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La cura nella catechesi

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Presentazione sul tema: "La cura nella catechesi"— Transcript della presentazione:

1 La cura nella catechesi
Dal Salmo 8, 5-6 Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Dal Salmo 144,3 Che cosa è l’uomo perché tu l’abbia a cuore? Il figlio dell’uomo perché te ne dia pensiero? Dal Salmo 139, Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre… hai fatto di me una meraviglia stupenda. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra. Il prendersi cura è un atto creativo, che modifica l’esistente generando bellezza.

2 La cura nella catechesi
(La cura di Franco Battiato) «Ti proteggerò dalle paure»…. Proteggere = etimologicamente rimanda al senso del coprire, difendere…perché nulla faccia male. E la cura è finalizzata a togliere il male. «Ti solleverò dai dolori…» Un altro verbo di cura. Sollevare = farsi vicini e poi chinarsi. Per sollevare devi necessariamente chinarti, cambiare prospettiva e livello. Ci si prende cura mettendosi a livello dell’altro. Si solleva anche dando speranza. La speranza è il motore di ogni prendersi cura. «Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza»… Pazienza = nel suo senso primario è “soffrire con”, è la passione. È la pazienza del contadino che aspetta che il tempo faccia il suo mestiere, è la pazienza del genitore, la pazienza dell’educatore. La pazienza di chi accompagna nel rispetto dei passi dell’altro: se tu ti fermi, mi fermo con te. Perché la strada del prendersi cura è un cammino che va percorso insieme: «Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza», è un percorso di ricerca di senso, del come camminare e in compagnia di chi e della meta verso cui dirigersi…

3 La cura nella catechesi
«…le vie che portano all'essenza…» Qual è dunque l’Essenza? - dall’Evangelii gaudium 164: «Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti. Quando diciamo che questo annuncio è “il primo”, ciò non significa che sta all’inizio e dopo si dimentica o si sostituisce con altri contenuti che lo superano. È il primo in senso qualitativo, perché è l’annuncio principale, (=l’Essenza) quello che si deve sempre tornare ad ascoltare in modi diversi e che si deve sempre tornare ad annunciare durante la catechesi in una forma o nell’altra, in tutte le sue tappe e i suoi momenti » - dall’Evangelii gaudium 165: «… La centralità del kerygma (= evangelizzazione) richiede che l’annuncio esprima l’amore salvifico di Dio previo all’obbligazione morale e religiosa, che non imponga la verità e che faccia appello alla libertà, che possieda qualche nota di gioia, stimolo, vitalità, ed un’armoniosa completezza che non riduca la predicazione a poche dottrine a volte più filosofiche che evangeliche. Questo esige dall’evangelizzatore alcune disposizioni che aiutano ad accogliere meglio l’annuncio: vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale»… tutti sinonimi del «prendersi cura»…

4 La cura nella catechesi
Prendersi cura…. In un tempo in cui spesso la funzionalità e l’utilità delle cose predominano sulla verità e sulla bellezza, in un tempo in cui la relazione con Dio (fede) e le relazioni col prossimo (umanizzazione) appaiono fragili, a corto respiro, incapaci di manifestare quella forza che cambia la vita, il prendersi cura non è scontato neanche nel mondo della catechesi! Prendersi cura di chi ci è affidato…. Perché? Il «fondamento della cura è Dio, la sua conoscenza». Al ″Perché?″, un catechista facilmente risponde: "per far conoscere Gesù, condurre a Gesù", ma prima dobbiamo conoscerlo noi, lasciarci guidare da Gesù: dobbiamo essere: ‟guide guidate”. Nessuno si lascia guidare da chi non conosce….. Quindi la prima cura è verso la propria relazione con Gesù. «Per imparare a prendersi cura, bisogna imparare a prendersi cura di Dio», scriveva Etty Hillesum. > Riconoscimento/scoperta/attestazione del prima di Dio, della sua cura per me… Se non fa parte della mia esperienza umana il mio sentirmi curato da Dio, non posso raccontarlo in modo credibile agli altri.

5 La cura nella catechesi

6 La cura nella catechesi
La cura nella catechesi può esserci se ″abbiamo udito, abbiamo veduto con i nostri occhi, abbiamo contemplato e le nostre mani hanno toccato il Verbo della vita″ (cfr. 1Gv 1,1-3), cioè Gesù che può orientare il senso della vita e la sua umanità può umanizzare la nostra. (L. Manicardi, monaco di Bose ′L’umanità della fede′): «Prendere dunque sul serio oggi, nell'opera di trasmissione della fede, le domande umane e la domanda basilare sul senso, è in linea di continuità con la logica dell'incarnazione. I discepoli hanno dato un senso radicale alla loro vita dopo avere visto l'umanità di Gesù, dopo avere ascoltato le sue umane parole, dopo essere stati testimoni dell'umanità del suo agire, dei gesti di guarigione e compassione con cui egli esprimeva la sua cura dell'umano menomato, e dopo averlo riconosciuto come risorto a partire dai gesti umanissimi con cui egli si è presentato loro». «Ciò che Gesù aveva di eccezionale non era di ordine religioso, ma umano» (Joseph Moingt): egli, la vera ″immagine del Dio invisibile″ (Col 1,15), a somiglianza del quale siamo stati creati e diventiamo uomini, ci ha insegnato a vivere in questo mondo (cf. Tt 2,12), ci ha lasciato delle tracce umanissime sulle quali camminare per essere suoi fratelli e figli di Dio.

7 La cura nella catechesi
In tanti passi della Scrittura il catechista può rispecchiarsi, attingere il suo stile di cura e la sua umanità, prima che farne contenuto di annuncio. Dt 32,9-14 Porzione del Signore è il suo popolo, … sua parte di eredità… lo trovò… lo circondò, lo allevò, lo custodì, … spiegò le ali e lo prese, … lo sollevò, … lo ha guidato, … lo nutrì, gli fece succhiare miele, gli diede panna e latte. Sal 37 il Signore fa sicuri i passi dell’uomo e segue con amore il suo cammino… Sal 53 Dio dal cielo si china sui figli dell’uomo… Osea 11,1.3-9 Quando Israele era giovinetto, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio… Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. In parallelo: Geremia 31, il grande capitolo della nuova alleanza, della salvezza per tutti. Ger 31,20 Non è un figlio carissimo per me Èfraim, il mio bambino prediletto? Ogni volta che lo minaccio, me ne ricordo sempre con affetto. Per questo il mio cuore si commuove per lui e sento per lui profonda tenerezza.

8 La cura nella catechesi
In parallelo a Osea 11, nel NT troviamo in S.Paolo uno stile umanissimo di cura: «Siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari». (1 Ts 2,7-8) Altri passi paralleli a Osea, in Luca 15 (le tre parabole della misericordia) e Luca 10,29-37 la parabola del buon Samaritano, dove una serie di azioni mette in evidenza lo stile della cura. Gesù si prende cura di tutta la persona, facendosi carico della sua situazione e operando per un suo benessere generale.  "Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore e si mise ad insegnare loro". Poi moltiplica i pani e i pesci perchè non tornino a casa senza mangiare. (Mc 6,30-44) Gesù si fa viandante assetato al pozzo di Sicar dove incontra la donna samaritana (cf. Gv 4,5-30); si fa pellegrino sulla strada di Emmaus dove incontra i due pellegrini (cf. Lc 24,13-35); si fa frequentatore della tavola dei pubblicani e dei peccatori, per incontrarli e poter annunciare loro la buona notizia (cf. Mc 2,16)

9 La cura nella catechesi
In Gesù non era un metodo o una strategia pastorale a suscitare la fede: era la sua umanità contrassegnata da una pienezza di grazia e di verità (cf. Gv 1,14). Gesù sapeva creare uno spazio di fiducia e di libertà in cui l’altro potesse entrare senza paura e senza sentirsi giudicato. Sulle strade, nelle case, nelle sinagoghe, Gesù creava uno spazio accogliente tra se stesso e l’altro che veniva a lui o che lui andava a cercare. Prendersi cura è anche capire i bisogni, far emergere i desideri, ascoltare, rispondere in modo da non tradire il desiderio di vita e anche per accompagnare, incoraggiare o correggere il modo di camminare nella via del desiderio. dall’Evangelii gaudium: «Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana». (169)

10 La cura nella catechesi
«Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire. La prima cosa, nella comunicazione con l’altro, è la capacità del cuore che rende possibile la prossimità, senza la quale non esiste un vero incontro. L’ascolto ci aiuta ad individuare il gesto e la parola opportuna» (Evangelii gaudium 171) dall‘ enciclica Laudato si’: «Molte cose devono riorientare la propria rotta, ma prima di tutto è l’umanità che ha bisogno di cambiamento. Manca la coscienza di un’origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti… Emerge così una grande sfida culturale, spirituale ed educativa che implicherà lunghi processi di rigenerazione».(202) Educare alla fede è per noi - catechisti, educatori - il compito primario; nel tentativo di riuscirvi possiamo imboccare molte strade, alcune decisamente sbagliate, altre poco efficaci. Tutto dipende sostanzialmente dal nostro modo di stare in relazione con Dio e con chi ci è affidato ma anche da come ci poniamo in relazione tra noi e con la comunità e con la Chiesa.

11 La cura nella catechesi

12 La cura nella catechesi
È necessaria la tessitura di un ambiente di relazioni, di scambi, di riflessioni per aiutarsi, prendersi cura gli uni degli altri. Anche perché chi ci è affidato ha bisogno di capire che il Dio che gli si propone non è un affare privato, ma è una Presenza che dà senso e orientamento alle dinamiche - prima di tutto umane e sociali - del vivere insieme. Dt 31, …Quando tutto Israele verrà a presentarsi davanti al Signore, tuo Dio, nel luogo che avrà scelto, leggerai questa legge davanti a tutto Israele, agli orecchi di tutti. Radunerai il popolo, uomini, donne, bambini e il forestiero che sarà nelle tue città, perché ascoltino, imparino a temere il Signore, vostro Dio, e abbiano cura di mettere in pratica tutte le parole di questa legge. I loro figli, che ancora non la conoscono, la udranno e impareranno a temere il Signore, vostro Dio. Es 13,14 … Quando tuo figlio un domani ti chiederà: “Che significa ciò?”, tu gli risponderai: “Con la potenza del suo braccio il Signore ci ha fatto uscire dall’Egitto, dalla condizione servile… Dt 6,6… Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli…..

13 La cura nella catechesi
Il prendersi cura con e nella famiglia Prendersi cura dei bambini, dei ragazzi non può non integrarsi con una cura per le famiglie di appartenenza dalla Relazione finale sulla Famiglia al Sinodo La famiglia, nell’odierna crisi culturale e sociale, patisce dolorosamente il suo indebolimento e la sua fragilità. Nondimeno essa mostra di poter trovare in se stessa il coraggio di fronteggiare l’inadeguatezza e la latitanza delle istituzioni nei confronti della formazione della persona, della qualità del legame sociale, della cura dei soggetti più vulnerabili. È dunque particolarmente necessario apprezzare adeguatamente la forza della famiglia, per poterne sostenere le fragilità… 34. … tenendo conto che le situazioni di distanza dalla vita ecclesiale non sempre sono volute, spesso sono indotte e a volte anche subite.

14 La cura nella catechesi
89. … Si abbia cura di valorizzare le madri e i padri, come soggetti attivi della catechesi, specialmente nei confronti dei figli, in collaborazione con sacerdoti, diaconi, persone consacrate e catechisti. È di grande aiuto la catechesi familiare, in quanto metodo efficace per formare i genitori e per renderli consapevoli della loro missione come evangelizzatori della propria famiglia. Inoltre, è molto importante sottolineare il nesso tra esperienza familiare e iniziazione cristiana. La comunità cristiana tutta deve diventare il luogo in cui le famiglie nascono, si incontrano e si confrontano insieme, camminando nella fede e condividendo percorsi di crescita e di reciproco scambio.

15 La cura nella catechesi
Il prendersi cura con e nella preghiera La preghiera è un atto umano, soggetto a tutte le variazioni degli atti umani, che però risulta vincolata al volto di Dio che si riconosce: a seconda del volto di Dio che riconosciamo, la preghiera prende forma. Senza mai nulla di scontato, mai troppo facile, sempre parziale, perché comunque Dio si nasconde mentre si svela… Anche il dialogo con Dio, come i dialoghi della vita, è fatto di parole e di silenzi…. La preghiera è anche un atto comunitario ed ecclesiale, e – solo se compiuto – manifesta un modo di essere comunitario ed ecclesiale. - dall’Evangelii gaudium, 281 C’è una forma di preghiera che ci stimola particolarmente a spenderci nell’evangelizzazione e ci motiva a cercare il bene degli altri: è l’intercessione. Osserviamo per un momento l’interiorità di un grande evangelizzatore come s. Paolo…La sua preghiera era ricolma di persone: «Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia perchè vi porto nel cuore» (Fil 1,4.7)

16 La cura nella catechesi
La cura della Quaresima: percorso attraverso la corporeità e i cinque sensi   Fallingplates 1° domenica: Dt 26,4-10; Rm 10,8-13; Lc 4,1-13 l’olfatto + i piedi, la bocca e il cuore La vita di fede e il prendersi cura sono questione di fiuto e di sensibilità. In questa domenica si potrebbe richiamare il profumo del crisma per sottolineare il carattere battesimale della Quaresima. + Il cammino: «Mio padre era un arameo errante…(Dt 26,5) La narrazione biblica racconta un cammino con le sue varie tappe (Egitto, deserto, terra promessa…) e ad ogni tappa si manifesta la cura di Dio: …ascoltò, vide, fece uscire, operò segni e prodigi, condusse in una terra dove scorre latte e miele (il profumo di un cibo buono in contrasto con il fango della schiavitù in Egitto). In Rm 10, le esperienze fisiche/esterne (la bocca) corrispondono a un cambiamento interiore (il cuore)…″con la bocca proclamerai, con il cuore crederai..″ In Lc 4 la cura di Dio porta a riconoscere la fame, il bisogno, a rendersi conto della propria umanità vulnerabile e fragile. E Gesù assume tutto su di sé senza nessun compromesso.

17 La cura nella catechesi
2° domenica: Gen 15,5-12,7-18; Fil 3,17-4,1; Lc 9,28-36 la vista + lo sguardo e il desiderio Siamo invitati a un cambiamento di sguardo e ad orientare il desiderio… Dio condusse fuori Abram e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle… (Gen 15,5). S.Paolo invita a cambiare la direzione dello sguardo. Gesù porta i tre apostoli sul monte e gli occhi e i corpi si riempiono di luce. In ogni lettura l’invito è a guardare il cielo. Per Abramo il cielo è stellato. Per s.Paolo è il luogo della nostra cittadinanza. Per Pietro, Giacomo e Giovanni il cielo si apre e diventa manifestazione di Dio. In ogni lettura c'è anche un aspetto particolare del desiderio che rimanda sempre a un″oltre″ e quindi esprime bene quella tensione insita nel desiderio stesso, tensione da curare e accompagnare. Per Abramo il desiderio dell'oltre nel tempo e nello spazio trova compimento nella promessa di Dio: una discendenza e una terra. S. Paolo evidenzia il contrasto dei desideri dei Filippesi invitando a desiderare la «cittadinanza dei cieli» invece di fare del «ventre il dio» da adorare. L'oltre nel quale nutrire il desiderio è proprio la trasfigurazione del nostro corpo che, attraverso vari passaggi di cura, può sperimentare notti illuminate (Abramo) e momenti luminosi (Tabor).

18 La cura nella catechesi
Pellegrinaggio in città guardandosi attorno…. sguardi, atteggiamenti ….

19 La cura nella catechesi
3° domenica: Es 3, ; 1 Cor 10, ; Lc 13,1-9 il tatto + contatto Contatto con Dio che vede la miseria, ascolta il grido, conosce le sofferenze del suo popolo e scende a liberarlo. (Es) Contatto con Cristo che guarisce le nostre infermità (1 Cor). Contatto con la pazienza di Dio (Lc). Prima di conoscere Dio, Mosè aveva difeso i diritti del suo popolo con la violenza, uccidendo un egiziano che stava maltrattando uno dei suoi fratelli ebrei. Entrando nella terra di Dio, togliendosi i sandali davanti al roveto di fuoco, trasforma il suo prendersi cura dal punto di vista di Dio e agisce nel nome di colui che gli si rivela. Allo stesso modo l’agricoltore del vangelo impara dal padrone a prendersi cura della sua pianta. Zappare intorno alla pianta e concimarla significa darle da bere e da mangiare, permettere che il terreno sia capace di assorbire l’acqua e di arricchirsi del concime per nutrire l’albero. La cura è soddisfare e rispettare i bisogni primari della natura. Allo stesso modo Dio conosce e cura le fragilità dell’uomo, ne rispetta la crescita e i tempi. L’esperienza di Mosè e i gesti di cura per il fico della parabola sono questione di contatto con Dio e con la concretezza della storia umana.

20 La cura nella catechesi
Percorso attraverso l’arte: il grido di Munch, il dono di Sara Stradi, l’albero della vita di Klimt ….

21 La cura nella catechesi
l’albero della vita di Klimt ….

22 La cura nella catechesi
4° domenica: Giosuè 5,9.12; 2 Cor 5,17-21; Lc 15, il gusto + la fame Gustare la vita nuova in Cristo (2 Cor); Gustate e vedete come è buono il Signore (Sal 33). Il tema della fame e del mangiare attraversa la prima lettura e il vangelo. Gli israeliti dopo il cammino nel deserto «mangiarono i prodotti della terra…i frutti della terra di Canaan». La cornice narrativa del vangelo che scatena l'irritazione dei farisei e degli scribi riguarda lo stile di Gesù: «accoglie i peccatori e mangia con loro». Il cammino del figlio giovane della parabola passa attraverso la carestia, le carrube e la fame. Addirittura il suo ricordo di casa è legato al cibo: «Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza». Poi il ritorno … il gusto del perdono… la festa… il vitello grasso ucciso per il figlio ritrovato, il fratello ritornato. Anche la situazione del figlio maggiore è abitata dalla fame e lo scopriamo ascoltando il suo grido di irritazione e di tristezza insieme, rivolto al padre: «Tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici». La fame è un'esperienza così elementare dell'esistenza umana che rischiamo di dimenticarla. La fame ci ricorda la totale dipendenza della nostra vita da qualcosa-qualcuno al di fuori di noi: il cibo e le relazioni.

23 bambini, catechisti, genitori……
La cura nella catechesi pranzo insieme…. bambini, catechisti, genitori……

24 La cura nella catechesi
5° domenica: Is 43,16-21; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11 l’udito + la voce Così dice il Signore…Ecco io faccio una cosa nuova…(Is). Il salmo 125 suggerisce le parole da cantare mentre si sale a Gerusalemme. Paolo ricorda ai Filippesi che Dio ci chiama alla sua conoscenza e a un rapporto sempre più vivo con lui. Ascoltiamo le voci del racconto di Gv 8: all’inizio la voce di Gesù che insegna nel tempio. Poi le voci aggressive di scribi e farisei che gli portano la donna scoperta in adulterio. Da un’assemblea che ascolta a un gruppo di persone che grida, accusa… e poi il silenzio: quello di Gesù e quello della donna. Gesù, in silenzio, si china sull’uomo fino alla polvere del suo peccato. Ascolta il male che abita il cuore umano e lo prende su di sé. Poi la voce della misericordia, che provoca risonanze nel cuore, nella mente e muove all’azione. L’udito più pronto è quello degli anziani che, in silenzio, se ne vanno. La voce di Gesù ha il potere di ridare alla donna la sua voce, quella che i suoi accusatori le avevano tolto…. Nessuno ti ha condannata? …Nessuno, Signore! Alla fine la voce della misericordia apre un tempo nuovo, una strada nuova e chiede di continuare, attraverso di noi, a correre nella storia per raggiungere ogni cuore, ogni vita…..

25 Film: Il Piccolo Principe
La cura nella catechesi Film: Il Piccolo Principe

26 La cura nella catechesi
Domenica delle Palme Is 50,4-7; Fil 2,6-11; Lc 22,14-23,56 In Isaia, sono evidenziate varie parti del corpo: la lingua. Se il profeta parla è perché qualcuno lo ha educato a farlo, gli ha insegnato la grammatica della consolazione per chi è sfiduciato e stanco. L’orecchio, viene svegliato al mattino dalla Parola di Dio. Prima di essere proclamata, è il nutrimento del profeta che la desidera e la accoglie dentro di sé. La schiena, caricata del peso della missione e poi fustigata. La faccia: è il luogo attraverso la quale cerca casa la Parola, è vicina all’orecchio, ospita la lingua. Ma è anche il luogo che per primo attira l’attenzione su una persona, per il bene e per il male. E Dio interviene a proteggere il volto del suo discepolo e a incoraggiarlo. In Filippesi il nome che Dio dà a suo figlio diventa il programma di vita di ogni discepolo che decide di assumerne lo stesso stile di vita e di cura. Nel vangelo il canto del gallo porta Gesù a voltarsi verso Pietro e a incontrare il suo sguardo, come a dirgli che non lo ha abbandonato, è ancora al suo fianco per sostenerlo. Il pianto delle donne di Gerusalemme. A piangere su Gerusalemme era stato lo stesso Gesù. Per questo momento della storia, Gesù piange i tanti figli perduti, dei quali è disposto a farsi carico fino al dono totale di sé.

27 La cura nella catechesi
Fiducia e affidamento a Dio, certi che per Lui niente è perduto e che comunque sarà sempre Lui a completare la nostra opera. In ogni nostra fatica, in ogni nostra “decisione” di persone «vive e umane», in ogni atto di cura, per quanto povero e piccolo, Dio è con noi. Dio non ci abbandona. Mai. Ci aspetta per vedere se riusciamo a capire come girarci, da che parte andare. Dio, discreto e rispettoso, non si sostituisce a noi. Dio è tenerezza e grazia, fedeltà e compassione, misericordia e pace. È presente, se lo accogliamo. E ci cambia la vita radicalmente. Non ci risolve i guai, ci aiuta a vederne l'origine e a ridimensionarli. Non ci evita la sofferenza, la condivide con noi e ci aiuta a non farcene travolgere. Non ci offre soluzioni semplici, ma la sua stessa vita, perché è lui la via, la verità e la vita. C’è una storia di Dio con ogni persona, indipendentemente da noi. Ognuno arriva a Dio con le sue vie. Ogni uomo, mio fratello, mi resta straniero: è il segreto di Dio con lui; a me tocca il rispetto, l’ascolto, l’accoglienza. Amen.


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