La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

PSICOLOGIA COGNITIVA: DALLE ORIGINI AD OGGI

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "PSICOLOGIA COGNITIVA: DALLE ORIGINI AD OGGI"— Transcript della presentazione:

1 PSICOLOGIA COGNITIVA: DALLE ORIGINI AD OGGI
La psicologia è la scienza che utilizza le evidenze introspettive e comportamentali per comprendere i processi che portano le persone a pensare e a comportarsi in una certa maniera nei diversi contesti della vita quotidiana.

2 PSICOLOGIA COGNITIVA: DALLE ORIGINI AD OGGI
La psicologia cognitiva è quella parte della psicologia che si focalizza essenzialmente sui processi interni che implicano la manipolazione di forme di conoscenza

3 EUROPA AFRICA ASIA AMERICA
Homo neanderthalensis Homo ergaster Homo antecessor Homo mauritanicus 2,0 1,8 1,6 1,4 1,2 1,0 0,8 0,6 0,4 0,2 0,0 Homo rhodesiensis Homo sapiens Homo heidelbergensis

4 PSICOLOGIA COGNITIVA: DALLE ORIGINI AD OGGI
habilis neanderthal erectus sapiens

5 Oggetti che presentano la rimozione di scaglie
Gli stadi evolutivi nella produzione di artefatti (1) periodo oggetti azioni Stadio 1 -- Oggetti già dotati delle caratteristiche necessarie per eseguire un compito (un ramoscello infilato nel nido delle termiti) Stadio 2 Oltre 2 milioni e 600 mila anni Oggetti che hanno le caratteristiche per eseguire un compito ma queste non sono quelle dominanti (foglie assorbenti vengono usate come spugne per raccogliere acqua) Stadio 3 Circa 2 milioni e 600 mila anni Oggetti che presentano la rimozione di scaglie ripetizione

6 Oggetti stadio 3

7 Asce con il bordo curvo che va a formare una superficie bidimensionale
Gli stadi evolutivi nella produzione di artefatti (2) Stadio 4 2 milioni di anni Utensili di Oldowan, incisi tramite la rimozione ripetuta di scaglie per ottenere un bordo tagliente iterazione Stadio 5 1 milione e 500 mila anni Asce con il bordo curvo che va a formare una superficie bidimensionale

8 Oggetti stadio 4

9 Oggetti stadio 5

10 Gli stadi evolutivi nella produzione di artefatti (3)
Stadio 6 300 mila anni Strumenti realizzati per mezzo della tecnica Levallois: l’azione è guidata dalla preparazione di un nucleo con l’intento di produrre delle scaglie che vengono poi lavorate ulteriormente per produrre altri strumenti algoritmo Stadio 7 50 mila anni Gli strumenti diventano tridimensionali e si realizzano oggetti taglienti già preparati per la produzione di altri oggetti taglienti ricorsione

11 Oggetti stadio 6 a b c e

12 Oggetti stadio 7

13 All’incirca 50.000 anni fa gli artefatti diventano cognitivi,
diventano strumenti di sostegno all’attività umana permettendo la gestione della risorsa più importante: LA CONOSCENZA

14 PSICOLOGIA COGNITIVA: DALLE ORIGINI AD OGGI
La filosofia greca, nelle massime espressioni di Platone e Aristotele, ha cercato di risolvere il problema del dualismo mente-corpo.

15 PSICOLOGIA COGNITIVA: DALLE ORIGINI AD OGGI
Ad Aristotele si devono anche dei contributi fondamentali come l’aver stabilito che i modelli di pensiero dipendono da tre leggi di associazione: Contiguità Similarità Contrasto

16 PSICOLOGIA COGNITIVA: DALLE ORIGINI AD OGGI
Dopo gli splendori greci la filosofia e soprattutto la psicologia suscitarono scarso entusiasmo. Fino all’espressione del pensiero di R. Descartes ( ) il quale sostenne la differenza tra corpo e mente/spirito

17 PSICOLOGIA COGNITIVA: DALLE ORIGINI AD OGGI
Nella concezione di Descartes, l’anima non è materiale e non è indagabile

18 PSICOLOGIA COGNITIVA: DALLE ORIGINI AD OGGI
La psicologia cognitiva come scienza sperimentale nasce nel 1879 a Lipsia, dove W. Wundt fondò il primo laboratorio di psicologia sperimentale. Prima di questa data ci si può riferire agli studi psicofisici Realizzati da studiosi quali Fechner e Weber

19 PSICOLOGIA COGNITIVA: DALLE ORIGINI AD OGGI
I metodi utilizzati, erano Metodo delle più piccole differenze -gli stimoli crescono e decrescono finchè il soggetto riferisce di percepire la differenza- Metodo dei casi veri e falsi -due stimoli vicini sono paragonati e sono considerati diversi quando lo sono per il 75% dei soggetti- Metodo degli errori medi (o degli aggiustamenti) - I soggetti manipolano uno stimolo finchè non scelgono quello che pare loro uguale ad uno stimolo di confronto-

20 PSICOLOGIA COGNITIVA: DALLE ORIGINI AD OGGI
Tutto ciò porto alla formulazione della famosa legge di Weber-Fechner Sensazione = K log S

21 S=cIb PSICOLOGIA COGNITIVA: DALLE ORIGINI AD OGGI
Più comune oggi la legge di Stevens S=cIb

22 L’associazionismo e la riflessologia
L’associazionismo è un’impostazione teorica vecchia come l’uomo. Alla base vi è la concezione della mente come tabula rasa. Con l’esperienza si strutturano delle reti di associazioni tra eventi. La riflessologia russa si basava su questo riferimento teorico

23 L’associazionismo e la riflessologia
La riflessologia può quindi essere considerata l’origine moderna di tale impostazione Pavlov è lo studioso che ha proposto la teoria del condizionamento classico.

24 L’associazionismo e la riflessologia
prima del condizionamento Stimolo neutro Nessuna risposta Riflesso incondizionato Stimolo incondizionato Risposta incondizionata durante il condizionamento Stimolo neutro Stimolo incondizionato Risposta incondizionata dopo il condizionamento Stimolo condizionato Risposta condizionata Riflesso condizionato

25 L’associazionismo e il comportamentismo
La nascita del comportamentismo può essere fatta risalire al secondo decennio del 1900, negli Stati Uniti. Watson nel 1913 pubblicò il manifesto del comportamentismo

26 L’associazionismo e il comportamentismo
Il primo grande esponente del comportamentismo è Thorndike che riferendosi a sperimentazioni con animali studiò l’apprendimento per prove ed errori e propose la “legge dell’effetto”.

27 L’associazionismo e il comportamentismo

28 L’associazionismo e il comportamentismo
Un altro studioso, Skinner, è storicamente il principale esponente del comportamentismo. A lui si deve la concezione della Skinner-Box alla base della formulazione del “condizionamento operante”.

29 L’associazionismo e il comportamentismo
rinforzo positivo presentazione di uno stimolo che soddisfa un bisogno (cibo, acqua) rinforzo negativo cessazione di uno stimolo negativo (scossa, rumore) no rinforzo assenza di rinforzi positivi o negativi punizione presentazione di uno stimolo avversivo rinforzo intermittente il rinforzo è presentato solo ogni tanto con intervalli temporali fissi o variabili

30 L’associazionismo e il comportamentismo
diversi programmi di rinforzo intermittente (sempre, però, dopo che è stata fornita una risposta) Intervallo fisso rinforzo ogni X secondi intervallo variabile rinforzo ogni X secondi circa rapporto fisso rinforzo ogni X risposte rapporto variabile rinforzo ogni X risposte circa

31 L’associazionismo e il comportamentismo
Discriminazione un comportamento è rinforzato solo quando è accompagnato da un certo stimolo l’animale impara a discriminare lo stimolo e produce il comportamento solo quando lo stimolo è presente Esempio: il ratto riceve cibo solo quando abbassa la leva in presenza di un tono di 1000 Hz Generalizzazione risposta a stimoli simili allo stimolo che è stato rinforzato Esempio: il ratto abbassa la leva anche in presenza di un tono di 500 Hz

32 L’associazionismo e il comportamentismo
L’apprendimento tramite sequenze di stimoli e risposte può portare alla creazione di catene associative che rendono conto di comportamenti complessi

33 L’associazionismo e il comportamentismo
Gli esperimenti di Tolman portarono alla considerazione di un paradigma S-O-R

34 L’associazionismo e il comportamentismo
Gli esperimenti di Tolman: Gruppo A >> no R Gruppo B >> R sempre Gruppo C >> R dopo 11 gg

35 L’associazionismo e il comportamentismo
Chomsky ha criticato duramente l’impostazione comportamentista in quanto non in grado di rendere conto di fenomeni quali l’uso creativo del linguaggio.

36 La Psicologia della Gestalt
Nata e sviluppata in Germania all’inizio del secolo E’ la corrente di psicologia della percezione che ha maggiormente inciso nell’indagine sperimentale. Alla base della teoria vi è un’impostazione che considera l’esperienza non scomponibile nelle sue unità più semplici: “il tutto è più della somma delle parti”

37 La Psicologia della Gestalt
Gli individui, organizzano l’esperienza secondo la configurazione più semplice. Tale configurazione è determinata dai fattori percettivi gestaltici : vicinanza somiglianza buona continuazione chiusura buona forma

38

39

40

41

42

43 La Psicologia della Gestalt
Campagna contro l’abuso minorile

44 La Psicologia della Gestalt

45 La Psicologia della Gestalt

46 La Psicologia della Gestalt
La psicologia della Gestalt ha ridimensionato il ruolo dell’esperienza passata e ha enfatizzato la funzione svolta dal contesto…. Però…..

47 La Psicologia della Gestalt
La psicologia della Gestalt ha ridimensionato il ruolo dell’esperienza passata e ha enfatizzato la funzione svolta dal contesto

48

49

50

51 La Psicologia della Gestalt
La psicologia della Gestalt si è anche occupata dei processi di pensiero e di apprendimento. La lezione che i gestaltisti hanno proposto non è stata ancora pienamente valutata. Molti psicologi gestaltisti, insieme con altri studiosi di psicologia della percezione si sono occupati anche dello studio delle illusioni percettive.

52 Illusione di Oppel Illusione Muller-Lyer

53 Illusione di Ponzo Illusione di Sander

54 Illusione di Zoellner Illusione di Hering

55

56

57

58

59

60

61

62

63

64

65

66 La scuola storico-culturale
sovietica Di ispirazione marxista ha tra i suoi esponenti Lurija, Leont’ev e Vygotskji

67 La scuola storico-culturale
sovietica La nozione degli strumenti psicologici si basa sulla concezione marxista che afferma come l’utilizzazione degli strumenti sia una caratteristica della vita umana Le funzioni psichiche si sviluppano in connessione con degli strumenti sviluppati nel corso dell’evoluzione umana Esempi di strumenti sono i metodi di calcolo, le opere d’arte, le mappe….e soprattutto Il linguaggio

68 La scuola storico-culturale
sovietica Per Vygotskji ogni funzione dello sviluppo culturale appare due volte: prima come attività collettiva, sociale poi come attività interna, individuale, intrapsichica Quindi lo sviluppo intellettuale del bambino dipende dal suo controllo dei veicoli sociali del pensiero, vale a dire dal linguaggio.

69 La scuola storico-culturale
sovietica Il linguaggio, oltre a essere esso stesso strumento psicologico, ha il ruolo di rendere esplicito il significato la storia degli altri strumenti

70 La scuola storico-culturale
sovietica La zona di sviluppo prossimale si riferisce alla distanza tra il livello attuale dello sviluppo, determinato dalla capacità di risolvere autonomamente un problema, al livello prossimale dello sviluppo, determinato dalla capacita di risolvere un problema sotto la guida di un adulto o in collaborazione con un compagno più abile. Gli adulti sono quindi mediatori di cultura.

71 La teoria dell’elaborazione
dell’informazione Il concetto di informazione si riferisce alla capacità di ridurre l’ignoranza o l’incertezza in relazione ad uno stato di cose particolare. Il manifestarsi di una variabile dicotomica (vivo-morto, testa-croce, acceso-spento…) può essere informativo. Se la variabile può manifestarsi in più occorrenze allora si ha un grado di incertezza maggiore. L’unità di misura per l’informazione è il bit. In generale al raddoppio delle alternative i bit aumentano di un’unità.

72 La teoria dell’elaborazione
dell’informazione L’aggancio alla teoria dell’informazione ha stimolato la ricerca sulle capacità comunicative e di elaborazione. Tra i primi studiosi in questo settore Miller, Galanter e Pribram (“Piani e strutture del comportamento”). Alla base della loro proposta vi è una considerazione del comportamento di tipo configurazionale, basato su “piani” che possono contenere unità di comportamento molari e molecolari.

73 La teoria dell’elaborazione
dell’informazione I piani sono strutturati con unità di monitoraggio “TOTE” (test-operate-test-exit)

74 La teoria dell’elaborazione
dell’informazione L’aggancio alla teoria dell’informazione ha permesso anche di riferirsi alla metafora del computer. A proposito della similitudine tra il comportamento umano e quello esibito da un calcolatore adeguatamente programmato è interessante il test di Turing.

75 La teoria dell’elaborazione
dell’informazione il test di Turing non va confuso con la macchina di Turing

76 La teoria dell’elaborazione
dell’informazione L’insieme di queste argomentazioni è confluito nel libro di Neisser “Cognitive Psychology” pubblicato nel 1967. Neisser ha proposto la possibilità di utilizzare il computer come metafora dell’elaborazione cognitiva. Come per il computer anche per l’uomo è possibile distinguere una parte hardware da una parte software. L’approccio è fortemente caratterizzato da una considerazione sequenziale dell’elaborazione delle informazioni.

77 La mente e l’elaborazione delle informazioni
I modelli relativi al funzionamento della mente maggiormente accettati e condivisi prevedono dei percorsi che dalla presenza di segnali fisici portano all’elaborazione ti entità mentali (immagini, concetti…) Segnali fisici reiterazione MLT Riconoscimento di pattern Trasduzione sensoriale Registro sensoriale MBT Versione modificata di un modello generale proposto per illustrare il funzionamento della mente intesa come elaboratore di informazioni (Atkinson e Shiffrin, 1971)

78 La mente e l’elaborazione delle informazioni
I segnali fisici Segnali fisici reiterazione MLT Riconoscimento di pattern Trasduzione sensoriale Registro sensoriale MBT

79 La mente e l’elaborazione delle informazioni
I segnali fisici presenti nel mondo sono di varia natura e per poterli cogliere occorrono dei recettori specifici per ciascun tipo di segnale. Segnali fisici Ma anche nei casi in cui siamo dotati dei recettori necessari a percepire una certa tipologia di segnale fisico, non è garantito che si riesca a percepire tutte le possibili manifestazioni dello stesso. Le onde sonore, ad esempio sono misurate in Hz, e l’orecchio umano riesce a percepire solo quelle comprese tra 20 e Hz.

80 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Nel caso degli stimoli visivi, invece, si ritiene che la luce possa propagarsi anche attraverso il vuoto, in quanto consiste di particelle che si chiamano fotoni. Segnali fisici Se ci si sofferma sulle capacità ondulatorie delle radiazioni luminose si evidenzia come la luce percepibile dall’occhio umana sia quella compresa tra 400 e 700 nm.

81 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Segnali fisici Al di sotto di queste frequenze vi sono i raggi ultravioletti, mentre al di sopra vi sono i raggi infrarossi.

82 La mente e l’elaborazione delle informazioni
La trasduzione sensoriale Segnali fisici reiterazione MLT Riconoscimento di pattern Trasduzione sensoriale Registro sensoriale MBT

83 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Il processo che fa sì che gli stimoli fisici, grazie alla presenza di recettori, vengano tradotti in differenze di potenziale trasmesse poi alle cellule nervose, viene chiamato “trasduzione sensoriale”. Trasduzione sensoriale Ogni volta che l’energia dello stimolo appropriato raggiunge un recettore, questo altera le caratteristiche della sua membrana che diventa più permeabile agli ioni sodio e potassio (ioni che sono carichi elettricamente). Si genera così una differenza di potenziale che attiva il meccanismo di trasmissione delle differenze di potenziale tra le cellule nervose.

84 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Trasduzione sensoriale

85 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Trasduzione sensoriale

86 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Trasduzione sensoriale

87 La mente e l’elaborazione delle informazioni

88 La mente e l’elaborazione delle informazioni

89 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Il registro sensoriale Segnali fisici reiterazione MLT Riconoscimento di pattern Trasduzione sensoriale Registro sensoriale MBT

90 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Una prima forma di memoria è stata scoperta in relazione agli stimoli che sono stati elaborati tramite la trasduzione sensoriale. Registro sensoriale Questa prima memoria, chiamata “registro sensoriale” è stata studiata sia in relazione alle sue capacità, e cioè quanti stimoli è in grado di elaborare in un dato momento, sia in relazione alla durata, cioè quanto tempo riusciamo a ricordare quegli stessi stimoli.

91 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Una prima forma di memoria è stata scoperta in relazione agli stimoli che sono stati elaborati tramite la trasduzione sensoriale. Registro sensoriale

92 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Nei diversi esperimenti condotti da Sperling (1960), i soggetti dovevano riferire le lettere presentate su di una matrice dopo che queste erano scomparse alla vista. Registro sensoriale T D R H U D P Q M Una delle matrici di lettere usate nell’esperimento di Sperling (1960)

93 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Nei diversi esperimenti condotti da Sperling (1960), i soggetti dovevano riferire le lettere presentate su di una matrice. Registro sensoriale Le lettere erano presentate solo per pochi msc, poi lo schermo veniva oscurato. In questi casi i soggetti che partecipavano all’esperimento mediamente erano in grado di riferire 3-4 lettere T D R H U D P Q M Una delle matrici di lettere usate nell’esperimento di Sperling (1960)

94 La mente e l’elaborazione delle informazioni
In una variazione dell’esperimento, subito dopo la presentazione della matrice di lettere i soggetti ascoltavano un tono sonoro alto, medio o basso. Registro sensoriale Il loro compito, in questo caso, era di ripetere solo le lettere corrispondenti al tono. In questa condizione sperimentale i soggetti potevano ripetere tutte e tre le lettere che corrispondevano alla riga del tono sonoro. T D R H U D P Q M TONO ALTO TONO MEDIO TONO BASSO Esemplificazione della corrispondenza tra toni sonori e righe di lettere

95 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Questi risultati indicano che il registro sensoriale può essere considerato illimitato nella sua capacità, vale a dire che possiamo percepire tutti gli elementi in una scena e ricordarli per qualche istante. Questi ricordi, però, non sono di lunga durata. E infatti nel primo compito bastava il tempo necessario a ripetere le prime lettere a cancellare dalla memoria gli altri stimoli. Cosa che invece non si verifica nella seconda condizione sperimentale. Registro sensoriale

96 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Il riconoscimento di pattern Segnali fisici reiterazione MLT Riconoscimento di pattern Trasduzione sensoriale Registro sensoriale MBT

97 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Riconoscimento di pattern Le relazioni tra percezione e memoria sono invece analizzate dagli studi relativi al riconoscimento di pattern. Due le ipotesi: confronto tra sagome - il pattern è confrontato con la sagoma prototipica; Analisi delle caratteristiche - i tratti distintivi sono rilevati e integrati (v. il pandemonium di Selfridge, 1995) E

98 La mente e l’elaborazione delle informazioni
In alternativa si può ritenere che gli elementi stimolo che si configurano come unità percettive siano riconosciuti grazie a confronti con “sagome” Contenute in un deposito di memoria dove teniamo le conoscenze consolidate, quelle che costituiscono la nostra enciclopedia mentale. Riconoscimento di pattern

99 La mente e l’elaborazione delle informazioni
“L'idea di Pandemonium era che nel riconoscimento di qualcosa, ….. noi disponiamo di un piccolo demonio per ogni caratteristica, per ogni parte dell'immagine. I demoni, quando vedono un'immagine, gridano: "Quello sono io! Quello sono io!" Un demonio superiore ascolta questi altri demoni e decide chi grida più forte. Se si sta leggendo un carattere in una parola e il demonio superiore sente il demonio della lettera A gridare più forte, allora dice: "Ecco, questa è una lettera A". L'idea è di disporre di diverse reti neurali che rappresentano i demoni; ciò che essi gridano, cioè il loro output, corrisponde alla quantità di se stessi che essi riconoscono”. (da un’intervista a Selfridge, 1995) Riconoscimento di pattern

100 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Riconoscimento di pattern

101 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Analisi delle caratteristiche S S S S S S S S S S S (Navon, 1977) Riconoscimento di pattern

102 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Ma, quale che sia l’ipotesi accettata, quello sul quale tutti gli studiosi concordano è che il sistema per il riconoscimento di pattern è in diretta relazione con almeno altri due sistemi, quello della memoria a breve termine e quello della memoria lungo termine. Riconoscimento di pattern Il primo sistema elabora poche informazioni per brevi periodi di tempo, mentre il secondo potenzialmente può contenere una quantità infinita di informazioni e per periodi ti tempo che possono durare anche l’intera esistenza.

103 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Dal sistema per il riconoscimento di pattern le informazioni, una volta riconosciute sono passate ad una memoria temporanea (MBT) che le sottoporrà ad elaborazioni ulteriori. Riconoscimento di pattern Le relazioni con la MLT sono tali per cui: o da questa sono recuperate le informazioni necessarie per interpretare il presente; oppure in essa sono immesse direttamente le informazioni, come nei casi di evidente sorpresa o forte motivazione.

104 La mente e l’elaborazione delle informazioni
La memoria a breve termine Segnali fisici reiterazione MLT Riconoscimento di pattern Trasduzione sensoriale Registro sensoriale MBT

105 La mente e l’elaborazione delle informazioni
La memoria a breve termine riceve informazioni sia dal sistema per il riconoscimento dei pattern sia dal sistema di memoria a lungo termine. La capacità di questo sistema è alquanto limitata. Può contenere poche informazioni alla volta e per piccole frazioni ti tempo. Uno di primi studiosi a occuparsi della determinazione dei limiti della MBT fu H. Ebbinghaus (1885) che condusse lunghi studi sulla memorizzazione di sillabe. reiterazione MBT

106 La mente e l’elaborazione delle informazioni
reiterazione MBT

107 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Quasi tutte le ipotesi teoriche sul funzionamento Della MBT prevedono che questa sia anche un centro di controllo dei processi della mente: Attenzione – interpretabile come il controllo del flusso di informazioni dal deposito sensoriale al deposito a breve termine; Codificazione – controllo del passaggio delle informazioni dalla MBT alla MLT; Recupero – controllo del passaggio delle informazioni dalle MLT alla MBT E reiterazione MBT

108 La mente e l’elaborazione delle informazioni
reiterazione Alcuni degli effetti maggiormente riscontrati negli studi sulla MBT si riferiscono ad un miglioramento dei ricordi per stimoli che, presentati sotto forma di lista, si trovano in posizione iniziale (effetto primacy), o in posizione finale (effetto recency) MBT

109 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Il primo di questi effetti sarebbe dovuto al fatto che nelle fasi iniziali del compito di memorizzazione, tutte le risorse della MBT sono dedicate ai primi stimoli, e quindi questi possono facilmente accedere alla MLT. Gli ultimi stimoli, invece, quelli presentati in fase finale, al momento del recupero sarebbero ancora contenuti nella MBT, e quindi facilmente recuperabili. reiterazione MBT

110 La mente e l’elaborazione delle informazioni
Nelle formalizzazioni più recenti la MBT è considerata come una memoria di lavoro, vale a dire un sistema dove vengono essenzialmente svolte delle elaborazioni finalizzate alla manipolazione degli stimoli. reiterazione MBT Questa si compone di quattro sottosistemi: L’esecutivo centrale – che ha il compito di gestire le risorse attenzionali e le modalità operative del sistema nel suo complesso; il loop articolario – deputato all’elaborazione di stimoli verbali; la lavagna visuo-spaziale – deputata all’elaborazione delle immagini. il buffer episodico

111 La mente e l’elaborazione delle informazioni
reiterazione MBT

112 La mente e l’elaborazione delle informazioni
In uno studio di Robbins et al (1996), giocatori di scacchi, più o meno esperti, dovevano eseguire in contemporanea uno dei seguenti compiti Tamburellare con le dita (controllo) Produrre dei numeri casuali (esecutivo centrale) Premere i tasti di una tastiera in senso antiorario (taccuino V-S) Ripetere rapidamente le parole see/saw (loop articolatorio reiterazione MBT

113 La mente e l’elaborazione delle informazioni
reiterazione MBT Qualità della mossa Controllo Loop art Taccuino V-S esecutivo c. Non esperti Esperti

114 La mente e l’elaborazione delle informazioni
La memoria a lungo termine Segnali fisici reiterazione MLT Riconoscimento di pattern Trasduzione sensoriale Registro sensoriale MBT

115 La mente e l’elaborazione delle informazioni
MLT Sebbene la reiterazione del materiale informativo possa portare con più probabilità a registrare delle informazioni all’interno della MLT, si possono verificare dei fenomeni che negano questa concezione. Oggi, infatti, gli studiosi tendono a considerare due tipi di ripetizioni diverse: la ripetizione di mantenimento; la ripetizione integrativa. La seconda è maggiormente funzionale al consolidamento delle informazioni all’interno della MLT.

116 La mente e l’elaborazione delle informazioni
MLT Quello che si apprende nel corso della nostra esistenza, nella maggior parte dei casi non è dovuto ad uno sforzo consapevole esercitato proprio al fine di imparare. E’ possibile dire, invece, che più è profonda la riflessione su una certa informazione e più saranno alte le possibilità di ricordarla. Questo viene definito “ripetizione integrativa” e si caratterizza per il fatto che il fine immediato non è quello che porta al ricordo del materiale informativo bensì quello relativo alla sua comprensione.

117 La mente e l’elaborazione delle informazioni
MLT Si può riferire di due diverse ipotesi in relazione al formato delle informazioni in memoria Memorie come tracce Memorie come schemi

118 Per discriminare tra le diverse impostazioni sui formati delle informazioni nella memoria a lungo termine si può fare riferimento agli studi sui flash di memoria . Questi potrebbero sostenere l’ipotesi delle tracce di memoria in quanto darebbero prova del fatto che alcuni eventi possono essere registrati così come sono avvenuti. I flash di memoria sono, infatti, ricordi particolarmente vividi relativi a eventi di pubblica rilevanza. MLT

119 il proprio stato d’animo cosa è accaduto dopo
I primi e più importanti studi sono stati condotti da Brown e Kulik (1977) in relazione alla morte del presidente Kennedy. Lo studio è retrospettivo è ha messo in evidenza che i soggetti in relazione alla notizia dell’evento riescono a ricordare anche dopo anni: il luogo cosa facevano chi l’ha riportata il proprio stato d’animo cosa è accaduto dopo MLT

120 MLT

121 La teoria elaborata al riguardo è quella del “NOW PRINT”
Gli stadi sono quelli relativi 1 - alla sorpresa 2 - all’importanza 3 - alla produzione del flash di memoria (“now print”) 4 - alla reiterazione 5 - al resoconto del flash MLT

122 Altri studi però non sembrano confermare l’esistenza dei flash di memoria.
Lo studio di McCloskey et al (’88) è stato condotto con questionari follow up (1- tre giorni e 2 - nove mesi dopo l’evento, l’esplosione del Challenger). I risultati sono relativi a resoconti più generali e con errori di ricostruzione. MLT

123 Per Bohannon è l’impatto emotivo a determinare la vividezza dei ricordi.
Sono i ricordi con maggiore impatto emotivo e reiterati più frequentemente quelli che risultano più vividi. Ad ogni modo le caratteristiche dei flash di memoria sono continue e non tutto o nulla. Altri studi – che implicano una doppia procedura relativa a ricordi riferibili a compagni di studi e ad eventi pubblicamente rilevanti come l’inizio della guerra in Iraq (Weaver, 1993) - indicano che è il grado di fiducia dei soggetti in relazione al proprio ricordo ciò che varia tra ricordi ordinari e flash di memoria. MLT

124 La mente e l’elaborazione delle informazioni
MLT Diverse ricerche hanno dimostrato che i ricordi si consolidano con più facilità quando gli stimoli sono presentati all’interno di circostanze logicamente coerenti. A sostegno di questi risultati anche quelli che evidenziano come “l’organizzazione del materiale” sia una strategia di memorizzazione intimamente legata alla ripetizione elaborativa. Questa, da un punto di vista strutturale può esplicitarsi nella ricerca di raggruppamenti; ordinamenti; gerarchie.

125 La mente e l’elaborazione delle informazioni
MLT La teoria degli schemi di memoria è stata elaborata a a partire dagli studi di Bartlett negli anni ’30 Lo schema è una struttura organizzata e dinamica, capace di modificarsi a seconda delle esperienze correnti e pregresse

126 La mente e l’elaborazione delle informazioni
MLT Gli studi di Loftus e Palmer (‘74) hanno inquadrato le testimonianze oculari nell’ambito degli studi studi sugli schemi mentali

127 La mente e l’elaborazione delle informazioni
MLT Il concetto di Script si riferisce alla memoria di eventi, e pertanto si riferisce a schemi che hanno anche una dimensione temporale Script di eventi di eventi generalizzati situazionali intenzionali

128 La mente e l’elaborazione delle informazioni
MLT

129 La mente e l’elaborazione delle informazioni
MLT Infine, per quanto riguarda il formato delle rappresentazioni all’interno della MLT occorre distinguere quanto meno tra memoria dichiarativa e memoria procedurale. La prima è relativa a quelle conoscenze che siamo in grado di riferire, che hanno carattere enciclopedico, e possono essere abbastanza facilmente soggette a oblio. La seconda, invece, si riferisce al saper fare le cose, non è facilmente riferibile ed è molto più resistente.

130 La teoria dell’elaborazione dell’informazione
La linearità di tale modello è rigettata in quello proposto da Broadbent (1984) Memoria di Lavoro astratta Sistema di elaborazione centrale Registro sensoriale Magazzino delle risposte motorie Magazzino associativo a lungo termine

131 La teoria dell’elaborazione
dell’informazione L’approcccio di Gibson, detto approccio ecologico, invece, ha spostato l’accento sulle capacità informative dell’ambiente: Le informazioni non sono solo ciò che viene elaborato dall’individuo, ma sono disponibili nell’ambiente, e tutto ciò che occorre è solo che l’individuo vi presti attenzione. Le invarianti strutturali sono la parte stabile dei percetti, sono queste che costituiscono l’infomazione.

132 La teoria dell’elaborazione
dell’informazione

133 La teoria dell’elaborazione
dell’informazione L’impostazione data da Gibson ha permesso di considerare l’individuo come un organismo attivamente impegnato nel compito di rilevazione delle informazioni. Rilevante al riguardo il concetto di affordance.

134 Il Connessionismo Il connessionismo rappresenta una sorta di fusione tra l’approccio associazionista e quello informazionale.

135 Il Connessionismo Le reti connessioniste si auto-strutturano sulla base di esempi di apprendimento Gatto Tartaruga Rondine Seppia Uomo Squalo Cervo Ha quattro zampe Ha due zampe Non ha zampe Ha le squame Ha la corazza Ha il pelo Ha le penne

136 Il Connessionismo

137 Il Connessionismo

138 Il Connessionismo Le rappresentazioni possono essere esplicitate tramite il ricorso alle hidden units Gatto Tartaruga Rondine Seppia Uomo Squalo Cervo Ha quattro zampe Ha due zampe Non ha zampe Ha le squame Ha la corazza Ha il pelo Ha le penne


Scaricare ppt "PSICOLOGIA COGNITIVA: DALLE ORIGINI AD OGGI"

Presentazioni simili


Annunci Google