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Andrea Vargiu (Università degli Studi di Sassari)

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Presentazione sul tema: "Andrea Vargiu (Università degli Studi di Sassari)"— Transcript della presentazione:

1 Andrea Vargiu (Università degli Studi di Sassari)
AIS Associazione Italiana di Sociologia Sezione Politiche Sociali Convegno Le politiche sociali in tempo di crisi: dal vecchio al nuovo welfare Bologna 17 febbraio 2012 Andrea Vargiu Università di Sassari Laboratorio FOIST per le Politiche Sociali e i Processi Formativi Andrea Vargiu (Università degli Studi di Sassari) L’interezza delle politiche sociali per la cittadinanza attiva (Note a margine della crisi) 35 anni

2 AIS Associazione Italiana di Sociologia Sezione Politiche Sociali Convegno Le politiche sociali in tempo di crisi: dal vecchio al nuovo welfare Bologna 17 febbraio 2012 Andrea Vargiu Università di Sassari Laboratorio FOIST per le Politiche Sociali e i Processi Formativi «E infine, nel nostro progresso verso una ripresa del lavoro abbiamo bisogno di due tipi di protezione contro il ritorno dei mali del vecchio ordine; ci deve essere una stretta supervisione di tutte le attività bancarie e dei crediti e degli investimenti; deve essere posta una fine a qualsiasi speculazione col denaro altrui, e ci devono essere provvedimenti per disporre di moneta in quantità adeguata ma sana.» Franklin Delano Roosevelt Estratto dal discorso di insediamento alla Presidenza degli Stati Uniti 4 marzo del 1933 35 anni

3 Il ciclo “classico” della crisi*
AIS Associazione Italiana di Sociologia Sezione Politiche Sociali Convegno Le politiche sociali in tempo di crisi: dal vecchio al nuovo welfare Bologna 17 febbraio 2012 Andrea Vargiu Università di Sassari Laboratorio FOIST per le Politiche Sociali e i Processi Formativi Il ciclo “classico” della crisi* Mania Espansione del credito Nascita nuove soggetti e sviluppo strumenti finanziari innovativi (con possibile aumento frodi) “Euforia” e aumento delle attività speculative Bolle speculative Panico Modifica dell’equilibrio tra vendite e acquisti Calo dei prezzi. Se repentino, causa: Scoppio bolle (svendita titoli e aumento bisogno liquidità) Secondo questo modello, i periodi di boom sono significativamente alimentati dall’espansione del credito. Nelle economie moderne, ciò può comportare – come avvenne ad esempio negli anni ’20 del secolo scorso – la nascita di nuove banche. A sua volta, l’incremento del numero dei soggetti attivi nel sistema creditizio alimenta ulteriormente la crescita degli scambi, come pure la diffusione di nuovi strumenti finanziari. Questa dinamica può stimolare un clima generale di «euforia» che alimenta le attività speculative e, dunque, la possibilità che si vengano a creare bolle di diversa natura (immobiliari, finanziarie, o altro). Non è detto che ciascuna fase ascendente raggiunga l’apice massimo (dando luogo, come vedremo, a reazioni di panico), ma l’esperienza storica recente mostra che questa dinamica tende a prodursi con una certa frequenza. Il modello proposto da Minsky si concentra sull’instabilità del processo creditizio. Col perdurare delle condizioni favorevoli alla speculazione, i prezzi dei beni al consumo aumentano, assieme all’intensità e rapidità degli scambi, nonché ai tassi di interesse. Questa dinamica si perpetua fino a quando l’equilibrio tra vendite e acquisti è a favore dei secondi. Nel momento in cui la propensione alla vendita supera quella all’acquisto, i prezzi tenderanno a decrescere. Talvolta in maniera molto rapida e repentina. Ciò comporta turbolenze nel mercato cui gli investitori cercano di far fronte aumentando la propria liquidità; la qual cosa implica ulteriori conseguenze sul ribasso dei prezzi di beni e titoli. La tendenza che si diffonde allora è sempre più orientata alla vendita, anche se alcuni soggetti più forti possono eventualmente prendere il rischio di non cedere le proprie disponibilità, scommettere sulla transitorietà del fenomeno e attendere che i prezzi risalgano. Il bisogno di liquidità e il conseguente aumento delle vendite possono anche avvenire in maniera non ordinata e innescare evoluzioni assai rapide che possono degenerare in panico. Secondo Kindleberger e Aliber, il segnale specifico che dà il via al precipitare degli eventi «può essere il fallimento di una banca o di un’impresa, la rivelazione di una truffa o l’appropriazione indebita da parte di un investitore che ha cercato di uscire da una situazione di difficoltà con mezzi disonesti, o la brusca caduta del prezzo di un titolo o di un prodotto» (2005: 32). Queste ultime osservazioni e le dinamiche sopra richiamate in merito al ciclo tipico della crisi ci fanno riandare all’esperienza recente della crisi dei subprimes e del fallimento della Lehman Brothers negli Stati Uniti, generalmente riconosciuti come due momenti fondamentali all’origine della congiuntura economica che attualmente interessa l’intero pianeta. Ove non indicato diversamente, tutte le traduzioni sono a cura dell’autore. Reazione del ‘29: Aumento regolazione a tutti i livelli (Bretton Woods) Politiche monetarie Crash Fallimento di uno o più soggetti Rivelazione frodi e comportamenti scorretti 35 anni *H.P. Minsky, Can «it» Happen Again? Essays on Instability and Finance (1982) C.P. Kindleberger, R. Aliber, Manias, Panics and Crashes (2007)

4 I modelli di analisi Limiti più diffusi Temi di interesse
AIS Associazione Italiana di Sociologia Sezione Politiche Sociali Convegno Le politiche sociali in tempo di crisi: dal vecchio al nuovo welfare Bologna 17 febbraio 2012 Andrea Vargiu Università di Sassari Laboratorio FOIST per le Politiche Sociali e i Processi Formativi I modelli di analisi Limiti più diffusi Spiegazione versus comprensione Modelli causali versus variazioni concomitanti Limitati a fattori economici Temi di interesse Ruolo ideologia Disuguaglianze Mutamento condizioni produzione e consumo Ruolo tecnologie Politiche Temi di interesse per rilevanti somiglianze e ricorrenze tra Grande depressione (1929) e Crisi del debito sovrano (2008) coincidenze temporali (periodo ’70-’80) Ruolo ideologia (finanziarizzazione dell’economia, modelli di crescita, nesso potere-finanza) Mutamento condizioni produzione e consumo (da Fordismo a post-fordismo) Disuguaglianze Politiche (sociali, educative/culturali, economiche) Sociali, educative: Nuovo Management Pubblico in Inghilterra Nesso potere-finanza Ruolo tecnologie (elettricità e automobili negli anni Venti – elettronica, informatica e telecomunicazioni oggi) 35 anni

5 Ruolo dell’ideologia Finanziarizzazione dell’economia
AIS Associazione Italiana di Sociologia Sezione Politiche Sociali Convegno Le politiche sociali in tempo di crisi: dal vecchio al nuovo welfare Bologna 17 febbraio 2012 Andrea Vargiu Università di Sassari Laboratorio FOIST per le Politiche Sociali e i Processi Formativi Ruolo dell’ideologia Finanziarizzazione dell’economia «[...] La finanziarizzazione dell’economia è stata cantata – esaltando il modello anglosassone centrato sui mercati, rispetto a quello cosiddetto ‘renano’ basato sulla centralità della banca – come elemento di flessibilità favorevole alla crescita». (Roncaglia, 2010: 110) Scelte di politica economica «[...] le scelte di politica economica sono certo condizionate dagli interessi in gioco, ma sono anche influenzate, in modo spesso decisivo, dalle interpretazioni sul modo di funzionare delle economie di mercato, cioè dagli orientamenti teorici […]. Possiamo dire che la crisi ha avuto le sue radici culturali in una impostazione teorica che ha favorito il laissez-faire non regolamentato. Non si tratta […] di una opposizione tra mercato e pianificazione, ma di una opposizione tra due diverse idee del mercato». (Roncaglia, 2010) In sostanza, le scelte di politica economica sono certo condizionate dagli interessi in gioco, ma sono anche influenzate, in modo spesso decisivo, dalle interpretazioni sul modo di funzionare delle economie di mercato, cioè dagli orientamenti teorici (che a loro volta possono essere più o meno favoriti dagli interessi in gioco). In questo senso, appunto, possiamo dire che la crisi ha avuto le sue radici culturali in una impostazione teorica che ha favorito il laissez-faire non regolamentato. Non si tratta, si badi bene, di una opposizione tra mercato e pianificazione, ma di una opposizione tra due diverse idee del mercato. Da un lato abbiamo l’idea del mercato come luogo di confronto tra domanda e offerta che, se lasciato libero di funzionare, porta a equilibri ottimali. Dall’altro lato abbiamo l’idea del mercato come una istituzione complessa, basata su regole e consuetudini di comportamento, che è necessaria a un sistema basato sulla divisione del lavoro, in cui ogni soggetto economico produce un bene o servizio specifico e ha bisogno dei beni e servizi prodotti dagli altri per il processo produttivo. Secondo i principi del laissez-faire, meno regole ci sono, meglio funzionano i mercati. (Entro certi limiti questo è sicuramente vero; però, come serve una normativa per l’edilizia antisismica nelle zone a rischio, così servono regole per evitare una eccessiva fragilità delle costruzioni finanziarie.) Il cosiddetto Washington consensus predicava appunto una politica di liberalizzazioni, che dagli Stati Uniti avrebbe dovuto estendersi al vecchio continente “malato di eurosclerosi”, ai paesi che uscivano dalla fallimentare esperienza della pianificazione centralizzata, fino ai paesi in via di sviluppo. La presenza nel mondo di paradisi normativi e fiscali, sostanzialmente accettati senza reagire, anche al costo di favorire l’economia criminale, costituiva inoltre un incentivo per una corsa al ribasso regolamentare. Ancora oggi, sarà difficile realizzare una efficace regolamentazione dei mercati finanziari se non si pone rimedio a questo aspetto. (Roncaglia 2010: 113) C’è una terza idea di mercato che Roncaglia trascura: Modelli di economie di mercato secondo Zamagni: Liberista (anglosassone) Sociale (tedesco) Civile (Italia) 35 anni Torna su

6 Disuguaglianze 1: Indice Gini
AIS Associazione Italiana di Sociologia Sezione Politiche Sociali Convegno Le politiche sociali in tempo di crisi: dal vecchio al nuovo welfare Bologna 17 febbraio 2012 Andrea Vargiu Università di Sassari Laboratorio FOIST per le Politiche Sociali e i Processi Formativi Disuguaglianze 1: Indice Gini (Fonte: A.B. Atkinsons , Income inequality in OECD Countries: Data and explanations, 2003) 35 anni Torna su

7 Disuguaglianze 2: Indice Gini
AIS Associazione Italiana di Sociologia Sezione Politiche Sociali Convegno Le politiche sociali in tempo di crisi: dal vecchio al nuovo welfare Bologna 17 febbraio 2012 Andrea Vargiu Università di Sassari Laboratorio FOIST per le Politiche Sociali e i Processi Formativi Disuguaglianze 2: Indice Gini 35 anni (Fonte: OCSE: Divided We Stand: Why Inequality Keeps Rising, 2011) Torna su

8 Disuguaglianze 3: Percentili
AIS Associazione Italiana di Sociologia Sezione Politiche Sociali Convegno Le politiche sociali in tempo di crisi: dal vecchio al nuovo welfare Bologna 17 febbraio 2012 Andrea Vargiu Università di Sassari Laboratorio FOIST per le Politiche Sociali e i Processi Formativi Disuguaglianze 3: Percentili 35 anni (Fonte: A.B. Atkinsons , Income inequality in OECD Countries: Data and explanations, 2003) Torna su

9 Disuguaglianze e deregolamentazione
AIS Associazione Italiana di Sociologia Sezione Politiche Sociali Convegno Le politiche sociali in tempo di crisi: dal vecchio al nuovo welfare Bologna 17 febbraio 2012 Andrea Vargiu Università di Sassari Laboratorio FOIST per le Politiche Sociali e i Processi Formativi Disuguaglianze e deregolamentazione 35 anni (Fonte: Philippon T., Reshef A., Wages and human capital in the U.S. financial industry: – 2008: 54) Torna su

10 Sostenibilità del debito
AIS Associazione Italiana di Sociologia Sezione Politiche Sociali Convegno Le politiche sociali in tempo di crisi: dal vecchio al nuovo welfare Bologna 17 febbraio 2012 Andrea Vargiu Università di Sassari Laboratorio FOIST per le Politiche Sociali e i Processi Formativi Sostenibilità del debito 35 anni (Fonte: Sylos Labini P. , Le prospettive dell’economia mondiale : 54) Torna su

11 Anni ‘70-’80: punti di svolta
AIS Associazione Italiana di Sociologia Sezione Politiche Sociali Convegno Le politiche sociali in tempo di crisi: dal vecchio al nuovo welfare Bologna 17 febbraio 2012 Andrea Vargiu Università di Sassari Laboratorio FOIST per le Politiche Sociali e i Processi Formativi Anni ‘70-’80: punti di svolta Politiche economiche 1971: Fine degli accordi di Bretton Woods Politiche nel settore pubblico Fine anni ‘80: Nuovo Management Pubblico Modi di produzione e consumo Dal fordismo al post-fordismo Tecnologie Politiche economiche (sospensione della convertibilità del dollaro in oro, svalutazione dollaro e fluttuazione libera dei cambi) Nel dicembre del 1971 il Gruppo dei Dieci firmò l'accordo Smithsonian Agreement, che mise fine agli accordi di Bretton Woods, svalutando il dollaro e dando inizio alla fluttuazione dei cambi. Lo standard aureo fu quindi sostituito da un non sistema di cambi flessibili. L'assenza di un sistema monetario è stata in seguito lievemente mitigata prima dall'introduzione nel 1979 del Sistema monetario europeo e poi dall'introduzione nel 1999 dell'euro. È da notare che le istituzioni create a Bretton Woods sopravvissero alla caduta del gold standard, pur rivedendo i propri obiettivi. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca mondiale sono ancora oggi in attività, mentre il GATT fu sostituito nel 1995 dal WTO (World Trade Organization - Organizzazione mondiale del commercio). New Public Management Enfasi sul controllo dei risultati Disaggregazione delle organizzazioni burocratiche tradizionali Decentralizzazione delle autorità di gestione Introduzione di meccanismi di mercato o quasi-mercato Servizi orientati al cliente Governo per obiettivi Aumento autonomia formale e diminuzione autonomia sostanziale Riduzione della qualità ai suoi aspetti più “misurabili” Cittadino concepito come utente o cliente Produzione, consumo, regolazione Scuola neo-Shumpeteriana: (quinto ciclo di Kondratiev) Scuola della regolazione (neo-marxista) Basata su due principi: Regimi di accumulazione (o sistemi di produzione e consumo (fordismo postfordismo etc.) Modi di regolazione (regole sociali che controllano il regime di accumulazione e determinano la sua forma) I regimi di accumulazione arrivano a un punto di insostenibilità, per cui entrano in crisi e ciò comporterà un nuovo sistema di regolazione. Quindi entra in gioco un nuovo regime di accumulazione e così via. Autori di riferimento: Michel Aglietta, Robert Boyer, Bob Jessop y Alain Lipietz. Nuove Tecnologie dell’Informatica e delle Comunicazioni (NTIC) 35 anni Torna su


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