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Il maestro degli aquiloni: dalla relazione educativa alla didattica

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Presentazione sul tema: "Il maestro degli aquiloni: dalla relazione educativa alla didattica"— Transcript della presentazione:

1 Il maestro degli aquiloni: dalla relazione educativa alla didattica
Mede, 16 Settembre 2010

2 I bambini sono “domande” che camminano, corrono, saltano, cadono, giocano, piangono, ridono...
Sono domande di cibo, amore, cura, ascolto, parole, silenzio, tempo, spazio, avventura, sicurezza, bellezza, conoscenza, movimento, gioco… I nostri bambini, con la loro fragilità, ci mostrano che la vita di ognuno è accettare di essere “fatti” dagli altri” (Pier Paolo Gobbi, Il maestro degli aquiloni)

3 “L’io si costruisce nel tu” (M. Buber)

4 Chi è un bambino? Di cosa ha bisogno? Le insegnanti chi sono per lui? Come ci parla di sé? Quale valore ha il corpo nella crescita di un bambino? Quali sono il significato e il valore del movimento per un bambino? (Pier Paolo Gobbi, Il maestro degli aquiloni)

5 Stare a proprio agio con se stessi è il miglior modo per trasmettere ad un bambino cosa significhi “assaporare” la conquista di una solidità e maturità interiore, sempre sostenuta dalla “gioia di vivere”!

6 L’armonia e l’integrità dell’essere
umano si sviluppa su tre assi: La solidità dell’essere La solidità affettiva La solidità spirituale

7 Il linguaggio tonico/muscolare
ATTI/COMPORTAMENTO Il linguaggio tonico/muscolare Futuro Auto- realizzazione MOVIMENTI INTERIORI ASPIRAZIONI BISOGNI BISOGNI A INCAVO (Dipendenza) BISOGNI (Autonomia) ASPIRAZIONE DELL’ESSERE DUE TIPI DI REALTA’ MANCANZE POTENZIALITA’ DI CRESCITA PASSATO DOLOROSO PASSATO SUFFICIENTEMENTE BUONO IL PASSATO AMBIENTE DISFUNZIONALE AMBIENTE FUNZIONALE VITALIZZANTE IL BAMBINO nella sua UNICITA’ rivela: Potenzialità, Temperamento, Attitudini e Limiti

8 2)-Bisogni di sicurezza
1)-Bisogni fisiologici 5)-Bisogni di autorealizzazione 4)-Bisogni di stima 3)-Bisogni di affetto e di appartenenza 2)-Bisogni di sicurezza

9 “Conoscere i bambini è come conoscere i gatti… Per entrare nel mondo di un bambino (o di un gatto) bisogna almeno sedersi per terra, non disturbare il bambino nelle sue occupazioni e lasciare che si accorga della vostra presenza”. (Bruno Munari)

10 “Ogni bambino è un progetto di vita, che prova a realizzarsi dalla dipendenza verso l’autonomia, dalla terra del grembo materno al cielo delle esperienze. Lo fa principalmente abitando il suo corpo, conoscendolo e dandogli valore nella relazione con gli altri, tramite il movimento Il corpo è la prima “casa” della vita”. (Pier Paolo Gobbi, Il maestro degli aquiloni)

11 “Ascoltare le domande di ogni bambino, “vedendole” nel suo corpo in movimento, è il primo passo per dire chi è un bambino”. “Un bambino è sempre un “maestro della domanda”: di cibo, accoglienza, carezze, sguardi, spazio, tempo, vicinanza, autonomia, fiducia, parole, silenzio, ascolto, esperienze, gioco, attenzione, bene, amore…” (Pier Paolo Gobbi, Il maestro degli aquiloni)

12 Le motivazioni alla relazione
La relazione è condizione stessa dei processi educativi ed esigenza tanto del soggetto in-formazione (che proprio attraverso la relazione “prende forma”) quanto dell’educatore (che a sua volta è interpellato e modificato dalle dinamiche relazionali) Come tutte le realtà umane anche la relazione si regge su alcune motivazioni.

13 Le relazioni possono essere motivate da:
Bisogno: ad esempio dettato da esigenze di sopravvivenza, tipico del bambino piccolo o del soggetto diversamente abile. Gratificazione/conferma: essenziale per ogni bambino alla ricerca del suo diritto ad esistere. Normatività: le regole sono indispensabili per strutturare la realtà psicologica di un bambino. Autoaffermazione: l’adulto è cercato per opporvisi o comunque per un confronto. Condivisione: tra adulto e bambino nascono ragioni condivise, spazi di complicità ed intimità psicoaffettiva. Preferenza: l’adulto viene scelto come modello o mediatore di modelli che il bambino assumerà e saprà interiorizzare in modo del tutto personale.

14 Le motivazioni alla relazione
E’ da sottolineare che nella relazione educativa è contenuta una finalità implicita: educare alla relazione con gli altri, e che le prime relazioni costituiscono un modello per quelle future.

15 La gestione della relazione 
Gestire la relazione comporta: la gestione dell’asimmetria, la gestione delle dinamiche affettive e la gestione dei vissuti.

16 La gestione dell’asimmetria
Nella relazione educativa c’è una asimmetria tra adulto e soggetto in formazione E’ centrale l’antinomia autorità (dell’educatore) – libertà (del soggetto in formazione). Intorno agli anni ’60 -’70 le correnti del permissivismo e dell’antiautoritarismo hanno messo in crisi il concetto di autorità educativa, negandone il valore e la valenza educativa.

17 La gestione dell’asimmetria
Negli anni ’80 è ritornato con nuovi caratteri e con una maggiore attenzione, il tema dell’autorità dell’adulto, anche se con prospettive e traiettorie d’intervento non ripiegate sul passato In queste prospettive l’asimmetria (l’adulto è il polo più forte) è giocata su un piano di reciprocità tra ruoli diversi.

18 La gestione dell’asimmetria
L’educatore non si può sottrarre alla gestione del controllo; sappiamo che è nel controllo che si annida l’idea di dominio e di potere con il conseguente problema dell’equilibrio e della sintesi fra autorità e libertà Ma se l’autorità viene intesa come cura educativa, e non espressa con l’autoritarismo o con la fusione o con l’atteggiamento dimissionario, può far crescere l’altro.

19 La gestione dell’asimmetria
In questo caso la condizione di superiorità (funzionale, non gerarchica) si manifesta come generatrice della responsabilità dell’altro, non come inibitrice dell’autonomia dell’altro (Le Bouadec, 1998). Nella gestione del controllo oltre all’azione del dirigere (dare direzione), cioè il far da guida e da testimone da parte dell’educatore, ci sono anche le azioni del seguire e dell’accompagnare.

20 La gestione dell’asimmetria
Nel SEGUIRE c’è la dimensione del governare il rapporto su una serie di vincoli e regole prestabilite; c’è anche la dimensione della gratuità o dono, del non strettamente (contrattualmente!) richiesto In questo senso seguire diventa lasciare che l’altro si apra da solo la strada interrogandosi sul senso della propria esistenza e giocandosi liberamente tra: essere, poter essere e dover essere.

21 attento alle diversità,
ACCOMPAGNARE è camminare a fianco del soggetto in formazione; è avere la coscienza che quel soggetto vivrà qualcosa che non possiamo immaginare in anticipo. L’educatore dovrebbe essere: umile, paziente, autentico, spontaneo, leggero, generoso, aperto di spirito, attento alle diversità, empatico e sensibile, se desidera poter veramente accompagnare.

22 La gestione dell’asimmetria
Accompagnare inoltre significa anche lasciare che l’altro si misuri con il mistero della vita e che scopra nell’interiorità la dimensione della propria progettualità.

23 La gestione dell’asimmetria
Così concepita, l’autorità anziché inibente e omologante, è chiaramente responsabilizzante, tesa a disporsi in relazione d’aiuto (Rogers, 1970), un’autorità che libera, che promuove l’individuo, che favorisce l’orientamento del soggetto e la sua autonoma definizione di sé (Franta, 1998). La relazione è così orientata alla dialogicità, l’io e il tu si appartengono e si comprendono; la dialogicità è impegno etico e culturale dell’educatore, perché chiede disponibilità a mettersi in discussione e ad accettare il pensiero divergente.

24 La gestione delle dinamiche affettive
Per l’instaurarsi di un corretto rapporto educativo è necessario un ricco e positivo legame affettivo tra educatore e soggetto in-formazione E’ indispensabile, pertanto, che chi opera in campo educativo impari a gestire la qualità affettiva delle relazioni.

25 La gestione delle dinamiche affettive
La tonalità affettiva delle relazioni non è qualcosa che si improvvisa; si tratta di sintonizzarsi con il mondo interiore dell’altro e di disporsi affinché la persona possa esprimere le proprie emozioni Lo scarso equilibrio psicologico dell’educatore mette in serio pericolo la relazione educativa.

26 La gestione delle dinamiche affettive
I vari comportamenti affettivi ed emotivi, con cui l’adulto comunica, conferma o disconferma, sono caratterizzate dalle seguenti coppie di opposti (Franta, 1988): accettazione/rifiuto, stima/disistima, gentilezza/scortesia, ottimismo/pessimismo, bontà/reattività maligna.

27 La gestione dei vissuti
Ogni relazione umana è tanto più vera e significativa quanto più è improntata: alla trasparenza, alla congruenza ed all’autenticità L’agire educativo intenzionale è segnato da comportamenti improntati a queste tre dimensioni.

28 La gestione dei vissuti
Attraverso la trasparenza l’educatore rende il più possibile nota l’intera situazione educativa ai membri dell’interazione. Quando un educatore è congruente adotta nella relazione un comportamento e un modo di essere che siano coincidenti con le proprie scelte, con il proprio orizzonte valoriale, con una propria modalità di rapportarsi al mondo “assumendosi la responsabilità delle proprie imperfezioni e dei propri limiti” (Franta).

29 La gestione dei vissuti
L’autenticità, infine, esprime la fedeltà al ruolo educativo, è appello alla responsabilità implicita nella relazione educativa L’essere autentico esige da parte dell’educatore la capacità di trascendere se stesso per consentire all’altro di realizzarsi nella relazione.

30 La gestione dei vissuti
Nel rispetto della trasparenza, congruenza e autenticità, si evitano i rischi di una relazione routinizzata o burocraticizzata, nonché spersonalizzante e si creano le condizioni affinché l’altro non sia costretto ad indossare una maschera o a clonare la propria identità sul modello dell’adulto o di proposte massificanti ed omologanti.

31 di ciò che è stato e di ciò che sarà. Ma c’è un detto:
Tu ti preoccupi troppo di ciò che è stato e di ciò che sarà. Ma c’è un detto: “Il passato è storia, il futuro è un mistero, ma oggi è un dono… Per questo si chiama presente” (Maestro Ookway)

32 “Non educate i bambini ma coltivate voi stessi, il cuore e la mente, stategli sempre vicino, date fiducia all’amore, il resto è niente” Giorgio Gaber

33 Le mani che piantano non muoiono mai… Proverbio africano
Grazie della vostra attenzione e sensibilità educativa E buon 2010/2011! Le mani che piantano non muoiono mai… Proverbio africano


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