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La giustizia Concetto che si presta a una varietà di interpretazioni, e spesso viene intesa come verità, correttezza, precisione; spesso si contrappone.

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Presentazione sul tema: "La giustizia Concetto che si presta a una varietà di interpretazioni, e spesso viene intesa come verità, correttezza, precisione; spesso si contrappone."— Transcript della presentazione:

1 La giustizia Concetto che si presta a una varietà di interpretazioni, e spesso viene intesa come verità, correttezza, precisione; spesso si contrappone a ingiusto, errato, sbagliato. E’ un’idea che richiama la nozione di ordine nel campo dei rapporti sociali (rapporti tra individui e gruppi), armonia (proporzione nella distribuzione di vantaggi e svantaggi), uguaglianza (qualifica l’ordine come armonico e equilibrato). • Aristotele si basa sulla distinzione tra giustizia: Retributiva (o commutativa), che attiene ai rapporti che implicano: - uno scambio (reciproca prestazione, come i rapporti di dare e avere); - corrispondenza fra un atto (spesso dannoso o illecito) e una sanzione (effetto come conseguenza e riparazione riguardo alla violazione della norma). Distributiva, che si correla alla ripartizione dei beni in proporzione al merito (giustizia sociale). • Il problema della giustizia si affronta correlativamente alla questione dell’uguaglianza. Al riguardo sovvengono tre teorie: Giusnaturalismo (l’uguaglianza concerne i diritti naturali di cui ogni uomo è titolare, come ad es. il diritto di libertà); Contrattualismo (l’uguaglianza è il risultato di accordi stipulati tra esseri razionali in funzione del reciproco soddisfacimento (es., compravendita); Utilitarismo (l’uguaglianza è una variabile che dipende dall’applicazione di una somma algebrica di utilità). Spesso si adotta il criterio della felicità del maggior numero di individui appartenenti alla società, come ad es. la condanna a morte di un criminale, dalla cui scomparsa ne trarrebbe vantaggio l’intera comunità.

2 I criteri di giustizia o principi di distribuzione riguardano:
Merito (tipologia aristotelica attinente alla giustizia distributiva di ripartizione dei beni); A ciascuno secondo le capacità lavorative e i bisogni (criterio marxista, che pone in evidenza i bisogni del proletariato all’interno di una eguale capacità lavorativa nella società comunista); Diritto di nascita (fondato sui privilegi della nobiltà e diritto di nascita, tipico della società di Ancient Régime). La giustizia formale Si identifica con la giustizia legale, che riguarda il principio dell’uguale trattamento di fronte alla legge. Da ciò discende che è un tipo di giustizia che dipende dalla corretta applicazione della legge, dove la correttezza coincide a sua volta con l’oggettività e imparzialità del giudice come figura terza e imparziale. Dalla giustizia formale come riconoscimento della pari dignità di ogni uomo in quanto tale, seguiranno l’uguaglianza: - politica (avvento del suffragio universale); - sociale (tramite la conquista di bisogni fondamentali quali salute, lavoro, istruzione, ecc..).

3 Il problema della giustizia sostanziale
E’ una giustizia che fa perno sul ruolo attivo dello Stato nel rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica, economica e culturale del Paese. Dal momento che si ritiene che il termine giustizia denoti esclusivamente una preferenza personale (termine carico di significati emotivi), si ritiene che, in mancanza di criteri assoluti, una legge possa essere considerata giusta se non supera il test dell’imparzialità, formulato su tre asserzioni: - una legge è ingiusta quando è arbitraria (es., non viene approvata dalla collettività, come nei regimi non democratici); - è arbitraria quando introduce discriminazioni non giustificate (es., leggi razziali); - le discriminazioni non sono giustificabili se contengono una presa di posizione parziale (es., vantaggi per certe classi sociali a danno di altre). • John Rawls individua dei criteri di giustizia che gli esseri razionali sceglierebbero se dovessero stipulare un contratto per edificare la nuova società: a) i contraenti devono condividere una comune posizione originaria (vale a dire in una situazione di totale azzeramento delle differenze di status, potere, prestigio); b) i contraenti devono essere coperti dal velo di ignoranza, cioè impossibilitati a prevedere ruoli, status e posizioni che andranno ad occupare. Il principio che Rawls assume è quello che gli uomini razionali sceglierebbero se fossero in una posizione di incertezza riguardo al futuro, attraverso due principi: - uguaglianza (massima libertà di ciascuno purchè sia compatibile con l’altrettanta libertà di tutti); - differenziazione (si giustificano le disuguaglianze sociali, strutturate in modo da essere volte al vantaggio dei meno favoriti e connesse a cariche accessibili a tutti).


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