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Gli squilibri economici

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Presentazione sul tema: "Gli squilibri economici"— Transcript della presentazione:

1 Gli squilibri economici
L’ economia mondiale continua ad essere caratterizzata da ampi disavanzi e avanzi correnti di diverse grandi economie, come è evidenziato dalla direzione dei flussi internazionali del capitale. Lo sviluppo e il sottosviluppo sono esempi si squilibri economici che comportano cause economiche e sociali come la staticità sociale (società che non accetta le innovazioni, da cui deriva l’immigrazione a cui sono legati fame, epidemie e povertà).

2 La globalizzazione Globalizzazione è una parola entrata da pochi anni nel linguaggio comune. Con questo termine viene indicata una fase storica di rapide e profonde trasformazioni che si estende gradualmente a tutti i paesi fino a coinvolgere il modo intero nel cambiamento. Il termine globalizzazione deriva infatti da globo= mondo; tanto che in Francia la parola equivalente è mondialization= mondializzazione. Sinonimi di globale sono quindi: mondiale,planetario, universale.

3 Le cause della globalizzazione
Le cause della globalizzazione sono molteplici. La causa fondamentale è il vertiginoso aumento della produzione di beni e degli scambi commerciali. L'aumento degli scambi è favorito dalla riduzione dei costi di trasporto e dall'enorme sviluppo dei sistemi di comunicazione. La diffusione di questi mezzi di massa cresce a ondate sempre più veloci, quindi la telefonia, la televisione e le reti internet accrescono la velocità degli scambi economici e sono perciò i propellenti della globalizzazione. È quindi evidente che il risultato della globalizzazione è la trasformazione del mondo in un unico grande mercato.

4 Gli effetti positivi: la crescita della ricchezza
I paesi che hanno adottato i principi del libero mercato hanno registrato una crescita del benessere materiale. Ciò è avvenuto non solo nelle nazioni più industrializzate ma anche in molte di quelle che, ancora cinquant'anni fa, erano considerate paesi poveri del Terzo Mondo. Le prime a cogliere un evidente successo sono state le “Tigri Asiatiche”: Corea del Sud, Taiwan, Hong- Kong e Singapore, che hanno ormai un indice di sviluppo elevato, compatibile con quello dei paesi industriali. Altri esempi significativi sono offerti dal Messico e dalla Thailandia. Sono però l'India e soprattutto la Cina i paesi destinati a cambiare nei prossimi decenni il volto geopolitico del pianeta. L'India ha visto la sua economia cominciar ad espandersi. I matematici indiani si stanno imponendo a livello mondiale nella creazione di nuovo software per l'informatica In Cina le aperture al libero mercato hanno avuto risultati sorprendenti. Gli investimenti stranieri hanno infatti favorito la formazione di tecnici, hanno introdotto in Cina nuove tecnologie, hanno inoltre aggiornato gli impianti locali e creati innumerevoli posti di lavoro. La liberalizzazione ha avuto effetti positivi anche in agricoltura. Perciò, la Cina si avvia ad essere il più grande mercato della Terra, nel volgere di pochi decenni ha la prospettiva di realizzare il più elevato prodotto nazionale lordo del mondo. Gli effetti positivi: la crescita della ricchezza

5 Opportunità offerte dalla globalizzazione
In conclusione, gli effetti positivi della globalizzazione sono gli stimoli allo sviluppo che si diffondono nei paesi in fase di industrializzazione. C'è infine la speranza che con la globalizzazione avvenga la diffusione di alcune regole democratiche anche in paesi governati da regimi autoritari. Essa quindi, sta offrendo molte opportunità di sviluppo a milioni di persone in tutto il mondo, e ha tutti i mezzi per condurre con successo la lotta contro la povertà. In seguito a questi successi è generalmente migliorata. Nei paesi in via di sviluppo, i progressi nell'irrigazione hanno portato nel 2000 l'acqua potabile al 72% della popolazione. Tutto ciò si riflette sulla riduzione della mortalità infantile ma soprattutto altri progressi sono stati fatti nel campo dell'istruzione.

6 Lo sviluppo Il concetto di sviluppo non ha avuto e non ha tutt'ora un significato univoco. Nell'antichità classica si parlava, anziché di sviluppo, di progresso, inteso come progresso spirituale. Essi non facevano, quindi, alcun riferimento esplicito al miglioramento delle condizioni materiali della società. Con l'avvento del Mercantilismo, si matura la convinzione che la crescita determini l'elevazione dell'uomo tanto il senso economico quanto quello spirituale. Lo sviluppo diviene così, l'obiettivo primario dell'uomo per vincere la sua secolare battaglia sulle forze della natura. La scienza viene intesa quel mezzo per favorire lo sviluppo, cioè come “ motore” della crescita. Il secondo fattore determinante fu la nuova etica protestante, e in particolare quella propugnata da Giovanni Calvino. Un terzo fattore fu poi rappresentato nel XVIII secolo dall'affermazione della cultura illuminista. Sulla base di più recenti orientamenti si può così tracciare la seguente definizione: lo sviluppo economico è rappresentato da una crescita elevata e prolungata del prodotto pro-capite innescata dal progresso economico, accompagnata da importanti trasformazioni culturali,sociali e strutturali, e associata a un miglioramento nella distribuzione della ricchezza, nelle condizioni lavorative, nelle condizioni sanitarie e assistenziali della popolazione.

7 Le teorie dello sviluppo
La teoria dello sviluppo economico fu al centro dell'attenzione degli economisti classici per poi cadere nel disinteresse per tutta la seconda metà dell'800. A partire dagli anni 50 del 900 si ebbe una nuova fioritura di analisi dello sviluppo, anche per l'urgenza di trovare adeguate soluzioni al problema della disoccupazione. Schumpeter è l'unico economista di rilievo che si è occupato ampiamente delle problematiche dello sviluppo. Punto di partenza della sua analisi è il progresso tecnico. Per questo autore, infatti, l'innovazione tecnologica rappresenta il motore dello sviluppo. Egli ritiene che il sistema si sviluppi sotto la spinta dell'iniziativa degli imprenditori più capaci e innovatori. L'economista austriaco non è però ottimista circa il destino del Capitalismo, essendo convinto che la classe imprenditrice è sempre meno propensa al rischio, anche per l'intervento dello stato che, sostituendosi all'iniziativa privata, contribuisce ad impigrire lo spirito innovatore dell'imprenditore. La modellistica dello sviluppo ha condotto a risultati insoddisfacenti.

8 L’obiettivo dello sviluppo
Gli economisti, infatti, hanno posto in evidenzia la presenza di incertezze e dunque l'elevata possibilità di perturbazioni, difficilmente prevedibili. Per questo sono prevalsi, più di recente, gli studi orientati ad analizzare specifici contesti socio-economici, cioè le particolari condizioni in cui si trovano le diverse economie, al fine di accertare il loro andamento di sviluppo. In tale ottica si è operata, per esempio, una distinzione tra i paesi di intensa industrializzazione e quelli che manifestano ancora condizioni di arretratezza sul piano dell'assetto produttivo e dell'uso di tecnologie. L'obiettivo fondamentale, in questi contesti, non sarebbe perciò quello di raggiungere l'ottimale utilizzazione di tutte le risorse disponibili, ma di mantenersi su una crescita di quasi “ piena occupazione” senza incorrere in tensioni inflazionistiche. Nei paesi più arretrati, invece, il sistema economico tenderebbe a svilupparsi verso una crescita piuttosto distante dal pieno impiego. Lo scopo basilare quindi dovrebbe essere quello di pervenire ad una crescita soddisfacente in ordine all'utilizzazione delle risorse. L’obiettivo dello sviluppo

9 Mercati senza regole: il rischio di crisi
Tuttavia il motore della globalizzazione odierna è solo l'espansione dei mercati, che è stata favorita dall'apertura dei confini nazionali al commercio, a capitali, alle informazioni. Ma questi mercati sono senza regole, e nessuno si incarica di prevedere, e quindi di contrastare, le ripercussioni negative che tutto ciò può avere sui popoli, o sulle fasce sociali più deboli Un aspetto ancora più grave sono le crisi economiche scatenate dalla speculazione. Una crisi economica di gravi proporzioni ha colpito nel l'Argentina. Per favorire la globalizzazione l'Argentina aveva stabilito la parità della sua moneta, il peso argentino, con il dollaro, senza avere però la forza economica per sostenerlo. Con il brusco crollo del valore del peso argentino, i soldi dei risparmiatori depositati nelle banche sono andati in fumo. E qui si cominciano ad intravedere gli aspetti negativi della globalizzazione.

10 Gli effetti negativi: non solo di mercato vive l’uomo
Tuttavia il motore della globalizzazione odierna è solo l'espansione dei mercati, che è stata favorita dall'apertura dei confini nazionali al commercio, a capitali, alle informazioni. Ma questi mercati sono senza regole, e nessuno si incarica di prevedere, e quindi di contrastare, le ripercussioni negative che tutto ciò può avere sui popoli, o sulle fasce sociali più deboli Un aspetto ancora più grave sono le crisi economiche scatenate dalla speculazione. Una crisi economica di gravi proporzioni ha colpito nel l'Argentina. Per favorire la globalizzazione l'Argentina aveva stabilito la parità della sua moneta, il peso argentino, con il dollaro, senza avere però la forza economica per sostenerlo. Con il brusco crollo del valore del peso argentino, i soldi dei risparmiatori depositati nelle banche sono andati in fumo. E qui si cominciano ad intravedere gli aspetti negativi della globalizzazione.

11 Una spinta all’emigrazione
Inoltre, in certi paesi, l'impossibilità di decollo economico e la crescita demografica che ne è una conseguenza, costituiscono una forte spinta all'emigrazione. C'è quindi un flusso crescente di emigranti che si accalcano alle frontiere dei paesi più ricchi in cerca di un lavoro e con il miraggio del benessere. Molti sono clandestini. Ciò provoca la comparsa, di manifesti sentimentali di intolleranza razziale e questa è una delle conseguenze più nefaste della globalizzazione. Un'altra conseguenza della globalizzazione è l'emigrazione delle industrie. Sotto la pressione della concorrenza fatta dalle merci cinesi e indiane a basso costo, numerose piccole e medie industrie italiane che producono scarpe e abbigliamento di vasto consumo, hanno infatti cominciato ad interrompere la loro attività produttiva in Italia e a delocalizzare, ossia spostare gli impianti in altre nazioni, come la Romania, la Bulgaria, e la Turchia. In queste nazioni il costo del lavoro è più basso che in Italia, i controlli sulla salubrità del posto di lavoro sono più blandi e permissivi, le rivendicazioni operaie inesistenti, i benefici fiscali più favorevoli. Con la delocalizzazione molte aziende sono per ora riuscite a sfuggire alla concorrenza e a fare notevoli profitti. Tuttavia C'è stata una perdita di posti di lavoro in Italia. Una spinta all’emigrazione

12 Il sottosviluppo Oggi si preferisce dividere il mondo in paesi sviluppati e paesi sottosviluppati o in via di sviluppo. La definizione di paese sottosviluppato è ovviamente relativa e si riferisce ad una vasta gamma di caratteristiche economiche, demografiche, sociali e politiche che non possono venire attribuite in egual misura a tutti i paesi in oggetto. Storicizzato, il sottosviluppo è la conseguenza del colonialismo e della colonizzazione e si forma quindi dopo la Seconda Guerra Mondiale. Dal 1990 l'ONU, ha sostituito al PIL un nuovo indicatore dello sviluppo: lo HUMAN DEVELOPMENT INDEX (HDI) che tiene conto del potere di acquisto all'interno di ciascun paese, dei tassi di analfabetismo e della speranza di vita. L'HDI quindi, tende a far risalire paesi come Cuba, Giamaica e Costa Rica e a far scendere i paesi produttori di petrolio del Vicino Oriente. Negli anni 50 e 60, il problema dei paesi sottosviluppati era essenzialmente quantitativo: mancanza di alcuni fattori di produzione (capitali,tecnologie e organizzazione) e basso livello di reddito pro capite. La soluzione comprendeva, negli anni 70, l'incremento di questi fattori economici da parte di tali paesi alla visione precedente del mondo socialista. Il problema fu risolto nel tentativo di avvio di una crescita economica, fondata sullo stato e sulla costruzione di manufatti per l'elettrificazione e opere d'idraulica in paesi aridi, provocando dissesti idrologici. Negli anni 80 ,criticando l'operato del decennio precedente, si attuò la soluzione contraria, privatizzando il tutto e aprendo le frontiere ai liberi scambi, riducendo le spese sociali dello stato.

13 Le teorie del sottosviluppo
Oggi i paesi sottosviluppati hanno una situazione fortemente deteriorata; la percentuale di povertà è scesa dal 52% al 44% ma in compenso è aumentata la crescita demografica: scarso progresso agricolo e commercio mondiale disuguale. Vi sono 3 teorie relative alla soluzione del sottosviluppo: Teoria della modernizzazione: progettazioni fondate sulla possibilità di crescita di questi paesi secondo le tappe dei paesi occidentali, con un impegno da parte dei paesi sviluppati dell'ammodernamento e del sostegno dei paesi sottosviluppati. Teoria della dipendenza : si basa sulla libertà di crescita economica aprendosi ai capitalisti dell'occidente che affondano le radici nelle precedenti epoche del colonialismo. Teoria sub-centrica: i paesi ricchi, rappresentano la principale causa del sottosviluppo insieme alla classe dominante dei paesi poveri. La teoria risolutiva, comprende il rifiuto dell'aiuto occidentale, ricorrendo a programmi di autogestione, di sviluppo e organizzazione locali perchè garantiscono un incremento equo e un maggior rispetto per l'ambiente. L'obiettivo prioritario deve racchiudere la riduzione della povertà, il soddisfacimento dei bisogni primari (cibo-casa-riscaldamento) e in seguito assistenza sanitaria. Le strategie di sviluppo devono partire dal basso, tenendo conto delle tradizioni economiche e sociali.

14 Povertà Netto appare il contrasto tra un Nord del mondo dove si trovano i paesi più industrializzati, con una popolazione che dispone di molte risorse e un Sud che, ad eccezione di Australia, Nuova Zelanda e sud Africa, vede crescere la popolazione molto più rapidamente delle risorse prodotte . Oggi la distinzione tra Primo e Secondo mondo in base a criteri politici non è più valida. Il Terzo mondo risulta essere l’ insieme di quei paesi caratterizzati da una situazione di ritardo economico rispetto al Primo mondo. Infatti il Terzo mondo è costretto ad acquistare attrezzature, impianti, macchinari dai paesi industrializzati poiché non hanno avuto la possibilità di evolversi perché colonizzati in precedenza. Questa caratteristica della maggior parte dei paesi a sviluppo intermedio è un forte indebitamento con l’estero che in molti casi ha finanziato alcune fasi del loro sviluppo economico. Proprio per questo molti paesi poveri non produttori di petrolio versano in gravi difficoltà finanziarie e sono oberate da ingentissimi debiti con i paesi occidentali. Questa situazione è generata dal fatto che tali paesi vendono materie prime a basso costo per comprare prodotti di costo elevato industrializzati.

15 Il dramma del debito Infatti un grave problema che assilla il Sud del mondo è il debito contratto con il Nord. Dal 1980 al 2000 il Sud ha versato nelle casse del Nord miliardi di dollari. Ma il debito è continuato a salire: dagli originari 600 miliardi degli anni Ottanta ammonta ora a miliardi di dollari. Paradossalmente, dunque, si è arrivati all’assurdo che il Sud povero, tramite la perversa spirale del debito, finanzia il Nord ricco. Ciò che il Sud spedisce al Nord, in termini di capitali e valuta finanziaria, è di gran lunga superiore a quanto in dollari il Nord invia al Sud come prestiti e donazioni. Ciò è scandaloso. Il Nord, che cola grasso da tutte le parti, si finanzia e si arricchisce a dismisura, sfruttando e saccheggiando a più non posso le risorse umane e materiali presenti nel Sud del mondo. All’alba inoltrata del Terzo Millennio gli squilibri tra Nord e Sud sono ancora più evidenti, e i meccanismi che generano impoverimento e ingiustizie a livello planetario continuano a mietere le sue vittime in Africa, Asia e America Latina.

16 Gli aspetti umani della povertà
Altra differenza tra Nord e Sud del mondo è causata dal diverso grado di elevazione culturale: analfabetismo a vita e salute minata. Infatti i bambini che nascono in questi paesi sono costretti a portare pesi o ad assumere posture forzate che può pregiudicare lo sviluppo osseo e la crescita. I rumori eccessi causano sordità parziali e l'assenza di gioco e riposo, l'eventuale lontananza dalla famiglia comportano ripercussioni negative sulla psiche infantile. Devastanti e senza ritorno sono poi gli effetti fisico-psicologici della prostituzione infantile Per concludere, la differenza rilevante tra Nord e Sud consiste nelle forme di coltura del suolo: l'agricoltura di sussistenza: si ha quando i prodotti dei campi per oltre 2/3 sono destinati al consumo alimentar della famiglia consumatrice, predomina nelle regioni sud-tropicali con piogge scarse. Nel mondo mediterraneo essa, è caratterizzata dalla policoltura, cioè dalla presenza di varie piante legnose ed erbacee che si addensano sullo stesso campo senza alcun ordine; l'agricoltura itinerante (dal latino iter=viaggio): è una forma di utilizzazione del suolo molto primitiva ed è così denominata perchè gli uomini, dopo aver sfruttato per un certo periodo un determinato territorio si spostano per coltivarne un’altro; l'agricoltura di speculazione: è una forma particolare di agricoltura commerciale. Essa è praticata nella zona intertropicale ed è gestita da grandi società straniere che in molti casi dominano l'intera economia di un paese. Gli aspetti umani della povertà

17 La staticità sociale La staticità sociale è il forte squilibrio tra il rapido incremento demografico e il lento sviluppo economico. In molti paesi del Sud del mondo le risorse naturali sono abbondanti, ma scarseggia o manca totalmente la risorsa decisiva, cioè la capacità innovativa; oggi questa mancanza costituisce la principale causa del sottosviluppo.

18 Rapido incremento demografico
Il rapido incremento demografico è dovuto principalmente a due fattori: ad un’ alta natalità e ad una rapida diminuzione della mortalità dovuta a migliori condizioni sanitarie. Il problema demografico risulta estremamente preoccupante in quanto riveste ampie aree del Sud poiché a differenza del Nord, dove le donne possono raggiungere posti lavorativi alla stregua degli uomini o quasi e soprattutto possono decidere se avere figli o no, un po’ per cultura un po’ per necessità, si finisce per avere una famiglia che può arrivare a contare figli che sono considerati la forza produttrice della comunità..

19 Il lento sviluppo economico
Lo sviluppo economico si riferisce al processo di trasformazione strutturale, che segna il passaggio da un’ economia agricola in una in cui prevale il settore industriale. Lo sviluppo, però non va confuso con la crescita economica che misura la ricchezza del paese a differenza dello sviluppo che invece misura la crescita qualificativa. Per questo, il lento sviluppo economico è dovuto alla mancanza di tecniche produttive moderne.

20 L’ immigrazione è il trasferimento permanente o temporaneo di gruppi di persone in un paese diverso da quello d’origine, ed è una delle maggiori conseguenze della staticità sociale. L’immigrazione è dovuta principalmente per motivazioni economiche e per avere la possibilità di conseguire un titolo di studio Immigrazione

21 L’ OPEC L’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio) è un’ organizzazione fondata nel 1960 che consisteva in origine di soli 5 membri (Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela) il cui scopo consiste nel concordare la quantità e il prezzo del petrolio che queste nazioni esportano. I paesi membri detengono circa 2/3 delle riserve mondiali di petrolio che non sono irrilevanti; infatti nonostante questi, sono paesi del sud del mondo, godono di un più elevato tenore di vita grazie alle ingenti somme pagate dalle compagnie petrolifere.

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