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Ing. Pietro A. Polimeni 1 10 settembre 2015. La pianificazione strategica-comunitaria come metodo di progetto I concetti di “locale” e di “sostenibilità”

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Presentazione sul tema: "Ing. Pietro A. Polimeni 1 10 settembre 2015. La pianificazione strategica-comunitaria come metodo di progetto I concetti di “locale” e di “sostenibilità”"— Transcript della presentazione:

1 Ing. Pietro A. Polimeni 1 10 settembre 2015

2 La pianificazione strategica-comunitaria come metodo di progetto I concetti di “locale” e di “sostenibilità” sono entrati a far parte del linguaggio comune a partire dalla seconda metà degli anni ’90 con il diffondersi dei temi legati allo sviluppo sostenibile e la promozione di programmi ad esso ispirati come numerose iniziative dell’Unione Europea e, soprattutto, di Agenda 21 locale. In questo periodo, si assiste ad una ridefinizione sostanziale dell’approccio metodologico ed operativo di piani e progetti, legandoli maggiormente alle peculiarità dei luoghi e ai processi che in queste comunità si manifestano, assumendo il territorio come sistema complesso di fenomeni sociali, politici ed economici. Ciò significa considerare il territorio come luogo in cui hanno sede processi di integrazione co-evolutiva tra natura e cultura in continua trasformazione e, conseguentemente, il progetto dovrà anch’esso assumere questa dimensione inserendosi, come mutuo aiuto all’autodeterminazione, nei nuovi equilibri che derivano da queste trasformazioni. Si passa cioè dalla programmazione “di progetti per lo sviluppo” ad una “pianificazione strategica dello sviluppo” fondata, sulla conoscenza dei processi territoriali e delle dinamiche di comunità e, capace di restituire alla parola cooperazione il suo significato etimologico di operare congiuntamente verso un obiettivo comune e condiviso. 2 10 settembre2014 UN INQUADRAMENTO DISCIPLINARE (1/2)

3 La pianificazione strategica-comunitaria è dunque la forma di pianificazione che si sta affermando in questo inizio di secolo anche nei processi di programmazione e nella realizzazione di progetti di cooperazione internazionale. Si caratterizza, rispetto alle forme precedenti, per una maggiore attenzione ai temi della sostenibilità e della qualità della vita degli abitanti, dei quali considera bisogni, valori comuni, aspirazioni. Può essere definita come lo strumento con cui una comunità si organizza al presente per raggiungere un futuro desiderato, ovvero il percorso progettuale per accompagnare tale comunità dalla situazione attuale allo stato in cui vorrebbe trovarsi in un dato periodo di tempo 3 10 Ottobre 2015 UN INQUADRAMENTO DISCIPLINARE (2/2)

4 La pianificazione strategica-comunitaria è quindi una modalità attraverso la quale un territorio costruisce un programma per perseguire obiettivi di sviluppo sostenibile. Dal punto di vista metodologico, essa si caratterizza come sistema: comunicativo – partecipato, ovvero organizzato in modo da includere tutti i gruppi della comunità portatori di uno specifico interesse verso lo sviluppo della comunità, i suoi fini ed i suoi obiettivi; essa inoltre persegue la ricerca di un consenso attraverso il confronto ed il dialogo fra gli attori che partecipano al processo decisionale; ispirata al principio della razionalità limitata, ovvero non sostiene la ricerca di impossibili soluzioni ottimali ma di soluzioni ispirate al principio di soddisfazione; per obiettivi condivisi, ovvero non aprioristicamente dati, ma esito del processo di interazione fra i diversi attori; la pianificazione comunitaria pertanto, tende a tracciare un percorso possibile di decisioni e successive azioni relative a obiettivi o problemi non dati, ma scaturiti dall’interazione stessa; 4 10 settembre 2015 IL PERCORSO METODOLOGICO (1/4)

5 operativo (action-oriented), cioè per progetti e azioni da attivare e attuare; considera dunque in maniera esplicita la disponibilità di risorse umane, finanziarie, economiche; partenariale, cioè affida la realizzazione delle azioni previste al concorso di risorse pubbliche e private; integrato, ovvero orientato a perseguire finalità di natura territoriale, ambientale, economica e sociale; processuale e ciclico, con frequenti retroazioni e procedure step-by-step di monitoraggio e valutazione. 5 10 settembre 2015 IL PERCORSO METODOLOGICO (2/4)

6 Il carattere innovativo di questo strumento risiede, da un lato, nella necessità di avviare una conoscenza approfondita del territorio e, dall’altro, di coinvolgere tutti gli attori istituzionali, sociali ed economici locali nella promozione, programmazione ed attuazione dei progetti di sviluppo locale fin dalla fase di identificazione di un’idea forza e degli obiettivi da perseguire. In tal modo si crea una modalità di programmazione che rispecchia l’immagine ed i contenuti che lo stesso territorio vuole esprimere e, soprattutto, si concretizza l’opzione condivisa di futuro della comunità che ciascun attore ha discusso ed elaborato fin dalla fase iniziale del processo. Nella costruzione di un piano comunitario si misurano, quindi, a livello locale le diverse opinioni fino a scegliere quella che raggiunge i maggiori consensi fra i partecipanti. E’ un buon banco di prova per scovare gli attori locali e responsabilizzarli sulle decisioni fondamentali per il futuro del proprio territorio. 6 10 settembre 2015 IL PERCORSO METODOLOGICO (3/4)

7 Nella costruzione di un Piano strategico comunitario (e di conseguenza nella definizione delle azioni progettuali in cui si articola) si delinea facilmente la possibilità di introdurre i temi globali e quindi della cooperazione, arricchendo ed internazionalizzando il “territorio” di riferimento. Se tale modalità viene assunta come base operativa nei diversi contesti, il Piano può considerarsi come una nuova strumentazione anche per l’attivazione di processi di cooperazione decentrata “sostenibile”. Infatti, nei rispettivi piani strategici, le diverse comunità pur affrontando problemi specifici, possono evidenziare i problemi comuni, i fabbisogni, le soluzioni proposte e le interdipendenze e quindi creare un canale di collaborazione stabile che permetta il reciproco sostegno nel perseguimento di obiettivi di cambiamento nei rispettivi territori. 7 10 settembre 2015 IL PERCORSO METODOLOGICO (4/4)

8 8 10 settembre 2015 UNO SCHEMA DI SINTESI

9 In termini generali, il ciclo del progetto può essere suddiviso in tre principali macro aree che includono sinteticamente tutte le fasi rappresentate nello schema di fig.1. Il contesto politico sociale ed economico in cui un dato progetto nasce e si sviluppa; Il rapporto del progetto con le istituzioni che lo supportano e/o lo finanziano; Le realizzazioni operative e la misura degli effetti prodotti dall'intervento progettuale. Nella prima macroarea ricadono quindi la programmazione, l'identificazione e la formulazione di un progetto; della seconda fa parte il finanziamento, mentre la terza si compone dell'implementazione, del monitoraggio e della valutazione anche se quest'ultima, come è noto, è presente anche in quasi tutte le altre fasi del ciclo. 9 10 Settembre 2015 Il CICLO DEL PROGETTO : FASI OPERATIVE

10 Ancor prima di formalizzare i risultati dell’applicazione metodologica, è fondamentale concentrare l’attenzione sulle caratteristiche dell’idea-forza che sono fondamentalmente di natura induttiva, non derivano cioè necessariamente da un’analisi dettagliata del territorio, delle sue risorse e dei suoi fabbisogni, ma da un’intuizione originale sugli elementi identitari su cui puntare per lo sviluppo di un economia territoriale, dalle opportunità che scaturiscono da un’innovazione, da un’opinione condivisa nella comunità locale, da eventi esterni che si riflettono positivamente su una determinata area e così via. 10 10 Settembre 2015 L’IDEA FORZA (1/2)

11 L’idea-forza contiene perciò un’indicazione di sintesi sul progetto o sui progetti di maggior rilievo intorno ai quali ruoterà l’organizzazione del Piano. Naturalmente una volta formulata, l’idea-forza va decisamente verificata alla luce delle caratteristiche dell’area d’intervento, della disponibilità di risorse, della coerenza programmatica e della sua sostenibilità. Le assunzioni principali dell’idea-forza vanno inoltre fondate su un piano documentale e statistico ed accompagnate da una descrizione dettagliata delle principali motivazioni che l’hanno prodotta. 11 10 Settembre 2015 L’IDEA FORZA (2/2

12 L’approccio del Quadro Logico utilizzato nell’identificazione e nella formulazione di un progetto, prevede due stadi fondamentali: La fase di analisi durante la quale si analizza la situazione di partenza, si individua una visione comune di futuro e si determinano le strategie per realizzarla. La fase di progettazione durante la quale l’idea progetto è sviluppata nei suoi dettagli operativi La fase di Analisi si può articolare in: Analisi del contesto (analisi fredda e calda - analisi swot) Analisi delle problematiche (albero dei problemi come immagine della realtà) Analisi degli obiettivi (immagine della realtà modificata in futuro) Analisi delle buone pratiche (benchmarking) Analisi delle strategie e definizione delle alternative Identificazione e scelta della strategia d’intervento 12 10 Settembre 2015 L’approccio del Quadro Logico (1/2)

13 La fase di Pianificazione si compone di: definizione del progetto di massima /progetto esecutivo Valutazione di coerenza, pertinenza, fattibilità e sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Dal punto di vista operativo, gli strumenti generalmente usati sia in fase di analisi che di pianificazione sono da ricondurre, da un lato agli strumenti conoscitivi classici (analisi di contesto socioeconomico, che qui sintetizziamo in analisi fredda (statistiche, studi macroec. ecc.) e in analisi calda (interviste, Focus Group, ecc.) e, dall’altro, all’utilizzo del quadro logico per assicurare la valutazione di coerenza, di pertinenza, di fattibilità e di sostenibilità del progetto sia nella fase di analisi che in quella di pianificazione (identificazione e formulazione) 13 10 Settembre 2015 L’approccio del Quadro Logico (2/2)


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