconde e terze visioni. Tornare oggi, come s'è fatto, in grande stile, a quel genere trascurato è segno di un più maturo senso del cinematografo. Segno di aver superato le pigre abitudini e le arrugginite posizioni drammatiche e comiche d'esito certo (o presunto tale). Due degli interpreti principali sono stati scelti tra i migliori rappresentanti della nostra giovinezza sportiva : Ciro Verratti il campione della scherma e Ada Biagini detentrice anch'ella di primati nella scherma e nel nuoto."

23 … gli anni Quaranta - 1 Nel 1941, negli stabilimenti di Cinecittà voluti da un Benito Mussolini convertito definitivamente alla potenza comunicativa del cinema per ottenere consenso e scatenare l’entusiasmo delle masse, Giorgio Simonelli ed Enrico Guazzoni girano contemporaneamente e con lo stesso protagonista (Massimo Girotti) due film tratti dai romanzi di Salgari: Le due tigri e I pirati della Malesia. L’infaticabile Guazzoni, passando da Cinecittà agli stabilimenti Pisorno di Tirrenia, firma nello stesso anno anche La figlia del Corsaro Verde con Doris Duranti nei panni di Manuela e Primo Carnera in quelli di El Cabezo Sulla facciata principale di Cinecittà campeggiava una gigantografia del Duce dietro la macchina da presa e la scritta “La cinematografia è l’arma più forte”.

24 DORIS DURANTE in «La figlia del Corsaro Verde»
Osvaldo Scaccia, sulla rivista “Film” così commenta "Un film salgariano, con duelli, arrembaggi e zuffe. A parte alcuni semplicismi di narrazione, è un film eccellente, acceso, vivo. Prodotto con larghezza di mezzi e diretto con ritmo incalzante, farà rivivere a tutti le ore deliziose trascorse, da ragazzi, sulle indimenticabili pagine del romanziere veronese.” DORIS DURANTE in «La figlia del Corsaro Verde»

25 … gli anni Quaranta - 2 Le ore deliziose in compagnia dei personaggi salgariani gli spettatori italiani cercano di passarle anche nel Dai fronti di guerra arrivano notizie poco confortanti e si ritiene che i «film di cappa e spada», con finale positivo, possano contribuire a sollevare il morale. Corrado D’Errico è uno specialista di questo genere di film; sceneggia due romanzi di Salgari e progetta due film “in serie”: Capitan Tempesta e Il leone di Damasco. Muore prima di compiere 40 anni e toccherà ad altri registi completare le riprese.

26 … gli anni Quaranta - 3 La guerra, oltre a rendere difficoltose le realizzazioni dei film, allontana gli spettatori dalle sale. Crolla la produzione, i dipendenti vengono licenziati, il cinema fascista si trasferisce a Venezia, Cinecittà viene occupata dai nazisti che la utilizzano come luogo di concentramento dei civili rastrellati, più di un film resta incompiuto. In attesa di quella che sarà la migliore stagione del cinema italiano, i registi più dotati si eclissano e le case di produzione si affidano a modesti autori. Tra questi, anche un campione mondiale di sci, Marco Elter, che dirige sei film, tra i quali due tratti dai romanzi di Salgari: Il figlio del Corsaro Rosso (1942) e Gli ultimi filibustieri (1943).

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28 …dopo la fase neorealista
La fine della guerra segna l’inizio del neorealismo. E’ una stagione breve, ma incisiva. La strada tracciata dai grandi Maestri - De Sica e Zavattini, Rossellini e Visconti – viene seguita da uno stuolo di registi che il mondo ci invidierà. La realtà, anche se triste, toglie spazio alla fantasia. Almeno per un decennio. Poi, negli anni ’50, si tornerà a sognare e non è forse per caso che a riprendere spunto dalle avventure fantastiche narrate da Salgari sarà un poliedrico autore – scrittore, sceneggiatore, regista – con alle spalle esperienze di neorealismo: Mario Soldati. Utilizzando la stessa troupe, il regista torinese gira in contemporanea sia I tre corsari che Jolanda, la figlia del Corsaro Nero. I produttori Carlo Ponti e Dino De Laurentis gli mettono a disposizione un budget risicato e lo costringono a girare le scene navali dei due film in un’unica mezza nave ancorata nei pressi del Castello Odescalchi di Palo Laziale. Ne vengono fuori due film scialbi e – come si espresse la critica – di “inutile e sterile divertimento”.

29 Non ebbe maggiore successo Il tesoro del Bengala diretto, nel 1953, da Gianni Vernuccio, documentarista durante la seconda guerra mondiale. Modesti anche i risultati ottenuti dalla coppia Gian Paolo Callegari e Ralph Murphy con I misteri della giungla nera (1953) e La vendetta dei Thugs (1954). Con “i favolosi anni Sessanta” all’orizzonte, cresce la voglia di riproporre agli spettatori avventure strepitose e gesta fantastiche. Eroi mitologici si calano nei personaggi di Salgari. Primo Zeglio, sempre più affascinato dalle avventure di terra e di mare (10), sceglie l’attore Lex Barker, che aveva già interpretato in cinque film Tarzan, per la fedele trasposizione de Il figlio del Corsaro Rosso (1958) e Steve Reeves, l’Ercole che sollevava macigni di polistirolo, per un criticato (11) Morgan il Pirata (1960). Sulla scia del kolossal si pone anche Cartagine in fiamme realizzato nel 1959 da Carmine Gallone, il regista che durante il Fascismo aveva inneggiato al Duce con lo storico Scipione l’Africano e che, dopo il successo planetario de I dieci comandamenti (1956), qualcuno aveva definito “il Cecil B. De Mille italiano ”.

30 Dal 1963 al 1965, appaiono sugli schermi ben sette film salgariani
Dal 1963 al 1965, appaiono sugli schermi ben sette film salgariani. Sembra una gara tra due registi di mestiere: Umberto Lenzi e Luigi Capuano. Il primo sposta il set a Ceylon e richiama Steve Revees per interpretare Sandokan in Sandokan la tigre di Mompracem (1963), ottiene risultati più modesti con I pirati della Malesia (1964) (12), anticipa in qualche modo le mirabolanti gesta di Indiana Jones con La montagna di luce (1965). Il secondo, alternando libere interpretazioni e fedeli ricostruzioni dei romanzi di Salgari, prima realizza contemporaneamente sia Sandokan alla riscossa (1964) che il suo seguito, Sandokan contro il leopardo di Sarawak (1964) e, appena un anno dopo, I misteri della giungla nera (1965) (13) e L’avventuriero della Tortuga (1965), tratto da Gli ultimi filibustieri.

31 In tutti questi film si avverte già una contaminazione dei generi filmici. All’interno del genere avventuroso, oltre il cappa e spada e lo storico, si fa largo anche il western all’italiana. Sintomatico, a tal riguardo, I predoni del Sahara (1966) di Guido Malatesta. Il regista e gli attori americanizzano i loro nomi (14), le scene vengono spettacolarizzate con attacchi di selvaggi, il finale è da arrivano i nostri. Salgari viene tirato a forza dentro le vicende; più del contenuto interessa sfruttare il fascino delle atmosfere evocate nei suoi romanzi. E così Il Corsaro Nero (1971) di Vincent Thomas (15) si ricorda più per la presenza della coppia Terence Hill / Bud Spencer che per la nave carica di sabbia che i pirati assaltano alla ricerca dell’oro. Si ricorda ancora meno Le tigri di Mompracem, concepito come classico prodotto di consumo e diretto da Mario Segui nello stesso anno (1971) (16).

32 1976: il caso televisivo Il cinema aveva sfruttato al massimo il più grande scrittore italiano di romanzi d’avventura e sembrava di avere raschiato il fondo del barile. Sembrava. Nessuno poteva prevedere quello che stava per accadere . Il 6 gennaio del 1976, a sorpresa, viene trasmessa la prima puntata dello sceneggiato televisivo Sandokan, coproduzione Italo-Franco-Tedesca.

33 1976: il caso televisivo Firma la regia Sergio Sollima, specialista, con l’amico Sergio Leone, del genere spaghetti western. Nel cast figurano Carole André come “la Perla di Labuan”, il cattivo Adolfo Celi, il beffardo Philippe Leroy e uno sconosciuto attore indiano: Kabir Bedi. 27 milioni di italiani, entusiasti per quel regalo della Befana, rimasero incollati al piccolo schermo.

34 1976: il caso televisivo Lo sceneggiato, liberamente ispirato ai 19 romanzi del ciclo indo-malese di Salgari e girato in India, Malesia e Thailandia, fu trasmesso dalla RAI in sei puntate e divenne un caso televisivo e di costume: pioggia di lettere nella sede di Viale Mazzini, figurine dei protagonisti nelle edicole, poster, fumetti, giocattoli, statuette di plastica, adesivi, magliette, costumi di Carnevale, riedizione dei libri di Salgari.

35 1976: il caso televisivo Servì a poco la critica tagliente degli intellettuali che sottolinearono le incongruenze del racconto e condannarono “l’operazione culturale sciocca e inutile di riesumare in televisione romanzi ridicoli.” Il successo di pubblico fu strepitoso: Kabir Bedi divenne il divo del momento e la colonna sonora dei fratelli De Angelis venne canticchiata in tutte le case. Ancora oggi ci si chiede per quale motivo quello sceneggiato fece tanta presa sui telespettatori. Alle risposte degli addetti ai lavori – il ritmo della costruzione narrativa, la perfetta sceneggiatura, lo sfarzo della scenografia, la splendida fotografia, la colonna sonora, la scelta del cast – vanno aggiunte le considerazioni di ordine psico-sociologico.

36 1976: il caso televisivo La maggior parte dei lettori aveva immaginato i personaggi di Emilio Salgari esattamente come glieli proponeva Sollima. Quel Sandokan televisivo era il loro Sandokan letterario; lo spettacolo che ognuno si era creato nella sua fantasia – rapimenti, fughe, ambienti esotici, foreste, palazzi, battaglie, persino la famosa scena dell’uccisione in volo della tigre - si materializzava nel piccolo schermo.

37 SULL’ONDA DEL SUCCESSO
Sull’onda di quel successo e sfruttando ancora una volta la popolarità di Kabir Bedi e la bellezza di Carole André, Sergio Sollima si butta a capofitto sui romanzi di Salgari: trae una versione cinematografica dello sceneggiato dividendola in due parti – Sandokan (parte prima) e Sandokan (parte seconda) -, realizza Il Corsaro Nero nel 1976, il seguito delle avventure di Sandokan con La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa nel 1977 e, 21 anni dopo e ancora per la TV, Il figlio di Sandokan (1998).

38 …. IL FUTURO Com’era facilmente prevedibile, l’accoglienza del pubblico andò scemando. Fine del viaggio? No. Almeno fino a quando non finirà nell’uomo la voglia di volare con la fantasia oltre la pagina e oltre lo schermo. Ma, quel giorno, non segnerà solo la fine del libro e del film. Purtroppo. La televisione è un animale avido che divora troppo in fretta le sue creature. La produzione di una serie di sceneggiati per la TV (le miniserie) affidata a diversi registi inflazionò il prodotto. Alle quattro puntate de Il segreto del Sahara (1987) di Alberto Negrin (21), fecero seguito, in ordine cronologico: le tre puntate de I misteri della giungla nera (1991) di Kevin Connor (22), le quattro puntate de Il ritorno di Sandokan (1996) di Enzo G. Castellani, le due puntate de L’elefante bianco (1998) di Gianfranco Albano che si ispira a La città del re lebbroso e tutta una serie di cartoni animati per i più piccini.

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