La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

S UL T EMA DELLA V ALUTAZIONE S UL T EMA DELLA V ALUTAZIONE.

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "S UL T EMA DELLA V ALUTAZIONE S UL T EMA DELLA V ALUTAZIONE."— Transcript della presentazione:

1 S UL T EMA DELLA V ALUTAZIONE S UL T EMA DELLA V ALUTAZIONE

2 Fino a che punto nella valutazione bisogna tener conto del principio di promozione / valutazione e di selezione/standard? La valutazione degli apprendimenti che effetti può produrre nel bambino? Quale rapporto rileva fra ciò che scrive nella scheda (in termini classificatori) e la valutazione come processo permanente fra i soggetti in relazione? Fino a che punto il giudizio analitico sullalunno è implicitamente una valutazione dellinsegnante? Quali criteri suggerisce per la valutazione degli apprendimenti? VALUTAZIONE DEGLI APPRENDIMENTI interrogazioni/riflessioni individuali

3 Sul TEMA della VALUTAZIONE …mia mamma ha portato a casa la scheda, lha guardata e ha detto: - Va bene! Infatti negli ultimi anni avevo quasi tutti sufficiente e questanno ho tre buono, un distinto e due sufficiente in matematica e scienze…Mio babbo ha detto: - va bene! Hai dei voti molto belli! Poi, rivolto a mia mamma ha detto che ero migliorato a scrivere e che sono anche meglio di mio fratello, soltanto che faccio un po di errori. Sempre lo stesso giorno sono andato al campetto vicino a casa e ho chiesto ad un mio amico: - che voti hai preso sulla scheda? Lui mi ha risposto che aveva preso tutti ottimo e soltanto un distinto. Io allora mi vergognavo e non gli ho detto niente dei miei perché fin dalla prima elementare non ho mai preso un ottimo. Questaltro quadrimestre vorrei un ottimo, però me lo dovrò guadagnare. Il giorno dopo che ho riportato a scuola la scheda ho chiesto a Luca se potevo vedere la sua e così mi sono accorto che i miei voti erano come i suoi. Però mi piacciono molto i miei voti e se avevo un ottimo ero contentissimo perché io non lho mai avuto in questi cinque anni di scuola.

4 Solitamente ogni qualvolta si affronta il tema della valutazione il pensiero corre immediatamente al come valutare, quali indicatori tenere presente, a quali principi pedagogici ispirarsi, che termini usare, che peso deve avere limpegno e la volontà, quanto deve pesare il vissuto, la progressione, la relazione e via argomentando. Dubbi e rovelli reali sui quali da tempo si disquisisce nei corsi di aggiornamento e dai quali mai se ne esce con una conclusione soddisfacente e ciascuno rimane con la sua presa di posizione che riflette, in buona sostanza, la sua visione pedagogica della scuola. Si può tentare di uscire da questo stato di impotenza solo se siamo disponibili a riformulare la questione proponendoci di dare risposta a due domande fondamentali: perché valutare ? e soprattutto... per chi valutare ? Prima però di addentrarci nel problema è bene affermare tre presupposti dai quali non si può e non si deve assolutamente prescindere. Operiamo in unaula scolastica e non in unaula di tribunale Affermazione ovvia e banale, è sperabile, non è male però ogni tanto rinfrescare il concetto che allinterno delle quattro pareti vive ed opera una comunità di individui e ciascuno deve sentirsi libero di pensare, provare, esprimersi senza dover vivere langoscia che ogni sua affermazione, ogni suo elaborato debba essere oggetto di una qualsiasi valutazione. Si deve, in sostanza, lasciare anche la libertà di sbagliare senza dover pagare alcun prezzo.

5 Siamo insegnanti e non giudici, a volte poi amiamo, un po pomposamente, definirci educatori. Questa volta laffermazione è un po meno ovvia e, seppur intimamente condivisibile, non sempre è facile sfuggire alla libidine del potere, certo piccolo, ma tutto è relativo. Più spesso di quanto crediamo tendiamo ad assumere forme di un autoritarismo intellettuale nei confronti dei nostri allievi che postula, da parte loro, un quiescente conformismo alle nostre scelte e alle nostre convinzioni e che non consente a nessuno di divergere dalla via tracciata. Capita spesso di ritenere persona intelligente colui che la pensa come noi e che ci conferma in ogni sua manifestazione, mentre è un perfetto imbecille, o peggio, chi si esprime in opposizione e che sembra svilire i nostri sforzi per condurlo sulla conforme retta via. Attenzione dunque a non tracciare giudizi, condanne e assoluzioni, troppe volte scaturiscono dalla frustrazione di dover constatare linefficacia dei nostri sforzi e costituiscono inoltre la prova più evidente del limite di una onnipotenza che, inconsciamente, Attenzione dunque a non tracciare giudizi, condanne e assoluzioni, troppe volte scaturiscono dalla frustrazione di dover constatare linefficacia dei nostri sforzi e costituiscono inoltre la prova più evidente del limite di una onnipotenza che, inconsciamente, credevamo forse di possedere. La scuola è un obbligo Senza commento e senza possibilità di scelta, ma una riflessione è doverosa: se i nostri scolari sono obbligati alla frequenza, sta a noi fare di tutto per metterli pienamente a loro agio, sta sempre a noi motivarli al lavoro, stimolarli allimpegno e costruire intorno a loro tutte quelle condizioni favorevoli per poter esprimere le loro potenzialità.

6 Dati per assunti i presupposti, siamo allora in grado di tentare una risposta alle domande fondamentali, la prima: perché valutare ? E possibile non farlo? Non ci pare, che lo si voglia o meno, valutare coloro coi quali si entra in relazione è un fatto istintivo e quasi naturale, capire con chi si ha a che fare, cosa vuole, cosa pensa, cosa fa, ecc…., diventa unesigenza imprescindibile. E lo diventa ancor di più quando ci viene attribuita la responsabilità morale e giuridica di condurre un gruppo di bambini lungo quelle vie che dovranno far crescere la loro personalità e la loro intelligenza. Dato per scontato la necessità della valutazione, occorre allora affrontare il nodo più complesso e corposo del problema: Valutare per chi? Per ragioni di chiarezza e comodità di esposizione prenderemo in considerazione i tre principali soggetti che intervengono nel processo di crescita del bambino e che, pur con ruoli diversi, sono coinvolti nel processo di valutazione: gli insegnanti – la famiglia – listituzione. Qualcuno potrebbe anche essere tentato di aggiungere un quarto soggetto: gli alunni, e naturalmente, per il loro bene. A tal proposito gira da sempre una storiellina. Il solito Pierino porta a casa la solita pagella scolastica piena di brutti voti; il padre, arrabbiato, pensa di dare al figlio una salutare punizione e, presolo sulle ginocchia comincia ad affibbiargli dei sonori sculaccioni. I lamenti e le grida del piccolo inteneriscono però lanimo del padre, il quale, quasi dispiaciuto esclama: Cerca di capire Pierino, lo faccio solo per il tuo bene!- Si papà – risponde tra i singhiozzi – ma io non merito tanto affetto!.

7 Lasciamo stare, anzi, è doveroso dubitare sempre di chi dichiara di far qualcosa per il bene degli altri e massimamente quando poi gli altri non lo richiedono, affermarlo è un atto di indebita arroganza e presunzione e che nasconde un po di ipocrisia. Non cè dubbio, i primi destinatari della valutazione siamo noi, cioè gli insegnanti. E per noi stessi, infatti, che dobbiamo valutare ogni aspetto della personalità dei nostri alunni perché dobbiamo interagire con loro, e se dobbiamo guidarli, stimolarli, orientarli, istruirli e, possibilmente, educarli, dobbiamo conoscerli ed ogni conoscenza porta con sé una valutazione. Quanto più li conosciamo tanto più e meglio li valutiamo. Conoscenza e valutazione non sono momenti separati, ma luno postula laltro ed entrambi rappresentano per noi un bisogno reale. Osservare i loro comportamenti, indagare sul loro vissuto, studiare le loro relazioni affettive, verificare le loro capacità di apprendere, di memorizzare, di compiere astrazioni più o meno complesse, insomma definire nel modo più ampio il quadro della loro personalità ci porta, da una parte, a conoscerli a fondo e, dallaltra, a valutare le loro capacità, potenzialità, motivazione, impegno,… Non possiamo prescindere da questa ricerca di conoscenza se intendiamo aiutarli ad esprimere il meglio di sé, e perché questo dobbiamo sgombrare la via da tutti gli ostacoli che si frappongono e che non consentono loro di partecipare in modo sereno e attivo alla vita della classe.

8 Da tutto ciò ne consegue il rapporto con il secondo soggetto destinatario della valutazione: la famiglia. E suo sacrosanto diritto sapere come va il proprio figlio, come si comporta, come apprende, ecc…, e sappiamo anche, per esperienza, lansia con la quale spesso ci vengono poste queste domande ed anche le reazioni che possono manifestarsi alle nostre risposte. Non è infrequente che una parola sgradita, una valutazione non condivisa determinino atteggiamenti ostili e di reciproca insoddisfazione. Non scandalizziamoci più di tanto e cerchiamo di capire che molti di questi atteggiamenti sono prodotti da un eccesso di bene; si sa, per molte famiglie i figli rappresentano quasi per intero il loro unico investimento affettivo e quindi, nel bene e nel male, diventano il polo esclusivo delle loro attenzioni e delle loro aspettative. Ben si capisce, dunque, come nessuno possa esimersi da questo fondamentale dovere, non possiamo rifiutarci di andare a scoprire le origini di determinati atteggiamenti negativi se vogliamo esprimere valutazioni serie, ragionevoli e funzionali alla loro crescita sociale e intellettuale Che senso ha definire un individuo: vagabondo, pigro, fannullone o ancora peggio? Nessuno sceglie deliberatamente di essere un vagabondo, tanto meno un bambino, vi è alle spalle sempre una situazione di disagio che deve essere studiata, analizzata, compresa; così si fa il bene dei nostri alunni, non affibbiando loro epiteti che potrebbero anche diventare una sentenza definitiva. E questo vale per tutti gli aspetti della vita scolastica, dal comportamento allapprendimento, dallaffettività alla socializzazione, dobbiamo capire le cause di eventuali difficoltà e intervenire, se possibile, non classificare gli effetti, cadremmo nella tentazione di fare i giudici.

9 Frizioni e conflitti possono essere superati se si instaura un corretto rapporto tra scuola e famiglia e qui un ruolo fondamentale lo giocano le nostre caratteristiche personali di mediazione, pazienza, comprensione, professionalità, ma, più di tutto,buon senso. Una completa conoscenza dei nostri alunni ci facilita il rapporto con la famiglia, perché tanto più sappiamo argomentare le nostre valutazioni, tanto più questa ci accorda la sua fiducia. Rimane il terzo soggetto: listituzione. E qui bisogna stare allerta perché si corre il rischio della spersonalizzazione per uniformarsi ad un comune sentire pedagogico e didattico, ad una prassi, cioè, standardizzata dalla tradizione corrente, dalla consuetudine, dal conformismo. E innegabile langoscia che prova linsegnante, soprattutto se giovane, di fronte alla difficoltà di tradurre in pratica quotidiana i principi pedagogici di cui si è imbevuto durante la sua formazione ed è facile in queste circostanze rifugiarsi nei metodi scolastici dei nostri vecchi maestri o affidarsi per filo e per segno alle guide e riviste scolastiche che propongono modalità uguali per ogni scuola e per ogni ambiente di tutto il territorio nazionale. Eppure bisogna andare oltre e spesso non bastano le sole buone intenzioni; occorrono studio, passione, e lesempio dei grandi maestri (Freinet, Lodi, Ciari, don Milani, Rodari…) se vogliamo ritagliarci spazi di creatività personale per autonome soluzioni.

10 Certamente vi sono obblighi dai quali non ci si può esimere, compilare registri, schede di valutazione e altro, ma non possono rappresentare il cappio a cui impiccarci, prendiamo, ad esempio, la scheda, che come si sa ha sostituito la pagella nella quale la valutazione veniva espressa in numeri, ora si usano alcuni sostantivi in ordine gerarchico, dallottimo allinsufficiente. Bene, chiediamoci ancora: a chi servono?ai bambini? Si rilegga il testo di L.P. …ai genitori? Si, se sono tutti ottimo. Ai dirigenti scolastici? Non gliene potrebbe importare di meno. Alla scuola successiva? Ben sappiamo che nessuno si fida di chi lha preceduto. Lo facciamo per noi? Sappiamo benissimo quanto valgono i nostri allievi senza doverlo ratificare per iscritto. Ed allora? Personalmente non riesco a trovare alcuna giustificazione ragionevole per pubblicizzare considerazioni che appartengono solo a me, ma visto che le schede si devono compilare, sarà bene trovare qualche compromesso, il meno doloroso possibile se la disgrazia non può essere evitata. Negli anni 70 alcuni usavano il voto generalizzato e uguale per tutti. Ora, e son ben altri tempi, si potrebbero considerare solo le tre fasce più alte, è un esempio, altri se ne potrebbero individuare. E visto che siamo in tema, una riflessione anche sui giudizi-voto che quasi regolarmente seguono ogni verifica orale e scritta: se sono inutili e dannosi, rendono il lavoro odioso e generano angoscia, soprattutto in chi ha più difficoltà, creando disparità e frustrazione.

11 Se dobbiamo indurre gli allievi ad amare il lavoro, non lo possiamo caricare di elementi che lo negano; ciò non toglie che anche la verifica possa avere un suo ruolo, limportante è che serva al bambino per autovalutarsi. Sarà esso stesso a valutare il proprio lavoro dopo aver constatato il numero degli errori commessi. Il giudizio – voto dellinsegnante è la pioggia che cade sul bagnato. Ma allora, quando valutare? Praticamente sempre! E si potrebbe aggiungere: mai intenzionalmente. Non preoccupiamoci della valutazione, pensiamo a lavorare, a interessare gli alunni, a trovare le giuste motivazioni, ad appassionarli alla ricerca, allindagine, a sperimentare, scoprire, giocare, divertirsi, insomma cerchiamo di fare una bella scuola entro la quale ogni individuo possa trovare lo spazio per esprimere le proprie doti e le proprie caratteristiche peculiari senza dover ricorrere a sotterfugi solo per rimediare un sufficiente dallinsegnante dispensatore di gioie e dolori. I voti creano dipendenza, si lavora solo per essi e tutto il resto ha un peso relativo, ogni materia, ogni argomento, ogni iniziativa diventa il pretesto per dare un voto e così scompare il piacere del lavoro e dello studio e, soprattutto, nuocciono gravemente alla formazione del gruppo-classe, entro il quale, poi, si sviluppano le dinamiche più significative dellintero processo formativo.

12 E poi, perbacco, non prendiamoci troppo sul serio, abbiamo pur sempre a che fare con dei bambini dai sei agli undici anni, non dobbiamo pretendere di dover insegnare loro tutto lo scibile umano e né pensare che possano trasformarsi in studenti che passano ore e ore sui libri scolastici. Il nostro obiettivo deve essere quello di suscitare la passione e linteresse verso lo studio, limpegno limpegno e la serietà in ogni loro attività. Per arrivare a tanto occorre, da parte nostra, compiere una semplice operazione mentale: non finalizzare lo studio al conseguimento della nozione, bensì privilegiare la ricerca e il procedimento che portano alla conquista della nozione. La nostra è la scuola dellobbligo, non dobbiamo né selezionare cervelli, né assegnare patenti di merito o di demerito, ma aiutare ad esprimersi chi ha più difficoltà e ad usare il proprio sapere e la propria intelligenza, a chi ne possiede, per far crescere il gruppo, per ognuno cè un obiettivo: migliorare se stessi, perché è bene ricordare, in conclusione, quella bella massima che dice : la scuola è il luogo in cui ognuno deve diventare un po più intelligente.


Scaricare ppt "S UL T EMA DELLA V ALUTAZIONE S UL T EMA DELLA V ALUTAZIONE."

Presentazioni simili


Annunci Google