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Po, un fiume di scoperte Classe 3 B.

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Presentazione sul tema: "Po, un fiume di scoperte Classe 3 B."— Transcript della presentazione:

1 Po, un fiume di scoperte Classe 3 B

2 Indice Informazioni Pista ciclabile Tappe Ricettività Via Francigena
Scarica Volantino

3 Tappe Castel San Giovanni Fontana Pradosa Sarmato Leggenda di Sarmato
Vasche Eridania Santimento Guado di Sigerico Calendasco Piacenza

4 Informazioni Il percorso che proponiamo rappresenta una variante del tracciato “Via di Po” realizzato dalla regione Emilia Romagna nelle provincie di Piacenza, Parma e Reggio Emilia. Il tratto che noi abbiamo studiato: va da Castelsangiovanni (sede del nostro Istituto Professionale), a Piacenza: il percorso si snoda lungo la sponda destra del fiume Po ed è adatto a tutti, adulti e bambini, per la caratteristica andatura pianeggiante. Lunghezza del percorso: circa km 20 Difficoltà: percorso pianeggiante adatto a tutti, a piedi o in bici, su fondo in parte asfaltato e in parte sterrato, percorribile anche con biciclette da città. Motivazione: scoprire un territorio fuori dalle principali vie di traffico ma suggestivo e ricco di borghi, castelli e ambienti naturali di grande rilevanza dal punto di vista ecologico e paesaggistico.

5 Castel San Giovanni a Piacenza
Pista ciclabile da Castel San Giovanni a Piacenza TAPPE Castel San Giovanni Fontana Pradosa Sarmato Vasche Eridania Santimento Guado di Sigerico Calendasco Ponte Trebbia Piacenza Consulta altro progetto: Scarica pdf Progetto Comune Castel San Giovanni

6 Castel San Giovanni Le origini del paese sembrano ricondursi ad un'antica pieve detta di "Olubra" (forse il nome antico dell'attuale torrente Lora) e di un fortilizio chiamato "Castellus Milonus", testimonianze che precedono l'edificazione da parte del Signore di Piacenza Alberto Scoto nel 1290 di un nuovo e più munito castello, in funzione difensiva di avamposto verso il pavese. Durante tutto il medioevo la Strada Romea - che passava anche a Castel San Giovanni proveniente da Alessandria e Tortona, fu percorsa da un gran numero di pellegrini che si recavano a Roma o in Terrasanta in visita ai luoghi sacri della cristianità.Lungo il suo percorso sorsero anche qui degli ospedali, che non erano veri luoghi di cura ma "domus ospitalis", cioè case dove venivano ospitati temporaneamente i pellegrini ed i viandanti in transito. Monumenti di notevole valore storico e artistico sono: la Chiesa Collegiata di San Giovanni Battista del XIII secolo, nominata monumento nazionale per la serie di preziosissime opere d'arte che conserva al suo interno e Villa Braghieri-Albesani del XVIII secolo, già casa di campagna dei Marchesi Scotti di Castel Bosco e attualmente sede della Biblioteca Comunale, dell'Archivio storico e del Museo Etnografico della Val Tidone. Castel San Giovanni è definita la "Porta della Val Tidone" per la sua posizione strategica all'inizio della valle omonima, turisticamente assai interessante per la nutrita serie di rocche e castelli che la costellano. La città aderisce inoltre all' Associazione nazionale delle "Città del vino", trovandosi in una zona particolarmente ricca di insediamenti vitivinicoli. Due grandi mercati settimanali nei giorni di giovedì e domenica fanno affluire nella città un gran numero di visitatori e compratori, provenienti in particolare dal vicino Oltrepò e dalla provincia di Milano.

7 cartellone Fontana Pradosa La località prende il nome dalla presenza dei fontanili, antiche risorgive e ambienti naturali residuali e fragili all’interno di un territorio antropizzato come quello della Pianura Padana. E’ prioritario preservarli perché grazie alle loro caratteristiche di ambienti con acqua limpida e ferma a temperatura costante per tutto l’anno, costituiscono l’ultimo rifugio possibile per molte specie animali e vegetali. Rivestono quindi un ruolo di grande importanza sotto il profilo naturalistico, garantendo un alto livello di biodiversità nel nostro territorio. Nella zona di Fontana Pradosa sono presenti nove differenti fontanili di dimensione estremamente variabile. Tra di essi alcuni si distinguono per un buono stato di salute essendo caratterizzati da acqua limpida ed abbondante. La maggior parte però evidenzia tuttavia uno stato di avanzato degrado e preoccupanti fenomeni d’interramento. La fascia ripariale è costituita da aceri, pioppi, salici, farnie, robinia e prugnolo. La componente erbacea è costituita da cannuccia palustre e coltellaccio. Tra le principali macrofite strettamente acquatiche si segnalano crescioni, erba gamberaia, sedano d’acqua e menta acquatica. Tra i pesci da segnalare la presenza dello spinarello, unica stazione in provincia di Piacenza. Tra gli anfibi sono presenti rana esculenta, tritone punteggiato, rana di Lataste. Gli uccelli sono quelli tipici delle siepi alberate di pianura quali fringuelli, cardellini, merli, scricioli, capinere e cinciallegre, presente anche la gallinella d’acqua. Tutti i fontanili, ad eccezione di uno che viene utilizzato per scopi irrigui, soffrono la totale mancanza di manutenzione. Si ricorda che i fontanili non sono ambienti naturali ma il frutto di azioni antropiche di bonifica. In quanto tali, necessitano particolari cure di manutenzione per prevenire in particolare il fenomeno d’interramento. Per alcuni dei fontanili di Fontana Pradosa, nonostante numerosi studi che ne evidenziano l’importanza, questo processo ha già raggiunto uno stato piuttosto avanzato. Il Comune di Castelsangiovanni ha previsto la realizzazione di un percorso ciclabile che consentirà il raggiungimento e la visita dei fontanili, ad oggi ancora in fase di progettazione.

8 Castello di Sarmato Fondato, secondo una suggestiva ipotesi, dai barbari Sàrmati, che le avrebbero dato il nome, la località ebbe una funzione strategica di primaria importanza.Il borgo, a pianta pressochè rettangolare, si sviluppa su due strade perpendicolari; le mura, anche se smozzicate, sono ancora bene evidenti. Non si sa con precisione chi furono i primi proprietari del castello. Risulta comunque che nel Trecento fosse in possesso di Gottardo Pallastrelli. Il castello vero e proprio rivela una forma ad U su cui si articolano corpi di fabbrica in mattoni dominati dal mastio quadrato. Il corpo più antico (la rocca), risulta più alto con muri di maggiore spessore e presenta una decorazione a denti di sega e tracce di finestre archiacute ora murate. Gli altri fronti danno sul giardino interno alle mura; quelli a nord e ad ovest sono coronati da una serie di merli murati. Una torre a pianta esagonale, piuttosto rara, si erge allo spigolo da essi formato. Si entra nel castello da sud, attraverso l'arco ogivale coronato da merli e dotato di una porta pedonale, entrambi un tempo muniti di ponte e passerella levatoi. La costruzione, oggi proprietà di Maria Luisa Zanardi Landi, si sviluppa su due piani, con un ampio sotterraneo ed è affiancata da una torretta di avvistamento. Nel secolo scorso fu trasformata in residenza di campagna, restaurando nel suo corpo gli ampi saloni voltati e soffitti a cassettoni. E’ possibile visitare gli interni solo su prenotazione dal 30 marzo al 31 ottobre (telefono 0523/887305). A Sarmato, ancora oggi, è vivo il culto di San Rocco, nato a Montpellier tra il 1346 ed il Il pellegrino francese è invocato, dal Medioevo poi, come protettore dal terribile flagello della peste, e la sua popolarità è tuttora ampiamente diffusa. Con il passare dei secoli è divenuto il santo più conosciuto nel continente europeo e oltreoceano, ma è rimasto anche uno dei più misteriosi. La leggenda narra della presenza di una grotta a Sarmato in cui il santo si sarebbe rifugiato. Accortosi che un cane, ogni giorno, rubava una pagnotta dalle cucine del castello e si allontanava con la pagnotta in bocca, il signore del maniero Gottardo Pallastrelli lo seguì e conobbe il santo a cui il cagnolino portava la pagnotta. Lo assistette sino alla guarigione e quando San Rocco guarito ripartì, lasciò i suoi beni per divenire pellegrino, fondò un ospizio che porta il suo nome e fu proclamato Santo. Nei pressi della chiesa parrocchiale vi è la chiesetta dedicata a San Rocco edificata nel XVI secolo sopra la sua capanna presso la fonte sgorgata miracolosamente. cartellone

9 La leggenda di Sarmato La leggenda narra che San Rocco da Montpellier di ritorno dal viaggio di pellegrinaggio a Roma si ammalò di peste nei pressi di Piacenza rifugiandosi in una capanne nel bosco vicino a Sarmato, non lontano dal guado di Calendasco sulla via Francigena . Accortosi che un cane ogni giorno rubava una pagnotta dalle cucine del castello e si allontanava con la pagnotta in bocca, il signore del maniero Gottardo Pallastrelli lo seguì e conobbe il santo a cui il cagnolino portava la pagnotta. Lo assistette sino alla guarigione e quando San Rocco guarito ripartì, lasciò i suoi beni per divenire pellegrino, fondò un ospizio che porta il suo nome e fu proclamato Santo. Nei pressi della chiesa parrocchiale vi è la chiesetta dedicata a San Rocco edificata nel XVI secolo sopra la sua capanna presso la fonte sgorgata miracolosamente.

10 Vasche Eridania La Pavoncella Cavaliere d’Italia
Localizzazione:Le vasche di decantazione dell’ex zuccherificio sono posizionate nel centro del Comune di Sarmato, a nord dello stabilimento stesso, raggiungibili dal centro del paese e dalla via Emilia. Descrizione dell’ambiente: L’area, di origine antropica, è costituita da una grande vasca di circa 20 ha con fondo impermeabile in argilla compatta e da due vasche di minori dimensioni, di cui una con fondo cementato. All’interno della vasca di maggiori dimensioni è presente un argine che divide la vasca principale in due comparti per la quasi totalità della lunghezza. Attualmente la vasca è priva d’acqua, se non in alcune piccole pozze, ed è stata colonizzata da vegetazione erbacea ruderale caratteristica di ambienti antropizzati. Aspetti vegetazionali: Le vasche sono attualmente colonizzate da vegetazione erbacea di tipo ruderale dominata prevalentemente da graminacee ben adattate a prolungati periodi di aridità estiva (Agropyron repens, Bromus spp., Sorgum halepense, Poa spp.,Avena spp.). Tra le specie più diffuse si citano Picris hieracioides, Cichorium intybus, Taraxacum spp., Conyza canadensis, Erigeron annuus, Amaranthus spp.. Sporadici individui di specie arbustive (Cornus sanguinea e Sambucus nigra) sono individuabili nelle porzioni marginali delle vasche. Aspetti faunistici Cavaliere d’Italia Le vasche hanno ospitato quando conservavano le caratteristiche di ambiente umido numerose specie ornitiche, stanziali e migratrici quali cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus), tarabusino (Ixobrychus minutus), martin pescatore (Alcedo attui) tra le specie di interesse comunitario, nonché la Pavoncella (Vanellus vanellus) e il Corriere piccolo (Charadrius dubius). Punti di forza: Da sempre la vasca ha rappresentato un punto di frequentazione per numerose specie ornitiche, stanziali e migratrici (è collocata geograficamente lungo una rotta migratoria). Dalla chiusura della stabilimento si sono innescati fenomeni di rinaturalizzazione spontanea che hanno trasformato il sito in una zona umida di elevato pregio. Le vasche sono annualmente monitorate dalla Polizia Provinciale di Piacenza nell’ambito dei censimenti dell’avifauna svernante. La vicinanza da un lato al Po e dall’altro ai centri abitati ne amplifica anche le potenzialità ricreative e didattiche. Criticità:La principale criticità è attualmente rappresentata dalla mancanza di acqua, che rischia di compromettere gli aspetti di maggior pregio dell’area. Parallelamente, la mancanza di manutenzione e di sorveglianza può comportare un ulteriore rischio, ad esempio a causa della possibile introduzione e sviluppo di specie invasive (Amorpha fruticosa, Robinia pseudoacacia, ecc..), oppure per il possibile abbandono di rifiuti ed inquinanti. Restano inoltre depositi di vecchie attrezzature in disuso e in stato di degrado

11 Castello di Santimento
La prima notizia relativa a questo fortilizio (di cui è ignota la data di fondazione) risale al 1291 quando ne erano proprietari Giovanni e Umberto Palmieri, soprannominati «Toscani», che avevano fatto fortuna con la mercatura. Nel 1313 il duca di Milano, Galeazzo Visconti, al fine di prevenire una minacciosa azione dei guelfi locali, occupò Piacenza abbandonandola poi al saccheggio, anche del territorio circostante, compreso il castello di Santimento. Il fortilizio costituì un importante avamposto nel 1449, quando gli Arcelli avanzarono oltre il Po, in territorio lombardo, occupando il castello di Somaglia, allora dei Cavazzi. Costoro, tuttavia, con l'aiuto degli Sforza, dopo un sanguinoso scontro, obbligarono le forze piacentine a recedere e ritornare nel territorio emilianio. In seguito al tentativo del conte Francesco Arcelli di uccidere il Vescovo nella cripta della Cattedrale, il presule, venuto a conoscenza della congiura, fece arrestare gli «sciagurati mandatari» che, condotti a Milano, vennero decapitati e poi «divisi in quattro parti». Al tempo stesso il Senato Milanese dichiarò l'Arcelli interamente decaduto dal feudo di Santimento, che venne dato con ogni diritto al Vescovo pro tempore di Piacenza (agosto 1482). Il castello, sottoposto nel tempo a varie alterazioni specie nei locali interni, conserva all'esterno molti elementi originali; in particolar modo sul fronte principale dove il solido mastio a sezione quadrata, impostato a filo della facciata, è fronteggiato da un'altra torre più bassa e con funzione di pusterla. Alla sua base si apriva l'ingresso con il ponte e il ponticello levatoi che superavano il fosso corrente tutt'attorno all'edificio; sopra gli incastri del ponte levatoio si nota un caratteristico fregio di mattoni in rilievo disposti a dente di sega.

12 Guado di Sigerico (tel. 0523/771607)
Sigerico, arcivescovo di Canterbury, nel 990 dopo Cristo decise di compiere un viaggio a Roma per ricevere il pallio (stola d'agnello che il Papa impone agli arcivescovi a simbolo di potestà) e la benedizione papale. Nel tragitto di ritorno verso la sua sede episcopale d'oltremanica, l'ecclesiale segnò i punti stradali percorsi, ideando una strada ideale per raggiungere la tomba dell'Apostolo Pietro, primo dei Papi. Da Roma, sono elencate nelle sue memorie di viaggio ottanta tappe che si dislocano in Lazio, Toscana, attraversano il Po a Piacenza, toccano Pavia, Vercelli, Ivrea, Aosta, valicano il passo del Gran San Bernardo, passando, poi, per Losanna, Besancon, Reims, Arrais, Calais e Dunkerque. Nello specifico del nostro territorio, il Po viene attraversato dal cammino pellegrino dall’attracco di Soprarivo (nel Comune di Calendasco) in sponda piacentina, alla Corte Sant' Andrea, in sponda lodigiana. L’area attrezzata a piccolo porto a servizio di pellegrini e turisti è gestita dal Sig. Danilo Parisi, anche Presidente del vicino Circolo Biffolus Circolo, costituito nel Il circolo organizza attività culturali, conferenze, itinerari guidati naturalistici, storico, archeologici, convivium, merende sul Po e mette a disposizione area ricreativa attrezzata per sport, per scuole, associazioni e parrocchie. (tel. 0523/771607) ;

13 Castello di Calendasco
L'edificio, costruito interamente in mattoni, è ben conservato e sebbene necessiti di restauro, mostra tutta la sua imponenza di maniero difensivo. Il castello, come indicano le carte notarili coeve, ha un’ottima strutturazione classica dell'epoca. In esso difatti si ritrovano una loggia d'accesso, e due grandissime sale con camino. Anche la "fovea", cioè il fossato, è citato negli atti storici. La facciata conserva ancora una parte del profondo fossato; essa comprende una torre cilindrica, un ingresso con ponte, un tempo levatoio. E’ ancora ben evidente anche la pusterla (è un'angusta porta d'accesso ai camminamenti per le guardie di ronda nei castelli e nelle fortificazioni nascosta nelle mura, pure usata come uscita o ingresso di emergenza in caso di attacco o di assedio. Il poderoso maniero è sorto per volontà del Vescovo di Piacenza, come indicano le tracce architettoniche e documentazione, verso il XII secolo. Il castello formava, assieme alla chiesa e all'hospitale dei pellegrini, il burgi Calendaschi. Un fatto storico rilevante è che nelle mura del castrum burgi calendaschi nacque nel 1290 il nobile Corrado Confalonieri, destinato poi alla gloria degli altari. Un altro importante fatto storico legato al maniero è quello del 14 gennaio 1482: dopo vari giorni di assedio, le truppe di Ludovico il Moro, Signore di Milano, strapparono il castello di Calendasco al capitano Antonio Confalonieri. Il maniero, situato a pochissime centinaia di metri dal fiume Po, era un punto strategico per la difesa della città di Piacenza, come punto d'osservazione sulla pianura posta al nord-ovest della città. Oltretutto, in quest'area erano situati ben tre importanti porti e tutti facenti capo al feudo calendaschese. Infatti vi era il porto di Sopra Rivo, quello del Botto (tra le attuali località Masero e Bosco) e l'altro, detto "della Raganella", ad uso anche di Cotrebbia (vecchia), ove sorgeva un'abbazia dei benedettini di San Sisto in Piacenza e luogo delle Diete imperiali del Barbarossa. cartellone

14 Piacenza Piacenza si trova fra Emilia e Lombardia, la città e la sua provincia risentono dell'influenza economica di Milano, a cui nella storia hanno spesso legato i propri destini Placentia, fondata nel 218 a.C., fu la prima colonia romana nell‘Italia settentrionale, come importante avamposto militare contro Annibale che stava conquistando i territori del Ticino e della Trebbia. Divenuta sede di un ducato longobardo, quindi conquistata dai Franchi, la città acquista maggiore importanza attorno all'anno Mille, trovandosi sulla Via Francigena. Dal 1126 fu libero comune e combatté con la Lega Lombarda contro il Barbarossa a Legnano. Con un plebiscito del 10 maggio 1858 Piacenza chiese l'annessione al nascente Regno d’Italia, allora ancora Regno di Sardegna, guadagnandosi il soprannome di città primogenita d'Italia. Pesantemente colpita nelle Guerre Mondiali, ha poi avuto uno sviluppo agricolo e industriale. Nominata città d'arte, oggi Piacenza ha una forte vocazione turistica.

15 Area naturale Po Il Po, il più lungo e il più imponente fiume d’Italia, è sempre stato un’importante via di comunicazione: nei secoli le sue acque sono state solcate da imbarcazioni di ogni tipo che trasportavano le merci più varie. Oggi le sue rive, che ancora conservano un inestimabile patrimonio di verde, sono meta di appassionati del fiume e offrono itinerari di stupefacente varietà e ricchezza che soddisfano l’esigenza di conoscenza della nostra storia e del nostro ambiente.

16 Ricettività Dove dormire a: Castel San Giovanni: Calendasco:
Piatti tipici Dove dormire a: Castel San Giovanni: Hotel Rizzi: Via Borgonovo, 46 Tel. 0523/882290 Hotel Ristorante La Gritta: Via Emilia Piacentina, 45 Tel. 0523/849612 Sogni Sereni: Via Romagnoli, 2 Tel. 335/ Albergo Leon D’Oro: Via Nino Bixio, 35 Tel. 0523/849461 Agriturismo Il Casale del Sapere e del Sapore: Via Bruno Armani, 6 Tel. 0523/885508 Sarmato: Locanda San Carlo: Via Emilia Piacentina, 1 Tel. 0523/887282 Calendasco: Circolo BIffulus Via Soprarivo Tel. 0523/771607 Locanda il Masero: Loc .Masero, 2 Tel. 0523/772787 Dove mangiare a: Castel San Giovanni: Ristorante Barca: C.so Matteotti, 17 Tel. 0523/842882 Ristorante La Gritta Trattoria Mercato: P.zza Olubra, 2 Tel. 0523/849490 Fontana Pradosa: Trattoria Belvedere: Via Bergonzi, 4 Tel. 0523/843766 Sarmato: Locanda San Carlo: Via Emilia Piacentina, 1 Tel. 0523/887282 Antica Trattoria Giovanelli: Via Centrale, 5 Tel. 0523/975155 Calendasco: Circolo privato I Templari Via Mazzini, 11 Tel. 346/ Trattoria Le Tre Corone Via Mazzini, 59 Tel. 0523/772894 Locanda Il Masero: Loc. Masero, 2 Tel. 0523/772787 Trattoria Allo Sbaraglio: Via Incrociata, 7 Tel. 0523/772890 Trattoria Dei Pescatori: Loc. Malpaga, 21 Tel. 0523/769788 Trattoria Toscani: Loc. Co’ Trebbia Nuova, 38 Tel. 0523/769787 Trattoria Ginetto: Loc. Co’ Trebbia Nuova, 42 EVENTI Castelsangiovanni: -LA MAGNA CRETA; Tra giugno e luglio -NOTTE DI PINTA; Luglio -CALICI SOTTO LE STELLE; Agosto -PHOTO 90 VALTIDONE; Settembre -CIOCCOLANDIA; Novembre Sarmato: -FESTA DEL SALAME; 25/26 Maggio -CASTAGNATA; Ottobre Calendasco: -FIERA DEL PO; 23/24 Marzo -GEMELLAGGIO CON CHIGNOLOPO; Settembre -POLENTA E CICCIOLI; Novembre

17 Via Francigena La Via Francigena, anticamente
chiamata Via  Romea , è parte di un fascio di vie che conduceva alle tre principali mete religiose cristiane dell'epoca medievale:  Santiago de Compostela, Roma e Gerusalemme. Il percorso di un pellegrinaggio che il vescovo Sigerico, nel X secolo, fece da Canterbury per giungere a Roma rappresenta una delle testimonianze più significative di questa rete di vie di comunicazione europea in epoca medioevale Link consigliati:

18 Piatti tipici Piacentini
I pisarei e fasò Anolini Gutturnio Coppa, pancetta


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