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Nella storia della psicologia scientifica, che nasce tra filosofia e fisiologia, si sono affermati indirizzi e scuole diverse, che hanno definito in vari.

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1 Nella storia della psicologia scientifica, che nasce tra filosofia e fisiologia, si sono affermati indirizzi e scuole diverse, che hanno definito in vari modi l’oggetto della disciplina e scelto in base a questo i metodi di studio più adeguati. Esempio: lo studio della percezione e del pensiero da parte della psicologia della Gestalt ha utilizzato il metodo fenomenologico e il resoconto verbale, lo studio dell’apprendimento da parte del Comportamentismo ha privilegiato il metodo sperimentale, escludendo dall’oggetto della psicologia i processi interni . Il Cognitivismo li ha riammessi, in continuità metodologica con il neo-comportamentismo, e in seguito alla sua svolta ecologica ha rivalutato anche le metodologie qualitative e l’uso dei resoconti verbali come fonte di dati, già giustificata da Vygotskij. La molteplicità dei paradigmi viene rimproverata a torto alla psicologia, la cui vocazione al pluralismo corrisponde al compito applicativo dello psicologo: mettersi in relazione con altre menti, rispettando le differenze individuali e adottando con elasticità mentale punti di vista alternativi e flessibili. In questa prospettiva una formazione eclettica in senso buono costituisce una risorsa.

2 Il corso ha finora seguito la ricomparsa degli stessi temi in momenti storici successivi e utilizzato la trattazione ad opera di vari indirizzi teorici e “scuole” psicologiche, per conferire maggior spessore ai concetti. La MENTE COSCIENTE, come viene descritta da W. James, Mead e Vygotskij, acquista un significato ulteriore quando è considerata alla luce del concetto freudiano di inconscio. Il tema del SÉ, che non esauriremo qui, è stato ereditato dalla odierna psicologia clinica dello sviluppo e dalle neuroscienze. Abbiamo visto varie versioni della teoria dell’origine sociale della mente e del sé dalla RELAZIONE interpersonale: Mead, Vygotskij (Janet), la psicoanalisi freudiana e postfreudiana, e i costrutti teorici invocati per rendere conto della formazione di strutture mentali a carattere affettivo e relazionale relativamente stabili (schemi, frames, oggetti interni, internal working models e stili di attaccamento), che possono essere trasposti sul piano del funzionamento neurobiologico (cfr. Edelman e Damasio). Nell’opera di Piaget abbiamo individuato una prerogativa peculiare della mente infantile: l’egocentrismo epistemico, che fissa la conoscenza a un punto di vista particolare, la prospettiva del soggetto percipiente, e che deve essere superato portando al decentramento tipico del pensiero razionale, grazie al confronto-conflitto cognitivo con altri soggetti, simili ma altri da sé, mentre la relazione di dipendenza dai genitori e dagli adulti dotati di autorità rischia di perpetuarlo. L’analisi del concetto freudiano di narcisismo ha mostrato il carattere “speculare” di alcune relazioni. Vedremo come ciò possa ostacolare la comprensione e l’attribuzione a se stessi e agli altri di stati mentali indipendenti (teoria della mente) e approfondiremo l’analisi dei tipi di relazione.

3 Role-taking e ristrutturazione sistemica
Il role-taking richiede l’assunzione della prospettiva dell’altro, occupante un ruolo o una posizione (perspective taking) diversa dalla propria. In questo caso occorre superare la prospettiva egocentrica (epistemicamente) per effettuare il decentramento cognitivo. Piaget (e Inhelder,1948, La rappresentazione dello spazio) usò con i bambini di Ginevra la prova delle tre montagne: Quando Mead parla di intelligenza sociale come capacità di analisi e ricombinazione, da parte di una mente adulta dotata di un sé nella prospettiva dell’altro generalizzato, si riferisce a prerogative mentali studiate anche dalla psicologia della Gestalt, teorizzate dal cognitivismo come “teoria della mente” e oggi dalle neuroscienze cognitive.

4 Max Wertheimer ( ) Le leggi della Gestalt (somiglianza, vicinanza, chiusura, buona continuazione) e la percezione del movimento

5 Über gestaltqualitäten
Le qualità formali Nel 1890 Christian von Ehrenfels pubblica l’articolo Über gestaltqualitäten La forma sonora è qualcosa di diverso dalla somma delle note che la compongono: si possono cambiare tutti gli elementi, trasporre i toni in una nuova chiave (lasciando invariati gli intervalli musicali), ma l’insieme rimane lo stesso e la melodia è riconoscibile come totalità data nell’esperienza con immediatezza Max Wertheimer (1912) e il fenomeno phi Presentando in successione due stimoli luminosi identici, per esempio i segmenti a e b, collocati nelle posizioni dello spazio A e B, al variare dell’intervallo temporale si producono diversi effetti di movimento apparente: con intervallo ottimale, l’impressione visiva è di un unico stimolo che si muove da A a B (attraversando le posizioni intermedie, dove non è proiettato alcuno stimolo) a a’ A b B

6 Competizione fra le leggi di Wertheimer (1923) x > y = x vince, y perde
vicinanza < chiusura buona continuazione > chiusura Chiusura > buona continuazione

7 Edgar Rubin ( ), psicologo danese pubblicò nel 1915 una monografia sulle figure reversibili, tradotta in tedesco nel Il suo lavoro è importante per la formulazione del concetto di ORGANIZZAZIONE FIGURA-SFONDO nell’ambito della psicologia della percezione della scuola di Berlino o psicologia della Gestalt Solitamente un campo visivo complesso si organizza in modo stabile, privilegiando come figura (forma “buona” che emerge in primo piano sullo sfondo, che resta in secondo piano) un insieme di elementi in relazione fra loro. In particolari situazioni percettive sono possibili due esiti fenomenici, che segmentano ed organizzano in modi alternativi gli elementi fisicamente presenti: le FIGURE REVERSIBILI o alternanti (come il vaso di Rubin) e le figure ambigue, o mascherate, che richiedono, per essere viste, una RISTRUTTURAZIONE del campo stimolante.

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9 La figura di Yastrow da cui Else Frenkel-Brunswick, coautrice di T. W
La figura di Yastrow da cui Else Frenkel-Brunswick, coautrice di T.W. Adorno et al. (1950) La personalità autoritaria, costruì un filmato a cartoni animati per studiare l’intolleranza dell’ambiguità e la rigidità percettiva che ostacolano la ristrutturazione cognitiva

10 Cosa vedete? Un’anatra? Un coniglio? Il filmato iniziava con un’anatra non ambigua, che cambiava gradualmente, passando da gradi di ambiguità crescente e assomigliava sempre più al coniglio. Alcune persone riconoscevano prontamente l’ambiguità e vedevano il coniglio prima di altre. Qualcuno non diceva mai di vedere il coniglio. “Ecco! Ora lo vedo!” è un’esperienza di scoperta percettiva

11 Arcimboldo Escher

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13 Il Gestalt switching Dennett (1999) propone di usare il Gestalt switching come correlato neurobiologico della coscienza e cita l’esperimento di LOGOTHETIS N. K., SCHALL J. D. (1989) Neuronal correlates of subjective visual perception. Science, 245, Logothetis (1980) registrando dalle aree visive di scimmie, alle quali erano presentati in rivalità binoculare due stimoli diversi, con il compito di premere il pulsante corrispondente a quello che vedevano, e che rispondevano ora a uno ora all’altro, come gli umani, trova che gli elettrodi nell’area corticale primaria non registravano cambiamenti, che invece avvenivano nell’area V4 come correlati neurali dell’alternanza percettiva.

14 CONCEZIONI DEL PENSIERO
Il PENSIERO PER PROVE ED ERRORI Apprendimento graduale Calcolo algoritmico Passi successivi di avvicinamento Soluzione unica ottimale Il PENSIERO CREATIVO Insight Euristiche Ristrutturazione dello spazio del problema Soluzioni soddisfacenti Il paziente in psicoterapia può fare esperienza di insight se ricombina elementi già noti in modo che assumano un diverso significato, anche grazie all’interpretazione.

15 Wolfgang Köhler (1887-1967) e gli scimpanzé della Stazione di ricerca sugli antropoidi a Tenerife

16 Il concetto di Einsicht (insight)
In L’intelligenza delle scimmie antropoidi (1917) W. Köhler descrive il modo in cui lo scimpanzè Sultano, unendo due bastoni troppo corti, si costruisce lo strumento per raggiungere la banana mostrando, dopo un periodo di incubazione, un comportamento di soluzione del problema analogo all’esperienza umana dell’eureka! . Köhler (1929) definisce l’Einsicht (vedere dentro, intuizione, visione) come “coscienza diretta delle determinazioni” , del “nesso comprensibile” tra gli elementi del contesto percettivo LA RISTRUTTURAZIONE DEL CAMPO PERCETTIVO È GIÀ LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA (PROBLEM-SOLVING)

17 . . . Il problema dei nove punti
Istruzioni: unire i nove punti con quattro segmenti di retta senza staccare la penna dal foglio e passando una volta sola su ciascuno

18 Spesso il soggetto si rinchiude da solo, mentalmente, nel ring quadrato (forma buona o pregnante), autolimitandosi più di quanto è richiesto dal compito…

19 Wertheimer, 1945, IV Da bambino Gauss trovò una rapida soluzione intuitiva al compito di calcolare la somma dei primi dieci numeri decimali 11 x 5 = 55

20 L’area del parallelogramma (Wertheimer, 1945, II)
Per applicare la formula nota, base per altezza, occorre trasformare geometricamente il parallelogramma in un rettangolo. Se il parallelogramma è presentato con il lato lungo come base, il bambino impara un procedimento (A); con la base sul lato corto, l’applicazione meccanica del medesimo procedimento fallisce (C) e va modificata flessibilmente (B). NO A C B

21 Due ragazzi giocano a volano (Wertheimer, 1945, VII)
La relazione fra il ragazzo più grande, A, che vince sempre con il suo abile servizio, e quello più piccolo è pseudosimmetrica (v. dopo): solo formalmente sono avversari alla pari, in realtà uno è up e l’altro down Quando il ragazzo che perde sempre, B, dice “non gioco più”, costituisce un elemento di disturbo per lo scopo di A, vincere A si accorge empaticamente dell’emozione negativa di B e dice “mi dispiace” La sottomissione della vittima B modifica l’autocoscienza di A, che si vede come un tiranno e dice “giocare così non ha senso” Il problema pragmatico viene risolto con la scoperta che si può trasformare la COMPETIZIONE in COLLABORAZIONE, cambiando le regole del gioco: scambiarsi il volano più volte possibile La relazione diviene complementare (ciascuno “serve” l’altro)

22 SI AFFERMANO LE ESIGENZE DELLA BUONA PARTITA
Wertheimer alla finestra assiste alla scena e l’interpreta come un processo di RISTRUTTURAZIONE, mentale e della relazione A B g A B g A B g Consiste in un cambiamento di centro: dalla visione unilaterale egocentrica, centrata su A o su B, alla RECIPROCITÀ che porta a considerare con giustizia la struttura oggettiva della situazione di gioco SI AFFERMANO LE ESIGENZE DELLA BUONA PARTITA 22

23 Il gioco del volano (Volant, poi Badminton)

24 Vincere, perdere, fare l’istruttore…..

25 Una ragazza descrive il suo ufficio (Wertheimer, 1945, VII)
IO B E C F Il modello delle relazioni non è chiaro e Wertheimer domanda: “È lei la capoufficio? Dà ordini a qualcuno?” A D IO B E C F II Le frecce indicano la direzione degli ordini

26 D C F E IO La ragazza dà una DESCRIZIONE EGOCENTRICA, cieca alla struttura, che risulta incomprensibile per l’altro. Questi interviene con domande mirate, co-costruendo una rappresentazione più obiettiva della situazione, e infine comprende, ha un insight… A B A D C F B E IO …che porta a una DESCRIZIONE STRUTTURALMENTE ADEGUATA: B è il capoufficio, IO ed E i segretari e A, C, D ed F gli impiegati

27 orientamento e controllo
CIRCOLARITÀ DELLA COMUNICAZIONE comunicazione verbale interpretazione EMITTENTE RICEVENTE comunicazione non verbale feedback di orientamento e controllo

28 Gli ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE secondo la scuola di Palo Alto (Mental Research Institute)
Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin, Don D. Jackson (1967) Pragmatica della comunicazione umana 1) NON SI PUÒ NON COMUNICARE. Rifiutando di comunicare si comunica rifiuto. 2) in base alla distinzione di G. Bateson fra REPORT e COMMAND, aspetto di NOTIZIA e di COMANDO di una comunicazione, ogni messaggio svolge due funzioni: trasmette informazione con il suo CONTENUTO e dice qualcosa sul tipo di RELAZIONE che intercorre tra i comunicanti. METACOMUNICARE significa comunicare esplicitamente sulla relazione. 3) L'INTERAZIONE COMUNICATIVA È CIRCOLARE, è una sequenza ininterrotta di scambi, che i partecipanti tendono a segmentare, con una PUNTEGGIATURA DELLA SEQUENZA DI EVENTI. La discrepanza di punteggiatura provoca un conflitto sulla causa e l'effetto dei comportamenti, ma il problema del '"chi ha cominciato" nei conflitti interpersonali non si può risolvere, perché la pretesa che ci sia un inizio è sbagliata.

29 RELAZIONE SIMMETRICA E COMPLEMENTARE
Gregory Bateson ( ), marito dell’antropologa Margaret Mead, studiò in una tribù della Nuova Guinea, gli Iatmul (Naven, 1936), il fenomeno della SCISMOGENESI, cioè il processo di cambiamento del comportamento derivante dall’interazione cumulativa, per cui le relazioni tendono a radicalizzarsi progressivamente. La relazione SIMMETRICA (vanteria competitiva) porta all'ESCALATION SIMMETRICA che consiste nella competitività, nel voler essere un po' più uguali dell'altro, è uno stato di conflitto aperto che può portare alla rottura, al rifiuto dell'altro. La relazione COMPLEMENTARE (imposizione-sottomissione) sfocia nella COMPLEMENTARITÀ RIGIDA, che disconferma l'altro e non rompe il legame, ma lo mantiene e ne fa un legame sadomasochistico, perché anche i sistemi aperti hanno meccanismi di conservazione dell’equilibrio omeostatici, che resistono al cambiamento.

30 Relazioni e potere La RELAZIONE SIMMETRICA è basata sulla somiglianza imitativa e sull’eguaglianza e i due partner assumono comportamenti che si rispecchiano. La RELAZIONE COMPLEMENTARE è basata sulla differenza: un partner assume la posizione superiore, primaria, ONE-UP, e l'altro quella inferiore, secondaria, ONE-DOWN (madre-figlio, medico-paziente, insegnante-allievo). Nella relazione METACOMPLEMENTARE un partner consente all’altro di prendere la direzione o lo costringe a farlo (una moglie che vuole andarsene da una festa: “Caro, avevi detto che domattina devi alzarti presto”), nella relazione PSEUDOSIMMETRICA consente o forza la simmetria.

31 INTERAZIONE E RELAZIONE SONO INTERDIPENDENTI
INTERAZIONE = evento circoscritto in termini spaziali e temporali, SCAMBIO COMPORTAMENTALE OSSERVABILE fra i partecipanti. La sequenza regolare e continua degli stessi tipi di interazioni genera prevedibilità e forma un MODELLO INTERATTIVO INTANGIBILE, la RELAZIONE = prodotto cumulativo della storia delle interazioni fra i partecipanti, che genera e alimenta credenze, aspettative e vincoli sulle interazioni in corso o future e determina il modo in cui sono percepite e interpretate. INTERAZIONE E RELAZIONE SONO INTERDIPENDENTI La RELAZIONALITÀ DELLA COMUNICAZIONE è alla base della intersoggettività dialogica nella negoziazione dei significati e nella condivisione degli scopi.

32 Interdipendenza fra comunicazione e relazione
B ha compiuto un’azione maldestra e A gli dice (livello di NOTIZIA) “ La prossima volta fai un po’ più di attenzione “ A seconda del tono e dell’intensità della voce, sguardo e mimica del volto, gesti delle mani e posizione del corpo, A comunica (con mezzi non verbali, analogici) a B significati assai diversi a livello di COMANDO o RELAZIONE: a) Guarda che è un rimprovero molto serio b) E’ un commento che non potevo non fare, data la presenza di altre persone c) E’ una battuta bonaria Al livello di METACOMUNICAZIONE esplicita sulla relazione, si inquadra la comunicazione in un orizzonte di riferimento. Moglie, con tono seccato: “Se non chiudi adagio lo sportello dell’armadio, si rompono le cerniere “ Marito (metacomunicazione): “Anche quando mi devi dire qualcosa, continui a farmi dei rimproveri e a trattarmi come un bambino”

33 Chi ha paura di Virginia Woolf di E
Chi ha paura di Virginia Woolf di E. Albee (1962) rappresentato a Brodway. Versione italiana con Mariangela Melato e Gabriele Lavia (2006) al teatro della Pergola di Firenze Il titolo è un gioco di parole con la canzoncina Chi ha paura del grande lupo cattivo? (Who's Afraid of the Big Bad Wolf?). George, professore univesitario, e Martha, figlia del rettore, coppia in crisi, ricevono una giovane coppia, Honey e Nick….

34 Il film del 1966 con E. Taylor e R. Burton, regia di M. Nichols
George: Sì amore… desideri qualche cosa? Martha: Ehm, ma certo… potresti accendermi la sigaretta se ne hai voglia… George: No… a tutto c’è un limite, uno può subire fino ad un certo punto senza scendere un piolo o due nella scala dell’evoluzione e qui siamo nel vostro campo (rivolgendosi a Nick): quindi io posso tenerti per mano quando è buio e tu hai paura dell’orco o seppellire tutte le bottiglie di gin che hai scolato finché nessuno le veda. Ma io non ti accenderò la sigaretta. E questo, come si dice, è quanto.

35 L’ APPROCCIO PSICOLOGICO alla comunicazione come gioco di relazioni
Attraverso la COMUNICAZIONE gli individui mettono in gioco se stessi e la propria IDENTITÀ, costruendo, alimentando, mantenendo e modificando la RETE DI RELAZIONI in cui sono immersi e che hanno contribuito a tessere (Anolli, 2002). La comunicazione è la dimensione psicologica che produce e sostiene la DEFINIZIONE DI SÉ E DELL’ALTRO, come se in ogni atto comunicativo ciascuno di noi dicesse: Ecco come mi vedo Ecco come mi sento Ecco come mi presento Ecco come ti vedo Ecco come tu sei secondo me Ecco che tipo di RELAZIONE ci lega…… fra genitori e figli, fra marito e moglie, fra amici, fra amanti, fra colleghi, fra capo e collaboratore, fra docente e allievo, fra giudice e indiziato, fra sadico e masochista, fra medico e paziente ecc.

36 INCONGRUENZA La relazione viene vissuta dai partecipanti ad essa e da eventuali spettatori sia in base agli ASPETTI COMPORTAMENTALI (espressivi di emozioni, in CODICE ANALOGICO, spesso inconsapevoli) sia a quelli VERBALI (più intenzionali e consapevoli nel trasmettere informazioni cognitive e comunicare significati condivisi), e i due aspetti possono essere incongruenti fra loro. L’ INCONGRUENZA VERBALE/NON VERBALE crea confusione. La madre depressa dice al bambino “vieni qui in braccio a me, caro” e appena lui si avvicina ha un moto di irrigidimento corporeo. Il bambino dice alla mamma: “perché sei arrabbiata con me?” e lei risponde con voce irritata: “ma se ti sto preparando la merenda!”.

37 Io alzo la voce perché tu brontoli Io brontolo perché tu alzi la voce
DISFUNZIONI COMUNICATIVE La comunicazione è essenziale per il BENESSERE psicologico delle persone, ma è anche alla base di forme lievi o gravi di SOFFERENZA psicologica. In quanto flusso continuo a molti livelli, la comunicazione crea una sequenza e una spirale di messaggi in cui possono crearsi CONFLITTI INTERPERSONALI. Ciascun partecipante tende a segmentare in modo arbitrario il processo circolare della comunicazione, percepisce l’altro come causa del disagio relazionale e percepisce se stesso come vittima, creando i cosiddetti GIOCHI SENZA FINE: Io alzo la voce perché tu brontoli Io brontolo perché tu alzi la voce Accanto a forme standard di comunicazione improntata a trasparenza, lealtà e pertinenza, che richiederebbero la situazione linguistica ideale di Habermas (1971), con disponibilità di tempo e psicologica illimitate, esistono forme di DISCOMUNICAZIONE O COMUNICAZIONE PATOLOGICA, caratterizzate dall’ambiguità, equivocità, cripticità e paradossalità degli enunciati, del tipo: “Io non sono quello che avrei dovuto essere se tu fossi stato quello che avresti dovuto essere, ma che in realtà non sei stato” (un figlio al genitore).

38 In una relazione significativa tra A e B: A asserisce qualcosa
Il DOPPIO LEGAME (double-bind) In una relazione significativa tra A e B: A asserisce qualcosa A asserisce anche qualcosa sulla propria asserzione Le due asserzioni a diversi livelli comunicativi si escludono a vicenda Il messaggio è indecidibile Se è un comando, va disobbedito per essere obbedito Se è una definizione di B, egli è tale solo se non lo è Ogni tentativo di fuggire o metacomunicare è qualificato folle o cattivo Ciò che è detto a parole è smentito a livello non verbale Esempi: -”Fai quello che ti diciamo, ma di tua iniziativa. Non essere così obbediente!” -Il bambino domanda al genitore perché è irritato e il genitore con tono irritato lo nega e pretende che il figlio riconosca di aver sbagliato -La madre depressa dice al bambino “Vieni in braccio, caro” e appena il figlio si avvicina ha un moto di irrigidimento. Se lui risponde allontanandosi, lo rimprovera : “Non sei mai affettuoso con me”……. IL DOPPIO LEGAME È FONTE DI DISAGIO RELAZIONALE, NON UNA TATTICA PER OTTENERE POTERE NELLA RELAZIONE

39 Nella PROSPETTIVA COMPORTAMENTISTA e della Scuola di Palo Alto, ogni comportamento interattivo è comunicazione. In una PROSPETTIVA COGNITIVISTA ECOLOGICA, si riconosce che il comportamento di un individuo può sempre fornire INFORMAZIONE ad un altro, ma perché ci sia comunicazione si richiede la combinazione simultanea di due INTENZIONI COMUNICATIVE. COMUNICAZIONE = scambio interattivo osservabile fra due o più partecipanti, dotato di INTENZIONALITÀ RECIPROCA e di un certo livello di consapevolezza, tale da far CONDIVIDERE UN DETERMINATO SIGNIFICATO sulla base di SISTEMI SIMBOLICI e convenzionali di significazione e di segnalazione secondo la CULTURA DI RIFERIMENTO (Anolli, 2002). Se pesto involontariamente un piede a qualcuno, o l’offendo, l’interazione comportamentale è irrevocabilmente accaduta, ma se me ne accorgo e mi scuso dicendo che non ho fatto apposta, l’altro è in qualche modo tenuto a credere alla mia buona fede. Ciò non dovrebbe compromettere la relazione, ma se in seguito compio azioni analoghe, l’altro potrebbe tendere a interpretarle, anche inconsciamente, come intenzionalmente aggressive.

40 Funzione proposizionale e funzione relazionale della comunicazione
La comunicazione serve a elaborare, organizzare, impacchettare e trasmettere conoscenze fra i partecipanti all’interno di una comunità. Il LINGUAGGIO consente di organizzare e di comunicare il pensiero, fornendogli una forma comprensibile agli altri. Nella FUNZIONE PROPOSIZIONALE della comunicazione è centrale il concetto di SIGNIFICATO. La comunicazione serve anche a realizzare la SOCIALITÀ INTRINSECA nella specie umana e negli animali superiori, cioè una FUNZIONE RELAZIONALE. Sia gli ATTI LINGUISTICI, sia i SEGNALI NON VERBALI (che svolgono soprattutto una FUNZIONE ESPRESSIVA di emozioni, desideri e intenzioni) possono favorire l’avvio di uno scambio e di una conoscenza fra estranei, che in funzione della disponibilità reciproca può proseguire nel corso del tempo e diventare un rapporto più regolare o assumere forme più o meno profonde di vicinanza e di intimità. Gli atti comunicativi sono efficaci nel gestire e regolare la relazione in corso, modificandola o estinguendola mediante una separazione o una rottura, in una dinamica di avvicinamento-distanziamento affettivo. E chi non possiede competenze relazionali?

41 Dall’egocentrismo al decentramento cognitivo
Secondo Piaget (1923) il bambino usa un linguaggio egocentrico, per se stesso, che scompare con la socializzazione (critica di Vygotskij 1934). Nel cap.II, aggiunto nel 1947, Piaget sostiene che il bambino è egocentrico perché non è capace di assumere mentalmente la prospettiva dell’altro, e deve superare la prospettiva egocentrica (epistemicamente) ed effettuare un decentramento cognitivo per rendersi conto della situazione, in modo da poterla descrivere con obiettività e condividerla qualcun altro. Piaget (e Inhelder, 1948, La rappresentazione dello spazio) usò con i bambini di Ginevra la prova delle tre montagne: La conoscenza consapevole richiede di relativizzare il punto di vista e permette di comprendere quello altrui. Per comunicare efficacemente occorre mettersi dal punto di vista dell’interlocutore, cioè tenere conto del target della comunicazione….

42 AUTISMO Eugen Bleuler ( ), psichiatra svizzero Nel 1911 in Dementia Praecox oder Gruppe der Schizophrenien definisce il sintomo dell’autismo (dal greco autòs, se stesso) come ritiro dalla realtà del mondo esterno nella vita di fantasia. Secondo Piaget la socializzazione reale del bambino implica stare con i coetanei, prendendo coscienza di sé e differenziandosi progressivamente da altri simili, suoi pari, con i quali può identificarsi e confrontarsi. Non favorisce il superamento del carattere autistico del linguaggio egocentrico, ovvero il decentramento cognitivo, la relazione con altri superiori, se protettivi e autoritari, che sono molto diversi da sé ma svolgono la funzione di alter ego, prolungando i limitati poteri del bambino e influenzandolo, in una relazione confusiva. Il termine “autismo” è usato da Piaget nell’accezione della “scuola svizzera” ed è stato ripreso per indicare una sindrome psicopatologica che compare nelle prime fasi dello sviluppo, l’autismo infantile precoce, poi autismo tout court. Oggi si parla di “disturbi dello spettro autistico” per un’ampia gamma di patologie di varia gravità, specialmente per quanto riguarda la compromissione della capacità di comunicazione verbale. I soggetti autistici con buone capacità linguistiche e intellettive (spesso settorialmente eccellenti, come gli mnemonisti o i calcolatori studiati da Binet e Lurija) sono etichettati entro la sindrome di Asperger.

43 Sindrome con sintomi in tre aree (triade di Lorna Wing):
Leo Kanner ( ) nel 1943 parla di "autismo infantile precoce”, oggi autismo perché è un disturbo dello sviluppo a insorgenza precoce. Ne attribuice la causa al rapporto con una madre “frigorifero” Sindrome con sintomi in tre aree (triade di Lorna Wing): -la socializzazione ovvero l'INTERAZIONE sociale reciproca (con mancanza di interesse per la persona umana e isolamento), -la COMUNICAZIONE (soprattutto per quanto riguarda gli aspetti pragmatici, della comunicazione intenzionale; dal mutacismo al linguaggio letterale: "dimmi perché ridi"- "perché ridi"), -la SFERA IMMAGINATIVA o il repertorio di attività e interessi (presenza di stereotipie motorie e insistenza per la ripetitività, sameness di Bettelheim, (1967), assenza di creatività e di gioco, soprattutto simbolico). Innovazione metodologica di Hermelin e O'Connor (1970): i soggetti autistici vengono confrontati sistematicamente con gruppi di soggetti di controllo, affetti da ritardo mentale e normali, appaiati per età mentale e livello di sviluppo del linguaggio.

44 Hans Asperger ( ) descrisse nel 1944 bambini dotati, con caratteristiche sociali analoghe, ma “bizzarri, isolati e intelligenti” Bruno Bettelheim ( ) pubblicò nel 1967 La fortezza vuota: l'autismo infantile e la nascita del sé Oliver Sacks (1995) pubblica un saggio su Temple Grandin, una donna autistica colta e consapevole, che lavora come ingegnere progettista di attrezzature per il bestiame e dice di sentirsi come Un antropologo su Marte nei rapporti umani

45 Attribuzione di intenzionalità, teoria della mente e autismo
Premack e Woodroff (1978): mostrano alla scimmietta Sarah un filmato in cui un agente umano è alle prese con il problema di raggiungere una banana appesa in alto, saltella, si allunga ecc.; poi le presentano delle fotografie delle azioni inadeguate e di quella adeguata. Sarah sceglie la fotografia giusta, dove la persona risolve il problema salendo sulla sedia, e così mostra di attribuire correttamente stati volizionali, scopi e desideri. Daniel Dennett, nel 1978 definisce “teoria della mente” la capacità di predire il comportamento di un agente in base a una sua credenza, vera o falsa. Simon Baron-Cohen, Allan Leslie e Uta Frith (1985) "I bambini autistici hanno una teoria della mente?” Ipotesi del continuum delle differenze individuali nella tendenza alla coerenza centrale (Frith 1999) e alla competenza nella fisica ingenua e nella folk psychology (Baron-Cohen).

46 TEORIA DELLA MENTE (ToM) E METACOGNIZIONE
consiste nell’attribuzione agli altri e a se stessi di STATI MENTALI: INTENZIONI, CREDENZE E DESIDERI richiede capacità di METARAPPRESENTAZIONE, cioè rappresentazione di una rappresentazione nella mente di un altro: “Giovanni pensa che nel cielo brillino le stelle” consente il GIOCO DI FINZIONE e il COMPORTAMENTO DI INGANNO conduce a MONITORARE i contenuti della propria ESPERIENZA COSCIENTE

47 Il GIOCO DI FINZIONE: fare “come se”
A.M. Leslie (1987) Leslie A.M., Pretense and Representation: The Origins of “Theory of Mind”, Psychological Review, Vol.94, No. 4, L’emergere del GIOCO DI FINZIONE (o gioco simbolico, cfr. Piaget,1945) nel secondo anno di vita testimonia la capacità di alterare deliberatamente la realtà, conosciuta senza errori, agendo come se la banana fosse un telefono. I bambini normali giocano a prendere il tè versato da una teiera vuota. Se la tazza si rovescia, lo versano di nuovo, mostrando con ciò di condividere un doppio registro: il copione realistico e la sua violazione per quanto riguarda un aspetto centrale, l’assenza del liquido, che è però presente come se nella mente dei partecipanti.

48 Emerge nei bambini normali tra 4 e 6 anni.
COMPRENSIONE DELLA FALSA CREDENZA Emerge nei bambini normali tra 4 e 6 anni. I bambini di 3 anni non distinguono la propria credenza soggettiva dall’effettivo stato delle cose. Prova del trasferimento inatteso: Sally mette le caramelle in una scatola e Anne, senza farsi vedere, le sposta in un cassetto. Al bambino viene raccontata la storia o mostrata la situazione tra due bambole. Alla domanda “dove andrà Sally a cercare le caramelle?”, la risposta corretta è che le cercherà nel posto sbagliato (perché non ha visto Anne spostarle e non può sapere che non sono più lì).

49 Il test della falsa credenza
Sally e Anne: i bambini autistici non lo superano, fino a un’età molto maggiore dei bambini normali e del bambini affetti da sindrome di Down con lo stesso livello di capacità verbale

50 Lo Smarties test Smarties Task (appearence-reality test) In this test, a child is asked about to guess the contents of a well-known sweet container. Children typically guess sweets, but are then shown that the tube actually contains only a pencil. The child is then asked what the next child will say, when asked to guess the contents of the (resealed) tube. Young children of 4 years, or so, can predict the next child’s mistaken belief — that the tube will contain sweets. Children with autism, by contrast, predict that the next child will answer a pencil.

51 Gli autistici comprendono il sabotaggio, ma non l’INGANNO (Sodian & Frith, 1992)

52 Il modello ToMM di S. Baron-Cohen, che ha attribuito una vera e propria “cecità mentale” ai soggetti autistici

53 Posizioni teoriche sull’origine della teoria della mente
IPOTESI EVOLUZIONISTICA della maturazione di un modulo innato di teoria della mente (Baron-Cohen, 1995, Mindblindness) TEORIA DELLA TEORIA (Morton, 1980), pratica mentalistica di attribuzione di stati mentali per inferenza, in base alla psicologia del senso comune o folk psychology, ipotesi costruttivista (Gopnick, Perner, Wellman) TEORIA DELLA SIMULAZIONE, gli stati mentali sono prima attribuiti a se stessi e poi proiettati sugli altri “mettendosi nei loro panni”, con monitoraggio introspettivo e asimmetria fra prima e terza persona (Stich e Nichols, 2003).

54 FUNZIONE RICHIESTIVA DICHIARATIVA
I precursori della teoria della mente (permettono diagnosi precoce) Il gioco di IMITAZIONE RECIPROCA La condivisione dell’ATTENZIONE Il GESTO DI INDICARE FUNZIONE RICHIESTIVA DICHIARATIVA Il GIOCO DI FINZIONE e la CAPACITÀ DI INGANNO La comprensione della FALSA CREDENZA

55 L’imitazione reciproca nella relazione madre-bambino
Piaget (1945) considerava possibile l’imitazione dei movimenti visibili (mani) e già appartenenti al repertorio motorio dei bambini, prima di quella delle parti invisibili (volto). Ma l’imitazione di espressioni facciali è precocissima secondo Meltzoff e Moore (1977) compare fin dalle prime settimane, e quella differita già a 9 mesi. Meltzoff, 1988  A 14-month-old infant imitating the novel act of head-touching. Infants often react to successful imitation with a smile, as illustrated in panel

56 LA TEORIA DI J.S. BRUNER Forme di rappresentazione -esecutiva -iconica -simbolica Modalità del pensiero -paradigmatico -narrativo Psicologia culturale e folk psychology -teoria della motivazione -teoria della mente

57 Esperimento sull’attenzione visiva congiunta (Bruner e Scaife, 1975)
LA RELAZIONE MADRE-BAMBINO SECONDO BRUNER Esperimento sull’attenzione visiva congiunta (Bruner e Scaife, 1975) Formati -Giochi di scambio -Scomparsa-ricomparsa -Indicare e nominare -Leggere un libro Funzione di scaffolding condivisione del riferimento semantico Lo sviluppo del linguaggio dal LAD al LASS

58 ATTENZIONE VISIVA CONGIUNTA
(joint visual attention) (Bruner e Scaife, Nature, 1975) 32 bambini dai 2 ai 15 mesi, due prove videoregistrate lo sperimentatore, dopo aver stabilito un contatto occhi-a- occhi con il bambino, gira la testa di 90° fissando una spia luminosa la risposta è valutata come positiva se il bambino guarda nella stessa direzione (destra/sinistra) la percentuale di risposte positive aumenta dal 30% a 2-4 mesi fino al 100% a mesi Conclusioni: il bambino nel primo anno di vita non è del tutto egocentrico La notevole variabilità nell’età di comparsa del comportamento: seguire la direzione dello sguardo (gaze following), fa pensare a differenze interindividuali su base innata o temperamentale, o dovute all’incontro riuscito con uno sperimentatore (e/o un caregiver) capace di “catturare” precocemente lo sguardo del piccolo.

59 La gestualità deittica nei bambini
Camaioni, Volterra e Bates (1975) ricerca sui performativi: distinzione fra indicare per raggiungere scopi (protoimperativo o richiestivo) e indicare per condividere l’attenzione sull’oggetto (dichiarativo), che compare successivamente nei bambini normali e mancherebbe nei bambini autistici. Tomasello (2008) studia la comunicazione prelinguistica e distingue, considerandoli mezzi per influenzare gli stati mentali-intenzionali degli altri, gesti deittici indicativi (additare) e iconici (mimare) a carattere simbolico. Cerca di dimostrare l’uso di gesti dichiarativi e imperativi fin dall’inizio della comunicazione infantile, sostenendo che additare ha tre motivazioni cooperative: -richiedere un’azione (funzione imperativa), i bambini vogliono essere aiutati nei loro fini -condividere atteggiamenti (funzione espressiva) -offrire aiuto (funzione informativa) Esperimenti: Carpenter, Nagell, Tomasello (1998) manipolano sperimentalmente la reazione dell’adulto: se questi mostra di non capire l’intenzione comunicativa, anche se fa la cosa giusta, i bambini rettificano. Moll et al. (2008) bambini di 14 mesi che hanno avuto esperienze differenti con un adulto che fa un gesto verso tre oggetti mostrano di tener conto del terreno comune, porgendogli, con eccitazione, l’oggetto condiviso prima.

60 L’intenzionalità condivisa (shared intentionality)
Tomasello et al., 2005 Questo modello vuole ristabilire la continuità evoluzionistica della comunicazione nei primati e nell’uomo, mediante il concetto di intenzionalità condivisa, e distinguerle in base a ipotetiche motivazioni contrapposte: alla competizione negli animali e alla cooperazione nei bambini.

61 PSICOLOGIA CULTURALE (Bruner 1990) E TEORIE DELLA MENTE
Le diverse culture hanno differenti TEORIE DELLA MOTIVAZIONE, del perché le persone si comportano in certi modi, e TEORIE DELLA MENTE in base alle quali gli individui attribuiscono STATI MENTALI AGLI ALTRI E A SE STESSI, in modo intuitivo, mediante inferenze dal comportamento che rimangono spesso inconsapevoli. Non è comunque possibile una riduzione alla BIOLOGIA dei fenomeni della comunicazione interumana, che iniziano come CULTURA della nursery. Una teoria della mente richiede capacità di METARAPPRESENTAZIONE (Leslie, 1987), cioè rappresentazione di una rappresentazione nella mente dell’altro. La RAPPRESENTAZIONE PRIMARIA: “nel cielo brillano le stelle”, con il suo valore di verità rispetto allo stato delle cose, va distinta dalla RAPPRESENTAZIONE SECONDARIA: “Giovanni pensa che nel cielo brillino le stelle”, dove è sospeso il riferimento semantico alla realtà (opacità referenziale) e l’espressione è al congiuntivo. L’ultima asserzione può essere vera anche se non è vero il suo contenuto, perché dipende dal VERBO MODALE che la regge e dalla CORRISPONDENZA CON L’ESPERIENZA INTERNA, vissuta dal soggetto.

62 La dissociazione evolutiva tra teleologia e intenzionalità mentalistica
La posizione intersoggettivista debole di M. Tomasello è una teoria della simulazione come abilità innata di identificarsi con le altre persone nei termini del “come me”, con accesso primario diretto agli stati del sé. Altre posizioni, a mio parere più interessanti, distinguono tra CAPACITÀ TELEOLOGICHE, più precoci, di predire movimenti causati e azioni intenzionali, e MENTALISTICHE, sottese alla comprensione dell’intenzionalità di agenti umani; le prime corrisponderebbero a un adattamento biologico indipendente dalla teoria della mente, evolutosi per i comportamenti razionali diretti a uno scopo presenti nelle altre specie, anche nei ratti, che rispecchiano la realtà in modo veritiero, ma senza passare dalla rappresentazione mentale che è richiesta per il riferimento a stati di finzione o controfattuali. Questa distinzione premette di spiegare: a)la dissociazione tra corretta comprensione teleologica e teoria della mente deficitaria nei bambini autistici: con animazioni di figure geometriche da descrivere verbalmente, fanno bene nella serie diretta a uno scopo (seguire, cacciare, combattere) e non in quella mentalistica (sedurre, tentare di convincere, prendere in giro) ; b) la comparsa di abilità teleologiche non mentalistiche di attenzione condivisa negli scimpanzè come esito dell’acculturazione da parte dell’uomo: gesto protoimperativo e apprendimento imitativo di nuove azioni dirette a oggetti.

63 Ludwig Wittgenstein (Vienna, 1889 – Cambridge, 1951)
I Tractatus logico-philosophicus (1922) Concetto di “giochi linguistici” II Ricerche filosofiche (1953) Cita W. James e W. Köhler, pone problemi psicologici: simulazione, concettualizzazione, ricordo autentico… Dizionario per le scuole elementari Osservazioni sulla Filosofia della Psicologia ecc. (studi preparatori per la parte II di Philosophical Investigations): “somiglianza di famiglia” tra fenomeni psicologici “vedere la somiglianza”, “percezione e cambiamento di un aspetto” significativo (figura ambigua dell’anitra-coniglio di Yastrow), ”seguire una regola”………

64 Teoria sociopragmatica dell’origine del linguaggio
di Bruner, Nelson e Tomasello Natura prospettica e intersoggettiva dei simboli linguistici: “ciascun simbolo esprime un particolare punto di vista su un’entità o un evento: questo oggetto è nello stesso tempo una rosa, un fiore o un regalo” (Tomasello, 1999, p.133). Problema filosofico di Wittgenstein, della percezione degli aspetti (Aspekt) come Sehen als, il “vedere come” del significato: non ci sono algoritmi per determinare l’intenzione comunicativa in un contesto specifico. Versione di Quine (1960): passa un coniglio e qualcuno dice “Gavagai”: a che cosa si riferisce? Bruner (1983 Child’s talk tr.it. Il linguaggio del bambino, Armando Roma) è stato il primo ad affrontare il problema studiando la partecipazione del bambino a “formati” interattivi con la madre in attività di routine già note (fare il bagno, andare a dormire, leggere un libro).

65 Ontogenesi del linguaggio
L’ipotesi del LAD (Language Acquisition Device) di Chomsky (comunque preferibile all'empirismo di sant'Agostino ripreso da Skinner nel libro del recensito criticamente da Chomsky) viene criticata da Bruner per il suo formalismo e per l’accento esclusivo sulla sintassi . L’autore propone l'idea del LASS (Language Aquisition Support System) nel tutoring (apprendimento assistito) della comunicazione verbale, contestualizzata quanto a riferimento semantico e relazionale. Negli anni settanta, a Oxford, la ricerca di Bruner sulla prima infanzia si concentra sulle origini del linguaggio in prospettiva interazionista: Child's talk (1983) è il resoconto di uno studio osservativo intensivo mediante videoregistrazioni sullo sviluppo linguistico di due bambini tra i tre mesi e i due anni circa, che comprende un capitolo sul gioco, uno sullo sviluppo del riferimento e un altro sullo sviluppo del fare richieste. Vengono analizzati i format degli scambi comunicativi fra madre e bambino, che inizia a parteciparvi attivamente prima di possedere una competenza comunicativa e linguistica, grazie al sostegno (scaffolding) che la madre gli fornisce e che, come un’impalcatura, diventa superfluo quando la costruzione dell’abilità linguistica è realizzata. Per esempio, nel gioco del cucù la scomparsa- ricomparsa dell’oggetto viene scandita dall’intonazione del linguaggio materno semplificato, che guida e accompagna i comportamenti espressivi del bambino, li espande semanticamente conferendo loro un significato, segnala e regola la successione dei turni. Il bambino impara così a fare sempre meglio la propria parte nel gioco sociale.

66 La competenza comunicativa secondo Grice (1975)
si basa sul PRINCIPIO DI COOPERAZIONE “Dai il tuo contributo alla conversazione adeguato al momento dello scambio in corso” seguendo le quattro MASSIME o regole della conversazione: 1) QUANTITÀ (sii informativo quanto è richiesto e non prolisso), 2) QUALITÀ (cerca di dire ciò che ritieni vero e non ciò per cui non hai prove adeguate), 3) RELAZIONE (sii pertinente) e 4) MODALITÀ (sii perspicuo o chiaro cioè evita l’oscurità di espressione e l'ambiguità, sii conciso e ordinato).

67 L’intenzione comunicativa
Comunicazione come conoscenza reciproca nel modello della cooperazione di Grice (1957,1967) Il “voler dire” dell’emittente non è solo intenzione informativa di rendere il ricevente consapevole di qualcosa che ancora non sa, ma vuole anche che questi riconosca la sua intenzione. Per consentire l’interpretazione da parte dell’interlocutore, e quindi il successo della comunicazione, occorre cooperazione reciproca. Per colmare lo scarto fra dire e significare, l’ IMPLICATURA conversazionale fa uno sforzo di inferenza per andare oltre il significato letterale e comprendere l’intenzione comunicativa: “che ore sono?” “vedo che lo zaino di Andrea è ancora qui” (Andrea esce sempre alle 8 per andare a scuola, quindi non sono ancora le 8, però forse è in ritardo, deve essere svegliato…) Modello ostensivo-inferenziale di Sperber e Wilson (1995) Il principio di PERTINENZA (RELEVANCE) prevede la selezione cognitiva degli elementi della comunicazione in funzione della produzione di effetti cognitivi nel contesto. L’emittente guida l’interprete, grazie alle aspettative di pertinenza, a comprendere il suo voler dire. L’ostensione del comunicatore (che guida l’inferenza del destinatario) è la condotta che mostra l’intenzione di rendere manifesto qualcos’altro: “Che ore sono?” “È appena passato il lattaio” esplicita l’intenzione di far sapere all’altro che sono le 9 e che il comunicatore sa che il destinatario sa che il lattaio passa a quell’ora. Distinzione fra intenzione informativa (informare l’altro di qualcosa) e intenzione comunicativa (informarlo della propria intenzione informativa) Massime della cooperazione di Grice e logica della cortesia (Lakoff 1978)

68 CINESICO Comunicazione verbale e non verbale VERBALE LINGUISTICO
NON LINGUISTICO PROSODICO VOCALE PARALINGUISTICO QUALITÀ VOCALI EXTRALINGUISTICO NON VOCALE CINESICO MIMICA FACCIALE SGUARDO (direzione, durata, reciprocità, fissazione oculare) GESTI E POSTURA (gesticolazione, pantomima, emblemi, gesti deittici, gesti motori, postura del corpo) PROSSEMICA E APTICA (territorialità, contatto corporeo, distanza spaziale) CRONEMICA

69 Il mimo si muove a specchio, da solo con il suo doppio

70 Imitazione, competizione, cooperazione: con l’altro

71 Reciprocità e mutualità

72 Cita soltanto Freud e Jane Austen!
Gilbert Ryle (1900 – 1976) Denuncia degli errori categoriali sottesi alle fallacie linguistiche e geografia logica delle idee: la mente non ha un’esistenza analoga a quella degli oggetti fisici, ma è l'insieme dei modi concettuali e linguistici nei quali l'uomo organizza ed enuncia determinati atti o eventi della propria vita, e si realizza attraverso gli atti e i comportamenti nel contesto delle concrete interazioni sociali. Critica del dualismo cartesiano: "the ghost in the machine”, lo spettro nella macchina, in The Concept of Mind (1949) trad. it. Lo spirito come comportamento (1955), Il concetto di mente (2007) Analisi filosofica del linguaggio ordinario e teoria della mente (in senso filosofico), in particolare della conoscenza di sé (self-knowledge) cap.6 attacco all’idea di privatezza della mente (cfr. Wittgenstein, gioco linguistico): insostenibilità della trasparenza alla coscienza (v. inconscio) e dell’introspezione. Cita soltanto Freud e Jane Austen!

73 G. Ryle (1949) Il concetto di mente
Distinzione fra CAUSA: “il vetro si è rotto perché un sasso l’ha colpito” e RAGIONE “il vetro si è rotto perché era fragile” L’attribuzione di TERMINI DISPOSIZIONALI (come “fragile”, che si applica metaforicamente anche alla psiche individuale, come qualificazione dell’affettività), serve - a prevedere probabilità condizionali di nessi situazione-comportamento: “era troppo fragile per superare un trauma di quel genere” o “Tom ha morso la sorellina perché era geloso”, anche se è una formulazione discorsiva abbreviata e inesatta e a descrivere ciò che l’altro prova, da parte dell’osservatore e da parte del soggetto che consapevolmente lo riferisce. Il GERGO DEI SENTIMENTI purché non reificati, è utile nel lavoro clinico, per comprendere i resoconti del paziente, come pure l’attribuzione di etichette psicologiche, che fanno riferimento all’esperienza soggettiva e alle disposizioni latenti a comportarsi in certi modi. L’uso scientifico differisce da quello degli stessi termini verbali a livello di senso comune (si dice che “Mario è introverso”, anche senza conoscere la teoria Junghiana) e si caratterizza per la DEFINIZIONE OPERATIVA del loro significato.

74 Forme di conoscenza di sé-con-l’altro
Conoscenza-memoria implicita e procedurale (know how) Emozioni fisiologiche, a base innata Schemi procedurali delle interazioni Regole del mondo interpersonale Conoscenza-memoria esplicita e dichiarativa (know that) Sentimenti coscienti Rappresentazioni semantiche generalizzate delle interazioni Consapevolezza autonoetica di ricordi episodici e narrazioni Riflettendo sulle proprie azioni e reazioni, involontarie e automatiche, cioè inconsapevoli, e raccontandole ad altri, il soggetto impara a conoscere se stesso come un altro e a cogliere i cambiamenti dovuti all’esperienza passata, conservati nella memoria. La base materiale delle manifestazioni psicologiche del sé è costituita dal Sistema Nervoso: un cervello con un corpo. Ciò vale sia per la patologia sia per la normalità.

75 Teoria del quadro di controllo e sistema nervoso concettuale
Donald Hebb (1949) Idea che i neuroni si raggruppino fra loro per svolgere funzioni integrate e complesse: l'attivazione contemporanea di neuroni forma “assemblee cellular” e l'integrazione tra i gruppi di cellule nervose attivate in” sequenza di fase” temporale sarebbe la base dei processi psichici. Ipotesi della doppia traccia di memoria, funzionale e strutturale, che corrisponde alla MBT (Memoria a Breve Termine) e alla MLT (Memoria a Lungo Termine). Algoritmo di retroazione dell’errore: La macchina connessionista non ha bisogno di regole, ma in presenza di un input e della risposta desiderata arriva da sola a estrapolarne la relazione, modificando i pesi delle connessioni. La macchina (o rete) impara in base alla regola di Hebb che “quando l’unità A e l’unità B sono eccitate insieme, questo aumenta la forza delle loro connessioni reciproche”, che possono essere eccitatorie o inibitorie.

76 Il neuroconnessionismo di Donald Hebb (1904-1985)
Neuroni attivati contemporaneamente formano cell assemblies o gruppi neuronali (circuiti chiusi facilitati) Gruppi neuronali che scaricano in sequenza di fase, in modo temporalmente integrato, sono la base dei processi neuropsicologici La teoria di Hebb propone un sistema nervoso concettuale, che ammette attività centrali autonome o processi interni, alla base dell’apprendimento.

77 Gerald M. Edelman (n.1929) premio Nobel 1972 per le sue ricerche di immunologia sugli anticorpi. Teoria della Selezione dei Gruppi Neuronali (TSGN) (1987) Darwinismo neurale, Einaudi, Torino 1995. (1988) Topobiologia : introduzione all'embriologia molecolare, Bollati Boringhieri, Torino La rete neuronale del cervello del neonato si stabilisce nello sviluppo embrionale, riducendo il numero delle sinapsi attive. (1990) Il presente ricordato : una teoria biologica della coscienza, Rizzoli, Milano 1991. (1992) Sulla materia della mente, Adelphi Milano 1993. Con G.Tononi (2000) Un universo di coscienza, Einaudi, Torino 2001. (2004) Più grande del cielo. Lo straordinario dono fenomenico della coscienza. Einaudi, Torino 2004. (2006) Seconda natura. Scienza del cervello e conoscenza umana, Cortina, Milano 2007.

78 Teoria della Selezione dei Gruppi Neuronali (TSGN)
Darwinismo neurale selezione nello sviluppo ontogenetico embrionale e fetale (formazione di un repertorio primario di gruppi neuronali diversi fra loro, neuroanatomia) 2) selezione dovuta all’esperienza (formazione di un repertorio secondario di circuiti neurali preferenziali come risultato di variazioni nella forza delle connessioni e delle sinapsi) 3) processo di segnali rientranti (lungo connessioni reciproche all’interno o tra gruppi neuronali distribuiti o mappe, per assicurare la correlazione spazio-temporale di eventi neurali selezionati)

79 Edelman e Tononi, cap.9 Il presente ricordato
COSCIENZA PRIMARIA Capacità di costruire scene mentali COSCIENZA SECONDARIA di ordine superiore Senso del sé e capacità di costruire scene passate e future Capacità semantica e linguistica REQUISITI: 1) categorizzazione percettiva 2) sviluppo dei concetti 3) memoria categoriale che risponde al valore 4) rientro

80 1) CATEGORIZZAZIONE PERCETTIVA
“Capacità di suddividere il mondo dei segnali in categorie utili a una specie in un ambiente che obbedisce a leggi fisiche, ma che non contiene tali categorie” (p.123). Nei vertebrati superiori è il risultato di segnali rientranti tra le diverse aree del cervello incluse nei mappaggi globali e avviene simultaneamente per diverse modalità sensoriali. 2) SVILUPPO DEI CONCETTI “Capacità di combinare diverse categorizzazioni percettive correlate a una scena o a un oggetto e di costruire un ‘universale’ che rifletta l’astrazione di un carattere comune dopo una serie di tali percetti” (p.124). Le mappe di ordine superiore del cervello di un gatto producono il segnale in uscita “movimento in avanti di un oggetto” verso il corpo del gatto.

81 3) MEMORIA VALORE-CATEGORIA
Il SN selettivo non è preprogrammato, richiede vincoli di valore (di sopravvivenza e “affettivi”) per sviluppare risposte categoriali adattative. Esempio di memoria valore-categoria: un ricordo flashbulb “L’assassinio del presidente Kennedy fu accompagnato da un forte impatto emotivo. Molte persone riferiscono infatti di ricordarsi esattamente cosa stavano facendo e dove si trovavano nel momento in cui udirono la notizia” (p.125). 4) RIENTRO : meccanismo integrativo dei cervelli superiori, principio della TSGN (Teoria Selezione Gruppi Neuronali) Processo di segnalazione dinamica parallelo e ricorsivo lungo connessioni anatomiche, per lo più reciproche, tra mappe cerebrali, aree bersaglio che modifica e da cui è modificato Cap.4 esempio del quartetto d’archi che, senza partitura né direttore, improvvisa coordinandosi, come in una session jazz.

82 Problema del legame BINDING PROBLEM Integrazione delle risposte neuronali di mappe separate e con diverse funzioni (p. es. specializzate in differenti sottomodalità visive: colore, forma, movimento e a livello superiore tra mappe distribuite per le varie modalità sensoriali), senza che ci sia una mappa di ordine superiore a controllare e coordinare, in una scena percettiva coerente. Grazie al rientro, che non è semplice feedback, ma attività lungo connessioni reciproche complesse anche in assenza di stimoli esterni, si stabilisce una sincronia tra le attività di gruppi neuronali anche molto distanziati nelle diverse mappe.

83 Il presente ricordato Connessioni talamo-corticali, tra segnali del mondo esterno categorizzati percettivamente e stati interni, creano la scena cosciente, che viene categorizzata concettualmente associandola a significati “affettivi” dovuti all’adattamento (memoria valore-categoria) e connessa grazie a circuiti rientranti con i “valori” di oggetti ed eventi in funzione della propria storia individuale contingente di comportamenti adattativi (coscienza primaria con valore di sopravvivenza). I “valori” dipendono dalle connessioni a ventaglio di un numero relativamente modesto di cellule nervose dei nuclei del tronco cerebrale e dell’ippocampo, che si irraggiano per tutta la corteccia cerebrale, connettendo fra loro una quantità enorme di neuroni con effetti neuromodulatori (p.55)

84 La coscienza secondaria
di ordine superiore Emerge nella specie umana grazie al linguaggio e alle connessioni rientranti con i centri concettuali (autoelevazione semantica che collega simboli e concetti) che consentono ricategorizzazione (possono cambiare di continuo i significati) e conferisce continuità e coerenza al sé. Grazie al rientro in un sistema degenerato * si ottiene continuità nonostante le continue variazioni, interne ed esterne. *Per degenerazione s’intende che nei sistemi selettivi “esistono molti differenti modi, non necessariamente identici in senso strutturale, mediante i quali si può manifestare un segnale in uscita” (p.103)

85 Per una neurobiologia della mente cosciente
La selezione dei segnali con maggiore valore di sopravvivenza è effettuata, all'inizio della vita, sulla base di un SISTEMA DI VALORI ereditato evoluzionisticamente. La CATEGORIZZAZIONE degli eventi corrisponde, sul piano neurobiologico, a processi sinaptici di facilitazione-inibizione che costituiscono gruppi, reti e mappe neuronali. Poi i valori cambiano in base agli scambi interpersonali e culturali e possono divenire coscienti in virtù della qualità del dialogo interpersonale, fino a un certo controllo deliberato grazie alla ricorsiva autocoscienza, processo autopoietico e autoorganizzantesi. La COSCIENZA PRIMARIA, che hanno anche gli animali, è correlata alla relazione fra sé biologico e non-sé; l'AUTOCOSCIENZA , o coscienza di ordine superiore, tipicamente umana, è collegata alla relazione fra il sé sociale e il non-sé e richiede per svilupparsi il LINGUAGGIO come strumento di comunicazione fra persone. Condizione necessaria allo sviluppo della coscienza è la predisposizione innata a formare relazioni di attaccamento fin dall'inizio della vita. La MEMORIA DI ASSOCIAZIONE VALORE-CATEGORIA confronta ricorsivamente tutte le nuove percezioni formando circuiti rientranti che costruiscono mappe globali (scene in cui il presente percettivo è colorato di emozioni e valori relativi a incontri precedenti con eventi simili, che intervengono nelle scelte di azione e costituiscono il presente ricordato della coscienza primaria). L'esercizio del linguaggio e la costituzione del sé sociale (con la memoria semantica relativa al sé-con-l'altro degli scambi linguistici) portano alla COSCIENZA DI ORDINE SUPERIORE, capace di narrazioni del passato e anticipazioni del futuro, una volta comparsa la quale la coscienza primaria non è più esperienza soggettiva accessibile ma diviene inconscia.

86 Conoscenza e emozione Secondo Piaget, tutti i processi cognitivi hanno un versante affettivo. La ricerca psicologica e psicoanalitica (infant observation) sui primi anni di vita del bambino ha rivalutato i vissuti emotivi all’origine del sé. Il dualismo corpo-mente ha segnato, nella nostra cultura, la separazione fra conoscenza ed emozione e il valore del controllo intellettuale sull’emotività e sulla sua espressione. Il revival delle emozioni nel secondo cognitivismo ha riconsiderato il ruolo dell’esperienza affettiva nell’evoluzione e la sua funzione adattativa di segnalazione del benessere-malessere dell’organismo. Le neuroscienze hanno mostrato un rinnovato interesse per le strutture cerebrali filogeneticamente più antiche e per la localizzazione dei centri delle emozioni.

87 Le componenti dell’emozione come costrutto multidimensionale
corpo MODIFICAZIONI CORPOREE INTERNE = risposte fisiologiche, in particolare del sistema nervoso autonomo ESPRESSIONI FACCIALI = contrazioni muscolari che muovono i tratti del viso RISPOSTE ALL’EMOZIONE = modi di regolare le emozioni reagendo ad esse o affrontando le situazioni che le hanno indotte ************************************************ VALUTAZIONE COGNITIVA = attribuzione di significato alle circostanze ESPERIENZA SOGGETTIVA = tono affettivo del vissuto privato TENDENZE AL PENSIERO E ALL’AZIONE = urgenza a comportarsi in certi modi (motivazione) o a formare rappresentazioni Aspetto fisiologico- comportamentale Aspetto cognitivo e fenomenologico mente

88 EMOZIONI PRIMARIE E SECONDARIE
EMOZIONI PRIMARIE non consapevoli di base: GIOIA, TRISTEZZA, PAURA, RABBIA, SORPRESA, INTERESSE, DISGUSTO Più propriamente, s’intendono come famiglie di emozioni entro le quali si distinguono sfumature o sottigliezze… Emozioni miste: diadi consonanti o conflittuali, dalla tavolozza al caleidoscopio, dimensione temporale e modulazione dell’espressione. EMOZIONI SECONDARIE 1)Emozioni la cui espressione è modellata culturalmente 2)Emozioni primarie condizionate a stimoli elicitanti appresi 3)Emozioni complesse, autoconsapevoli o sociali: vergogna, colpa, imbarazzo, disprezzo, timidezza, orgoglio…...

89 Il condizionamento delle emozioni a stimoli elicitanti appresi
Mentre negli animali inferiori gli stimoli elicitanti hanno il carattere fisso dei releasers dei meccanismi istintivi studiati dagli etologi, nei primati e nell’uomo la maggiore plasticità consente una fase di APPRENDISTATO EMOZIONALE, in cui la risposta rimane invariata (può tutt’al più essere controllata o dissimulata) ma si apprende a produrla in risposta agli stimoli più vari. Per esempio, la PAURA innata adeguata di fronte ai pericoli (precipizi, rumori improvvisi come di tuono o terremoto, o movimenti bruschi di predatori) viene associata per condizionamento a stimoli neutri, spostata su oggetti e situazioni in realtà innocue e nasce l’ANGOSCIA patologica delle fobie (LeDoux, 1996).

90 L'emozione ieri e oggi Nella PROSPETTIVA FILOSOFICA TRADIZIONALE l’emozione era considerata l’opposto della ragione mentre oggi sappiamo che i processi bassi e caldi della mente, che non si identifica con i processi cognitivi freddi, costituiscono l’appoggio della vera razionalità. Nella PROSPETTIVA EVOLUZIONISTICA della psicologia scientifica, l’emozione è una preparazione rapida dell’organismo all’azione adeguata, funzionale all’adattamento all’ambiente. L'emozione è una risposta, o meglio un pattern, un quadro di risposte veloci e automatiche, a base innata, a STIMOLI ELICITANTI O INNESCHI naturali, appartenenti a sfere di vita essenziali per la sopravvivenza. Le emozioni non sono un lusso ma hanno uno scopo biologico, “servono” (il riferimento è all’ambiente di adattamento evolutivo dell’uomo primitivo) per fronteggiare le minacce e i pericoli esterni con le risposte aggressive o di paura (fuga o immobilizzazione), o per procurarsi, esplorando l'ambiente e avvicinandosi alle novità, cibo non velenoso, partner per la riproduzione, soci per l’azione congiunta…. e qui interviene la comunicazione….

91 COMUNICAZIONE INTERPERSONALE strutturante la soggettività.
La duplice funzione dell’emozione L’emozione è una sorta di PONTE tra mondo interno e mondo esterno con la funzione di ESPRESSIONE DI STATI INTERNI, più o meno rappresentabili da parte della coscienza, e di COMUNICAZIONE INTERPERSONALE strutturante la soggettività. Il VISSUTO CORPOREO, insomma, viene interpretato dal pensiero-linguaggio e dalla cultura che gli conferiscono significati anche relativistici. Le culture (e gli individui) differiscono fra loro -negli stimoli elicitanti le emozioni di base (lo stesso cibo può essere repellente o piacevole, ma se è repellente suscita disgusto) -nella disponibilità di etichette linguistiche per le emozioni, che facilita il collegamento cosciente con lo stimolo. Se mancano al soggetto “le parole per dirlo”, l’emozione negativa è vissuta come forza oscura psicopatologica, anziché conosciuta e collegata con le circostanze che l’hanno provocata, che ci si può sforzare di evitare, cambiare o vivere in modo meno egodistonico.

92 La storia di Phineas Gage
Il 13 settembre 1848, in un incidente sul lavoro a Cavendish, nel Vermont, una barra di metallo trapassò il cranio di un giovane operaio, che sopravvisse ma a seguito della lesione presentò strani sintomi……. la barra ricostruzioni Macmillan M., An Odd Kind of Fame: Stories of Phineas Gage. MIT Press, Cambridge: MA, 2000

93 A. R. Damasio (1994), L’errore di Cartesio
A.R.Damasio (1994), L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano Le emozioni costituiscono il sistema di appoggio per l’edificio della ragione Phineas Gage ( ) (lesione corteccia prefrontale) manifesta un cambiamento nel carattere: da persona responsabile diventa incapace di conservarsi un lavoro, frequenta cattive compagnie, non segue le regole convenzionali, mostrando disturbi nell’adattamento sociale Il caso Elliott (tumore corteccia prefrontale) di H. Damasio mostrava capacità intellettuali intatte al test di sviluppo morale di Kohlberg, ma era diventato una persona inaffidabile, priva di emozioni Ipotesi del marcatore somatico Lesioni della corteccia prefrontale disturbano la capacità di entrare in risonanza emotiva con situazioni di rischio e di conflitto, menomando la capacità di prendere decisioni ragionevolmente vantaggiose per sé

94 Interpretazione di Damasio (2003) in Alla ricerca di Spinoza :
La risonanza affettiva in prospettiva evoluzionistica Già all’inizio della vita l’imitazione precoce dell’espressione mimica permette di ottenere il feedback facciale che rispecchia l’emozione altrui L’empatia automatica consiste nel comprendere l’altro per analogia con lo stato interno corrispondente alla stessa espressione facciale (ovvero l’intenzione sottesa allo stesso gesto motorio?) Rizzolatti, Gallese ed altri (1994, 2001) hanno scoperto nella corteccia frontale delle scimmie i cosiddetti “neuroni-specchio”, che “sparano” sia quando i soggetti compiono un’azione sia quando osservano l’azione di un conspecifico Interpretazione di Damasio (2003) in Alla ricerca di Spinoza : possibile base neurobiologica dell’empatia e dei circuiti corporei “come se”, mediante i quali viene rappresentata, “riconoscendola” o simulandola internamente, l’emozione altrui, quando ci mettiamo “nei panni di un altro””.

95 Damasio (1999) The feelings of what happens
Damasio (1999) The feelings of what happens. Body and emotion in the study of consciousness. Tr. it. EMOZIONE E COSCIENZA, 2000. Distinzione EMOTION (collezione di risposte) / FEELING (esperienza mentale) PROTO-SÉ = precursore inconscio, rappresentazione dell’organismo all’interno del suo cervello, mediante configurazioni neurali, mappe dello stato dell’organismo SÉ NUCLEARE = entità transitoria ricreata ad ogni interazione con un oggetto, descrizione non verbale, per immagini, mappe di second’ordine SÉ AUTOBIOGRAFICO = collezione non transitoria di fatti e modi di essere unici che caratterizzano la persona e la sua identità COSCIENZA NUCLEARE (Il film nel cervello) COSCIENZA ESTESA (il proprietario del film) Nell’emozione la rappresentazione del corpo può essere virtuale, tramite i circuiti “come se” La coscienza collega la regolazione automatica con l’immaginazione e la premeditazione

96 Un’architettura per la memoria
Damasio A. (2010) Il sé viene alla mente. La costruzione del cervello cosciente. Creazione di immagini mentali e mappe o configurazioni cerebrali: “in una mappa cerebrale le linee non sono tracciate con la penna o con la matita, ma sono il risultato della temporanea attività di alcuni neuroni e della simultanea inattività di altri” (91) Un’architettura per la memoria Le disposizioni forniscono un modo per gestire le immagini senza archiviarle: “Quando decise di creare archivi prodigiosamente vasti di immagini registrate, per risolvere il problema logistico della mancanza di spazio, il cervello degli esseri umani prese a prestito la strategia delle disposizioni. In questo modo, si ritrovò, per così dire, la botte piena e la moglie ubriaca: riuscì a contenere numerose informazioni in uno spazio limitato, conservando la capacità di richiamarle rapidamente e con una fedeltà notevole” (176) Ipotesi delle zone di convergenza-divergenza (ZCD) che registrano la coincidenza di attività in neuroni localizzati in siti cerebrali diversi, per esempio durante la mappatura di un particolare oggetto, e anziché archiviare la rappresentazione registrano la coincidenza dei segnali, in modo che la rievocazione sia possibile attraverso un meccanismo di retroattivazione (dalla corteccia vie discendenti dirette all’esterno) con sincronizzazione (184), che divide il lavoro fra due tipi di sistemi cerebrali: lo spazio delle immagini (cortecce sensoriali inferiori) e lo spazio delle disposizioni (cortecce associative superiori e sistemi disposizionali subcorticali). I contenuti delle disposizioni sono sempre inconsci e la nostra base di conoscenza è implicita e criptata. Circuiti di feedforward e feedback fra neuroni di una ZCD, a livello microscopico, e regioni RCD, a livello macro, dell’ordine delle decine. “La ragione per cui non è possibile accostarsi ai problemi del comportamento e della mente affidandosi in modo esclusivo all’indagine riguardante i singoli neuroni o le molecole che agiscono su di essi o i geni implicati nel controllo del loro ciclo vitale sta proprio nel numero delle cellule nervose e nell’importanza delle loro modalità di organizzazione” (356)

97 I sentimenti primordiali e la costruzione di una mente cosciente
Damasio (2010) cita J. Panksepp, che considera il tronco encefalico come sede dei “sentimenti primordiali, piacere e dolore sentiti” “con la loro qualità esperienziale”, già a livello del proto-sé. Il corpo è rappresentato nella mente e i mirror neurons confermano l’ipotesi del corpo come se, ma “il sistema come se applicato agli altri non si sarebbe sviluppato se prima non fosse esistito un sistema come se applicato allo stesso organismo di cui il cervello in questione è proprietario” (136), che in seguito ai vantaggi evolutivi sarebbe stato applicato agli altri nell’empatia. “Dalla nostra prospettiva, i neuroni specchio sono i neuroni delle ZCD implicati nel movimento.” Secondo il modello ZCD, i neuroni specchio, da soli, non potrebbero consentire agli osservatori di cogliere il significato di un’azione. Non sono le ZCD a conservare il significato degli oggetti e degli eventi: esse ricostruiscono invece quel significato attraverso una retroattivazione multiregionale sincronizzata, che ha luogo in diverse cortecce di ordine inferiore. Più recente evoluzionisticamente è lo spazio di lavoro “in cui si svolge lo spettacolo di marionette che noi contempliamo nella mente cosciente” (spazio delle immagini); più antico, “lo spazio in cui molti inconsapevoli teatranti tirano i fili invisibili delle loro marionette”, quello delle disposizioni. “L’essenza del sé sta nella concentrazione della mente sull’organismo materiale in cui essa ha sede” (230): “in ogni mente cosciente, il sé è il primo rappresentante dei meccanismi individuali di regolazione della vita, il guardiano e l’amministratore del valore biologico”. Consiste nel “sentire ciò che accade” insieme al “sentire che il mio corpo esiste ed è presente”, il sentimento primordiale, che ha una qualità, una valenza, tra piacere e dolore. La mente cosciente è un insieme di immagini degli oggetti ma anche di me: la prospettiva in cui gli oggetti sono mappati, da una mente che sta nella postazione del mio corpo, il sentimento di proprietà della mia mente, quello della facoltà di agire sugli oggetti a comando della mia mente, i sentimenti primordiali.

98 BIOLOGIA DELLA MEMORIA E PSICOANALISI
Eric R. Kandel (n.1929) ha ricevuto il Nobel nel 2000 per la ricerca sulle basi cellulari dell’apprendimento e della memoria nell’Aplysia Californica o lumaca di mare, che ha un cervello di neuroni La stimolazione elettrica ad alta frequenza di neuroni dell’ippocampo produce un aumento dell’intensità delle risposte sinaptiche che si mantiene per giorni o settimane. Il potenziamento a Lungo Termine (LTP) richiede un recettore NMDA (legame del glutammato presinaptico e forte depolarizzazione della membrana post-sinaptica) con afflusso di ioni calcio e un aumento del potenziale post-sinaptico eccitatorio.

99 SOGGETTIVITÀ = carattere o valore soggettivo SOGGETTIVO = relazione individuale nei confronti della realtà, di pensiero tipico di un solo individuo pensante in opposizione a ciò che è comune a tutti; ciò che non si può pensare esistente se non in funzione del pensiero (in medicina, sintomi non riscontrabili con mezzi strumentali, stimoli allucinatori). Soggettivismo = concezione che risolve la realtà delle cose nella realtà del soggetto pensante, modo personale di vedere le cose come incapacità di afferrarne l’oggettiva realtà (in senso deteriore). SOGGETTIVAZIONE come tecnica di ripresa cinematografica che fa corrispondere il campo visuale della macchina da presa con quello di uno degli attori nella scena. Neisser: prospettiva di campo (sguardo del partecipante)-dell’osservatore (testimone, dall’alto) nel sogno. La soggettivazione è uno dei principali caratteri della narrazione secondo Bruner…. E la psicologia applicata, che utilizza i resoconti verbali e le descrizioni dei comportamenti passati, deve coniugare il pensiero narrativo con quello paradigmatico che ricerca la verità scientifica…..

100 La presa di coscienza, ai tempi della embodied mind
ESPERIENZA PRERIFLESSIVA degli stati mentali (atteggiamento teleologico del bambino, interazioni presimboliche in cui il genitore comunica a livello non verbale di riconoscere l’atteggiamento intenzionale del bambino) COMPRENSIONE RIFLESSIVA (mappatura rappresentazionale e simbolizzazione, da parte del genitore, rispecchiamento che attenua l’intensità se eccessiva e mescola l’emozione del figlio ad altre manifestazioni affettive, affetti complessi, permettendo al bambino di riconoscerle come analoghe ma non isomorfe alla propria esperienza, che può essere sdoppiata superando l’equivalenza psichica). MEMORIA PROCEDURALE = uso implicito non cosciente delle esperienze passate, accessibili solo attraverso la performance, costruzione di rappresentazioni schematiche degli aspetti invarianti e ripetuti delle relazioni sé-altro MEMORIA DICHIARATIVA ESPLICITA, che permette il self-report verbale dell’esperienza fenomenologica cosciente come “condotta del racconto” sul sé, come personaggio protagonista di una storia.

101 Ambiguità del termine “evolutivo”
Evolution = evoluzione Evolutionism = evoluzionismo Evolutionary = evolutivo Evolutionistic = evoluzionistico Evolutive (non com.) = evolutivo Development = sviluppo Developmental psychology = psicologia dello sviluppo (un tempo psicologia evolutiva). Il cambiamento evolutivo è quello che si verifica nel corso dello sviluppo ontogenetico che è anche filogenetico, in quanto maturazione.

102 Calvi L. , La coscienza paziente. Esercizi per una cura fenomenologica
Calvi L., La coscienza paziente. Esercizi per una cura fenomenologica. G.Fioriti, Roma, 2013 Introduzione di Rossi-Monti Dispositivo trascendentale è “la trama invisibile (e fondativa) del reale” i cui movimenti il lavoro fenomenologico rende trasparenti “Communio eidetica entre-nous” Sintomi come “acque reflue” o “sedimento sabbioso” dell’irrealtà L’incontro clinico deve “bucare l’apparenza senza rimanere prigionieri dell’apparizione” (16). Epoché e metanoia radicale L’ être– à – coté, accanto, ma alone-alone……. Eccessivo compiacimento per le frequenti metafore e le parole in varie lingue? Che dice di specifico questo libro? (commento mio)

103 I Il metodo La carne, la scelta, l’epoché, sugli infermieri psichiatrici, v. il film di P. Almodovar, Parla con lei. Husserl e la malattia come “cosa corporea materiale”. La carne è “anonima come il Koerper, irreale come il Leib” (42). 2. Il mito surrealista dell’androgino. Jaspers: uso di immagini e similitudini da non confondere con la scienza. Biswanger: critica alla psicoanalisi che non vede il nuovo. Epifania erotica. Mito di Narciso e specchiarsi dinamico nell’acqua tremolante. Gli piacciono i neuroni specchio, ma ammettono che l’intersoggettività “fiorisce su un terreno accidentato”. 3. Il segreto del buon infermiere 4. Winnicott “nessuno ha mai visto un neonato”; parafrasi: “nessuno ha mai visto niente che si possa definire corpo”. Obiezione di Iacono e D’Errico “ Tutti vedono il corpo opaco, nessuno vede il corpo trasparente” risposta : ci sono due modi di vedere e la visione eidetica…. 4. Ecstasy ed empatia, da una tesi sperimentale. Accusa di soggettivismo naive secondo Barison (65). Empatia di E. Stein come costitutiva dell’altro e co-costitutiva dell’ipseità: “Costruire l’intersoggettività operando in sé la mimesi impercettibile dell’altro” (A. Ballerini, 200) , tramite movimenti intenzionali, anche attraverso gli scontri: come nell’oste dei Promessi Sposi infastidito da Renzo ubriaco dopo il tumulto (cap. XV) “per quella specie di attrattiva, che alle volte ci tiene a considerare un oggetto di stizza al pari che un oggetto d’amore, e che forse non è altro che il desiderio di conoscere ciò che opera fortemente sull’animo nostro” . 5. Dal riflesso plantare alla clinica visionaria. Paziente che deve fare l’esame neurologico e dice al medico “ho i piedi sporchi” oggettivandoli come cosa (Ding), ma anche mettendoli al centro dell’incontro come oggetto (Gegenstand).

104 II Gli incontri Casi clinici
III 1. Enzo Paci e la Daseinanalyse Anni ’50 F. Basaglia e D .Cargnello, rivista Aut Aut e rilettura di Husserl nel diario fenomenologico di Paci, anti esistenzialismo negativo di Sartre. Nel 1958 modus amoris di Biswanger (Paarung husserliana, accoppiamento) e dimensione duale, nella dialogicità di Buber (Io e tu del 1923 mentre le Meditazioni cartesiane di Husserl uscirono in francese nel 1931, intersoggettività nella quinta meditazione). Traduzioni: analisi esistenziale, antropoanalisi, infine prevale la terminologia ANTROPOLOGIA FENOMENOLOGICA. Soggettività in prima persona, fondamento per Husserl. Tema di Nicodemo, rinascita, Fornari. 2. Danilo Cargnello (Ospedale psichiatrico di Sondrio) e l’antropoanalisi biswangeriana (Alterità e alienità, 1966). Mondo fobico di von Gebstattel. Gemelli lo convinse ad accentuare la critica alla psicoanalisi. Calvi è critico. 3.Ferdinando Barison, l’io e la psicoterapia Lotta fra Cargnello e Paci, quest’ultimo come Fabrizio del Dongo che non si accorse di Waterloo. Importanza dei piccoli intoppi che arrestano la stream of consciousness per un non malinconico che voglia trovare senso. Formula contraddittoria la psicoterapia fenomenologica, perché la fenomenologia trascende la mondanità, ma aiuta il malato a “sopportare una duplice realtà”, quella empirica e quella trascendentale e visionaria.


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