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La sfida del primo annuncio.

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Presentazione sul tema: "La sfida del primo annuncio."— Transcript della presentazione:

1 La sfida del primo annuncio.
PARROCCHIA MARIA SS. ADDOLORATA OPERA DON GUANELLA – BARI Quando cominciare? Anno Pastorale La sfida del primo annuncio.

2 Incontrando i catechisti, papa Francesco ha detto che una delle periferie esistenziali di oggi sono i bam­bini che giungono ai nostri itinerari senza neppure saper fare il segno della croce. Se le famiglie fossero ambiti in cui si comunica la fede, con la stessa naturalezza con cui si insegna a nutrirsi e a camminare, questo problema non ci sarebbe. Perché il luogo dell'inizio della fede, di per sé, è proprio lì, in famiglia, come abbiamo già visto. Ma spesso le cose non funzionano così. Ecco allora la catechesi parrocchiale farsi carico della responsabilità dell'annuncio, alla quale non è però molto abituata. Giuliana, una catechista che era presente all’in­contro col papa, commenta: «È proprio vero: molti bambini non sanno fare il segno della croce. Molti non capiscono il significato neppure delle più sem­plici parole del cristianesimo. Da dove cominciare?».

3 1. La riscoperta del primo annuncio
«Da dove cominciare?». Ecco la domanda che sta alla base del pri­mo annuncio.

4 Nel credere, infatti, ogni tappa non è uguale alla precedente
Nel credere, infatti, ogni tappa non è uguale alla precedente. Non tutto avviene in maniera ovvia. La fede ha un inizio, in forma di dono, di grazia. C’è un dono iniziale, c’è una sorpresa che si apre al cam­mino. Dove e come ciò avviene? E questa dinamica vale anche per i bambini e i ragazzi o solo per gli adulti?

5 Da qualche anno, anche in Italia, si parla spesso di «primo annun­cio», mettendo così l’accento direttamente sul fatto che per diventare cristiani non basta un’introduzione sommaria al cristianesimo; occor­re invece proporre un confronto reale con la buona notizia di Gesù morto e risorto, cuore del messaggio cristiano1. 1. Per uno sguardo documentato, cfr. CETTINA CACCIATO, «Prassi catechistica: Documen­to base, catechismi e nuove indicazioni per l’iniziazione cristiana», in ASSOCIAZIONE ITALIANA CATECHETI, Il primo annuncio: tra “kerigma” e catechesi, a cura di CETTINA CACCIATO, Elledici, Leumann 2010,

6 La presenza diffusa dell’espressione «primo annuncio», nell’attua­le produzione pastorale, segnala che «l’epoca della catechesi è finita. [...] Venuto a declinare [...] l’apporto della famiglia e del contesto sociale, la catechesi - sia pur rinnovata - vaga nel vuoto e non rag­giunge [...] il proprio obiettivo»2. 2. SERGIO LANZA, Convertire Giona. Pastorale come progetto, OCD, Roma Morena 2005, 158.

7 Non stupisce, perciò, rilevare tale espressione anche nei documenti CEI che cercano di favorire la ri­cezione del RICA: i vescovi identificano l’evangelizzazione in senso specifico con il primo annuncio o annuncio fondamentale3, indican­done la differenza rispetto alla catechesi e chiedendo che l’evangelizzazione sia preceduta da un’azione di dialogo e ascolto. 3. IC/3, n. 23.

8 Anche il do­cumento Incontriamo Gesù riprende questa espressione con ampiezza, fin dal titolo: Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia.

9 Come è stato notato: «La riflessione sull’importanza dell’annuncio e della catechesi lungo tutto l’arco della vita è il primo tra gli obiettivi che il documento si pone (cfr. IG 5), nella convinzione che su questi elementi si determini il futuro della Chiesa in Italia»4. 4. UBALDO MONTISCI, «“Annuncio”/”catechesi”: alternativa o binomio?», : 114.

10 Dai nuovi Orientamenti: urgenza e specificità del primo annuncio
Tra le dimensioni sottolineate in IG «la dimensione Kerygmatica, in chiave fortemente cristocentrica, dell’annuncio e della catechesi viene sottolineata come “cuore” dell’azione evangelizzatrice»5. Quanto alla definizione, si chiarisce che il primo annuncio «ha per oggetto Gesù Cristo incarnato, per noi crocifisso, morto e risorto, in cui si compie la piena e autentica liberazione dal male, dal peccato e dalla morte; ha per obiettivo la chiamata a conversione con la proposta dell’incontro con Gesù stesso. Quanto alle modalità, deve essere proposto con la testimonianza della vita, con la parola e la valorizzazione di tutti i canali espressivi adeguati, nel contesto della cultura dei popoli e della vita delle persone» (CEI, IG 20). «In questa direzione, diventano luoghi di annuncio i «cinque ambiti» messi in luce nel Convegno ecclesiale nazionale di Verona6: la vita affettiva, il rapporto tra lavoro e festa, le esperienze personali e sociali della fragilità, le forme della tradizione, i mondi della cittadinanza. Ognuno di questi ambiti fa incontrare le esperienze costitutive della vita umana: possono rivelarsi occasioni preziose per la porta della fede, dove sentire la presenza di Gesù che guarisce, consola, sprona, accompagna e apre alla speranza» (CEI, IG 36). Tale azione ecclesiale è originaria e fondativa di tutto il cammino, e comporta un legame molto forte con la sacra Scrittura, visto che «la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17) (CEI, IG 20). 5. ANTONIO BAGNASCO, «Presentazione», in IG. 6. «La scelta degli ambiti esistenziali come luoghi di esercizio della testimonianza conferma che non è possibile dire la novità che proclamiamo in Gesù risorto, se non dentro le forme culturali dell’esperienza umana, che costituiscono la trama di fondo delle esperienze di prossimità» (Testimoni del grande “sì” di Dio all’uomo, n. 4., Cfr. anche Lettera ai cercatori di Dio, p. 16).

11 2. Alcuni criteri orientativi
Con le affermazioni proposte dagli interventi magisteriali viene opportunamente precisato l’obiettivo del kerygma: un annuncio che è «primo» non solo nel senso che sta all’inizio degli itinerari di inizia­zione «e dopo si dimentica o si sostituisce con altri contenuti che lo superano».

12 Ma primo in senso qualitativo, «perché è l’annuncio principale, quello che si deve sempre tornare ad ascoltare in modi diversi e che si deve sempre tornare ad annunciare durante la catechesi in una forma o nell’altra, in tutte le sue tappe e i suoi momenti» (EG 164).

13 Entrando nel vivo della questione, ci domandiamo ora:
quali sono gli elementi che un non credente - adulto o ragazzo - dovrà conosce­re, assimilare e vivere per essere cristiano? Quali sono i contenuti del primo annuncio o kerygma? Qual è la buona notizia che siamo chiamati a comunicare?

14 Il concilio Vaticano II ricorda «che esiste un ordine o “gerarchia” nelle verità della dottrina cattolica, essendo diverso il loro nesso col fondamento della fede cristiana»8. 8. CONCILIO VATICANO II, Decreto sull’ecumenismo Unitatis redintegratio, n. 11: EV 1/

15 Non tutti gli elementi di fede tra­mandati, infatti, hanno lo stesso nesso con il «fondamento», ovvero con «Dio come mistero incomprensibile nella sua autopartecipazione»9. 9. , «Gerarchia delle verità», in ID., Nuovo Dizionario Teologico, EDB, Bologna 2004, 303.

16 In altre parole, il kerygma non riguarda elementi periferici della fede, ma collegati strettamente col nesso della rivelazione cristiana, cioè quegli elementi che esprimono «più direttamente il cuore del Van­gelo», ovvero «la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto» (EG 36).

17 Da Evangelii gaudium: identikit del primo annuncio
Papa Francesco accenna ai contenuti nel kerygma in vari passaggi della sua esortazione dedicata all’annuncio del vangelo. Egli dice anzitutto che in prospettiva missionaria, «L’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che é più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessitano» (Papa Francesco, EG 35).

18 Da Evangelii gaudium: identikit del primo annuncio
Conta dunque ciò che è davvero necessario, cioè l’unione con la Parola, il mistero e la persona di Gesù: «Non si può perseverare in un’evangelizzazione piena di fervore se non si resta convinti, in virtù della propria esperienza, che non è la stessa cosa aver conosciuto Gesù o non conoscerlo, non è la stessa cosa camminare con Lui o camminare a tentoni, non è la stessa cosa poterlo ascoltare o ignorare la sua Parola, non è lo stessa cosa poterlo contemplare, adorare, riposare in Lui, o non poterlo fare. Non è la stessa cosa cercare di costruire il mondo con il suo Vangelo piuttosto che farlo unicamente con la propria ragione. Sappiamo bene che la vita con Gesù diventa molto più piena e che con Lui è più facile trovare il senso ad ogni cosa. È per questo che evangelizziamo. Il vero missionario, che non smette mai di essere discepolo, sa che Gesù cammina con lui, parla con lui, respira con lui, lavora con lui. Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell’impegno missionario» (Papa Francesco, EG 266).

19 Da Evangelii gaudium: identikit del primo annuncio
Naturalmente il primo annuncio non dimentica il Padre e lo Spirito «Il kerygma è trinitario. E’ il fuoco dello Spirito che si dona sotto forma di lingue e ci fa credere in Gesù Cristo, che con la sua morte e resurrezione ci rivela e ci comunica l’infinita misericordia del Padre. Sulla bocca del catechista torna sempre a risuonare il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti”» (Papa Francesco, EG 164).

20 Ciò non è senza conseguenze per chi affronta la questione di cosa proporre a chi inizia a credere e di cosa invece può essere lasciato a ulteriori approfondimenti.

21 Accanto alla gerarchia oggettiva delle verità rivelate, esiste poi un versante soggettivo della questione: non ogni verità di fede ha per tutti la stessa importanza esistenziale.

22 Anche questo principio riveste una valenza concreta, soprattutto tenendo presente che i ca­techisti hanno spesso l’impressione di riuscire a trasmettere «poche cose» negli incontri di gruppo con i bambini e i ragazzi.

23 3. Primo annuncio e pastorale 0-6 anni
Volendo proporre qualche esempio concreto, accenniamo anzi­tutto al fatto che l’annuncio fondamentale può essere offerto già ai bambini molto piccoli, come mostra la sezione del Catechismo dei bambini CEI Lasciate che i bambini vengano a me, dedicata precisamente al «primo annuncio di Dio ai bambini».

24 Evidentemente, in questa fase il lavoro pastorale sarà anzitutto con i genitori; solo dopo, e con la collaborazione dei genitori, ci si rivolge­rà ai bambini. Lo strumento principale offerto dal catechismo è una serie di pagine bibliche che riprendono gli episodi fondamentali della storia della salvezza, con agganci all’anno liturgico.

25 I bambini e i loro genitori possono iniziare a conoscere questi episodi biblici in gruppo e anche vivendo l’eucaristia o parte di essa nel giorno del Signore. Gli strumenti che possono essere usati per mediare le pagine bibliche sono la narrazione, il disegno da riprodurre o colorare e la preghiera ispirata all’episodio raccontato.

26 Anche nella scuola dell’infanzia, si possono tenere presenti anzi­tutto le pagine bibliche segnalate da Lasciate che i bambini vengano a me nelle attività rivolte ai bambini 3-6 anni.

27 Dai nuovi Orientamenti: il primo annuncio e i cammini dei genitori
IG 35 si occupa del primo annuncio come “metodo” pastorale. Si afferma che « il primo annuncio mette in conto la libertà della persona di aderire o meno al messaggio. Il tempo degli adulti è prezioso, le persone compiono esperienze e cammini diversi nella loro esistenza, i condizionamenti culturali e sociali sono tutt’altro che irrilevanti. Per questa ragione l’azione ecclesiale di primo annuncio sa rispettare, comprendere e valorizzare tempi e ritmi della vita adulta, specie di chi non ha alle spalle un vissuto ecclesiale o semplicemente si vuole accostare con gradualità e riflessione. Il primo annuncio è paziente e sa concentrarsi sull’essenziale della fede, senza per questo ridurre il valore e la ricchezza della riflessione dottrinale e della vita cristiana. Occorre soprattutto partire dalle esperienze che costellano la vita di ciascuno, da quel desiderio di una vita felice che è l’inizio e il punto d’arrivo di ogni avventura umana e cristiana» CEI, IG 35). Ci pare che questi spunti possano riferirsi utilmente anche all’accompagnamento che ci cerca di proporre ai genitori i cui i bambini compiono il cammino di iniziazione cristiana.

28 4. E con bambini e ragazzi oltre i 6 anni?
Per bambini e i ragazzi che percorrono i cammini di completamento dell’iniziazione cristiana, si può dare un primo annuncio, inteso come quella forma di proposta del vangelo che rende possibili i primi passi nella fede.

29 Ciò è particolarmente necessario per i bambini che non abbiano preso parte alle proposte destinate alle prime età. In questi anni è emerso il giusto desiderio di coinvolgere i bambini di età più giovane rispetto al normale inizio della catechesi.

30 Purtroppo a volte, non essendo chia­ra la necessità e l’identità del primo annuncio e non essendo capaci di realizzarlo bene, in qualche comunità ci si è limitati di fatto ad aggiungere un normale anno di catechismo a quelli soliti. Con il rischio di non creare le basi per il percorso successivo, ma di allungare e ap­pesantire il percorso stesso.

31 I bambini oltre i 6 anni e i ragazzi della catechesi non hanno bi­sogno di pagine in più da «studiare», ma di esperienze di fede nella comunità, che facciano loro scoprire la possibilità di credere e la bel­lezza di diventare discepoli di Gesù. A questo tende un tempo - in genere un anno - di primo annuncio.

32 Quando cominciare? La sfida del primo annuncio Strumenti per il laboratorio
1. In stato di laboratorio Dopo aver letto IG 46 relativo ai «Laboratori sull’annun­cio», chiediamoci: a quali condizioni un annuncio di fede sia in grado di toc­care il cuore e di disporre a un cammino di discepolato cristiano nella Chiesa; in quale modo tener conto della realtà socio-religiosa del territorio in cui operiamo; quali tratti della figura di Gesù e del suo messaggio vada­no evidenziati come essenziali; quali invece possano esse­re lasciati alla successiva catechesi; quali strumenti siano più adatti per un primo annuncio del­la fede; se la valorizzazione delle nuove forme artistiche e media­tiche possa favorire la nascita di nuovi linguaggi per l’an­nuncio, e in che modo.

33 2. Il messaggio essenziale
Dopo aver riletto quanto affermato nel capitolo a propo­sto della gerarchia esistente tra le verità rivelate, indicate, nell’elenco seguente, con 1 le verità che sono più intimamente legate al cuore dell’annuncio, con 2 quelle importanti ma non così essenziali, con 3 quelle che, pur appartenendo al tesoro della fede, possono essere comunicate e approfondite in una successiva fase di catechesi. ( ) Il significato dei racconti biblici della creazione del mondo. ( ) Che cosa è vietato mangiare, agli adulti, nei venerdì di Quaresima. ( ) La vita non finisce «qui». C’è un aldilà: morte, giudizio, inferno, paradiso. ( ) Il Figlio di Dio si è incarnato e ha offerto la sua vita per noi. ( ) Il significato del peccato originale. ( ) Gesù Cristo ha sofferto, è stato crocifisso, è morto sulla croce, è risorto per la nostra salvezza. ( ) Il significato dei miracoli di Gesù. ( ) Dio è ricco di misericordia e perdona i nostri peccati. ( ) Le apparizioni di Maria.


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