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C.3L’ELABORAZIONE CRISTIANA DELLA QUESTIONE AMBIENTALE 3.1. La dottrina sociale della Chiesa 3.2. La tradizione teologica 3.3.Una teologia ecologica?

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1 c.3L’ELABORAZIONE CRISTIANA DELLA QUESTIONE AMBIENTALE 3.1. La dottrina sociale della Chiesa 3.2. La tradizione teologica 3.3.Una teologia ecologica?

2 INTRODUZIONE La legge fondamentale dell'esistenza umana è questa: la vita non può essere salvata (conservata), ma può soltanto essere spesa (Mc 8,35).

3 La causa di Gesù e del Vangelo ha bisogno di riferirsi anche all'ambiente, per essere articolata in termini praticabili nel lessico biblico il termine equivalente è quello di "terra".

4 3.1. La dottrina sociale della Chiesa 1.1.Il Magistero pontificio 1.1.1. Primo periodo: l’ordine naturale Leone XIII La nozione di ordine divenne la base per l’articolazione di una particolare percezione del bene comune. Definendo l’ordine come “l’unità che sorge dalla sistemazione armoniosa di molti oggetti”,

5 la QA enfatizza che “un vero e genuino ordine sociale richiede che i vari membri di una società siano uniti insieme da alcuni forti legami.

6 Questa forza unificante è presente in quel bene comune, che tutte le industrie e professioni insieme dovrebbero realizzare, ognuna con la sua abilità, per cooperare amichevolmente”(n.84).

7 Sia l’ordine naturale che l’ordine sociale sono visti come parte del piano di Dio. - L’ordine naturale è compreso come prestabilito da Dio secondo una struttura gerarchica, alla cui sommità sta l’uomo.

8 S. Tommaso, rifacendosi ad Aristotele afferma che “questo è provato dall’ordine della Divina Provvidenza che sempre governa le cose inferiori attraverso le superiori.

9 Allora, come l’umanità, creata a immagine di Dio, è sopra tutti gli animali, questi sono giustamente sotto il suo governo”(I, 96, 1).

10 Dall’altra parte le nozioni di ordine e di bene comune sono usate nella tradizione come concetti che limitano, oltre i quali non si può andare.

11 “La natura, e il Creatore stesso, ha dato all’uomo il diritto della proprietà privata non solo perché gli individui possano provvedere a sé stessi e alle loro famiglie,

12 ma anche che i beni che il Creatore destinò per l’intera famiglia umana possano attraverso questa istituzione veramente servire a questo fine.

13 Tutto questo può essere realizzato attraverso il mantenimento di un certo e definito ordine”(QA 46).

14 In questa prospettiva dell’ “ordine naturale” Pio XII nel 1950 interviene in difesa degli animali. “il mondo animale, come del resto tutta la creazione, è una manifestazione della potenza di Dio, della sua saggezza, della sua bontà

15 e come tale merita il rispetto e la considerazione dell’uomo. Ogni desiderio inconsiderato di uccidere animali, ogni disumanità inutile, ogni crudeltà verso di essi devono essere condannati”.

16 1.1.2. Secondo periodo: l’interdipendenza umana GS Il Concilio non muove da una nozione astratta di ordine, ma prende come punto di partenza l’esperienza storica concreta degli uomini e delle donne (i segni dei tempi).

17 La questione ambientale è esaminata nel contesto della vita economica (69) e nei termini di interdipendenza. Ed è fondata sull’idea che il nocciolo del problema ecologico sta nell’uomo e nella sua responsabilità.

18 Paolo VI, il 22 giugno 1968, ricorda che l’uomo, essendo sempre al primo posto nella creazione, ha il compito con il suo lavoro di perfezionarla e trasformarla senza distruggerla

19 Alla conferenza della Fao del 16 nov 1970 il pontefice afferma che i problemi della fame nel mondo, della distruzione della natura,

20 della pianificazione delle nascite, della solidarietà tra i popoli si riconnettono tutti al grave problema di fondo: l’incubo della morte biologica dell’umanità quale conseguenza della distruzione dell’ambiente naturale.

21 L’uomo reagisce con l’egoismo, diminuendo il numero dei convitati, anziché “moltiplicare il pane che viene diviso”.

22 La Lettera Apostolica Octogesima Adveniens, di fronte ai problemi sociali emergenti, invita all’impegno efficace (48). Tra queste emergenze c’è quella ecologica

23 Il documento sinodale del 1971 “La giustizia nel mondo”pone la questione dell’ambiente nel contesto della giustizia globale:

24 La discussione sull’ecologia diviene una discussione sulle responsabilità tra i popoli, dei più ricchi verso i più poveri alla luce del bene comune planetario

25 Nel discorso alla conferenza indetta dall’ONU a Stoccolma dal 4 al 18 giugno 1972 sull’ambiente, Paolo VI inizia sottolineando la dipendenza mutua tra umanità e ambiente e

26 allude alla dimensione contemplativa della relazione verso l’ambiente, ponendo una nuova base da cui vedere l’ecologia.

27 L’ecologia è posta nel contesto dell’interdipendenza umana. La difesa dell’ambiente richiede un cambiamento di mentalità e la collaborazione di tutti

28 Nel messaggio della giornata mondiale dell’ambiente (1977), afferma che la creazione deve essere accettata da tutti come un bene

29 Invita ad una conversione di atteggiamenti “in modo che i ricchi volentieri usino meno e condividano più largamente i beni della terra”.

30 A questo scopo egli invita ad una semplicità di stile di vita Il problema ambientale, sentito come importante e fondamentale, è visto in tensione con lo sviluppo dei popoli e richiama ai problemi della giustizia verso il Terzo Mondo.

31 1.1.3.Terzo periodo: l’ecologia umana Giovanni Paolo II: -Momento fondativo: RH, SRS -momento educativo-politico: messaggio 1990 -CA: critica del sistema socioculturale, EV

32 Quello ecologico è un insegnamento che si è andato chiarendo e precisando di documento in documento.

33 Senza tenere conto di questa dinamica storica si perderebbe di vista l'interessante cammino compiuto nell'arco di vent'anni da Giovanni Paolo II, spesso in risposta alle «novità» della coscienza ecologica del nostro tempo.

34 L'enciclica inaugurale di questo pontificato, la Redemptor Hominis, può essere considerata l'enciclica di fondazione teologica e morale di tutto il discorso sociale di Giovanni Paolo II.

35 A partire dall’ approccio cristologico e al tempo stesso fortemente antropologico, Giovanni Paolo II affronta, tra le varie questioni, anche quella ecologica.

36 l'interesse del papa non è primariamente rivolto a enumerare fenomenologicamente i guasti ambientali causati dall'insipienza dell'uomo,

37 quanto, piuttosto, a illuminare, cioè a fondare con la verità di Cristo la verità dell'uomo, della creazione

38 Il papa va alla radice della crisi ambientale con una lettura tutta teologica che chiama in causa la libertà dell'uomo, le sue scelte, i suoi stili di vita. Il peccato che sottomette il creato alla caducità è l'atteggiamento utilitaristico- predatorio dell'uomo moderno.

39 egli punta il dito sull'attuale fase di sviluppo tecnico, scientifico ed economico insensibile alle esigenze etiche. Il papa parla di un degrado morale che non tiene conto dell'«esistenza di un ordine morale insito nel dono stesso della terra all'uomo perché la "soggiogasse".

40 Tale ordine morale concretamente «consiste nella priorità dell'etica sulla tecnica, nel primato della persona sulle cose, nella superiorità dello spirito sulla materia» (n.8).

41 Alla luce di essi, Giovanni Paolo II si confronta anche con il problema demografico. Secondo un’affermazione spesso pronunciata, la crescita demografica sarebbe l’origine di un inquinamento crescente o di un degrado dell’ambiente.

42 Non si è però mai messo in evidenza alcun rapporto diretto causa-effetto tra l’accrescimento della popolazione e il degrado dell’ambiente.

43 un’approfondita considerazione di tutti gli aspetti di tali problemi offre una nuova e più forte conferma dell’importanza della dottrina autentica circa la regolazione della natalità

44 Nella SRS la questione ecologica viene ampiamente sviluppata all'interno del capitolo IV dedicato all'autentico sviluppo umano.

45 - l'ampio spazio dedicato alla interpretazione dei primi capitoli del libro della Genesi. Sullo sfondo di questo lungo ragionare biblico, si può agevolmente intravedere l'aspra critica rivolta - a partire dagli anni '60

46 alla religione giudeo-cristiana di esser una delle principali responsabili dell'attuale dissesto ambientale.

47 II compito è di «dominare» sulle altre creature, «coltivare il giardino» ed è da assolvere nel quadro dell'obbedienza alla legge divina

48 il dominio dell'uomo sull'ambiente deve fondarsi su alcuni irrinunciabili criteri etici. Occorre tener conto della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato, ch'è appunto il cosmo»(n.34).

49 Il papa offre la categoria teologica delle strutture di peccato (n.36) riguardo allo “supersviluppo”, che consiste nella debilitazione della stima del nostro potenziale umano, della giustizia verso il mondo sottosviluppato

50 II) Implicanza educativa e politica della questione ecologica

51 L'insistenza a coinvolgere ogni uomo di buona volontà rivela la posta in gioco implicata nella questione ecologica, la quale non è riconducibile solo a un problema di natura tecnico- scientifica.

52 Perché la crisi ecologica è «questione morale»? Perché, risponde il papa, oggi le ragioni della produzione e gli interessi economici vengono prima delle persone e delle comunità

53 ottimizzaLa nota più suggestiva è il linguaggio della contemplazione per affermare un’etica ambientale, che evita il cambiamento irreversibile, ottimizza la diversità naturale, enfatizza la stabilità naturale

54 -turismo come una delle cause del degrado ecologico, notando come la domanda turistica sia più esigente rispetto agli anni passati

55 Quello dell'educazione è un ulteriore elemento di novità nel pensiero ecologico di Giovanni Paolo II, il quale richiama tutti all’«urgente bisogno di educare alla responsabilità ecologica» (n.13).

56 Nella CA la questione ecologica viene affrontata in un modo nuovo proprio perché contestualizzata nella realtà «vincente» delle società dei consumi

57 La questione ecologica viene letta come uno dei problemi tipici, strutturali della società di mercato e di consumo

58 Il desiderio di avere e di possedere sempre di più, spinge l'uomo a consumare in maniera eccessiva e disordinata le risorse della terra e la sua stessa vita (n.37)

59 Consumismo e questione ecologica sono accomunati da un unico errore di fondo: quello antropologico.cioè la logica utilitaristica che valuta le cose e le persone nel loro valore d'uso

60 porta l'attenzione - finora scarsa - sulle «condizioni morali di un 'autentica ecologia umana "(n.38). L’enciclica parla di “ecologia umana” nel significato di “ambiente vitale complesso e complessivo”

61 ossia luogo di umanizzazione mediante l’espressione dell’agire umano volto alla produzione di beni e alla custodia dell’ambiente.

62 L’ambiente non è inteso solo come fisico o “ecologico” in senso comune, ma come il luogo dove si producono beni materiali e si entra in relazione, e in cui si dà il senso umano della vita.

63 Nella logica dell'errore antropologico, si muove anche l'Evangelium Vitae.

64 L'errore antropologico prende forma pratica nella perdita del valore trascendente dell'uomo. L'uomo non riesce più a percepirsi come «misteriosamente altro» rispetto alle diverse creature umane;

65 egli si considera come uno dei tanti esseri viventi, come un organismo che, tutt'al più, ha raggiunto uno stadio molto elevato di perfezione.

66 La perdita o il rifiuto di un riferimento alla verità porta con sé esiti opposti. Da un lato, una «libertà senza legge», dall'altro, una «legge senza libertà».

67 Benedetto XVI Nella Caritas in veritate affronta il problema dell’ambiente nella prospettiva dello sviluppo globale (51),

68 mette a confronto l’“ecologia umana” con l’ecologismo ideologico e sottolinea la responsabilità umana (48-51)

69 Papa Francesco In Evangelii gaudium richiama l’unità dell’uomo con il mondo e la missione di custodia della creazione (215) Tale “ecologia integrale” viene approfondita in Laudato sii,

70 Laudato sii è rivolta a “ogni persona che abita questo pianeta”. “Quando parliamo di ambiente facciamo riferimento anche ad una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita.

71 Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo parte di essa e ne siamo compenetrati” (139).

72 L’ecologia integrale richiede apertura verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte (11) e mette in luce le diverse interazioni tra scienze esatte, politica, economia, cultura, organizzazione sociale e, in definitiva, visione antroplogica.

73 “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio- ambientale”(LS139).

74 Il discorso della giustizia “nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri”(49)

75 viene introdotto organicamente nella questione ecologica sicché essa non riguarda più semplicemente l’ambiente fisico, il suolo e le altre specie viventi, ma assume la vita e il destino di tutti gli esseri umani sulla terra.

76 L’idea di fondo è che i problemi comunemente rubricati sotto il segno dell’ecologia sono sintomi, prima che ancora che cause, di un dissesto etico antropologico del pensiero e dell’azione creativa dell’uomo

77 Alla luce della parola biblica, Francesco ricorda che “la terra ci precede” e “noi non siamo Dio”: l’essere umano è la forma spirituale della vita in cui il mondo si riconosce come creazione di Dio.

78 L’atto creatore è il segreto dell’attitudine del mondo a offrire doni sempre nuovi che gli esseri umani possono trasformare in beni condivisi. Questa parola biblica non è mai stata così indispensabile come lo è ora (n.62).

79 Incombe infatti una cultura predatoria dell’affermazione individuale di sé, e stili di vita collettiva corrispondenti che campano sul saccheggio delle risorse comuni e della distruzione delle forme naturali.

80 Una cultura che tende a trasferire l’oikonomia della casa comune alla finanza e alla scienza, sottraendola alla politica: gli effetti dannosi dell’avidità finanziaria e dell’ossessione tecnocratica sono ormai sistemici (109).

81 Di qui viene il pressante invito dell’enciclica ad un bagno di umiltà per l’occidente e ad una nuova riconciliazione delle culture con il mistero dell’atto creatore di Dio (224).

82 La vera religione non ha nulla a che fare con le potenze mondane del dissesto planetario e dei sacrifici umani.

83 Conclusioni I pontefici nei loro continui interventi esortano i cristiani e tutti gli uomini alla conversione ecologica

84 Non è in gioco solo un’ecologia fisica, attenta a tutelare l’habitat dei vari esseri viventi, ma anche un’ecologia umana che rende più dignitosa l’esistenza delle creature,

85 proteggendone il bene radicale della vita in tutte le sue manifestazioni e preparando alle future generazioni un ambiente che si avvicini di più al progetto del Creatore”(Discorso all’udienza generale del 17 gennaio 2001

86 1.2. Magistero Episcopale non è emerso contemporaneamenteIl problema ambientale non è emerso contemporaneamente nelle varie aree geografiche in quanto ha rispettato l’evoluzione storica e socioeconomica della società in cui si è reso evidente.

87 1.2.1.Area europea -Card.Giovanni Colombo, arcivescovo di Milano nel 1973, con la sua omelia nel Duomo il giorno della festività dell’Assunta. Definisce l’ecologia “scienza essenzialmente morale ” -

88 Conferenza ep.tedesca, “Futuro della creazione futuro dell’umanità” del 1980 pone in evidenza il rapporto di solidarietà tra l’uomo e gli altri esseri viventi: questi non possono essere considerati puri strumenti. E’ vero che “le altre creature esistono per l’uomo, ma l’uomo esiste solo con esse”

89 chiesa evangelica e la chiesa cattolica di Germania “responsabilità per il creato” del 1985. con-creaturalità

90 - Vescovi Lombardi“, La questione ambientale. Aspetti etico-religiosi”: il giusto rapporto tra l’uomo e la natura, e le richieste etiche di tale rapporto.

91 Affrontando “La situazione dell’agricoltura” (25 settembre 1989) la Conferenza episcopale tedesca sottolinea come alcune forme di coltivazione intensiva della terra contribuiscono a minacciare i principi naturali della vita

92 Vescovi Austriaci appello, secondo il principio di sussidiarietà, all’impegno di ciascun individuo per arginare la crisi ecologica. “Comunità parrocchiali, comunità locali, gruppi sociali e altre associazioni devono assumere la propria responsabilità”

93 Conferenza Episcopale Tedesca “Agire per il futuro del Creato”, pubblicato il 22 ottobre 1998, che è esemplare per la sua completezza ed esaustività

94 Conferenza Episcopale Europea: nell’incontro del 1997 è stato sottolineato il significato centrale che deve assumere la cura e la difesa dell’ambiente nella vita e nell’azione pastorale della chiesa.

95 - Mons. Bressan in occasione della festa della montagna nell’agosto 1999 -Vescovi Francesi “Le respect de la création" sviluppo delle biotecnologie e delle nuove tecniche informatiche.

96 1.2.2.Area del Pacifico -Vescovi del Pacifico: la terra come “dono prezioso del creatore” da sfruttare per il nostro bene, ma nello stesso tempo “deve anche essere rispettata” (Oss. Rom. 26 giugno 1986)

97 - Vescovi Australiani: Prendono le distanze da tutti quei filosofi ambientalisti che parlano dei diritti degli animali o della natura in genere, e riaffermano la centralità dell’uomo nel cosmo.

98 1.2.3.Area Asiatica -Dichiarazione diocesana di Kidapawan nelle isole Filippine per mettere in pratica i principi della conservazione naturale:

99 si promuovono metodi organici di coltivazione, diversi centri di coltivazione organica in varie parrocchie

100 1.2.4. Area americana - Vescovi USA: moderazione e austerità nell’uso delle risorse, una visione equilibrata del progresso rispettoso della natura,

101 modelli economici con standards di benessere che sono produttività materiale, riduzione dei consumi e uso delle tecnologie appropriate

102 Circa il controverso problema demografico, affermano che “il fattore chiave, sebbene non il solo, nel trattare con i problemi della popolazione è uno sviluppo sociale ed economico sostenibile”.

103 -Vescovi del Brasile: proposte basate su un cambiamento delle abitudini di vita, sull’impiego di risorse usate per le spese belliche, sullo sviluppo di un’agricoltura ecologica e sulla valorizzazione delle iniziative popolari e dei movimenti sociali come esperienze concrete di sostenibilità

104 - Vescovi della Repubblica Domenicana -Nel 1987 i Vescovi della Repubblica dominicana dedicano una lettera pastorale all’ecologia di fronte ad una realtà locale inquietante e di pericoloso sfruttamento della natura,

105 I Vescovi del Costarica pubblicano una lettera pastorale intitolata “Madre terra, in difesa dei popoli indigeni e della loro cultura” (1994). La chiesa locale si impegna ad essere solidale con il contadino e l’indigeno

106 Attraverso l’analisi del magistero episcopale a livello mondiale si nota una sensibilità omogenea nella salvaguardia dell’ambiente emersa però in tempi diversi, nelle varie aree geografiche

107 Giovanni Paolo II per la giornata mondiale della pace nel 1990. In seguito alla pubblicazione di questo messaggio le varie commissioni della giustizia e della pace delle Conferenze episcopali mondiali

108 hanno promosso attivamente la sensibilizzazione al rispetto dell’integrità della creazione

109 1.3. Assemblee ecumeniche - “Pace nella giustizia” tenutasi a Basilea nel maggio 1989. si raccomanda di sottoporre ai criteri di sostenibilità ogni sviluppo tecnologico, di adoperarsi in favore di una riduzione significativa di energia,

110 di prendere misure speciali per proteggere la fascia di ozono, per combattere l’effetto serra, per salvaguardare la foresta tropicale e prevenire la desertificazione. Chiede uno stile nuovo di vita

111 Nel marzo del 1990 si tiene a Seoul l’assemblea ecumenica mondiale su “Pace, giustizia e salvaguardia del creato”. Nel febbraio 1991 si svolge a Camberra un’assemblea del Cec. Vengono prese come tema le interdipendenze: la visione biblica è quella di un rapporto intimo e inscindibile

112 tra sviluppo, economia ed ecologia “Chissà che non sia proprio l’educazione ambientale a costituire un nuovo punto d’incontro e di dialogo tra gli uomini di diverse razze, nazionalità, ideologie e religioni”.

113 Nel giugno 1997 si è svolta a Graz in Austria la Seconda Assemblea Ecumenica Europea sul tema generale “Riconciliazione. Dono di Dio, sorgente di vita nuova”.

114 “Raccomandiamo alle chiese di promuovere uno stile di vita orientato ai criteri della sostenibilità e della giustizia sociale e di dare supporto a ogni sforzo mirante a un’economia che risponda agli stessi criteri”

115 1.4. La S.Sede alle conferenze sull’ambiente Unesco Parigi 1974 Si esaminano gli effetti dell’inquinamento sulla salute. Alla conferenza mondiale della popolazione tenutasi a Bucarest nell’agosto 1974.

116 La cooperazione può assicurare alle comunità internazionali le soluzioni reali dei problemi della popolazione, delle risorse e dell’ambiente

117 - Onu 1976 Si definiscono i requisiti di un habitat che risponda “ai bisogni spirituali dell’uomo”, che offra “uno spazio adeguato per la vita privata e la vita sociale”, e permetta in condizioni soddisfacenti le “attività della famiglia e del bambino”.

118 Stoccolma 1972il Papa invita ad una solidarietà internazionale, in quanto le singole nazioni sono incompetenti ad affrontare da sole i problemi ecologici i quali, a causa della specifica natura dei principali elementi dell’ambiente, diventano regionali e internazionali:

119 Sviluppo e ambiente” di Rio de Janeiro del 1992. Negli interventi della Santa Sede è possibile riscontrare una profonda preoccupazione per le strategie che vedono nel declino della popolazione il fattore primario nel superamento dei problemi ecologici.

120 Il Cairo 1994: la questione delle implicazioni ambientali della crescita demografica

121 Il contributo della chiesa in tali convegni sottolinea la necessità di non scaricare tutto il problema ecologico sulla questione demografica: si tratta di una scusa egoistica dell’occidente che non vuole prendersi le proprie responsabilità.

122 Gli interventi della chiesa mettono in luce l’urgenza da parte di ogni singolo individuo e di ogni comunità di fare la propria parte per trattare l’ambiente in modo responsabile.

123 2. LA TRADIZIONE TEOLOGICA La tradizione cristiana ha risorse potenti teologiche e spirituali che possono servire per un’etica ecologica. Sono dimensioni integrali della responsabilità ecologica Fin dalle origini della chiesa vi sono state delle componenti teologiche che hanno proclamato il rispetto per il creato in quanto dono di Dio

124 -cogliere l’esatto significato del “dominium terrae”(Gn 1,28) nell’ottica dell’accusa rivolta ad una certa immagine dell’antropocentrismo cristiano e lo verificheremo nella tradizione biblica anticotestamentaria e neotestamentaria, nell’interpretazione patristica e medioevale e infine nell’età moderna. 2.1.Le radici bibliche A) La terra bene di Dio

125 -l’uomo amministratore non proprietario: solo a Dio, come Creatore, spettasse il “dominium altum”, cioè la signoria di tutto il creato ed in particolare sulla terra (Lv 25,23)... Chi possedeva questi beni come sua proprietà, ne era in verità soltanto amministratore, cioè un ministro tenuto ad operare in nome di Dio unico proprietario in senso pieno

126 L’anno giubilare allude ad una relazione definitiva che Dio vuole stringere con la totalità delle sue creature

127 -tratto dalla terra e creatura: l’uomo è però “tratto dalla terra” (Gen 3,19) e non esiste senza il suo mondo, che non è un insieme di sole cose, ma sempre il “mondo dell’uomo” (Sal 115, 16). non come “padrone” del cosmo ma come il custode di una realtà donata da un Altro, cioè creata, come mondo di Dio.

128 -Se l’ordine cosmico è connesso con l’ordine umano, di conseguenza il disordine sociale e morale sconvolge il cosmo stesso (Sal 72,17). E’ la legge di Dio osservata e praticata, che può mantenere e garantire l’unità benefica tra uomo e cosmo, continuamente minacciata dal peccato (predicazione profetica, Sal 104, 95 )

129 -la natura incorporata all’Alleanza: le categorie per collocare il mondo e l’opera dell’uomo nel quadro dell’azione di Dio sono la promessa e la benedizione. Gen 1,28 interpreta un’esperienza umana che è esperienza di un dono e della conseguente meraviglia.

130 L’assoggettamento della terra al bisogno dell’uomo, assai prima di essere pensato come un compito, è riconosciuto dall’uomo come un fatto sorprendente

131 Il comandamento (“soggiogate la terra”) che pur ha origine dalla benedizione divina ha la figura di una prescrizione di fiducia nella promessa di Dio il rapporto dell’uomo con la terra dovrà attingere conseguentemente a tale fiducia i criteri del suo dispiegarsi concreto

132 -dominio responsabile come custodia del dono compiuto di Dio, dominare la natura, ma in modo “responsabile”, come tutore incaricato di proteggerla e preservarla secondo il progetto del Creatore Custodire non è quindi un fatto di mero esercizio del potere, ma di riconoscimento e di lode.

133 La “cura” dell’uomo per il mondo è inseparabile dal servizio dell’uomo a Dio. Dio non cerca un collaboratore per portare a termine il giardino, ma un destinatario a cui affidarlo come una promessa

134 La non violenza biblica è quella che corrisponde all’obbedienza nei confronti del comandamento di Dio L’esperienza del mondo come creazione è contesto per accedere alla conoscenza del bene e del male, alla pace che Dio ha promesso all’uomo e alla coscienza critica del modello sociale e civile contemporaneo

135 B) il Senso cristiano della natura -la sklerocardia come materializzazione della cura per la vita, Nei detti di Gesù c'è una connessione obiettiva tra la materializzazione della cura per la vita dell'uomo (sklerocardia) e inevidenza della prossimità.di Dio e della sua cura per la vita dell'uomo

136 Regno di Dio come sgravio dall’affanno,una liberazione dall'affanno per la propria vita e una ritrovata disponibilità per l'obbedienza al comandamento di Dio.

137 - la cura pagana della vita: si appella all'evidenza della presenza di Dio per le sue creature, a quella premura che è il contenuto del vangelo del Regno, e alla quale danno in qualche modo voce anche gli uccelli e i gigli.

138 E' implicita in questo brano un'interpretazione "cristiana" del messaggio simbolico implicito nello spettacolo creaturale. Tutto in esso avviene gratuitamente, a modo di un dono inesigibile

139 -il di più della giustizia del Regno: Colui che cerca il Regno di Dio si curerà anche del cibo e del vestito, ma nell'obbedienza al comandamento di Dio, secondo modi e misura capaci di accogliere e custodire il bene sperato e trascendente

140 -I beni “materiali” della creazione possono essere riconosciuti quali veri beni solo a condizione che diventino per l'uomo segno e pegno del bene sperato.

141 2.2.Testimonianze patristiche i Padri, essi hanno sostenuto grosso modo due tesi : I) l'uomo a causa del peccato originale ha perso il "dominium terrae",

142 II) egli continua ad esercitare questo dominio nonostante la caduta. Nella prima tesi emerge la prospettiva etico-individuale, ed ascetica: l'uomo deve elevarsi sul mondo animale esercitando l'autodisciplina, seguendo il proprio intelletto. -

143 -la sapienza strettamente legata al sapere:Lattanzio: il mondo è stato creato da Dio perché l'uomo riconosca il suo Creatore e ne gusti la bontà. Per questo lo esplora e si serve del fuoco, dell'acqua, della terra (De ira Dei 13,1-2) l'uomo si dimostra, scrive Eusebio, "rampollo della ragione divina" e "l'unico essere razionale capace di amare Dio" (Theophania 1,44-47)

144 -Origene: la stessa Provvidenza va riferita anche "all'essere privo di ragione" (Contra Celsum IV, 74). E ripropone il discorso di Gesù su uomini, animali e piante, come unico oggetto della premura del Padre -Con Agostino prevale la portata soteriologica: la creazione extraumana, sia essa inanimata o vivente, possiede ben più che un semplice "valore d'uso".

145 l'atto salvifico del Creatore comprende già il nostro corpo, che diventerà corpo "spirituale" con la stessa natura materiale. In prospettiva cristologica e implicitamente trinitaria, sanazione e salvezza sono poste in relazione all’ “ambiente", in cui la ratio è chiamata ad agire come dono efficace di Dio.

146 E’ innegabile il carattere antropocentrico della tradizione patristica, nè si registra una scienza secolare, ma una scienza della natura che insieme ad un'antropologia teologica favorisce il riconoscimento dei profondi legami che stringono l'uomo alla materia.

147 2.3. Il Medioevo -Benedetto da Norcia: ora et labora:La Regola di Benedetto da Norcia si ispira alla famosa formula "ora et labora": il lavoro agricolo e artigianale sono considerati un'attività molto affine al servizio che a Dio si rende nella liturgia e nella contemplazione.

148 Ciò che rende il lavoro significativo non è lo sfruttamento della natura ma la produzione di cultura. Il sentire sociale si esprime specialmente nell'ospitalità che i conventi offrono

149 l'agricoltura, l'artigianato e la tecnica si rinsaldano ad una vita di fede che le mantiene senza controllo - i cistercensi, che nel sec. XII rinnovarono la regola benedettina, sono stati dei precursori nel campo delle innovazioni tecniche. Con molta grazia s'inserisce, nel grande servizio a Dio della cultura, una componente dell'ambiente,

150 -Con Ugo da S. Vittore abbiamo un testimone rilevante di quella concezione medioevale della natura che è riuscita a rendere oggetto della responsabilità di fede tanto l'animale quanto la macchina.

151 -Lo stesso Ugo propone poi che la "meccanica" venga inserita come quarta "ars" nello stadio della filosofia. Ma tale disciplina ha il suo modello nel mondo della natura e nella sua "macchina" creata da Dio, a cui èssa stessa deve ispirarsi

152 S. Tommaso sviluppa il concetto di "ordinamento gerarchico della Creazione" funzionalmente antropocentrico e più radicalmente teocentrico: "plantae sunt propter animalia; animalia vera propter hominem" (Summa centra Gentiles; III, 22, 2030)

153 -nel propter un significato fortemente causale tale da far passare in secondo piano il senso strumentale privilegiando quello ontologico. S. Tommaso si muove su una linea di antropocentrismo moderato ispirato primariamente dalla sua fede nella Creazione

154 -Bonaventura:non cerca tanto di celebrare il povero d'Assisi come particolarmente rispettoso della vita degli animali in quanto tale, quanto piuttosto come esempio di fede ardente nella creazione e nella sua bontà

155 Sarebbe un peccato se la ricchezza della tradizione spirituale di S.Francesco, S. Benedetto o di Hildegard di Bingen non fossero elementi costitutivi nello strutturare la spiritualità contemporanea. Un importante elemento della spiritualità della creazione, afferma Leonardo Boff, è la connessione del nostro interesse per la terra con il povero.

156 La povertà di Francesco è un modo di essere attraverso cui l’individuo lascia che le cose siano ciò che sono. Rifiuta di dominarle, di soggiogarle e di renderle oggetto di volontà di potere

157 2.4.Età moderna -la critica di L. White: La fede implicita nel progresso illimitato si radica nella cultura grecocristiana

158 -risposta: Bisogna precisare però che il tema del progresso illimitato in un tempo lineare non appare che con il modo di produzione industriale e tecnica. La Bibbia poi conosce diversi tipi di temporalità. La più caratteristica del messaggio cristiano si situa nella linea del "Kairos" più che in una cronologia progressiva dell'avvenimento del Regno di Dio

159 White: il Cristianesimo è la religione più antropocentrica che il mondo abbia conosciuto Ne deriva un dualismo tra l'uomo e la natura, e lo sfruttamento della natura da parte dell'uomo, secondo la volontà di Dio. Infine conclude che S. Francesco ha voluto destituire l'uomo dal suo rango di re Risposta: l’antropocentrismo biblico è in una visione teologica

160 S. Francesco testimonia il riconoscimento di un senso e di una funzione di ogni ordine della Creazione, che non viene dall'uomo ma da Dio. C'è interdipendenza, rete di relazioni, dove l'uomo occupa un posto intermedio tra il cosmo e il suo Signore.

161 La radice culturale dello sviluppo tecn. è poi quell'antropocentrismo, prima celebrato in modo lirico, poi impostosi in modo sfacciato, che collochiamo al tempo del Rinascimento-Umanesimo, quando si sono largamente dimenticate le radici teologiche e cristologiche della fede nella creazione così come esposte in Rom. 8 e Col. 3.

162 la differenza dell'uomo con le altre creature si muta in dualismo tra l'uomo e la natura nelle condizioni particolari della rivoluzione filosofica e scientifica, come è pensata da Descartes. Fondare su questo dualismo lo sfruttamento selvaggio della natura non corrisponde alla vocazione umana assicurata dalla fede cristiana

163 È largamente al di fuori di una influenza diretta del Cristianesimo che si opera l'innovazione culturale che sbocca nella civiltà tecnica e nel predominio del razionalismo scientifico e del positivismo utilitarista.

164 -La Parola e la Promessa di Dio in Gesù Cristo liberano l'uomo dall'orgoglio cieco di una ragione prometeica, dimentica della sua origine e del suo destino, restituendo tutto l'universo creato alla sua identità di dono, suscitando la gratitudine, il rispetto e la responsabilità di quelli a cui è affidato

165 3.Una teologia ecologica? la scienza positiva è per se stessa volta alla determinazione oggettiva: essa vale solo come una necessaria ma non definitiva astrazione. Il riferimento al senso più profondo della realtà diverrà allora una regola per dirigere le linee della ricerca sull’ambiente, dimora di un senso -

166 La soluzione del problema generale dei rapporti uomo-natura sta nella possibilità di rapportarsi alla natura come ad un “medio simbolico”, come spazio cioè della comunicazione umana (arte, lavoro...) e del rapporto con Dio

167 Il profilo secondo cui la natura è “medio simbolico” rende ragione della competenza specifica della fede in ordine alla questione ambientale.

168 Il prevalere del modulo “tecnico” nel rapporto tra l’uomo e la terra è stato spesso imputato alle responsabilità storiche del Cristianesimo, indicando come origine dell’opposizione tra uomo e natura la tradizione biblica

169 La concezione biblica pone l’uomo in posizione eminente del creato, ma in relazione fondamentale al Creatore, in una storia di salvezza tra Dio e l’uomo

170 -la concezione biblica attraverso schemi simbolici: alleanza, promessa, benedizione.. La “soggezione della terra” non è da pensare come un compito affidato all’uomo, ma è il frutto unilaterale della benevola disposizione di Dio, quale benedizione

171 l’antropocentrismo moderno determinato dalla presa di coscienza della storicità culturale e dal sapere sperimentale

172 La teologia cosiddetta “ecologica”, di fronte agli esiti inaccettabili della modernità, prospetta un suo superamento mediante la restituzione di un’autorità assiologica e di un diritto proprio alla natura.

173 la nozione della natura risulta irrelata all’uomo e al suo agire, verrà facilmente compresa a partire dalle situazione storica di natura in pericolo. Di conseguenza la teologia della natura appare determinata dal presupposto culturale di una natura sommata in modo dualistico all’uomo

174 Compiti della teologia della creazione: -teologia strutturata cristocentricamente sottolineatura antropologica nel senso che la comunione a Cristo non può avere come termine che la libertà creaturale e sarà per rendere ragione della concezione cristiana della libertà cristiana che si dovrà indagare il senso della natura in rapporto alla libertà umana -

175 elaborazione di una strumentazione teorica in rapporto a concezioni culturali diverse: ambiente come medio simbolico e rapporto pratico con la natura: il mondo deve essere scelto dalla libertà dell’uomo, perché solo nel quadro del rapporto pratico implicante la libertà con la natura si raggiunge quella vita promessa da Dio che è il bene per l’uomo rivelato pienamente dall’evento di Gesù Cristo

176 -non rispetto indeterminato ma giustizia evangelica senza la quale la natura non è terra os pitale La natura non ha nulla di divino essendo anch’essa creatura e tuttavia, in quanto oggetto dell’amore creatore del Dio dell’Alleanza, ha una sua dignità altissima (“Dio vide che era cosa buona “ Gen 1)

177 Il “disincanto del mondo” compiuto dalla Rivelazioni biblica si traduce allora non nel rapporto esclusivo uomo-natura, interpretato nella forma dello sfruttamento e del dominio, ma nella relazione articolata tra l’universo creaturale, la più alta delle creature e l’unico creatore e Signore del cielo e della terra. e relazione articolata

178 -l’interiorità del mondo: il suo essere raccolto nell’eterno dinamismo della vita divina, pur senza in alcun modo confondersi con essa L’Incarnazione del Verbo è la riprova che tra Dio e il mondo esiste un’infinita vicinanza nell’infinita differenza


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