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BASILIO MAGNO E lo spirito santo.

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1 BASILIO MAGNO E lo spirito santo

2 Basilio nasce verso il 330 a Cesarea di Cappadocia in una famiglia famosa per lo spirito cristiano come per nobiltà e ricchezza. Il padre Basilio, celebre retore a Neocesarea nel Ponto fu discepolo di Gregorio il Taumaturgo; la madre s. Macrina senior fu figlia di un martire; la sorella Macrina modello esemplare di vita ascetica; due fratelli oltre a lui divennero vescovi.

3 VIII DECADE DEL IV SECOLO
370. Eusebio muore. Basilio gli succede come vescovo di Cesarea, metropolita di Cappadocia ed esarca della diocesi civile del Ponto. 375. Trattato De Spiritu Sancto. 1 gennaio 379. Basilio Magno muore. 381. Concilio di Costantinopoli: San Basilio aveva preparato questo grande giorno.

4 Occidente: Valentiniano I 364-375
1. IL PANORAMA POLITICO Occidente: Valentiniano I Militare della Pannonia, ufficiale della guardia imperiale, succedette a Gioviano. Pur professando la fede nicena ispirò la sua azione religiosa al principio della neutralità, sostenendo che come laico non gli era lecito giudicare in materia di fede. La sua politica avvantaggiò comunque i sostenitori di Nicea che in Occidente erano la maggioranza.

5 Nominato augusto dal fratello Valentiniano I.
1. IL PANORAMA POLITICO Fu convinto difensore del credo ariano contro omeusiani e niceni, da lui ferocemente perseguitati. Era favorevole alla formula di Rimini e al gruppo degli ariani moderati che l’appoggiava. Fu fortemente influenzato dai vescovi ariani Eudossio e soprattutto da Demofilio. Nominato augusto dal fratello Valentiniano I. Oriente: Valente

6 2. IL PANORAMA TEOLOGICO La grande divisione è tra
Niceni Ariani La grande divisione è tra Punto discriminante è l’accettazione o meno dell’ oJmoouvsio di Nicea.

7 2. IL PANORAMA TEOLOGICO Ad un’analisi più approfondita possiamo rintracciare in questo periodo ben cinque gruppi di pensiero, due tra le file degli ariani e tre tra quelle dei niceni. M. Simonetti, La crisi ariana nel IV secolo, Roma 1975.

8 2.1 IL PANORAMA TEOLOGICO: Gli ariani
Ariani radicali di Eunomio (anomei) A partire dal 355 ca. prima Aezio e poi soprattutto Eunomio riprendono le proposizioni più radicali della dottrina di Ario. Vengono chiamati anomei dai loro avversari, in quanto consideravano il Figlio dissimile (ajnovmoio") dal Padre. Affermano l’assoluta trascendenza del Padre. Egli è il solo ingenerato, il Figlio è generato e perciò diverso dal Padre per ipostasi e sostanza, inferiore a Lui, non esistente ab aeterno come Lui. Il Figlio è Dio, seppure a livello inferiore rispetto al Padre. Lo Spirito Santo non è Dio, ma è la più eccelsa delle creature create dal Figlio per volere del Padre. Le tre ipostasi divine sono subordinate le une alle altre e diverse per sostanza.

9 2.1 IL PANORAMA TEOLOGICO: Gli ariani
Ariani moderati di Eudossio ed Euzoio (omei) Dominarono la politica religiosa sotto Valente. Si rifanno alla professione di fede di Rimini (359) e Costantinopoli (360), che definiva il Figlio simile (oJmoio) al Padre secondo le Scritture, formula sufficientemente generica per poter essere interpretata nel modo più vario e così ottenere il massimo dei consensi. Si distanziano sia dagli omousiani (niceni) e dagli omeousiani sia dagli ariani radicali (anomei). Rappresentano l’ala più radicale dei subordinazionisti

10 2.2 IL PANORAMA TEOLOGICO: I niceni
La grande differenza è tra: OMOOUSIANI Accettano in toto e senza riserve l’oJmoouvsio. OMEOUSIANI Rifiutano l’oJmoouvsio niceno in quanto poteva dar vita ad intepretazioni sabelliane e monarchiane o modaliste. Usavano l’espressione oJmoio kat!oujsivan: simile nell’essenza.

11 2.2 IL PANORAMA TEOLOGICO: I niceni
Omousiani di rigida osservanza nicena con Atanasio e Paolino Si ritrovano in Egitto intorno ad Atanasio che assunse nei confronti dell’oJmoouvsio niceno una posizione più conservatrice e guidò la lotta per il simbolo di Nicea. Omousiani di recente acquisizione, provenienti dalle file degli omei e degli omeousiani, con a capo Melezio Questi nuovi omousiani, pur ammettendo una sola ousia della divinità, restavano legati al concetto, tradizionale in Oriente, delle tre ipostasi.

12 2.2 IL PANORAMA TEOLOGICO: I niceni
Omeousiani con a capo Eleusio di Cizico È quel gruppo degli omeousiani che restò irremovibile nell’affermare la validità della formula antiochena del 341 e dell’oJmoiouvsio e nel negare l’oJmoouvsio niceno (il Figlio perciò non è della stessa sostanza del Padre) e la divinità dello Spirito Santo. Diedero vita al gruppo dei pneumatomachi e dal 380 ca. furono detti macedoniani.

13 2.2 IL PANORAMA TEOLOGICO: I niceni
Grande importanza rivestì in questo periodo il dibattito teologico degli ambienti omeousiani. Precisarono il significato di ousía e hypostasis. Una sola è la divinità, uno solo il potere regale, uno solo il principio (mía theótes, mía basileía, mía arché), sussistente in tre persone, che per loro proprietà specifiche non si identificavano: il Padre è l’ingenerato, il Figlio è il generato coeterno al Padre, lo Spirito Santo sussiste dal Padre per mezzo del Figlio (ek patrós di’uioú).

14 2.2 IL PANORAMA TEOLOGICO: I niceni
La teologia omeousiana occupò una posizione mediana tra l’eresia monarchiana e quella ariana e ricondusse il dibattito alle sue fonti bibliche staccandolo dalla dialettica elaborata dalla filosofia greca. È in seno agli ambienti omeousiani delle regioni vicine a Costantinopoli e legati a Macedonio che, intorno al 360, prese consistenza la polemica sullo Spirito Santo. I problemi erano: La divinità dello Spirito Santo e la sua consustanzialità col Padre e col Figlio; La sua origine e la sua relazione col Padre e col Figlio.

15 3. BASILIO MAGNO In questo ambiente profondamente turbato e frammentato Basilio svolse il suo ministero episcopale dal 370 al 379 dando prova di un’azione sapiente tanto in campo politico quanto dottrinale. In un momento in cui la controversia sembrava frazionata in Oriente in tanti piccoli contrasti locali, alimentati anche da inimicizie personali, Basilio riuscì a concepire una linea politica di più vasto respiro, che tendeva a superare le divisioni che frazionavano e indebolivano il fronte antiariano e favorivano la reazione filo ariana di Valente e Demofilo. M. Simonetti

16 3.1 BASILIO MAGNO: La formazione
Basilio si era teologicamente formato a contatto di ambienti in cui era prevalente l’influsso omeousiano, e aveva approfondito tale formazione soprattutto a contatto di Origene (subordinazionismo), al quale lo portava sia la tradizione del Taumaturgo, sia l’ideale monastico, che appunto nelle opere di Origene trovava il massimo alimento spirituale. Si spiega così perché Basilio, pur aderendo all’oJmoiouvsio, si sentisse tanto lontano dagli estremisti niceni del tipo di Marcello, e più aperto verso i niceni di recente acquisizione, provenienti soprattutto dalle file omeousiane.

17 3.2 BASILIO MAGNO: Linee guida
Difesa della dottrina di Nicea contro i diversi partiti ariani. Non possiamo aggiungere nulla al Credo di Nicea, neppure la più piccola cosa, se non la gloria dello Spirito Santo, per la sola ragione che i nostri Padri hanno menzionato questo punto incidentalmente. Ep. 258,2 Aggiornamento della terminologia trinitaria e cristologica. Preoccupazione per l’unità delle chiese.

18 3.3 BASILIO MAGNO: Politica
La sua azione politica si sviluppa su tre livelli: Nell’ambito della propria regione metropolitana Nel più vasto ambito della cristianità d’Oriente Nei rapporti con l’Occidente, in modo particolare con Damaso di Roma

19 3.4 BASILIO MAGNO: Disputa con Modesto
All’indomani della sua elezione episcopale Modesto, prefetto dell’imperatore Valente, si reca da Basilio per indurlo a firmare la formula di fede semiariana accolta dal concilio di Rimini. Basilio resiste con tenacia e coraggio. La risposta dell’imperatore fu la divisione della Cappadocia in due province, con la creazione di una Cappadocia seconda, con capitale Tiana. Diviene vescovo di Tiana Antimo. La volontà è di isolarlo e indebolirlo sul piano politico. Basilio ordina vescovi parenti ed amici: l’amico Gregorio a Sasima (372), il fratello Gregorio a Nissa (372), l’amico Amfilochio ad Iconio (374), l’unico a corrispondere alle aspettative del Cappadoce.

20 3.5 BASILIO MAGNO: Relazioni con Eustazio di Sebaste
Eustazio di Sebaste fu il fondatore del movimento ascetico, l’uomo che in giovinezza lo aveva affascinato e introdotto alla vita monastica. Basilio era fortemente legato a lui anche per la fondazione delle prime comunità cenobitiche. Condannato diverse volte e già seguace di Ario, era diventato uno dei capi degli omeousiani. Non voleva riconoscere il riferimento all’oJmoiouvsio e l’affermazione dell’uguale divinità dello Spirito Santo. Basilio gli era sempre rimasto vicino mantenendosi vago e generico circa la divinità e la consustanzialità della terza ipostasi trinitaria, affermandone esplicitamente solo la negazione della creaturalità. Eustazio non era in buoni rapporti con Melezio, che Basilio appoggiava.

21 3.5 BASILIO MAGNO: Relazioni con Eustazio di Sebaste
Giugno 372 Melezio convoca un piccolo concilio a Phargamos. Basilio non vi si reca ma si ferma a Sebaste per chiarire la questione con Eustazio: l’accordo in materia dottrinale sembra raggiunto. Allontanatosi Basilio Eustazio afferma il contrario.

22 3.5 BASILIO MAGNO: Relazioni con Eustazio di Sebaste
Primavera 373 Basilio ottiene da Eustazio la firma di una professione di fede nicena e una dichiarazione sullo Spirito Santo in cui sono condannati coloro che lo dichiarano creatura e lo considerano estraneo alla natura divina. Eustazio compie il voltafaccia: si reca in Cilicia dall’amico Teofilo di Castabala e firma un’altra professione di fede, che Basilio definirà arianizzante; falsifica la corrispondenza tra Basilio e Apollinare di Laodicea e accusa così Basilio di triteismo. Eustazio diventa ormai pienamente macedoniano. Basilio, costretto a riconoscere che la rottura era definitiva, si difende con l’omelia Adversus eos qui per calumniam dicunt dici a nobis tres deos. L’entusiasmo per l’ascesi monastica aveva unito i due uomini, ora li divideva la diversa concezione del dogma

23 3.6 BASILIO MAGNO: Lo scisma d’Antiochia
PAOLINO, della corente antico-nicena, eletto da Lucifero di Cagliari, aveva l’appoggio di Atanasio e di papa Damaso MELEZIO, neo-niceno omeusiano aveva l’appoggio dei vescovi dell’area siro-palestinese EUZOIO, Ariano moderato e filoimperiale, aveva gli edifici ecclesiali LUCIO, il vescovo ariano Basilio si adopera per ricomporre lo scisma d’Antiochia, dove tre vescovi di fede nicena erano stati eletti in modo regolare Con Atanasio e con Paolino si schierò tutto l’Occidente; in Oriente sempre più si affermava Melezio.

24 3.7 BASILIO MAGNO: I rapporti con l’Occidente
Basilio è convinto che l’intervento dell’Occidente e del vescovo di Roma poteva mitigare l’ostilità dell’augusto Valente, favorire il partito niceno e aiutare alla ricomposizione dell’agitato dibattito teologico e politico. Cerca l’aiuto di Atanasio come intermediario con l’Occidente ma quest’ultimo non vuole impegnarsi. Prova da solo la mediazione con l’Occidente.

25 3.7 BASILIO MAGNO: I rapporti con l’Occidente
Verso la Pasqua del 373 Basilio invia tre lettere: una a Valeriano di Aquileia (ep. 91), una ai vescovi d’Occidente (ep. 90), una ai vescovi d’Italia e Gallia a firma di 32 vescovi orientali (ep. 92). A conclusione della ep. 90 Basilio scrive l’affermazione del credo niceno e della uguaglianza dello Spirito Santo con le altre persone della Trinità. 374: risposta negativa di Damaso. Per Roma tutto ciò che non è esplicitamente niceno è ariano e le sfumature orientali non sono comprensibili. Basilio invia una nuova lettera (ep. 243) per sollecitaree almeno l’intervento di Valentiniano ma anche questa lettera non sortisce effetto.

26 3.7 BASILIO MAGNO: I rapporti con l’Occidente
Perché ognuno fosse messo dinanzi alle proprie responsabilità Basilio invia ancora una lettera al papa, l’ep. 254 dove racconta di nuovo la situazione dell’Oriente. Enumera gli eretici: Eustazio di Sebaste presentato come uno di coloro che condannano l’homoousion e capo dei pneumatomachi, Apollinare e Paolino, accusato di tendere verso l’eresia di Marcello che negava le ipostasi del Figlio e dello Spirito Santo. La risposta non solo non tiene in considerazione le richieste di Basilio, ma in più si chiedeva a Melezio di deporre la sua dignità episcopale e tornare a fare il prete sotto Eustazio. Lo schieramento dei vescovi occidentali fu poi sempre più a favore di Paolino.

27 3.8 BASILIO MAGNO: un bilancio
Al termine del suo episcopato la sua azione politica sembrava essere stata fallimentare, ma era ormai vicino il tempo in cui si sarebbe mostrata tutta la sua importanza e la sua fecondità, sia sul piano politico che dottrinale. Proponendo una teologia rispondente alle esigenze avvertite in Oriente e pur conforme alla fede nicena, anche se distinta dall’intransigenza professata ad Alessandria e a Roma, egli riuscì a dare unità e consistenza alla variegata realtà dei neo-niceni provenienti dalle fila dei partiti omeousiani e omeo.

28 3.9 BASILIO MAGNO: Il De Spiritu Sancto
Verso il in questo clima conflittuale che assai lo addolorava Basilio per chiarire la sua posizione sulla questione dello Spirito Santo scrisse il trattato De Spiritu Sancto. Difende lo Spirito Santo, inseparabile dal Padre e dal Figlio e degno di onore uguale al Padre e al Figlio e presenta un insegnamento dell'azione dello Spirito nella fede, nella liturgia, nella preghiera, nella vita quotidiana della Chiesa. La dottrina di Basilio sullo Spirito Santo è ugualmente completata da quanto dice nel terzo libro della sua opera Contro Eunomio e in alcune delle sue Lettere.

29 3.9.1 BASILIO MAGNO: Il De Spiritu Sancto L’occasione
5 o 7 settembre 374, festa dell’anniversario del martirio del santo locale Eupsichio e dei suoi compagni. Basilio presiede una solenne liturgia; nel silenzio del popolo la voce del vescovo si alza ad intonare la glorificazione della Trinità, dapprima secondo la formula tradizionale: Gloria al Padre per mezzo del (diav) Figlio nello (ejn) Spirito Santo, poi con una nuova formula da lui introdotta: Gloria al Padre insieme col (metav) Figlio, con (suvn) lo Spirito Santo. La nuova formula non passò inosservata e suscitò scalpore nell’ambiente surriscaldato dal dibattito sulla consustanzialità trinitaria. La formula era stata considerata da alcuni come una sorta di innovazione nella dottrina pneumatologica ortodossa. “Di recente, poiché pregando con il popolo io terminavo la dossologia a Dio Padre, talvolta in questo modo: insieme al Figlio con lo Spirito Santo; talvolta invece dicendo: per mezzo del Figlio nello Spirito Santo, alcuni dei presenti ci hanno accusato dicendo che noi abbiamo usato espressioni stravaganti e tra di loro contraddittorie” (I, 3).

30 3.9.1 BASILIO MAGNO: Il De Spiritu Sancto L’occasione
L’amico Amfilochio a cui era giunta voce di tutto ciò gli scrisse da Iconio richiedendo un insegnamento chiaro e definitorio. Basilio risponde con la stesura del trattato. Inizia a scriverlo nel tardo autunno de 374 e dopo una breve interruzione per un viaggio nel Ponto, alla fine del 375 questo era già terminato, frutto di una maturazione teologica avvenuta negli anni precedenti. Viene sottoposto all’approvazione dei vescovi della provincia. Alla fine del 376 dovette pervenire ad Amfilochio trascritto su pergamena.

31 3.9.2 BASILIO MAGNO: Il De Spiritu Sancto La finalità
Dimostrare l’ortodossia e la possibile introduzione nella liturgia della nuova formula dossologica. Essa stabilisce la distinzione delle persone divine attestando con chiarezza l’eterna comunione e la perpetua congiunzione che esistono tra di esse, il che rimuove contemporaneamente l’arianesimo e il sabellianismo. Centrale è la questione delle sillabe. Esamina l’uso scritturistico delle preposizioni ejk, dia, ejn, meta, suvn per concludere che sono indifferentemente riferite alle varie persone divine e non possono essere un criterio per deprimere la dignità dello Spirito Santo. È convinto che la precisione del linguaggio teologico è già un servire alla conoscenza della verità di fede e al suo apprendimento.

32 3.9.3 BASILIO MAGNO: Il De Spiritu Sancto Il metodo
Le fonti primarie e imprescindibili della riflessione teologica sono due: Sacra Scrittura Tradizione

33 3.9.3 BASILIO MAGNO: Il De Spiritu Sancto Il metodo
Basilio non poteva accontentarsi della semplice citazione della Scrittura poiché anche i suoi avversari ne invocavano l'autorità. Per la prima volta s'imponeva la difesa d'una dottrina attraverso il richiamo alla tradizione. Per tradizione si intende l’atto del trasmettere. Essa comprende tutte le forme, i riti e i loro gesti simbolici, le usanze, nelle quali si esprime qualche cosa che ha attinenza con i contenuti della fede. Essa ha lo stesso valore della Scrittura poiché ne esprime lo spirito (De Sp. S. VII, 16). Tra i Padri, Basilio menziona il nome d'Ireneo, di Clemente d'Alessandria, d'Origene, di Gregorio il Taumaturgo e di "Atenogene" come testimoni della tradizione kerigmatica conosciuta a riguardo della dottrina del Santo Spirito quale persona divina (De Sp. S. XXIX, 72).

34 3.9.4 BASILIO MAGNO: Il De Spiritu Sancto La struttura
Introduzione c. I si dichiara la genesi del trattato cc. II-VIII I parte confuta il nominalismo anomeo e lo apostrofa come inadeguato a ciò che dice la Scrittura parla della con-glorificazione del Figlio con il Padre (parte cristologia del trattato) cc. IX-XVI II parte dà le nozioni comuni sullo Spirito santo e sull’opera di deificazione che esso compie sui credenti, sulla connumerazione (inseparabilità) delle tre persone divine e sulla sua azione santificante nella storia della salvezza

35 3.9.4 BASILIO MAGNO: Il De Spiritu Sancto La struttura
cc. XVII-XVIII III parte è chiaramente in contrapposizione con gli pneumatomachi afferma che le tre persone formano un’unità e che lo Spirito procede dal Padre come sostanza vivente e santificante in modo ineffabile cc. XIX-XXIV IV parte è la più importante per il discorso sullo Spirito Santo confuta l’idea di coloro che dicono che lo Spirito non deve essere adorato afferma che è Signore, è in onore uguale al Padre e al Figlio e rappresenta per noi il «dono» che ci manifesta la bontà di Dio cc. XXV-XXIX V parte ammette l’equivalenza delle due espressioni dossologiche parla del processo di deificazione dell’anima per mezzo della potenza dello Spirito Santo Conclusione c. XXX riporta la condizione attuale delle Chiese, che diviene motivo di esortazione

36 Le novitá sulla dottrina dello Spirito Santo in Basilio di Cesarea

37 Novitá oppure sviluppo?
Nuove realtá dopo Nicea. Sorgono nuove domande sullo Spirito Santo. In confronto con l’arianesimo: Bisogna precisare la terminologia. Bisogna precisare le relazioni all’interno della Trinitá: unitá / tre persone. Bisogna precisare chi é lo Spirito.

38 I testi sullo Spirito Santo
L’ Adversus Eunomium Si afferma con insistenza che lo Spirito non può essere considerato come una semplice creatura e lo si accosta alla divinità, anche se non si usa esplicitamente il termine ομοούσιος.

39 L’Epistola 125 Condanna coloro che reputano lo Spirito una creatura e coloro che non lo considerano divino per natura (φυσει αγιον).

40 Il trattato De Spiritu Sancto
Finalitá: Dimostrare l’ortodossia e la possibile introduzione nella liturgia della espressione «[gloria al Padre] insieme al Figlio, con lo Spirito Santo». Dà le nozioni comuni sullo Spirito Santo e sull’opera di deificazione che esso compie sui credenti, sulla connumerazione (inseparabilità) delle tre persone divine e sulla sua azione santificante nella storia della salvezza.

41 Afferma che le tre persone formano un’unità e che lo Spirito procede dal Padre come sostanza vivente e santificante in modo ineffabile. Confuta l’idea di coloro che dicono che lo Spirito non deve essere adorato; afferma che è Signore, è in onore uguale al Padre e al Figlio e rappresenta per noi il «dono» che ci manifesta la bontà di Dio:

42 «E noi, non esalteremo e non glorificheremo colui che è divino quanto alla natura, illimitato quanto alla grandezza, potente nelle opere, buono nei suoi benefici?» (Cap. XXIII) - θειον τη φυσει, essa rappresenta un passo avanti rispetto al το θειον της φυσεως, usato nell’Adversus Eunomium

43 Il contributo di Basilio
Chiarificazione dei termini

44 ουσία È una sola in Dio. Significa esitenza o essenza o entitá substanziale di Dio. Corrisponde al termino latino Substantia, ció che hanno in comune Padre, Figlio e Spirito Santo. É comune in Dio.

45 υποστασεις Sono tre in Dio. Esistenza in forma particolare.
É la maniera di essere di ognuna delle persone: paternitá, filiazione, santificazione. Persona nella terminologia legale dei latini. Esprime limitazzione, separazzione di certi concetti circonscritti della idea generale. É particolare in Dio. Meglio che prosopon perche esprime eternitá e internitá.

46 ομοούσιος La chiarificazione dei termini aiuta affinchè questo termine sia adottato nel Concilio di Constantinopoli del 381 rispetto allo Spirito Santo.

47 Implicitamente dice che lo Spirito Santo é Dio
“Che fondamento c’é nell’applicare allo Spirito tutti gli altri attributi uguali al Padre e al Figlio e privarlo soltanto della divinitá?” Ep. 189, 5.

48 Procede del Padre per mezzo del Figlio
Non per generazzione come il Figlio, ma é il soffio della sua boca. É la bontá naturale, la santitá propria e la dignitá regale che dal Padre, per mezzo dell’Unigenito, si estende allo Spirito.

49 Spirito del Padre/Spirito del Figlio: hanno tutto in comune. (D Sp. S
Si fonda nella Scrittura.


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