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Lo “stile” del gruppo: comunicare e cooperare

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Presentazione sul tema: "Lo “stile” del gruppo: comunicare e cooperare"— Transcript della presentazione:

1 Lo “stile” del gruppo: comunicare e cooperare

2 Obiettivo Iniziare a comportamenti cooperativi e di comunicazione per un maggiore apprendimento sociale e religioso. Il “divino nell’umano: Comunicare e cooperare come espressione dell’uomo religioso

3 Per raggiungere gli obiettivi ciascuno deve sviluppare le sue capacità
Due premesse: A – il gruppo come LUOGO di ESPERIENZA B – nel gruppo si sperimenta le legge fondamentale della chiesa: l’ amore Due presupposti: Per raggiungere gli obiettivi ciascuno deve sviluppare le sue capacità Tutte le questioni sollevate dall’IRC toccano aspetti esistenziali e coinvolgono i valori

4 4 gradi di disponibilità alla comunicazione
Un gruppo, o parte di esso, parla senza coinvolgimento personale Un gruppo affronta quei temi con interesse, perché importanti “per l’orientamento della vita degli uomini in generale (comunicazione esistenziale) Un gruppo, o parte di esso, tratta quei temi in modo personale e ne scopre l’importanza “per la vita del singolo” (comunicazione esistenziale personale) Un gruppo coglie l’importanza che quei temi hanno “per la vita e per il comportamento del singolo” e li collocano dentro la vita e la loro vita in crescita

5 Ostacoli alla comunicazione
Pregiudizi o indifferenza verso la religione cattolica Scarsa conoscenza interiore di se stessi Insicurezza Spirito di competizione

6 Privilegiare il gruppo o i contenuti?
E’ corretto affermare che l’IRC è INSEGNATA. E’ corretto dire che la veicolazione dei contenuti richiede un clima positivo di accoglienza L’IRC è contemporaneamente E trasmissione di contenuti E esperienza di quei medesimi contenuti

7 Il principio dell’Incarnazione significa …..
Il “divino” si veicola nell’ “umano” Cooperazione e comunicazione necessarie per apprendere temi religiosi: superare i conflitti è un primo passo verso la comprensione dei comportamenti e degli ideiali religiosi Sviluppo integrale della persona: Cristo è la pienezza della maturità dell’uomo

8 Di che gruppo parliamo? Distinguiamo tra:
I – GRUPPO (interazione): insieme di persone numericamente contenute che interagiscono tra loro II – GRUPPO di LAVORO (integrazione): si apprende la mediazione, la collaborazione e la negoziazione III- LAVORO di GRUPPO: un determinato lavoro giustifica e fonda il gruppo

9 Giochiamo …. Nel gruppo si fa ESPERIENZA …
… che è simbolica dell’esperienza di Chiesa ORA: due giochi che hanno come OBIETTIVO: la collaborazione (= comunicazione e/o cooperazione)

10 Esercizio del quadrato
Istruzioni: Nella busta grande che si trova sul vostro tavolo troverete 5 buste più piccole. Ognuna di queste contiene diversi pezzi di una certa forma, con le quali si possono comporre dei quadrati.. Il compito di ogni gruppo è di formare 5 quadrati esattamente della stessa grandezza. Il compito termina quando davanti ad ogni partecipante del gruppo avrà davanti a se un quadrato completo, esattamente della stessa grandezza degli altri. b) Regole: Nessuno può parlare Nessuno può pregare un altro membro del gruppo di dargli un pezzetto o segnalargli in qualche modo che lui ha bisogno di un determinato pezzetto, che un altro gli deve dare Ogni membro può, se vuole, mettere i pezzi al centro del tavolo o darli ad un altro membro, però non può mai intervenire in forma diretta sulla figura di un altro Ogni membro può prendere dal mezzo un pezzo, ma nessuno può montare delle parti al centro del tavolo. c) Approfondimento Come ci si sente quando uno del gruppo tiene un pezzo importante senza accorgersi che è la chiave della soluzione? Che cosa provavano i partecipanti quando uno del gruppo aveva pronto un quadrato sbagliato e con un sorriso si gongolava sulla sedia? Che pensava colui che gongolava? Che sentimenti provi davanti a uno che è lento?

11 Dialogo controllato a) Ambientazione:
tanti nostre incomprensioni nascono da un fraintendimento di ciò che l’altro dice o/e anche dal fatto che non sempre sappiamo spiegarci ed esprimere bene quello che pensiamo; abbiamo spesso sperimentato come questo dia poi seguito a discussioni infinite e talvolta a litigi; siamo nello stesso tempo desiderosi di essere capiti ()quindi di avere un ascoltatore attento) e contemporaneamente di avere un interlocutore che sappia dire bene quello che deve dire (“parlare chiaro”) per aiutarci a ben parlare e ben ascoltare vi propongo l’esercizio del dialogo controllato

12 b) Come si svolge? c) REGOLE
Vi dividete in gruppi di TRE (che chiamo A, B e C). A e B scelgono un tema (può essere, ad esempio, “E’ bene dare la patente a 18 anni?”, oppure “Comprare o no il motorino a figlio di 14 anni?”… MA scegliete voi) sul quale condurre un conversazione. La conversazione si fa seguendo queste REGOLE, sulle quali C veglierà come osservatore c) REGOLE A incomincia una frase, fa una affermazione. Prima di rispondere, B deve ripetere il “senso” della frase di A (es: “tu pensi che…”; “tu hai detto che…” e da A deve ricevere la conferma “giusto”. B a questo punto fa la sua affermazione che A deve ripetere a avere l’approvazione di B ecc.. Se A dicesse “sbagliato”, B deve riformulare quello che ha sento da A. E se ancora non avesse ben compreso, A deve ripetere quello che ha detto. B ripete e poi via di seguito.. C, come osservatore, sta attento a che si osservino le regole del gioco e indica dopo 7 minuti, la fine del primo giro. Poi si cambiano i ruoli, in modo tale che tutti e tre facciano gli osservatori. Il tema resta sempre lo stesso. Tempo massimo 21 minuti (7 min a coppia)

13 d) Approfondimento del gioco. Tutti insieme.
L’animatore/professore pone all’inizio questa domanda: “Come si distingue questo tipo di conversazione da quelle che fate abitualmente?” Poi, dopo un primo giro di risposta, si può chiedere: “Cosa trovano di difficile due persone nel capirsi quando hanno una conversazione tra loro?” Dalle esperienze addotte si possono fissare, tra l'altro, i seguenti punti: 1 Frequenti errori da parte di colui che parla: - si esprime in modo impreciso (esempi); - non ordina i suoi pensieri prima di parlare (le sue espressioni non sono sufficientemente logiche, cosicché è difficile fare una sintesi); - confonde' perché nelle sue espressioni vuol concentrare troppe cose. Non si accorge che l'efficacia aumenta con la brevità; - Parla - di solito per insicurezza - di più e più a lungo di quanto il partner possa ricevere. 2. Errori frequenti di chi ascolta: - non ascolta con attenzione ma prepara già la risposta mentre il par­tner sta ancora parlando; perciò non riesce a ripetere con esattezza pensiero; - bada più ai dettagli che l'hanno particolarmente colpito che non al senso generale della comunicazione; - ripete più di quello che il partner ha detto, cioè continua il ragio­namento del partner; - cambia il senso dei pensieri secondo i suoi schemi di ragionamento (Grom, 61)


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