Unità Didattica 2 La natura duale della luce

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In questo caso la sola differenza di fase che puo’ nascere e’ dovuta alla differenza dei cammini delle due onde sovrapposizione di onde progressive originate.
Transcript della presentazione:

Unità Didattica 2 La natura duale della luce Questa unità descrive la natura duale (onda-particella) della luce attraverso la descrizione e spiegazione di alcuni fenomeni, quali : 1) il principio di Huygens e il fenomeno dell’interferenza, che si giustificano ammettendo la natura ondulatoria della luce; 2) l’effetto fotoelettrico, che richiede invece che la luce abbia una natura corpuscolare.

Nell’esperienza comune associamo le onde alle increspature che si propagano sulla superficie di un liquido. Questa analogia è utile per capire il comportamento della luce.

distanza dalla sorgente lunghezza d’onda  ampiezza A Quando lasciamo cadere una goccia d’acqua in una bacinella, si formano delle onde circolare. Sulla superficie riconosciamo picchi e valli, grazie a cui possiamo definire l’ampiezza e la lunghezza dell’onda. distanza dalla sorgente

onda sferica onda piana Principio di Huygens Una sorgente di luce emette radiazione nello spazio circostante, che si propaga sottoforma di onde sferiche. I punti del singolo guscio sferico formano il cosiddetto fronte d’onda e la direzione di propagazione dell’onda è sempre ortogonale al fronte d’onda. Secondo il Principio di Huygens: ogni punto del fronte d’onda è sorgente di un fronte d’onda secondario che ha una forma sferica. Conseguenze: Il nuovo fronte d’onda è l’inviluppo di tutti i fronti d’onda secondari. Esso ha la stessa forma del fronte d’onda iniziale, cioè un fronte d’onda sferico genere un altro fronte d’onda sferico, mentre un fronte d’onda piano genere un fronte d’onda anch’esso piano. Questo permette di limitare lo studio alle sole onde sferiche. onda sferica onda piana

Esperimento con una vaschetta ondoscopica. Onde con fronte d’onda piano vengono generate e spinte verso un ostacolo, che ha un foro attraverso cui il liquido passa. Al di là dell’ostacolo si osservano onde sferiche propagarsi in tutte le direzioni. Si tratta del fronte d’onda secondario generato nel punto che corrisponde al foro che si apre nella barriera su cui incide il fronte d’onda piano. Questo vale anche per la luce. Basti pensare al fatto che la luce si propaga in tutte le direzioni quando entra attraverso un foro in una stanza buia.

interferenza costruttiva Quando due (o più) onde si incontrano si assiste al fenomeno dell’ interferenza. Nella figura sulla destra è rappresentato un altro esperimento con una vaschetta ondoscopica in cui sono presenti due “generatori” di onde sferiche. Si riconoscono regioni in cui i fronti d’onda si sommano e altre in cui si annullano. A sinistra invece sono riportati tre esempi di interferenza: 1) Si ha interferenza costruttiva quando si sommano due onde in fase, cioè due onde che hanno massimi (e quindi minimi) coincidenti. 2) Si ha interferenza distruttiva quando un’onda cancella l’altra, e questo avviene quando le onde sono in opposizione di fase, cioè quando i massimi dell’una coincidono con in minimi dell’altra. 3) Si ha interferenza parziale nei casi intermedi con una diminuzione di ampiezza dell’onda risultante rispetto alle onde che l’hanno generata. interferenza distruttiva

Adesso eseguiamo la trattazione geometrica e matematica dell’interferenza a due fenditure, nota anche come esperienza dei fori di Young. Si consideri una maschera su cui sono praticate due aperture e si inviino verso di essa onde con fronte d’onda piano: la direzione di propagazione di queste onde sia ortogonale alla maschera per semplicità. In corrispondenza delle aperture secondo il principio di Huygens si generano onde circolari in fase che si propagano in tutte le direzioni e raggiungono lo schermo a destra.

P A  d H B d sin   d  Siano A e B le due aperture, d la loro separazione. Consideriamo un punto P qualsiasi dello schermo, posto a una distanza L dalla maschera, raggiunto dall’inviluppo delle onde sferiche generate in A e in B. Tracciamo le direzioni di propagazione AP e BP, e la perpendicolare AH da A verso BP. AH forma un angolo  con la maschera. Se le aperture A e B sono sufficientemente piccole possiamo scrivere che BH = AB * sin  = d * sin . Inoltre se L è grande, molto più grande di BH, la quantità d * sin  può essere approssimata da d * . BH rappresenta il percorso in più fatto dall’onda partita da B rispetto all’onda partita nello stesso istante da A. Questo implica che l’onda partita da B raggiunge P in ritardo rispetto a quella partita da A. In pratica, le due onde partite in fase non lo saranno più all’arrivo.

Si ha un massimo (=interferenza costruttiva) quando 0 1 2 E’ evidente quindi che a seconda del valore dell’angolo q si avrà una diversa lunghezza del segmento BH e quindi una diversa interferenza fra le onde che raggiungono lo schermo. In particolare, poiché la lunghezza d’onda l è definita come la distanza fra due massimi (o due minimi) dell’onda, se BH corrisponde ad un multiplo intero della lunghezza d’onda, cioè se BH = m*l, allora l’interferenza è costruttiva e il generico punto P è un punto di massimo di luce. Si ha un massimo (=interferenza costruttiva) quando d  = m  con m=0,1,2,3,…

P ymax  Q O L L tan  = ymax tan    L  = ymax ymax = L  Calcoliamo la posizione dei massimi di luce sullo schermo. Siano L la distanza tra maschera e schermo e  l’angolo fra il segmento OQ e OP con O punto centrale della maschera. Se L è grande allora la distanza tra P e il centro dello schermo è approssimata da L * , con  espresso in radianti. ymax = L 

L>>d (= lo schermo è all’infinito) j q j H B Se L>>d, possiamo praticamente considerare lo schermo a distanza tale che le rette uscenti da A e B siano di fatto parallele. In questa approssimazione possiamo facilmente dimostrare che i due angoli  e  sono uguali. L>>d (= lo schermo è all’infinito)  = 

Calcoliamo la posizione dei massimi d  = m  con m=0,1,2,3,… ymax = L   =  m  L ymax = ---------- con m=0,1,2,3,… d Possiamo ora calcolare la posizione dei massimi conoscendo la lunghezza d’onda , la distanza delle aperture d e la distanza tra maschera e schermo L. Si nota che la distanza del massimo dal centro dello schermo è tanto maggiore quanto più vicine sono le due aperture, e viceversa. Lo stesso accade all’aumentare della lunghezza d’onda.

P A  d H B Riconsideriamo la geometria del sistema e la differenza di cammino ottico BH. Non c’è solo la possibilità di avere un massimo di luce in P, ma anche un minimo, ossia assenza di luce. Questo dipenderà dalla differenza di fase con cui le onde arrivano in P, ossia dipenderà dal valore di BH. d sin   d 

Si ha un minimo (=interferenza distruttiva) quando (1/2) (3/2) (5/2) Se BH corrisponde ad un multiplo intero m + ½ della lunghezza d’onda allora l’interferenza è distruttiva. Si ha un minimo (=interferenza distruttiva) quando d  = (m+1/2)  con m=0,1,2,3,…

Calcoliamo la posizione dei minimi d  = (m+1/2)  con m=0,1,2,3,… ymin = L   =  (m+1/2)  L ymin = ------------------ con m = 0,1,2,3,… d Ripetendo i ragionamenti fatti per i massimi, possiamo ora calcolare la posizione dei minimi conoscendo la lunghezza d’onda , la distanza delle fenditure d e la distanza tra maschera e schermo L.

Riepilogando: la posizione dei massimi e dei minimi m  L ymax = ---------- con m=0,1,2,3,… d (m+1/2)  L ymin = ------------------ con m = 0,1,2,3,… d Interferenza a due fenditure: Riepilogo della posizione dei massimi e dei minimi.

Esperienza: Interferenza a due fenditure (posizione dei massimi e dei minimi in funzione di d) Interferenza a due fenditure: Esperimento che mostra la posizione dei massimi e dei minimi in funzione della distanza tra le fenditure.

Effetto fotoelettrico luce (frequenza > soglia fotoelettrica) elettroni (= corrente) Illustriamo adesso un fenomeno fisico che coinvolge la luce e che è spiegabile solo assumendo che la luce si comporti come una particella, l’effetto fotoelettrico. Alcuni metalli, quali zinco, potassio, litio, ecc., colpiti da una luce di frequenza sufficiemente alta liberano elettroni. La frequenza della luce è l’inverso della lunghezza d’onda moltiplicata per la velocità della luce (circa 300 000 km/s) : n = c / l , e si misura in Hertz (Hz). Quando la frequenza supera un certo valore, detto soglia, si assiste all’instaurarsi di corrente, si liberano cioè elettroni con una certa energia. Metallo (Zn, K, Li, …)

Eelettrone = Efotone – Eestrazione Si ha corrente se Eelettrone >0 cioè se Efotone – Eestrazione > 0 e quindi Efotone > Eestrazione Non si ha corrente se Eelettrone  0 cioè se Efotone – Eestrazione  0 e quindi Efotone  Eestrazione Riscriviamo Eelettrone = Efotone – Eestrazione come Ee = h - W Per spiegare questo fenomeno dobbiamo ipotizzare che la luce sia in realtà costituita da unità di energia, chiamate fotoni. L’energia del singolo fotone è proporzionale alla sua frequenza e la costante di proporzionalità si chiama costante di Planck : Ef = h n. L’elettrone liberato avrà una certa energia cinetica che corrisponderà alla differenza tra l’energia dei fotoni incidenti e quella necessaria a liberare gli elettroni (lavoro di estrazione).

Esperienza: Effetto fotoelettrico In questa figura è rappresentato l’esperimento dell’effetto fotoelettrico. Una sorgente di luce colpisce il metallo e si liberano elettroni. Per misurare l’energia cinetica degli elettroni liberati basta agire sul voltmetro e aumentare la differenza di potenziale fino ad arrestare la corrente (potenziale di arresto).

La corrente si arresta quando il potenziale V è Ee = eV ma Ee = h - W quindi eV = h - W da cui V = (h/e)  - (W/e) Una volta regolato il potenziale V in modo da bloccare la corrente possiamo esprimere l’energia cientica degli elettroni in funzione di V. D’altra parte abbiamo visto che l’energia cinetica è la differenza fra l’energia dei fotoni e quella necessaria per liberare gli elettroni, quindi possiamo facilmente ottenere un’espressione che lega il potenziale elettrico alla frequenza della radiazione incidente sul metallo. In questa espressione, h ed e sono costanti note, la frquenza della luce è regolata opportunamente, il potenziale V viene misurato e quindi è possibile ricavare il lavoro di estrazione W, che è l’unico termine sconosciuto. Il rapporto W/e si dice potenziale di estrazione.

è una relazione lineare cioè una retta del tipo Frequenza (x 1014 Hz) Potenziale (mV) V = (h/e)  - (W/e) V= m  - q è una relazione lineare cioè una retta del tipo Y = m X - q La relazione trovata precedentemente indica che esiste una dipendenza lineare tra il potenziale d’arresto e la frequenza della luce incidente. Misuriamo quindi il potenziale d’arresto per diversi valori di frequenza della luce incidente e li rappresentiamo in un grafico con la frequenza in ascissa e il potenziale in ordinata. I dati sperimentali si dovranno disporre lungo un retta.

 = 620 nm = c /  = 4.8 x 1014 Hz V = 104 mV Potenziale (mV) Frequenza (x 1014 Hz) Potenziale (mV)  = 620 nm = c /  = 4.8 x 1014 Hz V = 104 mV Misuriamo il potenziale d’arresto per gli elettroni emessi dal cesio quando viene colpito da luce rossa. Riportiamo nel grafico i valori misurati (punto rosso).

 = 520 nm = c /  = 5.8 x 1014 Hz V = 496 mV Potenziale (mV) Frequenza (x 1014 Hz) Potenziale (mV)  = 520 nm = c /  = 5.8 x 1014 Hz V = 496 mV Misuriamo il potenziale d’arresto per gli elettroni emessi dal cesio quando viene colpito da luce verde. Riportiamo nel grafico i valori misurati (quadrato verde).

 = 470 nm = c /  = 6.4 x 1014 Hz V = 741 mV Potenziale (mV) Frequenza (x 1014 Hz) Potenziale (mV)  = 470 nm = c /  = 6.4 x 1014 Hz V = 741 mV Misuriamo il potenziale d’arresto per gli elettroni emessi dal cesio quando viene colpito da luce blu. Riportiamo nel grafico i valori misurati (triangolo blu).

 = 200 nm = c /  = 15 x 1014 Hz V = 4306 mV Potenziale (mV) Frequenza (x 1014 Hz) Potenziale (mV)  = 200 nm = c /  = 15 x 1014 Hz V = 4306 mV Misuriamo il potenziale d’arresto per gli elettroni emessi dal cesio quando viene colpito da luce ultravioletta. Riportiamo nel grafico i valori misurati (rombo viola).

è una relazione lineare =0  Vestrazione V=0  soglia Frequenza (x 1014 Hz) Potenziale (mV) V = m  - q V = (h/e)  - (W/e) V= m  - q è una relazione lineare =0  Vestrazione V=0  soglia I valori misurati si dispongono su di una retta di coefficiente angolare h/e e intercetta W/e. Il valore dell’intercetta corrisponde al potenziale di estrazione. Al potenziale V=0 corrisponde il valore della frequenza di soglia, al di sopra della quale si ha emissione di elettroni da parte del metallo. Vestrazione = 1894 mV soglia = 4.6 1014 Hz

V=0  soglia = W / h = (W / e) (e / h) = Vestrazione (e / h) Quindi, sapendo che e = 1.6 x 10-19 coulomb, h = 6.62 x 10-34 joule x sec, e che Vestrazione per questo metallo vale circa 1.9 volt, si ottiene una frequenza di soglia soglia = 4.6 x 1014 Hz Cioè: lsoglia = 652 nm Solo i fotoni con lunghezza d’onda inferiore a 652nm sono in grado di estrarre elettroni dal cesio.