Storia dell’insegnamento della storia in Italia

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Transcript della presentazione:

Storia dell’insegnamento della storia in Italia Magistra vitae o attività di ricerca ed educazione al pensiero critico?

Metà del secolo XIX Direttrici del modello di istruzione media destinate a durare a lungo nell’Italia unitaria: organizzazione secondo una pluralità di discipline, preminenza dell’insegnamento letterario, contenuti selezionati in base all’utenza (maestri “educatori dei figlioli del popolo”) Caratteri dell’insegnamento della storia (immutati fino alle soglie degli anni Sessanta del XX secolo): il carattere enciclopedico, la differenziazione a seconda del tipo e grado scolastico, l’impianto narrativo, la successione cronologica (dal passato al presente), il legame privilegiato con l’ideologia politica, I compiti di educazione politica e morale il carattere oggettivo e neutrale della storia il rifiuto di discussioni di tipo storiografico

Unità d’Italia Legge Casati (1859) e nuovi programmi La storia mantiene la sua preminente funzione ideologico-politica: deve legittimare la monarchia sabauda, rinsaldare il senso di unità e indipendenza nazionale, educare alla tradizione liberale e ai valori dello Statuto del 1848, far risaltare la tradizione militare italiana (dalla Roma antica alle lotte dei Comuni sino al Risorgimento) contribuire a un’educazione “virile”

Metodologia e didattica Sul piano metodologico-didattico, negli anni Ottanta provvedimenti che aboliscono la dettatura del corso di storia e introducono due elementi di fondo destinati a caratterizzare l’insegnamento della storia praticamente fino ai giorni nostri: la centralità della lezione dell’insegnante e il ruolo privilegiato del manuale. l’adozione obbligatoria del manuale da parte degli allievi la lezione tenuta dall’insegnante. E inoltre: la preoccupazione di collegare l’insegnamento geografico con quello storico (su questo la tradizione austroungarica aveva fatto scuola) la sottolineatura dell’importanza della cronologia

Inizi 1900 – proposte di riforma Tentativo di innovare l’insegnamento della storia sia sul piano delle finalità che dei contenuti: la storia doveva perdere quel carattere di trattazione enciclopedica di avvenimenti politici e militari aprirsi a una dimensione di storia delle civiltà, organizzata attorno ad alcune grandi idee generali; accanto alle finalità di educazione politica e civile doveva assolvere a precisi compiti di educazione intellettuale, quali l’esercizio del ragionamento, la comprensione della complessità della struttura sociale, la continuità del processo storico, la relatività delle istituzioni e delle idee. La proposta Croce introduceva nell’insegnamento della storia discipline come l’economia politica e la demografia, respingeva il nozionismo e l’enciclopedismo dichiarava che i programmi non si ponevano come “l’unica e vera ricostruzione possibile del passato ma come sintesi provvisoria dei risultati della ricerca storica”, il richiamo esplicito all’uso del documento mirava a educare alle modalità della ricostruzione storica e alla sua provvisorietà.

Il fascismo e la riforma Gentile 1923 “la più fascista delle riforme”: ripristinare e accentuare la dimensione ideologica e politica dell’insegnamento della storia Sul piano dei contenuti: prevalenza della storia italiana e di tutte le epoche “anticipatrici” della grandezza dell’Italia: Roma, i grandi imperi (da Alessandro a Carlo Magno), il Medioevo cristiano, la scoperta dell’America, la Restaurazione, il cesarismo napoleonico, il Risorgimento italiano, il fascismo erede della tradizione romana. I programmi erano pieni di stereotipi, grandi personaggi, avvenimenti militari, L’insegnamento aveva tra i suoi tratti peculiari il dogmatismo, la falsità, il fine antidemocratico, sino al razzismo.

La defascistizzazione e il dopoguerra Dopo la caduta del fascismo la prima preoccupazione fu la defascistizzazione: i libri del regime sottoposti a revisione, con l’abolizione della parti più apertamente fasciste e della storia contemporanea. Scontro tra Destra e Sinistra sulla storia contemporanea: pressante richiesta del fronte laico-progressista di introdurre nei programmi la storia del fascismo e della Resistenza per educare i giovani ai nuovi valori dello Stato democratico 1945 Programmi scuola elementare 1955 Nuovi Programmi per la scuola elementare

1955 Programmi per la scuola elementare la storia Primo e secondo anno: successione delle generazioni (coetanei, giovani, adulti, vecchi), divisioni dell'anno (ricorrenze religiose, civili, ecc.), mutamenti e trasformazioni delle cose (stagioni e coltivazioni e lavoro umano; materie e strumenti di lavoro, mezzi di trasporto, servizi pubblici, ecc.) Terza, quarta e quinta: L'apprendimento non deve tendere alla sistematicità sotto forma di ripartizione cronologica, ma proporsi la caratterizzazione di grandi figure dell'umanità e di momenti rappresentativi di un'epoca (antica Roma, Cristianesimo, vita e costumi del Medio Evo e del Rinascimento, grandi scoperte e invenzioni dell'età moderna, fino a dare un maggior risalto al Risorgimento nazionale, nell'ultimo anno del ciclo). L'insegnante cercherà di far rivivere il passato collegandolo in forma intuitiva al presente. L'insegnamento storico-geografico dovrà soprattutto giovare a far conoscere ed amare la Patria e a far nascere sentimenti di fraternità per i popoli che costituiscono la grande famiglia umana. Conoscenza episodica ed occasionale degli altri Paesi europei ed extraeuropei.

1962 scuola media obbligatoria e unica e nuovi programmi Deciso rinnovamento di finalità e contenuti dell’insegnamento della storia: studio delle civiltà, abbandono degli orizzonti nazionalistici educazione del cittadino per il suo inserimento nella società (stretto legame con l’educazione civica e richiamo esplicito alla Costituzione e ai valori fondanti della repubblica e della democrazia) “essenziale traccia narrativa” in luogo del modello della storia-racconto – modulato sulle vicende dei grandi personaggi e degli avvenimenti politico-militari Spazio ad altre componenti dello sviluppo storico: manifestazioni artistiche, letterarie, religiose, le attività materiali, produttive, commerciali. Caute innovazioni metodologiche: invito a a modalità didattiche diverse da quelle tradizionali, quali lo studio individuale in classe o il lavoro di gruppo. Contenuti esposti in modo estremamente sintetico (sole cesure cronologiche): civiltà antiche, Cristianesimo, tramonto dell’Impero Romano d’Occidente e regni romano-barbarici; dal Sacro romano Impero alla conclusione del periodo napoleonico; l’Europa e il mondo nei secoli XIX e XX con particolare attenzione all’Italia dal Risorgimento ai giorni nostri.

Anni Sessanta e Settanta Scolarità di massa a seguito dell’innalzamento della scuola dell’obbligo Messa in crisi del modello didattico tradizionale: denuncia dell’autoritarismo, selezione scolastica che riproduce la selezione sociale, le masse sono escluse da una cultura portatrice di selezione (cultura delle classi dominanti) 1968, esplode la contestazione studentesca Impulsi culturali provenienti da altri paesi: ripresa del marxismo, sul piano storiografico messa in crisi del modello crociano e affermarsi di nuovi indirizzi tra cui quello delle “Annales”, sul piano pedagogico-didattico l’attivismo e i modelli anglosassoni

Innovazioni storiografiche La disciplina storica ridefinisce i suoi oggetti e rinnova le metodologie (Influenza delle “Annales d’Historie Économique et Sociale”): perdita di centralità della “storia politica”, la storia di avvenimenti, battaglie, trame diplomatiche, grandi uomini esigenza di ampliare l’oggetto della storia per estenderlo allo studio della società, dei gruppi organizzati, delle masse, dei fenomeni comuni e quotidiani (costumi, ricette di cucina, le tecniche, la superstizione, l’amore e la morte), in un’ottica di storia totale un rapporto nuovo con le scienze sociali: alla storia tradizionale si affiancarono altre storie quali la storia economica, la storia sociale, la demografia storica, che postulavano l’istanza interdisciplinare Accanto alle tradizionali fonti scritte (documenti politico-diplomatici, corrispondenze, cronache ecc.) divennero fonti tutte le tracce della presenza umana “paesaggi mattoni forme dei campi erbe cattive eclissi lunari collari da tiro” a partire dai concetti di “struttura” e “lunga durata” la stessa categoria di tempo verrà scomposta in tempo immobile, tempo sociale, tempo individuale.

… e didattica alternativa della storia Messa in discussione delle pratiche didattiche tradizionali: la lezione dalla cattedra e il manuale, retaggio di un’organizzazione rigida di stampo ottocentesco e contenitore di una storia stereotipata e oggettiva. Modificare non solo le metodologie didattiche, ma trovare anche ragioni nuove di riappropriazione del passato, che non si identificassero con l’affermazione di valori tradizionalmente imposti dalle classi dirigenti e ormai compromessi nel loro secolare uso ideologico e strumentale (la “storia dei vinti”) Affermazione di una didattica fondata sulla ricerca – in gran parte ricerca d’ambiente e microstoria - , su una cultura operativa e creativa (non trasmettere ma “fare storia”) il laboratorio incominciò ad affiancare la metodologia tradizionale (che rimase e rimane ancor oggi prevalente soprattutto nei gradi superiori) forte rinnovamento dei manuali nell’impianto e nei contenuti: abbandono della centralità della storia politico-diplomatico-militare, attenzione per la storia economica, sociale e istituzionale, accolgono l’interculturalità e le storie “altre”, si dotano di un ricco apparato di documenti, fonti ecc.

I nuovi programmi della scuola elementare (1985): la disciplina storia Obiettivi, contenuti e metodologia dell’insegnamento della storia: storia “come realtà del passato, come memoria collettiva o insieme di tradizioni culturali che incidono sul presente”, ma anche ricerca storiografica: “un efficace insegnamento della storia non si risolve nella informazione su avvenimenti e personaggi del passato” ma “è anzitutto promozione della capacità di ricostruzione dell’immagine del passato muovendo dal presente e di individuazione delle connessioni tra passato e presente”. Attraverso la ricerca storica e la comprensione approfondita del fatto storico pervenire “a una assunzione non dogmatica della conoscenze storiche, acquistando progressivamente un’agile capacità critica” obiettivi generali: costruzione dell’identità culturale del fanciullo e acquisizione di atteggiamenti e strumenti conoscitivi per comprendere i fenomeni storici e sociali (metodo storico e operazioni cognitive)

Il progetto di riforma Berlinguer-De Mauro (L.30/2000) Obbligo scolastico (6-15 anni): scuola di base di sette anni (fusione elementari e medie) e scuola secondaria (biennio obbligatorio 13-15 anni) e triennio. La storia negli Indirizzi per l’attuazione del curricolo: primo biennio: lessico di base, concetti di uso quotidiano, fondamentali coordinate spazio-temporali; secondo biennio: studio di tre “quadri di società” (società di cacciatori e raccoglitori nel Paleolitico - società agricole e pastorali dal Neolitico a oggi - società industriali). Obiettivi: riconoscere quadri di società sulla base di indicatori (rapporto uomo-ambiente, società e economia, cultura materiale, istituzioni e potere, cultura, religione e arte), riconoscere e utilizzare fonti storiche, categorie temporali, lessico specifico ecc. ultimo triennio (5°, 6°, 7° anno) storia generale, dalla Preistoria al secolo XVII, con particolare attenzione alle civiltà (Biennio superiore: XVII sec. ad oggi) Gli obiettivi specifici di apprendimento : competenze di tipo cognitivo, metodologico, linguistico-espressivo, principali operazioni del metodo storico con molta attenzione all’uso del laboratorio. Finalità: di tipo intellettuale e cognitivo, di acquisizione di capacità critiche, civiche e di educazione all’interculturalità e alla mondialità.

La riforma Moratti (Legge 53/2003) le Indicazioni nazionali Ciclo primario, articolato in un primo anno e due bienni; scuola secondaria di primo grado in un biennio e in un terzo anno di orientamento. I Documenti Profilo educativo, culturale e professionale dello studente alla fine del primo ciclo di istruzione (6-14 anni): promozione dell’integralità della persona umana, Indicazioni nazionali per i Piani di studio personalizzati: prescrittive negli obiettivi esse costituiscono tuttavia una sorta di “materia prima” cui i docenti devono dare forma nella concreta realtà in cui operano. In tal modo si salvaguarda sia l’identità unitaria della scuola italiana sia l’autonomia delle istituzioni scolastiche e dei docenti. Gli obiettivi specifici di apprendimento sono ordinati per discipline e per “educazioni” (tabelle che portano su una colonna le conoscenze, sull’altra le abilità). Le parole chiave Personalizzazione e centralità dell’allievo Piani di studio personalizzati Unità di apprendimento Portfolio delle competenze individuali