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“PER NON DIMENTICARE” CONVEGNO SCOLASTICO

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Presentazione sul tema: "“PER NON DIMENTICARE” CONVEGNO SCOLASTICO"— Transcript della presentazione:

1 “PER NON DIMENTICARE” CONVEGNO SCOLASTICO
a cura delle classi III C, II F, III F anno scolastico SCUOLA MEDIA “VIRGILIO” PATERNO’ “Il silenzio è il vero crimine contro l’umanità” Sarah sopravvissuta ad Auschwitz

2 IL GIORNO della MEMORIA di Terzo Ylenia
27 GENNAIO : IL GIORNO della MEMORIA di Terzo Ylenia Il 27 gennaio si celebra La Giornata della Memoria. E’ una giornata speciale, una giornata dedicata al ricordo della “Shoah”, lo sterminio del popolo ebraico. Una giornata per ricordare che tanti anni fa, durante la seconda guerra mondiale, milioni di uomini, donne e bambini sono stati perseguitati con le leggi razziali e poi strappati alla loro vita e portati nei lager da dove, solo in pochi sono tornati. E’ un pezzo agghiacciante della nostra storia ed è importante non dimenticarla

3 PERCHÉ RICORDARE UNA STORIA TANTO TRISTE?
Ad Auschwitz, uno dei più terribili campi di concentramento, è stata trovata una pietra , dove con un chiodo un prigioniero anonimo ha lasciato scritto "Chi mai saprà quello che mi è capitato qui?". Non sappiamo chi fosse, sappiamo solo che era una persona che ha sofferto in modo incredibile- Ricordare tutte quelle vittime è quindi molto importante. Le persone che si sono salvate hanno raccontato la loro storia e tutti noi abbiamo il dovere di non dimenticarla. La memoria delle terribili storie di tutte quelle persone ci deve aiutare a costruire un futuro migliore. Un futuro in cui quelle atrocità non si ripetano mai più!

4 PERCHÉ IL 27 GENNAIO? Molti Stati hanno istituito un “Giorno della memoria”. Il Parlamento italiano, con una legge del 20 Luglio 2000 n. 211, ha scelto questa data perché il 27 gennaio 1945 alle ore 11 e 55 fu liberato, ad opera delle truppe dell’Armata Rossa, il campo di sterminio di Auschwitz. In effetti altri ebrei, d’Italia e d’Europa, vennero uccisi nelle settimane seguenti. Ma la data della Liberazione di quel campo è stata scelta a simboleggiare la Shoah e la sua fine.

5 I termini dello sterminio: Shoah e Olocausto.
Per indicare lo sterminio degli ebrei si usano solitamente due termini: shoah ed olocausto. “Shoah" è un termine ebraico che significa "annientamento", “distruzione totale”. Con il termine Shoah viene ufficialmente indicato lo sterminio degli ebrei operato dai nazisti. Questo vocabolo venne usato per la prima volta nel 1938. “Olocausto” è una parola derivata dal greco e significa “bruciato interamente”. Si tratta di un antico termine religioso con cui si indicava il sacrificio attraverso cui la vittima animale veniva bruciata sull'altare ed offerta interamente a Dio . Dalla fine del XX secolo questo termine venne usato per indicare il genocidio perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi alleati nei confronti degli ebrei d'Europa. 

6 Breve storia del popolo ebraico
Di Rosselli Enza Gli ebrei in origine erano un popolo di pastori nomadi che vivevano in Palestina ed erano organizzati in tribù guidate da un patriarca. La loro storia inizia con uno di questi patriarchi: Abramo. Furono il primo popolo monoteista della storia antica perché credevano nell’esistenza di un solo Dio. A causa di una carestia essi emigrarono in Egitto. Sotto i faraoni Ramsete II e Meneptah diventarono vittime di una persecuzione e con l’aiuto di Mosè riuscirono a tornare in Palestina attraversando il monte Sinai dove Mosè riceve da Dio una legge scritta.: i Dieci Comandamenti. Verso il 1200 a.C. sotto la guida di Giosuè conquistarono prima Gerico e, dopo una lunga lotta riescono a conquistare Gerusalemme sotto re David. Dopo la morte di Salomone, successore di David, iniziò il periodo di decadenza del popolo ebraico. Infatti il regno si divise in due parti: il Regno d’Israele e il Regno di Giuda. Comincia così fin da adesso la Diaspora.

7 Il termine diaspora indica la dispersione del popolo ebraico avvenuta durante i regni di Babilonia e sotto l’Impero Romano. La diaspora ebraica ha avuto inizio intorno al XIII secolo a.C. con la conquista degli antichi regni ebraici e quindi l’espulsione programmata degli schiavi ebrei dalle loro terre. Molti ebrei furono espulsi dallo stato della Giudea, mentre altri furono venduti come schiavi. Durante la loro assenza, il tempio di Gerusalemme fu distrutto per essere sostituito da una moschea, “la Cupola della roccia”. Dell’antico edificio religioso semita è rimasto solo il muro Occidentale, chiamato “muro del pianto”.

8 Molti ebrei dispersi si rifugiarono in Europa soprattutto in Spagna, Italia, Germania e Francia. Successivamente con l’affermazione del Cristianesimo in Europa il popolo ebraico va incontro a maggiori problemi, infatti vengono accusati di deicidio poiché la morte di Cristo, secondo i cristiani, è stata causata dal popolo ebraico. Agli ebrei vengono attribuite le colpe di miscredenza e deicidio, ma non c’è dubbio che essi sono stati, prima dei cristiani, il popolo eletto e che attraverso i loro profeti Dio ha dettato l’Antico Testamento.

9 La peste nera che si diffonde in Europa nel 1348 è un nuovo motivo di persecuzione. Gli ebrei sono infatti incolpati di diffondere la malattia avvelenando i pozzi rimanendone essi immuni. Gli ebrei vivono già raccolti e isolati in un’unica zona della città (ghetto) . Particolarmente dura è risultata anche l'azione persecutoria dell'Inquisizione spagnola, culminata con il bando dalla Spagna nel 1492, esteso anche (1496) agli ebrei convertiti (marrani). La Russia ha sottoposto le comunità ebraiche a persecuzioni durissime nel sec. XVII (i cosacchi massacrarono oltre ebrei in Ucraina). Per sfuggire a queste persecuzioni gli ebrei si sono rifugiati in diverse parti del mondo. ll sistematico sterminio degli ebrei europei è stato operato dal regime nazista

10 Il razzismo antisemita prende nuovo vigore dopo la grande guerra (Prima Guerra Mondiale), con manifestazioni particolarmente violente ed irrazionali in Germania dove il nazionalismo stimolato dalla disfatta, addossa agli ebrei e ai socialisti la responsabilità della sconfitta, aprendo la strada alle farneticazioni di Hitler, che indica negli ebrei la causa di tutte le disgrazie del Paese. Gli ebrei, quindi, di nuovo, assumono il “ruolo” di capro espiatorio: inizia cosi la Shoah. Dopo la fine della seconda guerra mondiale l’ONU per risarcire il popolo ebraico dei danni subiti decide di dare loro una patria in Palestina: lo Stato di Israele. Ma qui la presenza degli arabi ha reso difficili la convivenza e ancora oggi si verificano attentati e atti di guerriglia tra arabi ed ebrei.

11 Come nasce l’odio per gli ebrei nella Germania nazista
di Guarnera Angelo Per capire come nasce l’odio verso gli ebrei nella Germania nazista bisogna partire dalla fine della prima guerra mondiale. Nel 1918, termina la prima guerra mondiale, l’Europa è devastata. Ai trattati di pace la Germania viene accusata di essere stata la responsabile del conflitto per cui viene umiliata e costretta a risarcire gli Stati vincitori. Per cui milioni di tedeschi sono disoccupati, affamati e umiliati. È una Germania depressa e pessimista, è una Germania che ha voglia di rivalsa, e così affida le sue speranze in Hithler che promette di far riemergere la Germania.

12 È nei primi anni ’20 che Adolf Hitler, proletario di origine austriaca, fonda, assieme ad un piccolo gruppo di operai di estrema destra, il partito nazionalsocialista. Facendo leva sui sentimenti più vividi nell’animo dei tedeschi di tornare allo splendore passato, Hitler riesce a conquistare la fiducia di milioni di tedeschi, fino ad essere eletto cancelliere nel 1933.

13 Hitler, conquistato il potere, vuole creare una nazione orgogliosa della sua natura ariana.
Un popolo che sottometta le razze a suo dire inferiori, un popolo che sia pronto ad accettare ogni ordine da lui imposto, che sia disposto a sacrificare l’individuo per il bene della collettività. Nasce cosi la dottrina della difesa della razza pura o ariana. La razza ariana deve essere libera dalle cattive contaminazioni delle razze inferiori. Inizia così la persecuzione di zingari, omosessuali, testimoni di Geova ed ebrei. Sono soprattutto quest’ultimi ad avere la peggio accusati di essere i responsabili della perdita in guerra e della rovina della Germania.

14 Le leggi di Norimberga Guglielmino Maria Luisa Il 15 settembre 1935  Hitler emanò leggi di Norimberga che aprirono la strada allo sterminio: Espellere gli ebrei dalle scuole e da tutti i luoghi pubblici Vietare i matrimoni “razzialmente misti”, cioè fra ebrei e non ebrei Espellere gli ebrei dagli impieghi pubblici e dal Partito nazionale fascista Limitare il loro diritto di proprietà , cioè appropriarsi dei loro beni Espellere gli ebrei dall’esercito e dal complesso delle attività culturali Proibire agli ebrei di possedere negozi in proprio e di commerciare Proibire agli ebrei l’ingresso a manifestazioni pubblici

15 gli ebrei non potevano utilizzare i mezzi pubblici (treni, tram, autobus), furono loro ritirate le patenti di guida, furono loro proibiti luoghi di villeggiatura e spiagge mentre, a partire dall' inizio della guerra, essi non poterono uscire di casa dopo le otto di sera, nè uscire dai confini delle città in cui vivevano, o telefonare con apparecchi pubblici (quelli privati erano già stati loro negati in precedenza).   Gli ebrei furono trasferimenti dalle proprie abitazione in modo da concentrare tutta la popolazione ebraica in determinati edifici o isolati, identificati dalle autorità cittadine e sorvegliati dalla polizia di stato (la Gestapo).   Nel Settembre del 1941, per essere identificati ancora meglio, gli ebrei furono obbligati a portare la stella ebraica a sei punte, fatta di panno giallo con impressa a lettere cubitali la parola "jude"; per essere facilmente riconosciuti furono costretti a premettere al loro nome la lettera J che significa giudeo nei documenti. Nel 1938 le leggi razziali furono introdotte pure in Italia.

16 I lager: nascita e struttura
Longo Salvatore Il 28 Febbraio del 1933 Hithler emana un provvedimento legislativo chiamato “arresto protettivo” autorizza la polizia statale ad arrestare e deportare nei campi di concentramento tutti coloro i quali non erano graditi al regime, come oppositori politici, handicappati, omosessuali, testimoni di Geova, zingari e soprattutto ebrei. Nascono così i primi lager in Germania e in tutte le nazioni europee invase dal Terzo Reich. Nel 1977 la Gazzetta ufficiale Germanica ha censito 1634 lager , ma sicuramente ne sono esistiti molto di più.

17 Pur essendo differenti tra loro per forma e funzioni, tutti i lager avevano la stessa struttura: una sola porta di accesso per i deportati, una recinzione di reticolato elettrificato e molte torrette di guardia. Alcuni avevano anche più muri di recinzione, fossati e altri elementi per impedire qualsiasi tentativo di fuga. Il luogo veniva scelto vicino a delle risorse naturali (cave, boschi ) e vicino a vie di comunicazioni. Inoltre i lager venivano ubicati nelle vicinanze di centri abitati. Molti lager contavano numerosi campi dipendenti.

18 Inizialmente erano campi di lavoro nei quali veniva internato chiunque avesse idee contrarie al regime. Col passare del tempo da campi di lavoro si passò a veri e propri campi di sterminio. Milioni di persone furono private della loro identità, e trasformate in numeri. Ebrei, comunisti, slavi, furono costretti a lavorare a ritmi insostenibili e sottoposti a terribili torture fisiche e mentali. Furono condotti assurdi esperimenti medici su cavie umane, nei campi di sterminio ci fu un ingiustificabile genocidio, simbolo indelebile della follia nazista.

19 Auschwitz fu uno dei più terribili campi di sterminio.
Si trovava a circa 70 km a ovest di Cracovia nella Polonia meridionale. Il lager era molto grande e aveva oltre 40 campi dipendenti. Sul cancello di Auschwitz c’era una scritta “Arbeit macht frei” che in tedesco significa “Il lavoro rende liberi” In questo lager morirono circa 4 milioni di persone. Anche in Italia, in seguito all’alleanza tra Hitler e Mussolini, vi furono campi di concentramento tra cui ricordiamo quello di Fossoli, la Risiera di San Sabba a Trieste, quello di Bolzano ecc .

20 La deportazione nei lager
di Scuderi Alisea Per deportazione si intende il trasferimento forzato degli ebrei nei lager. Dopo la cattura gli ebrei venivano trasportati su carri bestiame, chiusi all’esterno, senza cibo, senza acqua e senza servizi igienici. A questo si aggiungevano i maltrattamenti e le percosse della polizia nazista. Tutti si guardavano senza parlare, nessuno capiva cosa stesse succedendo o dove li stavano portando, ma soprattutto nessuno sapeva quale atroce destino li attendeva. Giunti alla stazione ferroviaria più vicina al lager, i deportati vengono fatti scendere dai carri bestiame per salire sui vagoni di uno squallido treno, ammassati. Per tutto il viaggio erano costretti a stare in piedi per il poco spazio a disposizione. Giunti a destinazione vengono incolonnati per cinque e a piedi raggiungono l’ingresso del campo, sorvegliati dalla polizia con i cani mentre urlano parole incomprensibili. In molti casi la colonna di deportati, composta da giovani, donne, adulti e anziani, attraversava le strade di un centro abitato, tra l’indifferenza o lo schermo degli abitanti. Entrati nei lager tutti i deportati erano obbligati a lasciare tutto quello che avevano portato con sé e mettersi nudi. Poi gli venivano rasati i capelli e depilata ogni parte del corpo. In seguito dopo la doccia dovevano indossare

21 la zebrata, cioè una casacca e un paio di pantaloni per i maschi e un largo camicione per le femmine a strisce grigio-azzurre. Ai piedi calzano degli zoccoli e in testa un cappello. Sulla zebrata venivano cuciti un triangolo e un numero di matricola. Lo stesso numero veniva impresso anche su una piastrina di metallo che il deportato portava legata al polso sinistro. Solo nel complesso di Auschwitz il numero di immatricolazione veniva anche tatuato sull’avambraccio sinistro. Il triangolo era un contrassegno di stoffa che veniva dato a ciascun deportato insieme al numero al momento dell’immatricolazione. Il colore del triangolo indicava la “categoria” con la quale venivano classificati i deportati : triangolo rosso per i politici, triangolo giallo per gli ebrei, triangolo verde per i criminali comuni, triangolo nero per gli zingari e gli asociali, triangolo rosa per gli omosessuali, triangolo viola per i Testimoni di Geova. All’interno del triangolo rosso era stampata la sigla della nazionalità del deportato.

22 La vita nei lager Le persone deportate nei campi di concentramento erano sottoposte a condizioni di vita particolarmente dure: la sottile casacca carceraria non proteggeva gli internati dal freddo; i cambi di biancheria si succedevano ad intervalli pluri-settimanali e persino mensili, e gli internati non avevano la possibilità di lavarla. Ciò era causa di diffusione di epidemie e di diverse malattie, in particolare del tifo. Molti malati non venivano accettati in ospedale per il troppo affollamento così i più deboli e coloro che non davano speranze di pronta guarigione erano portati nelle camere a gas, oppure soppressi in ospedale con iniezioni di fenolo al cuore. Per questo motivo i detenuti avevano soprannominato l'ospedale ‘anticamera del crematorio’. Oltre alle esecuzioni ed alle camere a gas, un efficace mezzo di sterminio era il lavoro. I detenuti erano utilizzati in diversi settori lavorativi. Inizialmente lavoravano all'ampliamento del campo di concentramento livellando il terreno, costruendo nuovi blocchi e baracche, strade, canali di prosciugamento. Successivamente cominciò a far sempre più uso di detenuti come manodopera a basso costo.

23 La giornata del detenuto era particolarmente pesante e faticosa, la sveglia avveniva da Lunedì a Sabato, alle Alle 5.15 si effettuava l’appello. Le ore lavorative: dalle 6 alle 12 e dalle 13 alle 19. fra le 12 e le 13 vi era la pausa meridiana che comprendeva la marcia per raggiungere il campo dal posto di lavoro. Dopo le 19 vi era un altro appello e il rancio. Alla domenica lavoravano soltanto alcune squadre addette all’industria bellica ed i prigionieri che erano in punizione. Il cibo rea molto scarso e insufficiente, a colazione il detenuto riceveva circa mezzo litro di un decotto di erbe; a pranzo circa un litro di minestra senza carne, spesso con verdure avariate. La cena consisteva in circa grammi di pane nero duro come pietra e da una bevanda d'erbe. Il lavoro pesante e la fame causavano l'esaurimento totale dell'organismo. La carenza di alimenti sufficienti portava spesso alla morte per fame. Alcune fotografie scattate dopo la liberazione del campo, mostrano detenuti divenuti quasi cadaveri con un peso variabile dai 23 ai 35 Kg.

24 Il lager di Terezin di Sinopoli Graziana
Fra tutti i lager esistiti crediamo che il più terribilmente triste sia stato quello di Terezin in Cecoslovacchia. Qui vi furono deportate persone di ciu bambini. Di questi bambini no ne sono sopravvissuti nemmeno 100. avevano un’età compresa tra i 12 e i 16 anni Di questi bambini sono rimasti circa quattromila disegni e sessantasei poesie dove , quelle giovani anime strappate alla vita, hanno espresso il loro dolore e i loro tormenti perché le loro condizioni di vita erano identiche a quelle degli adulti . Stesse identiche sofferenze, stessa fame, stesse malattie, stessa morte. Particolarmente bella è una poesia scritta da un ragazzo ebreo di cui non sappiamo il nome. Nei suoi versi il ragazzo, consapevole delle sofferenze pensa con nostalgia alla sua casa esprimendo la speranza di poterla rivedere.

25 E’ più di un anno che vivo al ghetto,
nella nera città di Terezìn, e quando penso alla mia casa so bene di che si tratta O mia piccola casa, mia casetta, perchè m’hanno strappato da te, perchè m’hanno portato nella desolazione, nell’abisso di un nulla senza ritorno? Oh, come vorrei tornare a casa mia, fiore di primavera! Quando vivevo tra le sue mura io non sapevo quanto l’amavo! Ora ricordo, quei tempi d’oro: presto ritornerò, ecco già corro.

26 La letteratura per non dimenticare di Antonio Tomasello
Testimoni della shoah sono stati pure noti scrittori come Primo Levi che nel suo romanzo “se questo è un uomo” riporta fedelmente la sua tragica esperienza di deportato. Primo Levi nacque a Torino 31 luglio del 1919, da una ricca famiglia ebrea. Per essersi unito a un gruppo di partigiani fu catturato dai fascisti, prima rinchiuso in un campo di concentramento italiano e, successivamente, internato dai tedeschi nel lager di Auschwitz-Birkenau. Fu tra i pochi sopravvissuti alla sistematica operazione di sterminio attuata da Hitler e riuscì, con un viaggio avventuroso a Torino, dove riprese il suo lavoro come chimico industriale ma, in seguito si ritirò per dedicarsi interamente alla scrittura. I dolorosi ricordi dell'internamento nel campo di sterminio furono probabilmente la causa del suo suicidio, avvenuto nel 1987. In particolare, Primo Levi affermò più volte di non poter sopportare il fatto che egli fosse riuscito a sopravvivere allo sterminio, mentre sei milioni di persone erano morte, e probabilmente fu anche questo che lo indusse a togliersi la vita.

27 Il suo romanzo “se questo è un uomo” è la testimonianza di un uomo che il lager l'ha vissuto e che è riuscito a salvarsi. L'opera da lui scritta fu pubblicata nel '47 e risulta essere un prezioso documento storico. Levi stesso dice la motivazione che lo ha spinto a scrivere: il bisogno di una liberazione interiore comune a molti deportati sopravvissuti e si può intuire quindi, l'angoscia, la disperazione e la desolazione che questi uomini, che per un tratto della loro vita, uomini non si sono sentiti perché come uomini non sono stati trattati. Il titolo stesso del libro ci fa capire come i nazisti siano riusciti a svuotare completamente un uomo della sua anima e della sua dignità. Il romanzo si apre con una bellissima poesia con lo stesso titolo dell’opera che noi abbiamo pensato di esporre con un video.

28 La musica e la shoah di Rosano Gaetano
Anche la musica ha voluto ricordare questo evento tragico della nostra storia. Particolarmente significativa è la canzone di Francesco Guccini “Auschwtz” dove il cantautore italiano denuncia non solo le atrocità nei confronti di un bambino, ma accusa l’uomo , detto appunto “bestia umana” della sua natura crudele e violenta che ha sempre manifestato e che fino ad oggi ancora manifesta attraverso le guerre e l’odio razziale. Alla fine della canzone si avverte il bisogno e la necessità di trovare la pace per l’intera umanità. La pace è intesa da Guccini metaforicamente come assenza del vento.


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