11 Alessandro Rinaldi Dirigente Area Studi e ricerche CamCom – Universitas Mercatorum Perugia, 13 settembre 2013 Osservatorio PMI e tendenze in atto. Quadro.

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11 Alessandro Rinaldi Dirigente Area Studi e ricerche CamCom – Universitas Mercatorum Perugia, 13 settembre 2013 Osservatorio PMI e tendenze in atto. Quadro socio economico e statistico

 Gli studi e ricerche rappresentano un elemento distintivo del Sistema camerale, i cui uffici di statistica fanno parte del Sistema Statistico Nazionale – SISTAN, contribuendo alla statistica ufficiale del Paese.  Queste attività vedono il proprio punto di forza in una capacità peculiare di conoscenza e analisi socioeconomica del territorio e dei settori economici supportata da una produzione originale di informazione statistica.  Al centro di tutte le analisi socio-economiche sullo sviluppo (siano esse condotte su scala internazionale, nazionale o locale), il territorio costituisce sempre il punto di partenza. Gli studi e le ricerche del Sistema camerale

Per la ripresa c’è ancora da attendere… Scenari di sviluppo al 2016 per il Pil delle regioni italiane Tassi di variazione % su valori concatenati (anno di riferimento 2005) Fonte: Unioncamere-Prometeia, Scenari di sviluppo delle economie locali italiane (giugno 2013) Previsioni 2013 Pil: -1,4% Industria: -2%, Costruzioni: -2,8% Servizi: -1% Segnali (deboli) di ripresa nel 2014 Pil:+ 0,7% Industria: +0,2% Costruzioni: -1,2% Servizi: +1% Sul fronte territoriale si prevede che le otto regioni meridionali saranno le meno performanti in tutto l’arco temporale

…. e continuano le sofferenze delle famiglie Scenari di sviluppo al 2016 per il reddito disponibile delle regioni italiane Tassi di variazione % su valori concatenati (anno di riferimento 2005) Fonte: Unioncamere-Prometeia, Scenari di sviluppo delle economie locali italiane (giugno 2013) Se il 2011 come visto è stato un anno difficile per le famiglie italiane, il 2012 è stato un vero e proprio annus horribilis. La capacità delle famiglie di spendere e/o risparmiare è crollata di quasi il 5% sul territorio nazionale, superando questa cifra nel Mezzogiorno e sfiorando il -6% in Puglia, Calabria e Sicilia quindi con una presumibile accentuazione di fenomeni di povertà. E non sono migliori le prospettive 2013 con un calo ulteriore del 2% anche in questo caso particolarmente accentuato nel Mezzogiorno con l’Abruzzo che dovrebbe attestarsi intorno al -3%. Timidi segnali di ripresa nel 2014 che dovrebbero accentuarsi leggermente nel

Il commercio: un settore cardine indebolito dalle difficoltà della crisi economica Il commercio occupa un ruolo peculiare nel panorama dei settori della nostra economia. Contribuendo per più di un decimo al prodotto del paese (quota sostanzialmente invariata negli ultimi 40 anni), sostiene molte economie locali, offrendo opportunità d’impresa e occupazione per giovani, donne ed immigrati, costituendo un riferimento costante per la popolazione. Si tratta di un sistema complesso fortemente interrelato con le altre attività economiche che risente pertanto, in positivo e in negativo, degli andamenti degli altri comparti; soffre pertanto oggi in modo particolare degli effetti della recessione. La difficoltà di ripresa dei consumi collegata alla situazione economica generale e alla erosione di quote di mercato dei grandi operatori nei confronti della distribuzione tradizionale, sta acuendo una condizione già allarmante per molti esercizi, soprattutto di piccola dimensione.

La caduta dei consumi delle famiglie Fonte: elaborazioni Unioncamere su dati Istat Il complesso di questi fattori, unitamente alla necessità di ripristinare un’adeguata soglia di risparmio a fini precauzionali, ha avviato una caduta dei consumi delle famiglie che per intensità risulta più consistente a quella già importante del reddito nazionale.

Un reddito disponibile che non tiene il passo del costo della vita…. Reddito disponibile delle famiglie consumatrici, per regione e ripartizione (variazioni percentuali 2011/10 in termini concatenati prezzi 2005) Fonte: Unioncamere-Prometeia, Scenari di sviluppo delle economie locali italiane (giugno 2013) Pochi territori hanno resistito alla crisi che ha depauperato il reddito delle famiglie che di fatto ha resistito solamente nel Nord-Est, in Piemonte e in Abruzzo. Altrove si sono evidenziati cali che hanno sfiorato il 2% in Sicilia e Valle d’Aosta.

... si comincia a erodere il patrimonio… Patrimonio delle famiglie per tipologia di attività e ripartizione (variazioni percentuali 2011/10) Fonte: Unioncamere-CamCom Per tentare di tenere inalterato il livello di benessere si interviene sul patrimonio con particolare riferimento alle attività più rischiose (i valori mobiliari) mentre le abitazioni soffrono sia pure parzialmente il calo delle quotazioni.

... e cresce il numero delle famiglie in sofferenza Le prime dieci e le ultime dieci province italiane per incidenza percentuale del numero di famiglie in condizione di povertà relativa. Anno Valori percentuali e in migliaia Fonte: Unioncamere-CamCom Le famiglie in condizione di povertà in Italia sono quasi 2,8 milioni, ovvero circa 7 milioni di persone con un allargamento di unità in due anni. Oltre due terzi di queste famiglie si trovano nel Mezzogiorno dove quasi una famiglia su quattro è in condizioni difficili.

Quanto incidono i servizi pubblici sul reddito Variazione % delle tariffe locali in alcuni grandi comuni italiani Fonte: elaborazioni Unioncamere su dati Istat (NIC) Un contributo significativo al deterioramento delle condizioni delle famiglie è venuto dall’incremento massiccio di alcune tariffe locali. In particolare il 2012 è stato l’anno della crescita della spesa per il trasporto pubblico causa dell’aumento simultaneo dei prezzi dei titoli di viaggio in tre delle quattro città maggiori (Roma, Milano e Torino) che di fatto ha colpito quasi 5 milioni di italiani. In generale la tendenza è stata verso un crescita generalizzata.

Un settore che offre opportunità a giovani, donne e stranieri Nel commercio e nel turismo trovano spazio attività di impresa a gestione esclusiva o prevalente di giovani (al di sotto dei 35 anni), donne e immigrati. I giovani e le donne soprattutto nel caso del turismo (rispettivamente 13,8% e 32,4% del totale), gli stranieri nel commercio (11,0%). In particolare è nel commercio ambulante che gli stranieri hanno trovato spazi molto rilevanti: nella crescita del primo semestre 2013 più di due terzi di iscrizioni ha riguardato imprese straniere. Fonte: elaborazioni CamCom su dati Infocamere

Guardare ai giovani per garantire un futuro Oltre 242 miliardi di euro pari al 17,2% del totale. A tanto ammonta il valore aggiunto prodotto dagli oltre 3,8 milioni di giovani occupati in Italia. Un dato rilevante che equivale all’apporto dell’intero comparto manifatturiero nazionale. Attualmente molta attenzione si è concentra sui giovani, rispetto ai quali Unioncamere ha presentato una monografia in occasione della Giornata dell’economia. Una parte significativa del valore aggiunto dei giovani proviene dalle 675mila imprese di under 35, aumentate lo scorso anno di oltre il 10%, pari a 70mila unità in più. E ci sono altre 100mila imprese che potrebbero nascere per iniziativa giovanile che attendono solo l’occasione per mettersi sul mercato.

E il commercio fa lavorare i giovani Dal Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del lavoro, emerge una propensione ad assumere giovani molto accentuata: il 44,9% nelle previsioni 2013 contro il 30,4% rilevato per industria e servizi. Cresce nel tempo la richiesta di esperienza, che per i giovani cresce di più "nel settore" rispetto a quella nella professione. Per le competenze professionali dei giovani le imprese ricorrono ad un maggiore uso della formazione post-entry (83,9%), addirittura in crescita. Fonte: elaborazioni CamCom su dati Sistema Informativo Excelsior

La composizione delle iscrizioni Fonte: elaborazioni CamCom su dati Infocamere I dati recenti hanno evidenziato una crescita delle aperture di nuovi esercizi e una diminuzione delle chiusure. A queste iscrizioni contribuiscono molto le ditte individuali. E’ poi elevato il ruolo delle imprese giovanili, linfa vitale della nuova imprenditorialità: 37,8% nei servizi, 38,0% nel commercio, 40.0% nel turismo. Comunque significativo è il ruolo delle imprese femminili (31,8% nei servizi, 38,5% nel turismo, meno nel commercio, 30,0%). Le imprese straniere concorrono soprattutto alle iscrizioni nel commercio (22,1%).

La composizione delle cessazioni Fonte: elaborazioni CamCom su dati Infocamere Da questa tavola emerge come il fenomeno cessazioni riguardi le ditte individuali (72,8% l’ultimo dato a giugno 2013 sui servizi), e comunque le imprese femminili e giovanili in misura marcata (rispettivamente nei servizi 33,4% e 20,1%). Nel caso delle imprese individuali il fenomeno si acuisce nel commercio, mentre la situazione delle imprese femminili e giovanili appare più critica nel turismo (38,7% e 23,3%). Le imprese straniere contribuiscono di più alle cessazioni nel turismo (12,1%).

L’incidenza delle cessazioni e la sopravvivenza delle imprese Fonte: elaborazioni CamCom su dati Infocamere Guardando all’incidenza delle cessazioni negli ultimi tre anni per alcuni spaccati del mondo imprenditoriale del commercio, del turismo e dei servizi in genere si coglie una situazione sempre critica per i giovani, che presentano quote sempre superiori alla media delle imprese. La situazione appare peggiore per il settore del commercio e per le imprese individuali, mentre il fenomeno appare meno rilevante per le forme societarie e per le imprese straniere.

La sopravvivenza delle imprese nei settori Fonte: elaborazioni CamCom su dati Infocamere Il dato complessivo dice che il 35,5% delle imprese nate nel 2009, successivamente alla piena entrata nella crisi, è ad oggi cessato (nei servizi 37,6%, nell’artigianato il dato è più basso e pari a 33,0%).

La sopravvivenza delle imprese nei territori Fonte: elaborazioni CamCom su dati Infocamere In generale i dati per territorio evidenziano una certa tenuta del Mezzogiorno (31,5% contro il 35,5% nazionale), mente maggiori difficoltà a sopravvivere sembrano contraddistinguere le regioni del Centro Italia (41,2%), rispetto a Nord Ovest (36,1%) e Nord Est (35,2%).

Un settore collocato tra tradizione e innovazione Il commercio evoca una immagine associabile alla tradizione, ma non mancano molti elementi che spingono verso una crescente innovazione. Il settore si trova alle prese con un mercato che spinge verso un proprio ripensamento: outlet, franchising, commercio telematico, costituiscono altrettanti elementi di una risposta che origina dai cambiamenti delle modalità di acquisto e dei consumatori che, nel contempo, apprezzano i mercati rionali. Un aspetto importante, forse decisivo, per il futuro della distribuzione commerciale nel nostro Paese, è l’impegno del settore a rigenerarsi in un nuovo profilo innovativo (nei formati, nelle formule, nella mentalità) che crei valore per il cittadino-consumatore, capace di intercettare nuovi, mutevoli e complessi stili di consumo. Imprese commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via internet dal gennaio 2012 all’agosto 2013: +24,5% Franchising ultimi quattro anni: +4,4% di giro d’affari, +4,6% occupazione Imprese commercio ambulante agosto 2013 su agosto 2012: +1,5% contro il -0,7% del totale

E le città sono sempre più luoghi di produzione Al crescere del livello di urbanizzazione aumenta la presenza di attività produttive che, nel caso dei comuni appartenenti ad aree altamente urbanizzate, concentrano quasi il 45% delle oltre 7,2 milioni di unità locali operanti nel nostro Paese (3,2 milioni). Unità locali delle imprese nei comuni aggregati per livello di urbanizzazione (alto, medio, basso) e settore di attività economica (valori %) – anno 2012 * Il totale include le unità locali con attività economica non classificata Fonte: elaborazioni su dati Infocamere

I valori della prossimità, della fiducia e della qualità E’ elevata l’incidenza di coloro che ritengono come gli esercizi commerciali di quartiere contribuiscano a migliorare la vita ai soggetti più deboli a livello sociale, si pensi anzitutto agli anziani. Secondo una indagine realizzata da INDIS-Unioncamere in ragione soprattutto della vicinanza dell’esercizio commerciale all’abitazione e al rapporto di fiducia con il titolare e alla qualità dei prodotti.. Anziani: 70,8% Giovani: 63,0% Fonte: indagine INDIS-Unioncamere Motivazioni per le quali la presenza di esercizi commerciali di quartiere migliora le condizioni di vita quotidiana (valori %)

Alzare l’asticella, ma fare anche il salto in alto Occorre una maturazione culturale trasversale a istituzioni e operatori, riconoscendo e incentivando anche l’innovazione organizzativa e di processo e adottando nuovi approcci alla programmazione. Esempi significativi in tal senso sono i distretti del commercio e i contratti di rete. Gli operatori con meno di 30 anni evidenziano come fondamentale nel proprio operato l’ottenimento di fiducia verso il titolare e nella qualità dei prodotti venduti, a riprova di una desiderio di “innalzamento dell’asticella” nel salto in alto necessario allo sviluppo del settore. Esistono esempi vincenti nella sfida della qualità che evidenziano il ruolo (e il potenziale inutilizzato), che il commercio può avere in una promozione e valorizzazione sostenibile delle nostre tradizioni e del made in Italy.

La competitività delle PMI italiane in Europa Fatturato e valore aggiunto per addetto nelle PMI comunitarie Anno 2010 * Italia, Francia, Spagna, Germania e Regno Unito ** Al netto di Grecia, Malta e Lussemburgo Fonte: elaborazioni Unioncamere su dati Eurostat Fatturato per addettoValore Aggiunto per addetto Nonostante la crisi, le imprese italiane preservano ancora la loro competitività. Il fatturato per addetto risulta infatti superiore sia alla media dei grandi Paesi comunitari che a quella dell’Unione Europea. Allo stesso tempo, però, emerge una difficoltà strutturale nel trasformare le vendite in valore aggiunto.

I Valori Medi Unitari come qualità produttiva percepita dai consumatori Solo attraverso la qualità l’Italia può salvaguardare il proprio modello economico e sociale La nascita dell’area comune ha favorito processi di delocalizzazione produttiva verso i Paesi con una struttura dei costi favorevole. Per i Paesi dell’Est ciò ha significato attrazione di investimenti, e quindi maggior competitività e miglioramento della qualità produttiva (competitività esterna). Molti Paesi ad economia avanzata hanno sperimentato una perdita di competitività. Alcuni (Gb, Belgio, Austria e Grecia) hanno risposto riducendo la qualità delle proprie produzioni (decadenza qualitativa). I Paesi più lungimiranti, tra cui l’Italia, hanno compreso la necessità di puntare sulla qualità. La selezione qualitativa distingue i Paesi che rispondono alla perdita di competitività con un aumento della qualità percepita sui mercati. Le produzioni che non investono in qualità perdono quote di mercato (effetto composizione). Nel confronto con i Paesi comunitari, l’Italia ha perso il 6,7% di competitività (intesa come quota dell’export sul totale Ue), aumentando però del 10,7% la qualità delle vendite (+6,1% nell’Unione Europea). * Esclusi i prodotti petroliferi ** Esclusi Lussemburgo, Malta e Cipro Fonte: elaborazione su dati Eurostat

Perché puntare l’obiettivo sulla qualità? INNOVAZIONE, QUALITÀ E COMPETITIVITÀ La progressiva globalizzazione dei mercati e l’emergere di Paesi di nuova industrializzazione hanno imposto un ripensamento del modello di sviluppo fino ad allora dominante. L’accendersi della concorrenza internazionale ha elevato il ruolo della qualità ad unico driver che permette di sostenere i livelli di competitività sui mercati. Qualità significa legalità, attenzione ai valori sociali, valorizzazione del talento produttivo dei nostri territori, ma anche innovazione orientata alla sostenibilità ambientale.

La sfida della misurazione della qualità: il PIQ Se la dimensione qualitativa emerge come elemento determinante nelle possibilità di competizione internazionale, Unioncamere e Fondazione Symbola hanno voluto dare una misura economica alla qualità del nostro prodotto: il PIQ. Nel panorama degli approcci finalizzati ad andare «Oltre il PIL», il PIQ si colloca come una grandezza integrativa e non sostitutiva del PIL, mirata a cogliere, insieme al livello quantitativo delle produzioni, anche la qualità con cui esso si determina. La quota di PIQ del commercio 2011 è pari a 46,5% si colloca non distante dal valore complessivo, pari a 47,9%. Fonte: Unioncamere-Fondazione Symbola