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CARTOGRAFIA E ORIENTAMEMTO

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Presentazione sul tema: "CARTOGRAFIA E ORIENTAMEMTO"— Transcript della presentazione:

1 CARTOGRAFIA E ORIENTAMEMTO
LA RICERCA DISPERSI CARTOGRAFIA E ORIENTAMEMTO A cura di Giuseppe De Rosa e Riccardo Iovi

2 Premesse La ricerca dei dispersi rappresenta, sia dal punto organizzativo, che dal grande dispendio di forze messe sul campo, una delle più complesse operazioni di soccorso.

3 Premesse Le difficoltà che presenta questo tipo d’intervento sono date dall’ampia zona di territorio che viene ad essere interessata, dalla impervietà del terreno e dalle condizioni meteo.

4 Premesse Un altro elemento che rende impegnativo l’intervento è dato dalla presenza sul luogo di molte persone,SAST Carabinieri, Corpo Forestale, Vigili del Fuoco, associazioni di volontari, amici, parenti ecc.ecc.

5 Premesse La presenza di tutto questo personale necessita di una gestione e coordinamento ben preciso sia per evitare lo spreco di energie sia per portare a termine l’intervento con un risultato positivo.

6 Premesse L’intervento di ricerca spesso può avere una durata superiore alle 24 ore ed è pertanto importante cercare di gestire le forze in campo nel migliore dei modi, evitando di utilizzare nella prima fase tutto il personale a disposizione. Bisogna cercare di amministrarlo e gestirlo nel tempo nel migliore dei modi per permettere l’avvicendamento dei volontari.

7 Premesse Le probabilità di un risultato favorevole è generalmente limitata, in quanto, i “fattori variabili” sono numerosi e complessi: Personalità del disperso Condizioni psico-fisiche del disperso Territorio interessato dall’intervento Condizioni meteorologiche Reperimento delle notizie reali Rapporti con parenti e autorità Rapporti con associazioni

8 Premesse Il proposito di questo incontro è quello di fornire le nozioni fondamentali a tutte le forze in campo coinvolte nella delicata operazione della ricerca.

9 Premesse Le persone preposte all’organizzazione della ricerca, in considerazione del delicato compito dovranno essere in possesso dei seguenti requisiti: Capacità organizzative Buona dialettica Conoscenza del territorio Conoscenza della cartografia Conoscenza delle problematiche Conoscenza dei software

10 Premesse E’ necessario adottare una procedura unificata per la gestione di questo tipo d’intervento per consentire sia un affiancamento che un avvicendamento necessario per portare a termine un intervento di ricerca.

11 COME VIENE GESTITO UN INTERVENTO DI RICERCA

12 La gestione dell’intervento
RICERCA DISPERSI AEROMOBILI Turista Escursionista Residente Cercatore di funghi Residente Temporaneo Cacciatore Senza Notizie Pescatore

13 La gestione dell’intervento
Il N.T.V. (Nucleo Tecnico di Valutazione), assunte le necessarie informazioni tramite la predisposta modulistica, assume le funzioni di P.C.A. (Posto Comando Avanzato), in particolare dei reparti Operazioni e Pianificazione, in attesa che questo poi si completi nella formalizzazione ideale di seguito descritta.

14 La gestione dell’intervento
Il P.C.A. è la struttura dalla quale dipendono l’organizzazione e la gestione dell’intervento.

15 La gestione dell’intervento
i soggetti coinvolti VV.F. Individuano il Direttore delle Operazioni (D.O.) Sono presenti nel Posto di Comando Avanzato insieme agli altri soggetti coinvolti ai fini della pianificazione e della esecuzione delle ricerche. Partecipano con mezzi e risorse umane alle ricerche. Vigilano sulla sicurezza dei soccorritori.

16 La gestione dell’intervento
i soggetti coinvolti S.A.S.T. Individuano il Direttore delle Operazioni (D.O.) Sono presenti nel Posto di Comando Avanzato insieme agli altri soggetti coinvolti ai fini della pianificazione e della esecuzione delle ricerche. Partecipano con mezzi e risorse umane alle ricerche. Vigilano sulla sicurezza dei soccorritori.

17 La gestione dell’intervento
i soggetti coinvolti Provincia di Firenze E’ presente nel Posto di Comando Avanzato insieme agli altri soggetti coinvolti ai fini della pianificazione e della esecuzione delle ricerche. Attiva le risorse necessarie del volontariato provinciale Partecipa con mezzi e risorse umane alle ricerche (personale P.C., Polizia Provinciale, Gruppo operativo di PC, ecc,) Collabora alla predisposizione di quanto logisticamente necessario.

18 La gestione dell’intervento
i soggetti coinvolti Volontariato della Provincia di Firenze Partecipa alle ricerche, su richiesta del PCA, fornendo gli uomini e le attrezzature disponibili. Collabora presso il PCA al reparto logistica.

19 La gestione dell’intervento
L’ubicazione sarà scelta tenendo conto, ove possibile, dei seguenti requisiti: collegamento telefonico fisso oppure buona ricezione telefonia cellulare ambiente sufficientemente spazioso e facilmente raggiungibile vicinanza dal punto di ultimo avvistamento del disperso buona copertura radio ubicazione entro l’area di ricerca vicinanza di una area per l’atterraggio di elicotteri.

20 La gestione dell’intervento
Considerando gli elementi sopra esposti verrà scelta la struttura disponibile più adeguata tra: Municipio Caserma dei Carabinieri Altra struttura pubblica (scuole ecc.) Struttura privata Automezzo attrezzato

21 La gestione dell’intervento
“le informazioni” Prima di dare inizio alle attività di ricerca è necessario identificare tra gli organi coinvolti alle operazioni di coordinamentro (SAST, Provincia, VVF) la figura che si occuperà delle relazioni con i parenti del disperso, preoccupandosi di instaurare un rapporto di fiducia per poter quindi reperire le maggiori informazioni possibili (anche le più delicate e personali).

22 La gestione dell’intervento
“le informazioni” “Cosa può essere successo?” Incidente Malore Sospetto suicidio Allontanamento volontario Scomparsa provocata con la forza da altri

23 La gestione dell’intervento
“le informazioni” ”Che caratteristiche ha la persona dispersa?” In condizioni psichiche o fisiche non normali (permanenti o temporanee) o in età avanzata con frequenti perdite di orientamento Pericoloso per se e/o per gli altri Si nasconde volontariamente Ferito o non in grado di muoversi ma in grado di chiamare aiuto

24 La gestione dell’intervento “le valutazioni”
Che caratteristiche ha il luogo dove probabilmente si trova il disperso?” Area boscata con insediamenti urbani Territorio aperto Zona impervia con salti di roccia (con possibili difficoltà di tipo alpinistico) Presenza di alvei di fiumi, torrenti, canyon Area carsica Area interessata da fenomeni franosi

25 La strategia dell’intervento
Il PCA, anche in relazione alle condizioni meteo e ambientali in cui si svolge l’intervento, deciderà la strategia più opportuna valutando anche l’opportunità di utilizzare attrezzature specifiche (attrezzatura “leggera” individuale, attrezzature specifiche individuali e di squadra, ecc.).

26 La strategia dell’intervento
La strategia dovrà essere rivista, per tutta la durata dell’intervento, qualora vengano acquisiti elementi informativi che ne cambino lo scenario. Al fine di consentire un efficace passaggio di consegne del personale del PCA, è necessario che la strategia di ricerca prescelta venga motivata e documentata.

27 Le fasi dell’intervento
“avvio della ricerca” Il P.C.A., definita la strategia di ricerca (settori di ricerca, tipi di ricerca, ecc.) costituisce le squadre ed assegna loro le aree in cui effettuare le ricerche.

28 Le fasi dell’intervento
“avvio della ricerca” A ciascuna squadra verrà consegnato: n° 1 radio provinciale n° 1 GPS con la zona assegnata n° 1 cartina formato A4 con l’area di ricerca n° 1 cartina formato A4 con la zona assegnata

29 Le fasi dell’intervento
“avvio della ricerca” Nel caso sia necessario l’intervento delle unità cinofile, le operazioni di ricerca delle squadre non dovranno avere inizio fino al loro arrivo sul luogo; questo per impedire di confondere le tracce e gli odori lasciati dal disperso.

30 Le fasi dell’intervento
“avvio della ricerca” Il PCA organizzerà il servizio di trasporto per quelle squadre che non sono autonome e/o per quei soggetti non abilitati all’uso di mezzi propri. Il Caposquadra arrivato sul posto comunica via radio al P.C.A. l’inizio della ricerca nel settore assegnato e il P.C.A. si occupa di registrarlo nell’apposito software.

31 Le fasi dell’intervento
“avvio della ricerca” Tutte le comunicazioni radio tra le squadre e il P.C.A. dovranno essere limitate alla comunicazione di informazioni importanti (situazioni di pericolo per i soccorritori, ritrovamento indizi sul territorio, chiarimenti sulla posizione e sulla zona assegnata, ritrovamento del disperso/i) o alla comunicazione di quanto richiesto dal PCA.

32 Le fasi dell’intervento
“avvio della ricerca” Il caposquadra darà disposizioni ai compagni su come percorrere la zona assegnata e tutte le notizie utili Le comunicazioni all’interno della squadra potranno essere fatte tramite altre frequenze radio

33 Le fasi dell’intervento
“avvio della ricerca” La squadra ha il compito di controllare SOLO la zona assegnata. In caso di avvistamento di indizi su zone adiacenti, se pur ritenuti importanti dovranno essere comunicati al PCA. L’avvistamento di siti interessanti (pozzi, anfratti, grotte, capanne, recinti ecc. non dovranno essere controllati direttamente dalla squadra che dovrà limitarsi a comunicare le coordinate al PCA e proseguire nella zona assegnata.

34 Le fasi dell’intervento “termine della ricerca”
Al ritrovamento del disperso, la squadra sul posto comunica sui canali radio di essere sul posto notificando: “SQUADRA X SUL TARGET”, relazionando sulle condizioni della persona utilizzando i codici internazionali. In caso di condizioni gravi (codici tre-quattro) la comunicazione dovrà essere effettuata, ove possibile, attraverso la linea telefonica (comunicando via radio la necessità di essere contattati via filo). Le coordinate del posto di ritrovamento e le condizioni del luogo saranno comunicate dalla squadra solo a seguito di richiesta dal PCA.

35 Le fasi dell’intervento “codici radio internazionali”
CODICE ZERO ILLESO 1 UNO FERITO LIEVE 2 DUE LESIONI GRAVI 3 TRE PERICOLO DI MORTE 4 QUATTRO DECEDUTO

36 Le fasi dell’intervento “operazioni di recupero”
La squadra che ritrova il disperso ha il compito di: Comunicare la posizione dopo la richiesta del PCA Se ne ha la competenza e attrezzatura, stabilizzare la persona Attendere la squadra di recupero

37 Le fasi dell’intervento “termine della ricerca”

38 Appendice Tecnica Le zone di ricerca
Individuazione e classificazione delle zone di ricerca Il primo risultato concreto della definizione della strategia è una prima suddivisione del territorio circostante il punto di scomparsa in Zone Primarie (o di massima probabilità di ritrovamento) Zone Secondarie (o a bassa probabilità di ritrovamento).

39 Appendice Tecnica Tale suddivisione, fondamentale per tutte le operazioni successive, è suscettibile di variare (in termini spaziali) in relazione al variare delle informazioni raccolte dal P.C.A. E’ sempre opportuno organizzare il primo ciclo operativo in modo da indirizzare le ricerche, nelle zone primarie. In questa fase è indispensabile il contributo di persone con una profonda conoscenza dei luoghi. A tale scopo risulta importante ricercare “esperti del luogo” che possano contribuire alle attività di pianificazione presso il P.C.A.

40 L’esperto del luogo dovrebbe avere le seguenti caratteristiche:
Appendice Tecnica L’esperto del luogo dovrebbe avere le seguenti caratteristiche: Essere in grado di leggere una carta topografica, evidenziando subito gli elementi mancanti (sentieri, vecchie mulattiere ecc.) Non essere coinvolto emotivamente Impegnarsi a mantenere un adeguato livello di riservatezza

41 Appendice Tecnica Settorializzazione
Al fine di ottimizzare l’intervento delle squadre sul territorio, i settori di ricerca saranno individuati e evidenziati in apposita cartografia C.R.T. 1:10000 sviluppata con il software dedicato messo a disposizione dalla Provincia di Firenze.

42 Dimensionamento e delimitazione delle zone di ricerca
Appendice Tecnica Dimensionamento e delimitazione delle zone di ricerca Il dimensionamento delle zone è variabile in funzione delle caratteristiche del territorio e del numero di persone impiegate ma, in linea di massima, devono essere seguiti i seguenti criteri: La perlustrazione della zona deve essere completata nell’arco di un ciclo operativo (2-5 ore). I confini della zona devono essere facilmente riconoscibili sul terreno. ogni punto della zona deve essere direttamente raggiungibile da qualsiasi altro punto della zona stessa; non devono essere quindi presenti nella zona ostacoli naturali invalicabili che la dividano A titolo puramente indicativo si danno delle dimensioni tipiche per alcuni tipi di zone [si ricorda che 1ha (ettaro) = 1cm² su una carta 1:10.000]

43 Appendice Tecnica Ricerca con UCRS 3-5 ha in 2-3 ore
Battuta sistematica ha in 3-5 ore Ricerca a squadre ha in 2-3 ore m dislivello Il dislivello deve essere commisurato alla difficoltà del terreno e alla direzione di ricerca (salita/discesa).

44 Costituzione delle squadre
Appendice Tecnica Costituzione delle squadre Dovrà avvenire tenendo presenti le seguenti indicazioni: Ogni squadra dovrà essere collegata via radio con il P.C.A. Ogni squadra dovrà avere idonee e sufficienti attrezzature personali per affrontare le operazioni ma comunque leggere in modo da non intralciarle. Non dovrà preoccuparsi di portare con se materiale per un eventuale recupero in quanto questo spetta a squadre preposte allo scopo. Ad ogni squadra verrà assegnata un’area precisa da ispezionare in relazione alle caratteristiche ed alle capacità operative e tecniche.

45 Appendice Tecnica Nell’assegnazione delle zone di ricerca dovranno essere tenuti in considerazione i seguenti criteri (da valutarsi a cura del reparto OPERAZIONI): Le zone impervie (canaloni, cave, dirupi e grotte) o comunque le zone che presentano particolari difficoltà dovranno essere assegnate esclusivamente a personale VV.F e S.A.S.T. Zone che richiedano l’intervento di operatori qualificati per il rischio idraulico (Corsi d’acqua, laghetti, pozzi e fiumi ecc.) dovranno essere assegnate a personale VV.F. Zone facilmente accessibili dovranno essere assegnate a squadre di volontari e/o miste.

46 Attrezzature per le squadre di ricerca.
Appendice Tecnica Attrezzature per le squadre di ricerca. Non potendo indicare tutto quanto potrebbe rendersi necessario alle squadre durante le operazioni di ricerca, in quanto suscettibile di notevoli variazioni in considerazione dell’ambiente di ricerca, del clima e del periodo dell’anno, di seguito si indicano alcuni parametri di valutazione per individuare al meglio il grado di equipaggiamento per le squadre.

47 Attrezzature per le squadre di ricerca.
Appendice Tecnica Attrezzature per le squadre di ricerca. Le ricerche che iniziano alla luce del sole potrebbero proseguire al calare del sole, di conseguenza le squadre dovranno essere dotate di lampade frontali e/o a mano, nonché di stick cyalume (luci chimiche).

48 Attrezzature per le squadre di ricerca.
Appendice Tecnica Attrezzature per le squadre di ricerca. Gli apparati radio portatili potrebbero avere autonomie limitate, dovranno essere assegnati in numero di uno per squadra con relativa batteria di scorta (i carica batterie potranno essere tenuti presso il P.C.A.).

49 Attrezzature per le squadre di ricerca.
Appendice Tecnica Attrezzature per le squadre di ricerca. I componenti le squadre dal punto di vista della resistenza fisica hanno un’autonomia di ricerca di poche ore, che possono essere ridotte drasticamente da particolari condizioni meteo (caldo, freddo, pioggia). Per quanto possibile alle squadre potranno essere assegnati generi di conforto o, in alternativa, saranno predisposte opportune soste (a rotazione tra le squadre) per consentire un minimo di ristoro.

50 CARTOGRAFIA E ORIENTAMEMTO
Marzolla - Valle Minore del Girgenti 1831

51 Orienteering Sapersi orientare vuol dire:
muoversi con sicurezza su di un terreno poco noto o del tutto nuovo conoscere in ogni istante la propria posizione essere in grado di individuare il percorso migliore per raggiungere una meta prestabilita

52 Orienteering Per raggiungere questi obiettivi è necessario:
saper leggere una carta topografica conoscere l'uso della bussola conoscere alcune tecniche di base acquisire esperienza sul campo

53 Orienteering Esistono fondamentalmente quattro tipi di cartine utilizzabili per l'orientamento:       Carte da orientamento: realizzate da tecnici della Federazione Italiana Sport Orientamento. Sono senz'altro le migliori, perché realizzate allo scopo. Coprono però solo piccole parti del territorio nazionale (    Tavolette I.G.M.I.: Coprono tutto il territorio nazionale. Sono però a piccola scala (1: mentre per l'orientamento la scala ideale è 1:10.000) e spesso non sono aggiornate.    Carta Tecnica Regionale (C.T.R.): Ogni regione possiede le sue, hanno una scala di 1:10.000, a livello nazionale non esiste un coordinamento sulla tipologia di coordinate da adottare (UTM, GaussBoaga).  Ortofotocarte: sono facili da procurare, hanno scala 1: e sono recenti, quindi rispecchiano con fedeltà il territorio. Sono in realtà delle foto aeree successivamente elaborate.

54 Orienteering Carte da orientamento

55 Orienteering Tavolette I.G.M.I.

56 Orienteering Carte tecnica regionale CTR

57 Orienteering Ortofotocarte BN Colore

58 Orienteering Elementi di una carta
La scala: ci dice di quante volte è stata ridotta la realtà nella cartina e ci permette di risalire dalle distanze sulla carta, alle distanze reali. Su di una carta in scala 1:10.000, un cm corrisponde sul terreno a cm, cioè a 100 metri. Per risalire alla corrispondenza "distanza sulla carta - distanza sul terreno", si può usare un semplice trucco mnemonico: togliendo gli ultimi due zeri al valore numerico della scala, otteniamo un numero che ci indica a quanti metri sul terreno corrisponde un centimetro sulla carta. Ad esempio, in una carta a scala 1:25.000, questo numero (tolti gli ultimi due zeri) sarà 250. Quindi, un centimetro su questa carta corrisponderà sul terreno a 250 m. La direzione del nord ed i meridiani: si tratta di elementi indispensabili soprattutto per l'uso della bussola, sempre presenti nelle cartine d'orientamento. Nelle altre carte è spesso necessario disegnarsi i meridiani mentre per la direzione del Nord è sufficiente ricordare che, per convenzione, questa è riferita al lato superiore della carta e che i toponimi (i nomi dei luoghi) vengono stampati in direzione Ovest - Est. L'equidistanza: espressa in metri, indica il dislivello costante fra una curva di livello e la successiva. Ci permette di determinare la differenza di quota fra due punti. La simbologia: E' "l'alfabeto" della carta. Le tavolette dell'I.G.M.I. (Istituto Geografico Militare Italiano) e le cartine da orientamento hanno proprie e diverse simbologie.

59 Orienteering Esempi di simbologie

60 Orienteering Planimetria
Le ortofotocarte sono delle foto aeree trattate. In una foto, ciò che è più lontano da un obiettivo viene riprodotto più piccolo di ciò che è più vicino. Ciò vuol dire che in una normale foto aerea, sussistono diverse scale a seconda della distanza dall'obiettivo delle varie porzioni di territorio. Le valli saranno a scala più piccola dei colli e dei monti. Non sarebbe possibile eseguire misure attendibili poiché non sarebbero carte "equidistanti". Si rimedia a questo problema, sottoponendo le foto ad un complicato processo di scansione. Le ortofotocarte in commercio sono pertanto corrette da questo punto di vista. Immagine Ortofoto Immagine Ortofoto

61 Orienteering Planimetria In toni scuri In toni chiari
Le ortofotocarte classiche sono in bianco/nero e le diverse tonalità di grigio che vi appaiono, possono fornirci molte preziose informazioni. Le diverse tonalità dipendono da vari fattori, quali l'inclinazione della superficie, il suo colore, la sua struttura.    boschi, vegetazione d'alto fusto e cespugli fitti    campi incolti con alte erbacce    distese e corsi d'acqua In toni scuri    strade, terra battuta    rocce e piazzali    prati, coltivi, erba bassa In toni chiari Nell'immagine, sono chiaramente visibili i boschi (scuri), gli alberi isolati, le strade, fiancheggiate o no da vegetazione (queste ultime a tratti scompaiono sotto la copertura vegetale). Visibili i campi coltivati in diverse sfumature di grigio chiaro.

62 Orienteering Altimetria
La rappresentazione della terza dimensione (su di una carta che di dimensioni ne ha solo due), è stata risolta con le cosiddette "curve di livello" o "isoipse". Si tratta di linee immaginarie, che sono tracciate sulla carta ed uniscono tutti i punti del terreno che hanno la stessa quota. Le isoipse ci descrivono con eccezionale accuratezza le forme del terreno. Saperle leggere da una marcia in più e ci mette in una situazione di enorme vantaggio rispetto a chi si muove utilizzando solo i dati planimetrici. Si tratta dell'elemento cartografico più difficile da assimilare e che richiede una certa esperienza.

63 Orienteering Altimetria La lettura delle curve di livello
   L'equidistanza: elemento fondamentale legato alle curve di livello, ci informa sul dislivello costante fra una curva e la successiva. Se mi sposto fra due punti che sull'ortofotocarta sono in corrispondenza di due curve successive, vuol dire che sono salito (o sceso) in senso verticale di 10 metri (l'equidistanza nelle ortofotocarte e nelle CTR è appunto di 10 m). L'intervallo: è la distanza planimetrica fra due curve successive. Al contrario dell'equidistanza che è costante per una data carta, l'intervallo è variabile e dipendente dalla pendenza della superficie topografica. Di conseguenza, poiché il dislivello è sempre uguale, al diminuire dell'intervallo aumenterà la pendenza. Altimetria La lettura delle curve di livello Pendio a debole pendenza = curve distanti Pendio ripido = curve ravvicinate Rilievo = curve chiuse l'una dentro l'altra Passo o sella = due insiemi di curve, racchiuse da una terza curva che si restringe fra di essi Promontorio, costone = le curve rivolgono la loro convessità verso le quote minori Avvallamento = le curve rivolgono la loro convessità verso le quote maggiori.

64 Orienteering La lettura integrata
Se, oltre a riconoscere perfettamente i diversi elementi topografici sulla carta, riusciamo a cogliere anche i rapporti fra di essi, facendone una lettura integrata, saremo in grado di ricavare dalla mappa una notevole mole di informazioni, tale da darci una visione completa del territorio rappresentato che ci consentirà di muoverci su di esso con estrema sicurezza. Esame di un sentiero in rapporto alle curve di livello:    il sentiero corre parallelo alle curve: il tratto è pianeggiante    il sentiero taglia, attraversandole, le curve: il sentiero è in pendenza Esame di una curva di livello in rapporto alle altre:    la curva forma un'ansa in avanti, con la convessità verso le quote inferiori: piccolo promontorio, naso sul pendio    l'ansa ha la convessità verso le quote superiori: piccolo avvallamento, rientranza sul pendio.

65 Orienteering Una tipica bussola da orientamento che è senza dubbio la più adatta allo scopo, è costituita da: Ago magnetico (punta rossa a nord) Capsula girevole con liquido antistatico Ghiera graduata Linee meridiane Freccia del nord Freccia di direzione Placca trasparente in resina acrilica Righello L'ago della bussola è sensibile alle linee di forza del campo magnetico terrestre. Pertanto la punta rossa dell'ago si dispone in direzione del polo nord e la bianca del polo sud magnetici. Poiché le masse metalliche deformano tali linee, ne deriva che non è consigliabile utilizzare la bussola in prossimità di veicoli, reticolati ed altri elementi ferrosi. A tal proposito non posso dimenticare di aver visto una volta un gruppo di volontari che, con aria professionale, armeggiavano con una bussola costosa, su di una cartina distesa sapientemente sul... cofano della loro vettura.

66 Orienteering Orientamento della cartina
Cosa fondamentale per poter leggere ed utilizzare una cartina, è tenerla orientata. Lo si può fare semplicemente ruotandola fino a che gli elementi topografici in essa rappresentati, non vengano a disporsi come sul terreno: ciò che vediamo a destra sul terreno, lo sarà anche sulla carta, così come ciò che ci è davanti e così via. Con la bussola lo si può fare rapidamente (e meccanicamente): Poggiamo la bussola sulla carta, con l'ago in prossimità di un meridiano su di essa segnato. Tenendo solidali carta e bussola fra il pollice e le altre dita, ruotiamo il tutto fino a che l'ago magnetico si dispone parallelo ai meridiani (la punta rossa dell'ago deve essere rivolta al nord della mappa!). La carta è orientata con il terreno.

67 Orienteering Determinazione della direzione di marcia
Poniamo la bussola sulla carta, allineandone uno dei bordi lunghi della placca con la direzione che ci interessa (luogo in cui siamo-luogo in cui dobbiamo recarci), facendo attenzione che la freccia di direzione dello strumento sia rivolta verso il punto di arrivo. La posizione dell'ago magnetico non ci interessa in questa fase. Determinazione della direzione di marcia In condizioni di limitata visibilità (nebbia, buio, vegetazione), ci consente di sapere con precisione da che parte è la nostra meta: Ruotiamo la ghiera graduata fino a rendere le linee meridiane parallele ai meridiani della carta, badando che la freccia del nord incisa sulla base della capsula sia rivolta al nord della stessa. Sarebbe inutile e ridicolo procedere con l'occhio sempre fisso alla bussola. È sufficiente prendere come riferimento un elemento lontano, lungo la direzione trovata, e procedere verso di esso, aggirando tranquillamente eventuali ostacoli. In ogni momento possiamo tornare a consultare la bussola dove è memorizzata la direzione (azimut). Tolta la bussola dal foglio, poniamola dinanzi a noi tenendola orizzontalmente all'altezza dell'ombelico, con la freccia di direzione rivolta in avanti (disposta lungo l'asse sagittale del corpo). Mantenendo lo strumento sempre nella stessa posizione rispetto al corpo, ruotiamo su noi stessi fino a che l'ago non venga a situarsi dentro e parallelo alla freccia del nord (parte rossa dell'ago verso la punta della freccia!). La freccia di direzione della bussola ci indica ora la direzione da prendere.

68 Orienteering Altimetro
Come tutti sappiamo, questo strumento ci fornisce indicazioni sulla quota. Così come la bussola va utilizzata in rapporto ai meridiani magnetici, si utilizza l'altimetro in rapporto alle curve di livello. Questo strumento che, in ordine di importanza, viene senz'altro dopo la bussola, strutturalmente non è che un barometro che, oltre alla scala della pressione, ne ha una graduata in metri di altitudine. Poiché la pressione atmosferica diminuisce con la quota in maniera regolare, i due valori sono in stretta correlazione. Tuttavia ci sono altri parametri che influiscono sullo strumento, quali la temperatura, l'umidità ed il moto della massa d'aria. Un aumento di temperatura causa una diminuzione della densità dell'aria e quindi della pressione. Anche un aumento dell'umidità fa diminuire la pressione atmosferica. Inoltre l'altimetro può esserci utile per prevedere il tempo. Immaginiamo di esserci accampati su di un pianoro di quota, ad esempio, 1500 metri. Se dopo qualche ora il nostro altimetro segna invece 1700 metri, poiché non ci siamo mossi, ciò è segno che è la pressione atmosferica ad essere diminuita. Generalmente una diminuzione, specie se repentina, della pressione, è indice di burrasca in arrivo. Al contrario, un aumento della pressione atmosferica è foriera di bel tempo.

69 Orienteering Tecniche e strategie di movimento sul terreno
Per raggiungere un punto di controllo, occorre individuare degli elementi lineari da seguire, elementi che vengono detti "linee conduttrici". Un percorso che porta al punto mediante una rete di strade e sentieri, è un percorso banale: occorre solo stare attenti ad ogni incrocio alla direzione da prendere. Pur se il controllo è lontano da vie di comunicazione, possiamo individuare sulla mappa altre innumerevoli "vie" che ci portano ad esso. Si tratta di elementi lineari chiari sulla carta e ben individuabili sul terreno. Sono ottime linee conduttrici:   i corsi d'acqua   le linee elettriche   i muretti   le recinzioni   i limiti di vegetazione (il limite di un bosco, per esempio)   gli allineamenti rocciosi   le scarpate   gli avvallamenti

70 IL GPS - Global Positioning System (Sistema di posizionameno globale)

71 Il GPS Intorno alla terra ruotano, a circa km d’altezza, 24 satelliti su sei orbite. In ciascuna orbita ci sono 4 satelliti. Le orbite sono tutte inclinate di 55° rispetto al piano equatoriale. Dei 24 satelliti 21 sono operativi e 3 sono di riserva. Il periodo orbitale è di circa 12 ore

72 Il GPS Oltre che della costellazione satellitare (segmento spaziale), il sistema GPS si compone di altri due segmenti: Il segmento di controllo, composto da stazioni terrestri che, oltre a provvedere al monitoraggio ed alla manutenzione dei satelliti, inviano informazioni sulla posizione degli stessi e correggono periodicamente gli orologi atomici di bordo. Tali informazioni vengono memorizzate e trasmesse continuamente agli utenti a terra. La stazione principale (MSC o Master Station Control) è a Colorado Spring negli USA, le altre sono posizionate nelle isole Il segmento utente (ovvero l'apparecchio ricevente, impropriamente chiamato GPS) che, elaborando i segnali ricevuti dai satelliti, calcola la posizione.

73 Il GPS I tre segmenti del GPS

74 Il GPS L’orologio del ricevitore è sincronizzato sugli
orologi atomici di bordo del segmento spaziale. il segnale inviato da ciascun satellite viene confrontato con quello prodotto dal ricevitore. Quando viene emesso, il segnale del satellite è sincrono con quello del ricevitore. A causa della distanza, quello satellitare giunge con un certo ritardo al ricevitore e quindi risulta sfasato rispetto a quello da questo prodotto. Questa sfasatura viene misurata e tradotta in intervallo di tempo. Tale intervallo, moltiplicato per la velocità del segnale, fornisce la distanza satellite-ricevitore.

75 Il GPS Come il ricevitore determina la sua posizione sulla superficie terrestre Con le informazioni di un solo satellite, la posizione è indeterminata all’interno di una circonferenza, intersezione fra la superficie terrestre ed una sfera con centro nel satellite e per raggio la distanza ricevitore satellite. 1 Con un secondo satellite, si individua sulla superficie terrestre una seconda circonferenza. Poiché l’intersezione di due circonferenze individua due punti, la posizione reale è in uno di questi. 1 2

76 Il GPS Come il ricevitore determina la sua posizione sulla superficie terrestre Un terzo satellite determina quale dei due punti è quello giusto 1 2 3

77 Il GPS Appena acceso, il ricevitore si mette alla ricerca dei satelliti. Se è la prima accensione o se ci si è spostati di molti chilometri dal luogo abituale, il ricevitore impiega alcuni minuti per trovare i satelliti (cold start o accensione a freddo). La posizione di questi ed i dati sul loro moto vengono memorizzati nell'almanacco e, ad una seconda accensione, il tempo di attesa prima che lo strumento diventi operativo è di alcuni secondi (warm start o accensione a caldo). Attenzione, i segnali inviati dai satelliti non attraversano la roccia, i metalli, i palazzi, i boschi con fogliame fitto. Cercare sempre una zona dove il cielo risulti quanto più possibile scoperto.

78 Il GPS Il waypoint Il waypoint è un punto d'interesse, memorizzato nel ricevitore. Praticamente su tutti i ricevitori esiste una funzione (Mark Waypoint) che permette di memorizzare la posizione attuale. E' altresì possibile definire e memorizzare un waypoint, ricavandone le coordinate da una mappa.

79 Il GPS La navigazione: parametri fondamentali “terminologia”
Fix: è la posizione attuale. Rotta (Course): è la direzione della congiungente punto di partenza-punto di arrivo. E' detta anche COG (Course Over Ground) SOG (Speed Over Ground) è la velocità di movimento. Prua (Heading): è la direzione di avanzamento. Fuori rotta (XTE ovvero Cross-Track Error o Off Course): è la distanza tra il fix e la rotta. Rilevamento (Bearing): è la direzione dal fix al punto di destinazione. VMG (Velocity Made Good): è la componente della velocità, parallela alla rotta. Se ci stiamo muovendo perpendicolarmente alla rotta, sarà zero. Misura la velocità di avvicinamento (o allontanamento ed allora sarà negativa) al waypoint di destinazione. TTG (Time To Go): tempo che impiegheremo (a patto di procedere a velocità costante) per raggiungere la destinazione. Detto anche ETE. ETA (Estimated Time of Arrival): ora stimata di arrivo al prossimo waypoint.

80 Il GPS Navigare verso un Waypoint
Per navigare verso un waipoint, occorre indicare al GPS un waypoint (funzione "Go to Waypoint"). La pagina di navigazione dello strumento ci mostrerà il cerchio della bussola orientato, con la linea indice che mostra la prua, cioè la direzione di movimento Contemporaneamente e sovrapposta al cerchio, una freccia di direzione ci indicherà il rilevamento (direzione al waypoint). Non dovremo far altro che cambiare direzione fino a che la punta della freccia non venga a puntate verso la parte anteriore dello strumento, coincidendo con la linea di prua. Nella parte bassa del gps, i valori numerici (i soli a comparire nei ricevitori di tipo numerico) della prua e del rilevamento coincideranno rendendoci certi di essere sul giusto percorso. La distanza dal waypoint inizierà a decrescere.

81 Il GPS

82 Il GPS Navigare su di una rotta
Una rotta non è altro che un insieme di waypoint collegati in un preciso ordine. Impostando una rotta ed iniziando la navigazione, il GPS ci indica la direzione del primo waypoint. Giunti su questo, il ricevitore passa automaticamente al successivo waypoint e così via fino all'ultimo waypoint.

83 Il GPS Ricapitolando, un GPS fa fondamentalmente 4 cose:
determina le coordinate del punto in cui ci si trova (fix) ci guida verso un waypoint ci guida lungo una rotta memorizza la traccia del nostro movimento sul terreno mentre ci muoviamo, se la funzione "traccia" è attiva, lo strumento registra la posizione ad intervalli e soprattutto in corrispondenza di cambiamenti di direzione, lasciando sul display una scia di puntini (traccia). Oltre che mostrarci il tragitto fatto, la traccia ci può essere molto utile se vogliamo tornare indietro ripercorrendo la stessa strada.

84 Il GPS Dal GPS alla mappa
Per prima cosa dobbiamo far sì che mappa e GPS parlino la stessa lingua. Dobbiamo cioè impostare sullo strumento il Map Datum della carta. Il compito principale del ricevitore GPS è quello di fornirci le coordinate della nostra posizione. Queste ci servono a poco (sono solo dei numeri) se non abbiamo una mappa sulla quale vedere dove siamo. Geoide ed Ellissoide La forma della Terra è assimilabile ad una superficie normale, in ogni punto, alla direzione della verticale (direzione del filo a piombo). Questa forma geometrica è definita GEOIDE e rappresenta la superficie che meglio interpola il livello medio degli oceani. Geoide Ellissoide Modello matematico che simula la forma del terreno

85 Da utilizzare quando si comunica con
Il GPS In Italia i sistemi più diffusi sono: GAUSS BOAGA Hayford (“International 1924”) Trasverse Mercator Ovest-Est ED50 Hayford (“International 1924”) Trasverse Mercator WGS84 Hayford (“International 1924”) Trasverse Mercator Ellissoide Proiezione Fuso Esempio UTM ED50 Formato posizione = UTM UPS Map Datum = European 1950 Distanza/Velocità = Metrica Da utilizzare con la CARTOGRAFIA Esempio WGS84 Formato posizione = hddd°mm’ss,s’’ Map Datum = WGS84 Distanza/Velocità = Metrica Da utilizzare quando si comunica con L’ELICOTTERO

86 Il GPS Dal GPS alla mappa

87 Il GPS Dal GPS alla mappa

88 Il GPS Dalla mappa al GPS

89 Grazie per l’attenzione


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