Primi risultati del monitoraggio sui fenomeni di violenza contro le donne Volterra, 28 marzo 2009
Il metodo della rilevazione Rilevazione realizzata da: Tavolo Zonale contro la violenza e il maltrattamento e Osservatorio per le Politiche Sociali Provincia di Pisa Scheda di rilevazione di primo accesso Sperimentazione attuale: da novembre 2007 a ottobre 2008. Compilate 290 schede da centri antiviolenza, sportelli donna, forze dell’ordine di 9 comuni dell’Area Pisana (Pisa, Calci, Cascina, Fauglia, Lorenzana, Orciano pisano, San Giuliano Terme, Vecchiano, Vicopisano) Il monitoraggio dei fenomeni di violenza alle donne è stato realizzato dal Tavolo Zonale contro la violenza e il maltrattamento in collaborazione con l’Osservatorio per le politiche sociali della Provincia di Pisa. La raccolta e elaborazione dei dati contenuti in questo report è una delle quattro azioni del Programma “Non da sola2008” che fu presentato nell’ottobre 2007. Obiettivo di questa azione è di rafforzare le reti territoriali istituzionali e del terzo settore finalizzate all’emersione del fenomeno e al supporto alle donne vittime di violenze anche attraverso il potenziamento del sistema di monitoraggio e osservazione del fenomeno. Con la collaborazione di tutti è stata costruita una scheda di primo accesso, che viene compilata dagli operatori a cui si rivolge una donna vittima di una qualche forma di violenza (operatori dei centri antiviolenza, degli sportelli per donne immigrate, del pronto soccorso, della Questura e dei carabinieri). Trattandosi di una scheda che deve essere compilata in una fase di primo contatto è chiaramente molto breve e di facile compilazione. Questa nuova fase di sperimentazione ha avuto luogo per un periodo, più lungo dei precedenti, che va da novembre 2007 al 31 ottobre 2008. Il territorio di riferimento è quello dei 9 comuni dell’Area Pisana. Complessivamente sono state compilate 290 schede di cui il 66,9% da parte dell’associazione Casa della donna, il 20,7% dall’associazione Donne in Movimento, l’11,4% dalla Questura e l’1% dai Carabinieri. Nei primi 4 mesi della sperimentazione (febbraio maggio 2006) erano state compilate 102 schede. Successivamente, con un lavoro a parte ma integrato nella sperimentazione furono raccolte ed analizzate 118 schede dell’associazione Donne in Movimento.
La scheda di primo accesso
Indagine ISTAT - La violenza e i maltrattamenti contro le donne Indagine Istat 2006 su 25.000 donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni (www.istat.it/giustizia/sicurezza) Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate Le donne subiscono più forma di violenza I partners sono responsabili della maggioranza degli stupri Sono più colpite da violenza domestica le donne il cui partner è violento anche all’esterno Le violenze domestiche sono in maggioranza gravi Prima di passare all’analisi dei risultati può essere interessante soffermarsi un attimo su quanto emerso in un’importante indagine condotta dall’ISTAT tra il gennaio e l’ottobre 2006
Indagine ISTAT – I numeri 6.743.000 donne da 16 a 70 anni sono state vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita 2.077.000 donne hanno subito comportamenti persecutori (Stalking) 7.134.000 donne hanno subito o subiscono violenza psicologica 1.400.000 donne hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni 690.000 donne hanno subito violenze ripetute dal partner ed avevano figli al momento della violenza
Il silenzio delle vittime Stima Istat per la Toscana: il 5,6% delle donne nella fascia di età 16-70 ha subito violenza fisica o sessuale negli ultimi 12 mesi Il 5,6% delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni nei 9 comuni dell’area pisana è pari a circa 3.900 donne Con la nostra rilevazione sono state intercettate 290 donne. Esse rappresentano il 7,3% delle donne che potenzialmente hanno subito violenza (3.900). Il 92,7% delle donne si chiude quindi nel silenzio Nella sua indagine l’ISTAT ha elaborato una stima sull’incidenza reale del fenomeno secondo cui le donne che hanno subito una violenza fisica o sessuale nell’ultimo anno in Toscana sono il 5,6% del totale delle donne di quella fascia di età. Applicando questa percentuale al territorio dei 9 comuni in cui è stata svolta la sperimentazione il risultato è che, se la procedura di stima è corretta, le donne che hanno subito violenza fisica o sessuale potrebbero essere circa 3.900 (pari al 5.26% di 71.040). Con la nostra rilevazione abbiamo raccolto le segnalazioni di 290 donne (all’interno delle quali tra l’altro le violenze fisiche o sessuali denunciate sono 156). La percentuale di donne che si è rivolta alle strutture è dunque pari al 7,29% di quelle che potenzialmente hanno subito violenza. E questo è un dato molto importante soprattutto se si tiene conto che dall’indagine ISTAT emerge anche che le donne che si rivolgono a una struttura hanno maggiore probabilità di procedere poi con la denuncia ufficiale alle autorità competenti
Profilo delle donne Nazionalità: italiane (56,9%), straniere (43,1%) Stato civile: coniugate o conviventi (54,2%), divorziate o separate (15,5%), nubili (25,9%) Età: 60% (19-40), 33,9% (44-60) Istruzione: 48,7% ha almeno il diploma, 15% laurea Straniere: 14,6% nessun titolo di studio Condizione professionale italiane: 21,4% disoccupate 19,8% operaie, 13% impiegate, 10,7% artigianato e commercio, 9,2% libero professioniste Condizione professionale straniere: 51% disoccupate, 11,5% collaboratrici domestiche, 9,4% operaie Figli: il 70% delle donne ha figli Passando invece ad analizzare i risultati del monitoraggio sul nostro territorio possiamo provare a costruire il profilo tipo delle donne che si sono rivolte alle strutture. Le donne italiane sono più della metà (56,9%); le straniere sono il 43,1% e provengono principalmente dall’Africa (41,6%) e dall’Europa Centro Orientale (41,6%) La maggioranza delle donne (42,8%) è coniugata. Tra le straniere è più alta la percentuale delle nubili (36% contro il 18,2% delle italiane) e ci sono meno donne divorziate o separate (9,6% contro il 20% delle italiane). Circa il 60% delle donne ha un’età compresa tra 19 e i 40 anni, il 33,9% ha un età tra i 44 e i 60 anni. Circa la metà delle donne ha un buon livello di istruzione (il 48,7% ha almeno il diploma di scuola media superiore, le laureate sono il 15,9%). Su questo punto non si rilevano differenze significative tra italiane e straniere. Tra le straniere però è molto più alta la percentuale di quelle che dichiarano di non avere nessun titolo di studio (14,6% contro lo 0 delle italiane) o di avere la sola licenza elementare (circa il 16% contro il 4,7% delle italiane). Per quanto riguarda la condizione professionale si rileva una notevole differenza tra italiane e straniere. Tra le straniere 1 donna su 2 (51%) è disoccupata o in cerca di prima occupazione, l’11,5% è collaboratrice domestica, le operaie sono il 9,4%, le casalinghe il 7,3%. Tra le italiane le donne disoccupate o in cerca di prima occupazione sono il 21,4%, al secondo posto ci sono donne che lavorano come operaie (19,8%) seguite da lavoratrici dipendente impiegate e lavoratrici autonome nel settore dell’artigianato o commercio (complessivamente 22,2%). Le donne che svolgono una funzione direttiva o che lavorano come libero professioniste sono circa il 10,1%. Circa il 70% delle donne che si sono rivolte alle strutture ha figli. Tra queste, più di due donne su tre hanno figli minori.
Tipologia di maltrattamento Maltrattamento psicologico 34,5% Maltrattamento fisico 33,1% Molestie ripetute e di diversa natura 12,8% Maltrattamento economico 7,6% Violenza sessuale 6,6% Maltrattamenti di diversa natura (psicologico, fisico e economico) 5,5% Complessivamente il 40% delle donne ha subito maltrattamento fisico o violenza sessuale Passando invece al cuore della scheda, cioè alla parte relativa al maltrattamento si vede che le due principali forme di maltrattamento denunciate dalle donne sono il maltrattamento psicologico (34,5%) e il maltrattamento fisico (33,1%). Seguono le “molestie ripetute e di diversa natura” (12,8%), il maltrattamento economico (7,6%) e la violenza sessuale (6,6%). Infine il 5,5% delle donne denuncia maltrattamenti di diversa natura (psicologico, fisico ed economico). Analizzando il dato nella sua complessità si rileva dunque che circa il 40% delle donne ha subito un maltrattamento fisico o una violenza sessuale. Su questo aspetto non ci sono particolari differenze tra le italiane e le straniere.
L’autore del maltrattamento Chi è l’autore del maltrattamento? Più della metà delle donne (54,1%) segnala maltrattamenti da parte del coniuge o del convivente; gli ex coniugi sono invece segnalati dal 22,4% delle donne. Complessivamente dunque i maltrattamenti subiti da parte del partner attuale o dell’ex partner rappresentano il 76,5% del totale. In questo caso si rileva però una differenza tra italiane e straniere (vedi grafico); per le italiane infatti è più alta la percentuale di maltrattamenti da parte dell’ex coniuge (29,7% contro il 12.8%), tra le straniere c’è una notevole percentuale di donne (18,4%) che segnala maltrattamenti da parte di “connazionali” genericamente indicati. Da notare infine che l’8,5% delle donne italiane indica un familiare come autore del maltrattamento, contro il 3,2% delle straniere
Il contatto con la struttura Che rapporto hanno queste donne con la struttura a cui si stanno rivolgendo. Circa il 25% delle donne si rivolge alla struttura per la prima volta, il 26,4% si è già rivolta alle forze dell’ordine, l’11,5% ha già avuto contatti con il Pronto soccorso e l’8,8% con i servizi sociali. Tra le straniere è meno alta la proporzione di quelle che si sono rivolte alle forze dell’ordine (21,7% contro il 30,1% delle italiane) ed è più alta la propensione a rivolgersi al Pronto soccorso (14% contro il 9,6%) e ai servizi sociali (10,9% contro il 7,2%). (principali risposte)
Il motivo del contatto Il 58,6% esprime una richiesta generica di aiuto, il 19% assistenza legale per stalking o maltrattamenti, l’11,4% una richiesta di accoglienza e/o alloggio Differenza tra italiane e straniere: le straniere chiedono di più interventi diretti e concreti: accoglienza e alloggio (24,8% contro 4,8%) e assistenza legale (24,8% contro 14,5%) Infine, una riflessione sui motivi che spingono la donna a rivolgersi alla struttura, o meglio sulla richiesta specifica che la donna fa alla struttura, su che cosa si aspetta di ottenere. Dall’analisi dei dati emerge che il 58,6% delle donne esprime una “richiesta generica di aiuto”, il 19% una qualche forma di assistenza legale per stalking o maltrattamenti, l’11,4% una richiesta specifica di accoglienza e/o alloggio. Su questo punto però ci sono differenze tra italiane e straniere. Le straniere sembrerebbero invece richiedere interventi più diretti ed esprimere bisogni più concreti. Tra le italiane infatti è più alta la percentuale di quelle che esprimono una generica richiesta di aiuto (64,8%) contro il 50,4% delle straniere, e la percentuale di quelle che richiedono sostegno/assistenza psicologica (10,9% contro il 3,2% delle straniere). Tra le straniere è molto più alta la percentuale di quelle che richiedono accoglienza/alloggio (20% contro il 4,8% delle italiane) e di quelle che richiedono assistenza legale per maltrattamenti o stalking (24,8% contro il 14,5%).
Le parole più frequenti (www.wordle.net) E’ questa una rappresentazione grafica del motivo del contatto e del bisogno espresso dalle donne. Le parole che hanno una dimensione maggiore sono quelle che sono state usate più frequentemente dalle donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza.
L’esito del contatto Per quello che riguarda l’esito del contatto con la struttura si rileva una differenza significativa tra italiane e straniere. Sembrerebbe infatti che mentre le donne italiane vengono più frequentemente prese in carico (77,8%) o dimesse (9,2%), le donne straniere vengano più frequentemente indirizzate presso il servizio sociale (16,8% contro il 3,9% delle italiane) o presso altri servizi (8,4%). La presa in carico avviene nel 66,4% dei casi, la dimissione nel 5,6%.
D.L. 23 febbraio 2009, n° 11 “Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori” Articolo 612 bis c.p. – Atti persecutori Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita. La pena è aumentata se il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona che sia legata da relazione affettiva alla persona offesa. La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso a danno di un minore, di donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero con armi o da persona travisata. Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela e di sei mesi. Si procede tuttavia d’ ufficio se il fatto è commesso nei confronti di un minore o di una persona con disabilità di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ ufficio.