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Leganti, solventi e vernici. La struttura di unopera pittorica è molto complessa e il suo aspetto estetico non dipende soltanto dai componenti più evidenti,

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1 Leganti, solventi e vernici

2 La struttura di unopera pittorica è molto complessa e il suo aspetto estetico non dipende soltanto dai componenti più evidenti, cioè pigmenti e coloranti, ma anche dallinterazione di questi con numerose altre sostanze

3 Nellarte pittorica sono quindi altrettanto importanti i composti utilizzati per applicare e proteggere i colori: i leganti, che hanno lo scopo di facilitare l'adesione dei pigmenti al substrato di applicazionei leganti, che hanno lo scopo di facilitare l'adesione dei pigmenti al substrato di applicazione i solventi, che permettono lapplicazione in fase liquida di composti con funzioni variei solventi, che permettono lapplicazione in fase liquida di composti con funzioni varie le vernici, che hanno genericamente funzione protettiva e in parte decorativale vernici, che hanno genericamente funzione protettiva e in parte decorativa Questi composti possono essere classificati in vari modi; dal punto di vista chimico sono tutti composti organici, la cui struttura permette di classificarli in alcuni gruppi: Composti a base di proteine Composti a base di proteine Composti a base di polisaccaridi Composti a base di polisaccaridi Composti a base di grassi Composti a base di grassi Resine Resine altri composti altri composti

4 I leganti pittorici Dal punto di vista fisico, ogni tecnica pittorica può essere descritta come la stesura di un rivestimento colorato sottile e coerente su una superficie. Lagente colorante, pigmento, colorante o lacca che sia, è generalmente disponibile in forma di polvere e pertanto non può essere steso autonomamente. Loperazione del dipingere richiede quindi lausilio di un secondo agente che funge da intermediario tra il pigmento e la superficie da rivestire: il legante pittorico Per semplicità, nel seguito del discorso indicheremo con pigmento il materiale colorante grezzo, e con pittura (paint in inglese) la miscela pigmento + legante. Il blu oltremare (in alto nella figura) non potrebbe mai essere usato per dipingere se non fosse disperso in un mezzo come lolio di lino (al centro) per ricavare una pittura avente caratteristiche ottimali (in basso)

5 Questa sezione sottile è tratta da una superficie colorata in blu. Negli strati superiori si può notare come le particelle di blu oltremare e azzurrite appaiano disperse allinterno di una massa biancastra. Si tratta appunto del legante (olio di lino in questo caso) Al di sopra degli strati di pittura cè una vernice protettiva, mentre al di sotto è presente il gesso, usato come imprimitura Il legante svolge duplice funzione. Esso, mantenendo le particelle di pigmento unite, deve creare la pellicola che aderisce alla superficie sottostante; inoltre, circondandone completamente le particelle, deve proteggere il pigmento stesso da agenti esterni Per questo motivo va scelto in modo che abbia determinate proprietà fisiche e chimiche

6 Proprietà fisiche dei leganti La funzione principale del legante è appunto quella di legare insieme le particelle di pigmento e contemporaneamente farle aderire, sotto forma di film sottile coerente, alla superficie del supporto. Il legante deve quindi avere proprietà coesive e adesive. Ciò si riassume nel dire che deve avere proprietà filmogene: il legante, dopo un tempo ragionevole, deve seccare e trasformarsi in un film sottile, pseudo-solido, sufficientemente resistente, non appiccicoso e contemporaneamente elastico. E deve, ovviamente, durare nel tempo. Solo dopo lessiccamento la pittura esiste, nel senso vero e proprio

7 Per agire con efficienza il legante deve trovarsi allo stato fluido, in modo da formare con il pigmento un impasto stabile, omogeneo, stendibile, opportunamente viscoso. Questo non significa che debba essere necessariamente liquido: deve essere solubile in un opportuno solvente La viscosità della pittura è molto importante per la sua stesura. Una pittura poco viscosa tende a separarsi nelle sue componenti, mentre una troppo viscosa è difficile da applicare. La viscosità dipende dal rapporto pigmento/legante e aumenta allaumentare della quantità di pigmento disperso Molto importante è anche la stabilità della pittura: le due fasi miscelate non devono separarsi a pittura ultimata o secca legante solido (gomma arabica) legante liquido (olio di lino)

8 Proprietà ottiche dei leganti Le proprietà ottiche più importanti in un legante sono la trasparenza e lassenza di colore. In altre parole, il legante non deve alterare le proprietà ottiche del pigmento. Naturalmente queste caratteristiche dovrebbero essere mantenute il più a lungo possibile Tuttavia, pur essendo trasparente e incolore, il legante subisce interazioni con la luce che possono contribuire positivamente alleffetto cromatico del film pittorico, ma anche causare fenomeni di alterazione del legante stesso. Inoltre, in quanto mezzo trasparente, il legante ha un indice di rifrazione non nullo e anche questo influisce sullaspetto complessivo della pittura. Ciò è così importante che ogni tecnica pittorica si identifica più per il tipo di legante che per il tipo di pigmento

9 Proprietà chimiche dei leganti Oltre ad essere fisicamente inerte allazione della luce, il legante dovrebbe essere chimicamente inerte agli inquinanti atmosferici e ai solventi usati per le puliture di restauro. Questo perchè la sua trasformazione chimica causerebbe indesiderate alterazioni delle proprietà meccaniche e ottiche della pittura Una differenza significativa dal punto di vista del comportamento chimico si ha tra leganti idrofili (tempere acquose) e idrofobi (oli siccativi): i primi hanno maggiore possibilità di veicolare gli agenti aggressivi che sono spesso sostanze idrosolubili, quindi per la stabilità del film pittorico i secondi sono preferibili. In maniera analoga, alcune reazioni tra pigmenti sono più favorite in un legante acquoso che in uno oleoso: nelle pitture a olio si verificano raramente casi di incompatibilità tra pigmenti, come tra bianco piombo e vermiglione

10 Naturalmente il legante deve anche essere compatibile con i pigmenti, evitando di reagire con essi. Negli oli siccativi il legante deve essere in forma polimerica. I residui di acidi grassi liberi, cioè non esterificati con la glicerina, sono dannosi perché possono interagire con ioni metallici (Pb 2+, Zn 2+ ) per formare saponi acidi grassi liberi dannoso acidi grassi esterificati ottimale

11 La compatibilità si esprime anche in maniera più sottile: è noto che alcuni leganti si imparentano meglio con determinati pigmenti, sia per motivi estetici legati ai rispettivi indici di rifrazione, sia per motivi fisici legati alla bagnabilità dei pigmenti e ad altre proprietà. Alcuni pigmenti si mescolano facilmente in tempera a uovo: bianco titanio, verde ossido di cromo, le terre naturali in genere; altri, costituiti da polveri finissime, richiedono una preparazione diversa, usando lalbume: lacche rosse, blu di Prussia, nerofumo, blu oltremare, terra di Kassel. Per le pitture preparate con oli siccativi e vernici ci sono meno problemi

12 Luso storico dei leganti I primi leganti pittorici, usati dagli artisti del Paleolitico, potrebbero essere stati a base di acqua essendo questo il materiale più semplice e comune da reperire. In alcune pitture rupestri ci sono evidenze delluso di oli o succhi vegetali, saliva, urina, grassi animali, midollo osseo, sangue e albume, materiali quindi di varia natura dal punto di vista chimico Già a partire dallantico Egitto (3000 a.C.) si nota limpiego di gomma arabica, gelatina, bianco duovo e cera dapi, leganti decisamente più efficienti e sofisticati; successivamente questi materiali diventano popolari in tutto larea mediterranea Attorno al 1200 a.C. i Cinesi svilupparono luso della lacca come mezzo disperdente e artistico nel tempo stesso. Nel Medioevo e poi nel Rinascimento entra in uso il tuorlo duovo, seguito a breve distanza dagli oli siccativi e dalle tecniche miste Con la pittura moderna si entra nellera delle resine sintetiche, tra cui le più importanti sono le resine acriliche

13 Le proprietà richieste ad un materiale per poter agire come legante sono sufficientemente stringenti da aver indotto gli artisti a selezionare, sulla base dellesperienza, i prodotti più propri per le loro esigenze. Questo processo si è sviluppato nel corso di una secolare sperimentazione. Il risultato di queste prove empiriche è che al giorno doggi, nonostante i notevoli progressi della scienza chimica e la grande disponibilità di nuovi materiali, gli odierni prodotti sintetici non sono in grado di sostituire totalmente i materiali classici, dei quali non hanno la stessa durata nel tempo. Opere recenti presentano danni non riparabili, dovuti anche alla loro non reversibilità, mentre dipinti antichi di millenni mantengono spesso un eccellente stato di conservazione. Questo sta ad indicare che le tecnologie antiche non erano poi così sprovvedute e che gli artisti erano degli sperimentatori assennati Come si è detto in precedenza, a seconda del legante utilizzato per la realizzazione di un dipinto si possono distinguere le tecniche pittoriche in tecniche a tempera tecniche a tempera tecniche a olio tecniche a olio tecniche miste tecniche miste tecniche moderne tecniche moderne

14 Le tempere Con il termine tempera o temperare è indicata in genere lazione di modificare i pigmenti in polvere con sostanze liquide che li trasformano in impasti facilmente stendibili sui diversi supporti. A questa definizione corrispondono tutti i leganti, di qualsiasi natura, ma con lavvento delluso degli oli siccativi il termine tempera è passato ad indicare solo i leganti che vengono utilizzati in dispersione acquosa A seconda della natura chimica si possono distinguere due tipi principali di tempere: a base proteica, di origine prevalentemente animale a base proteica, di origine prevalentemente animale colle animali colle animali uovo (bianco e rosso) uovo (bianco e rosso) caseina caseina a base polisaccaridica, di origine prevalentemente vegetale a base polisaccaridica, di origine prevalentemente vegetale gomme vegetali gomme vegetali amidi e destrine amidi e destrine

15 Tempere a base proteica Le proteine sono macromolecole organiche costituite da sequenze di amminoacidi. Gli amminoacidi a loro volta sono composti polifunzionali in quanto presentano sia una funzione amminica, avente comportamento chimico basico (-NH 2 ), che una funzione carbossilica, di comportamento acido (-COOH) La funzione amminica può essere salificata dalla funzione acida, presente nella stessa molecola, per cui gli amminoacidi esistono in due forme in equilibrio fra loro

16 In particolare condizioni il gruppo acido di una molecola può reagire con il gruppo amminico di unaltra molecola, attraverso un meccanismo di polimerizzazione per condensazione, cioè per eliminazione di acqua, creando un legame di grande importanza in natura noto come legame peptidico che è alla base della formazione delle proteine Gli amminoacidi essenziali impiegati dagli organismi viventi sono 20. Dalla polimerizzazione combinata di questi 20 mattoni monomerici vengono sintetizzate le innumerevoli e complesse sostanze proteiche presenti in natura, aventi funzione strutturale (es. collagene) o enzimatica

17 Oltre che dalla sequenza di amminoacidi, le proteine sono caratterizzate dalla struttura tridimensionale o terziaria, importante soprattutto dal punto di vista fisiologico Nellimmagine è mostrata la struttura 3D della proteina del virus del mosaico del tabacco

18 Le proteine posseggono molti gruppi capaci di formare legami a idrogeno (gruppo peptidico, carbossilico, amminico, ecc.) per cui risultano sostanze tipicamente idrofile, ossia affini allacqua. Esse sono in grado di formare soluzioni acquose di natura colloidale, non costituite da singole molecole ma da aggregati molecolari chiamati micelle che si trovano disperse stabilmente in acqua grazie ad uno strato elettrico di ioni che circonda ognuna di esse La carica elettrica globale delle micelle fa sì che esse si respingano le une con le altre impedendone laggregazione. La stabilità di questa condizione è notevolmente influenzata dal pH; variando il pH si può causare laggregazione delle micelle, quindi la flocculazione o la coagulazione. In particolare per ogni proteina esiste un valore di pH, detto punto isoelettrico, per il quale la carica elettrica globale è minima e ciò rende la proteina facilmente precipitabile dallacqua Nella foto SEM: micelle di caseina nel latte

19 Dal punto di vista chimico, le proteine sono molecole molto resistenti poiché sia i legami peptidici che gli amminici e quelli carbossilici hanno scarsa reattività. Risultano più reattivi i gruppi solfidrici (-SH) presenti negli amminoacidi solforati come la cisteina Sono invece facilmente degradabili per azione di microorganismi, infatti se non preservate le soluzioni proteiche possono essere attaccate da muffe e batteri. Inoltre la complessa struttura tridimensionale delle proteine può essere facilmente alterata sotto lazione di agenti chimici e fisici (acidi, alcool, acetone, formaldeide, radiazioni UV, raggi X, calore, ecc.): questo processo di alterazione prende il nome di denaturazione Una proteina denaturata perde le sue caratteristiche e cambia la sua natura. Sotto laspetto chimico-fisico la denaturazione si manifesta con unalterazione della solubilità, normalmente una diminuzione. Ciò è positivo quando la proteina funge da legante pittorico, negativo quando la sua funzione deve essere reversibile (adesivo, consolidante, ecc.)

20 Formazione del film pittorico I leganti proteici sono caratterizzati da una fase polimerica polipeptidica già presente al momento della stesura, a differenza degli oli siccativi. Dopo la stesura della pittura, il processo di essiccamento e di formazione dello strato pittorico è avviato dalla perdita di acqua per evaporazione. Le forze che stabilizzano le proteine per idratazione (legami a idrogeno) vengono meno e si ha la perdita delle condizioni di organizzazione spaziale delle proteine stesse, cioè le strutture tridimensionali, con conseguente insolubilizzazione della proteina. La denaturazione causa lesposizione allesterno dei gruppi funzionali reattivi delle proteine, grazie alla quale si stabiliscono interazioni fra le catene proteiche dispiegate e gli ioni metallici dei pigmenti Il sistema pigmento + legante, trasformato in film pittorico, possiede una reattività elevata che in funzione delle condizioni ambientali (luce, umidità, agenti biologici, interazione con altre specie chimiche) può subire nel tempo profonde alterazioni

21 Tipi di leganti proteici Le tempere a base proteica sono essenzialmente di tre tipi, tutti di origine animale: le colle, usate come adesivi e come legantile colle, usate come adesivi e come leganti le tempere a uovo, che impiegano sia il tuorlo che lalbumele tempere a uovo, che impiegano sia il tuorlo che lalbume le tempere con caseina e altre proteine del lattele tempere con caseina e altre proteine del latte

22 Le colle animali Le colle animali sono sostanze proteiche solubili in acqua, aventi funzione di adesivi. Non sono quindi leganti classici in quanto non usati per disperdere i pigmenti, ma piuttosto come mezzi per le preparazioni pittoriche Nella composizione prevale la proteina collagene (sx) e sono poi presenti altre sostanze non proteiche, di origine sia organica che inorganica. Nella catena polipeptidica del collagene predomina lamminoacido glicina, poi lidrossiprolina Aspetto, costituzione chimica e proprietà fisiche delle colle variano a seconda dei trattamenti di preparazione o purificazione. Le qualità meno purificate sono chiamate colle forti, quelle più pure gelatine; queste ultime sono costituite esclusivamente da collagene

23 Le colle vengono estratte da tessuti animali, come tendini, pelle (colla di pelle) e ossa (colla dossa) e da varie parti di pesci (colla di pesce). Anticamente si usava anche la pergamena bollita in acqua (colla di pergamena) che dava una gelatina molto pura Le soluzioni di colla si preparano facendo rigonfiare i pezzi del materiale in acqua fredda e completando la solubilizzazione con un riscaldamento più o meno moderato a seconda che si usi la colla come adesivo (e allora va evitata la denaturazione generata dal calore) o come legante Le colle, a differenza delluovo, formano soluzioni acquose reversibili, possono quindi essere ridisciolte e riutilizzate, dopo lessiccamento. Le soluzioni di colla hanno però tendenza a imputridire perdendo le proprietà adesive, e vanno quindi protette con antifermentativi

24 Limpiego principale delle colle è legato al loro ampio potere adesivo, per il quale sono preferite colle meno pure, ma sono state anche utilizzate come mezzo disperdente per le preparazioni pittoriche, cioè per preparare i fondi da stendere sui supporti; in questo caso sono necessarie colle più raffinate, in quanto lazione legante richiede proprietà meccaniche più equilibrate. Nel Medioevo e nel Rinascimento, la preparazione principale era ottenuta con impasti di gesso e colle animali in soluzione acquosa. A partire dal 500-600 è subentrato luso di aggiungere altre sostanze di natura grassa, oli siccativi, resine, amidi, agli impasti gesso + colla, per ottenere preparazioni più grasse e quindi più flessibili, più adatte ai supporti in tela Limpiego diffuso delle colle come leganti nelle preparazioni ha come conseguenza che i fenomeni di alterazione ad esse collegati hanno notevole incidenza. Questi fenomeni di invecchiamento, non completamente chiariti, portano alla perdita di coesione (indebolimento delle preparazioni) e di adesione (distacco dal supporto degli strati pittorici) nei dipinti. I fenomeni sono legati principalmente allazione dellacqua, veicolo per altri reattivi o per organismi che possono esercitare attività degradativa

25 Tempere a uovo La tempera a uovo è la più importante, se non la tempera per eccellenza. Luovo è utilizzato mescolato allacqua, sia intero (tuorlo + albume) che usando separatamente bianco e rosso rosso duovo o tuorlo: è unemulsione tra una soluzione acquosa colloidale di fosfoproteine e un insieme di grassi e oli animali, stabilizzata dalla lecitinarosso duovo o tuorlo: è unemulsione tra una soluzione acquosa colloidale di fosfoproteine e un insieme di grassi e oli animali, stabilizzata dalla lecitina bianco duovo e albume: è essenzialmente una soluzione acquosa colloidale di proteine, soprattutto albumina, con piccole quantità di grassi e di sali mineralibianco duovo e albume: è essenzialmente una soluzione acquosa colloidale di proteine, soprattutto albumina, con piccole quantità di grassi e di sali minerali Tuorlo % su fresco % su secco Acqua51- Proteine1531 Grassi, oli 2245 Lecitina918 Sali, altro 36 Albume % su fresco % su secco Acqua85- Proteine1280 Grassi0.21 Lecitinatracce- Sali, altro 2.819 Dal confronto delle composizioni, risulta che nel tuorlo sono presenti sia proteine che grassi, mentre nellalbume prevalgono nettamente le proteine. I grassi sono di natura non siccativa, cioè hanno scarsa tendenza a polimerizzare

26 Per azione del calore o per perdita dacqua ed essiccamento, luovo si trasforma in un gel irreversibile, cioè una volta secco non è più solubile in acqua. Quando è usato come legante pittorico, luovo seccando forma un film con notevoli proprietà di coesione Lalbume da solo è meno adatto come legante, in quanto forma un film fragile e sensibile allacqua per assenza di oli e di grassi. Il tuorlo, invece, grazie allelevata percentuale di grassi crea un film di eccellenti proprietà meccaniche, filmogene e di flessibilità, che migliorano ulteriormente con linvecchiamento. Ottime sono anche le proprietà ottiche che si mantengono tali nel tempo senza tendere allingiallimento Nella pratica della pittura a tempera, veniva usato il rosso separato dal bianco, mescolato con poca acqua, in modo da ottenere una pasta stendibile. Veniva aggiunto a scopo antifermentativo, ma anche per ritardarne il rapido essiccamento, qualche goccia di aceto o di lattice di fico. Il bianco duovo sembra fosse usato principalmente per le miniature dei manoscritti insieme a miele, zucchero, glicerina, ecc.; era utilizzato anche come legante per gli inchiostri. Luovo infine viene citato anche come legante per dorature

27 I processi degenerativi che interessano luovo seguono probabilmente lo stesso andamento di quelli delle colle e cioè sono riconducibili allazione attiva e passiva dellumidità. Luovo risulta però un materiale molto meno aggredibile, sia per linsolubilità delle sue proteine, sia per la reciproca protezione che esercitano grassi e sostanze proteiche in intima connessione. La pittura a tempera duovo, se difesa dallumidità, si è dimostrata alla prova dei fatti una delle tecniche più resistenti, tanto da pervenire sino ai nostri giorni molto ben conservata. Luovo inoltre ha una tendenza assai minore allingiallimento, se paragonato agli oli siccativi Molte antiche pitture a uovo possono apparire ingiallite a causa delle ridipinture e di restauri (puliture, fissativi), ma soprattutto ingiallite a causa delle vernici. Una volta liberate da questi materiali estranei in fase di restauro, esse tornano in molti casi alla primitiva brillantezza cromatica

28 Proteine del latte La caseina è una fosfoproteina contenuta nel latte, del cui contenuto proteico costituisce circa il 70%. Essa può essere estratta dal latte parzialmente scremato, riscaldato a 35°C e portato a pH 4.8 che rappresenta il punto isoelettrico della caseina; in alternativa può essere denaturata con solfato di ammonio, raccogliendo e lavando poi il precipitato La caseina così ottenuta non è solubile in acqua e deve essere fatta reagire con alcali, formando dei caseinati. I più comuni sono il caseinato di ammonio, ottenuto da caseina + ammoniaca, e il caseinato di calcio, ottenuto da caseina + calce spenta, Ca(OH) 2. Il primo è frequentemente usato come legante pittorico (anche se meno comune delle tempere a uovo) soprattutto nella pittura murale ma anche nella pittura su tavola e nei colori ad acqua. Il secondo, invece, ha caratteristiche di adesivo tenace ed è stato utilizzato raramente come legante, in emulsione per colori a olio

29 Lo scarso uso che storicamente si è fatto della caseina come legante è dovuto essenzialmente alla rapidità dei processi degenerativi che il film pittorico così ottenuto subisce nel tempo, soprattutto a carico delle proprietà meccaniche. Infatti tende facilmente a screpolarsi e a divenire fragile. A causa di questa scarsa flessibilità la caseina deve essere usata in strati molto sottili Probabilmente maggiore fortuna come legante ha avuto il latte, il quale non è che caseina ancora in emulsione con i grassi. La pittura ottenuta disperdendo i pigmenti del latte è stabile e ha un bel aspetto, molto simile alla tempera duovo dalla quale, a livello di composizione, non differisce poi molto. Sembra che il latte sia stato utilizzato spesso come fissativo e come additivo per molte ricette

30 Storia dei leganti proteici I leganti proteici, specialmente quelli a base di uovo, sono noti sin dallantichità; il perfezionamento della tecnica a tempera e la sua affermazione è dovuto però allarte bizantina. In Europa, luso di tempere ha avuto la sua più ampia diffusione a partire dal Medioevo fino al Rinascimento, per la pittura su tavola e tela. La tempera a uovo è stata inoltre usata per lesecuzione di finiture a secco su dipinti murali, per la realizzazione di una vera e propria pittura murale a secco e per interventi di restauro, anche come fissativo in miscela con laceto Nella pittura su tela è ancora ampiamente utilizzata

31 La prima descrizione completa delluso di rosso duovo come legante risale a Cennino Cennini (XV secolo): Due maniere di tempere ti son buone, luna miglior che laltra. La prima tempera, togli la chiara e il rossume delluovo, metti dentro alcune tagliature di cime di fico, e ribatti insieme La seconda tempera si e proprio rossume duovo, e sappi che questa tempera e universale, in muro, in tavole, in ferro

32 Tempere a base polisaccaridica I polisaccaridi derivano dalla polimerizzazione per condensazione di molecole di zuccheri semplici o di loro derivati, con formazione di legami glucosidici secondo il seguente schema: La reazione può procedere linearmente, oppure con formazione di più legami glucosidici per ogni molecola di monomero, determinando in questo caso strutture tridimensionali. Sullanello a sei atomi il gruppo –R, che nel glucosio è -CH 2 OH, può essere anche sostituito da altre funzioni ossigenate, soprattutto il gruppo carbossile -COOH

33 I polisaccaridi sono ovviamente materiali idrofili in quanto, grazie al grande numero di ossidrili, possono formare con facilità legami a idrogeno con lacqua. Formano quindi facilmente sali solubili in acqua, soprattutto se sono presenti gruppi -COOH che possono ionizzarsi Questa proprietà giustifica luso dei polisaccaridi come leganti per le pitture a tempera, similmente alle proteine. Come i materiali proteici, anche quelli polisaccaridici tendono ad essere attaccati da microorganismi; inoltre sono meno resistenti chimicamente, a causa della presenza di numerosi gruppi –OH liberi che possono dare luogo a molte reazioni

34 Tipi di leganti polisaccaridici Le tempere a base polisaccaridica sono essenzialmente di due tipi, entrambi di origine vegetale: gomme vegetaligomme vegetali amidi e destrineamidi e destrine

35 Le gomme vegetali Le gomme vegetali propriamente dette sono dei materiali amorfi, cioè non cristallini. che ricavano da alcune specie di piante come essudati. Chimicamente si tratta di polisaccaridi di struttura complessa e ancora non del tutto chiarita, essenzialmente costituita da una sequenza di monosaccaridi, alcuni contenenti un gruppo carbossilico (acidi uronici) in forma di sale di calcio, magnesio o potassio A differenze di altri essudati da piante, come le resine naturali tra cui lambra, le gomme vegetali sono solubili in acqua e insolubili nei solventi organici. Tale caratteristica costituisce appunto la distinzione tra le gomme e le resine naturali Bisogna considerare che il termine gomma è spesso utilizzato nel linguaggio comune per indicare materiali elastici di natura resinosa e di origine naturale (derivati del caucciù) o artificiale, che andrebbero chiamati tecnicamente elastomeri. Relativamente al discorso artistico, indichiamo con gomme solo gli essudati vegetali di natura polisaccaride solubili o rigonfiabili in acqua

36 Le gomme vegetali più utilizzate nelle tecniche artistiche sono le seguenti: la gomma arabica, la più importante, ricavata da varie specie di Acacia; le sue macromolecole sono composte da unità di arabinosio, galattosio, ramnosio e acido glucoronicola gomma arabica, la più importante, ricavata da varie specie di Acacia; le sue macromolecole sono composte da unità di arabinosio, galattosio, ramnosio e acido glucoronico la gomma Adragante, essudato dai rami dellAstragalus; le sue macromolecole sono composte da unità di arabinosio, galattosio, acido galatturonico, fucosio e xilosiola gomma Adragante, essudato dai rami dellAstragalus; le sue macromolecole sono composte da unità di arabinosio, galattosio, acido galatturonico, fucosio e xilosio la gomma di ciliegio, essudato di vari alberi da frutto; le sue macromolecole sono composte da unità di arabinosio, galattosio, mannosio, xilosio e acido glucuronicola gomma di ciliegio, essudato di vari alberi da frutto; le sue macromolecole sono composte da unità di arabinosio, galattosio, mannosio, xilosio e acido glucuronico La gomma arabica è di gran lunga la più famosa, tanto che nelle tecniche artistiche, quando si parla genericamente di gomma ci si riferisce ad essa. In effetti dal punto di vista della solubilità in acqua la gomma arabica presenta le caratteristiche migliori, essendo solubile anche a freddo, mentre le altre gomme hanno solubilità inferiori e tendono piuttosto a rigonfiarsi. La migliore gomma arabica si estrae dallessudato gommoso delle piante di Acacia del Senegal. La composizione dellessudato è parzialmente proteica (1.5-3%)

37 Le gomme sono state impiegate fino dallantichità come leganti soprattutto nella pittura su supporti leggeri, come nei manoscritti miniati, nei colori ad acqua e nella preparazione degli inchiostri. Sono usate anche per formare delle emulsioni e miscele con oli, uovo e caseina, come adesivi e come mordenti per loro. Inoltre hanno trovato impiego limitato come adesivi reversibili per carta Per prevenire lattacco dei microrganismi le gomme vengono in genere addizionate di antifermentativi. Spesso è necessario anche aggiungere degli umettanti (miele, glicerina) per diminuire la fragilità dei film

38 Amidi e destrine Gli amidi sono polimeri del glucosio ad elevato peso molecolare e struttura complessa, contenuti sotto forma di granuli nei semi dei cereali, nei tuberi ed in altre parti verdi dalle quali vengono sintetizzati a partire dallanidride carbonica atmosferica e dallacqua, attraverso il processo della fotosintesi clorofilliana. Lamido è in realtà costituito da una miscela di due polimeri, lamilosio a struttura lineare e lamilopectina che ha struttura parzialmente ramificata La complessità strutturale dellamido impedisce una vera e propria solubilità in acqua, ma ad alta temperatura si riesce ad ottenere per rigonfiamento una soluzione colloidale viscosa. A temperature superiori a 100°C lamido si trasforma, per rottura di diversi legami glucosidici, in polimeri a più basso peso molecolare, le destrine, più solubili in acqua Data lelevata viscosità dellamido, esso è stato utilizzato principalmente come adesivo; occasionalmente viene miscelato ad altri leganti più comuni. Le destrine sono invece state usate, pur in maniera limitata e soprattutto in miscela, insieme alle gomme vegetali nelle composizioni leganti per i colori ad acqua. Anche per le destrine limpiego principale è quello di sostanze adesive

39 Nelle definizioni correntemente usate si parla anche di tempere magre e tempere grasse. Nel suo Piccolo trattato di tecnica pittorica, Giorgio De Chirico ne ha illustrato la differenza: le tempere magre sono quelle in cui non compare nessun additivo oleoso, né vernice, mentre le tempere grasse sono quelle alle quali viene addizionato al tuorlo o alluovo intero un certo quantitativo di olio e a volte di vernice Sono da considerarsi tempere magre: le tempere con solo uovo, con latte di fico, con uovo e gomma, e le tempere a colla Le tempere grasse, dette anche emulsioni, forse non hanno lintensità luminosa delle tempere magre, ma sono certamente più resistenti e cambiano meno di tono dopo essere verniciate. Esistono in questo campo una varietà infinita di ricette e proprio questa varietà rende simile la pittura a tempera allarte culinaria. Anche con la pasta infatti si possono fare infinite ricette ma la base, cioè luovo, rimane sempre la stessa

40 Oli siccativi Oli e grassi sono una vasta specie di composti naturali di origine sia vegetale che animale. Il nome olio è riferito a materiali liquidi a temperatura ambiente, il termine grasso, invece, a quelli solidi o semisolidi. Con entrambe le denominazioni ci si riferisce per lo più a esteri della glicerina (dx) con acidi grassi, noti come trigliceridi Gli oli utilizzati in pittura sono essenzialmente costituiti da miscele di origine vegetale di trigliceridi insaturi, cioè esteri della glicerina con acidi grassi insaturi a catena lunga. Gli acidi insaturi sono normalmente tre: acido oleico C 18 H 34 O 2 con un doppio legame in posizione 9-10 acido oleico C 18 H 34 O 2 con un doppio legame in posizione 9-10 acido linoleico C 18 H 32 O 2 con due doppi legami in 9-10 e 12-13 acido linoleico C 18 H 32 O 2 con due doppi legami in 9-10 e 12-13 acido linolenico C 18 H 30 O 2 con tre doppi legami in 9-10; 12-13 e 15-16 acido linolenico C 18 H 30 O 2 con tre doppi legami in 9-10; 12-13 e 15-16 In aggiunta a questi, le miscele contengono una quantità minore di acidi saturi, soprattutto palmitico (C 16 H 32 O 2 ) e stearico (C 18 H 36 O 2 ). Tutti gli acidi esterificati con la glicerina sono a catena lineare

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42 Le proprietà dei vari tipi di olio, e quindi leventuale uso come leganti pittorici, sono determinate in gran parte dalla natura e dai rapporti relativi degli acidi grassi presenti. Gli oli possono essere classificati, in base alla loro capacità di essiccare formando un film, in oli siccativi, in cui prevale lacido linolenico (C 18:3 )oli siccativi, in cui prevale lacido linolenico (C 18:3 ) oli semisiccativi, in cui prevalgono acidi grassi con due doppi legami (C 18:2 ) e che necessitano di calore per essiccareoli semisiccativi, in cui prevalgono acidi grassi con due doppi legami (C 18:2 ) e che necessitano di calore per essiccare oli non siccativi, che hanno percentuali basse di acidi con doppi legamioli non siccativi, che hanno percentuali basse di acidi con doppi legami Spesso per classificare gli oli usati in pittura si indica un parametro noto come numero di iodio, equivalente ai grammi di iodio assorbito per 100 grammi di olio. Siccome l'assorbimento di iodio è proporzionale al numero di legami insaturi nelle catene alchiliche, è possibile suddividere gli oli in siccativi se il numero di iodio è superiore a 130, semisiccativi per valori compresi tra 115 e 130, non siccativi per valori inferiori a 115

43 La reattività del doppio legame è alla base di importanti trasformazioni che possono subire gli oli, come ad esempio lidrogenazione, che li trasforma in composti stabili e solidi (grassi), lossidazione con demolizione (irrancidimento) e la più importante nel settore artistico, lossidazione con polimerizzazione che li trasforma in polimeri a consistenza solida Il processo di ossidazione con polimerizzazione è sfruttato per luso storico di alcuni oli insaturi come leganti pittorici. Lolio di lino e alcuni altri oli hanno infatti capacità di trasformarsi, per essiccamento, in film che presentano ottime proprietà meccaniche ed ottiche, perfettamente adatti alla formazione di stesure pittoriche; sono detti perciò oli siccativi

44 Le caratteristiche dei tre principali acidi insaturi condizionano fortemente le proprietà dei vari oli lacido oleico (C 18:1 ) garantisce stabilità: allaumentare della sua percentuale diminuisce la possibilità che lolio irrancidisca dopo lessiccamentolacido oleico (C 18:1 ) garantisce stabilità: allaumentare della sua percentuale diminuisce la possibilità che lolio irrancidisca dopo lessiccamento lacido linoleico (C 18:2 ) è un componente stabile, responsabile dellessiccamento e della formazione di un film robusto e flessibile; più alta è la sua percentuale, migliore è il filmlacido linoleico (C 18:2 ) è un componente stabile, responsabile dellessiccamento e della formazione di un film robusto e flessibile; più alta è la sua percentuale, migliore è il film lacido linolenico (C 18:3 ) è invece un componente instabile, responsabile di irrancidimento, ingiallimento, fragilità e rottura, fenomeni dovuti ad una rapida ossidazione del film pittorico; allaumentare della percentuale, aumenta la velocità di alterazionelacido linolenico (C 18:3 ) è invece un componente instabile, responsabile di irrancidimento, ingiallimento, fragilità e rottura, fenomeni dovuti ad una rapida ossidazione del film pittorico; allaumentare della percentuale, aumenta la velocità di alterazione

45 Il processo di essiccamento degli oli, in particolare dellolio di lino, è stato oggetto di approfonditi studi che ne hanno chiarito in parte i complessi meccanismi. Lolio di lino steso allaria in film sottile assorbe gradualmente ossigeno fino al 20-30% del suo peso, impegnandolo in una reazione ossidativa alla quale, dopo 2-3 giorni, corrisponde la formazione di perossidi che si generano dalladdizione di molecole di O 2 ai doppi legami C=C presenti nellacido grasso In conseguenza di questa reazione, si registra un notevole aumento della viscosità, dellindice di rifrazione e di altre proprietà chimico-fisiche I gruppi perossidici, assai instabili, si rompono facilmente dando luogo alla formazione di radicali molto reattivi che innescano il secondo stadio dellessiccamento, consistente in una polimerizzazione perossido

46 Lessiccamento degli oli corrisponde alla formazione di macromolecole a partire dai radicali prima descritti. Questo processo nel giro di pochi mesi interessa la maggior parte dello spessore del film ma si completa solo in un periodo assai più lungo, non ben definito La formazione del film pittorico a partire da oli siccativi è quindi un processo differente rispetto a quanto descritto per le tempere. Nelle tempere proteiche e polisaccaridiche, entrambe con leganti a base acquosa, un ruolo chiave nella formazione del film pittorico è svolto dallallontanamento del solvente, cioè levaporazione dellacqua. Inoltre le macromolecole presenti non mutano la propria composizione ma piuttosto la propria struttura. Nel caso degli oli siccativi lindurimento, cioè il passaggio da fase liquida (la pittura) a fase solida (il film pittorico) avviene per polimerizzazione a partire da unità monomeriche, con modifica quindi della struttura originaria delle molecole del legante In questo senso il termine essiccamento, per quanto di uso generale, è tecnicamente scorretto se riferito a pitture a olio; andrebbe usato invece il termine indurimento Il prodotto dellossidazione e polimerizzazione dellolio di lino viene chiamato anche linossina

47 La tabella riporta le percentuali medie di acidi grassi esterificati alla glicerina nei più importanti oli siccativi usati in pittura. Mentre in passato i più usati erano lino, papavero e noce, attualmente gli artisti contemporanei tendono ad usare, oltre a lino e papavero, anche cartamo, soia e girasole Dal confronto si evidenzia come l'olio di oliva non sia adatto come legante pittorico, in quanto troppo ricco di acido oleico numero di iodio < 90 OlioPalmitico (C 16 ) Stearico (C 18 ) Oleico (C 18:1 ) Linoleico (C 18:2 ) Linolenico (C 18:3 ) Lino74221651 Papavero10211725 Noce72176012 Cartamo8317702 Soia12225538 Girasole6526630 Oliva10-122-370-807-10 < 1

48 Qual è lolio migliore? Olio di lino: si estrae per pressione dai semi del lino o Linum usitatissimum. Si tratta senza dubbio dellolio siccativo più importante. La pianta del lino, è la più antica coltivata in Europa. L'olio era già usato nelle ricette per pittura dagli antichi Romani. Da un lato ha proprietà di resistenza, coesione ed elasticità nettamente superiori agli altri oli; daltra parte subisce fenomeni di ingiallimento in maniera più marcata, ed è perciò inadatto per la preparazione delle pitture più chiare, specialmente bianco e alcuni blu chiari. Entrambi gli aspetti sono legati alla prevalenza di acido linolenico, il più insaturo, nella distribuzione degli acidi grassi esterificati. Il bilancio delle proprietà positive e negative è comunque a favore dellolio di lino rispetto agli altri oli

49 Lolio di lino si ricava con metodi vari; a scopo artistico il migliore e più caro è quello ottenuto per pressatura a freddo dei semi. Importanti sono soprattutto i trattamenti di raffinazione per eliminare alcuni componenti naturali, come fosfatidi e gomme, che pregiudicherebbero le proprietà siccative. Neutralizzazione con alcali e sbiancamento con terra rendono il prodotto finale molto puro e leggero. Lultimo stadio del raffinamento consiste nelleliminazione della cera presente sui semi, che viene cristallizzata a 4°C e rimossa meccanicamente Il costo dell'olio di lino può essere molto basso (vantaggio da non sottovalutare) se il prodotto è ricavato dalla produzione industriale di olio raffinato con alcali

50 Olio di noce: è migliore dal punto di vista dellessiccamento, che è più veloce e più omogeneo; inoltre ha minore tendenza allingiallimento ed è perciò più adatto per pigmenti bianchi e blu chiari. Tende però ad irrancidire ed è stato perciò meno usato rispetto allolio di lino. Attualmente è disponibile in preparati stabili ma è meno usato dei tradizionali oli di lino e papavero. Il miglior olio di noce si ricava da noci leggermente invecchiate Olio di papavero: ricavato dai semi del Papaver somniferum, forma un film meno secco dellolio di lino, più morbido e meno resistente. Ha un colore chiaro che lo rende adatto per disperdere pigmenti bianchi e blu. Attualmente ancora molto in uso Oltre agli oli citati, di largo impiego nella tradizione artistica antica, attualmente l'industria dei materiali pittorici sfrutta numerosi altri oli vegetali e non edibili, a vario grado di rapidità di essiccamento, tra cui girasole, cartamo, soia; si studiano inoltre gli oli di Lesquerella, Euphorbia lagascae, Vernonia galamensis e Calendula officinalis

51 Catalizzatori Il tempo di essiccamento delle pitture a olio è un parametro di grande importanza. Generalmente si hanno tempi superiori o comunque più regolabili rispetto alle tempere, e ciò ne rende più facile lapplicazione La velocità di essiccamento degli oli può essere regolata da fenomeni catalitici di varia natura, che possono influire sia sul primo che sul secondo stadio. Alcuni composti, contenenti soprattutto ioni Pb 2+, Ca 2+, Co 2+, Zr 4+ e Mn 2+, influenzano notevolmente lo stadio ossidativo e sono detti appunto agenti siccativi. Il meccanismo di interazione può passare attraverso reazioni redox come la seguente: R-H + M n R· + H + + M n-1 in cui è favorita la formazione di intermedi radicalici

52 In passato si usava lo stesso composto, es. il bianco piombo, come pigmento e come siccativo, oppure si cuoceva lolio in recipienti di piombo. Un altro siccativo impiegato era lossido di piombo Attualmente come siccativi si usano saponi metallici solubili in olio, normalmente ottanoati o naftenati di cobalto, piombo, rame o zirconio. Tra questi il sapone di cobalto tende a favorire lessiccamento in superficie e quindi, se usato da solo può favorire il corrugamento della superficie. Saponi di piombo o zirconio favoriscono invece lessiccamento omogeneo del film in tutto il suo spessore. Per questo (e considerata la tossicità del piombo) si usano spesso miscele di saponi di cobalto e zirconio

53 Effetto di agenti fisici Anche lazione della luce e della temperatura sembrano accelerare globalmente o comunque influenzare il processo di essiccamento, agendo in particolare sulla polimerizzazione Per quanto riguarda la luce, è noto che il processo di essiccamento va portato avanti in condizioni luminose in quanto il buio favorisce lingiallimento. Tra le complesse reazioni che avvengono durante lessiccamento cè la formazione di cromofori gialli, che normalmente virano allincolore in presenza di luce solare man mano che si formano. Ciò non avviene in oscurità e questo è il motivo per cui un dipinto tenuto al buio può sviluppare ingiallimento; va considerato che lessiccamento è un processo che dura anche un anno. Lingiallimento è moderatamente reversibile in condizioni di ri-esposizione alla luce

54 Per quanto riguarda la temperatura, va detto che sono noti fin da tempi antichi metodi di precottura a temperature attorno a 100°C. Lolio addizionato di siccativi e scaldato a circa 100°C è detto olio cotto. Mentre lolio di lino crudo impiega settimane per polimerizzare, un olio di lino cotto arriva ad essiccare nel giro di 36-48 ore Un tipo di olio di lino di produzione recente è il cosiddetto stand oil, olio di lino (o altri siccativi) preparato per riscaldamento a 250°C in assenza di aria, in modo da ottenere un prodotto prepolimerizzato che secca più lentamente ma è più durevole e meno soggetto allingiallimento. Generalmente gli stand oils hanno un numero di iodio inferiore ai siccativi da cui si originano

55 Aspetto dei pigmenti in olio L'uso dell'olio siccativo come legante cambia notevolmente l'aspetto dei pigmenti. Le pitture che si ottengono risultano generalmente più trasparenti di quelle in tempera a uovo. Inoltre, l'indice di rifrazione dell'olio è differente, con la conseguenza che il colore di un pigmento può essere diverso rispetto all'equivalente pigmento disperso in tempera acquosa: ad esempio, il blu oltremare è più scuro, il che ne rende necessaria la miscelazione con biacca; il vermiglione appare meno vibrante e va adulterato con rosso piombo (gli artisti medievali sarebbero inorriditi al pensiero di tale perdita di valore simbolico da parte dei due pigmenti più preziosi). Il verde malachite diventa inadatto e il verdigris va miscelato con biacca, a vantaggio dell'uso di resinato di rame. In un certo senso la tavolozza dei pittori va aggiornata in funzione del nuovo legante In virtù della maggiore trasparenza dei colori a olio, essi si possono impiegare come velature agendo da filtri cromatici: una vetrinatura con lacca rossa su uno sfondo blu trasforma questo colore in porpora

56 Aspetti conservativi Dal punto di vista conservativo, il mezzo costituito da olio siccativo presenta un grosso vantaggio: la sua natura grassa esclude l'azione dell'acqua, il principale veicolo degli agenti inquinanti. Nell'olio le particelle di pigmento sono isolate e non possono reagire tra di loro, in quanto necessitano del solvente acquoso. Perciò pigmenti chimicamente incompatibili, che non si potrebbero miscelare in tempere acquose, sono invece impiegabili in olio e ciò aumenta le possibilità di miscelazione

57 Ingiallimento degli oli Tutti gli oli hanno tendenza allingiallimento, con linvecchiare. Questo processo, non del tutto chiarito, dipende da vari fattori tra i quali il grado di purezza, i trattamenti subiti, la presenza di particolari pigmenti, di siccativi, lumidità, la luce e il tipo di olio. A parità dei suddetti parametri lolio di lino ingiallisce più facilmente degli altri oli siccativi. Riguardo agli effetti fotochimici è noto che loscurità o meglio lassenza di luce, aumenta lingiallimento Nell'olio di lino l'ingiallimento si ritiene causato da idroperossidi insaturi coniugati che si trasformano in chetoni coniugati insaturi, i quali possono produrre polieni a lunga catena colorati In più, se durante l'indurimento si formano 1,4-dichetoni, i tautomeri enolici possono reagire con l'ammoniaca presente nell'atmosfera per produrre un derivato del pirrolo, che genera un composto colorato per ossidazione o per condensazione in presenza di acido formico. Anche gli agenti siccativi metallici possono contribuire allo scolorimento e/o ingiallimento dell'olio di lino Per prevenire l'ingiallimento è possibile addizionare all'olio aldeidi alifatiche sature

58 Invecchiamento degli oli Durante la polimerizzazione ossidativa degli acidi grassi, in particolare linoleico e linolenico che sono molto reattivi, si ha la contemporanea produzione di piccole molecole sotto forma di acidi mono- e dicarbossilici. La lunghezza delle catene di questi prodotti dipende dalla posizione dellinsaturazione nellacido grasso di partenza e, poiché tutti i maggiori costituenti degli oli sono caratterizzati dalla presenza di insaturazioni in posizione C9, il prodotto principale è lacido azelaico La presenza di questacido è indicativa di un olio siccativo invecchiato. Altri acidi dicarbossilici che si possono ritrovare in un olio invecchiato sono il pimelico, il suberico e il sebacico Gli acidi saturi sono meno reattivi e restano inalterati nel film pittorico

59 Storia degli oli siccativi L'introduzione degli oli siccativi in pittura è storicamente associata all'opera dei fratelli fiamminghi van Eyck. Giorgio Vasari, ne Le vite de piu eccelenti pittori, scultori e architetori (1550), ne attribuisce l'invenzione attorno al 1410 a "Giovanni di Bruges", ovvero Jan van Eyck. Paradossalmente, quindi, la tecnica pittorica che fece la fortuna dell'arte Italiana del Rinascimento arrivava dal Nordeuropa, sorgente di quello stile Gotico che agli occhi degli Italiani rappresentava tutto ciò che era incolto e barbarico. Lo stesso Vasari, per il quale i pittori Fiorentini erano insuperabili, riconosceva i meriti dell'artista fiammingo, perfino oltre i suoi meriti In realtà la pittura a olio esisteva già prima del XV secolo, ed era usata per velature sulle pitture a tempera o per dipingere sculture. Plinio e Dioscoride descrissero la preparazione dell'olio di noce e di papavero senza citarne esplicitamente l'uso in pittura, ma è probabile che almeno dal V secolo d.C. ci fosse quantomeno la consapevolezza che alcuni oli vegetali potevano essere usati in pittura, se non altro come vernici. Nel tardo V secolo un medico-scrittore mediorientale dell'epoca, Aetius Amidenus, menzionava l'uso di un olio da stendere sui dipinti. Menzione analoga si ha nel Manoscritto di Lucca, VIII secolo, in cui si parla di una vernice composta da una resina sciolta in olio. Sembra poi che in Giappone nell'VIII secolo si usasse l'olio dell'erba officinale Perulla frutescens addizionato di un sale di piombo

60 Luso degli oli come leganti pittorici propriamente detti è poi documentato da testi dellXI e XII secolo, in particolare da Teofilo e da Eraclio. In Italia e in Grecia si usava come siccativo l'olio di oliva che però aveva tempi eccessivamente lunghi di essiccamento; questo fatto è citato (senza spiegazione) da Teofilo che nel De diversis artibus, libro I, capitolo XX, indica questa ricetta: "Prendi il seme di lino ed essiccalo...mettilo in una pressa che si usa solitamente per estrarre l'olio di oliva, di noce o di papavero in modo che venga estratto alla stessa maniera. Trita minio o cinabro con questo olio su di una pietra senza acqua e con un pennello applicalo sulle porte o i pannelli che vuoi tingere di roso, ed essicali al sole" Successivamente, nel capitolo XXV, egli dice che "tutti i colori possono essere mischiati con questo olio di semi di lino ed usati su lavori di legno, ma solo su oggetti che possono essere asciugati al sole, perchè ogni qual volta tu applichi un colore, non puoi applicarne un altro sopra fino a che il primo non sia asciugato, perchè sulle figure questo è un procedimento particolarmente lungo e noioso" Se Teofilo e quelli che seguivano la ricetta erano soliti usare una classica pressa per olive per ricavare l'olio dai semi di lino, la conseguenza era di contaminare l'olio siccativo con uno - quello di oliva, appunto - non siccativo

61 I fratelli van Eyck (Jan, sx, e Hubert) artisticamente nascono come miniatori, esperti, quindi soprattutto nell'applicare tempere a uovo. La loro capacità di sperimentare nuove soluzioni li portò a sviluppare una vernice stabile che poteva essiccare a velocità controllata, impiegando olio di lino o di noce miscelato con resine. Il salto di qualità avvenne quando usarono la vernice come legante pittorico al posto dell'uovo: il risultato era brillantezza, traslucenza e intensità di colore. La superficie piatta e monotona della tempera si era trasformata in un mezzo adatto a rappresentare la luce naturale

62 Il segreto dei van Eyck era una miscela di ossa calcinate e pigmenti minerali in olio di lino, mantenuta viscosa a temperatura di ebollizione. Oltre all'olio di lino, essi impiegarono anche noce e papavero. Probabilmente era a loro già noto il fatto che l'esposizione dei dipinti alla luce solare ne accelerava l'indurimento È probabile che Jan van Eyck tenne per sè il segreto dell'olio siccativo quasi fino alla sua morte, avvenuta nel 1441 Gli storici dell'arte concordano con il fatto che il Matrimonio Arnolfini (sx, 1434), dipinto conservato presso la National Gallery di Londra, sia uno dei primi e migliori esempi dela nuova tecnica a olio. In questa opera la tavolozza è analoga a quella dei pittori Italiani dell'epoca, ma l'uso dell'olio rende i pigmenti come sospesi in uno strato in cui sia intrappolata anche la luce. L'effetto ottico risultante, tipico delle opere di van Eyck, è quello di una smaltatura

63 Un'altra opera importantissima, perfino precedente, è il celeberrimo Polittico dell'agnello mistico (1432), conservato presso la Cattedrale di San Bavone a Ghent (Belgio), alla cui creazione contribuì probabilmente il fratello Hubert prima di morire nel 1426

64 La tecnica dei van Eyck prevedeva di stendere velature a olio su una base a tempera, combinando le proprietà migliori di entrambe: aspetto lustrato e possibilità di miscelazione per la prma, velocità di essiccamento per la seconda Non è pensabile, quindi, che i pittori delle epoche successive abbiano abbandonato di colpo le tecniche a tempera a favore dell'uso dell'olio: le due tecniche sono coesistite per lungo tempo, come nella Allegoria di Cosimo Tura (1460), probabilmente il primo dipinto parzialmente a olio di scuola italiana

65 Poco dopo Jan van Eyck, è il pittore siciliano Antonello da Messina (1430-1479) a introdurre un miglioramento tecnico dal punto di vista dei leganti. Egli infatti impiega ossido di piombo o litargirio, PbO, per incrementare le proprietà siccative delle pitture. La ricetta prevede di sciogliere a fuoco lento nell'olio di noce il litargirio, per creare il già citato olio cotto In seguito, gli oli siccativi rimpiazzarono gradualmente le tempere a uovo fino a diventare la tecnica principale fino all'avvento delle resine sintetiche nel XX secolo. I colori a olio sono attualmente ancora in largo uso, anche perchè lo standard di qualità della pittura a olio, in termini di proprietà ottiche e di lavorazione, non è più stato sorpassato

66 Anche Leonardo da Vinci diede un contributo alla storia della tempera a olio, cuocendo le pitture a bassa temperatura grazie all'addizione di cera d'api dal 5 al 10%. Si evitava così l'insorgere di colori troppo scuri. Successivamente Giorgione, Tiziano e Tintoretto apportarono piccole variazioni alla ricetta originale, che fu mantenuta nel segreto degli atelier italiani per almeno tre secoli, garantendo la supremazia della scuola in tutta Europa Durante la permanenza in Italia per nove anni all'inizio del XVII secolo, il pittore fiammingo Rubens ebbe modo di studiare i materiali pittorici usati dai pittori Italiani e ne fece tesoro. Rubens usava olio di noce con ossido di piombo e mastice (una resina) dissolti in trementina

67 Tecniche miste Nei periodi di transizione fra una tecnica pittorica e unaltra è naturale che trovassero spazio quelle che possono essere definite tecniche miste, basate cioè sullimpiego contemporaneo dei leganti di entrambe le tecniche. È ciò che si registra nel passaggio dalla classica tempera a uovo alluso di oli siccativi: nella fase intermedia furono indubbiamente messe in atto in pittura, tecniche miste, nelle quali cioè il legante era costituito da uovo e olio mescolati insieme. Lo stesso Cennini ci informa nel suo trattato che si facevano mescolanze di colori con olio, ma che questo era un lavoro molto faticoso Il rosso delluovo ha già in se un emulsionante naturale, la lecitina, che rende possibile entro certi limiti laggiunta di componenti oleosi in forma di emulsione stabile. Il sistema tollera bene anche laggiunta di acqua e ovviamente con laggiunta dei pigmenti, la pittura si stabilizza ulteriormente Questo tipo di tecnica (uovo + olio) è definito a tempera grassa e gode di alcuni vantaggi, ma anche di svantaggi, rispetto alla tempera di solo uovo: ad esempio il film è ancora più flessibile e meno fragile, ma asciuga lentamente. Una volta intrapresa la via delladdizione alluovo di altri componenti, è probabile ma non facilmente dimostrabile, che non fu aggiunto solo lolio, ma anche vernici resinose, lattici e altri componenti, magari come additivi secondari, nelle diverse botteghe

68 Leganti sintetici moderni Con lo svilupparsi della moderna industria della chimica organica di sintesi, si è resa disponibile una enorme varietà di materiali polimerici artificiali o resine, alcuni dei quali hanno mostrato proprietà adatte per essere impiegati come leganti pittorici. A partire dalla metà del XX secolo si è iniziato ad utilizzare alcune di queste sostanze per realizzare nuove tecniche pittoriche, che hanno incontrato il favore di molti artisti contemporanei tra cui Pablo Picasso, Andy Warhol e altri esponenti della Pop Art americana. Limpatto di queste nuove sostanze è stato talmente elevato che nuove formulazioni sono state sviluppate espressamente ad uso degli artisti. Al giorno doggi i leganti sintetici sono i più diffusi i campo artistico I polimeri più idonei sono risultati quelli acrilici, quelli vinilici e quelli chiamati alkyd

69 Colori acrilici Le resine acriliche sono costituite da una famiglia di polimeri ad alto peso molecolare (50.000-100.000) basate sugli esteri dellacido acrilico (sx) e metacrilico (dx) La chimica degli acrilati è largamente determinata dai due doppi legami coniugati; in particolare il legame C=C è il punto chiave per la reazione di polimerizzazione che porta alla formazione delle resine acriliche estere etilico estere butilico

70 La polimerizzazione dei monomeri acrilici è una reazione di addizione tra i doppi legami carbonio-carbonio ed è normalmente catalizzata da un iniziatore Si tratta di una reazione altamente esotermica, cioè con sviluppo di calore, ed estremamente rapida; tuttavia, grazie alle conoscenze sviluppate nel campo della sintesi, è un processo che può essere controllato per ricavare un prodotto con le proprietà desiderate I polimeri acrilici possono essere omopolimeri (in cui i monomeri sono di ununica specie), copolimeri (ottenuti da due differenti specie monomeriche) o anche terpolimeri (tre specie diverse). Copolimeri e terpolimeri possono anche essere ottenuti accoppiando un monomero acrilico e uno di altra natura, es. vinilico

71 Le resine acriliche sono disponibili in due forme fisiche: come soluzioni in solventi organici e come emulsioni acquose, cioè sistemi bifasici in cui le molecole acriliche sono stabilizzate con tensioattivi in unità micellari. Entrambi i tipi di resine tendono ad essiccare in tempi molto rapidi Le due preparazioni hanno comportamento differente per quanto riguarda la formazione del film pittorico e la successiva stabilità agli agenti chimici. Le resine in soluzione (peraltro di tossicità maggiore) si essiccano per semplice evaporazione del solvente e perciò possono essere risolubilizzate con trementina o altri solventi organici; ciò rende difficoltosa lapplicazione di strati successivi. Le resine in emulsione, invece, seguono processi più complessi. In esse, le molecole polimeriche sono organizzate in micelle, quindi in unità sferiche con moltissime molecole. Dopo levaporazione del solvente acquoso, i polimeri si deformano (tecnicamente subiscono un fenomeno di coalescenza) e contemporaneamente incorporano le particelle di pigmento, formando un film che risulta essere praticamente insolubile nel solvente originario e assai insolubile anche nei più forti solventi organici: ciò rende possibile lapplicazione di strati pittorici successivi Per ovviare al problema della facilità di ridissoluzione delle resine in soluzione, si usano spesso preparazioni miste acriliche-viniliche

72 I colori acrilici hanno ottime proprietà tecniche che li rendono idonei alla pittura. In particolare sono caratterizzate da rapidità di essiccamento, buona solidità, elevata brillantezza ed elasticità. Questo insieme di proprietà li rende versatili per ottenere effetti intermedi tra quelli caratteristici delle tempere e quelli conseguibili con lolio. In particolare rispetto agli oli siccativi non presentano il fenomeno dellingiallimento Uno svantaggio che presentano e che è legato alla relativa novità della loro introduzione (50-70 anni al massimo) è il fatto che non è nota la durata nel tempo e la resistenza chimica di questi colori. Essendo utilizzati solo da pochi decenni poco o niente si può ancora affermare di sicuro in proposito. Lazione del tempo e degli agenti atmosferici segue infatti meccanismi non sempre prevedibili e ricostruibili in laboratorio

73 Altre resine sintetiche Oltre alle resine acriliche, altri composti polimerici di sintesi sono disponibili come leganti, tra cui il più importante è il polivinilacetato (PVA) Come per le resine acriliche, la maggior parte delle pitture in PVA sono in emulsione acquosa. Si preparano in maniera analoga alle acriliche e seguono meccanismi analoghi di formazione del film pittorico, le cui caratteristiche sono però tecnicamente inferiori in quanto lomopolimero di PVA è troppo duro e fragile per formare un film continuo. Le formulazioni in PVA necessitano quindi di additivi per ammorbidire le particelle polimeriche

74 Resine alchidiche Le resine alchidiche (alkyd in inglese), introdotte negli anni '30, sono costituite da poliesteri modificati con oli. A differenza delle resine acriliche, quindi, esse contengono una base di acidi grassi. L'incorporazione di olio è richiesta per produrre uno strato pittorico avente sufficiente flessibilità, che una composizione con solo poliestere non avrebbe Il termine alkyd deriva dai due principali ingredienti del poliestere: un alcol poliossidrilico o poliolo e un acido policarbossilico. Il poliolo deve avere almeno tre gruppi ossidrilici, mentre il poliacido deve avere almeno due gruppi carbossilici L'introduzione di acidi grassi nella formulazione diminuisce il grado di cross-linking o reticolazione; solitamente si usa un olio siccativo che impartisce buone proprietà di essiccamento, generando un prodotto utile come legante pittorico

75 Le due resine alkyd più diffuse sono quelle preparate a partire dai polioli glicerina e pentaeritrite I poliacidi più usato sono gli isomeri acido ftalico e isoftalico Si addizionano inoltre acidi grassi (acido pelargonico, acidi grassi del sego) e oli (olio di cocco, pesce, soia, lino, cartamo) e modificanti per impartire specifiche caratteristiche (isocianati, siliconi, esteri, fenoli, acidi terpenici, ecc.) glicerina pentaeritrite acido ftalico e isoftalico

76 Commercialmente queste vernici hanno diverse denominazioni, classificabili in quattro grandi classi a seconda della percentuale dell'olio: a corto olio, al 30-45% d'olio, sono usate come plastificanti, vernici da sottofondo o per verniciatura a fuoco di auto e superfici metalliche in generea corto olio, al 30-45% d'olio, sono usate come plastificanti, vernici da sottofondo o per verniciatura a fuoco di auto e superfici metalliche in genere a medio olio, contenenti il 46-55% d'olio, le più versatili perché applicabili sia con pennello sia a rullo o a spruzzoa medio olio, contenenti il 46-55% d'olio, le più versatili perché applicabili sia con pennello sia a rullo o a spruzzo a lungo olio, contenenti il 56-70% d'olio, caratterizzate dall'elevata resistenza all'invecchiamento e quindi utilizzate per vernici marine, smalti architettonici, ecc.a lungo olio, contenenti il 56-70% d'olio, caratterizzate dall'elevata resistenza all'invecchiamento e quindi utilizzate per vernici marine, smalti architettonici, ecc. a lunghissimo olio, contenenti più del 70% d'olio, usate per inchiostri da stampa e vernici per esterni sia per legno sia per metalloa lunghissimo olio, contenenti più del 70% d'olio, usate per inchiostri da stampa e vernici per esterni sia per legno sia per metallo

77 Dal punto di vista tecnico le resine alkyd hanno ottime proprietà in termini di ridotto tempo di essiccamento, durabilità e resistenza, tanto che costituiscono una larga fetta del mercato delle vernici industriali, mentre, sorprendentemente, hanno avuto limitata attenzione dai produttori di pitture per artisti; soltanto la Winsor & Newton ha prodotto una linea completa di colori per pittori in alkyd. Nonostante ciò, molti grandi pittori contemporanei hanno usato queste pitture

78 I solventi pittorici Per quanto meno affascinanti, i solventi sono sostanze molto importanti nella pittura in quanto consentono di fatto lapplicazione di molti leganti, oltre che di resine e vernici protettive. Lacqua di fatto è il solvente più semplice, impiegato nelle tempere proteiche e polisaccaridiche e nei colori acrilici in emulsione (in questo caso non si tratta di vere soluzioni) Le soluzioni sono sistemi chimico-fisici caratterizzati da omogeneità, cioè da composizione costante in ogni punto. Sono costituite da due o più componenti di cui la prioritaria è il solvente, la o le minoritarie sono i soluti. Pur non essendo di interesse pratico nella pittura, va sottolineato che le soluzioni non sono necessariamente liquide Se lacqua è il solvente-base della pittura a tempera, solventi organici sono impiegati nelle pitture a olio e acriliche. Ci sono sostanzialmente due varietà di solventi principali: la trementina e i distillati di petrolio

79 La trementina La trementina è un fluido che si ricava dalla distillazione di resine provenienti da alcune specie di conifere, in particolare pini tra cui il pino marittimo (Pinus pinaster) e il pino di Aleppo (Pinus halepensis). Si tratta del solvente più forte, ma anche del più tossico in quanto è facilmente assorbito dalla pelle; ha inoltre un valore estremamente basso di flash point, la temperatura alla quale i vapori si incendiano. Nonostante queste caratteristiche indesiderabili, è il più usato dei solventi in pittura in quanto ha capacità di dissoluzione notevoli

80 -pinene -pinene -pinene -pinene La composizione della trementina è complessa e basata su due parti: un olio essenziale, lessenza di trementina, costituito da terpeni (principalmente - pinene e -pinene) e residui non volatili, come la rosina o colofonia e la trementina Veneta, costituiti da una miscela di di- e triterpeni I terpeni sono sostanze aventi spiccate proprietà aromatiche, presenti in molte essenze naturali. Derivati dei due terpeni sono la canfora e il geraniolo Siccome i terpeni sono presenti in alcune resine naturali, usate come nella preparazione di vernici, la trementina ha buone proprietà solventi nei loro confronti, secondo la regola che il simile scioglie il simile

81 Storicamente una delle prime fonti di trementina si pensa che sia stata il terebinto o albero della trementina (Pistacia terebinthus), una specie mediterranea simile al pistacchio. Il terebinto è menzionato nella Bibbia, es. in Isaia, capitolo 1, versetto 29: Vi vergognerete delle querce di cui vi siete compiaciuti La parola ebraica corrispondente è traducibile con quercia o anche con terebinto La trementina ricavata dal terebinto è nota come trementina di Chio

82 Distillati del petrolio Laltra famiglia di solventi di comune applicazione è quella dei distillati dal petrolio. Molti prodotti commerciali cadono sotto questa denominazione; si tratta di miscele ricche di idrocarburi saturi (C 5 -C 10 ) con piccole percentuali di idrocarburi naftenici e aromatici, differenti per intervallo di temperatura di ebollizione. Le miscele più volatili sono note come eteri di petrolio, quelle intermedie si chiamano benzine e quelle più altobollenti sono note come petrolio. Si tratta di miscele molto infiammabili e di discreta tossicità. Sciolgono abbastanza bene grassi, bitumi, cere e paraffine, mentre sono interi nei confronti dei composti resinosi Con il termine di acquaragia si intende un prodotto commerciale di basso costo, ottenuto addizionando alle miscele terpeniche quantità variabili di petrolio, in particolare idrocarburi a catena C 9 -C 16. Si tratta di un liquido altamente volatile e infiammabile

83 Protettivi e vernici Sugli strati pittorici propriamente detti è prassi stendere uno o più strati di sostanze aventi funzione protettiva. Esse sono di due tipi: le vernici: sostanze che svolgono allo stesso tempo funzioni protettive e funzioni estetiche, migliorando le proprietà ottiche della superficie per brillantezza e saturazione del colore. Si preparano dalle resine naturalile vernici: sostanze che svolgono allo stesso tempo funzioni protettive e funzioni estetiche, migliorando le proprietà ottiche della superficie per brillantezza e saturazione del colore. Si preparano dalle resine naturali i protettivi: sostanze filmogene trasparenti con la funzione primaria di preservare gli strati pittorici dal contatto con lambiente: depositi di polvere, azione ossidante dellaria e della luce, umidità. Le cere sono fra i migliori agenti protettivi per inerzia chimica, stabilità e idrorepellenzai protettivi: sostanze filmogene trasparenti con la funzione primaria di preservare gli strati pittorici dal contatto con lambiente: depositi di polvere, azione ossidante dellaria e della luce, umidità. Le cere sono fra i migliori agenti protettivi per inerzia chimica, stabilità e idrorepellenza

84 Resine naturali Le resine naturali sono sostanze polimeriche di natura chimica molto complessa, ricavate da secrezioni di alcune piante quando queste vengono incise. Sono conosciute da tempi molto antichi e largamente impiegate in virtù delle loro proprietà filmogene, adesive e idrorepellenti. Da sole o in miscela con altre sostanze appaiono in numerose ricette per preparare prodotti vari, utilizzati come stucchi, adesivi, consolidanti e, di interesse per la pittura, film protettivi, trasparenti e isolanti Fino ad epoche recenti erano di origine esclusivamente naturale; sono poi state affiancate nel XX secolo da resine artificiali. Trovano ancora applicazione nel restauro Le caratteristiche chimico-fisiche che le accomunano sono: insolubilità in acqua (a differenza da altri essudati vegetali come le gomme)insolubilità in acqua (a differenza da altri essudati vegetali come le gomme) solubilità in solventi organici (alcoli, chetoni, esteri, idrcarburi), in cui formano soluzioni colloidali con proprietà filmogene e adesivesolubilità in solventi organici (alcoli, chetoni, esteri, idrcarburi), in cui formano soluzioni colloidali con proprietà filmogene e adesive bruciano con fiamma fuligginosabruciano con fiamma fuligginosa struttura amorfa in stato solido; allaumentare della temperatura rammolliscono piuttosto che fonderestruttura amorfa in stato solido; allaumentare della temperatura rammolliscono piuttosto che fondere

85 Composizione Chimicamente le resine naturali sono miscele molto complesse. Spesso le sostanze che compongono e miscele sono note solo in parte, alcune costituite da molecole semplici, altre da molecole polimeriche a struttura complessa La maggior parte dei composti presenti sono riconducibili alla classe degli idrocarburi terpenici e ai loro derivati con funzioni carbossiliche e alcoliche, i cosiddetti oli essenziali. Ci sono poi acidi aromatici, acidi resinosi e reseni, sostanze polimeriche ancra scarsamente sconosciute Alcuni componenti hanno proprietà chimiche, dovute a gruppi carbossilici, che le rendono capaci di interagire con ioni metallici come nel caso dl resinato di rame che si forma per interazione di un composto a base di rame (es. verdigris) con una resinavper formare saponi

86 Classificazione Un tipo di classificazione che tiene conto sia dellorigine che della consistenza delle resine naturali è la seguente: oleoresine e balsami: essudati da alberi viventi, morbide e appiccicose a causa dellelevato contenuto in oli essenziali. Mentre le oleoresine sono composte prevalentemente da oli essenziali, i balsami contengono anche alcoli, esteri e acidi aromaticioleoresine e balsami: essudati da alberi viventi, morbide e appiccicose a causa dellelevato contenuto in oli essenziali. Mentre le oleoresine sono composte prevalentemente da oli essenziali, i balsami contengono anche alcoli, esteri e acidi aromatici resine: essudati da alberi viventi, di consistenza solida più o meno duraresine: essudati da alberi viventi, di consistenza solida più o meno dura resine fossili: materiali resinosi di origine fossile, come lambra e la copaleresine fossili: materiali resinosi di origine fossile, come lambra e la copale resine animali: sostanzialmente la gommalacca, originata da insetti Coccidiresine animali: sostanzialmente la gommalacca, originata da insetti Coccidi

87 Alcuni esempi Alcune tra le principali sostanze resinose usate in campo pittorico sono le seguenti: trementina veneta: è un balsamo ricavato dall'essudato del Larix decidua, conosciuto fin dall'antichità e usato per vernici e nelle velature. Possiede aspetto giallognolo viscoso e appiccicoso. Si tratta di uno dei balsami con cui si preparava nel Rinascimento il pigmento resinato di rame. Una varietà antica era nota come trementina di Strasburgotrementina veneta: è un balsamo ricavato dall'essudato del Larix decidua, conosciuto fin dall'antichità e usato per vernici e nelle velature. Possiede aspetto giallognolo viscoso e appiccicoso. Si tratta di uno dei balsami con cui si preparava nel Rinascimento il pigmento resinato di rame. Una varietà antica era nota come trementina di Strasburgo

88 dammar: è considerata una delle migliori resine per vernici pittoriche per via della sua spiccata azione protettiva. Si ricava da piante tropicali, soprattutto delle Indie Orientali, ed è commercializzata in pezzetti trasparenti, color giallo chiaro, inodori. Solitamente è sciolta in trementina, uno dei pochi solventi capaci di farlodammar: è considerata una delle migliori resine per vernici pittoriche per via della sua spiccata azione protettiva. Si ricava da piante tropicali, soprattutto delle Indie Orientali, ed è commercializzata in pezzetti trasparenti, color giallo chiaro, inodori. Solitamente è sciolta in trementina, uno dei pochi solventi capaci di farlo colofonia o pece greca: è il residuo resinoso prodotto da varie specie di pini (la parte volatile costituisce lessenza di trementina). Si usa da tempi molto antichi. Meno efficiente della dammar in quanto il film di vernice tende a decolorare e diventare fragile; dato il suo basso costo era spesso impiegata come adulterante. Trova invece applicazione negli adesivi per restaurocolofonia o pece greca: è il residuo resinoso prodotto da varie specie di pini (la parte volatile costituisce lessenza di trementina). Si usa da tempi molto antichi. Meno efficiente della dammar in quanto il film di vernice tende a decolorare e diventare fragile; dato il suo basso costo era spesso impiegata come adulterante. Trova invece applicazione negli adesivi per restauro

89 sandracca: il nome deriva dal persiano sandarus, che significa colore rosso. I Greci e i Romani usavano il nome sandracca per indicare pigmenti arsenicali come realgar o orpimento, probabilmente per la somiglianza con il colore acquisito dalla resina nel tempo. Si tratta di una resina da conifere che crescono in Africa settentrionale e Spagna. L'aspetto è di lacrime secche, trasparenti, con colore giallo. Più che una vernice vera e propria è utile come additivo per vernici, per regolare la durezza del filmsandracca: il nome deriva dal persiano sandarus, che significa colore rosso. I Greci e i Romani usavano il nome sandracca per indicare pigmenti arsenicali come realgar o orpimento, probabilmente per la somiglianza con il colore acquisito dalla resina nel tempo. Si tratta di una resina da conifere che crescono in Africa settentrionale e Spagna. L'aspetto è di lacrime secche, trasparenti, con colore giallo. Più che una vernice vera e propria è utile come additivo per vernici, per regolare la durezza del film mastice: resina prodotta dalla pianta Pistachia lentiscus, tipica dell'area del Mediterraneo orientale, in particolare dell'isola greca di Chio. Si rova sotto forma di lacrime color giallo paglierino. Il suo impiego in pittura è vasto, soprattutto come componente resinoso per vernici. La vernice con mastice produce un film molto brillante, anche se tende ad ingiallire nel tempo, a screpolarsi e a dare luoghi a fenomeni di opacizzazione noti come bloommastice: resina prodotta dalla pianta Pistachia lentiscus, tipica dell'area del Mediterraneo orientale, in particolare dell'isola greca di Chio. Si rova sotto forma di lacrime color giallo paglierino. Il suo impiego in pittura è vasto, soprattutto come componente resinoso per vernici. La vernice con mastice produce un film molto brillante, anche se tende ad ingiallire nel tempo, a screpolarsi e a dare luoghi a fenomeni di opacizzazione noti come bloom

90 Vernici pigmentate Tra le resine naturali impiegate come vernici, alcune influenzano anche il colore del manufatto in quanto sono pigmentate. Le più importanti sono il sangue di drago e la gambogia il sangue di drago è una resina prodotta dai frutti di una famiglia di palme delle Indie Orientali, chimicamente costituita da derivati dellacido benzoico e benzoilacetico con dracoresinotannoli e altre sostanze aromatiche complesse. Il colore è rosso-bruno. Trovava applicazione per velature trasparenti di tono rosso, nella miniatura e nelle vernici per violini. Lorigine del sangue diil sangue di drago è una resina prodotta dai frutti di una famiglia di palme delle Indie Orientali, chimicamente costituita da derivati dellacido benzoico e benzoilacetico con dracoresinotannoli e altre sostanze aromatiche complesse. Il colore è rosso-bruno. Trovava applicazione per velature trasparenti di tono rosso, nella miniatura e nelle vernici per violini. Lorigine del sangue di drago è descritta da Plinio in termini leggendari, essendo il frutto di una lotta tra un elefante e un grosso serpente. Era a volte adulterata con sangue di capra

91 Gambogia o gommagutta: si tratta di una resina giallo-arancione prodotta da varie specie del genere Garcinia, come la G. hanburyi (dx) e la G. tinctoria, piante diffuse nei paesi del Sudest asiatico, presso i quali è impiegato come colorante dallVIII secolo. In Europa fu regolarmente importata almeno dal XVII secolo Si utilizza nella tecnica dellacquerello o come vernice pigmentata, non nellaffresco perchè reagisce con la calce. La composizione dellestratto è per il 70-80% una parte resinosa in cui prevale lacido gambogico (sx), per il 20% una gomma solubile in acqua che funge anche da legante. Molti componenti dellestratto sono citotossine e lestratto risulta perciò velenoso oltre che molto diuretico

92 Le cere Le cere consistono di miscele complesse di esteri di acidi grassi con alcoli ad alto peso molecolare, acidi grassi liberi, alcoli liberi e idrocarburi a catena lunga Le cere naturali sono di origine animale (es. cera dapi), vegetale (cera di carnauba) o minerale (cera montana) A temperatura ambiente, le cere sono solidi teneri di aspetto grasso, che fondono ad alta temperatura Tra le cere, una delle più importanti è sicuramente la cera dapi, usata da epoche remote. Tracce di cera dapi sarebbero state trovate sulle pitture rupestri di Lascaux e sulle mummie egizie. Gli antichi Egizi la usavano anche nella costruzione delle navi come agente impermeabilizzante. In epoca Romana, la cera era largamente impiegata come legante nella tecnica dellencausto e come agente impermeabilizzante nelle pitture murali. Dal punto di vista scientifico, la cera dapi è la secrezione dellape comune e il suo componente principale è il palmitato di miricile (C 15 H 31 COOC 30 H 61 )


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