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La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dellapproccio decentrato?

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Presentazione sul tema: "La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dellapproccio decentrato?"— Transcript della presentazione:

1 La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dellapproccio decentrato?

2 Cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario: dilemmi e contraddizioni La cooperazione internazionale e gli interventi umanitari in aree di conflitto possono avere ricadute negative sulle popolazioni locali, fomentando la violenza diretta e strutturale e gli antagonismi. Il furto degli aiuti o il loro uso a favore dei gruppi combattenti possono protrarre le ostilità. Attraverso il controllo del flusso di aiuti, i belligeranti possono aumentare la propria influenza nei confronti di rifugiati e gruppi di opposizione indeboliti dalla mancanza di risorse. Lafflusso di aiuti può determinare distorsioni nelleconomia locale, pregiudicando la sua ripresa. Laiuto umanitario può portare in sé anche dei messaggi impliciti, come laccettazione dei termini di guerra, la legittimità di gruppi estremisti e organizzazioni criminali/mafiose, limpunità per i criminali. L'assenza di coordinamento negli interventi può limitare l'autonomia degli attori umanitari nei confronti di gruppi e mafie locali. Il frequente turnover tra gli operatori e la scarsa continuità degli interventi in fasi post-conflittuali con la cooperazione di lungo periodo rischia di frammentare l'esperienza di accreditamento e confidence building maturata a livello locale nelle prime settimane di azione. La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dell'approccio decentrato?

3 Conflict sensitivity e conflict analysis Gli agenti esterni dovrebbero quindi possedere una valida conflict sensitivity, così da intervenire senza nuocere, evitando che gli aiuti favoriscano lescalazione del conflitto. La sensibilità al conflitto include la capacità di capire il contesto conflittuale in cui si opera, al fine di evitare conseguenze negative e supportare la trasformazione del conflitto. Il che implica un lavoro in stretta collaborazione con la società civile e le istituzioni locali. Da qui, l'importanza che, negli approcci conflict sensibility, rivestono lanalisi del conflitto e la human security, che sposta l'attenzione dalla sicurezza C.I.R.P.A.C. - Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l'analisi e la mediazione dei conflitti dello Stato a quella di popoli e persone. Il nodo della conflict sensitivity riguarda direttamente sia chi opera direttamente in zona di conflitto (working in conflict) e deve quindi r iconoscere il legame tra interventi e conflitto per evitare effetti negativi, sia chi è impegnato direttamente nel lavoro sul conflitto (working on conflict) col fine esplicito di prevenire il ricorso alla violenza e costruire la pace, lavorando quindi SULLE dinamiche conflittuali (peacebuilding). Laboratorio per la risoluzione dei conflitti tenuto dall'organizzazione Catholic Relief Services con rappresentanti del governo e delle comunità locali, nel Sudan meridionale. La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dell'approccio decentrato?

4 Peacebuilding L'espressione peacebuilding si riferisce alla struttura della pace, alla trasformazione del conflitto sradicandone le cause, lavorando su tutti i livelli e favorendo processi di pacificazione. È un processo di medio-lungo periodo che coinvolge parimenti attori locali e internazionali a un livello di base o anche intermedio. Diversi sono gli strumenti di intervento: S'intusice come le azioni per la trasformazione dei conflitti e la costruzione della pace possano portare a risultati tangibili attreverso sinergie con la cooperazione allo sviluppo e gli interventi umanitari. C.I.R.P.A.C. - Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l'analisi e la mediazione dei conflitti La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dell'approccio decentrato? Strumenti ad ampio raggio Nella fase di polarizzazione Nella fase post- conflittuale Cultura dei diritti umani, cultura democratica e dellinformazione, tutela dei diritti delle minoranze, rafforzamento delle strutture multietniche Laboratori per la soluzione di problemi, training in risoluzione dei conflitti, tavole rotonde, sviluppo di legami trasversali o di comunità Monitoraggio elettorale, facilitazione di incontri per la riconciliazione, rimpatrio dei rifugiati, educazione alla pace

5 UE e conflict sensitivity L'UE pone una forte enfasi sul collegamento tra sicurezza e sviluppo e ribadisce lattenzione a non nuocere attraverso interventi diretti e strutturali. Se il primo Programma per la Prevenzione di Conflitti Violenti risale al 2001, nel tempo strumenti e risorse a disposizione sono aumentati. Notevole è l'impegno UE nella gestione civile dei conflitti, con 18 missioni dispiegate, alcune ancora in corso. In questo contesto, negli anni è cresciuta la cooperazione tra attori statali e non, anche perché parte del personale distaccato dallUE proviene da re- Riconoscere potenzialità e limiti degli agenti esterni a svolgere azioni a favore della pace. Essere trasparenti e coinvolgere i partner locali e tutte le categorie sociali al fine di garantire lownership delle iniziative. Tenere in considerazione i legami pervasivi tra le differenze di genere e i conflitti violenti e la loro prevenzione e risoluzione. Lavorare in modo flessibile, guidati da una prospettiva a lungo termine e valide analisi politiche e socioeconomiche della situazione a livello regionale, nazionale e locale. Rafforzare le capacità locali di influenzare le politiche pubbliche. altà non-governative, segno che l'UE sta progressivamente valorizzando il ruolo della società civile e il suo know-how. Le indicazioni dell'OECD C.I.R.P.A.C. - Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l'analisi e la mediazione dei conflitti La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dell'approccio decentrato?

6 Cooperazione decentrata: multi-attorialità e diversità di contributi Quello decentrato è un nuovo modo di fare cooperazione allo sviluppo, caratterizzato da una sinergia tra attori non-statali, come amministrazioni locali e attori della società civile: un approccio inclusivo aperto al coinvolgimento di tutti i soggetti e i livelli istituzionali potenzialmente interessati di un territorio, in unottica processuale caratterizzata da molteplici ruoli e attività. Sono i territori i protagonisti del cosiddetto partenariato territoriale, che qualifica la cooperazione decentrata non solo per lampliamento dei soggetti protagonisti della cooperazione, ma soprattutto per il valore riconosciuto alla diversità degli apporti di tutti gli attori e la capacità di tessere relazioni di dialogo e interazione con comunità e paesi anche lontani geograficamente. Nell'ambito della cooperazione decentrata si distingue il ruolo degli animatori di relazioni tra territori: agenzie e organizzazioni con il compito di animare e stimolare il partenariato, catalizzando le energie presenti in una comunità territoriale, e creare connessioni tra Nord e Sud del mondo, contribuendo così alla creazione di un capitale sociale transnazionale. Un compito più politico che tecnico, che richiede buone capacità di mediazione, sia allinterno della propria comunità che con le comunità partner per favorire lincontro tra diversi interessi e componenti. C.I.R.P.A.C. - Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l'analisi e la mediazione dei conflitti La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dell'approccio decentrato?

7 Partenariato territoriale: quale contributo alla democrazia? Creando un rapporto di corresponsabilità e reciprocità tra comunità del Nord e del Sud del mondo, le politiche di sviluppo promosse a livello di partenariato territoriale, se basate sullownership delle iniziative, il coinvolgimento di attori pubblici e privati e la sussidiarietà, possono favorire l'incontro tra gruppi sociali diversi e ridurre il rischio di conflitti per le risorse. Il modus operandi delle strutture di collegamento, concertazione e gestione messe in atto dai governi locali in rapporto coi propri territori illustra il nesso tra le nuove forme della cooperazione e il contributo di queste all'esercizio della democrazia: infatti, mediante nuove forme di governance che allargano lo spettro degli attori coinvolti, portatori di interessi eterogenei se non confliggenti, può aprirsi lo spazio per la ricerca di un consenso negoziale. La creazione di organismi per la programmazione e la gestione dei progetti di partenariato territoriale e la negoziazione, al loro interno, degli interessi e delle prospettive, ma anche dei piani di sviluppo e dellerogazione dei servizi locali, inducono una tendenza al confronto e al dialogo che può favorire la coesione sociale e la fiducia reciproca tra cittadini e istituzioni e limitare il ricorso della violenza. C.I.R.P.A.C. - Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l'analisi e la mediazione dei conflitti La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dell'approccio decentrato?

8 Partenariato territoriale: partecipazione e dialogo con la società Importanti le istituzioni di partenariato, luoghi di condivisione e confronto, per elaborare insieme obiettivi e strategie per lo sviluppo locale, linclusione sociale e la trasformazione dei conflitti, in un'ottica relazionale fondata sullascolto e il dialogo reciproco. Il coinvolgimento di tutti gli attori della società civile ai partenariati e ai programmi di cooperazione costituisce quindi una valida opportunità di sostegno ai processi di democratizzazione e riconciliazione. Nei paesi partner il sostegno alle espressioni associative autonome dal potere politico/militare ha una funzione fondamentale. Pertanto, la cooperazione decentrata di province e comuni che si lanciano in progetti di cooperazione senza unadeguata verifica delle garanzie minime di rappresenta- tività e di legittimità delle entità omologhe di paesi terzi può avere effetti negativi. Daltro canto la partecipazione di attori della società civile italiana è un ottimo antidoto alladeresponsabilizzazione dei funzionari amministrativi e alla tentazione di manipolazione e strumentalizzazione da parte dei politici. C.I.R.P.A.C. - Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l'analisi e la mediazione dei conflitti La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dell'approccio decentrato?

9 Il Potenziale per la Pace dei governi locali Nelle aree di intervento, unattenta analisi è fondamentale per individuare portatori di interessi impegnati nel perseguire la pace e la difesa dei diritti umani. Un primo passo in questa direzione è il riconoscimento e leventuale sostegno, da parte degli attori esterni, al Potenziale Locale per la Pace, costituito dalle risorse materiali, umane e simboliche di una società che sono disponibili per contribuire alla composizione pacifica del conflitto. Le parti esterne possono favorire le capacità di attori locali portatori di un potenziale di pace in vari modi: istituendo un sistema di incentivi e disincentivi materiali; svolgendo un ruolo di catalizzatore o addirittura di empowerment; o ancora fornendo opportunità di organizzazione e mobilitazione. Le autorità locali possono rappresentare un fattore centrale non solo per erogare con efficacia servizi ai cittadini e costruire istituzioni democratiche, ma anche in quanto catalizzatori del cambiamento e della costruzione di fiducia tra le parti, così da creare una visione di lungo termine inclusiva e mobilitare gli attori del territorio. C.I.R.P.A.C. - Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l'analisi e la mediazione dei conflitti La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dell'approccio decentrato?

10 In Bosnia-Erzegovina, la cooperazione decentrata italiana ha scelto di appoggiare leader locali in grado di influenzare i loro concittadini in difesa dei diritti umani e della democrazia, come nel caso della cooperazione instaurata tra le due città di Bologna e Tuzla negli della guerra e del dopoguerra. Nel caso di Mostar, invece, dato il rischio che una scarsa conoscenza delle dinamiche locali porti a legittimare i sostenitori dell'intolleranza, la decentrata italiana ha preferito lavorare direttamente con interlocutori della società civile. C.I.R.P.A.C. - Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l'analisi e la mediazione dei conflitti Un pregio degli enti partenariali è stata la capacità di accrescere la fiducia locale verso la cooperazione internazionale, grazie alla presenza continua di focal point nelle sedi locali, limpegno pluriennale per garantire la continuità delle iniziative, la capacità di organizzare le istanze del territorio abbinata a una certa flessibilità dei finanziamenti. Da sottolineare la funzione di mediazione svolta dagli enti partenariali tra territori, istituzioni e società civili italiane e bosniache per garantire coerenza e complementarietà tra gli interventi grazie alla conoscenza delle dinamiche locali e ai rapporti anche personali coi decisori locali. Partenariati territoriali tra Italia e Bosnia-Erzegovina Visione dall'alto della città di Tuzla. La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dell'approccio decentrato?

11 Gli strumenti di governance economica locale introdotti dagli enti partenariali hanno permesso di attivare momenti di dialogo per la risoluzione dei problemi, così favorendo: C.I.R.P.A.C. - Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l'analisi e la mediazione dei conflitti La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dell'approccio decentrato? un maggiore accesso alle informazioni, un rafforzamento degli attori di base coinvolti nei processi decisionali il consolidamento della governance locale, la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica il miglioramento dei servizi. La strategia perseguita da molte organizzazioni attive nel settore socio-economico è stata quella di concentrarsi sui problemi comuni ai diversi gruppi nazionali senza esplicitare largomento del dialogo e dellintegrazione, con il doppio vantaggio di lavorare per lo sviluppo e di ottenere un impatto diretto sulla convivenza democratica, quanto meno nel breve periodo. Tuttavia, ignorare la tripartizione etnica deliberatamente, puntando a costruire relazioni dirette coi cittadini, ha determinato una scarsissima integrazione economica tra i gruppi nazionali. Nei fatti, la decentrata italiana non è riuscita a svolgere attività chiaramente dedicate alla trasformazione delle dinamiche conflittuali, per una serie di cause: la delicatezza delle questioni legate alla riconciliazione e allintegrazione interetniche, che richiedono competenze specialistiche, le strategie di sopravvivenza degli attori locali, che tendono a rimuovere la questione etnica, l'ingenuità con cui programmi e progetti pensavano di contribuire alla stabilizzazione dei Balcani.

12 Emergenza maremoto in Sri Lanka La risposta internazionale all'emergenza maremoto in Sri Lanka, alla fine del 2004, non ha puntato sullo sviluppo di capacità locali né ha approntato mappature sistematiche delle aree colpite dalla guerra e dal maremoto, così generando una totale mancanza di conflict sensitivity. Spesso si sono registrate discrepanze di trattamento tra le comunità colpite dal maremoto e quelle colpite dal conflitto, inoltre i leader locali esperti di peacebuilding sono stati trattati come qualsiasi altro sfollato, senza sfruttare le loro capacità. Nel caso del contributo italiano, è risultato ambiguo il ruolo della Protezione Civile: C.I.R.P.A.C. - Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l'analisi e la mediazione dei conflitti La durata del mandato è stata troppo lunga, non limitandosi solamente al periodo dellemergenza ma esercitando una funzione di coordinamento delle ONG e di altri enti anche nel medio e nel lungo periodo. Il secondo elemento non convenzionale è la natura ibrida di esecutore-finanziatore che la Protezione Civile ha svolto in questa emergenza. Primi soccorsi in Sri Lanka dopo il terremoto. La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dell'approccio decentrato?

13 La valutazione del conflitto avrebbe potuto evitare dispendi di energie e cambi di programma, oltre ad evitare effetti collaterali come favorire gruppi violenti o aumentare la conflittualità sociale. Anche il coinvolgimento delle Regioni italiane nelle attività di ricostruzione e seconda emergenza ha peccato di una dimensione strategica in grado di focalizzare gli obiettivi degli interventi di medio- lungo periodo sui temi della guerra civile e della lotta alla povertà. C.I.R.P.A.C. - Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l'analisi e la mediazione dei conflitti Nelle prime settimane dell'ermegenza si sono registrati ritardi e lentezze politiche e operative da parte del Governo, oltre a divisioni e competizioni tra Protezione Civile e Ministero degli Affari Esteri per la gestione dellintervento. L'azione italiana è stata limitata anche da: la non competenza del Comitato di Garanti di nomina governativa per gli interventi umanitari, l'assenza di una società di revisione esterna, la completa mancanza di analisi del conflitto prima di procedere alla fase di ricostruzione, il che non ha permesso di prevedere la successiva dispersione di risorse e le modifiche ai progetti promossi dalle ONG italiane a causa della guerra civile. Visita della delegazione guidata dall'on. Emma Bonino, membro del Comitato dei Garanti per i soccorsi allo Sri Lanka. La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dell'approccio decentrato?

14 Conclusioni e piste di lavoro future Da entrambi gli studi di caso si nota uno scarso uso di strumenti sensibili al conflitto. Se in Bosnia la cooperazione italiana ha lavorato nel conflitto ma non sul conflitto, consapevole cioè di operare in una condizione conflittuale o post-conflittuale, senza implementare attività esplicitamente dedicate alla trasformazione delle dinamiche conflittuali, in Sri Lanka è emersa unincapacità di lettura del contesto che ha portato a operare intorno al conflitto, cioè ad evitarlo e non riconoscerlo, come se la guerra civile non esistesse e non influenzasse il soccorso umanitario. Oltre a questo, i due interventi italiani hanno evidenziato la mancanza di: unadeguata capacità analitica di cogliere attori e dinamiche conflittuali contestuali; una necessaria attenzione ai temi trasversali (questioni di genere, vulnerabilità socio-economica); una valida prospettiva strategica. E' infine possibile delineare un quadro sintetico su limiti e potenzialità della decentrata italiana: C.I.R.P.A.C. - Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l'analisi e la mediazione dei conflitti La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dell'approccio decentrato? Potenzialità Ruolo di mediazione e confidence-building che possono svolgere gli enti partenariali Sostegno al Potenziale Locale per la Pace Limiti Possibile carenza di competenze di mediazione e riconcializiaone interetnica Rischio che attività unilateralmente organizzate dai donatori accrescano la conflittualità sociale

15 C.I.R.P.A.C. - Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l'analisi e la mediazione dei conflitti Per migliorare la qualità della cooperazione allo sviluppo e umanitaria italiana, potrebbero essere implementate alcune proposte di lavoro: realizzare una mappatura delle varie competenze esistenti nei diversi territori italiani per appoggiarle nella mobilitazione in ambito internazionale; introdurre in Italia strumenti di analisi del conflitto da inserire nella gestione ordinaria dei progetti; proseguire con esercizi valutativi in grado di cogliere aspetti intangibili e relazionali dei processi di cooperazione e cogliere connessioni tra differenti livelli e settori delle attività svolte. La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dell'approccio decentrato? Potenzialità Sostegno delle iniziative di governance economica locale a risoluzione del conflitto e cultura democratica Attenzione posta, più che sulla questione etnica, sulle questioni socio-economiche riguardanti l'intera comunità Approccio basato sul dialogo in grado di accrescere la fiducia tra cittadini e istituzioni Limiti Iniziative di sviluppo promosse non sempre sostenibili Rischio che gli interventi di sviluppo non mirino all'integrazione economica tra gruppi nazionali Possibilità che i modelli di sviluppo promossi non siano istituzionalizzati a livello locale

16 C.I.R.P.A.C. - Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l'analisi e la mediazione dei conflitti http://www.cirpac.it/pdf/pace/pace4.pdf http://www.cirpac.it/pdf/pace/pace4.pdf Il presente power point, realizzato da Davide Berni, costituisce una sintesi del discussion paper elaborato da Bernardo Venturi e Karl Giacinti nel maggio 2009, scaricabile al seguente link: http://www.cirpac.it/pdf/pace/pace4.pdf http://www.cirpac.it/pdf/pace/pace4.pdf La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace dell'approccio decentrato?


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